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  • g88 22/10 pp. 3-4
  • A chi andrà il figlio?

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  • A chi andrà il figlio?
  • Svegliatevi! 1988
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  • Genitori in guerra!
  • Giustizia nelle aule dei tribunali?
  • Affidamento dei figli: Un punto di vista equilibrato
    Svegliatevi! 1997
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    Svegliatevi! 1988
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  • Che cos’è nei migliori interessi del figlio?
    Svegliatevi! 1997
Altro
Svegliatevi! 1988
g88 22/10 pp. 3-4

A chi andrà il figlio?

MENTRE aspettava il suo turno nell’aria soffocante di un’aula di tribunale nel New Hampshire (USA), Paul aveva lo stomaco stretto come in una morsa. Qualche settimana prima sua moglie aveva frettolosamente portato via di casa i loro due figli singhiozzanti. Paul non avrebbe rinunciato ai figli di 7 e 13 anni senza combattere.

La sua battaglia legale stava finalmente per concludersi. “È tutto così ingiusto”, pensò Paul mentre il giudice definiva una causa dopo l’altra. “Questo giudice, un completo estraneo, deciderà dove andranno a vivere i miei figli”.

Paul e la moglie erano una delle 1.187.000 coppie americane che nel 1985 avevano divorziato. Questa cifra era il triplo di quella del 1960. I divorzi sono in forte aumento non solo negli Stati Uniti ma in tutto il mondo. Dal 15 al 20 per cento circa dei divorzi comportano cause per l’affidamento dei figli. Nel caso di Paul, le comparizioni in tribunale si susseguivano l’una dopo l’altra. La tensione cresceva. “Dopo un giorno in tribunale con tutte quelle cose che mi facevano girare la testa”, ha spiegato Paul, “mi sentivo come se stessi per impazzire e dovessi sfogarmi prendendomela con qualcuno. Ero così frustrato!”

Fortunatamente Paul riuscì a dominare le sue emozioni. Tuttavia le prime pagine dei giornali hanno riportato le storie dettagliate di violenze e omicidi nati dall’amarezza delle vertenze per l’affidamento dei figli. Perché questi casi sfociano spesso in conflitti così aspri?

Genitori in guerra!

Le leggi relative all’affidamento dei figli variano nelle diverse parti del mondo. In quasi tutti i paesi occidentali la madre e il padre hanno gli stessi diritti davanti alla legge. Nel decidere a chi assegnare il figlio, negli ultimi decenni i tribunali hanno dato risalto ai “migliori interessi del figlio”. Questo fatto dà a ciascun genitore la possibilità di sostenere che è la persona più adatta per l’affidamento.

Sebbene alcuni genitori lottino nell’interesse dei figli, altri agiscono per ripicca e mossi da animosità verso l’ex coniuge. Il figlio diventa “l’ultimo strumento di offesa” tramite cui un genitore sfoga la propria ira o frustrazione. I figli possono diventare, per citare le parole di un giudice, “una palla che i genitori ormai ostili fanno rimbalzare manifestando lo spirito del ‘ti faccio vedere io’ da cui sono spesso pervasi”.

Alcuni genitori si fanno addirittura giustizia da sé. Il problema del rapimento dei figli da parte dei genitori ha assunto dimensioni internazionali. Secondo le stime, negli Stati Uniti se ne verificano ben centomila casi ogni anno! Secondo un ente, il numero dei casi è raddoppiato nel quinquennio terminato nel 1983. I figli soffrono spesso di un grave trauma emotivo. Nel suo libro Children in the Crossfire, Sally Abrahms dice: “La sottrazione di minori è il problema più penoso degli anni ’80”.

Giustizia nelle aule dei tribunali?

Sin dai tempi antichi i genitori hanno richiesto l’intervento dello Stato in queste vertenze per l’affidamento dei figli. Il saggio re Salomone è ricordato per la famosa decisione con cui risolse una causa di affidamento fra due madri. (1 Re 3:16-28) Oggi però non è facile per i giudici brandire la proverbiale “spada di Salomone”.

Quando una famiglia è spezzata dal divorzio ed entrambi i genitori vogliono avere l’affidamento dei figli, è il tribunale che deve decidere. I giudici considerano fattori come la stabilità mentale di ciascun genitore, i desideri del figlio, il tipo di relazione esistente fra ciascun genitore e il figlio e le rispettive capacità di offrire al figlio un ambiente sicuro.

Nella maggioranza dei casi, però, il figlio desidera una buona relazione con entrambi i genitori e ne ha bisogno. L’obiettivo della maggioranza dei tribunali, perciò, è quello di “assicurare ai figli minorenni contatti frequenti e ininterrotti con entrambi i genitori”. Nel caso menzionato all’inizio, il giudice tenne conto del fatto che per Paul ‘i figli erano tutto’, mentre sua moglie preferiva “passare il proprio tempo libero in un ristorante del posto a chiacchierare con la madre e le amiche”. I figli furono affidati a Paul. Venne tuttavia riconosciuto che i figli avevano bisogno della madre e le fu concesso di “andare a visitarli quando voleva”.

Recentemente, però, si è manifestata una tendenza pericolosa. Per vincere il processo, alcuni avvocati hanno trasformato delle cause di affidamento in controversie religiose. Questa pratica tutt’altro che etica ha distolto alcuni tribunali dalla loro vera funzione, quella di pensare soprattutto ai migliori interessi del figlio. Certi giudici si sono lasciati coinvolgere in valutazioni religiose che esulano dal compito di un tribunale secolare. Ma con quali conseguenze?

Alcuni che hanno a cuore le libertà civili ritengono che se si introducono questioni religiose nelle vertenze di affidamento dei minori vengono messi in pericolo i diritti di tutti: figli e genitori. Dal momento che negli anni avvenire tante famiglie si divideranno a causa di divorzio o separazione, il problema potrebbe riguardare anche voi.

[Testo in evidenza a pagina 4]

Nel prossimo decennio, negli Stati Uniti, addirittura il 40 per cento delle famiglie con figli potrebbe soffrire a causa di un divorzio o di una separazione

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