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RomaniIndice delle pubblicazioni Watch Tower 1945-1985
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10:9 w85 1/5 22-23; w84 1/11 15-16; w82 1/2 31; w80 15/9 12; w79 1/5 15; w78 15/11 26; lp 165; w76 703; w74 128, 338, 340; w73 186, 342-343; g63 22/1 7; g63 8/4 28; w61 469; w60 715; w54 316; w51 171; w46 140
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Romani — Approfondimenti al capitolo 10Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture (edizione per lo studio)
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dichiari pubblicamente In alcune Bibbie il verbo greco usato qui (homologèo) è reso “confessare”. Secondo molti lessici significa “dichiarare (riconoscere) apertamente”, “professare pubblicamente”. Nel v. 10 lo stesso verbo è tradotto “fare la dichiarazione pubblica”. Paolo spiega che non è sufficiente avere fede nel proprio cuore; per ottenere la salvezza, il cristiano deve fare una dichiarazione pubblica della propria fede (Sl 40:9, 10; 96:2, 3, 10; 150:6; Ro 15:9). Il cristiano non fa questa dichiarazione pubblica una sola volta, ad esempio al battesimo, ma ogni volta che si riunisce con i suoi compagni di fede e ogni volta che proclama ad altri la buona notizia della salvezza (Eb 10:23-25; 13:15).
Signore Il termine greco qui presente, Kỳrios (“Signore”), nelle Scritture è generalmente usato come sostantivo, ma a rigore è anche un aggettivo che significa “che ha autorità (potere)” (da kỳros, “potere”). Ricorre in tutti i libri delle Scritture Greche Cristiane tranne che nella lettera di Paolo a Tito e nelle lettere di Giovanni. Essendo il Figlio di Dio, da lui creato, ed essendo suo Servitore, Gesù Cristo si rivolge al suo Dio e Padre (Gv 20:17) chiamandolo giustamente “Signore” (Kỳrios), visto che è il suo Capo, Colui che ha autorità e potere superiori (Mt 11:25; 1Co 11:3). Tuttavia il titolo “Signore” nella Bibbia non è usato solo in riferimento a Geova Dio. È usato anche a proposito di Gesù Cristo (Mt 7:21; Ro 1:4, 7), di uno degli anziani che Giovanni vide in cielo in una delle sue visioni (Ri 7:13, 14), di angeli (Da 12:8), di uomini (At 16:16, 19, 30; qui tradotto anche “padroni”) e di false divinità (1Co 8:5). Secondo alcuni, l’espressione “Gesù è Signore” implica che lui e suo Padre, Geova, siano la stessa persona. Dal contesto, però, si capisce chiaramente che non è così, perché di Gesù viene detto che “Dio lo ha risuscitato dai morti”. Gesù ha ricevuto autorità quale Signore dal Padre (Mt 28:18; Gv 3:35; 5:19, 30). (Vedi l’approfondimento Gesù è Signore in questo versetto.)
Gesù è Signore Quando Gesù era sulla terra, alcuni che non erano suoi discepoli lo chiamarono “Signore”, usando il termine come appellativo di riguardo o di cortesia; anche la samaritana, quando lo chiamò “Signore”, lo fece per rispetto nei suoi confronti (Mt 8:2; Gv 4:11). Il termine greco usato dagli scrittori della Bibbia (Kỳrios) ha un significato molto ampio, che può variare a seconda del contesto. Tuttavia, Gesù indicò che, chiamandolo “Signore”, i suoi discepoli (o allievi) non gli dimostravano semplicemente rispetto, ma lo riconoscevano come loro Maestro o Padrone (Gv 13:13, 16). Specialmente da quando Gesù, dopo la sua morte e risurrezione, ha assunto la sua gloriosa posizione celeste, il titolo “Signore” a lui attribuito ha un significato più profondo. Offrendo la sua vita in sacrificio, Gesù acquistò i suoi discepoli e così diventò sia il loro Padrone (1Co 7:23; 2Pt 2:1; Gda 4; Ri 5:9, 10) che il loro Re (Col 1:13; 1Tm 6:14-16; Ri 19:16). Riconoscere Gesù quale Signore non significa soltanto chiamarlo con questo titolo. I veri cristiani devono riconoscere la sua posizione e ubbidirgli (Mt 7:21; Flp 2:9-11).
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