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  • “Giorno del Ringraziamento”: Sogno e realtà

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  • “Giorno del Ringraziamento”: Sogno e realtà
  • Svegliatevi! 1977
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  • Come ebbe inizio?
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Svegliatevi! 1977
g77 8/5 pp. 8-11

“Giorno del Ringraziamento”: Sogno e realtà

SARAH J. HALE fece un sogno. Lanciò una “crociata” durata trentasei anni che culminò con la vittoria. Il sogno? Come scrisse nel settembre del 1863, ella voleva che fosse stabilito un “annuale Giorno del Ringraziamento come permanente festa nazionale americana da celebrare l’ultimo giovedì di novembre in ogni Stato dell’Unione”.

Essendo direttrice del Godey’s Lady’s Book, “i suoi editoriali avevano un numero di lettori superiore a quello di qualsiasi periodico degli [Stati Uniti]”. Sarah fece una campagna energica. Scrisse centinaia di lettere a funzionari governativi e a cittadini influenti.

Di solito, il merito d’aver indotto il presidente Abraham Lincoln a emanare il Proclama del Ringraziamento il 3 ottobre 1863 è attribuito alla sig.ra Hale. Pur riconoscendo che infuriava la guerra civile, Lincoln parlò delle “benedizioni dei campi fruttiferi e dei cieli salubri”. Menzionò “l’avanzata degli eserciti e delle navi dell’Unione”, lo sviluppo industriale e demografico e concluse che queste “grandi cose . . . sono doni benevoli dell’altissimo Dio”. Perciò Lincoln proclamò un “giorno del ringraziamento” nazionale.

Ma che tipo di festa nazionale aveva stabilito quel presidente? Perché alcuni si opposero all’idea? E che ne è stato in realtà di quel sogno? Le risposte a queste domande sono significative.

Come ebbe inizio?

Interrogate qualsiasi scolaro nordamericano sull’origine del Giorno del Ringraziamento e probabilmente vi racconterà qualcosa sui pellegrini, sugli Indiani e sul pranzo che fecero insieme, a base di tacchino. Sebbene si tratti in sostanza di leggenda, alcuni aspetti del racconto hanno apparentemente un fondamento storico.

Nel 1620, una piccola colonia inglese si stabilì al limitare di un vasto e ostile deserto. Durante il primo inverno essa fu quasi dimezzata dalle malattie e dal tempo inclemente. Nell’autunno del 1621, comunque, ci fu un buon raccolto di granturco. Perciò fu proclamata una festa di tre giorni.

La colonia era formata da un gruppo religioso detto dei ‘santi’ e da altri che i ‘santi’ chiamavano ‘stranieri’. Questi ultimi erano la maggioranza e si trattava soprattutto di persone recatesi in America in cerca di fortuna. Sarebbe stato difficile trovare un gruppo più eterogeneo e meno favorevole all’istituzione di una festa religiosa. Perché? Perché, a differenza degli ‘stranieri’, i ‘santi’ erano fondamentalmente contrari alla celebrazione! Un po’ di storia ci aiuterà a capirne il perché.

I ‘santi’, soprannominati nella storia ‘pellegrini’ (‘viaggiatori devoti’), provenivano dai puritani in quanto a dottrine. I puritani erano protestanti che volevano “purificare” la Chiesa d’Inghilterra da ciò che consideravano ‘paramenti cattolici’. Alcuni vi rinunciarono divenendo ‘separatisti’. Molti ‘separatisti’, inclusi i ‘santi’, fuggirono dall’Inghilterra per avere la libertà religiosa.

Pertanto i ‘santi’ erano di sentimenti puritani. E gli insegnamenti puritani erano vigorosamente contrari a quelle che erano considerate tradizioni pagane “infiltratesi” nel cattolicesimo e nella Chiesa d’Inghilterra. Condannavano la maggioranza delle celebrazioni allora popolari in Europa. Infatti, uno storico dice sui primi tempi della festa del Giorno del Ringraziamento: “Un fattore che contribuì notevolmente alla sua generale accettazione in queste colonie fu l’odio dei puritani verso il Natale, considerato un vestigio del ‘cerimoniale cattolico’”.

Quale festa di tre giorni accettarono dunque i pellegrini? Benché vi siano numerose leggende, i pochi fatti che risultano dai più antichi documenti indicano che oltre a una marcia formale, i coloni “esercitarono” o manifestarono la loro abilità nell’uso delle armi da fuoco. Quindi i circa novanta “ospiti” indiani (forse non invitati) diedero evidentemente prova della loro bravura nell’uso dell’arco e delle frecce. Naturalmente ci furono grandi banchetti.

Il menu di quell’occasione è contestato. In genere si ammette che gli Indiani portarono cinque cervi, con l’aggiunta di cacciagione. Tuttavia, non è stabilito con chiarezza se c’era il tacchino, il famoso piatto del moderno Giorno del Ringraziamento. I brevi accenni ai “volatili” includono anche il tacchino selvatico oltre ad anatre e oche? Sì, secondo la leggenda.

È interessante notare che l’anno successivo non fu celebrata nessuna festa. Poiché fu un’annata cattiva e c’erano molti problemi, i pellegrini pensarono che vi fosse poco da celebrare. In effetti, c’è da dubitare che i pellegrini volessero stabilire una celebrazione annuale, poiché credevano in un modo più spontaneo di render grazie, motivato da evidenze immediate di benessere.

Origine più antica?

Fu questo l’inizio di una festa celebrata ora da milioni di persone? Molti pensano di sì, ma altri sono di parere diverso. Come mai?

Pur ammettendo che l’attuale celebrazione ha in qualche modo a che fare con i pellegrini, da dove presero essi l’idea di una festa del ringraziamento? Secondo gli storici, le ‘feste della mietitura’ erano alcune delle più antiche feste conosciute. E al tempo dei pellegrini esistevano parecchie diverse celebrazioni collegate alla mietitura.

Di speciale interesse è il fatto che i pellegrini non fuggirono direttamente dall’Inghilterra all’America del Nord. Si rifugiarono prima in Olanda. Sebbene lì avessero la libertà religiosa, furono delusi dal tipo di vita industriale, dalla lingua “nuova” e dalle condizioni economiche. Così dall’Olanda salparono sul Mayflower per il “Nuovo Mondo”. Ma, sostengono alcuni, il tempo passato in Olanda li aveva senz’altro portati a contatto con le feste europee della mietitura.

Sappiamo che in diverse delle prime colonie americane erano state tenute speciali celebrazioni di buoni raccolti. Quindi la celebrazione del 1621 non fu senza precedenti.

Infine questa festa venne osservata annualmente nella zona della Nuova Inghilterra. Tuttavia, solo nel 1789 fu proclamato da George Washington il primo Giorno del Ringraziamento nazionale. E, anche dopo quel precedente, l’usanza non fu seguita dai presidenti successivi. Si afferma che durante i due periodi della sua presidenza Thomas Jefferson la condannasse. Infine, come si è già detto, nel 1863 Abraham Lincoln stabilì una festa nazionale da celebrare tutti gli anni, rispettata anche dai presidenti che seguirono.

Opposizione e cambiamento

Perché alcuni furono contrari a questa idea? Anzitutto, molti governatori pensarono che fosse un caso di ingerenza dello stato nella religione. In effetti, col tempo questa celebrazione assunse maggiormente un aspetto politico.

Per esempio, la sig.ra Hale e i suoi sostenitori volevano che fosse un giorno di osservanza patriottica e religiosa a un tempo. In un articolo ella scrisse: “Allora la nostra nazionalità sarebbe riconosciuta in ogni parte del globo . . . ogni Americano . . . proverebbe i più puri sentimenti di patriottismo e la più profonda gratitudine per i suoi privilegi religiosi”. Questa idea fu condivisa da altri, come fa rilevare The American Book of Days: “Di frequente gli ecclesiastici hanno fatto sermoni politici nel Giorno del Ringraziamento. Nei primi anni del diciannovesimo secolo i loro sermoni erano animati da uno spirito di parte assai marcato”.

Quindi il tempo e la leggenda hanno contribuito molto a questa celebrazione. Ma forse i cambiamenti più drastici sono quelli recenti.

La realtà attuale

Oggi si leva una protesta sempre più forte contro le usanze del Giorno del Ringraziamento. Molti pensano che gli atteggiamenti e le usanze attuali rendano ridicolo chiamarlo “Giorno del Ringraziamento”. Come mai?

In gran parte degli Stati Uniti, il Giorno del Ringraziamento dà inizio al periodo delle festività natalizie, che va fino a Capodanno. Quindi il Giorno del Ringraziamento (celebrato ora il quarto giovedì di novembre) dà al mondo commerciale il segnale d’inizio del periodo degli acquisti.

Inoltre, in questo giorno il pubblico è sommerso da avvenimenti sportivi. The National Observer menzionò il caso di un uomo che insisté perché sua moglie gli servisse in fretta il pranzo durante l’intervallo della partita di football. “Così dopo che la povera donna aveva lavorato molte ore per preparare il tacchino col contorno, il marito disse la preghiera di ringraziamento, pranzò e tornò davanti al televisore, in nove minuti”.

Sebbene questo sia un caso limite, la crescente enfasi data agli sport e agli aspetti commerciali ha soffocato sempre più qualsiasi spirito di gratitudine. Ma come ha avuto luogo la “secolarizzazione” di questa giornata, per usare un termine cortese?

Ha a che fare con l’intero ‘quadro religioso’ dell’America del Nord. Spesso il pubblico guarda la maggioranza delle chiese e il clero con apatia e sdegno. Un editoriale condannò apertamente “il vuoto che le chiese cristiane non hanno colmato”, e biasimò anche i capi delle chiese che “apparentemente preferivano sfamare le loro pecore affamate con il tipo di nutrimento politico più conveniente”.

Oltre alla delusione causata dalla maggioranza delle chiese americane c’è la realtà di una popolazione non più agricola. Ora meno del 6 per cento della popolazione è dedita all’agricoltura. Giacché ovviamente il cibo non cresce nei supermercati e non spunta dai contenitori di plastica, un numero sempre crescente di Nordamericani trova poche ragioni di celebrare una festa della raccolta.

Naturalmente, per molte famiglie questa festa è ancora un’occasione per riunirsi tutti insieme. E alcuni credono sinceramente che questo sia un giorno per ringraziare Dio. Ma con la crescente importanza data allo sport, le frequenti gozzoviglie e le sbornie, la festa ha assunto senz’altro una tendenza diversa. Per una crescente maggioranza di persone, la “celebrazione” del Giorno del Ringraziamento consiste solo nel consumare un pasto speciale.

In considerazione dei suoi legami col passato e della sua realtà attuale, coloro che desiderano l’approvazione di Dio hanno ovviamente molte cose su cui riflettere quando si avvicina la data di questa festa. È ben noto ciò che dice la Bibbia dell’ubriachezza e della ghiottoneria. (1 Piet. 4:3; Prov. 23:20, 21) Ma come si deve considerare tale Giorno del Ringraziamento alla luce delle Scritture?

Festa biblica?

Sarah Hale, nella sua campagna per l’istituzione di una festa nazionale, scrisse: “Imitando la ‘festa delle settimane’ o festa della mietitura istituita da Geova, non possiamo anche noi istituire il nostro annuale Giorno del Ringraziamento?” A cosa si riferiva? Alcuni credono ancora che sia la Bibbia a comandare la celebrazione di un ‘giorno del ringraziamento’, poiché con la legge mosaica data ai Giudei Geova Dio istituì la festa della mietitura. (Lev. 23:15-17) In effetti, tutt’e tre le principali feste d’Israele avevano diretta relazione con la mietitura. — Eso. 23:14-17.

Tuttavia, con gli insegnamenti di Gesù Cristo si ebbe una nuova veduta delle celebrazioni giudaiche prescritte. Poco prima di morire, Gesù comandò una sola celebrazione. Chiese ai suoi seguaci di commemorare la sua morte. Questa celebrazione fu resa tanto più notevole per il fatto che è l’unica. — Luca 22:19, 20.

Infatti, l’apostolo Paolo si preoccupò per i cristiani giudei che osservavano ancora “scrupolosamente giorni e mesi e stagioni e anni”. Egli fece notare: “Temo per voi, che in qualche modo io abbia lavorato penosamente senza scopo riguardo a voi”. (Gal. 4:10, 11) Perché Paolo era così preoccupato? Perché, nonostante il suo strenuo lavoro, questi ex giudei si attenevano a celebrazioni religiose che Dio non desiderava più. Non afferravano lo “spirito” del cristianesimo.

I primi cristiani furono esortati a seguire il principio di Efesini 5:20. Nel nome di Gesù Cristo, dovevano ‘rendere sempre grazie per tutte le cose al loro Dio e Padre’. Sì, si diede ripetutamente risalto a uno spirito di continuo apprezzamento per i provvedimenti e la protezione di Dio. Nelle Scritture Greche Cristiane le parole “grazie” e “rendimento di grazie” sono usate oltre una quarantina di volte.

Al contrario, l’idea di un singolo giorno di ringraziamento avrebbe sicuramente rammentato ai primi cristiani che i Romani pagani celebravano in dicembre un annuale giorno del ringraziamento. Uno scrittore del secondo secolo osservò: “Noi [cristiani] siamo accusati di un più basso sacrilegio, perché non celebriamo con voi le feste dei Cesari in un modo proibito dalla modestia, dal pudore e dalla purezza”.

Cosa deve dunque pensare il cristiano d’oggi di questa festa? Osservando molte sue usanze attuali, può venirgli in mente II Corinti 6:14, dove leggiamo: “Non siate inegualmente aggiogati con gli increduli. Poiché quale partecipazione hanno la giustizia e l’illegalità?”

Naturalmente, quel giorno molti cristiani dedicati non sono impegnati nel lavoro secolare. Alcuni preferiscono cogliere questa occasione per stare insieme alla famiglia e agli amici. Tuttavia, quale “spirito” manifesterà il cristiano? È vero che Dio creò i tacchini e altri cibi, quindi non c’è nulla da obiettare su di essi. Ma il vero cristiano vorrà senz’altro badare di non far inciampare altri.

Considerate ciò che dice l’apostolo Paolo, in I Corinti, capitolo dieci. Egli ragiona che i cristiani devono saggiamente evitare di mangiare davanti ad altri un cibo perfettamente accettevole se mangiandolo li farebbero inciampare. Il messaggio ivi contenuto è quello di ‘rispettare la coscienza del fratello’.

I cristiani dedicati non vorranno certamente dare ad altri l’idea che credono di dover esprimere gratitudine un solo giorno all’anno. In realtà, non dovrebbero tutti coloro che professano il cristianesimo incoraggiare uno spirito spontaneo di rendimento di grazie — di cuore — per tutto l’anno?

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