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  • Il pianeta Terra è destinato alla distruzione?

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  • Il pianeta Terra è destinato alla distruzione?
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1998
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  • Una drammatica descrizione della “fine del mondo”
  • Revocata la gestione da parte dell’uomo
  • È possibile
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    Svegliatevi! 2006
  • L’uomo rovinerà la terra in modo irreparabile?
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 2014
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Altro
La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1998
w98 15/6 pp. 3-5

Il pianeta Terra è destinato alla distruzione?

SI AVVICINA la fine del XX secolo e sta per sorgere l’alba del XXI. In questa situazione, sempre più persone che normalmente avrebbero prestato scarsa o nessuna attenzione ai profeti di sventura si domandano se non stia per verificarsi qualche avvenimento di portata mondiale.

Forse avrete notato che articoli di giornali e periodici affrontano l’argomento e a volte libri interi sono dedicati a questo soggetto. Per vedere quali sviluppi segneranno l’inizio del XXI secolo dobbiamo aspettare. Alcuni affermano che la fine dell’anno 2000 comporterà solo la differenza di un anno (o di un minuto, dal 2000 al 2001) e che probabilmente ciò non avrà molta importanza. Quello di cui molti si preoccupano maggiormente è il futuro a lungo termine del nostro pianeta.

Una profezia di cui oggi si sente parlare sempre più spesso è che a un certo punto — nell’immediato o nel lontano futuro — il pianeta Terra verrà completamente distrutto. Consideriamo un paio di queste previsioni catastrofiche.

In un suo libro pubblicato per la prima volta nel 1996, lo scrittore e filosofo John Leslie illustra tre modi in cui potrebbe finire la vita dell’uomo sulla terra. Per prima cosa chiede: “Una guerra nucleare a oltranza potrebbe segnare la fine della razza umana?” Poi aggiunge: “Uno scenario più probabile . . . sarebbe l’estinzione dovuta agli effetti delle radiazioni: cancro, immunodeficienza — con conseguente dilagare delle malattie infettive — o vari difetti genetici. Potrebbero anche sparire microrganismi fondamentali per la salute dell’ambiente”. Una terza possibilità indicata da Leslie è la collisione della terra con una cometa o un asteroide: “Sembra ci siano circa duemila comete e asteroidi di diametro compreso fra 1 e 10 chilometri la cui orbita è tale da poter causare un giorno la collisione con la Terra. Ne esistono anche un numero più esiguo (calcolarlo significherebbe solo tirare a indovinare) di dimensioni maggiori e un numero assai più elevato di dimensioni più piccole”. — The End of the World—The Science and Ethics of Human Extinction (La fine del mondo: Scienza ed etica dell’estinzione dell’uomo).

Una drammatica descrizione della “fine del mondo”

Oppure, considerate ciò che dice un altro scienziato, Paul Davies, professore all’Università di Adelaide, in Australia. Il Washington Times lo ha definito “il miglior scrittore scientifico di entrambe le sponde dell’Atlantico”. Nel 1994 ha scritto Gli ultimi tre minuti, definito “la madre di tutti i libri catastrofici”. Il primo capitolo è intitolato “Il giorno del giudizio”, e descrive uno scenario immaginario che potrebbe verificarsi se la Terra fosse colpita da una cometa. Ecco alcuni brani della sua agghiacciante descrizione:

“Il pianeta è scosso dalla forza di diecimila terremoti. L’onda d’urto dello spostamento d’aria spazza la superficie terrestre, abbattendo tutte le strutture, polverizzando tutto ciò che incontra sulla sua strada. Intorno al punto di impatto il terreno si solleva formando una cerchia di montagne liquide, alte parecchi chilometri, e mettendo in mostra le viscere della Terra in un cratere di cento chilometri di diametro. . . . Una gigantesca colonna di polvere e di detriti si allarga a ventaglio nell’atmosfera, oscurando la luce del Sole su tutto il pianeta. La luce solare è sostituita dal sinistro bagliore di un miliardo di meteoriti, che carbonizzano il suolo sottostante con il loro calore spaventoso, mentre i materiali proiettati nello spazio ricadono nell’atmosfera”.a

Paul Davies ricollega poi questo scenario ipotetico alla predizione secondo cui la cometa Swift-Tuttle colpirà la Terra. Aggiunge l’avvertimento che, sebbene un evento del genere possa non essere probabile nel prossimo futuro, a suo avviso “prima o poi, Swift-Tuttle o un oggetto simile a essa colpirà la Terra”. La sua conclusione si basa su stime secondo cui 10.000 oggetti con un diametro di mezzo chilometro o più percorrono orbite che si intersecano con quella della Terra.

Credete che una prospettiva così terrificante sia reale? Un sorprendente numero di persone ne è convinto. Ma si consola all’idea che non accadrà durante la loro vita. Ma perché mai il pianeta Terra dovrebbe essere distrutto, a breve scadenza o anche fra millenni? Di certo non è la Terra la principale fonte di guai per i suoi abitanti, uomini o bestie che siano. Non è forse l’uomo stesso il responsabile di quasi tutti i problemi del XX secolo, compresa la possibilità della totale ‘rovina della terra’? — Rivelazione (Apocalisse) 11:18.

Revocata la gestione da parte dell’uomo

Che dire della possibilità assai più reale che l’uomo stesso possa rovinare completamente la terra con la sua gestione dissennata e la sua avidità? Non c’è dubbio che vaste aree della terra sono già state gravemente rovinate dall’eccessiva deforestazione e dall’inquinamento incontrollato dell’atmosfera e dei corsi d’acqua. Questo fu ben riassunto circa 25 anni fa da Barbara Ward e René Dubos nel loro libro Una sola Terra: “Le tre principali aree d’inquinamento che dobbiamo esaminare — aria, acque e terreni — sono ovviamente i tre principali elementi costitutivi della nostra vita planetaria”.b E nel complesso la situazione non è cambiata in meglio da allora, non è vero?

Quando consideriamo la possibilità che l’uomo rovini o distrugga la terra con la sua follia, possiamo consolarci pensando alle straordinarie capacità di recupero e rigenerazione della Terra. Descrivendo questa sorprendente capacità, René Dubos, in un altro libro, fa queste incoraggianti osservazioni:

“Molti temono che [l’uomo] si sia reso conto troppo tardi del degrado ambientale perché gran parte del danno arrecato agli ecosistemi è irreversibile. A mio parere questo pessimismo è ingiustificato, perché gli ecosistemi hanno enormi capacità di recupero da situazioni traumatiche.

“Gli ecosistemi sono dotati di vari meccanismi di rigenerazione. . . . Questi permettono agli ecosistemi di superare l’effetto dei fattori di disturbo semplicemente ristabilendo in maniera progressiva l’equilibrio ecologico originale”. — The Resilience of Ecosystems.

È possibile

Il graduale risanamento del Tamigi, il famoso fiume di Londra, è un notevole esempio recente di quanto detto sopra. In un loro libro (The Thames Transformed), Jeffery Harrison e Peter Grant documentano questa impresa straordinaria, che dimostra cosa si può fare quando gli uomini collaborano per il bene comune. Nella prefazione il duca di Edimburgo scrive: “Ecco finalmente una storia a lieto fine, una storia che per la sua importanza merita di essere pubblicata anche a rischio di incoraggiare qualcuno a pensare che tutto sommato i problemi legati alla salvaguardia dell’ambiente non siano poi così gravi come ci era stato fatto credere. . . . Ciò che si è riusciti a fare col Tamigi è incoraggiante per tutti [i gruppi e le organizzazioni ambientaliste]. La buona notizia è che [il recupero di un ecosistema] è possibile e che anche i relativi progetti possono avere successo”.

Nel capitolo “La grande pulizia”, Harrison e Grant descrivono con entusiasmo ciò che è stato fatto negli ultimi 50 anni: “Per la prima volta nel mondo un fiume altamente inquinato e industrializzato è stato riportato in condizioni tali che gli uccelli acquatici e i pesci vi hanno fatto ritorno numerosi. La rapidità con cui è avvenuta la trasformazione, per di più in una situazione che all’inizio sembrava alquanto disperata, è incoraggiante anche per il più pessimista degli ambientalisti”.

Descrivendo poi la trasformazione avvenuta dicono: “Le condizioni del fiume si erano costantemente aggravate nel corso degli anni, ricevendo forse il colpo di grazia durante la seconda guerra mondiale, quando grandi condutture e sistemi fognari erano stati danneggiati o distrutti. Negli anni ’40 e ’50 la salute del Tamigi toccò il livello più basso. Il fiume era più o meno una fogna a cielo aperto; l’acqua era nera, senza ossigeno, e nei mesi estivi il fetore del Tamigi si avvertiva per un vasto raggio. . . . Il pesce, una volta abbondante, era scomparso, salvo poche anguille che riuscivano a sopravvivere grazie alla capacità di respirare direttamente in superficie. Nei tratti in cui il fiume attraversava le zone ad alto indice di urbanizzazione fra Londra e Woolwich i volatili erano ridotti a un pugno di anatre e cigni reali, che riuscivano a sopravvivere grazie alla fuoriuscita di granaglie dai depositi lungo il fiume più che a motivo delle fonti di cibo naturali. . . . Chi avrebbe mai immaginato l’eccezionale inversione di tendenza che stava per verificarsi? Nell’arco di dieci anni in quegli stessi tratti di fiume ci sarebbe stata una trasformazione: la zona priva di volatili sarebbe diventata un’oasi per molte specie di uccelli acquatici, fra cui una popolazione di circa 10.000 uccelli selvatici e 12.000 uccelli di ripa che vi sverna”.

Certo questa trasformazione riguarda solo un piccolo cantuccio del nostro pianeta. Nondimeno possiamo ricavarne qualche lezione. Questo esempio dimostra che il pianeta Terra non deve essere dato per spacciato solo a causa della gestione scriteriata dell’uomo, della sua avidità e della sua sconsideratezza. Se gli uomini vengono debitamente educati e compiono sforzi congiunti per il bene comune, la terra riuscirà a rigenerarsi anche in casi di grave danno ai suoi ecosistemi, all’ambiente e al suolo. Ma che dire della rovina che può venire da forze esterne, ad esempio da una cometa o da un asteroide vagante?

L’articolo che segue permette di trovare una risposta soddisfacente a una domanda così difficile.

[Note in calce]

a Trad. di A. Serafini, Sansoni, Milano, 1995, pagine 14, 15.

b Trad. di G. Barnabè Bosisio ed E. Capriolo, Mondadori, Milano, 1972, pagina 69.

[Testo in evidenza a pagina 5]

Educando gli uomini e compiendo sforzi congiunti, la terra riuscirà a rigenerarsi nonostante i gravi danni subiti

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