BIBLIOTECA ONLINE Watchtower
BIBLIOTECA ONLINE
Watchtower
Italiano
  • BIBBIA
  • PUBBLICAZIONI
  • ADUNANZE
  • g83 22/1 pp. 17-20
  • Ho smesso di andare in chiesa, di fumare, di vendere tabacco

Nessun video disponibile.

Siamo spiacenti, c’è stato un errore nel caricamento del video.

  • Ho smesso di andare in chiesa, di fumare, di vendere tabacco
  • Svegliatevi! 1983
  • Vedi anche
  • Potete liberarvi del vizio del tabacco
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1974
  • “Potete smettere: Noi l’abbiamo fatto!”
    Svegliatevi! 1998
  • Perché smettere di fumare?
    Svegliatevi! 2000
  • Sigarette: Siete contrari?
    Svegliatevi! 1996
Altro
Svegliatevi! 1983
g83 22/1 pp. 17-20

Ho smesso di andare in chiesa, di fumare, di vendere tabacco

Edward George narra perché

SONO stato presbiteriano per la maggior parte della mia vita. Cominciai a frequentare quella chiesa a quattro anni. Diventai diacono. Per quindici anni insegnai alla scuola domenicale. Cantavo anche nel coro. Ero molto impegnato. Poi smisi.

Era il 1943. Era in corso la seconda guerra mondiale. Avevo circa vent’anni, mi arruolai nell’Aviazione e cominciai a fumare. Fumai per trent’anni, e alla fine fumavo da tre pacchetti e mezzo a quattro pacchetti di sigarette al giorno. Poi smisi.

Mio padre entrò nell’industria del tabacco oltre cinquant’anni fa. Trent’anni dopo divenni suo socio. Era un’attività molto lucrativa e guadagnavamo fino a tre-quattro milioni di dollari all’anno. Quando papà morì divenni l’unico proprietario, e mi occupai dell’azienda per anni. Poi smisi.

Lasciai la chiesa e il fumo e gli affari non perché io sia il tipo che lascia le cose a metà, ma perché cominciai qualche altra cosa. Cominciai a studiare la Bibbia.

Prima, però, erano successe molte altre cose. Avevo cominciato a fumare quando mi ero arruolato nell’Aviazione. Ero un ardente patriota. Per tre anni e mezzo fui capo di un gruppo di boy scout. Anche la chiesa era animata da forte patriottismo. Dava speciali riconoscimenti a quelli che prestavano servizio militare. Metteva il tuo nome in una stella in cima a un tabellone così che tutti lo potessero vedere.

Prestai servizio per tre anni. Nel 1944 fui mandato oltremare. Dovevamo compiere cinquanta missioni di volo. Stavo compiendo la quarantaseiesima quando l’aereo che pilotavo fu abbattuto sulla Foresta Nera in Germania. Era un B-24, un bombardiere quadrimotore con un equipaggio di dieci uomini, me compreso.

In numerose occasioni ci salvammo per miracolo. Durante un bombardamento due motori furono messi fuori combattimento e dovetti fare un atterraggio forzato in Corsica. Stemmo lì finché l’aereo venne riparato. Il fuoco dell’artiglieria contraerea era il pericolo maggiore. Pochissime volte fummo attaccati dai caccia. I tedeschi ne avevano molti, ma non avevano il carburante per farli volare: i bombardieri americani avevano colpito molto duramente i loro campi petroliferi. C’era una cosa inquietante però: i tedeschi erano stati i primi a costruire i caccia a reazione. Era una cosa spaventosa vedere quegli aerei sfrecciare così velocemente! Per fortuna la loro autonomia di volo era di appena quindici minuti: bastava appena per levarsi in volo, cercare di colpire un aereo nemico e atterrare di nuovo.

Come ho detto, il fuoco della contraerea era il nostro più grande problema. Volavamo a 6.000-7.500 metri di quota, e col radar scoprivano la nostra esatta posizione; era una cosa molto sconcertante! I proiettili della contraerea — 88 o 105 millimetri — avevano una spoletta a tempo. Raggiungevano una certa quota ed esplodevano, facendo volare le schegge in tutte le direzioni. Se un proiettile esplodeva vicino all’aereo procurava gravi danni o poteva anche farlo precipitare.

Questo è ciò che accadde durante la nostra quarantaseiesima missione. Un proiettile produsse uno squarcio nell’ala, passando attraverso il serbatoio del carburante, ma esplose sopra di noi. Se fosse esploso al momento dell’impatto, non sarei qui a raccontare la storia.

Durante la guerra assistevo alle funzioni serali celebrate dai cappellani. Erano più psichiatri che ecclesiastici. Io però cercavo conforto nella religione; non sapevo mai se sarei rientrato dalla successiva missione.

E non tornai alla base dopo la quarantaseiesima missione. Il proiettile aveva colpito il serbatoio del carburante e messo fuori combattimento uno dei nostri motori. Eravamo sopra la frontiera ceco-tedesca, non molto lontano dal confine russo. Subito dopo diedi il comando: “Aprite le porte del vano bombe, raggiungete la passerella e saltate!” Sette saltarono. Rimanemmo in tre sull’aereo.

Ora volavamo sopra il fronte russo tedesco, sotto si combatteva furiosamente e noi eravamo stati duramente colpiti. Non funzionava nulla. Cominciammo a scendere a spirale, velocemente. I comandi non rispondevano più, e mentre scendevamo l’aereo si rimise in posizione di volo, investì il terreno e dopo aver slittato si fermò. Mentre prendeva fuoco noi balzammo fuori dal portello superiore.

Fui preso prigioniero dai tedeschi. La guerra era finita per me. Fui prigioniero di guerra per sei mesi, dopo di che fui liberato dai russi. Terminata la ferma nell’Aviazione, tornai a Jacksonville, in Florida. Era il 1946.

La mia famiglia e la famiglia Belloit abitavano a Jacksonville. Durante la guerra le due famiglie si erano frequentate. Dopo la guerra conobbi Yvonne Belloit e ci sposammo. Alcuni suoi familiari erano testimoni di Geova, ma lei non era una Testimone battezzata. Frequentavo i suoi familiari, ma le dissi di impedire loro di parlarmi della loro religione.

Continuai a essere attivo nella Chiesa Presbiteriana; Yvonne continuò a frequentare i Testimoni. Non c’erano liti di carattere religioso fra noi, ma col tempo Yvonne si allontanò dai Testimoni. Smise di studiare con loro, cominciò a fare vita molto mondana, a celebrare il Natale, il giorno del Ringraziamento, Capodanno e altre feste, e si occupò anche di politica.

In quegli anni sentii parlare pochissimo dei Testimoni. Poi uno di loro fece del lavoro per me e per un mio amico, il dottor Ivy. Quest’uomo parlò al dottor Ivy della futura battaglia di Armaghedon. Il medico conosceva Yvonne dall’infanzia, così le telefonò e le chiese: “Yvonne, sei cresciuta come Testimone. Perché non mi hai parlato di Armaghedon?” “Telefonerò a mio fratello Don”, disse, “e te lo farò spiegare da lui”. Il risultato fu che il dottor Ivy e sua moglie e Yvonne ed io cominciammo a studiare la Bibbia con i testimoni di Geova, e Don Belloit conduceva lo studio.

Fu così che cominciai, e questa volta ero disposto. Cominciavo a essere insoddisfatto di alcune cose che accadevano nella mia chiesa. Ero un diacono e parte del mio lavoro consisteva nel sollecitare denaro. La cosa non mi andava. Vedevo persone che non sapevano da dove sarebbe venuto il loro prossimo pasto, ed io ero lì a chiedergli soldi.

Pagavamo al nostro ministro uno stipendio di 12.000 dollari all’anno, e a quell’epoca era più di quanto guadagnasse chiunque altro nella congregazione. Un diacono ne era disgustato e disse: “Perché questi predicatori vengono sempre trasferiti in una chiesa più grande? Non vengono mai trasferiti in una chiesa più piccola. Sempre in una chiesa più grande con una paga più alta!”

Anche le dottrine della chiesa avevano cominciato a turbarmi. Ricevevamo un giornale della chiesa (Presbyterian Survey) ed esso aveva pubblicato un lungo articolo sull’inferno di fuoco dov’era detto che era un luogo di eterno tormento per i malvagi. Sapevo che non era vero, che l’anima non era qualcosa di immortale, ma che quando si muore si cessa completamente di esistere. Se mai si tornerà in vita, sarà mediante la risurrezione. — Ezechiele 18:4, 20; Ecclesiaste 9:5, 10; Romani 6:23; Giovanni 5:28, 29.

Ad ogni modo lo studio biblico fu iniziato e quello fu il principio. Per prima cosa smisi di frequentare la Chiesa Presbiteriana.

Don Belloit era venuto regolarmente a casa nostra ogni settimana per quattro o cinque anni, studiando con noi per tre ore ogni volta. Avevamo considerato diversi libri, insieme alla Bibbia: lui aveva sempre comprovato ogni cosa con la Bibbia. Yvonne e io avevamo anche cominciato ad assistere alle adunanze della congregazione dei Testimoni nella Sala del Regno. Ero colpito dalla loro sincerità e cordialità. Una sera disassociarono un Testimone che aveva commesso un grave peccato e io dissi fra me: “I presbiteriani che frequentavo non lo avrebbero mai fatto”. I Testimoni si sforzano in ogni modo di mantenere moralmente pure le loro congregazioni.

A questo punto ero pronto a dedicare la mia vita a Geova e ad essere battezzato. Fumavo ancora, ma durante lo studio riuscivo a fumare solo due o tre sigarette. Sapevo che questo vizio era disapprovato dai Testimoni, ma allora non era vietato. Ma ora, proprio quando volevo essere battezzato, ci fu un cambiamento e il fumo venne proibito del tutto!

Immaginate come mi sentii! Certo, il fumo mi faceva male alla salute. Lo sapevo. Ero stato un forte fumatore per decenni, e quando mi alzavo la mattina tossivo per più di un’ora. Col passare degli anni avevo cercato in ogni modo di smettere, almeno otto o dieci volte, ma ogni volta avevo ricominciato.

Ad ogni modo decisi di riprovare. Questa volta il motivo era più forte. Ora conoscevo Geova. Avevo ponderato le parole di Gesù: ‘Ama Geova con tutto il tuo cuore’ e — specie in relazione al fumo — ‘ama il tuo prossimo come te stesso’. (Matteo 22:37-39) Nei quarantacinque anni che avevo seguito la religione tradizionale non mi era mai stato insegnato ad amare il prossimo come me stesso in questo campo.

Così questa volta avevo bisogno di forza spirituale per combattere il mio vizio. Pregai Geova di aiutarmi. Anche la mia famiglia pregò Dio di aiutarmi a vincere la battaglia. Una sera fui profondamente commosso udendo la mia bambina di quattro anni, Kelly, pregare Geova: “Ti prego di aiutare papà a smettere di fumare”.

Stabilii un termine ultimo per smettere. Nel 1975 si doveva tenere una grande assemblea di testimoni di Geova. La sera prima dell’assemblea avrei fumato la mia ultima sigaretta! Nei due mesi che precedettero l’assemblea fumai più che mai, quattro pacchetti e mezzo al giorno. Non era saggio, ma suppongo fosse un ultimo sprazzo, una specie di addio, una questione psicologica. La sera prima che cominciasse quell’assemblea fumai la mia ultima sigaretta. Non ne ho più accesa una.

Non ci sono state ricadute. Non ricomincerei mai. Però il desiderio si fa risentire, anche sette anni dopo. Se qualcuno dice che il fumo non dà luogo ad assuefazione, non gli credete! Il primo anno sognavo quasi tutte le notti che fumavo. Anche ora mi capita ogni tanto. In macchina tengo un sacchetto di mentine da masticare quando mi vien voglia di fumare. Stranamente, quando sorge il desiderio, è forte come il giorno che smisi, ma per fortuna dura solo pochi istanti. Le battaglie continuano, ma per immeritata benignità di Geova ho vinto la guerra.

Ma ecco ora la terza sfida: Se per il cristiano era errato fumare, non era errato anche fornire tabacco ad altri? Avrei dovuto vendere la mia redditizia impresa? Sapevo di Testimoni che avevano rinunciato ad attività considerate inadatte per dei cristiani, attività che rendevano dieci o quindicimila dollari all’anno. Ma la mia impresa aveva un reddito lordo di parecchi milioni di dollari all’anno. La mia imposta sull’entrata si aggirava sui 100-110 mila dollari al mese.

Ero un commerciante all’ingrosso. I grandi industriali compravano il tabacco dai coltivatori, lo stagionavano, ottenevano il prodotto finito e confezionavano i pacchetti. Io compravo da loro e rivendevo ai commercianti al minuto. La portata dell’industria del tabacco è qualcosa di impressionante. Non si tratta solo di sigarette, ma anche di sigari, tabacco da pipa, tabacco da masticare e da fiuto. La maggioranza non se ne rende conto, ma c’è un enorme giro d’affari solo per il tabacco da fiuto. Ne ho venduto tonnellate. E in questo campo non c’è recessione. Anzi, quando i tempi sono difficili, la gente diventa ansiosa e fuma più che mai.

Che dire allora della mia azienda? Decisi di venderla e la vendetti. Le mie tre prove erano finite.

Tutto questo perché avevo fatto uno studio biblico con i cristiani testimoni di Geova! Quello studio fu coronato nel 1975 dal battesimo dei quattro studenti, il dottor Ivy e sua moglie e Yvonne e io, a un’assemblea dei testimoni di Geova.

[Testo in evidenza a pagina 18]

Diedi il comando: “Aprite le porte del vano bombe, raggiungete la passerella e saltate!”

[Testo in evidenza a pagina 18]

Frequentavo i suoi familiari, ma le dissi di impedire loro di parlarmi della loro religione

[Testo in evidenza a pagina 19]

Vedevo persone che non sapevano da dove sarebbe venuto il loro prossimo pasto, ed io ero lì a chiedergli soldi

[Testo in evidenza a pagina 20]

La terza sfida: Se per il cristiano era errato fumare, non era errato anche fornire tabacco ad altri?

[Testo in evidenza a pagina 20]

Fui profondamente commosso udendo la mia bambina di quattro anni, Kelly, pregare Geova: “Ti prego di aiutare papà a smettere di fumare”

    Pubblicazioni in italiano (1950-2025)
    Disconnetti
    Accedi
    • Italiano
    • Condividi
    • Impostazioni
    • Copyright © 2025 Watch Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania
    • Condizioni d’uso
    • Informativa sulla privacy
    • Impostazioni privacy
    • JW.ORG
    • Accedi
    Condividi