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  • Domande dai lettori (1)
    La Torre di Guardia 1958 | 1° aprile
    • Domande dai lettori

      ◆ Giovanni 8:58, secondo la Versione Riveduta, dice: “In verità, in verità vi dico: Prima che Abramo fosse nato, io sono”. Ma la Traduzione del Nuovo Mondo dichiara: “Gesù disse loro: ‘Verissimamente io vi dico: Prima che Abrahamo fosse venuto all’esistenza, io sono stato’”. Perché la Traduzione del Nuovo Mondo usa “io sono stato” invece di “io sono”? — R. B., Stati Uniti.

      Il verbo greco usato qui, eimì, è letteralmente al tempo presente, ma poiché è preceduto da un infinito aoristo che si riferisce al passato di Abrahamo, il verbo greco eimì deve essere considerato un presente storico. A proposito del presente storico la Greek Grammar di Hadley e Allen (inglese) dice nella sezione 828: PRESENTE STORICO. — Nella narrazione vivace, un avvenimento passato è spesso considerato ed espresso al presente: . . . In questo uso il presente è liberamente sostituito ai tempi passati . . ”.

      A Grammar of the Greek New Testament in the Light of Historical Research (inglese) di A. T. Robertson, nel capitolo “Il presente storico”, pagine 866-869, dice: “Questa vivace espressione è popolare in tutte le lingue, specialmente nel dialetto. . . . è molto più frequente in greco che in inglese ed è una sopravvivenza del ‘ceppo originale delle nostre lingue’. ‘Esso precede la data dell’uso dell’imperfetto e aoristo’. . . . È abbastanza comune nei LXX [Versione dei Settanta], . . . Hawkins trova 337 volte il presente storico nei LXX. Anche Giuseppe Flavio lo usa. Gli esempi del Nuovo Testamento sono quindi ‘drammatici’. Il presente storico non è sempre aoristico. Potrebbe essere continuativo come l’imperfetto. . . . Hawkins . . . trova 93 presenti storici in Matteo (15 di questi nelle Parabole), ma 162 in Giovanni e 151 in Marco. È raro nel resto del Nuovo Testamento. È molto frequente in Marco, Giovanni, Matteo e in quest’ordine. . . ”.

      Se esaminerete la Traduzione del Nuovo Mondo troverete che escluso il libro finale di Apocalisse il presente storico non è reso come tale nella traduzione, ma se il contesto lo richiede il presente storico è tradotto al passato. Spesso nelle Bibbie italiane il presente storico è tradotto con tempi passati come in Giovanni 1:29-42 ed anche Marco 1:12, 13. Per un esempio di come il greco mischia il presente storico con i tempi passati, si veda Giovanni capitolo 20 nella traduzione di Marco Sales O.P.

      I migliori traduttori moderni della Bibbia riconoscono che un presente storico greco in un contesto al tempo passato è tradotto appropriatamente con un tempo passato. Il dottor James Moffatt faceva parte del Comitato della Versione Standard Riveduta della Bibbia, e notate come traduce Giovanni 8:58 nella sua versione (inglese):” ‘Veramente, veramente io vi dico’, disse Gesù, ‘Io sono esistito prima che Abrahamo nascesse’”.

      Il professor E. J. Goodspeed era membro del Comitato della Bibbia Standard Americana, e la sua traduzione inglese rende Giovanni 8:58 nel seguente modo: “Gesù disse loro: ‘Io vi dico, io esistevo prima che Abrahamo nascesse!’”

      Notate altre traduzioni:

      The New Testament (inglese) di Charles Williams: “Quindi Gesù disse loro: ‘Nel modo più solenne vi dico: Io esistevo prima che Abrahamo nascesse’”.

      “The Four Gospels” According to the Sinaitic Palimpsest (inglese) di A. S. Lewis: “Egli disse loro: Veramente, veramente, io vi dico: Prima che Abrahamo fosse, io sono stato”.

      The Twentieth Century New Testament (inglese): “‘Credetemi’, Gesù rispose, ‘prima che Abrahamo nascesse io ero già quel che sono’”.

      The Modern New Testament (inglese) di G. M. Lamsa: “Gesù disse loro: Veramente, veramente, io vi dico: Prima che Abrahamo nascesse, io ero”.

      The Syriac New Testament (inglese) di James Murdock: “Gesù disse loro: Veramente, veramente, io vi dico, che prima che Abrahamo esistesse, io ero”.

      Das Neue Testament (tedesco) di F. Pfaefflin: “Gesù: ‘Prima che ci fosse un Abrahamo, io ero già là [war ich schon da]!’”

      Das Neue Testament (tedesco) di C. Stage: “Gesù disse loro: ‘Veramente, veramente, io vi dico: Prima che Abrahamo nascesse, io ero [war ich]’”.

      Nuevo Testamento (spagnolo) di Nácar Colunga: “Gesù rispose: ‘In verità, in verità, io vi dico: Prima che Abrahamo nascesse, io ero [era yo]’”.

      Il Nuovo Testamento Ebraico di F. Delitzsch e quello di Salkinson-Ginsburg entrambi hanno il verbo al passato prossimo “io sono stato” (haiithi) invece che all’imperfetto.

      Da quanto sopra si può vedere che la Traduzione del Nuovo Mondo è coerente nella traduzione del presente storico traducendo Giovanni 8:58 “io sono stato” invece di “io sono”. Poiché Gesù si riferiva ad un’esistenza precedente ad Abrahamo e che continuava mentre egli parlava, la Traduzione del Nuovo Mondo ha reso egò eimì “io sono stato” invece di “io ero”.

      Qualora qualsiasi critico clericale cercasse di accusare d’inaccuratezza la Traduzione del Nuovo Mondo in Giovanni 8:58, accuserebbe non solo questa ma anche tutti questi altri studiosi, inglesi, tedeschi e altri, d’essere inaccurati. Egli ha diritto di prendere e accettare la versione che preferisce a causa della tendenza verso una dottrina religiosa, in questo caso la trinità, tuttavia si dovrebbe riconoscere che la Traduzione del Nuovo Mondo è abbondantemente sostenuta per la sua versione di Giovanni 8:58 da autorevoli, rinomati traduttori.

  • Domande dai lettori (2)
    La Torre di Guardia 1958 | 1° aprile
    • Domande dai lettori

      ◆ Avrebbero mai avuto Adamo ed Eva nell’Eden il permesso di mangiare dell’albero della conoscenza del bene e del male? — D. A., Stati Uniti.

      Dopo aver citato Genesi 2:15-17 il libro “Nuovi Cieli e Nuova Terra” dice a pagina 67: “Pertanto, l’uomo non sarebbe morto se non avesse mangiato dell’albero della conoscenza ma sarebbe morto se ne avesse mangiato quando era proibito”. Questo significa che sarebbe venuto il tempo in cui mangiare di questo frutto non sarebbe stato proibito. Questo albero simbolizzò il potere o capacità di determinare e stabilire ciò che è bene e male. Se Adamo ed Eva avessero provato la loro ubbidienza a Geova per un certo periodo di tempo e avessero mostrato di conformarsi al giudizio di Dio in quanto a ciò che era bene e ciò che era male, avendo appreso i divini princìpi come regole di giusta condotta in contrapposto a quella sbagliata, allora Geova avrebbe potuto permettere loro di mangiare il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male. Questo avrebbe mostrato che il loro ammaestramento teocratico li aveva resi capaci di fare ciò in armonia col giudizio di Dio in tali questioni e che essi erano ora in grado di determinare correttamente ciò che era bene e ciò che era male.

      Ma Adamo ed Eva non aspettarono, non si sottomisero al necessario periodo di ammaestramento e istruzione divina, ed essi vennero meno alla prova allorché si ribellarono a Geova e mangiarono del frutto allora proibito. Quindi essi non giunsero mai al punto di poter giudicare correttamente o determinare con sicurezza ciò che era bene e ciò che era male. Neppure i loro discendenti, che ereditarono il peccato e l’imperfezione. Nelle Scritture non c’è niente che indichi che con la restaurazione del paradiso terrestre sotto il regno di Dio mediante Cristo “l’albero della conoscenza del bene e del male” sarà di nuovo usato per mettere alla prova il genere umano. Come si legge a pagina 324 e 325 del libro summenzionato: “La prova sulla terra non sarà fatta mediante qualche ripiantato ‘albero della conoscenza del bene e del male’. Alla fine del millennio la perfezionata umanità avrà avuto la reale esperienza del bene e del male. La prova sarà fatta mediante la stessa persona che fece sviare il genere umano al principio della sua storia, Satana il Diavolo, e i suoi demoni”.

  • Domande dai lettori (3)
    La Torre di Guardia 1958 | 1° aprile
    • Domande dai lettori

      ◆ Perché i testimoni di Geova a volte calcolano il tempo profetico sulla base di un “anno per un giorno”, mentre altre volte i giorni vengono considerati letteralmente? — W. A., Stati Uniti.

      Il fatto che esiste la regola “un giorno per ogni anno”, come è riportato in Ezechiele 4:6, non significa che si possa arbitrariamente applicare questa regola a qualsiasi contesto in tutta la Bibbia. Non dobbiamo confondere un’illustrazione scritturale o profezia con un’altra. Il contesto in ogni caso indicherà se un periodo di tempo è figurativo o letterale. Per esempio, il contesto di Daniele capitolo 4 riguardante i “sette tempi” indica che il completo adempimento di tutte le cose predette non doveva avvenire in 2.520 giorni letterali. Alla fine di quei giorni letterali Geova Dio non stabilì sui regni degli uomini Colui che aveva scelto, Cristo Gesù. Quindi si deve applicare a una misura di tempo maggiore. Ezechiele 4:6 stabilisce questa misura maggiore, e i 2.520 giorni diventano 2.520 anni, i quali giunsero al loro termine nel 1914 d.C. Tuttavia, in Apocalisse 11:1-4 quando si parla di 1.260 giorni è evidente che non si tratta di 1.260 anni perché tutto ciò di cui si parla deve aver luogo entro il limitato “tempo della fine”. Quindi i giorni, o i quarantadue mesi di trenta giorni ciascuno, sono intesi come giorni letterali. Si veda il libro Luce, Primo Volume, pagine 194-205.

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