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FariseiAusiliario per capire la Bibbia
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parte dagli uomini, ma che in ogni cosa ha parte anche il destino”. — Guerra giudaica, Libro II, tap. VIII, 14.
Le Scritture Greche Cristiane rivelano che i farisei digiunavano due volte la settimana, pagavano scrupolosamente la decima (Matt. 9:14; Mar. 2:18; Luca 5:33; 11:42; 18:11, 12) e non erano d’accordo con i sadducei i quali dicevano che “non vi è né risurrezione né angelo né spirito”. (Atti 23:8) Si vantavano (ipocritamente) di essere giusti e disprezzavano la gente comune. (Luca 18:11, 12; Giov. 7:47-49) Per far notare agli altri la propria giustizia i farisei allargavano gli astucci contenenti le scritture che portavano come protezione e allungavano le frange delle vesti. (Matt. 23:5) Amavano il denaro (Luca 16:14), desideravano la preminenza e i titoli onorifici. (Matt. 23:6, 7; Luca 11:43) I farisei erano così prevenuti nell’applicare la Legge che la rendevano gravosa per il popolo, insistendo che doveva essere osservata secondo le loro concezioni e tradizioni. (Matt. 23:4) Trascuravano completamente le cose importanti, cioè giustizia, misericordia, fedeltà e amore di Dio (Matt. 23:23; Luca 11:41-44) e ricorrevano a ogni mezzo per fare proseliti. — Matt. 23:15.
Gli argomenti principali su cui disputavano con Cristo Gesù riguardavano l’osservanza del sabato (Matt. 12:1, 2; Mar. 2:23, 24; Luca 6:1, 2), la fedeltà alla tradizione (Matt. 15:1, 2; Mar. 7:1-5) e lo stare in compagnia di peccatori ed esattori di tasse. (Matt. 9:11; Mar. 2:16; Luca 5:30) I farisei pensavano evidentemente che uno si contaminasse stando con persone che non osservavano la Legge secondo il loro punto di vista (Luca 7:36-40), perciò obiettavano quando Gesù stava con i peccatori e gli esattori di tasse e persino mangiava con loro. (Luca 15:1, 2) I farisei trovarono da ridire su Gesù e i discepoli perché non osservavano la tradizione di lavarsi le mani. (Matt. 15:1, 2; Mar. 7:1-5; Luca 11:37, 38) Ma Gesù dimostrò che il loro modo di ragionare era sbagliato e spiegò che violavano la legge di Dio a motivo della loro osservanza di tradizioni umane. (Matt. 15:3-11; Mar. 7:6-15; Luca 11:39-44) Invece di rallegrarsi e glorificare Dio per le guarigioni miracolose compiute da Cristo Gesù di sabato, i farisei erano pieni di rabbia per ciò che ritenevano una violazione della legge del sabato e quindi complottavano di uccidere Gesù. (Matt. 12:9-14; Mar. 3:1-6; Luca 6:7-11; 14:1-6) A un cieco che era stato guarito di sabato dissero a proposito di Gesù: “Questi non è un uomo da Dio, perché non osserva il sabato”. — Giov. 9:16.
L’atteggiamento manifestato dai farisei indicava che non erano giusti e puri interiormente. (Matt. 5:20; 23:26) Come gli altri ebrei, avevano bisogno di pentirsi. (Confronta Matteo 3:7, 8; Luca 7:30). Ma la maggior parte di loro preferì rimanere spiritualmente cieca (Giov. 9:40) e intensificare l’opposizione contro il Figlio di Dio. (Matt. 21:45, 46; Giov. 7:32; 11:43-53, 57) Alcuni farisei accusarono falsamente Gesù di espellere demoni con l’aiuto del governante dei demoni (Matt. 9:34; 12:24) e di essere un falso testimone. (Giov. 8:13) Certi farisei cercarono di impaurire il Figlio di Dio (Luca 13:31), gli chiesero un segno (Matt. 12:38; 16:1; Mar. 8:11), tentarono di coglierlo in fallo nelle sue parole (Matt. 22:15; Mar. 12:13; Luca 11:53, 54) e di metterlo in altri modi alla prova con le loro domande. (Matt. 19:3; 22:34-36; Mar. 10:2; Luca 17:20) Gesù li mise finalmente a tacere chiedendo loro com’era possibile che il signore di Davide fosse anche figlio di Davide. (Matt. 22:41-46) La folla che in seguito arrestò Gesù nel giardino di Getsemani includeva dei farisei (Giov. 18:3-5, 12, 13), e c’erano dei farisei anche fra coloro che chiesero a Pilato di assicurare la tomba di Gesù affinché non si potesse rubarne il corpo. — Matt. 27:62-64.
All’epoca del ministero terreno di Cristo Gesù i farisei avevano tale influenza che personaggi importanti ebbero paura di confessare apertamente Gesù. (Giov. 12:42, 43) Uno di quelli che avevano paura era Nicodemo, lui stesso fariseo. (Giov. 3:1, 2; 7:47-52; 19:39) Ci potevano anche essere farisei che non manifestavano aspra opposizione o che più tardi diventarono cristiani. Per esempio, il fariseo Gamaliele consigliò di non interferire nell’opera dei cristiani (Atti 5:34-39) e il fariseo Saulo (Paolo) di Tarso diventò un apostolo di Gesù Cristo. — Atti 26:5; Filip. 3:5.
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FarparAusiliario per capire la Bibbia
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Farpar
(Fàrpar) [forse, rapido]
Uno dei due “fiumi di Damasco” che Naaman riteneva superiori a “tutte le acque d’Israele”. (II Re 5:12) Il fatto che Naaman menzionò secondo il Farpar può indicare che fosse il corso d’acqua minore. Questo fiume è di solito identificato col Nahr el-Awag, l’unico altro corso d’acqua indipendente della zona di Damasco oltre il Nahr Barada (identificato con l’Abana). Tuttavia la portata dell’Awag è pari solo a un quarto di quella del Barada. I corsi d’acqua minori che confluiscono formando l’Awag provengono dai pendii orientali del monte Ermon e si uniscono una trentina di km a SO di Damasco. Da questo momento in poi il fiume serpeggia attraverso profonde gole rocciose finché si perde in una palude a SE di Damasco. In linea d’aria questo fiume (incluse le sorgenti) è lungo 65 km circa.
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FasciaAusiliario per capire la Bibbia
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Fascia
Sciarpa o cintura indossata dalla sposa il giorno delle nozze, a indicare la sua posizione di donna sposata. Geova, essendo come un “marito” per Israele, spiega il peccato e l’estrema mancanza di riguardo della nazione verso di lui, dicendo: “Può una vergine dimenticare i suoi ornamenti, una sposa le sue fasce? Eppure il mio proprio popolo mi ha dimenticato per giorni senza numero”. L’Iddio d’Israele avrebbe dovuto essere il suo massimo ornamento, ma la nazione l’aveva abbandonato per seguire altri dèi. — Ger. 2:32; Isa. 3:20; confronta Isaia 49:18.
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Fava
[ebr. pohl].
Il termine ebraico corrisponde all’arabo ful e si identifica con la fava, Vicia faba, pianta annuale largamente coltivata in Siria e Palestina. (II Sam. 17:28; Ezec. 4:9) Questa leguminosa è stata rinvenuta in sarcofagi di mummie egiziane, segno che era conosciuta in Egitto fin dall’antichità.
La pianta robusta ed eretta raggiunge quasi un metro d’altezza e quando è in fiore emana un odore dolciastro. I baccelli maturi sono grandi e spessi, e i semi maturi hanno un colore bruno o nero. Piantata dopo le prime piogge d’autunno viene raccolta a primavera inoltrata, verso la fine della mietitura dell’orzo e del grano. Le fave si vagliano pressappoco come il grano.
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Favola
[gr. mỳthos].
Falsa storia, fiaba mito, invenzione, fandonia. Mỳthos ricorre in I Timoteo 1:4; 4:7; II Timoteo 4:4; Tito 1:14; II Pietro 1:16.
Mỳthos è l’opposto di alètheia, “verità”, cioè l’espressa, vera essenza di un fatto. In Galati 2:5 “la verità della buona notizia” contrappone il vero insegnamento del vangelo a travisamenti dello stesso. Gli apostoli avvertirono i cristiani del pericolo di essere allontanati dalla verità volgendosi a false storie, che non hanno alcun fondamento reale ma sono immaginazioni di uomini. Il giudaismo era pieno di false storie del genere, le tradizioni degli anziani entrate a far parte della cosiddetta “legge orale” che fu incorporata nel Talmud. Il giudaismo, principale avversario del cristianesimo nel I secolo, aveva subito notevole influenza di filosofie e insegnamenti pagani, fra cui la dottrina della trasmigrazione delle anime. Secondo una di queste false storie l’anima di Adamo era passata successivamente nel corpo di Noè e di Davide e doveva passare anche in quello del Messia. Tale dottrina derivava dalla mitologia egiziana. Abraamo, dicevano, era il primo a cui fosse stata rivelata; e asserivano che era stato lui a insegnare che le anime degli uomini passavano in donne, bestie, uccelli e persino rettili, rocce e piante. Lo spirito di un uomo era punito passando in una donna; e se la condotta dell’uomo era stata pessima, assumeva la forma di un rettile o di un oggetto inanimato. Se una donna agiva rettamente, in un successivo stadio sarebbe diventata uomo. L’asina di Balaam, i corvi che nutrirono Elia, il pesce che inghiottì Giona, si supponeva che possedessero tutti anime trasmigrate, dotate della facoltà della ragione.
Gli scritti apocrifi abbondano di false storie immaginarie, come quella di Daniele che uccise un gran dragone con una mistura di pece, grasso e pelo (aggiunta al libro di Daniele, 14:22-26, Ma), e quella di Tobia che trasse poteri curativi ed esorcistici dal cuore, fiele e fegato di un pesce mostruoso. — Tobia 6:2-9, 19, Ma.
Altre fonti di pericolose false storie erano le diverse sette gnostiche, alcune delle quali cercavano di fondere cristianesimo, giudaismo e paganesimo. Altre sette gnostiche escludevano il giudaismo, ma tutte si basavano su credenze pagane e filosofia greca. Un’idea degli gnostici era che esistesse un dio, il Demiurgo, che occupava una posizione intermedia fra il Dio supremo e il mondo materiale. Per quasi tutti gli gnostici, che consideravano tutta la materia fonte del male e in opposizione a Dio, questo Demiurgo era solo un essere limitato e imperfetto. Era il creatore del cosmo e l’intero corso del mondo era in suo potere, benché fosse l’inconscio strumento di forze superiori. Secondo Ireneo, quando l’apostolo Giovanni era ormai avanti negli anni, un certo Cèrinto, un ebreo che si spacciava per insegnante, insegnava che il mondo non era stato creato dal Dio supremo ma dal Demiurgo, distinto dal Dio supremo, a cui era inferiore e che ignorava. Cèrinto sosteneva che Gesù non fosse nato da una vergine ma che fosse effettivamente figlio di Giuseppe e Maria, benché superasse tutti gli uomini per virtù, conoscenza e sapienza. Che al suo battesimo il Cristo fosse sceso su di lui da Dio (che è sopra tutti) sotto forma di colomba e che alla fine il Cristo avesse lasciato Gesù, altrimenti Gesù non avrebbe potuto morire. Insegnava anche che la redenzione non poteva avvenire mediante le sofferenze di Gesù, e riteneva la legge mosaica vincolante per i cristiani.
LE FAVOLE NON SONO PER I CRISTIANI
In I Timoteo 1:4, Paolo incoraggia i cristiani a non prestare attenzione a false storie. Queste possono indurre i cristiani a fare ricerche che non hanno alcuna vera utilità e possono distrarre la mente dalla verità. Alcune di queste false storie sono sul tipo di quelle narrate da vecchie donne che hanno trascorso la vita in pratiche mondane, e violano le giuste, sante norme di Dio. (I Tim. 4:6, 7; Tito 1:14) L’apostolo Pietro, in II Pietro 1:16, contrappone tali false storie (che non solo sono irreali, ma sono anche inventate con arte e astuzia per poter sviare il cristiano) alla vera, reale descrizione della trasfigurazione, di cui era stato testimone oculare. (Mar. 9:2) Paolo, in II Timoteo 4:3, 4, prediceva che in futuro alcuni si sarebbero volontariamente rivolti a false storie preferendole alla verità.
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FebbreAusiliario per capire la Bibbia
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Febbre
Nella Bibbia un termine generico indica tutte le malattie accompagnate da aumento della temperatura del corpo. La malaria è una delle affezioni febbrili più comuni nel Medio Oriente. In Levitico 26:16 il termine ebraico qaddàhhath “forte febbre, infiammazione”, è tradotto nella Settanta con una forma dei sostantivo greco ìkteros, “itterizia”. L’itterizia è pure comune in Palestina, e può essere accompagnata da febbre.
La dissenteria è un’altra affezione febbrile menzionata specificatamente nella Bibbia, in Atti 28:8. Questa malattia è caratterizzata da una grave infiammazione del colon, che a volte provoca emissione di sangue e muco. Di solito è accompagnata da febbre alta, e medici greci dell’antichità spesso usavano nei loro scritti l’espressione ‘febbre e dissenteria’ per indicare un particolare stato patologico.
Anche se la Legge coi suoi provvedimenti riguardava principalmente il bene spirituale di Israele e la sua separazione dalle nazioni pagane, un esame dei regolamenti sanitari e dietetici della Legge rivela che aveva il benefico effetto secondario di proteggere la nazione dalle cause e dal contagio di molte malattie, fra cui certe affezioni febbrili, di solito infettive.
Quando era sulla terra Gesù guarì molte persone afflitte da febbri. Un caso è quello della suocera dell’apostolo Simon Pietro. (Matt. 8:14, 15; Mar. 1:29-31) Luca, evidentemente perché era medico, rileva il grado della febbre, definendola in questo caso “febbre alta”. — Luca 4:38.
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FebeAusiliario per capire la Bibbia
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Febe
[radiosa].
Cristiana della congregazione di Cencrea nel I secolo. Nella lettera scritta ai cristiani di Roma, Paolo ‘raccomanda’ loro questa sorella, e chiede di darle tutto l’aiuto di cui poteva aver bisogno, poiché aveva difeso molti cristiani e anche Paolo stesso. (Rom. 16:1, 2) Può darsi che Febe abbia portato a Roma la lettera di Paolo o abbia accompagnato il latore della lettera.
Paolo chiama Febe “ministro della congregazione di Cencrea”. Questo pone l’interrogativo se abbia usato il termine diàkonos (“ministro”) in senso ufficiale come in I Timoteo 3:8 e Filippesi 1:1, o semplicemente in senso generico. Alcuni traduttori danno al termine un significato ufficiale e perciò lo rendono “diaconessa” (VR, CEI). Altri, come Garofalo, gli attribuiscono significato generico e traducono “al servizio”.
L’idea fondamentale di diàkonos, e anche del verbo diakonèo, è quella di rendere un servizio di carattere personale, come quello di servire a tavola. (Giov. 2:5, 9; Luca 12:37; 17:7, 8; 22:27) A volte viene detto che alcune donne servivano Gesù in questo senso, senza dubbio preparando e servendo pasti, forse tenendo in ordine gli abiti e rendendo servizi simili. (Matt. 27:55; Mar. 15:41; Luca 8:3; Giov. 12:2) Nella parabola delle pecore e dei capri Matteo usa il verbo diakonèo che include non solo di dare da mangiare e da bere, ma anche provvedere indumenti e visitare chi è malato o in prigione. (Matt. 25:44) Sembra dunque che Febe fosse un “ministro” in questo senso.
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Favo
Vedi MINE.
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