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  • Portorico si rallegra
    Svegliatevi! 1970 | 22 gennaio
    • dell’opera del Regno nel corso degli anni. Quindi Ronald Parkin, servitore di filiale, con l’aiuto di un film, mostrò i particolari degli interessanti punti notevoli del programma di costruzione. Fu quindi la volta del punto culminante della sera allorché N. H. Knorr, presidente della Società Torre di Guardia, parlò all’uditorio di 305 presenti circa lo scopo dell’edificio. ‘Tutti devono ricordare’, egli disse, ‘che solo quando si compiono in aggiunta le attività della vera adorazione un tale edificio può davvero aver significato’.

      Dopo il cantico e la preghiera di chiusura ci fu un giro a sorpresa della proprietà. Dalla parte dell’edificio della Sala del Regno i visitatori andarono nella sala d’ingresso, dove videro l’attraente pittura a olio di un Testimone che raffigurava la goletta missionaria “Sibia”, una volta molto attiva nel mar dei Caraibi. Quindi lo spazioso ufficio e al piano di sopra la grande, ariosa stanza di soggiorno. Poi le comode stanze da letto e la moderna cucina.

      La domenica mattina i visitatori si unirono a circa 5.440 loro compagni Testimoni che si erano adunati in un grande auditorio per udire un discorso speciale del presidente Knorr. Opportuni consigli furono dati sul tema “Piantata la Parola”. Gioia e soddisfazione furono di sicuro le emozioni predominanti in questa grande occasione, che terminò con un cantico alla lode di Geova.

  • Prima fattoria casearia ovina d’Australia
    Svegliatevi! 1970 | 22 gennaio
    • Prima fattoria casearia ovina d’Australia

      MENTRE attraversavamo in automobile il grande ingresso ornamentale in pietra lungo un ampio viale in cemento, questa fattoria ovina non sembrava diversa da qualsiasi altra piccola proprietà nella parte meridionale dell’Australia dedita alla pastorizia

      I suoi 160 ettari erano coperti di folta erba verde, estesa in modo invitante sulle sue ondulate colline e fra maestosi eucalipti. La sua abbondante irrigazione era assicurata da 7.560 litri di fresca acqua l’ora, pompata da un pozzo, che riempiva tre grandi riserve d’acqua della fattoria.

      Giunti a un gruppo di lindi, nuovi edifici in mattoni, vedemmo che i dintorni rivelavano freschezza e pulizia. Infatti, l’ingresso degli edifici, con il suo giardino dai fiori multicolori, avrebbe potuto ben condurre a una contemporanea dimora familiare, così comune nei sobborghi della città capitale di Melbourne, a circa sessantaquattro chilometri di distanza.

      Questi edifici comprendevano le stalle per la mungitura, gli uffici, il caseificio e altri luoghi piacevoli di questa prima fattoria d’Australia per produrre latte ovino per scopi commerciali. Il latte è usato per fare il formaggio pecorino e il pecorino romano.

      Erano solo le ore 15 e un’agitazione accompagnata dall’abbaiare di un cane da pastore ci indusse a guardare dentro un dei più vicini edifici. Quale sorpresa trovare ciò che parve una stalla per la mungitura clinicamente pulita, con le pareti coperte di mattonelle bianche, che si riempì rapidamente di pecore ansiose, ciascuna con la testa dentro un piccolo tramezzo. Un inserviente riempì piccoli trogoli di speciali pallottoline alimentari, chiudendo ciascuna pecora nel suo tramezzo mentre avanzava, finché due file di ventiquattro pecore furono pronte per la mungitura.

      Il pavimento in cemento della stalla per la mungitura era stato costruito con una bassa buca rivestita in acciaio inossidabile fra le due file del tramezzi per la mungitura. Sospesi ai telai d’acciaio sopra le teste erano tubi di plastica e coppe di suzione per mungere il latte alle pecore. Ora due operai scesero nella buca, ciascuno lavorando a una fila di pecore, per pulire le mammelle delle pecore e applicare le coppe di suzione. Si udì il suono di regolari battiti a pulsazioni della macchina per la mungitura, e un grande serbatoio di vetro sopra i tramezzi cominciò lentamente a riempirsi di bianco latte.

      Due volte al giorno un gregge di 400 pecore, incrocio Border Leicester, che producono ciascuna circa l. 0,95 di latte al giorno, sono munte nella fattoria in modo da produrre circa 2.646 litri la settimana. Mentre osservavamo, il globo di vetro si empiva e si vuotava regolarmente intanto che il latte affluiva, attraverso i tubi che erano sopra le teste, al vicino caseificio. Lì era raffreddato e alimentato in due grandi vasche refrigerate rivestite in acciaio inossidabile, in attesa della consegna alla fabbrica del formaggio la mattina dopo.

      Avemmo il piacere di conoscere il proprietario della fattoria. Egli è un Italiano anziano che emigrò in Australia circa quarantotto anni fa. Con l’ingegnosità e il duro lavoro ha sviluppato un’industria che produce diciotto varietà di formaggio, incluse le due specie che si fanno col latte pecorino.

      Il proprietario fu molto orgoglioso del suo incomparabile progetto e si compiacque di mostrarci alcuni altri aspetti della sua fattoria, inclusa una di due stalle per l’allattamento. Ciascuna conteneva parecchie centinaia di begli agnelli bianchi e lanosi, tenuti bene al caldo da stufe a petrolio. Molti erano alimentati con poppatoi di plastica attaccati a un tubo centrale in cui scorreva una dieta liquida specialmente preparata. Una rete metallica rialzata su un pavimento in legno consentiva di pulire facilmente e di preservare le condizioni igieniche che prevalgono.

      Andammo poi al piano superiore dove si faceva la tosatura, e centinaia di pecore sono condotte sopra dai recinti sottostanti. Qui sono tosate e la lana è classificata e imballata, pronta per il mercato. Guardando giù, potemmo vedere l’ingresso nei luoghi recintati, dove le pecore sono dirette dai recinti in un bagno chimico delle zampe allorché entrano ed escono nell’area. Così si previene accuratamente l’infezione fra le pecore.

      La nostra guida ci spiegò che la grande area circolare recintata da un’alta parete in acciaio che potevamo vedere di sotto era in effetti una doccia. Lì le pecore sono lavate di tanto in tanto con i getti della doccia che sono intorno alle pareti e sopra le teste, come si pratica in altre fattorie per l’allevamento degli ovini in Australia.

      Tornati al pianterreno, il nostro giro ebbe termine. Avevamo visitato la prima fattoria casearia ovina d’Australia, una delle poche al mondo, dove molto duro lavoro e spesa erano stati fatti per trasformare una zona boscosa in una bella fattoria.

  • La caduta dell’antica Babilonia
    Svegliatevi! 1970 | 22 gennaio
    • La caduta dell’antica Babilonia

      NEL 539 a.E.V. l’antica Babilonia cadde per mano dei Medi e dei Persiani, e il popolo israelita fu liberato dalla cattività in quel luogo. La Bibbia narra molte cose in relazione con questo avvenimento. Gli antichi scrittori greci pure descrivono la caduta di Babilonia. Il libro Nabonidus and Belshazzar di R. P. Dougherty brevemente riassume le dichiarazioni degli storici Erodoto, Senofonte e Beroso riguardo a ciò:

      “Erodoto asserisce che i Babilonesi avanzarono incontro all’esercito invasore di Ciro e che si combatté una battaglia in cui i Babilonesi furono sconfitti. Questi ultimi si ritirarono nella loro città e vi si chiusero dentro, avendo fiducia in un grande deposito di provvisioni che vi era stato accumulato. . . . Alla fine Ciro deviò le acque dell’Eufrate fino al punto che il corso d’acqua fu abbastanza basso da permettere alle sue truppe l’accesso alla città. La fine venne in un tempo in cui si celebrava una festa con molta baldoria.

      “Senofonte comincia il suo racconto della caduta di Babilonia descrivendo le manovre dell’esercito di Ciro quando per prima circondò la città. . . . Ciro ritirò i suoi soldati nelle loro tende di fronte ai missili dei Babilonesi. Il re persiano era convinto che non avrebbe potuto prendere la città d’assalto e perciò fece scavare una larga trincea allo scopo di deviare parte del corso d’acqua che attraversava Babilonia. Nello stesso tempo costruì numerose torri di guardia, usando i tronchi di alberi di palma come fondamenti. Frattanto i Babilonesi deridevano queste operazioni perché si sentivano sicuri di poter sostenere un assedio di oltre vent’anni. Quando tutti i preparativi erano stati fatti Ciro aspettò il tempo di una festa che i Babilonesi avevano l’abitudine di osservare bevendo e facendo baldoria per tutta la notte. Quindi abbassò il livello del fiume facendo deviare molte sue acque e così entrarono nella città. . . . Tutte le fortificazioni della città furono catturate e ogni Babilonese fu costretto a cedere le proprie armi. . . .

      “Beroso dichiara che quando Ciro si avvicinò a Babilonia Nabonedo gli andò incontro in forze. Nella battaglia che ne seguì Nabonedo fu sconfitto. Quindi egli fuggì con una piccola compagnia e trovò rifugio a Borsippa. Dopo che Ciro aveva catturato Babilonia ordinò di radere al suolo le sue mura. Pensando di assediare Nabonedo, avanzò verso Borsippa, ma Nabonedo si arrese senza tentar di difendersi. A causa della misericordia di Ciro, Nabonedo subì solo la deportazione in Carmania, dove trascorse il resto della sua vita”. — Pagine 179, 180.

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