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  • Tutti hanno bisogno di speranza
    La Torre di Guardia 1981 | 15 ottobre
    • Tutti hanno bisogno di speranza

      “LA SPERANZA sgorga eterna dal cuore dell’uomo”, disse il poeta inglese Alexander Pope nel suo “Saggio sull’uomo”. Duemila anni prima il poeta greco Teocrito aveva detto: “Finché c’è vita c’è speranza”. Ancor prima il saggio re Salomone aveva scritto: “Finché uno è compagno dei viventi ha ancora qualche speranza”. — Eccl. 9:4, La Bibbia Concordata.

      Sì, tutti gli uomini, in qualsiasi epoca, hanno avuto bisogno di speranza. Oggi secondo milioni di persone l’unica speranza di realizzare un mondo migliore è il comunismo. Pensano che cambiamenti rivoluzionari porteranno tempi migliori. Citano il martire comunista francese Gabriel Péri nel dire che, grazie al comunismo, le generazioni future avranno un felice domani. È vero che molti, vedendo i deludenti risultati dei governi che seguono i princìpi marxisti, sono rimasti disillusi. Ciò nondimeno il comunismo è ancora la “speranza” di milioni di persone che desiderano un mondo socialmente giusto.

      Il Corano offre a circa mezzo miliardo di musulmani la speranza di un’eterna beatitudine in un paradiso chiamato “Il Giardino”, dove i meritevoli godranno una vita di piaceri con i loro corpi risuscitati. Molti musulmani sperano anche in un millenario regno di pace sulla terra prima del Giorno del Giudizio. I nemici di Allah saranno tormentati per sempre nel “Luogo Caldo”.

      La speranza delle centinaia di milioni di indù e buddisti è quella di raggiungere il nirvana. Per gli indù si tratta letteralmente di uno “spegnimento”, l’estinzione della fiamma della vita mediante il riassorbimento nel brahman, l’impersonale anima universale. Per i buddisti il nirvana è “lo stato di perfetta beatitudine raggiunto con l’estinzione dell’esistenza individuale e l’assorbimento dell’anima nello spirito supremo”.

      Per le centinaia di milioni di professanti cristiani la speranza è una delle tre “virtù teologali”, insieme con fede e amore. Di queste tre virtù la Cyclopædia di M’Clintock e Strong dice: “La fede è la radice dell’albero della vita cristiana, l’amore il tronco fruttifero e la speranza la chioma che arriva al cielo”.

      In armonia con questa enciclopedia protestante, secondo cui la speranza dei seguaci delle chiese della cristianità è quella di andare in cielo, un’opera cattolica (The Catholic Encyclopedia) dice alla voce “Speranza”: “Virtù divina grazie alla quale attendiamo fiduciosamente di raggiungere, con l’aiuto di Dio, la felicità eterna . . . Tutto questo è comprensibile solo se si ammette l’esistenza di un ordine sovrannaturale, che noi diamo per certo, e che l’unico destino finale raggiungibile dall’uomo nell’attuale provvidenza di Dio è in tale ordine. . . . L’obiettivo principale della speranza è l’unione con Dio in cielo”. (Il corsivo è nostro)a

      Quindi per i cattolici e per la maggioranza dei protestanti l’unica speranza è “la felicità eterna . . . in cielo”. A parte questa, non c’è nessun’altra speranza. Secondo un dizionario cattolico (A Catholic Dictionary), “i dannati all’inferno non possono sperare, perché non hanno nessuna possibilità di salvezza”. “Lasciate ogni speranza, voi ch’entrate” è infatti la scritta che Dante immagina di vedere sulle porte dell’inferno.

      Ma veramente l’alternativa per tutti quelli che credono in Dio e in Cristo è quella della “felicità eterna” in cielo o della punizione eterna nell’“inferno”? Poiché il cristianesimo affonda le sue radici nella Bibbia, cosa dicono le Scritture riguardo alla speranza cristiana e all’eventuale punizione?

      Inoltre, dato che i milioni di persone affascinate dal comunismo non sono ovviamente attratte dalla “beatitudine celeste” additata come unica speranza dalle chiese della cristianità, potrebbe darsi che la Bibbia offra loro — non per l’attuale durata della vita umana, ma per l’eternità — proprio quella speranza che credono di aver trovato nel comunismo, cioè un mondo di “uguaglianza sociale ed economica per tutti” in una “società senza classi”?

      Potrebbe darsi che la Bibbia offra ai milioni di musulmani una speranza simile a quella del “Giardino” paradisiaco di cui parla il Corano, ma senza il pericolo di finire nel “Luogo Caldo”?

      Che dire poi delle centinaia di milioni di seguaci di certe religioni orientali ai quali è stato insegnato che qualsiasi esistenza fisica è sinonimo di sofferenza e che quindi ritengono una disgrazia la vita sulla terra? Cercherebbero di porre fine alla loro esistenza individuale nel nirvana se si convincessero che la vita sulla terra non era stata progettata per essere il periodo di sofferenza che hanno conosciuto? Non potrebbe la Bibbia riuscire a cambiare il loro modo di concepire la vita e dar loro una speranza più consona alle naturali aspirazioni dell’uomo?

      Con queste domande in mente, esaminiamo la Bibbia e la storia religiosa per vedere se l’unica speranza offerta all’umanità è quella di “andare in cielo”. E poiché secondo la Bibbia all’umanità fu data una speranza prima ancora dell’avvento del cristianesimo, cominciamo col vedere quale speranza avevano gli antichi ebrei.

  • Origine della speranza del millennio
    La Torre di Guardia 1981 | 15 ottobre
    • Origine della speranza del millennio

      OGGI c’è poco da scegliere fra le speranze e i timori del cattolico, del protestante o dell’ebreo medio. Praticamente tutti credono nell’immortalità innata dell’anima umana e nelle dottrine ad essa connesse della beatitudine celeste in un mondo etereo o del tormento eterno in qualche specie di “inferno”.

      Le religioni della cristianità dicono di ricollegarsi al monoteismo ebraico e accettano le Scritture Ebraiche come testi ispirati, per cui è interessante vedere se le speranze degli ebrei d’oggi e quelle dei “cristiani” corrispondono alla speranza contenuta nelle Scritture Ebraiche e a ciò che credevano inizialmente gli ebrei.

      LA SPERANZA MESSIANICA

      In base a scritture come Genesi 3:15; 22:15-18; 49:10 e Deuteronomio 18:18, per citare solo quattro dei 456 passi della Bibbia ebraica ai quali l’antica Sinagoga ebraica attribuì un significato messianico, che cosa aspettavano effettivamente gli ebrei? Qual era la loro speranza?

      Un’autorevole opera di consultazione ebraica fornisce le seguenti informazioni: “. . . tutto l’Antico Testamento è pervaso dall’idea di un Messia personale. È il risultato naturale della speranza profetica. Il primo profeta a descrivere particolareggiatamente il futuro re ideale fu Isaia (ix. 1-6 [2-7 nelle Bibbie non ebraiche], xi. 1-10, xxxii 1-5). . . . Il re ideale atteso da Isaia è un rampollo del ceppo di Iesse, sul quale riposerà lo spirito di Dio come spirito di sapienza, coraggio e devozione, e che regnerà nel timore di Dio, con i lombi cinti di giustizia e fedeltà (xi. 1-3a, 5). Non farà guerra e non si darà alla conquista delle nazioni; gli strumenti di guerra saranno distrutti (ix. 4 [5]); il suo unico intento sarà quello di ristabilire la giustizia fra il suo popolo (ix. 6b [7b]; xi. 3b, 4). Il frutto del suo giusto governo sarà la pace e l’ordine in tutto il paese. L’agnello non temerà il lupo né il leopardo farà del male al capretto (xi. 8 [6]); cioè, come spiega il versetto successivo, sul santo monte di Dio non vi saranno più tirannia e violenza, perché il paese sarà pieno della conoscenza di Dio come le acque coprono il mare (cfr. xxxii. 1, 2, 16). Il popolo non avrà ambizioni politiche di grandezza, ma farà vita pastorale (xxxii. 18, 20). In tali condizioni ideali il paese non potrà che prosperare, e non dovrà temere alcun attacco dall’esterno (ix. 6a [7a], xxxii. 15). Una volta sorto, il rampollo di Iesse diverrà un segnale per le altre nazioni, ed esse verranno a lui per ricevere guida e arbitraggio (xi. 10). Egli sarà giustamente chiamato ‘Consigliere meraviglioso’, ‘Eroe divino’, ‘Padre eterno’, ‘Principe della pace’ (ix. 5 [6]).

      “Questo quadro futuro concorda pienamente col pensiero di Isaia secondo il quale il giudizio porterà a una rigenerazione spirituale e a uno stato di perfezione morale e religiosa”. — The Jewish Encyclopedia, Vol. 8, pagina 506.

      Questo per quanto riguarda la speranza messianica che le Sacre Scritture offrivano agli ebrei. Non c’era alcun riferimento a una vita “celeste”! Che dire però degli scritti ebraici extrabiblici? La stessa opera di consultazione un po’ più avanti dice: “Il concetto prevalente nella letteratura apocalittica rabbinica è quello di un Messia terreno, e dalla fine del primo secolo dell’èra volgare questo è anche il concetto ufficialmente accettato dal giudaismo”. — Pagina 510.

      UNA SPERANZA TERRENA

      La speranza che gli ebrei inizialmente avevano era quindi terrena. Non c’è alcuna prova scritturale che i loro fedeli antenati Abraamo, Isacco e Giacobbe sperassero di andare in cielo. La Legge data agli ebrei mediante Mosè non dava tale speranza. Lo stesso può dirsi dei libri poetici delle Scritture Ebraiche e dei Profeti.

      Giustamente l’autorevole Dictionnaire de Théologie Catholique dichiara: “Si noti nell’Antico Testamento tutta la prosperità temporale in cui sperava la persona religiosa secondo le promesse di Dio per lei, la sua famiglia e il suo paese. Sperava inoltre in doni spirituali e morali, e nella venuta del Messia e del suo regno”.

      Un testo protestante, il Dictionnaire Encyclopédique de la Bible, lo conferma dicendo: “Le speranze esposte nell’Antico Testamento si sviluppano gradualmente. Cominciano con benedizioni terrene, restaurazione politica, reinsediamento degli abitanti. . . . Quella speranza si sviluppò fino a diventare universale. Geova è il Signore del mondo. . . . Verrà il ‘Servo dell’Eterno’; con la sua sofferenza e umiliazione salverà il suo popolo. Secondo Isaia 42:1-4 il mondo spererà nella sua parola. Ci saranno quindi la gloria del Servo dell’Eterno, l’èra messianica e un’umanità rigenerata”.

      Questa speranza terrena degli ebrei è chiaramente riassunta nella Jewish Encyclopedia: “. . . i Profeti svilupparono la speranza di un ideale futuro messianico mediante il regno di un figlio della casa di Davide, un’età d’oro di paradisiaca beatitudine . . . Si sarebbe realizzato sotto forma di un mondo di pace e armonia perfette fra tutte le creature, lo stato angelico che l’uomo aveva prima di peccare (Isa. xi. 1-10, lxv. 17-25: ‘nuovi cieli e nuova terra’). . . . ‘la conversione di tutte le creature fino a formare un’unica schiera dedita a fare la volontà di Dio’: ecco l’obiettivo principale della speranza messianica d’Israele; l’eliminazione del ‘regno della violenza’ deve però precedere l’istituzione del regno di Dio. . . . L’anno persiano-babilonese di dodici millenni, comunque, fu trasformato dall’escatologia [l’indagine sugli stadi finali dell’uomo e del mondo] ebraica in una settimana di sette millenni, corrispondente alla settimana della Creazione, essendosi pensato, in base al passo ‘Mille anni ai tuoi occhi sono come ieri’ (Sal. xc. 5 [4]), che l’attuale mondo di dure fatiche (‘‘olam ha-zeh’) sarebbe stato seguito da un millennio sabatico, ‘il mondo avvenire’ (‘‘olam ha-bà’ . . .)”. — Vol. 5, pagine 209-211.

      RISURREZIONE, NON IMMORTALITÀ INNATA

      Per secoli gli ebrei non condivisero la dottrina pagana dell’immortalità dell’anima. Gli ebrei erano un popolo istruito e qualsiasi ebreo che sapesse leggere poteva leggere decine e decine di passi delle Scritture Ebraiche che senza mezzi termini affermavano che l’“anima” (nèphesh, in ebraico) può morire. Eccone alcuni: Genesi 19:19, 20; Numeri 23:10; Giosuè 2:13, 14; Salmo 22:29 (versetto 30 nelle Bibbie ebraiche); Ezechiele 18:4, 20.

      Perciò la speranza degli antichi ebrei di vivere sulla terra in un paradiso restaurato dal Messia poggiava sulla credenza nella risurrezione, non nell’immortalità innata. The Jewish Encyclopedia lo conferma dicendo: “La risurrezione faceva parte della speranza messianica (Isa. xxvi. 19; Dan. xii. 2). . . . Dapprima la risurrezione era considerata un premio miracoloso concesso solo ai giusti . . ., ma in seguito fu considerata di applicazione universale in relazione al Giudizio Finale . . . Se alla Risurrezione il processo di formazione del corpo sia lo stesso della nascita è oggetto di controversia fra hilleliti e shammaiti”. — Vol. 5, pagina 216.

      Questa stessa autorevole enciclopedia ebraica dice riguardo alla “Geenna” (l’“inferno” della cristianità): “Non c’è alcuna base scritturale per credere in una retribuzione dell’anima dopo la morte; questo concetto ebbe origine dai babilonesi e dai persiani, e acquistò una parvenza ebraica con la parola ‘Gehinnom’ (la valle di Innom), luogo reso detestabile dai fuochi dei sacrifici offerti a Molec da Manasse (II Re xxiii. 10)”. — Ibid., pagina 217.

      Come mai oggi i teologi ebrei insegnano generalmente le dottrine dell’immortalità innata e della punizione eterna? Il Supplément au Dictionnaire de la Bible afferma: “[Gli ebrei] inizialmente pensavano che la salvezza si sarebbe avuta sulla terra . . .; ma a prescindere dallo splendore della speranza messianica e dalla durata del regno futuro — che secondo alcuni sarebbe stato addirittura eterno — fondamentale era il carattere terreno e nazionale attribuito a tale èra religiosa. Poi prese piede un nuovo concetto: la ‘scoperta’ di una felice esistenza dopo la morte”.

      Come fecero gli ebrei a ‘scoprire’ che l’uomo ha un’“anima” che sopravvive alla morte del corpo? Ancora una volta autorevoli opere di consultazione forniscono precise risposte. The Jewish Encyclopedia ammette: “Solo tramite il contatto degli ebrei con il pensiero greco e persiano il concetto di un’anima disincarnata e dotata di propria individualità mise radici nel giudaismo”. Questo è confermato dal Dictionnaire Encyclopédique de la Bible, che dice: “Il concetto dell’immortalità è opera del pensiero greco, mentre la speranza della risurrezione appartiene al pensiero ebraico. . . . In seguito alle conquiste di Alessandro, il giudaismo assorbì gradualmente concetti greci”.

      Se qualcuno non è convinto che in origine gli ebrei non credevano nell’immortalità dell’anima, basti dire che nel primo secolo dell’èra volgare fra gli ebrei la questione era ancora aperta, come dimostra il fatto che i farisei credevano nell’immortalità, mentre i sadducei no. — Vedi Giuseppe Flavio, Antichità, Libro 18, capitolo 1, paragrafi 3, 4; Guerre, Libro 2, capitolo 8, paragrafo 14; confronta Atti 23:8.

      TRASFORMATA L’ORIGINALE SPERANZA MESSIANICA

      Come abbandonarono la speranza di una vita futura ottenibile mediante la risurrezione e adottarono il concetto pagano dell’immortalità innata di un’“anima” distinta dal corpo, così gli ebrei trasformarono anche la loro originale speranza messianica. Nel primo secolo dell’èra volgare la speranza messianica era ormai divenuta per loro una speranza politica e nazionalistica.

      A conferma di questo The Jewish Encyclopedia afferma: “Solo dopo la caduta della dinastia maccabea [II sec. a.E.V.], quando il governo dispotico di Erode il Grande e della sua famiglia e la crescente tirannia dell’impero romano avevano reso la situazione sempre più insopportabile, gli ebrei cercarono rifugio nella speranza di un Messia personale. Aspettavano ansiosamente il promesso liberatore della casa di Davide, che li avrebbe liberati dal giogo dell’odiato usurpatore straniero”.

      Nel suo libro Life and Times of Jesus the Messiah, Alfred Edersheim scrive: “Tutto ciò che Israele sperava era il ritorno alla gloria nazionale di un tempo. Tutto il resto non era che un mezzo per raggiungere tale fine; il Messia stesso era solo il grandioso strumento per realizzare quella speranza. . . . L’ideale rabbinico del Messia non era quello di ‘una luce per illuminare i gentili e gloria del Suo popolo Israele’, la soddisfazione dei bisogni dell’umanità”.

      Edersheim indica inoltre che nel primo secolo dell’èra volgare i capi religiosi giudei già non speravano più in un Messia-Redentore. Egli dice: “A giudicare dai loro scritti, le grandi dottrine del peccato originale e della peccaminosità della nostra intera natura non erano condivise dagli antichi rabbini. . . . In assenza di un sentito bisogno di liberazione dal peccato, è comprensibile che la tradizione rabbinica non vedesse la necessità dell’incarico sacerdotale del Messia, e che le Sue dichiarazioni di essere il Profeta del Suo popolo fossero interamente oscurate dalla sua apparizione come Re e Liberatore. Questo in realtà era l’onnipresente bisogno, sempre più sentito man mano che le sofferenze nazionali di Israele diventavano quasi inesplicabili”.

      Così l’originale speranza degli ebrei fu gradualmente persa di vista. La speranza di un re messianico che non solo avrebbe governato gli ebrei, ma che sarebbe anche divenuto “un segnale per le altre nazioni”, cedette il posto alla fanatica speranza di un condottiero nazionale che li avrebbe portati alla vittoria sui loro nemici politici e religiosi. La speranza terrena di un “millennio sabatico” in cui il Messia avrebbe realizzato un’“età d’oro di paradisiaca beatitudine”, “un mondo di pace e armonia perfette fra tutte le creature”, fu sostituita da una vaga speranza celeste basata sul concetto dell’immortalità innata ripreso dai babilonesi, dai persiani e dai greci.

      Passarono gli anni. Nessun Messia politico venne a liberare gli ebrei o, dopo la distruzione di Gerusalemme nel 70 E.V., a radunarli e ristabilirli. Così anche questa trasformata speranza messianica svanì nel cuore degli ebrei. Edersheim scrive: “Perché la redenzione di Israele e la venuta del Messia ritardano così inspiegabilmente? È qui che la Sinagoga si trova davanti a un insolubile mistero. I tentativi di spiegazione, lo si ammette, sono congetture o meglio tentativi di aggirare l’ostacolo. L’unica possibilità che resta è quella di imporre autorevolmente il silenzio su tutte queste domande, il silenzio, direbbero, della cieca e sofferta sottomissione all’inesplicabile, . . . il silenzio della perpetua delusione e disperazione. Quindi la grande speranza della Sinagoga si può paragonare all’epitaffio su una pietra tombale infranta, ripetuto dalle migliaia di persone che in questi lunghi secoli hanno bagnato le rovine del Santuario con lacrime impotenti”.

      Felicemente l’originale speranza di un Paradiso terrestre restaurato sotto il dominio del Messia è ancora valida per gli ebrei sinceri, alcuni dei quali l’hanno già accettata e hanno asciugato le loro lacrime. Ma per molti altri lettori resta la domanda: Che effetto ebbe la venuta di Gesù Cristo, il Messia, sulla speranza di un “millennio sabatico” di “pace e armonia perfette fra tutte le creature” sulla terra? E se Cristo confermò la speranza del millennio, come mai praticamente tutti i “cristiani” di fede cattolica e protestante non la condividono?

      [Immagine a pagina 5]

      La “nuova società” comunista? Il nirvana di indù e buddisti? La “beatitudine celeste” di cattolici e protestanti? Che speranza dà la Bibbia?

  • Nascosta ai cattolici la speranza del millennio
    La Torre di Guardia 1981 | 15 ottobre
    • Nascosta ai cattolici la speranza del millennio

      CIELO o inferno! Che alternativa! Eppure queste sono le due prospettive messe dinanzi a milioni di cattolici, protestanti, ebrei e musulmani. Per i cattolici c’è anche il purgatorio prima di arrivare al cielo. Ma il timore dell’inferno e la speranza di andare in cielo sono così vaghi che molti sinceri credenti ne mettono in dubbio la realtà.

      Non sorprende perciò il tono delle seguenti conversazioni avute dal giornalista francese Jacques Duquesne (egli stesso credente) con due cattolici praticanti: (Con un uomo) “Credete all’esistenza dell’inferno? — No, assolutamente, proprio no. . . . — E il paradiso? — È un luogo che non deve esistere. Proprio come l’inferno”. (Con una donna) “Secondo voi, cosa avviene dopo la morte? — Dopo la morte? Ebbene, da qualche anno io credo che non ci sia più nulla. — Cioè? — Più nulla vive. Tutti possono vedere che il corpo non vive più. E l’anima . . . l’anima è la stessa cosa. No, non so altro, non so. . . . — Ma voi credete lo stesso fermamente in Dio? — Sì, certo. — Che cos’è che vi spinge a credere? — È per sperare”. — Secondo lei, Dio chi è?, 1971, Mondadori editore.

      È evidente che la Chiesa Cattolica non ha dato ai suoi fedeli una speranza che genera salde convinzioni. Dubbi e perfino miscredenza sono alcuni dei cattivi frutti ora raccolti da tutte le religioni tradizionali della cristianità. In molti paesi a maggioranza cattolica, la vaga e confusa speranza di una “beatitudine celeste” non è stata in grado di impedire che milioni di persone perdessero la fede e si volgessero al comunismo per soddisfare il loro naturale e legittimo desiderio di condurre una vita decorosa sulla terra. In cambio di un’incerta speranza di “felicità eterna” in cielo, molti sembrano disposti ad accontentarsi fiduciosamente di settant’anni sereni sulla terra. Ma anche questa speranza si dimostra illusoria.

      DISPREZZO PER IL “MILLENARISMO”

      Oggi molti sono “cristiani” all’acqua di rose, più interessati al presente che alla realizzazione della speranza cristiana. Un motivo è che le chiese della cristianità hanno distorto questa speranza. Parlano con disprezzo dei cristiani sinceri che sperano in un millennio durante il quale regnerà Cristo. Per esempio l’autorevole e voluminoso Dictionnaire de Théologie Catholique dà questa definizione del “millenarismo”: “Falsa credenza professata da quelli che aspettavano un regno temporale del Messia, regno che secondo loro sarebbe durato mille anni. . .  Dal V secolo in poi non si è più parlato di millenarismo, se non molto raramente per opera di qualche setta eccentrica”.

      Ma pur parlando con disprezzo di quelli che credono nel regno millenario del Messia, questo autorevole dizionario cattolico ammette che prima del V secolo si parlava di millenarismo. In altre parole, la speranza del millennio fu persa di vista nel V secolo. Perché? Conferma la storia ciò che rivela la Bibbia stessa, cioè che i primi cristiani credevano nel regno millenario di Cristo? E in tal caso com’è che la speranza del millennio è stata nascosta a milioni di cattolici e protestanti? Vediamo cosa dicono al riguardo note opere di consultazione e testi di storia.

      TESTIMONIANZA DEI “PADRI DELLA CHIESA”

      Opere di consultazione cattoliche riconoscono che molti dei primi “padri della chiesa” credevano in un regno millenario di Cristo, cioè nel millennio, e lo insegnavano. The Catholic Encyclopedia dice: “In seguito fra i cattolici un sostenitore del ‘millenarismo’ fu Papia, vescovo di Gerapoli e discepolo di San Giovanni [apostolo]. Disse di aver ricevuto la sua dottrina da contemporanei degli apostoli, e Ireneo narra che altri ‘Presbiteri’ [anziani] che avevano visto e udito il discepolo Giovanni avevano appreso da lui la credenza nel millenarismo come parte della dottrina del Signore. . . .

      “La maggioranza dei commentatori riscontra idee millenariste nell’Epistola di Barnaba [inizi del II secolo] . . . Sant’Ireneo di Lione, nativo dell’Asia Minore, influenzato dai compagni di San Policarpo, adottò idee millenariste, discutendole e difendendole nella sua opera contro gli gnostici . . . San Giustino Martire, nel suo Dialogo con l’ebreo Trifone (cp. 80-81), oppone ai giudei la fede in un millennio . . . Testimone dell’ininterrotta credenza nel millenarismo nella provincia dell’Asia è San Melitone, vescovo di Sardi, del II secolo. . . .

      “. . . Tertulliano, il protagonista del montanismo, espone la dottrina . . . secondo cui alla fine dei tempi sarebbe stato stabilito il grande regno promesso, la nuova Gerusalemme, che sarebbe durato mille anni. Tutti questi scrittori millenaristi si basano su vari passi dei libri profetici dell’Antico Testamento, su alcuni passi delle Lettere di San Paolo e sull’Apocalisse [Rivelazione] di San Giovanni”.

      CHI È VERAMENTE “APOSTOLICO”

      Uno dei principali argomenti usati dalla Chiesa Cattolica Romana per sostenere la propria superiorità sulle chiese protestanti e anche sui Testimoni di Geova è la sua pretesa di essere l’unica custode della tradizione cristiana trasmessa dai tempi degli apostoli. Un dizionario cattolico (A Catholic Dictionary) afferma: “La Chiesa Romana è Apostolica perché la sua dottrina è la fede che fu rivelata agli apostoli, fede che essa custodisce e spiega, senza aggiungervi o togliervi nulla”.

      Eppure gli uomini citati da The Catholic Encyclopedia fra i fautori della speranza del millennio sono riconosciuti dalla stessa Chiesa Cattolica fra i primi “padri della chiesa”. Di due di loro (Policarpo e Papia) si dice che abbiano visto e udito l’apostolo Giovanni e incontrato discepoli che avevano conosciuto di persona Cristo stesso e altri apostoli. Tutti gli altri scrittori citati sono “Padri” o “Dottori” del II secolo o dell’inizio del III secolo, e tutti credevano nel regno millenario di Cristo.

      Lo stesso autorevole Dictionnaire de Théologie Catholique arriva al punto di dire che i contemporanei di Papia, ancor più “intelligenti” e “accorti” di lui, “condividevano la sua credenza nel regno millenario e la consideravano uno dei dogmi essenziali della fede cristiana”. Questa stessa opera cattolica dice di Giustino Martire che, pur sapendo che alcuni dei suoi contemporanei non condividevano le sue opinioni sul millennio, riteneva di essere nella questione il “custode della dottrina più ortodossa”. Riguardo a Ireneo, questo dizionario dice: “Per lui il millenarismo è parte delle dottrine tradizionali. . . . Il pensiero di Sant’Ireneo sembra essere che senza il millenarismo non si possano spiegare correttamente le Scritture”. — Volume X, colonne 1761, 1762.

      Perciò, chi si avvicina di più alla vera dottrina e tradizione apostolica: la Chiesa Cattolica Romana, che sdegnosamente chiama quelli che ancora credono nel regno millenario di Cristo ‘una setta eccentrica’, o i Testimoni di Geova, che hanno a cuore la speranza del millennio? Come mai questa speranza fu eliminata dai dogmi cattolici?

      L’APOSTASIA DISTORCE LA SPERANZA CRISTIANA

      Nell’articolo precedente abbiamo visto che, a causa dell’apostasia subentrata negli ultimi secoli prima dell’èra volgare, gli ebrei sostituirono la speranza della risurrezione con la dottrina pagana dell’immortalità innata dell’anima, e trasformarono l’originale speranza messianica in una speranza di natura politica. In modo analogo l’apostasia che, come predetto, si sviluppò fra i cristiani (Atti 20:29, 30; II Tess. 2:3; I Giov. 2:18, 19) distorse la speranza del millennio.

      Lo studioso ebreo Hugh J. Schonfield dichiara: “L’allontanamento dei cristiani dalla speranza del regno terrestre di Dio non prevalse fino al II secolo”. “Nonostante gli appelli alla fedeltà, alla lealtà e alla perseveranza, molti cristiani rimanevano delusi e lasciavano la Chiesa o seguivano maestri che interpretavano in chiave meno terrena il carattere del cristianesimo”.

      Riguardo a questo “allontanamento” dalla speranza del paradiso restaurato sulla terra dal celeste regno messianico, The New International Dictionary of New Testament Theology (Vol. 2, alla voce “Paradiso”) dichiara: “Nel corso della storia della chiesa molte rappresentazioni, idee e motivi extrabiblici entrarono a far parte del concetto di paradiso. . . . Le speculazioni [teologiche] della chiesa riguardo al paradiso e le credenze popolari sono anche legate al fatto che la dottrina dell’immortalità dell’anima prese il posto dell’escatologia neotestamentaria con la sua speranza della risurrezione dei morti e della nuova creazione (Riv. 21 s.), così che l’anima viene giudicata dopo la morte e va in paradiso, la cui collocazione è ora posta nell’aldilà”.

      Così, con l’infiltrazione della dottrina greca dell’immortalità dell’anima i cristiani apostati trasferirono il paradiso dalla terra al cielo e abbandonarono la speranza iniziale in un millennio. A conferma di questo l’Encyclopædia Britannica (1977) ammette: “L’influsso del pensiero greco sulla teologia cristiana minò il concetto millenarista del mondo”.

      IL NEOPLATONISMO SOSTITUISCE LA SPERANZA DEL MILLENNIO

      La speranza del millennio fu quindi vittima dell’apostasia. I suoi nemici non si fermarono davanti a nulla pur di combatterla. Elencando gli avversari del millenarismo, il Dictionnaire de Théologie Catholique dice che il presbitero romano Caio (fine del II secolo-inizio del III) “al fine di sconfiggere il millenarismo negò senza mezzi termini l’autenticità dell’Apocalisse [Rivelazione] e del Vangelo di San Giovanni”. Lo stesso dizionario cattolico rivela che “San” Dionigi, vescovo di Alessandria nel III secolo, scrisse un trattato contro il millenarismo e “pur di impedire ai sostenitori d’esso di basare la loro credenza sull’Apocalisse di San Giovanni, non esitò a negare l’autenticità di quest’ultima”.

      Questo dizionario cattolico in quindici volumi dice inoltre che Origene, “padre della chiesa” vissuto nel III secolo, condannò quelli che credevano nelle benedizioni terrene del millennio, accusandoli di ‘interpretare le Scritture come i giudei’. Perché mai Origene ce l’aveva tanto con il millenarismo? The Catholic Encyclopedia spiega: “A motivo del neoplatonismo su cui si basavano le sue dottrine . . . [Origene] non poteva schierarsi con i millenaristi”. Poiché condivideva il pensiero platonico sull’immortalità dell’anima, Origene fu costretto a trasferire nel reame spirituale le benedizioni terrene del regno millenario del Messia.

      AGOSTINO NEGA L’ESISTENZA DEL MILLENNIO

      Ma colui che, sia per i cattolici che per i protestanti, diede il colpo di grazia alla speranza del millennio fu senza dubbio “Sant’Agostino”, chiamato dall’Encyclopædia Britannica “il più grande pensatore cristiano dell’antichità” e “il crogiuolo in cui ebbe luogo la più completa fusione fra la religione del Nuovo Testamento e la tradizione platonica della filosofia greca”. Agostino si schierò energicamente contro l’originale speranza di un paradiso restaurato sulla terra durante il regno millenario di Cristo. The Catholic Encyclopedia afferma: “Infine S. Agostino si convinse che non ci sarebbe stato nessun millennio. . . . il grande Dottore . . . dà una spiegazione allegorica del capitolo 20 dell’Apocalisse. La prima risurrezione, di cui si parla in questo capitolo, si riferisce secondo lui alla rigenerazione spirituale che ha luogo al battesimo; il sabato di mille anni dopo i seimila anni di storia rappresenta tutta la vita eterna nel suo insieme . . . Questa spiegazione dell’illustre Dottore fu adottata dai successivi teologi occidentali, e il millenarismo nella sua forma iniziale non fu più sostenuto”.

      Così l’originale speranza scritturale del millennio è stata nascosta non solo ai cattolici, ma anche ai protestanti. La Macropædia della Britannica (1977) rivela: “Il millenarismo allegorico di Agostino divenne la dottrina ufficiale della chiesa, e le credenze apocalittiche [l’attesa della distruzione finale del male e del trionfo del bene] finirono confinate nella clandestinità. . . . I riformatori protestanti luterani, calvinisti e anglicani non accettarono tali credenze, ma rimasero saldamente legati alle idee di Agostino”.

      I teologi cattolici e protestanti applicano erroneamente a tutti i giusti la speranza celeste che la Bibbia offre a un limitato numero di cristiani chiamati a governare con Cristo in qualità di re, sacerdoti e giudici. (Riv. 20:4-6; Luca 22:28-30) Questi teologi offrono ai loro “fedeli” una vaga speranza di “felicità eterna” in cielo. Il proposito di Dio di far compiere la sua volontà “come in cielo così in terra” non compare affatto fra le cose in cui sperano. (Matt. 6:10, CEI) Eppure la Bibbia offre la meravigliosa speranza della vita eterna non solo in cielo per alcuni eletti, ma anche sulla terra per innumerevoli altri. Questa duplice speranza, strettamente connessa col regno millenario di Cristo, il millennio, sarà considerata più ampiamente nei due articoli che seguono.

      [Immagine a pagina 10]

      Tertulliano credeva che il regno promesso, una volta stabilito, sarebbe durato mille anni

      [Immagine a pagina 11]

      Origene condivideva il concetto platonico dell’immortalità dell’anima, e rifiutava l’idea di un regno millenario sulla terra

      [Immagine a pagina 12]

      Agostino fuse la filosofia greca con gli insegnamenti biblici e negò che ci sarebbe stato un millennio

  • I cristiani e la speranza del millennio
    La Torre di Guardia 1981 | 15 ottobre
    • I cristiani e la speranza del millennio

      “Venga il tuo regno. Si compia la tua volontà, come in cielo, anche sulla terra”. — Matt. 6:10.

      1. (a) Come parla la cristianità della speranza del millennio? (b) Perché questo non preoccupa i testimoni di Geova?

      LA CHIESA Cattolica Romana e la maggior parte delle grandi e affermate religioni protestanti non parlano mai ai loro fedeli della speranza del millennio. Chiamano sdegnosamente “millenarismo” tale speranza e “millenaristi” coloro che la professano. Ma i testimoni di Geova non se ne vergognano, perché inconfutabili fatti storici dimostrano che i primi cristiani credevano nel millennio.

      I PRIMI CRISTIANI ERANO “MILLENARISTI”

      2. Cosa dicono due enciclopedie riguardo alla credenza del millennio fra i primi cristiani?

      2 Riferendosi ai cristiani che credono nel regno millenario di Cristo, l’Encyclopedia Americana afferma: “Quelli che professano tali credenze sono chiamati millenaristi o chiliasti, e la loro dottrina chiliasmo (dal greco chilioi, mille). Si ammette ovunque che nella chiesa antica queste vedute erano, se non generalmente diffuse, almeno molto comuni”. Un’opera francese (Encyclopædia Universalis) dichiara: “Nella cristianità occidentale il millenarismo fu molto diffuso fra i cristiani ebrei dei primi tre secoli. . . . Nei primi secoli del cristianesimo il millenarismo era ben radicato”.

      3, 4. (a) Che indicazioni ci sono che i cristiani speravano nel millennio anche prima di ricevere la Rivelazione? (b) Cosa potrebbero obiettare alcuni riguardo alla speranza del millennio?

      3 C’è da ritenere che le speranze legate al regno millenario di Cristo fossero diffuse fra i cristiani anche prima che l’apostolo Giovanni ricevesse la Rivelazione alla fine del primo secolo E.V. Leggendo i profeti ebrei, i cristiani potevano avere un’idea della meravigliosa speranza del millennio che poi Cristo menzionò nei capitoli 20 e 21 di Rivelazione. È interessante ciò che l’Encyclopædia Britannica (1966) dice a conferma di questo: “Fra i primi cristiani l’idea millenarista . . . derivò principalmente dalle attese escatologiche [cioè riguardanti il destino finale dell’umanità e del mondo] degli ebrei”. Al riguardo un’opera in trenta volumi (New Encyclopædia Britannica, 1977) dice: “Nel libro di Rivelazione l’assimilazione delle attese apocalittiche degli ebrei [circa la distruzione finale del male e il trionfo del bene] da parte del cristianesimo è completa. . . . Durante i primi cento anni della storia cristiana [33-133 E.V.] questo tipo di millenarismo, o chiliasmo (dalla parola “mille” in greco), fu comunemente accettato nella chiesa”.

      4 Qualcuno potrebbe obiettare: ‘Se anche fosse, la speranza millenarista dei primi cristiani non riguardava la terra. Era una speranza celeste’. Ma cosa mostrano i fatti, sia storici che biblici? Vediamo.

      ANCORA VALIDA LA SPERANZA IN UN PARADISO TERRESTRE

      5, 6. Secondo varie fonti, cosa credevano i cristiani del primo secolo?

      5 Ci sono abbondanti prove che i primi cristiani non pensarono mai che tutte le profezie e le promesse delle Scritture Ebraiche relative alla restaurazione del paradiso sulla terra fossero state cancellate dalla venuta del Messia o Cristo. Un dizionario religioso (Dictionnaire de Théologie Catholique) ammette: “Le origini del millenarismo risalgono a prima dell’èra cristiana. La credenza in un regno terreno del Messia affonda le radici nelle speranze di Israele”.

      6 Lo storico Kenneth Scott Latourette (nel libro A History of Christianity) dice riguardo ai primi cristiani che speravano nella seconda venuta di Cristo: “Molti credevano che prima della fine dei tempi e del completo adempimento del proposito di Dio nella perfetta realizzazione della Sua volontà, speranza comune a tutti i cristiani, Cristo sarebbe tornato, avrebbe istituito il suo regno sulla terra e avrebbe regnato per mille anni. . . . L’idea di un periodo o di più periodi della durata di mille anni non era esclusiva dei cristiani, ma si trovava anche nel giudaismo”.

      7. Cosa indica che i primi cristiani non confondevano il paradiso col cielo?

      7 È quindi provato che i primi cristiani erano “millenaristi”, nel senso che credevano nel regno millenario di Cristo, il Messia. Gesù aveva rivelato che avrebbe regnato dal cielo, ma non aveva annullato l’originale speranza messianica degli ebrei, la restaurazione del paradiso sulla terra in quel millennio. È interessante che un testo cattolico (il Supplément au Dictionnaire de la Bible) ammette che “negli scritti ebraici, come pure nella letteratura cristiana antica, di solito la parola paradiso non è sinonimo di cielo”.

      CRISTO NON ANNULLÒ LA SPERANZA DEL MILLENNIO

      8. (a) Di che cosa fu una garanzia la venuta di Gesù? (b) Come mostrano le Scritture che il paradiso sarà restaurato sulla terra?

      8 Nel famoso Sermone del Monte, Gesù disse: “Non pensate che io sia venuto a distruggere la Legge o i Profeti. Io non sono venuto a distruggere, ma ad adempiere”. (Matt. 5:17) Oppure, come traduce una versione in lingua inglese (Today’s English Version), “non sono venuto per abolirli, ma per farne avverare gli insegnamenti”. Poiché Gesù venne per far avverare gli insegnamenti dei profeti, la sua venuta fu una garanzia che le loro profezie circa la restaurazione del paradiso sulla terra si sarebbero adempiute. Ne indichiamo alcune soltanto: Salmi 37:11, 29; 72:1-8, 16-19; 115:16; Isaia 9:6, 7; 11:1-10; 45:18; Daniele 2:34, 35, 44, 45; 7:13, 14.

      9. Che legame stabilisce la Preghiera Modello fra il Regno e la speranza del millennio?

      9 Sempre nel Sermone del Monte, Gesù indicò molto chiaramente che la terra ha un ruolo da svolgere nell’adempimento della volontà o proposito di Dio. Egli insegnò ai suoi seguaci a pregare così: “Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome. Venga il tuo regno. Si compia la tua volontà, come in cielo, anche sulla terra”. (Matt. 6:9, 10) Egli collegò l’adempimento della volontà di Dio sulla terra con la venuta del regno di Dio, cioè del regno messianico. Perciò la Preghiera del Signore, ripetuta letteralmente milioni di volte da cattolici e protestanti nel corso dei secoli, è in effetti, fra l’altro, un’invocazione perché si adempiano le promesse messianiche legate alla speranza del millennio.

      COMPLETA RIVELAZIONE DELLA SPERANZA DEL MILLENNIO

      10. (a) Quando e come Gesù rivelò pienamente la speranza del millennio? (b) Quali incoraggianti particolari menzionò?

      10 Circa venticinque anni dopo la distruzione di Gerusalemme per mano dei romani nel 70 E.V. (distruzione che pose fine alle speranze ebraiche di una liberazione nazionale ad opera di un Messia politico), Gesù, il vero Messia, rivelò completamente la vera speranza del millennio. Descrivendo la Rivelazione ricevuta da Dio tramite Gesù Cristo, l’apostolo Giovanni scrisse:

      “E vidi scendere dal cielo un angelo con la chiave dell’abisso e una grande catena in mano. Ed egli afferrò il dragone, l’originale serpente, che è il Diavolo e Satana, e lo legò per mille anni. . . .

      “E vidi dei troni, e vi eran quelli che sedettero su di essi, e fu data loro la potenza di giudicare. . . . Felice e santo è chiunque prende parte alla prima risurrezione; su questi non ha autorità la seconda morte, ma saranno sacerdoti di Dio e del Cristo, e regneranno con lui per i mille anni.

      “E vidi un nuovo cielo e una nuova terra; . . . Allora udii un’alta voce dal trono dire: ‘Ecco, la tenda di Dio è col genere umano ed egli risiederà con loro . . . ed egli asciugherà ogni lagrima dai loro occhi, e la morte non sarà più, né vi sarà più cordoglio né grido né pena. Le cose precedenti sono passate’”. — Riv. 20:1-6; 21:1-4.

      SPIEGATO UN “SACRO SEGRETO”

      11. Perché si può dire che la speranza del millennio rivelata da Gesù corrisponde all’originale speranza messianica degli ebrei?

      11 Non notate la somiglianza fra questa descrizione del regno millenario di Cristo e l’originale speranza messianica degli ebrei, “la speranza di un ideale futuro messianico . . . un’età d’oro di paradisiaca beatitudine . . . un mondo di pace e armonia perfette fra tutte le creature . . . ‘nuovi cieli e nuova terra’”, per citare di nuovo l’enciclopedia ebraica (The Jewish Encyclopedia)?a

      12, 13. Cosa mostra che i discepoli di Gesù si aspettavano ancora un regno terreno del Messia?

      12 Innegabilmente, però, ci sono certi particolari importanti relativi al regno messianico che gli ebrei non comprendevano e che perfino i dodici apostoli e altri primi discepoli di Cristo trovavano difficile capire. Poco dopo aver pronunciato il Sermone del Monte, nel quale insegnò ai suoi discepoli a pregare per la venuta del regno di Dio e perché la volontà di Dio fosse fatta come in cielo così in terra, Gesù disse ai discepoli: “A voi è stato dato il sacro segreto del regno di Dio, ma per quelli di fuori ogni cosa avviene in illustrazioni”. — Mar. 4:11.

      13 Per tutto il suo ministero terreno, Gesù insegnò ai suoi discepoli molte cose riguardanti il regno messianico. Perfino dopo la sua morte, fino al momento di ascendere al suo Padre celeste, egli continuò a insegnare loro “le cose concernenti il regno di Dio”. Eppure, nonostante ciò, proprio l’ultima domanda rivoltagli fu: “Signore, ristabilirai in questo tempo il regno d’Israele?”, domanda che rivelava che essi si aspettavano ancora che il Messia ristabilisse il regno materiale di Israele. (Atti 1:3, 6) Avevano ragione di pensare che il regno messianico riguardasse il dominio, un governo, ma si sbagliavano a credere che il Messia avrebbe regnato qui sulla terra e che il suo governo sarebbe stato esclusivamente giudaico.

      14. (a) Cosa permise ai discepoli di Cristo di liberarsi della loro erronea speranza? (b) Quali importanti aspetti del “sacro segreto” i primi cristiani cominciarono gradualmente a capire?

      14 Solo dopo il versamento dello spirito santo alla Pentecoste i discepoli di Cristo si liberarono del concetto di un regno messianico in senso nazionalista e cominciarono a capire nuovi e importanti aspetti del “sacro segreto del regno di Dio”. Un aspetto di questo “sacro segreto” era che il Messia sarebbe stato un re celeste e che il suo governo avrebbe avuto sede in cielo. (Giov. 18:36; Atti 2:32-36; I Tim. 3:16) Altri aspetti di questo “sacro segreto” — verità nuove e rivoluzionarie per fedeli menti giudaiche plasmate dalle Scritture e non dalla filosofia greca — erano che un limitato numero di esseri umani sarebbero stati scelti come “santi” perché fossero uniti al Messia nel suo regno, che avrebbero regnato con lui in cielo e che sarebbero stati scelti non solo fra i giudei, ma anche fra i gentili o non giudei. — Dan. 7:13, 14, 27; Luca 12:32; 22:28-30; Giov. 14:1-3; Efes. 3:3-6; Col. 1:26, 27.

      UNA SPERANZA NUOVA E RIVOLUZIONARIA

      15. Perché l’idea stessa di andare in cielo era rivoluzionaria per il fedele rimanente giudaico?

      15 Tutto questo era abbastanza nuovo. Come abbiamo già visto nell’articolo “Origine della speranza del millennio”, l’iniziale speranza messianica degli ebrei era una speranza terrena, e fu solo a motivo dell’influenza di false tradizioni religiose e della filosofia che, in un periodo molto tardo della loro storia, alcuni di loro cominciarono a credere nell’immortalità dell’anima. Il fedele rimanente giudaico che si attenne alle ispirate Scritture Ebraiche e accettò Gesù come vero Messia non credeva certamente nell’immortalità innata. Per loro l’idea di un Messia che avrebbe governato la terra dal cielo e quella di diventare essi stessi re insieme a lui in cielo sembrava del tutto rivoluzionaria.

      16. Cosa scrisse Pietro circa questa nuova e rivoluzionaria speranza?

      16 In una lettera ai primi cristiani che avevano ricevuto questa speciale chiamata per essere sacerdoti e re con il celeste Messia, l’apostolo Pietro scrisse: “Benedetto sia l’Iddio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, poiché secondo la sua grande misericordia ci ha rigenerati a una speranza viva mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per un’eredità incorruttibile e incontaminata e durevole. Essa è riservata nei cieli per voi . . . Ma voi siete ‘una razza eletta, un regal sacerdozio’”. — I Piet. 1:3, 4; 2:9.

      17. Come mostrò Paolo che la chiamata alla vita celeste era qualcosa di nuovo?

      17 Anche l’apostolo Paolo scrisse riguardo a questa eccezionale chiamata alla vita celeste, dicendo: “Egli ci ha salvati e ci ha chiamati con una santa chiamata . . . ora è stata resa chiaramente evidente per mezzo della manifestazione del nostro Salvatore, Cristo Gesù, che ha abolito la morte ma ha sparso la luce sulla vita e sull’incorruzione”. (II Tim. 1:9, 10) Se il fedele rimanente dei giudei sperava già di vivere in cielo, che bisogno c’era che Cristo ‘spargesse luce’ su questa “santa chiamata” all’incorruzione? Questa chiamata alla vita celeste era chiaramente qualcosa di assolutamente nuovo per quei primi cristiani scelti fra giudei e gentili.

      LA SPERANZA CELESTE PER UN LIMITATO NUMERO DI “ELETTI”

      18, 19. Spiegate in che modo la seconda lettera di Paolo a Timoteo e la prima lettera di Pietro indicano che non tutti quelli che sperano di vivere per sempre saranno re e sacerdoti con Cristo in cielo. (Riv. 5:9, 10)

      18 Tutti quelli che accettano Cristo e che sperano di vivere per sempre ricevono questa “santa chiamata” alla vita incorruttibile nei cieli? Indicando che questa speciale chiamata è rivolta a un limitato numero di “eletti”, Paolo aggiunge: “Per questo motivo continuo a sopportare ogni cosa per amore degli eletti, affinché essi pure ottengano la salvezza unitamente a Cristo Gesù con gloria eterna. Fedele è la parola: Certamente se morimmo insieme, pure vivremo insieme; se continuiamo e perseverare, insieme pure regneremo”. — II Tim. 2:10-12.

      19 Se tutti i salvati fossero chiamati alla “gloria eterna” per ‘regnare insieme’ a Cristo Gesù, su chi regnerebbero? E se tutti diventassero “un regal sacerdozio”, a favore di chi svolgerebbero il loro ufficio di sacerdoti regali?

      20. In che modo la lettera di Paolo ai galati e quella ai romani mostrano che il numero degli israeliti spirituali è limitato?

      20 Considerate quanto segue: Nella sua lettera ai galati, Paolo dice che i cristiani scelti fra giudei e non giudei che sono stati “battezzati in Cristo” ‘sono realmente seme di Abraamo, eredi secondo la promessa’ e li chiama ‘l’Israele di Dio’. (Gal. 3:26-29; 6:16) E nella sua lettera ai romani, lo stesso apostolo parla del “sacro segreto” secondo cui Dio ha chiamato i non giudei a causa della “mancanza di fede” di molti giudei, e aggiunge — questo è un punto fondamentale — “finché non sia venuto il completo numero delle persone delle nazioni”. “In questa maniera”, spiega l’apostolo (cioè grazie al fatto che vengano chiamate persone di fra i gentili per completare il numero richiesto), “tutto Israele sarà salvato”. Ovviamente qui si parla dell’Israele spirituale, gli “eletti” di fra giudei e non giudei che sono “realmente ‘Israele’” o “veramente Israele”. — Rom. 11:7, 17-26; 9:6 (The New English Bible); 2:28, 29.

      21. (a) Quanti sono gli israeliti spirituali? (b) Quale versetto dimostra che non sono scelti fra gli angeli?

      21 Poiché i non giudei avrebbero ricevuto questa “santa chiamata” solo finché non fosse stato raggiunto “il completo numero” di quelli che formano l’“Israele di Dio”, logicamente il numero di questi israeliti spirituali è limitato. Ebbene, quanti sono? Si veda Rivelazione 7:1-8. Lì è precisato il numero dei cristiani che sono ‘suggellati’ perché divengano parte dell’Israele spirituale. Che questo numero limitato non venga scelto fra gli angeli è dimostrato da Rivelazione 14:1-4, dove è detto che questo stesso numero di individui sono stati “comprati dalla terra”, “comprati di fra il genere umano come primizie a Dio e all’Agnello”.

      22. Che speranza scritturale hanno i 144.000?

      22 La speranza scritturale di questi 144.000 cristiani generati e unti con lo spirito è una speranza celeste. Dopo aver preso parte alla “prima risurrezione”, “saranno sacerdoti di Dio e del Cristo, e regneranno con lui per i mille anni”. — Riv. 20:6.

      23. Quali domande sono suscitate dalle parole “primizie” e ‘regnare’?

      23 Ma se questi “eletti” sono “primizie”, devono essere logicamente seguiti da altri frutti. E se devono ‘regnare’, chi saranno i loro sudditi e quale speranza hanno questi ultimi? Lo vedremo in seguito approfondendo l’argomento.

      [Nota in calce]

      a Vedi l’articolo “Origine della speranza del millennio”, a pagina 4 di questo stesso numero.

      [Riquadro a pagina 14]

      Papia di Gerapoli, Ireneo di Lione e Giustino Martire — “santi” e “Padri” del II secolo riconosciuti dalla Chiesa Cattolica — erano tutti millenaristi. — The Catholic Encyclopedia.

      [Riquadro a pagina 15]

      Nella loro lotta contro la speranza del millennio, il presbitero romano Caio e “San” Dionigi arrivarono a negare l’autenticità della Rivelazione ricevuta dall’apostolo Giovanni. — Dictionnaire de Théologie Catholique.

      [Immagine a pagina 17]

      Durante il Millennio, Gesù regnerà dal cielo su una terra riportata in condizioni paradisiache

  • Trionfa la speranza del millennio
    La Torre di Guardia 1981 | 15 ottobre
    • Trionfa la speranza del millennio

      1. Quali domande furono suscitate dalla venuta del Messia?

      Quando fu arrivato, il Messia lungamente atteso dagli ebrei confermò la loro credenza originale in una vita futura ottenibile mediante la risurrezione? O si espresse a favore del concetto pagano dell’immortalità innata dell’anima che essi avevano da poco accettato? Parlando di una speranza celeste, Gesù Cristo volle dire che tutti i salvati sarebbero andati in cielo? Oppure sia le Scritture Ebraiche che quelle Greche Cristiane offrono a milioni di persone la speranza di vivere eternamente sulla terra?

      VITA FUTURA MEDIANTE LA RISURREZIONE

      2. Cosa insegnò Gesù circa la speranza della vita futura?

      2 Lungi dall’insegnare il concetto pagano dell’immortalità innata dell’anima umana, Gesù indicò che qualsiasi speranza di vita futura dipende dalla risurrezione. Egli disse: “Poiché come il Padre ha in sé la vita, così ha concesso anche al Figlio d’avere in sé la vita. E gli ha dato autorità di giudicare, perché è Figlio dell’uomo. Non vi meravigliate di questo, perché l’ora viene in cui tutti quelli che sono nelle tombe commemorative udranno la sua voce e ne verranno fuori, quelli che hanno fatto cose buone alla risurrezione di vita, quelli che hanno praticato cose vili alla risurrezione di giudizio”. — Giov. 5:26-29.

      3. Cosa ammettono ora alcuni teologi della cristianità riguardo all’anima?

      3 È interessante che in seno alla cristianità alcuni teologi moderni cominciano ad accettare l’idea che l’immortalità innata non ha il sostegno né delle Scritture Ebraiche né di quelle Greche Cristiane. Per esempio un dizionario teologico (The New International Dictionary of New Testament Theology, 1978, Vol. 3) mette in risalto che “nell’Antico Testamento è sconosciuto il concetto di un’anima distinta dal corpo o di un’anima che dopo la morte si separa dal corpo”. E ancora: “Matt. 10:28 non insegna la potenziale immortalità dell’anima, ma l’irreversibilità del giudizio di Dio contro gli impenitenti. . . . Il Nuovo Testamento considera essenzialmente l’uomo come un tutt’uno e promette la trasformazione dell’intera persona, e non semplicemente la sopravvivenza di una parte. . . . non può esserci immortalità senza prima una risurrezione”.

      UNA SPERANZA CELESTE E UNA SPERANZA TERRENA

      4. Quale insegnamento accettano i testimoni di Geova, ma cosa negano e perché?

      4 I testimoni di Geova non negano che le Scritture Greche Cristiane insegnino che alcuni cristiani ricevono la “chiamata celeste”. (Ebr. 3:1) Ciò che effettivamente negano è che tale “chiamata celeste” annulli l’originale proposito di Dio di far trasformare la terra in un paradiso e di farla popolare da una giusta umanità. Non possono accettare l’idea che tutte le profezie delle Scritture Ebraiche riguardanti la restaurazione del paradiso sulla terra siano divenute lettera morta. Ne sono più che convinti perché la promessa di una “nuova terra” in cui “dimorerà la giustizia” è confermata nelle Scritture Greche Cristiane. — II Piet. 3:13; Riv. 21:1-4.

      5, 6. In che modo la Bibbia spiega la duplice speranza scritturale: (a) celeste? (b) terrena?

      5 Un serio studio della Bibbia ha portato i testimoni di Geova a credere che la speranza scritturale cristiana è duplice: il dono dell’immortalità in cielo per un gruppo limitato, e la vita eterna sulla terra per la maggioranza. La speranza celeste di ‘regnare’ con Cristo è una “grazia” o “immeritata benignità” concessa a 144.000 “eletti” a cominciare dagli apostoli e dai primi discepoli di Cristo. (Luca 12:32; Rom. 5:17; 8:33; Riv. 5:9, 10; 7:1-4; 14:1-4) Di questi, solo pochi “rimanenti” di coloro che sono ‘sopravvissuti alla presenza del Signore’ sono attualmente in vita sulla terra. — I Tess. 4:14-17; Riv. 12:17.

      6 La speranza terrena è l’originale speranza che Adamo ed Eva avrebbero visto realizzarsi se fossero rimasti sotto la sovranità di Geova Dio e non avessero cercato l’indipendenza in campo morale. (Si vedano i primi tre capitoli di Genesi). L’uomo “è terrestre per natura”. (I Cor. 15:47, The Jerusalem Bible) Le sue aspirazioni e i suoi desideri naturali sono terreni. “I cieli appartengono a Geova, ma la terra l’ha data ai figli degli uomini”. (Sal. 115:16) E la Bibbia dice chiaramente che Geova ‘non creò la terra per nulla, ma la formò perché fosse abitata’. (Isa. 45:18) Perciò la speranza della vita eterna sulla terra in condizioni paradisiache è sia naturale che scritturale. Non è nulla di cui vergognarsi.

      LA SPERANZA DEL MILLENNIO PER DUE GRUPPI

      7. Quale speranza è offerta ai popoli della terra dalla promessa abraamica e dalla profezia di Daniele?

      7 Poiché i 144.000 israeliti spirituali sono il “seme” o “veri discendenti di Abraamo” e “veri eredi della sua promessa” (Gal. 3:26-29, Phillips), è giusto ricordare che la promessa fatta ad Abraamo diceva: “Per mezzo del tuo seme tutte le nazioni della terra di certo si benediranno”. (Gen. 22:16-18) Anche il profeta Daniele parlò di ‘popoli, gruppi nazionali e lingue’ sui quali il “figlio d’uomo”, Gesù Cristo, eserciterà dai “cieli” “il regno e il dominio”. Egli farà questo insieme agli “eletti”, qui chiamati “i santi dell’Altissimo”. — Dan. 7:13, 14, 27, nota in calce nell’edizione inglese del 1971; II Tim. 2:10.

      8. Cosa indica che Paolo e Giovanni sapevano che la salvezza non era limitata agli “eletti”?

      8 I primi cristiani non erano certo all’oscuro di queste profezie che parlano di due gruppi: il “seme” e le “nazioni”, i “santi” e i “gruppi nazionali”. A conferma di ciò l’apostolo Paolo, dopo aver parlato di quelli che saranno “coeredi di Cristo” e che saranno ‘glorificati insieme a lui’ in cielo, parla della “creazione” umana, la cui “ansiosa aspettazione” è di essere “resa libera dalla schiavitù alla corruzione”, cioè al peccato, e di avere “la gloriosa libertà dei figli di Dio”. (Rom. 8:15-21) Scrivendo a cristiani che come lui avevano la speranza celeste, l’apostolo Giovanni parla di Cristo come di “un sacrificio propiziatorio per i nostri peccati [quelli degli “eletti”], e non solo per i nostri ma anche per quelli di tutto il mondo”. — I Giov. 2:2; 3:1-3.

      9. (a) Quali visioni Giovanni aveva probabilmente avuto quando scrisse la sua prima lettera? (b) In che modo esse confermano l’esistenza di due gruppi di salvati?

      9 Quando scrisse queste parole, molto probabilmente Giovanni aveva già ricevuto la Rivelazione, nella quale, dopo aver visto i 144.000 “suggellati” israeliti spirituali, vide “una grande folla, che nessun uomo poteva numerare, di ogni nazione e tribù e popolo e lingua”. Queste persone sopravvivono alla “grande tribolazione” e vengono guidate dall’“Agnello”, Cristo Gesù, “alle fonti delle acque della vita”. (Riv. 7:4-17) E fu in quella stessa Rivelazione che Giovanni ebbe anche una visione del regno millenario di Cristo, nella quale ancora una volta sono menzionati due gruppi: quelli che ‘prendono parte alla prima risurrezione’, i quali “regneranno”, e il “genere umano”, che sarà benedetto da Dio come “suoi popoli”. — Riv. 20:1–21:8.

      10. Quali due gruppi oggi nutrono la speranza del millennio, e quale raffronto si può fare circa la loro consistenza numerica?

      10 Oggi la speranza del millennio trionfa nel cuore degli appartenenti al “piccolo gregge” chiamati a ‘sedere su troni’ in cielo con Cristo per regnare per mille anni. (Luca 12:32; 22:28-30) La speranza del millennio è condivisa anche dai componenti della “grande folla” che si sono uniti al rimanente degli unti cristiani nel proclamare “questa buona notizia del regno . . . in testimonianza a tutte le nazioni”. (Matt. 24:14) Questi due gruppi erano presenti alla celebrazione del Pasto Serale del Signore tenuta il 31 marzo 1980. In tutto il mondo quelli che presero gli emblemi del pane e del vino furono solo 9.564, davvero un piccolo ‘rimanente’ rispetto ai 144.000 che devono regnare con Gesù nel suo regno millenario. Ma insieme a loro erano presenti in veste di osservatori altre 5.717.092 persone, che hanno mostrato così il loro apprezzamento per la grandiosa disposizione di Geova resa possibile dal sacrificio di suo Figlio. Esse si rallegrano alla prospettiva di vivere eternamente su una terra paradisiaca.

      LA SPERANZA DEL MILLENNIO È ANCORA VIVA!

      11. Quando e come la speranza del millennio diverrà realtà?

      11 Sì, oggi la speranza del millennio è ancora vivissima. Si realizzerà dopo la “grande tribolazione” quando Cristo e i 144.000 “eletti” inizieranno a regnare in cielo per mille anni, e la “grande folla” di persone simili a pecore, insieme a miliardi di risuscitati sulla terra, cominceranno a ricevere indicibili benedizioni nel reame terrestre del regno messianico. — Matt. 25:34; Riv. 20:12, 13.

      12. Come definisce il millennio un’enciclopedia?

      12 Oggi l’umanità ha un disperato bisogno di questa speranza. I saggi del mondo sanno dell’esistenza di questa speranza. Infatti un’opera di consultazione (la Macropædia della Britannica, 1977) definisce così il millennio: “Questo periodo di mille anni, noto come il millennio, è considerato un tempo in cui, in virtù della potenza di Dio, finalmente si realizzeranno le aspirazioni umane di pace, il male non ci sarà più e la giustizia trionferà in tutta la terra. . . . il millenarismo si interessa delle prospettive terrene della comunità umana. . . . il millenarismo cerca di rispondere in toni vividi a domande come queste: Quale sarà la fine ultima di questo mondo? L’umanità vedrà mai realizzarsi l’eterno sogno di abitare in un paradiso terrestre, oppure tutti gli uomini saranno distrutti in un cataclisma di fuoco determinato dalla loro stessa follia o dal giudizio di Dio?”

      13. (a) Credete che la terra sarà distrutta in un “cataclisma di fuoco”? Perché date questa risposta? (b) Qual era il proposito originale di Dio per la terra?

      13 Per certi autori di enciclopedie e capi religiosi privi di fede, queste domande possono avere un interesse puramente accademico. Ma per molte persone sincere di ogni paese si tratta di problemi concreti, scottanti, che hanno a che fare con la vita attuale. I testimoni di Geova hanno trovato la risposta a queste domande nella Bibbia. Per loro la speranza di vivere per sempre “in un paradiso terrestre” non è un “eterno sogno”. Questa speranza poggia su solide fondamenta, essendo basata su un attento studio della Bibbia. Sia le Scritture Ebraiche che quelle Greche indicano che Dio non permetterà ai malvagi di distruggere la terra “in un cataclisma di fuoco”. (Riv. 11:18; Isa. 45:18) Né la distruggerà Dio stesso. (Sal. 104:5) Dopo aver creato l’uomo e averlo posto in un paradiso circoscritto, Dio gli rivelò il Suo proposito, cioè che l’uomo ‘soggiogasse’ la terra, estendendo le condizioni paradisiache a tutto il pianeta, e ‘la empisse [non disse di sovrappopolarla]’ di una giusta razza di uomini e donne ‘fatti a immagine di Dio’. — Gen. 1:26-28; 2:15.

      14. Che posto occupa la speranza del millennio nell’“eterno proposito” di Dio?

      14 Questa è ancora la “volontà” di Dio, che sarà compiuta “come in cielo così in terra” mediante il suo regno messianico. (Matt. 6:10, CEI) L’intero tenore della Bibbia indica al di là di qualsiasi dubbio che Dio non ha abbandonato il suo proposito originale. (Isa. 46:9, 10) Il millennio, cioè il regno millenario di Cristo, trova la sua collocazione nell’“eterno proposito” di Dio, una parte del quale è di “radunare di nuovo tutte le cose nel Cristo, le cose che sono nei cieli e le cose che sono sulla terra”. (Efes. 3:11; 1:8-10) In altre parole il millennio non è fine a se stesso; è un mezzo per raggiungere un fine, cioè la realizzazione dell’originale proposito di Dio per la terra.

      NON È UN “SOGNO MATERIALISTICO”

      15, 16. Come ha chiamato la speranza del millennio un sacerdote cattolico, ma cosa sembra aver dimenticato?

      15 Gli avversari religiosi deridono i testimoni di Geova perché predicano la speranza del millennio. Eppure questi schernitori considerano normalissimo mandare tutti i buoni in cielo e tutti i malvagi a subire il tormento eterno nell’inferno, lasciando così la terra completamente fuori dell’“eterno proposito” di Dio. Per esempio il domenicano francese H. C. Chéry, specializzatosi nel criticare i testimoni di Geova, chiama la speranza di un paradiso restaurato sulla terra “un sogno materialistico”.

      16 Innanzi tutto questo sacerdote cattolico dovrebbe ricordare che la speranza del millennio non è mai stata formalmente condannata o definita eretica dalla Chiesa Cattolica. Questo non è sorprendente, perché tale speranza si basa sulla Bibbia ed era considerata “uno dei dogmi essenziali della fede cristiana” dalla maggioranza dei più antichi e stimati “padri della chiesa”. Anche Policarpo, Papia, Ireneo, Giustino Martire e Tertulliano credevano in “un sogno materialistico”?

      17. Perché nessuno può giustamente accusare i testimoni di Geova di coltivare “un sogno materialistico”?

      17 È vero che alcuni di loro, e altri in epoca successiva, fecero perdere credibilità alla speranza del millennio interpretandone le predette benedizioni in chiave carnale o addirittura socio-politica. Ma nessuno oggi può in buona fede accusare i testimoni di Geova di far questo. Anche ora, in un mondo dedito alla ricerca dei piaceri, questi cristiani lottano strenuamente contro il materialismo e la rilassatezza morale che potrebbero insinuarsi nella loro stessa vita e nelle loro congregazioni. Danno risalto ai valori spirituali. Si rendono pienamente conto che chi cadesse vittima del materialismo in questo “tempo della fine” potrebbe non vedere mai il millennio. (Luca 21:34-36; Dan. 12:4) Inoltre non sperano affatto di realizzare il millennio tramite programmi umani di riforma sociale. Confidano interamente nell’intervento di Dio tramite il suo re messianico. Al comando degli eserciti celesti questo “Re dei re” combatterà per porre fine a tutta la malvagità esistente sulla terra. — Riv. 19:11–20:3.

      PARADISO: SPIRITUALE E FISICO

      18. Perché ci aspettiamo che il paradiso spirituale si sviluppi ulteriormente durante il millennio?

      18 I testimoni di Geova stanno già vivendo in un paradiso spirituale. Inoltre attendono fiduciosamente di diventare più spirituali nel corso del regno millenario di Cristo, quando saranno “aperti” simbolici “rotoli” che riveleranno le esigenze di Dio. — Riv. 20:12.

      19. Perché il millennio richiederà notevole spirito di sacrificio e strenuo lavoro?

      19 Da un’attenta lettura delle scritture che parlano del regno millenario di Cristo (per esempio Rivelazione 20:11–21:8), i testimoni di Geova sanno anche che durante il millennio quelli che nutrono la speranza terrena dovranno essere disposti a prodigarsi in notevole misura. Ci sarà molto lavoro da fare per coltivare e abbellire la terra, ma non la coltiveranno egoisticamente per produrvi condizioni paradisiache a esclusivo beneficio loro e delle loro famiglie. Il regno millenario di Cristo sarà in effetti un “giorno” di giudizioa per quelli che sopravvivranno all’imminente “guerra del gran giorno dell’Iddio Onnipotente” (Atti 17:30, 31; Riv. 16:14, 16); sarà anche il giorno del giudizio per i milioni di morti che verranno risuscitati e giudicati secondo le opere che compiranno sulla terra paradisiaca. (Giov. 5:28, 29; Luca 23:42, 43) Quegli innumerevoli risuscitati dovranno essere altruisticamente educati nelle vie della giustizia da coloro che saranno già in vita sotto il regno millenario del Messia. (Confronta Isaia 11:1-9). Altro che “sogno materialistico”! Ci sarà moltissimo lavoro da svolgere anche a livello spirituale.

      20. Cosa avverrà quando i mille anni saranno finiti, e con quale prospettiva per le persone fedeli?

      20 Cosa ancora più importante, il millennio sarà solo l’inizio. Dopo una prova finale, quando i mille anni saranno finiti, gli uomini e le donne che saranno rimasti fedeli alla sovranità universale di Dio riceveranno la vita eterna sulla terra paradisiaca.b — I Cor. 15:24-28; Riv. 20:7-10.

      UNA SPERANZA CHE PUÒ ESSERE VOSTRA

      21, 22. (a) Cosa sono sempre lieti di fare i testimoni di Geova? (b) Qual è la loro speranza per il prossimo futuro?

      21 Questa è la speranza che ora hanno più di 2.000.000 di cristiani testimoni di Geova in oltre 200 paesi. È vivissima nella loro mente e nel loro cuore, tanto che sono sempre lieti di spiegare ad altri la ‘ragione della propria speranza’. — I Piet. 3:15.

      22 Gli avvenimenti mondiali che dal 1914 stanno adempiendo la profezia biblica indicano che stiamo vivendo nel “tempo della fine” e che si avvicina un “tempo d’angustia” senza precedenti. (Dan. 12:1-4; Matt. 24:3-21) Al rimanente degli “eletti” e alla “grande folla” di loro compagni è stata promessa la sopravvivenza attraverso quella “grande tribolazione”. (Matt. 24:22; Riv. 7:9, 10, 14) In seguito le loro rispettive speranze relative al millennio saranno realizzate. Ci credete? “L’Iddio che dà speranza vi empia di ogni gioia e pace mediante il vostro credere, affinché abbondiate nella speranza”. — Rom. 15:13.

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