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GiovanniIndice delle pubblicazioni Watch Tower 1945-1985
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1:1 ad 535, 633, 939; w85 15/12 25; rs 165-166, 414-415; w84 1/6 14; w84 15/11 29; uw 17; w82 15/6 24; w82 1/9 20; pe 40; yb81 164; w77 671-672; gh 117; hs 27; w76 281-282, 447; w75 520-524; ka 18; w74 108, 660; w73 70; bf 177, 184; g72 8/9 6-8; w70 341-342; w69 342; w68 762; tr 24; w65 62; w63 137, 183, 186; g63 8/3 8; w62 367, 457, 600; w61 646; nh 23; w54 25; lg 32, 104; w48 283; tf 44-45
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GiovanniGuida alle ricerche per i Testimoni di Geova — Edizione 2019
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La vera luce del mondoLa buona notizia secondo Gesù. Guida ai video
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In principio la Parola era con Dio ed era un dio (gnj 1 00:00–00:43)
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Giovanni — Approfondimenti al capitolo 1Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture (edizione per lo studio)
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principio Nelle Scritture il significato del termine “principio” dipende dal contesto. Qui il termine greco archè non può riferirsi al “principio” di Dio, il Creatore, in quanto egli è eterno, senza principio (Sl 90:2). Deve perciò riferirsi al tempo in cui Dio iniziò a creare. La prima opera creativa di Dio fu definita la Parola, espressione che designa l’essere celeste che poi diventò Gesù (Gv 1:14-17). Quindi Gesù è l’unico che può giustamente essere chiamato “primogenito di tutta la creazione” (Col 1:15). Lui fu “il principio della creazione di Dio” (Ri 3:14), per cui esisteva prima che venissero creati il resto delle creature spirituali e l’universo fisico. Anzi, “tramite lui sono state create tutte le altre cose nei cieli e sulla terra” (Col 1:16; per altri esempi di come è usato il termine “principio”, vedi approfondimento a Gv 6:64).
la Parola O “il Logos”, “il Verbo”. In greco ho lògos. L’espressione originale, qui usata come titolo, compare anche in Gv 1:14 e Ri 19:13. Giovanni identifica così colui al quale spetta questo titolo, cioè Gesù. Il titolo designa Gesù durante la sua esistenza spirituale preumana, nel corso del suo ministero sulla terra come uomo perfetto e dopo il suo innalzamento al cielo. Gesù servì come portavoce di Dio per trasmettere informazioni e istruzioni agli altri figli spirituali e agli esseri umani. È quindi ragionevole pensare che, prima che Gesù venisse sulla terra, Geova in molte occasioni abbia comunicato con gli esseri umani per mezzo della Parola quale suo portavoce angelico (Gen 16:7-11; 22:11; 31:11; Eso 3:2-5; Gdc 2:1-4; 6:11, 12; 13:3).
con Lett. “verso”. Qui la preposizione pròs denota una vicinanza intima, una relazione profonda, il che implica che si sta parlando di persone diverse, in questo caso la Parola e il solo vero Dio.
la Parola era un dio O “la Parola era divina [o “simile a un dio”]”. Nel menzionare “la Parola” (in greco ho lògos; vedi l’approfondimento la Parola in questo versetto), Giovanni ne descrive la qualità o la natura. Un motivo per cui Gesù Cristo, cioè la Parola, può essere definito “un dio”, “simile a un dio” o “un essere divino” è la posizione di preminenza che ha in quanto Figlio primogenito di Dio, colui tramite il quale Dio creò tutte le altre cose. Molti traduttori preferiscono la resa “la Parola era Dio”, identificando “la Parola” con l’Iddio Onnipotente. Ad ogni modo, ci sono valide ragioni per ritenere che Giovanni non intendeva dire che “la Parola” fosse l’Iddio Onnipotente. Innanzitutto, sia la frase che precede sia quella che segue dicono chiaramente che “la Parola” era “con Dio”. Inoltre, anche se nei vv. 1-2 la parola greca theòs ricorre tre volte, la prima e la terza volta compare con l’articolo determinativo, mentre la seconda volta è senza articolo. Molti studiosi concordano nel dire che l’assenza dell’articolo determinativo nella seconda occorrenza ha una sua valenza. In questo contesto, quando la parola theòs ha l’articolo si riferisce all’Iddio Onnipotente; quando invece non ha l’articolo, con questa costruzione grammaticale assume un valore qualitativo, nel senso che descrive una caratteristica della Parola. Per tale motivo, varie versioni bibliche in inglese, francese e tedesco traducono il testo in modo simile alla Traduzione del Nuovo Mondo, trasmettendo l’idea che “la Parola” era “un dio”, “divina”, “di natura divina”, “simile a un dio” o “un essere divino”. (A sostegno di questo, antiche traduzioni del Vangelo di Giovanni nei dialetti copto sahidico e copto bohairico, realizzate probabilmente tra il III e il IV secolo, traducono la prima occorrenza di theòs in Gv 1:1 in modo diverso rispetto alla seconda occorrenza.) Queste rese sottolineano una qualità della Parola; indicano che la sua natura era come quella di Dio, ma non indicano una perfetta corrispondenza tra lui e suo Padre, l’Iddio Onnipotente. In armonia con questo versetto, Col 2:9 descrive Cristo dicendo che in lui risiede “tutta la pienezza dell’essenza divina”. E, stando a 2Pt 1:4, anche coloro che sono eredi con Cristo diventano “partecipi della natura divina”. In più, nella Settanta la parola greca theòs è il consueto traducente dei termini ebraici resi “Dio”, ʼel ed ʼelohìm, che si ritiene significhino fondamentalmente “uno potente”, “uno forte”. Queste parole ebraiche sono usate in riferimento sia all’Iddio Onnipotente che ad altri dèi e a esseri umani. (Vedi approfondimento a Gv 10:34.) Descrivere la Parola come “un dio”, o “un potente”, sembra coerente anche con la profezia di Isa 9:6, dove si legge che il Messia sarebbe stato chiamato “Dio potente” (non “Dio Onnipotente”) e che sarebbe stato il “Padre eterno” di tutti quelli che avrebbero avuto il privilegio di essere suoi sudditi. Ma sarebbe stato lo zelo di suo Padre, “Geova degli eserciti”, a realizzare tutto questo (Isa 9:7).
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