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Domande dai lettori (2)La Torre di Guardia 1954 | 15 febbraio
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me peccatore”. Io vi dico: Questi scese a casa sua più giustificato dell’altro; perché chiunque si esalta sarà umiliato, ma chi si umilia sarà esaltato’”. — Luca 18:9-14, NW.
Il Fariseo riteneva che egli fosse più che giusto e che gli adulteri e l’esattore di tasse fossero empi molto inferiori a lui; eppure il più giusto agli occhi di Dio fu quell’esattore di tasse apparentemente empio. E in un’altra occasione Gesù disse ai principali sacerdoti e agl’influenti anziani che si reputavano giusti: “Io vi dico in verità che gli esattori di tasse e le meretrici vanno davanti a voi nel regno di Dio”. Cioè, dopo aver abbandonato le loro oppressioni e immoralità. (Matt. 21:23, 31, NW) I religionisti giudei che s’innalzavano da se stessi non erano giusti e saggi secondo la Parola di Dio, ma secondo le loro tradizioni tradizioni umane, che, come disse Gesù, erano contro i comandamenti di Dio. (Matt. 15:1-9) La loro giustizia era tutta apparenza esteriore. Era tanto impregnata di cerimonie, riti e cose minori da non riuscir mai a compiere le cose più importanti. (Matt. 23:23-32) Questi religionisti giudei erano giusti e saggi, ma soltanto ai loro propri occhi e secondo la loro propria opinione. Non lo erano certo dal punto di vista di Dio e di Cristo, poiché fu detto loro che li attendeva il giudizio della Geenna d’eterna distruzione. (Matt. 23:33) In quella loro specie di giustizia essi dovevano perire.
Queste persone che si ritenevano giuste consideravano d’altra parte che i veri servitori di Dio fossero empi. Colmavano i fedeli di oltraggi e di percosse, accusandoli d’esser pericolosi sediziosi, blasfemi e profanatori del tempio. (Atti 17:5-8; 24:5, 6) Dagli uomini del mondo di Satana i Cristiani sono considerati dei malvagi, come predisse Gesù: “Felici siete voi quando vi biasimano e vi perseguitano e mentendo dicono contro di voi ogni specie di empietà per amor mio”. (Matt. 5:11, NW) I creduloni di Satana considerino pure il servizio dei Cristiani come empio se lo vogliono; comunque è proprio per tale cosiddetta “empietà” che i Cristiani prolungano la loro vita. Ma devono esser cauti per non diventare troppo giusti, vale a dire fanatici ed estremisti su punti insignificanti o minori, infatuati dell’educazione morale che li farebbe sembrare giusti ai loro propri occhi, trascurando il vero servizio di testimoni di Geova. Non dovrebbero nemmeno diventare saggi ai loro propri occhi. Ciò significherebbe la loro rovina. È ovvio che non devono esser troppo empi, e commettere effettivamente dei misfatti verso Dio e l’uomo ‘soffrendo con giustezza quali omicidi o ladri o malfattori o intromettendosi nelle cose di altre persone’. Non faranno gli stolti e non rinnegheranno Dio, attirandosi una morte prematura. — Sal. 14:1; 1 Piet. 4:15.
Dato quanto precede, sembra che Ecclesiaste 7:15-18 ci dica di non affettare un’apparenza esteriore di straordinaria giustizia e di non cercar di apparire giusti ai nostri propri occhi e agli occhi di altri, poiché in tale sorta di giustizia ipocrita periremmo. Né dobbiamo perseguire un’eccessiva saviezza per brillare davanti agli altri, perché non sarebbe saviezza vera ma solo una saviezza di nostra presunzione che ci condurrebbe alla rovina. Noi cercheremo di prolungare la nostra vita servendo Dio, benché ciò possa essere considerato empio dal mondo di Satana. Però non c’immergeremo nella vera empietà agli occhi di Dio attirandoci la distruzione da parte sua. Noi ci atterremo dunque alla giustizia divina ma eviteremo gli estremi della falsa giustizia farisaica e non abbandoneremo la cosiddetta “empietà” del servizio di Dio ma eviteremo sempre gli estremi della vera empietà. Potremo così servire Dio in maniera accettevole e nello stesso tempo non andremo agli estremi, né cercando di apparire più giusti di quanto realmente siamo né diventando effettivamente empi solo per evitar di sembrare simili a coloro che pretendono di educare alla morale.
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Domande dai lettori (3)La Torre di Guardia 1954 | 15 febbraio
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Domande dai lettori
◆ Gesù disse: “Lasciate che i morti seppelliscano i loro morti”. Significa questo che noi come Cristiani non dovremmo sciupare del tempo per assistere ai funerali? — L. S., Germania.
Il racconto di Matteo 8:21, 22 (NW) è il seguente: “Allora un altro dei discepoli gli disse: ‘Maestro, permettimi prima di andare e seppellire mio padre’. Gesù gli disse: ‘Continua a seguire me, e lascia che i morti seppelliscano i loro morti’”. Queste parole non si oppongono alla partecipazione ai funerali. L’uomo al quale Gesù parlava aveva detto che voleva andare a seppellire suo padre, ma ciò non significava che il padre dell’uomo fosse già morto, poiché se suo padre fosse stato già morto in quel momento l’uomo sarebbe stato presso la bara e non lì ad ascoltare Gesù. Ma l’uomo intendeva dire che suo padre era vecchio e presto o tardi sarebbe morto; perciò voleva rimandare a seguire Gesù e prendersi cura del padre fino all’ultimo per riceverne la benedizione e per soddisfare il suo religioso desiderio di avere il proprio figlio presso il letto di morte che gli chiudesse gli occhi. Ciò avrebbe fatto indugiare quell’uomo indefinitamente prima di seguire Gesù e perciò Gesù disse di lasciare che i morti seppelliscano i loro morti. Evidentemente i parenti dell’uomo non seguivano Gesù sulla via della vita ed erano spiritualmente morti e poteva essere lasciato a loro il compito di seppellire il padre quando fosse morto. Ma oggi quando dei Cristiani dedicati che sono sulla via della vita e sono sfuggiti alla condanna del mondo hanno un morto in famiglia ed ha luogo il funerale, potreste voi giustamente affermare che sia questo il caso di “morti” (spiritualmente) che seppelliscano i morti? No. L’uomo nel caso biblico voleva andare a casa per seppellire suo padre non per dare una testimonianza con un discorso funebre.
Ma i Cristiani dedicati si preparano per dare una testimonianza della verità all’occasione dei funerali. In tal modo traggono vantaggio di una opportunità. Gesù si recò alla casa di Iairo dove aveva luogo la cerimonia funebre della figlia morta, e la fece alzare. Egli si avvicinò pure alla processione funebre del morto figlio della vedova di Nain e svegliò il ragazzo dalla morte. Pietro si recò al funerale di Dorcas di Ioppe, ed ivi la svegliò dalla morte. (Marco 5:22-24, 35-42; Luca 7:11-15; 8:41, 42, 49-55; Atti 9:36-41) Queste circostanze funebri offrivano grandi opportunità per una testimonianza concernente il Regno e il Messia, ed è per questo motivo che in questi giorni molti testimoni di Geova si servono dei funerali, e ampie testimonianze sono date sia dagli oratori funebri che dagli altri fratelli che assistono ai funerali.
E quanto ad assistere a un funerale celebrato da un ecclesiastico di una delle numerose false religioni? Noi non la raccomandiamo come pratica generale, poiché tale pratica sarebbe poco saggia. Tuttavia, vi sono circostanze in cui quelli che sono nella verità potrebbero assistere a tale funerale, e farlo senza essere per questo criticati. Stretti parenti, i quali per motivi non sotto il loro controllo si sentono obbligati di entrare nell’edificio di una chiesa di qualche religione falsa per vedere il loro caro seppellito, ci vanno per assistere al funerale o per confortare altri che sono presenti. Non vanno per praticare la falsa adorazione, se sono nella verità. È come al tempo dell’apostolo Paolo quando un uomo entrò nel tempio di un idolo per mangiare qualche cosa. Vi andò per ricevere un pasto, non per adorare. (1 Cor. 8:7-10) La coscienza di qualche altro fratello potrebbe non essere forte abbastanza da consentirgli di far questo, e la sua debole coscienza potrebbe adombrarsi scorgendo il suo fratello cristiano in tale luogo soltanto per un pasto. Perciò mentre noi non suggeriamo di assistere ai funerali tenuti dal clero, non abbiamo il diritto di criticare o condannare, ma lasceremo a Dio di giudicare il nostro fratello il quale secondo la sua coscienza può sentirsi obbligato di assistere a funzioni celebrate dal clero.
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Domande dai lettori (4)La Torre di Guardia 1954 | 15 febbraio
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Domande dai lettori
◆ Alcuni eruditi asseriscono che la lettera agli Efesini non fosse mandata a quelli di Efeso ma fosse la lettera inviata ai Laodicesi menzionata in Colossesi 4:16, e una certa ragione, essi dicono, sono le parole “che sono in Efeso” che si trovano nella Versione Riveduta di Efesini 1:1 le quali sono un’aggiunta al testo. Sono essi nel giusto facendo tale affermazione? — H. J., Cile.
Che una volta esisté realmente una lettera indirizzata ai Laodicesi sembra accertato da Colossesi 4:16. L’abbiamo noi oggi? O ne abbiamo una copia? Forse sì, forse no. Potrebbe essere stata ispirata; potrebbe non essere stata ispirata. Ma se non fu ispirata non vuol dire che fosse falsa, come dichiarazioni che possiamo fare oggi non sono false semplicemente perché non sono ispirate. Una dichiarazione può essere assolutamente vera, benché non sia ispirata. Perciò se la lettera ai Laodicesi non era ispirata, questo fatto non la rende falsa. Solo perché non fu preservata nel canone della Bibbia non vuol dire che fosse falsa. Essa non fu inclusa perché senza dubbio non era necessario per noi oggi; altre lettere che sono incluse possono contenere per noi gli stessi argomenti. Includerla potrebbe significare un inutile duplicato.
L’accenno a un duplicato c’induce a fare una considerazione sulla lettera agli Efesini. L’introduzione dice: “Paolo, apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio, ai santi che sono in Efeso ed ai fedeli in Cristo Gesù”. (Efes. 1:1) Però, numerosi manoscritti omettono “in Efeso” e nel greco dice semplicemente “ai santi che sono”, senza menzionare alcun luogo. La New World Translation rende questo versetto: “Paolo, apostolo di Gesù Cristo per volontà di
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