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Quando tutti gli uomini adoreranno di nuovo un solo DioLa Torre di Guardia 1957 | 15 maggio
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di Geova e la sua giusta adorazione. Chiunque rifiuterà d’unirsi alla sola e pura adorazione di Geova, ubbidendogli quale Dio, sarà distrutto come individuo incorreggibile. I volenterosi e ubbidienti adoratori riceveranno i benefici del sacrificio di riscatto di Gesù e saranno liberati dalla condanna, guariti ed elevati alla perfezione umana, onde vivano per sempre nel benedetto paradiso. Tutti gli uomini viventi adoreranno in eterno un solo Dio, colui che si chiama Geova.
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Smascherato il paradiso rossoLa Torre di Guardia 1957 | 15 maggio
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Smascherato il paradiso rosso
Notizie provenienti direttamente da campi russi di lavori forzati confutano la pretesa che il comunismo sia un moderno messia materialistico. Com’era la vita in quei campi? Questo articolo ci dà la risposta.
PIÙ di una persona su tre vive sulla terra sotto il governo comunista. Molti furono soggiogati mediante il dominio militare, mentre altri furono apparentemente convinti che il comunismo avrebbe offerto condizioni migliori di quelle nelle quali avevano vissuto.
È vero che alcuni governi rovesciati dal comunismo dovevano esser cambiati. Ma il popolo che accettò il comunismo semplicemente passò da una specie d’oppressione all’altra. Il promesso paradiso non comparve. Vi furono invece informatori segreti, brutale polizia di stato e vasti campi di lavori forzati. Questi campi esistevano veramente, e quando il terrore comunista giungeva al colmo potevano accogliere fino a dieci milioni di condannati.
L’intero sistema di cose sotto il governo sovietico è risultato un fallimento in quanto alla libertà del popolo, specialmente in vista della libertà che il popolo avrebbe dovuto avere secondo il marxismo. Perfino le religioni della Cristianità che vi operavano sono state sottoposte all’impero rosso. Ma migliaia di portatori della vera religione, proclamatori della effettiva speranza messianica, sono stati incarcerati e torturati dai brutali dominatori del “paradiso del popolo”. Quali torture hanno subìto?
IL MESSAGGIO ENTRA IN RUSSIA
Per molto tempo era stato chiesto in che modo la buona notizia dello stabilito regno di Dio sarebbe penetrata attraverso la cortina di ferro, ma questo è stato reso possibile dagli stessi Russi.
Dopo la seconda guerra mondiale il governo sovietico proclamò l’annessione dei territori di Moldavia, Ucraina Occidentale, Ucraina Carpatica, Russia Bianca e degli Stati baltici, nei quali vivevano parecchie migliaia di testimoni di Geova. Questi Cristiani cominciarono immediatamente a riversare nel grande deserto comunista fiumi di verità, contribuendo alla predicazione mondiale predetta da Gesù per i nostri giorni. (Matt. 24:14) Questi fiumi scorsero in tutte le direzioni entro l’impero rosso: verso il settentrione, l’oriente e il meridione; verso i campi di lavori forzati di Vorkuta, e verso centinaia d’altri campi di lavoro in tutta l’Unione Sovietica.
Soltanto nel 1951 più di settemila di questi testimoni cristiani furono “esiliati a vita in Siberia”, per vivere o morire in quel Paese inospitale.
Ma questi settemila non furono i soli che ricevettero tale trattamento. Un testimone, che era stato nei campi di lavori forzati più della maggioranza, scrive quale tortura dovette subire semplicemente a causa della sua religione. Egli dice:
“Il 10 aprile 1940, cominciai la mia vita errante per le carceri e i campi del ‘paradiso’ rosso, che durò quattordici anni, nei quali fui portato in tribunale cinque volte”. Su un carro ferroviario scoperto, insieme ad altre centinaia di persone, senza sedili, cibo, bevanda o legna, egli fu spedito per destinazione ignota. Spesso i compagni coi quali parlò la sera li trovò morti assiderati la mattina. Non c’è da meravigliarsi se egli disse: “Non molti sopravvissero a questo trasporto”.
A Wierchaturia nella provincia di Sverdlovsk, mezzo morti dal freddo, deboli e affamati, lui e i compagni cominciarono a piedi un viaggio di quattro giorni. Essi furon costretti a tagliar boschi, costruire baracche e quindi edificare una segheria. Egli dice: “Le tavole di legno servivano da letti, i nostri pantaloni da pagliericcio, i nostri cappelli da cuscino e le nostre giacche da coperta. Molti morirono. Io ho visto spesso alcuni di questi schiavi mezzo morti di fame, quasi cadenti per la debolezza, trasportare su una tavola un loro compagno morto d’assideramento o di fame mentre faceva il proprio lavoro”.
Questo testimone di Geova fu trasferito quindi a Syzran per lavorare nei boschi. Ivi, condannato alla fame, la debolezza fisica gli impedì di fare sufficiente lavoro e lo mise in conflitto con la legge sovietica. Questo gli fece infliggere un’altra condanna per dieci anni.
Su ciò egli scrive: “Non dovevo andar lontano dopo aver ricevuto una condanna perché in quel territorio i campi erano uno dopo l’altro. Una lunghissima valle è a circa un chilometro dal Volga e si chiama ‘Terreno di Gawrylov’. Ivi erano i campi. Sia i prigionieri che la popolazione libera chiamano questo luogo la ‘valle della morte’. In realtà era un campo che serviva ad annientare il popolo in massa affamandolo. Essi morivano come le mosche”.
Fu la sua fede infranta da questa persecuzione? Egli risponde: “Più soffrivo, più predicavo. Fui condannato due volte a dieci anni di prigione per aver predicato fra i carcerati. Al momento che si riceve una nuova condanna quella vecchia è dichiarata annullata. Tali sentenze terrorizzarono centinaia di pentecostali, evangelisti, battisti, rivelazionisti, sabatisti ed altri che chiusero le loro orecchie alla buona notizia del Regno. Ma essi hanno pure subìto molta persecuzione. Un battista cantò uno dei loro inni e ne ricevette cinque anni di carcere”.
Questi campi erano chiamati “campi di educazione”. Uno dei metodi “educativi” usati dai funzionari era quello di gettare la persona della quale volevano disfarsi in una baracca dove abitavano pervertiti sessuali e di lasciare che i pervertiti la uccidessero. Il testimone disse: “I miei schiavisti si stupirono quando mi videro uscir vivo da quella baracca dopo tre mesi e mezzo. In essa m’ero sentito come Daniele nella fossa dei leoni. Col mio modo di trattarli, io frustrai tutte le loro intenzioni verso la mia persona. Ne venni fuori vivo e sano”.
I capi di questo “campo di educazione” battono i carcerati fino a farli diventare neri per i lividi e soltanto perché ci provano un piacere sadico. “Solo nel 1950”, dice questo ministro cristiano, “potei eliminare l’erba e le spine di pesce dal mio menù. Nel 1955 le condizioni erano divenute quasi umane. Io non vi sono più, ma in verità sarà più facile per quelli che ancora vi rimangono che non per quelli che fecero costruire questi ‘campi di educazione’, poiché essi son riservati da Dio alla punizione”.
L’esperienza di questo fedele testimone, liberato il 14 giugno 1955, ed ora sottoposto a cure in un ospedale, certo mostra come sia falsa la mendace pretesa che il comunismo abbia edificato un paradiso dei lavoratori.
LA PREDICAZIONE CONTINUA
Le file del popolo di Dio non si sono assottigliate a causa di questa persecuzione, ma si sono ingrossate. Non è un’esagerazione affermare che ora non vi è distretto dell’U.R.S.S. dove non siano persone che conoscono la verità. Pare che circa il quaranta per cento delle persone che hanno acquistato conoscenza della verità l’abbiano ricevuta in questi campi e carceri. Fra quelli che l’hanno accettata vi sono ufficiali dell’esercito rosso, funzionari della polizia e delle carceri, avvocati, giornalisti ed altri.
Perché il governo sovietico ha perseguitato tanto queste buone persone? Apparentemente una ragione è che questi governanti non possono permettere ad alcuno eccetto se stessi d’esser considerato signore, nemmeno a Dio. Radianska Ukraina, pubblicato lo scorso 30 novembre a Kiev, U.R.S.S., criticò i testimoni di Geova perché non erano soddisfatti della “celebrazione di riti e cerimonie religiose”, che, esso disse, son permessi, ma insistevano nell’insegnare “propaganda reazionaria” per cui “il mondo ‘è governato dal suo Supremo Sovrano Geova’ e gli uomini sono semplicemente ‘i suoi servitori terreni che fanno la sua volontà’”.
Ma tale insegnamento che i comunisti considerano reazionario è semplicemente l’insegnamento della Bibbia, che dice: “Tu, il cui nome è [Geova], sei il solo Altissimo sopra tutta la terra”, e contiene la preghiera rivolta da Gesù al suo Padre celeste: “Non la mia volontà, ma la tua sia fatta”. — Sal. 83:18; Luca 22:42.
In realtà il governo sovietico non perderebbe nulla se concedesse piena libertà d’adorazione ai testimoni di Geova. Nessun governo si fa del male concedendo tali diritti fondamentali a coloro che veramente servono Dio. Se ora i Russi credono, come sembra che credano, che i testimoni di Geova non hanno mai avuto niente a che fare con lo spionaggio certo non c’è nessuna giusta ragione per cui non si debba conceder loro piena libertà di adorazione.
Ma sia che i Sovietici concedano tale libertà o che non la concedano, i testimoni di Geova continueranno a predicare la buona notizia del regno di Dio nonostante tutta l’opposizione. Essi sanno che né Gesù né i suoi apostoli, né i suoi discepoli, né la congregazione cristiana primitiva ebbero un “riconoscimento giuridico” dalle autorità giudaiche o romane, ma che continuarono ad ogni modo la predicazione. Essi ebbero il riconoscimento da Dio, e non ebbero bisogno d’altro. I testimoni di Geova sono nella stessa condizione oggi.
Il testimone della Siberia scrisse: “Noi non possiamo trattenerci dal predicare. Ci siamo abituati a questo territorio e siamo felici, avendo la ferma determinazione di rappresentare il Signore degnamente e di far conoscere la sua gloria in ogni luogo. Noi sentiamo il desiderio di comunicare ai nostri fratelli sparsi in tutta la terra l’amore che nutriamo per loro, e speriamo di avere di nuovo l’opportunità d’unirci in assemblea coi nostri fratelli d’ogni parte del mondo”.
I loro fratelli d’ogni parte del mondo condividono con loro tale speranza.
LA SITUAZIONE DIVIENE MENO TESA
Con la denuncia degli errori di Stalin fatta nel 1956 v’è stato qualche miglioramento, e molti testimoni, tenuti in carcere da lungo tempo, sono stati messi in libertà con “l’assoluzione da ogni colpa”. Alcuni dei settemila “coloni speciali” che furon portati nella regione siberiana di Irkutsk nel 1951 son ora liberi, ma altri devono continuare a presentarsi ogni mese alle autorità locali. Molti di quelli che sono stati messi in libertà non vogliono tornare a casa, a motivo del lavoro di testimonianza che si va sviluppando.
È pervenuta la notizia che di nuovo vi sono alcuni testimoni anche a Mosca, e che vi sono molte persone nella capitale russa che desiderano udire la Parola di Dio. S’interessano pure molti battisti, per il fatto che alcuni dei loro capi han tenuto un atteggiamento di compromesso.
Nel campo artico di Vorkuta i frutti si notano di mese in mese. Lungo tutto il percorso da Kotlas a Vorkuta, per una distanza di circa 1.100 chilometri, centinaia di campi di lavoro sono stati eliminati e le baracche bruciate. In quella regione rimangono ora soltanto i campi di Vorkuta e i suoi quartieri. Vi sono molte persone che hanno appreso la verità nei campi ed ora, come uomini liberi, predicano il messaggio del Regno in questi territori. Durante l’anno scorso l’opera di casa in casa fu intrapresa nell’estremo settentrione, perfino nella stessa Vorkuta, e si tengono regolarmente le adunanze.
Un detenuto di Vorkuta scrisse: “L’opera di semina qui è ora compiuta estesamente. Il campo che non è stato lavorato per molto tempo è ora più pronto a ricevere il seme e promette frutti. Luoghi che per molti anni sono stati come il deserto cominciano a fiorire. Il clima è cambiato e la temperatura è più adatta all’opera di campo”.
Una lettera ricevuta dalla regione siberiana di Tomsk dice: “Lo scopo per cui fummo trasferiti a questi luoghi lontani ci fu dapprima nascosto e incomprensibile, ma indicibile gioia riempie i nostri cuori quando ora udiamo i nativi dire: ‘Vieni!’ Io fui mandato a lavorare molto lontano dalla nostra colonia e nei miei sforzi di comunicare ad altri il fuoco che mi bruciava dentro trovai una famiglia di sei persone che ora amano la verità. Diedi loro una Bibbia, e dopo aver lavorato con loro per parecchi mesi essi pure cominciarono a testimoniare e a trovare persone interessate. La sera usciamo sempre sulla via del nostro piccolo villaggio e cantiamo ad alta voce i nostri cantici che echeggiano nelle foreste siberiane”.
Un carcerato polacco rimpatriato comunica: “Quando venne finalmente il giorno di tornare in Polonia, il comandante venne e disse con profonda emozione: ‘Io riconosco che la mano del grande Geova è su di voi, perché altrimenti non avreste mai potuto lasciare la Siberia con la vostra capacità d’incrollabili testimoni di Geova’”. Quale rallegrante testimonianza da lasciare agli ufficiali sovietici della Siberia!
Molti testimoni furon messi in libertà nel 1956, ma ve ne rimangono altri. Migliaia che furono inviati in Siberia nel 1951 non possono ancora ottenere Bibbie o letteratura biblica. Questi testimoni, innocenti e amanti della pace, hanno la proibizione di mettersi in contatto fra loro, o di formare congregazioni. Perché, allora, la Chiesa Ortodossa Russa, i battisti ed altre religioni hanno una relativa libertà? Soltanto perché han dichiarato la loro volontà di ubbidire a Cesare anziché a Dio. I testimoni di Geova rifiutano di far questo perché sarebbe infedeltà contro Dio.
IN POLONIA E ALTROVE
Questa oppressione d’innocenti Cristiani è stata evidente non soltanto nella Russia sovietica, ma anche in tutti i Paesi satelliti: In Ungheria, Cecoslovacchia, Polonia e altrove.
In Polonia il popolo aveva sofferto sotto il feudalistico sistema sostenuto dalla chiesa, il quale confortava i poveri e i bisognosi soltanto con la lontana promessa di una ricompensa d’oltretomba. I contadini pagavano con sofferenze e miseria la vita di piaceri dei privilegiati, e avevano cessato d’esser servi soltanto di nome. Ma sotto il comunismo, che capovolse l’odiato sistema, i Polacchi soffrirono sotto lo stesso meccanismo terroristico che era stato istituito in Russia.
Le condizioni economiche erano molto severe. La morale peggiorava. I comunisti dicevano di voler liberare le donne dalla “schiavitù della cucina” perché lavorassero nell’industria, ma la stampa polacca deplora ora il collasso della morale, della famiglia e il crescente banditismo degli adolescenti, attribuendone la colpa al fatto che le donne abbandonarono le loro case per andare nelle fabbriche.
Ma, nonostante queste difficoltà, la persecuzione religiosa è ancora uno dei notevoli segni dello stato totalitario. Lo stato totalitario cozzò apertamente contro l’attività dei testimoni di Geova. Per la prima volta i comunisti polacchi si trovarono di fronte ad un intero popolo che si manteneva saldo. La loro adorazione era così determinata che i funzionari ne furono sbalorditi.
Migliaia di modesti, onesti uomini, donne e fanciulli (operai, contadini e donne di casa), tutti insensatamente sospettati o accusati di spionaggio, testimoniarono la loro speranza nel Regno ai brutali funzionari che li fecero arrestare. Tutti dissero la stessa cosa. Essi diedero una grande testimonianza al nome di Geova, al suo Re Cristo Gesù e al nuovo mondo di giustizia di Dio. Anche il più fanatico funzionario comunista, udendo ripetutamente le stesse cose, dovette riscontrare che le sue accuse si riducevano a niente. La maggioranza di quegli arrestati furon messi in libertà dopo alcune ore d’interrogatorio o dopo un paio di giorni, ma centinaia di tali persone innocenti furono tenute in carcere in quel brutale “paradiso” d’oppressione, violenza e spargimento di sangue.
Altre persone avevano fatto una certa resistenza, naturalmente, ma nessun gruppo aveva preso una determinazione così irremovibile, granitica. Era come se Geova e Satana si fossero posti l’uno contro l’altro nelle persone dei loro rispettivi servitori e adoratori terreni. Nessuna repressione riuscì a paralizzarli o a disperderli. Sia nella libertà che nella prigionia essi continuarono a glorificare il loro Creatore e a spiegare i suoi propositi a tutti quelli che li ascoltavano.
Molte persone appresero la verità, sia dentro che fuori dei muri della prigione. Centinaia e migliaia di cittadini accolsero i testimoni e furon disposti a farsi ammaestrare da Geova. Essi avevano visto che era una diffamazione dire che i testimoni di Geova fossero alleati coi comunisti, come aveva detto il clero cattolico, e che era pure una menzogna dire che i testimoni fossero spie, come avevan detto i comunisti.
La violenza e la tortura non riuscirono a scuoterli. Gli interrogatori come usava farli Beria, ai quali furono sottoposti il servitore di filiale della Società Torre di Guardia ed altri ministri responsabili, durarono dei mesi, ma essi ne uscirono integri nello spirito, benché fossero spesso violentemente feriti nella carne. Un certo numero di testimoni morirono, preferendo il martirio alla confessione di menzogne contro questi uomini che facevano in Polonia l’opera di Dio.
Ma il numero dei testimoni aumentò per mesi senza interruzione. Durante tutta questa persecuzione non soffrirono nessuna fame spirituale. Si riunivano in piccoli gruppi, non abbandonando quindi la loro comune adunanza. I loro “discorsi pubblici” erano i funerali che tenevano. Ogni processione funebre di centinaia di persone che passava in paesi e città senza preti suscitava sempre una certa sensazione, e forniva la chiara evidenza che i testimoni di Geova eran lungi dall’esser “liquidati”.
Alcuni testimoni avevano compiuto perfino l’opera di casa in casa in certi villaggi, e da quando vi fu la destalinizzazione, parecchie centinaia di migliaia d’essi sono andati di casa in casa portando il solo messaggio che oggi veramente valga la pena di predicare.
Essi riconoscono, e sperano che voi pure la riconosciate, la vitale differenza che esiste tra le fallaci soluzioni dell’uomo e la sola, vera soluzione ormai vicina dei problemi del mondo. Questa vera soluzione non è politica ma è il regno di Dio. Ora è tempo d’accettarla e di conformavi ad essa per sopravvivere alla fine dell’empio sistema di Satana, onde possiate pervenire alle giuste, nuove condizioni che il Creatore stesso porterà presto sulla terra.
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Petizione ai capi comunistiLa Torre di Guardia 1957 | 15 maggio
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Petizione ai capi comunisti
“IO PORRÒ inimicizia fra te e la donna e fra la tua progenie e la progenie di lei”. Così parlò Geova Dio al Serpente nel giardino dell’Eden. Fino ai nostri giorni questa inimicizia è continuata. Oggi questa inimicizia è specialmente notata nell’odio che i governanti comunisti nutrono verso i testimoni di Geova. — Gen. 3:15, NM.
Infatti, l’inimicizia è stata così aspra che per molti anni la sorte dei testimoni di Geova in Russia e Siberia non è stata conosciuta. Ma nei recenti anni si è accumulata la prova che vi sono migliaia di testimoni in questi luoghi, come anche in altri Paesi dietro la Cortina di Ferro.
Fino al 1949 pochissima attenzione era stata rivolta a questi testimoni. Nel luglio di quell’anno un’assemblea di distretto dei testimoni di Geova fu tenuta nel Palco del Bosco a Berlino, Germania. A quel tempo una protesta contro l’oppressione comunista dei testimoni nella Germania Orientale fu adottata da circa 18.000 convenuti. L’anno seguente, all’assemblea internazionale dei testimoni di Geova nello Yankee Stadium, una risoluzione fu adottata da circa 85.000 congressisti. Consisteva di una protesta “contro la persecuzione dei testimoni di Geova per mano delle potenze comuniste e di altre potenze governative”.
Sin d’allora sono trapelate molte informazioni concernenti le attività e le sofferenze dei testimoni dietro la Cortina di Ferro, ove ve ne sono migliaia. Tali notizie sono state pubblicate dalla stampa secolare come anche nelle riviste della Società Torre di Guardia.
I testimoni dietro la Cortina di Ferro hanno desiderato di mettersi in contatto con i loro fratelli di fuori. Si sono rivolti
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