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Michea prevede la manifestazione del giudizio divinoLa Torre di Guardia 1950 | 1° gennaio
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13 Proseguendo nella lettura, rammenta il dolore provato nel vedere in Israele che gli ufficiali negavano giustizia al popolo e lo trattavano come una bestia da preda. Si rallegra nel messaggio che Geova gli fece scorgere e proclamare: “Ascoltate, vi prego, o capi di Giacobbe, e voi magistrati della casa d’Israele: Non spetta a voi conoscer ciò ch’è giusto? Ma voi odiate il bene e amate il male, scorticate il mio popolo e gli strappate la carne di sulle ossa. Costoro divorano la carne del mio popolo, gli strappan di dosso la pelle, gli fiaccan le ossa; lo fanno a pezzi come ciò che si mette in pentola, come carne da metter nella caldaia. Allora grideranno all’Eterno, ma egli non risponderà loro; in quel tempo, egli nasconderà loro la sua faccia, perchè le loro azioni sono state malvage”. (Mich. 3:1-4) Michea si sentiva spesso nauseato del falso culto reso fortemente commerciabile dal clero ingannatore d’Israele. Come Geova descrive bene la loro impostura! — “Gridano: ‘Pace, quando i loro denti han di che mordere, e bandiscono la guerra contro a chi non mette loro nulla in bocca”. (Mich. 3:5) Com’è pieno di gratitudine Michea d’aver sempre, durante tutto il suo lungo e fedele ministero, potuto dire: “Ma, quanto a me, io son pieno di forza, dello spirito dell’Eterno, di retto giudizio e di coraggio, per far conoscere a Giacobbe la sua trasgressione, e ad Israele il suo peccato”. — Mich. 3:8.
Continuando a leggere rammenta l’appropriata risposta del re Ezechia alla parola di Geova che egli, Michea, aveva annunziata a tutto il popolo di Giuda: “Così dice l’Eterno degli eserciti: Sion sarà arata come un campo, Gerusalemme diventerà un monte di ruine, e la montagna del tempio, un’altura boscosa”. (Ger. 26:18; Mich. 3:12) Ezechia immediatamente manifestò timore di Geova, invocò il Suo favore, e Geova si pentì del male che aveva pronunziato contro di loro. (Ger. 26:10) Michea ringrazia tacitamente Geova d’averlo lasciato vivere per vedere tale giusto regno.
Michea trova sempre diletto rammentando la gloriosa visione che gli diede Geova della montagna del tempio innalzata fino a diventare la più alta montagna e delle lunghe turbe di gente che vi accorrono da ogni direzione, da ogni nazione. Ancora li ode dire: “‘Venite, saliamo al monte dell’Eterno e alla casa dell’Iddio di Giacobbe; egli c’insegnerà le sue vie, e noi cammineremo nei suoi sentieri!’ Poiché da Sion uscirà la legge, e da Gerusalemme la parola dell’Eterno”. — Mich. 4:1-2.
Egli continua a leggere lentamente, perchè ogni linea gli richiama molte memorie. Poi giunge a un punto che lo ha profondamente sempre interessato e imbarazzato. Quanto brama di poter solo sapere come avverrebbe il suo adempimento! “Ma da te, o Betheleem Efrata, piccola per esser fra i migliai di Giuda, da te mi uscirà colui che sarà dominatore in Israele, le cui origini risalgono ai tempi antichi, ai giorni eterni. Perciò egli li darà in man de’ loro nemici, fino al tempo in cui colei che deve partorire, partorirà; e il resto de’ suoi fratelli tornerà a raggiungere i figliuoli d’Israele”. (Mich. 5:1, 2) L’adempimento di ciò dev’essere un tempo beato, conclude egli. “Egli starà là e pascerà il suo gregge colla forza dell’Eterno, colla maestà del nome dell’Eterno, del suo Dio. E quelli dimoreranno in pace, perchè allora ei sarà grande fino all’estremità della terra”. — Mich. 5:3.
Michea continua a leggere fino alla fine del suo scritto. Il suo cuore emozionato è pieno di allegrezza e di gratitudine verso Geova per le continue affermazioni che il risultato del Suo divino giudizio proverà ch’Egli è il supremo Sovrano, che non v’è alcuno simile a Lui nell’universo. Si sente spinto a scrivere una preghiera finale: “Qual Dio è come te, che perdoni l’iniquità e passi sopra alla trasgressione del residuo della tua eredità? Egli non serba l’ira sua in perpetuo, perchè si compiace d’usar misericordia. Egli ritornerà ad aver pietà di noi, si metterà sotto i piedi le nostre iniquità, e getterà nel fondo del mare tutti i nostri peccati. Tu mostrerai la tua fedeltà a Giacobbe, la tua misericordia ad Abrahamo, come giurasti ai nostri padri, fino dai giorni antichi”. — Mich. 7:18-20.
Michea prefigurò i testimoni di Geova i quali oggi continuano a predicare che Geova è il giusto Sovrano dell’universo, e che alla fine distruggerrà tutti quelli che si oppongono al suo giusto governo. Come fece Michea, così essi pure continuano a ubbidire al comando di Geova di predicare, malgrado ciò che i Suoi avversari dicono loro, e anch’essi si rallegrano nelle preziose promesse di Geova e in preghiera esclamano, “Qual Dio è come te”?
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Isaia visse secondo il suo nomeLa Torre di Guardia 1950 | 1° gennaio
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Isaia visse secondo il suo nome
ISAIAa era corso al tempio per offrire a Geova i suoi sentiti ringraziamenti per la Sua salvazione del Suo popolo nel tempo di distretta quando aveva udito la lieta notizia che Geova aveva distrutto le truppe di 185.000 soldati di Sennacherib a Libna (732 a.C.). (Isa. 37:36; 33:2) Finita la sua preghiera di ringraziamento e di lode indugiava nei cortili del tempio. Mentre guardava verso l’ovest e vedeva l’edificio del tempio con il suo elevato portico ricordò la visione che Geova gli aveva data l’anno che morì il re Uzzia (775 a.C.). Gli era sembrato di essere nell’interno del tempio e di vedere Geova seduto su di un alto ed elevato trono, lo strascico delle sue vesti spiegato su tutto il pavimento del tempio. Indi aveva veduto serafini a sei ali che volteggiavano attorno a Lui e li aveva sentiti gridare l’uno all’altro ripetutamente: “Santo, santo, santo è l’Eterno degli eserciti! tutta la terra è piena della sua gloria!” (Isa. 6:1-3) Così forte era la loro voce che le soglie furono scosse fin dalle loro fondamenta. Allora la casa fu ripiena di fumo. La profondità della realizzazione di quale fosse la santità dello spettacolo fece gridare Isaia: “Ahi, lasso me, ch’io son perduto! Poiché io sono un uomo dalle labbra impure, e abito in mezzo a un popolo dalle labbra impure; e gli occhi miei han veduto il Re, l’Eterno degli eserciti!” — Isa. 6:4, 5.
Non aveva ancora finito di parlare quando uno dei serafini volò all’altare e prese un carbone ardente con le molle e volò alla volta di Isaia e con esso toccò le sue labbra e disse: “Ecco, questo t’ha toccato le labbra, la tua iniquità è tolta e il tuo peccato è espiato”. (Isa. 6:6, 7) Questo tolse l’angoscia d’Isaia e gli recò grande sollievo. Quindi udì la voce di Geova che diceva: “Chi manderò? E chi andrà per noi?” Al che Isaia disse: “Eccomi, manda me!” Così Geova disse: “Va’, e di’ a questo popolo: Ascoltate, sì, ma senza capire; guardate, sì, ma senza discernere! Rendi insensibile il cuore di questo popolo, rendigli duri gli orecchi, e chiudigli gli occhi, in guisa che non vegga co’ suoi occhi, non oda co’ suoi orecchi, non intenda col cuore, non si converta e non sia guarito!” Indi il profeta chiese: ‘Fino a quando, Signore?” Egli rispose: “Finché le città siano devastate e senza abitanti e non vi sia più alcuno nelle case e il paese sia ridotto in desolazione; finché l’Eterno abbia allontanati gli uomini, e la solitudine sia grande in mezzo al paese”. — Isa. 6:8-12.
Mentre Isaia ripensava ai 43 anni trascorsi, comprese che, proprio come Geova aveva detto, la sua predicazione era caduta su orecchie dure. Il profeta pensava al rifiuto dell’empio re Achaz di confidare nella parola di Geova, malgrado i diretti messaggi da parte di Geova che aveva fatto pervenire ad Achaz. Con cuore grato ricorda che per amor di Davide Geova non aveva permesso la congiurante coalizione di Retsin di Siria e Pekah d’Israele contro Giuda. La memoria dell’ascensione di Ezechia sul trono di Geova e della restaurazione della vera adorazione in tutto il paese portò un sorriso di gioia sulle labbra d’Isaia. Come aveva contrastato nettamente la successiva prosperità di Giuda con l’indebolimento e il definitivo esilio d’Israele (740 a.C.) per il rifiuto di questo di adorare Geova e dar retta ai suoi comandamenti! Come s’era rallegrato quando ebbe veduto alcuni Israeliti timorati di Dio, che non avevano dimenticato l’Iddio della loro salvezza, stabilirsi in Giuda, dove la Sua pura adorazione poteva essere compiuta! — Isa. 17:10.
Isaia pensava ai numerosi messaggi che Geova gli aveva dato da dispensare e di quanto si era rallegrato pronunziandoli, sovente accompagnato dai suoi fanciulli. Egli rammentava con gioia il tempo in cui Geova l’aveva ispirato a proclamare il cantico di lode, che attribuiva salvezza a Lui: “Io ti celebro, o Eterno [Geova, Am. Stan. Ver.]! Poichè, dopo esserti adirato con me, l’ira tua s’è calmata, e tu m’hai consolato. Ecco, Iddio è la mia salvezza, io avrò fiducia, e non avrò paura di nulla; poiché l’Eterno, l’Eterno è la mia forza ed il mio cantico, ed egli è stato la mia salvezza. Voi attingerete con gioia l’acqua dalle fonti della salvezza, e in quel giorno direte: Celebrate l’Eterno, invocate il suo nome, fate conoscere le sue opere tra i popoli, proclamate che il suo nome è eccelso! Salmeggiate all’Eterno, perchè ha fatte cose magnifiche; siano esse note a tutta la terra! Manda de’ gridi, de’ gridi di gioia, o abitatrice di Sion! poiché il Santo d’Israele è grande in mezzo a te”. — Isa. 12:1-6.
Isaia ricordava l’oracolo sull’Egitto che Geova gli aveva dato. Come lo aveva imbarazzato, specialmente quella parte che diceva: “In quel giorno, in mezzo al paese d’Egitto, vi sarà un altare eretto all’Eterno; e presso la frontiera, una colonna consacrata all’Eterno. Sarà per l’Eterno degli eserciti un segno e una testimonianza nel paese d’Egitto; quand’essi grideranno all’Eterno a motivo dei loro oppressori, egli manderà loro un salvatore e un difensore a liberarli”. (Isa. 19:19, 20) Egli s’era informato e aveva cercato diligentemente di capire di più relativamente a quel salvatore che Geova avrebbe provveduto. — 1 Piet. 1:10.
Mentre i suoi occhi sorvegliavano il monte del tempio di Geova ricordava un’altra profezia di salvezza: “L’Eterno degli eserciti preparerà su questo monte a tutti i popoli un convito di cibi succolenti, un convito di vini vecchi, di cibi succolenti, pieni di midollo, di vini vecchi, ben chiariti. Distruggerrà su quel monte il velo che copre la faccia di tutti i popoli, e la coperta stesa su tutte le nazioni. Annienterà per sempre la morte; il Signore, l’Eterno, asciugherà le lacrime da ogni viso, torrà via di su tutta la terra l’onta del suo popolo, perchè l’Eterno ha parlato. In quel giorno, si dirà: Ecco, questo è il nostro Dio: in lui abbiamo sperato, ed egli ci ha salvati. Questo è l’Eterno [Geova] in cui abbiamo sperato; esultiamo, rallegriamoci per la sua salvezza!” — Isa. 25:6-9.
In seguito Isaia ricordava il cantico il quale Geova aveva ispirato di predire che sarebbe stato cantato in Giuda, quello che dice all’inizio: “Noi abbiamo una città forte; l’Eterno vi pone la salvezza per mura e per bastioni. Aprite le porte ed entri la nazione giusta, che si mantiene fedele. A colui chè fermo nei suoi sentimenti tu conservi la pace, la pace, perchè in te confida. Confidate in perpetuo nell’Eterno, poiché l’Eterno, sì l’Eterno, è la roccia de’ secoli”. (Isa. 26:1-4) Ora avevano appena veduta una manifestazione della potenza della salvezza di Geova. Geova era veramente venuto e li aveva salvati per amor di se stesso e per amor del suo servitore Davide. — Isa. 33:6; 35:4; 37:35.
Alcuni giorni più tardi Isaia ricevette notizia che il re Ezechia era pericolosamente ammalato. Geova rivelò al profeta che Ezechia sarebbe morto; così Isaia andò al palazzo ed entrò nella camera ove giaceva il re. Sulla faccia di Ezechia vide uno sguardo di dolore e di supplicazione. Allora Isaia gli disse: “Così parla l’Eterno: Da’ i tuoi ordini alla tua casa, perchè sei un uomo morto, e non vivrai più”. Con uno sguardo di angoscia Ezechia voltò la faccia verso la parete. Isaia l’udì pregare a Dio. “O Eterno, ricordati, ti prego, che io ho camminato nel tuo cospetto con fedeltà e con cuore integro, e che ho fatto quel ch’è bene agli occhi tuoi!” Ed Ezechia pianse dirottamente. — Isa. 38:1-4.
Isaia, commosso per ciò che vedeva, lentamente se ne andò via, ma prima che fosse giunto oltre il centro del cortile, la parola di Geova pervenne a lui di nuovo, dicendo: “Va’ e di’ ad Ezechia: Così parla l’Eterno, l’Iddio di Davide, tuo padre: Io ho udita la tua preghiera, ho vedute le tue lacrime; ecco, io aggiungerò ai tuoi giorni quindici anni; libererò te e questa città dalle mani del re d’Assiria, e proteggerò questa città. E questo ti sarà, da parte dell’Eterno, il segno che l’Eterno adempirà la parola che ha pronunziata: ecco, io farò retrocedere di dieci gradini l’ombra dei gradini che, per effetto del sole, s’è allungata sui gradini d’Achaz. E il sole retrocedette di dieci gradini sui gradini dov’era disceso”. Isaia rapidamente si voltò e camminò in fretta da Ezechia con la buona notizia. — 2 Re 20:4; Isa. 38:4-8.
Poco tempo dopo che Geova aveva guarito Ezechia, Isaia vide una delegazione che veniva scortata al palazzo reale. Poteva notare dai loro vestiti e apparenza in generale che erano Babilonesi. Più tardi vide Ezechia che li accompagnava attorno alla città. Isaia era conturbato; ma allora Geova lo rese tutto chiaro a lui col messaggio che gli diede da pronunziare a Ezechia. Isaia andò al palazzo per comunicarglielo. Quando raggiunse il re, notò che Ezechia sembrava stranamente inorgoglito. Isaia gli disse: “Che hanno detto quegli uomini? e donde son venuti a te?” Ezechia rispose in tono orgoglioso: “Sono venuti a me da un paese lontano, da Babilonia”. Isaia ancora lo interrogò: “Che hanno veduto in casa tua?” Ezechia continuò nel suo tono altero: “Hanno veduto tutto quello ch’è in casa mia; non v’è nulla ne’ miei tesori ch’io non abbia mostrato loro”. — Isa. 39:1-4.
Allora Isaia gli disse solennemente: “Ascolta la parola dell’Eterno degli eserciti: Ecco, verranno dei giorni in cui tutto quello ch’è in casa tua e quello che i tuoi padri hanno accumulato fino a questo giorno sarà trasportato a Babilonia e non ne rimarrà nulla, dice l’Eterno. E vi saranno de’ tuoi figliuoli usciti da te e da te generati, che saranno presi e diventeranno degli eunuchi nel palazzo del re di Babilonia”. Mentre Isaia parlava, notò che lo sguardo di orgoglio scomparve dalla faccia di Ezechia e uno di umiliato dolore prese il suo posto. Quando Isaia ebbe finito, Ezechia disse con voce contrita: “La parola dell’Eterno che tu hai pronunziata, è buona”. — Isa. 39:5-8.
Isaia fu lieto di vedere Ezechia pentirsi del suo orgoglio, l’unico superbo orgoglio che Isaia avesse mai scorto in lui. Il profeta si rallegrò pure nel vedere gli abitanti di Gerusalemme umiliarsi quando conobbero i fatti. (2 Cron. 32:26) D’allora in poi Isaia vide che Iddio fece prosperare Giuda, vide Dio esaltato nel cospetto di tutte le nazioni per la salvezza ch’Egli aveva operato a pro del Suo popolo. (2 Cron. 32:23) Isaia ebbe il privilegio durante quel tempo prosperosamente beato di essere ispirato a pronunziare sublimi profezie, molte delle quali parlano circa la salvezza di Geova. (Capitoli 40 a 66)”Alzate gli occhi vostri al cielo, e abbassateli sulla terra! Poiché i cieli si dilegueranno come fumo, la terra invecchierà come un vestito; e i suoi abitanti parimente morranno; ma la mia salvezza durerà in eterno, e la mia giustizia non verrà mai meno”. — Isa. 51:6.
Isaia nella sua ferma condotta di sostenere la sovranità di Geova e di attribuire a lui tutta la salvezza prefigurava a volte Cristo Gesù stesso, che in ogni tempo ha sostenuto la sovranità ed il potere di salvezza di Geova. Proprio come coloro che ascoltarono il messaggio di Geova tramite Isaia ricevettero la Sua protezione e benedizione, così oggi quelli che danno retta al messaggio di Geova proveniente tramite il più grande Isaia, Cristo Gesù, ricevono la salvezza di Geova. Moltitudini ora che danno retta a quel messaggio dicono: “La salvezza appartiene all’Iddio nostro il quale siede sul trono, ed all’Agnello”. — Apoc. 7:10.
[Nota in calce]
a Il nome Isaia significa Salvezza di Geova.
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Esperienze di campoLa Torre di Guardia 1950 | 1° gennaio
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Esperienze di campo
MOSTRANDO AMORE ATTORNO A MEZZO GLOBO
Una delle altre “pecore del Signore” nella Nuova Zelanda che apprese del Suo regno dimostrò il suo amore per la sua famiglia attorno a mezzo globo trasmettendo loro la preziosa informazione che aveva ricevuto dalla Parola di Dio. Ella dice:
“Cominciai a scrivere intorno al Regno ai miei famigliari nella mia terra natìa di Scozia alcuni mesi dopo che i testimoni di Geova qui in Huntly incominciarono a studiare con noi. Io e il mio marito imparammo molto rapidamente da loro circa il nuovo mondo, e non passò molto tempo prima che lo trasmettessimo a tutti quelli che incontravamo. Dapprima mi sentivo timida di scrivere ai miei famigliari su questo, ma sapevo che così facendo avrei mostrato maggiormente il mio amore verso di loro. Allora mi misi all’opera, e la prima lettera consistè di dodici pagine con tutta l’evidenza e le scritture citate per controllare. Prima di questo avevo udito dalle mie sorelle che mia madre frequentava la chiesa presbiteriana dopo la morte di mio padre. Evidentemente aveva cercato conforto e guida spirituale e, quando udì e lesse di tanta conoscenza e cibo spirituale che stavamo ricevendo dai testimoni di Geova, disse che avevamo trovato qualcosa ch’essa aveva cercato per tutta la sua vita. Questo mi diede molto incoraggiamento di continuare a scrivere lettere alle persone di buona volontà, come, essendo stata separata da mia
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