Un più attento sguardo all’OAU
Dal corrispondente di “Svegliatevi!” in Liberia
ERA il 25 maggio 1973. La prima Conferenza al Vertice di tutta l’Africa minacciava di terminare con un fallimento. Trentuno capi africani avevano altercato sul modo di formare un’unione di stati indipendenti. Stancamente fu presentato uno schema di statuto ai capi degli stati, solo per essere rigettato!
Ciò nondimeno, i delegati del vertice che quel giorno si erano riuniti nella Sala d’Africa in Addis Abeba erano decisi a recare qualche forma di unità pratica per le nazioni africane, divise com’erano da diverse lingue, culture e vedute politiche. Gli uomini forti dell’Africa avevano lavorato a lungo per conseguirla.
Avendo rifiutato il primo schema di statuto, gli stessi capi di stato fecero quindi un secondo tentativo. La loro discussione continuò oltre la mezzanotte, ma quando fu fatta la votazione ci fu questa volta un accordo unanime! Riguardo a quel drammatico momento, un testimone oculare scrisse: “Ci furono allegria, applausi, lagrime agli occhi di uomini altrimenti cinici, mentre stringevano l’uno la mano del vicino. Era nata l’OAU; i dubbi, le dispute, l’eloquenza, le ricerche eran finiti”.
Liberazione e unità
Secondo il suo statuto la neonata Organizzazione dell’Unità Africana (OAU) fu fondata per rimuovere dal continente il colonialismo e unire veramente l’Africa. Si promisero cooperazione economica, conciliazione per mezzo della mediazione e un gran numero di altri provvedimenti. Ora, è passato più di un decennio da che fu firmato quel documento storico. Quante promesse del suo statuto sono state adempiute dall’OAU?
Mesi dopo la sua fondazione, ci furono combattimenti nel Congo. Altri nuovi stati ebbero accese dispute per questioni di confine. Le Superpotenze e il Mondo Arabo furono lenti a considerare questi contrasti. I capi africani presero comunque l’iniziativa di far discutere alle fazioni rivali i loro problemi. Risultato? Il secondo conflitto del Congo non fu così cattivo come il primo. Il combattimento fra Marocco e Algeria cessò e la Somalia e l’Etiopia iniziarono i colloqui. Sebbene non si raggiungessero soluzioni finali, i colloqui furono migliori del combattimento e l’OAU si fece sentire. In seguito le mediazioni ebbero luogo fra Guinea e Ghana, la Repubblica del Congo e lo Zaïre, l’Uganda e la Tanzania, l’Etiopia e il Sudan, e anche fra Gabon e Guinea Equatoriale.
L’impeto svanisce
Comunque, alcuni si son chiesti se l’OAU ha perduto da allora il suo impeto originale. Non che tutti gli sforzi di mediazione dell’OAU abbiano avuto successo o fossero immediati. Per esempio, la guerra civile nigeriana non fu messa all’ordine del giorno dell’OAU finché il combattimento non vi era continuato per tre mesi e il comitato investigativo non giunse sul posto che più di un mese dopo. Nulla fu fatto per gli Asiatici dell’Uganda né per fermare i massacri nel Burundi. I critici fecero l’accusa che la trascuratezza era celata sotto il manto del non intervento negli affari di stati sovrani, ma tale intervento, essi dissero, è la via africana.
Ulteriori critiche comparvero nella rivista Africa del maggio 1973, in relazione con un articolo di Ogbolu Okonji dell’Università di Lagos.
“L’OAU non ha nessun ruolo critico nella soluzione delle dispute. Gli stati membri sono stati più efficaci dell’Organizzazione e a volte hanno avuto successo dove l’OAU aveva fallito. L’OAU tende a riuscire solo dove può farlo senza vero sforzo!”
Circa la struttura della stessa OAU, Ogbolu Okonji citò il commento di Zdenek Cervenka:
“La storia dell’OAU da che fu fondata ha mostrato molto chiaramente che il meccanismo che sorse nel 1963 ad Addis Abeba non è stato in se stesso abbastanza forte da agire quale immediato estintore delle ostilità dell’Africa. Le dispute passate e anche presenti hanno chiaramente rivelato la debolezza del sistema ideato mediante lo statuto dell’OAU per risolvere le dispute. . . . Il singolo statista africano continua ad avere la precedenza sull’autorità organizzata dell’OAU”.
Che dire del problema di centinaia di migliaia di dislocati profughi africani? Ha fatto l’OAU qualche cosa per loro? Un’intera parte del Segretariato dell’OAU è stata costituita presso un comitato aggiunto delle Nazioni Unite per dare assistenza a quelli che cercano una nuova sistemazione. Nzo Ekangaki dichiarò che l’OAU ha “fatto considerevole progresso sui problemi dei profughi. . . . Ci sono molti profughi che, per mezzo dell’OAU, sono stati assegnati a una nuova sistemazione, dove hanno ripreso la loro vita normale in parecchi paesi africani. Abbiamo anche potuto lavorare con giovani profughi di età scolare, provvedendo facilitazioni educative dentro l’Africa e fuori . . . Quindi direi che nei passati vent’anni la nostra opera è stata positiva e incoraggiante e guardiamo il futuro con fiducia”.
Cooperazione economica
L’Africa ha assoluto bisogno di progredire, e l’OAU ha un grande compito da svolgere per promuovere questo nel continente. In passato, i paesi africani confidavano quasi unicamente nell’aiuto economico degli Stati Uniti e dell’Europa, ma ora anche i paesi di lingua francese guardano altrove e agli stati africani fratelli per la cooperazione economica e per l’assistenza verso lo sviluppo.
Si sono stabilite varie comunità economiche zonali che continuano ad essere abbastanza forti nonostante gli instabili turbamenti politici. Alcuni progetti hanno incontrato difficoltà, come la Air Afrique e le imprese congiunte del Lago Chad e del bacino del Fiume Senegal. Circa l’Autostrada Transafricana, progettata per attraversare l’Africa da Mombasa a Lagos, un portavoce dell’OAU dichiarò che “tutti gli stati interessati hanno cooperato in maniera eccellente con l’OAU e con la Commissione Economica dell’Africa, e tutti speriamo che entro pochi anni l’autostrada divenga una realtà”.
Anche la crescita economica è evidente. Nonostante la guerra civile, l’incidenza di crescita della Nigeria aumentò nei passati dieci anni dal 5 al 12 per cento, permettendole di pagare i debiti contratti all’estero due mesi prima del tempo. Benché la Nigeria sia il nono dei paesi massimi produttori di petrolio, l’agricoltura contribuisce grandemente al suo progresso economico.
Con l’incoraggiamento dell’OAU, la cooperazione interafricana va aumentando. Cominciano a essere disponibili borse di studio per le università africane, e c’è stato un esempio di assistenza di capitali nella forma di un prestito senza interesse. Tale prestito fu fatto dalla Nigeria al suo vicino, Dahomey, per la costruzione di una strada entro il territorio di quest’ultimo.
Agricoltura e medicina
Per provvedere alle affamate popolazioni dell’Africa cibo maggiore e migliore, centinaia di esperti ricercatori lavorano con semi di mais, saggina, miglio, fagioli e semi resistenti alle malattie. Un portavoce dell’OAU rivelò: “La campagna contro la peste bovina è stata quasi completamente un successo nell’Africa occidentale e centrale, e ora si avvicina al completamento nell’Africa orientale”.
Altri ricercatori combattono la pleuropolmonite dei bovini. Si stanno facendo le carte geografiche delle risorse minerali e marine dell’Africa. Si stanno facendo entusiasticamente ricerche anche nella medicina tradizionale africana per accertare quali contributi possa apportare alla scienza della guarigione. Una moltitudine di altri programmi, già pianificati, non sono realizzati per mancanza di fondi. È triste che, nonostante le risorse naturali dell’Africa siano ricche, le popolazioni affamate nelle zone colpite dalla siccità appena riescono a esistere.
Obiettivi raggiunti?
L’OAU fu fondata primariamente per rimuovere il colonialismo e per stabilire l’unità fra gli stati africani. Sono stati raggiunti questi obiettivi? Il colonialismo è ancora forte in alcune parti del continente sebbene gli originali membri dell’OAU siano aumentati da trenta a quarantuno stati. Questo spinse Ogbolu Okonji ad accusare l’OAU d’essere un “fallimento e anche un deludente insuccesso”. Una ragione di ciò è stata la riluttanza degli stati membri a “morire un po’” per conseguire la loro mèta.
Commentando la liberazione dei popoli africani, Julius Nyerere di Tanzania fece nel 1973 le interessanti osservazioni che seguono:
“Un regime africano non tratta il popolo africano meglio — e in pratica spesso lo tratta peggio — di come i colonialisti e i razzisti trattano i nostri fratelli . . . Il male commesso dai capi africani contro il popolo dell’Africa è, e dev’essere, un vero ostacolo per la cooperazione interafricana. . . . Molto indipendentemente dai princìpi di umanità che sono calpestati, e di cui i paesi africani dovrebbero aver cura, l’intero concetto della lotta di liberazione ne risente quando nell’Africa indipendente i princìpi di diritto e di dignità umana sono scherniti”.
Un caso attinente è l’estremo, inumano trattamento, inclusi assassinio, tortura e ratto, ufficialmente inflitto ai testimoni di Geova nel Malawi per il rifiuto di acquistare la tessera del partito politico. Un articolo sulle violenze commesse comparve in Svegliatevi! dell’8 maggio 1973. Decine di migliaia di Testimoni trovarono pacifico asilo, abbastanza ironicamente, nel Mozambico colonialista, pur non ricevendo nessuna parola o conforto ufficiale dall’OAU.
Nel primo decennio dell’OAU, molti furono delusi del suo fallimento di attuare la propria minaccia di interrompere le relazioni diplomatiche con l’Inghilterra quando Ian Smith istituì in Rhodesia un regime di minoranza. Julius Nyerere commentò che la Francia e la Gran Bretagna avevano nell’OAU più autorità che non i paesi africani. Ogbolu Okonji lamentò: “La storia del ruolo dell’OAU nella crisi rhodesiana è stata fatta in modo così prolisso da dimostrare la specie di gioco dello struzzo ch’esso fa quando sorgono situazioni che richiedono sacrifici”.
Okonji si lamentò inoltre che quando furono proposte risoluzioni più forti per dare allo statuto dell’OAU “maggiore mordente”, gli stati membri non le votarono per metterle in vigore, indicando così che “non c’è nessun segno visibile che gli stati membri vogliano la vera unità”. Ciò che più conta è che i capi africani furono accusati di aumentare le tensioni etniche. Si argomentò che gli “stati sovrani poveri, impotenti e instabili non servono gli interessi delle masse in Africa”. Quindi, tali stati dovrebbero volersi unire con quelli più forti per edificare nazioni africane potenti.
Era urgentemente necessario rivedere il primo decennio dell’OAU, scrisse John P. Morais, “perché alla più giovane generazione dei giovani africani l’OAU sembrava non si fosse tenuta in contatto con le realtà del Continente e Addis sta divenendo un luogo di risoluzioni vuote, banchetti sontuosi e promesse false”. Si fa clamore perché l’OAU consegua in vari campi qualche cosa di più concreto, perseguendo le sue mète di decolonizzazione e di unità in vari campi.
Forte volontà africana
Nonostante le sue innate debolezze, una rassegna del passato pure porterà alla luce che nel campo della diplomazia l’OAU ci ha lasciato il segno. Operando per mezzo di capi di stato e di delegazioni delle Nazioni Unite, “essa ha eretto una barriera di richieste e risoluzioni raramente viste nella diplomazia internazionale”, mantenendo così la pressione internazionale. Gli sforzi dell’organizzazione nello stabilire i confini e in altre dispute han ricevuto da funzionari degli Stati Uniti la più alta lode. Un funzionario del Dipartimento di Stato disse: “Nessuna organizzazione zonale simile ha una storia più notevole”.
Quindi un più attento sguardo all’OAU rivela successi e fallimenti, progresso e scostamenti. Ma considerando la formidabile barriera di ostacoli — diverse forme di governo politico, una moltitudine di tribù, nessuna lingua comune, la religione o la moneta corrente, ingiusti confini territoriali e spesso difettose condizioni economiche — il fatto che l’OAU si sia tenacemente attaccata all’esistenza riflette una forte volontà africana.
L’OAU deve cedere il posto
Quantunque molte sue intenzioni siano nobili, l’OAU non potrà mai portare a compimento ciò che potrà e vorrà fare solamente il regno del Messia. E, naturalmente, questo vale anche per le Nazioni Unite e per qualsiasi altra istituzione umana. Gli stati membri dell’OAU agendo come un blocco hanno una voce potente nell’Organizzazione delle Nazioni Unite, in cui ancora confidano per la pace e la sicurezza del mondo. Nella Bibbia è predetto che potenti forze di dentro questo conglomerato di nazioni politiche si rivolteranno contro la grande meretrice simbolica, Babilonia la Grande, l’impero mondiale della falsa religione, e “la bruceranno completamente col fuoco”. — Riv. 17:16.
Questo darà inizio alla predetta “grande tribolazione”, al grande “terremoto” di difficoltà per mano di Dio che farà crollare e scomparire “monti”, potenti organizzazioni umane. Non si può attendere che l’OAU sopravviva a tale cataclisma. Dovrà cedere il posto al dominio del regno di Gesù Cristo. — Matt. 24:21; Riv. 16:18-20; Dan. 2:44.
Liberazione? Sì. Non solo da oppressivi regimi politici, ma da malattie, morte e perfino dalla stessa tomba! Unità? Sì, poiché sotto le benedizioni del dominio del Regno gli uomini cammineranno nelle orme dell’Iddio la cui ‘via è amore’. Questa è la vera speranza per il prossimo futuro di tutta l’Africa e del resto del genere umano. — Riv. 21:3, 4; 20:13; 1 Giov. 4:8.