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  • Chirurgia rischiosa senza sangue
    Svegliatevi! 1974 | 8 dicembre
    • l’ossigeno è liberato ai miliardi di cellule che ne hanno bisogno per il loro normale funzionamento. Comunque, gli espansori del volume plasmatico ora usati non possono trasportare ossigeno. Così, quando c’è una perdita di sangue molto grande, la capacità del corpo di trasportare ossigeno è ostacolata.

      Gli esperimenti implicano quelli che si chiamano fluorocarburi in grado di trasportare ossigeno. Questi sono composti organici in cui tutti gli atomi di idrogeno sono stati sostituiti dalla fluorina. Un ostacolo è stata la loro tendenza ad accumulare nei tessuti del corpo effetti imprevedibili. Comunque, la rivista Science riferisce che sono stati escogitati più nuovi fluorocarburi che vengono rapidamente eliminati dal corpo degli animali da esperimento.

      Gli scienziati sono comunque cauti, affermando che per il momento non si possono mettere questi esperimenti fatti su animali in relazione con gli effetti pratici che avrebbero negli uomini. Inoltre, essi notano che questi fluorocarburi sono lungi dall’essere sostituti totali del sangue. Il sangue contiene centinaia di altre sostanze e strutture chimiche oltre ai globuli rossi con la loro capacità di trasportare ossigeno. Quindi se tale ricerca dia luogo a qualche aiuto pratico per gli uomini resta da provarsi.

      Da tutti tali sforzi qui menzionati, e da altri ancora, si può così vedere che si compie un buon lavoro per onorare il desiderio dei pazienti che non vogliono le trasfusioni di sangue. Già chirurghi altamente esperti hanno escogitato metodi per eliminare l’uso del sangue durante l’operazione chirurgica, con risultati molto soddisfacenti. Mentre si fa in questo senso altro lavoro, si possono attendere ulteriori risultati utili.

  • Un più attento sguardo all’OAU
    Svegliatevi! 1974 | 8 dicembre
    • Un più attento sguardo all’OAU

      Dal corrispondente di “Svegliatevi!” in Liberia

      ERA il 25 maggio 1973. La prima Conferenza al Vertice di tutta l’Africa minacciava di terminare con un fallimento. Trentuno capi africani avevano altercato sul modo di formare un’unione di stati indipendenti. Stancamente fu presentato uno schema di statuto ai capi degli stati, solo per essere rigettato!

      Ciò nondimeno, i delegati del vertice che quel giorno si erano riuniti nella Sala d’Africa in Addis Abeba erano decisi a recare qualche forma di unità pratica per le nazioni africane, divise com’erano da diverse lingue, culture e vedute politiche. Gli uomini forti dell’Africa avevano lavorato a lungo per conseguirla.

      Avendo rifiutato il primo schema di statuto, gli stessi capi di stato fecero quindi un secondo tentativo. La loro discussione continuò oltre la mezzanotte, ma quando fu fatta la votazione ci fu questa volta un accordo unanime! Riguardo a quel drammatico momento, un testimone oculare scrisse: “Ci furono allegria, applausi, lagrime agli occhi di uomini altrimenti cinici, mentre stringevano l’uno la mano del vicino. Era nata l’OAU; i dubbi, le dispute, l’eloquenza, le ricerche eran finiti”.

      Liberazione e unità

      Secondo il suo statuto la neonata Organizzazione dell’Unità Africana (OAU) fu fondata per rimuovere dal continente il colonialismo e unire veramente l’Africa. Si promisero cooperazione economica, conciliazione per mezzo della mediazione e un gran numero di altri provvedimenti. Ora, è passato più di un decennio da che fu firmato quel documento storico. Quante promesse del suo statuto sono state adempiute dall’OAU?

      Mesi dopo la sua fondazione, ci furono combattimenti nel Congo. Altri nuovi stati ebbero accese dispute per questioni di confine. Le Superpotenze e il Mondo Arabo furono lenti a considerare questi contrasti. I capi africani presero comunque l’iniziativa di far discutere alle fazioni rivali i loro problemi. Risultato? Il secondo conflitto del Congo non fu così cattivo come il primo. Il combattimento fra Marocco e Algeria cessò e la Somalia e l’Etiopia iniziarono i colloqui. Sebbene non si raggiungessero soluzioni finali, i colloqui furono migliori del combattimento e l’OAU si fece sentire. In seguito le mediazioni ebbero luogo fra Guinea e Ghana, la Repubblica del Congo e lo Zaïre, l’Uganda e la Tanzania, l’Etiopia e il Sudan, e anche fra Gabon e Guinea Equatoriale.

      L’impeto svanisce

      Comunque, alcuni si son chiesti se l’OAU ha perduto da allora il suo impeto originale. Non che tutti gli sforzi di mediazione dell’OAU abbiano avuto successo o fossero immediati. Per esempio, la guerra civile nigeriana non fu messa all’ordine del giorno dell’OAU finché il combattimento non vi era continuato per tre mesi e il comitato investigativo non giunse sul posto che più di un mese dopo. Nulla fu fatto per gli Asiatici dell’Uganda né per fermare i massacri nel Burundi. I critici fecero l’accusa che la trascuratezza era celata sotto il manto del non intervento negli affari di stati sovrani, ma tale intervento, essi dissero, è la via africana.

      Ulteriori critiche comparvero nella rivista Africa del maggio 1973, in relazione con un articolo di Ogbolu Okonji dell’Università di Lagos.

      “L’OAU non ha nessun ruolo critico nella soluzione delle dispute. Gli stati membri sono stati più efficaci dell’Organizzazione e a volte hanno avuto successo dove l’OAU aveva fallito. L’OAU tende a riuscire solo dove può farlo senza vero sforzo!”

      Circa la struttura della stessa OAU, Ogbolu Okonji citò il commento di Zdenek Cervenka:

      “La storia dell’OAU da che fu fondata ha mostrato molto chiaramente che il meccanismo che sorse nel 1963 ad Addis Abeba non è stato in se stesso abbastanza forte da agire quale immediato estintore delle ostilità dell’Africa. Le dispute passate e anche presenti hanno chiaramente rivelato la debolezza del sistema ideato mediante lo statuto dell’OAU per risolvere le dispute. . . . Il singolo statista africano continua ad avere la precedenza sull’autorità organizzata dell’OAU”.

      Che dire del problema di centinaia di migliaia di dislocati profughi africani? Ha fatto l’OAU qualche cosa per loro? Un’intera parte del Segretariato dell’OAU è stata costituita presso un comitato aggiunto delle Nazioni Unite per dare assistenza a quelli che cercano una nuova sistemazione. Nzo Ekangaki dichiarò che l’OAU ha “fatto considerevole progresso sui problemi dei profughi. . . . Ci sono molti profughi che, per mezzo dell’OAU, sono stati assegnati a una nuova sistemazione, dove hanno ripreso la loro vita normale in parecchi paesi africani. Abbiamo anche potuto lavorare con giovani profughi di età scolare, provvedendo facilitazioni educative dentro l’Africa e fuori . . . Quindi direi che nei passati vent’anni la nostra opera è stata positiva e incoraggiante e guardiamo il futuro con fiducia”.

      Cooperazione economica

      L’Africa ha assoluto bisogno di progredire, e l’OAU ha un grande compito da

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