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  • Ancora in vita l’antico culto dei serpenti
    Svegliatevi! 1978 | 8 luglio
    • dopo i convenevoli, introdusse subito il discorso relativo alle ‘nobili’ origini del culto cocullese, con una evidente punta di orgoglio.

      “Noi di Cocullo siamo i discendenti dell’antico popolo dei Marsi, gli incantatori di serpenti, i quali furono i primi ad offrire alla dea Angizia serpenti vivi, ogni primavera, per propiziarsela contro i morsi. Da che san Domenico operò poi miracoli simili nel nostro territorio, il vivente omaggio primaverile delle popolazioni di qui venne dedicato a lui. Sono circa mille anni che questa tradizione si ripete ininterrottamente. Fu infatti intorno all’anno 1000 che l’antico culto marso della dea Angizia assunse una fisionomia cristiana”.5

      Stupefatto da quelle inaspettate rivelazioni, gli posi subito la prima domanda che mi venne in mente: “E la Chiesa che ne pensa di queste origini così poco cristiane della festa?” Non sembrò molto turbato da quell’osservazione. Tranquillamente rispose che la Chiesa, non riuscendo a eliminare l’antico culto dei serpenti, così radicato in quelle popolazioni, cercò di dargli un’apparenza cristiana.6

      La processione

      Intorno a noi l’atmosfera si stava facendo intanto carica di animazione. Mancavano pochi minuti a mezzogiorno e la gente affluiva sul sagrato della chiesa per assistere alla comparsa della statua e dare inizio alla processione. Infatti, a mezzogiorno in punto, la statua comparve sulla porta della chiesa. Malgrado la gente che le si accalcava intorno, potei vedere che si trattava della classica rappresentazione di un “santo” di tipo cattolico, simile a mille altre. Era posta su un basamento di legno unito a quattro stanghe, pure di legno, per il trasporto. Quattro giovani la reggevano; e più tardi seppi che avevano ottenuto all’asta il diritto di tenere le stanghe. I serpari si accostarono e cominciarono a offrire il loro omaggio. I serpenti sembravano trovarsi perfettamente a loro agio sulla statua: si incollavano con estrema facilità al volto, al petto, intorno alle braccia e al collo, fino a costituire un unico groviglio da cui soltanto le teste emergevano. Non è facile dimenticare quell’idolo così addobbato, ondeggiante sulle spalle dei portatori e circondato dalla folla dei pellegrini.

      La processione era preceduta dai sacerdoti della zona, dalla banda musicale e da ragazze in costume locale che cantavano un canto religioso. Seguivano altre due ragazze che portavano sul capo due grosse ceste contenenti cinque grosse ciambelle. Chiesi al mio nuovo accompagnatore alcune spiegazioni su quei dolci.

      “Si tratta di focacce rituali, preparate secondo un’antica ricetta; sono riservate ai portatori della statua a fine processione”.

      “Hanno qualche significato particolare?” chiesi ancora.

      “Sembra siano simbolo di fertilità anche per la loro forma vaginale”.7

      C’era un altro particolare che mi interessava: “La statua tiene nella mano sinistra una specie di ferro di cavallo. Cos’è?”

      “È una riproduzione del ferro della mula lasciato a Cocullo da san Domenico. Quando si rese conto di non poter pagare l’esosa cifra richiestagli dal fabbro, che aveva ferrato il suo animale, ordinò a quest’ultimo di restituire il ferro; e la mula scalciando ubbidì”.8

      “È il ferro che lasciò col dente, vero?”

      “Esatto, e furono lasciati come una testimonianza del potere del santo sui mali degli animali e degli uomini”.

      “E sono efficaci?”

      “Sembra di sì. Da ogni parte accorrono qui a Cocullo uomini e donne morsicati da animali velenosi e cani idrofobi. Il bacio del dente produce benefici immediati. D’altro canto, il ferro della mula è usato con altrettanta efficacia sugli animali. La gente dice che una volta un branco di cani, che erano stati a contatto con bestie idrofobe, fu condotto al santuario. Il prete invocò su di essi l’aiuto del santo, servendosi del ferro della mula. Pare comunque che ancor prima di arrivare in paese il branco si fosse calmato improvvisamente”.

      Il culto più antico del mondo

      Non v’è dubbio, è stata un’esperienza interessante, anche se deprimente dal punto di vista religioso. Mentre la processione, fra due ali di folla, si allontanava, ciò che avevo visto mi richiamava ora alla mente la visione che venne mostrata da Dio all’antico profeta Ezechiele, nel contaminato tempio di Gerusalemme del suo giorno: “Entrai e vidi ogni sorta di rettili e di animali abominevoli e tutti gli idoli del popolo d’Israele . . . e settanta anziani della casa d’Israele . . . in piedi, davanti ad essi, . . . mentre il profumo saliva in nubi d’incenso”. (Ezec. 8:10, 11, edizione ufficiale cattolica della CEI) In altre parole, una forma di adorazione della creatura animale, simile a quella che l’apostolo Paolo attribuì ai pagani: “Hanno cambiato la gloria dell’incorruttibile Dio con l’immagine e la figura dell’uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili. . . . poiché essi hanno cambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno venerato e adorato la creatura al posto del Creatore”. — Rom. 1:23, 25, CEI.

      Quale perversione da parte di una religione che si professa cristiana, ma che si è contaminata incorporando abominevoli riti pagani che risalgono alla notte dei tempi; forse proprio al primo atto di omaggio idolatrico compiuto dall’uomo: l’ubbidienza alla voce dell’originale serpente dell’Eden, “colui che è chiamato Diavolo e Satana, che svia l’intera terra abitata”. — Gen. 3:4-6; Riv. 12:9.

      RIFERIMENTI

  • La legge danese è in conflitto con la libertà di coscienza?
    Svegliatevi! 1978 | 8 luglio
    • La legge danese è in conflitto con la libertà di coscienza?

      Dal corrispondente di “Svegliatevi!” in Danimarca

      LA LEGGE danese è forse in conflitto con un principio di libertà riconosciuto a livello internazionale? Sembra di sì, a giudicare dalla decisione emanata qualche mese fa dalla Corte Suprema di Danimarca.

      Il principio è incluso nella Convenzione Internazionale per i Diritti Civili e Politici, sottoscritta dalla Danimarca nel 1971. Secondo questo principio non si può essere puniti più di una volta per un’unica infrazione di una legge.

      Tuttavia, la Corte Suprema della Danimarca ha deciso che si può essere condannati due volte per la stessa infrazione. La decisione riguarda coloro che fanno obiezione di coscienza al servizio militare obbligatorio o al servizio alternativo.

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