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GeovaAusiliario per capire la Bibbia
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L’amorevole esempio dato loro dal Creatore e il loro rispetto e amore per lui avrebbero impedito loro di superare i giusti limiti della loro libertà. — Confronta I Timoteo 1:9, 10; Romani 6:15-18; 13:8-10; II Corinti 3:17.
Geova Dio, per il suo stesso Essere, le sue attività e le sue parole, è dunque stato ed è la Suprema Norma di tutto l’universo, la definizione e la somma di tutta la bontà. Per questa ragione quando era sulla terra suo Figlio poté dire a un uomo: “Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, eccetto uno solo, Dio”. — Mar. 10:17, 18; vedi anche Matteo 19:17; 5:48.
IL NOME DEVE ESSERE SANTIFICATO E RIVENDICATO
Poiché tutto ciò che si riferisce alla persona di Dio è santo, il suo nome proprio, Geova, è santo, e deve perciò essere santificato. (Lev. 22:32) Santificare significa rendere santo, separare o ritenere sacro, e perciò non da usare come qualche cosa di ordinario o comune. (Isa. 6:1-3; Luca 1:49; Riv. 4:8; vedi SANTIFICAZIONE). A motivo della Persona che rappresenta, il nome di Geova è “grande e tremendo” (Sal. 99:3, 5), “maestoso” e “irraggiungibilmente alto” (Sal. 8:1; 148:13) e degno di timore. — Isa. 29:23; vedi SOVRANITÀ.
Dalla santificazione del nome di Geova dipendono l’ordine, la pace e il benessere di tutto l’universo e dei suoi abitanti. Il Figlio di Dio lo spiegò, indicando allo stesso tempo il mezzo con cui Geova realizza il suo proposito, nell’insegnare ai suoi discepoli a pregare Dio: “Sia santificato il tuo nome. Venga il tuo regno. Si compia la tua volontà, come in cielo, anche sulla terra”. (Matt. 6:9, 10) Questo fondamentale proposito di Geova costituisce la chiave per comprendere la ragione delle azioni di Dio e dei suoi rapporti con le sue creature descritti nell’intera Bibbia.
Infatti riscontriamo che la nazione d’Israele, la cui storia costituisce una parte notevole della narrazione biblica, era stata scelta per essere ‘un popolo per il nome’ di Geova. (Deut. 28:9, 10; II Cron. 7:14; Isa. 43:1, 3, 6, 7) Il patto della legge di Geova dava primaria importanza al renderGli esclusiva devozione quale Dio e a non servirsi del suo Nome in modo indegno, “poiché Geova non lascerà impunito chi si sarà servito del suo nome in modo indegno”. (Eso. 20:1-7; confronta Levitico 19:12; 24:10-23). Il suo potere di salvare e di distruggere fu manifestato nel liberare Israele dall’Egitto; così il nome di Geova fu “dichiarato in tutta la terra” e la sua fama precedette Israele nella sua marcia verso la Terra Promessa. (Eso. 9:15, 16; 15:1-3, 11-17; II Sam. 7:23; Ger. 32:20, 21) Il profeta Isaia espresse lo stesso pensiero dicendo: “Così tu conducesti il tuo popolo per farti un bel nome”. (Isa. 63:11-14) Quando gli israeliti nel deserto manifestarono un atteggiamento ribelle, Geova ebbe misericordia di loro e non li abbandonò. Tuttavia rivelò la principale ragione per cui l’aveva fatto: “Agii per amore del mio proprio nome affinché esso non fosse profanato dinanzi agli occhi delle nazioni”. — Ezec. 20:8-10.
Nel corso di tutta la storia di quella nazione Geova diede grande risalto all’importanza del suo sacro Nome. La capitale, Gerusalemme, col monte Sion fu il luogo scelto da Geova “per porvi il suo nome, per farlo risiedere”. (Deut. 12:5, 11; 14:24, 25; Isa. 18:7; Ger. 3:17) Il tempio costruito in quella città era la ‘casa per il nome di Geova’. (I Cron. 29:13-16; I Re 8:15-21, 41-43) Quello che si faceva in quel tempio o in quella città, in bene o in male, influiva inevitabilmente sul Nome di Geova e avrebbe richiamato la sua attenzione. (I Re 8:29; 9:3; II Re 21:4-7) La profanazione del Nome di Geova avrebbe sicuramente portato alla distruzione della città e provocato il rigetto del tempio stesso. (I Re 9:6-8; Ger. 25:29; 7:8-15; vedi anche le azioni e le parole di Gesù in Matteo 21:12, 13; 23:38). Per tali ragioni nelle loro meste suppliche a favore del popolo e della città Geremia e Daniele implorarono Geova di concedere misericordia e aiuto ‘per amore del suo stesso nome’. — Ger. 14:9; Dan. 9:15-19.
Nel predire il ritorno in Giuda e la purificazione del popolo per il suo nome, Geova ancora una volta spiegò chiaramente la sua principale preoccupazione: “E io avrò compassione del mio santo nome . . . ‘Non lo faccio per amore vostro, o casa d’Israele, ma per il mio santo nome, che voi avete profanato fra le nazioni dove siete andati’. ‘E per certo santificherò il mio gran nome, che era profanato . . . ; e le nazioni dovranno conoscere che io sono Geova’, è l’espressione del Signore Geova, ‘quando mi sarò santificato fra voi dinanzi ai loro occhi’”. — Ezec. 36:20-27, 32.
Questi e altri brani scritturali dimostrano che Geova non attribuisce eccessiva importanza al genere umano. Essendo peccatori tutti gli uomini sono giustamente meritevoli di morte e solo per immeritata benignità e misericordia di Dio avranno la vita. (Rom. 5:12, 21; I Giov. 4:9, 10) Geova non deve nulla all’umanità, e la vita eterna sarà, per coloro che la riceveranno, un dono, non un salario guadagnato. (Rom. 5:15; 6:23; Tito 3:4, 5) È vero che Dio ha dimostrato amore senza pari al genere umano (Giov. 3:16; Rom. 5:7, 8), ma sarebbe contrario alla realtà scritturale e significherebbe vedere le cose sotto una prospettiva sbagliata considerare la salvezza umana la questione più importante o il criterio per misurare la giustizia, rettitudine e santità di Dio. Il salmista espresse la vera prospettiva delle cose esclamando con umiltà e meraviglia: “O Geova nostro Signore, come è maestoso il tuo nome in tutta la terra. Tu la cui dignità è narrata al di sopra dei cieli! Quando vedo i tuoi cieli, opere delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai preparate, che cos’è l’uomo mortale che tu ti ricordi di lui, e il figlio dell’uomo terreno che tu ne abbia cura?” (Sal. 8:1, 3, 4; 144:3; confronta Isaia 45:9; 64:8). La santificazione del nome di Geova Dio giustamente è più importante della vita di tutto il genere umano. Infatti, come ha spiegato il Figlio di Dio, l’uomo deve amare il suo prossimo come se stesso, ma deve amare Dio con tutto il cuore, la mente, l’anima e la forza. (Mar. 12:29-31) Questo significa amare Geova Dio più di parenti e amici o della vita stessa. — Deut. 13:6-10; Riv. 12:11; confronta l’esempio dei tre ebrei in Daniele 3:16-18; vedi GELOSIA, GELOSO.
Tale veduta scritturale non dovrebbe riuscire ostica, ma anzi dovrebbe ancor di più far apprezzare il vero Dio. Poiché in tutta giustizia Geova avrebbe potuto porre fine all’intero genere umano peccatore, risalta ancora di più la grandezza della sua misericordia e immeritata benignità mostrate nel salvare alcuni del genere umano perché possano avere la vita. (Giov. 3:36) Egli non prova piacere nella morte del malvagio (Ezec. 18:23, 32; 33:11); ma non permetterà che il malvagio sfugga all’esecuzione del suo giudizio. (Amos 9:2-4; Rom. 2:2-9) È paziente e longanime, offrendo la salvezza agli ubbidienti (II Piet. 3:8-10); eppure non tollererà per sempre una situazione che disonora il suo eccelso Nome. (Sal. 74:10, 22, 23; Isa. 65:6, 7; II Piet. 2:3) Ha compassione ed è comprensivo verso le debolezze umane, perdonando “in larga misura” coloro che si pentono (Sal. 103:10-14; 130:3, 4; Isa. 55:6, 7); eppure non lascerà che alcuno si sottragga alla responsabilità che giustamente ha delle proprie azioni e degli effetti che queste hanno su di lui e sulla sua famiglia. Ognuno raccoglie ciò che ha seminato. (Deut. 30:19, 20; Gal. 6:5, 7, 8) Perciò Geova mostra un mirabile e perfetto equilibrio di giustizia e misericordia. Chi ha la giusta veduta delle cose com’è rivelata nella sua Parola (Isa. 55:8, 9; Ezec. 18:25, 29-31) non commetterà il grave errore di prendere alla leggera la sua immeritata benignità o ‘venir meno al suo scopo’. — II Cor. 6:1; Ebr. 10:26-31; 12:29.
IMMUTABILI QUALITÀ E NORME
Geova stesso disse al popolo d’Israele: “Io sono Geova; non sono cambiato”. (Mal. 3:6) Questo avvenne circa 3.500 anni dopo la creazione dell’uomo e 1.500 anni dopo aver stipulato il patto abraamico. Anche se alcuni affermano che il Dio rivelato nelle Scritture Ebraiche non sia lo stesso Dio rivelato da Gesù Cristo e dagli scrittori delle Scritture Greche Cristiane, un attento esame rivela che questa affermazione è priva di qualsiasi fondamento. Il discepolo Giacomo giustamente ha detto di Dio: “Presso di lui non vi è variazione di volgimento d’ombra”. (Giac. 1:17) La personalità di Geova Dio non si è ‘addolcita’ nel corso dei secoli, perché ciò non era necessario. La severità che rivela nelle Scritture Greche Cristiane non è minore né il suo amore maggiore di quanto non fosse all’inizio dei suoi rapporti col genere umano in Eden.
Le apparenti differenze sono in realtà solo aspetti diversi della stessa immutabile personalità. Questi sono determinati dalle diverse circostanze e persone con cui ha a che fare, che richiedono una relazione o un atteggiamento diverso. (Confronta Isaia 59:1-4). Non fu Geova, ma furono Adamo ed Eva a cambiare, mettendosi in una situazione tale che le immutabili giuste norme di Geova non permisero più che fossero trattati come componenti della sua diletta famiglia universale. Essendo perfetti, furono pienamente responsabili della propria trasgressione volontaria (Rom. 5:14) e quindi andarono oltre i limiti della misericordia divina, anche se Geova mostrò immeritata benignità provvedendo loro degli indumenti e permettendo loro di vivere per secoli fuori del santuario dell’Eden e di generare una progenie prima di morire per gli effetti della loro condotta peccaminosa. (Gen. 3:8-24) Dopo l’espulsione dall’Eden evidentemente cessò ogni comunicazione di Dio con Adamo e sua moglie.
Coerente nei rapporti con esseri umani imperfetti
Le sue giuste norme permisero a Geova di trattare la progenie di Adamo ed Eva in modo diverso dai genitori. Perché? Per la ragione che la progenie di Adamo aveva ereditato il peccato, avendo quindi iniziato involontariamente la vita come creature imperfette con la tendenza innata a sbagliare. (Sal. 51:5; Rom. 5:12) La misericordia verso di loro era dunque giustificata. La prima profezia di Geova (Gen. 3:15), pronunciata contemporaneamente alla condanna in Eden, indicava che la ribellione dei suoi primi figli umani (e anche di uno dei suoi figli spirituali) non aveva amareggiato Geova né inaridito il suo amore. Quella profezia additava in termini simbolici un rimedio per la situazione prodotta dalla ribellione e un ritorno delle condizioni alla perfezione originale, ma il pieno significato ne fu rivelato millenni dopo. — Vedi i relativi simbolismi, “serpente”, “donna” e “seme”, in Rivelazione 12:9, 17 e Galati 3:16, 29; 4:26, 27.
Da migliaia d’anni i discendenti di Adamo continuano a esistere sulla terra, anche se in una condizione imperfetta e moritura, senza essere in grado di sottrarsi alla stretta mortale del peccato. L’apostolo cristiano Paolo ha spiegato la ragione per cui Geova l’ha permesso: “La creazione fu sottoposta alla futilità, non di propria volontà ma per mezzo di colui che la sottopose [cioè Geova Dio], in base alla speranza che la creazione stessa sarà pure resa libera dalla schiavitù alla corruzione e avrà la gloriosa libertà dei figli di Dio. Poiché sappiamo che tutta la creazione continua a gemere insieme ed è in pena insieme fino ad ora”. (Rom. 8:20-22) Come viene spiegato alla voce PRECONOSCERE, PREORDINARE, nulla indica che Geova abbia deciso di usare le sue facoltà di discernimento per prevedere il traviamento della coppia originale. Ma una volta avvenuto, Geova preordinò il modo per correggere la situazione sbagliata. (Efes. 1:9-11) Questo sacro segreto, racchiuso in origine nei simboli della profezia edenica, fu alla fine pienamente rivelato nel primogenito Figlio di Geova, inviato sulla terra affinché potesse “rendere testimonianza alla verità” e affinché “per immeritata benignità di Dio egli gustasse la morte per ogni uomo”. — Giov. 18:37; Ebr. 2:9; vedi RISCATTO.
La benedizione di Dio e i suoi rapporti con certi discendenti del peccatore Adamo non costituirono dunque alcun mutamento delle norme di perfetta giustizia di Geova. Non approvava in tal modo la loro condizione peccaminosa. Ma dal momento che l’adempimento dei suoi propositi è assolutamente certo, Geova “chiama le cose che non sono come se fossero” (per esempio chiamando Abramo “Abraamo”, che significa “padre di una moltitudine”, quando non aveva ancora figli). (Rom. 4:17) Sapendo che a suo tempo (Gal. 4:4) avrebbe provveduto un riscatto, il mezzo legale per perdonare il peccato ed eliminare l’imperfezione (Isa. 53:11, 12; Matt. 20:28; I Piet. 2:24), Geova è stato coerente nel trattare e avere al suo servizio uomini imperfetti, che hanno ereditato il peccato. Questo perché aveva la giusta base per considerarli giusti a motivo della loro fede nelle sue promesse e poi nell’adempimento di tali promesse in Cristo Gesù, il perfetto sacrificio per i peccati. (Giac. 2:23; Rom. 4:20-25) Quindi il provvedimento del riscatto coi suoi benefici è una straordinaria testimonianza non solo dell’amore e della misericordia di Geova, ma anche della sua fedeltà alle eccelse norme di giustizia, poiché con la disposizione del riscatto manifesta “la propria giustizia nel tempo presente, affinché sia giusto anche quando dichiara giusto l’uomo [benché imperfetto] che ha fede in Gesù”. — Rom. 3:21-26; confronta Isaia 42:21; vedi DICHIARARE GIUSTO.
Perché il ‘Dio di pace’ combatte
Secondo la dichiarazione fatta in Eden, Geova avrebbe posto inimicizia fra il seme del suo avversario e il seme della “donna”, ma questo non cambia il fatto che è il ‘Dio di pace’. (Gen. 3:15; Rom. 16:20; I Cor. 14:33) In quel tempo la situazione era identica a quella esistente all’epoca della vita terrena di suo Figlio Gesù Cristo, il quale, dopo aver menzionato la sua unione col Padre celeste, disse: “Non pensate che io sia venuto a metter pace sulla terra; io non sono venuto a metter pace, ma spada”. (Matt. 10:32-40) Il ministero di Gesù provocò divisioni, anche in seno alle famiglie (Luca 12:51-53), ma questo per aver proclamato ed essersi attenuto alla verità e alle giuste norme di Dio. La divisione fu il risultato del fatto che molti indurirono il cuore respingendo tali verità, mentre altri le accettarono. (Giov. 8:40, 44-47; 15:22-25; 17:14) Questo era inevitabile se si dovevano sostenere i principi divini; ma la colpa era di coloro che rifiutavano ciò che era giusto.
Quindi anche l’inimicizia predetta era dovuta al fatto che le perfette norme di Geova non permettevano di condonare la ribelle condotta del “seme” di Satana. La disapprovazione di Dio per costoro e la sua benedizione per coloro che seguivano una condotta giusta avrebbero avuto un effetto divisivo (Giov. 15:18-21; Giac. 4:4), come avvenne nel caso di Caino e Abele. — Gen. 4:2-8; Ebr. 11:4; I Giov. 3:12; Giuda 10, 11; vedi CAINO.
La condotta ribelle intrapresa da uomini e da malvagi angeli costituiva una sfida alla legittima sovranità di Geova e al buon ordine di tutto l’universo. Per affrontare apertamente tale sfida Geova è dovuto diventare “una vigorosa persona di guerra” (Eso. 15:3-7), a difesa del suo buon Nome e delle sue giuste norme, combattendo a favore di quelli che lo amano e lo servono, e condannando quelli che meritano la distruzione. (I Sam. 17:45; II Cron. 14:11; Isa. 30:27-31; 42:13) Non esita a impiegare la sua forza onnipotente, a volte devastatrice, come fece nel Diluvio, nella distruzione di Sodoma e Gomorra e nella liberazione di Israele dall’Egitto. (Deut. 7:9, 10) E non ha paura di palesare alcun particolare della sua guerra giusta; non se ne scusa, non avendo nulla di cui vergognarsi. (Giob. 34:10-15; 36:22-24; 37:23, 24; 40:1-8; Rom. 3:4) Il rispetto per il suo Nome e la giustizia che rappresenta, e anche l’amore per coloro che lo amano, lo costringono ad agire. — Isa. 48:11; 57:21; 59:15-19; Riv. 16:5-7.
Le Scritture Greche Cristiane dipingono lo stesso quadro. L’apostolo Paolo incoraggiava i compagni di fede dicendo: “L’Iddio che dà pace stritolerà fra breve Satana sotto i vostri piedi”. (Rom. 16:20; confronta Genesi 3:15). Spiegò inoltre che era giusto che Dio rendesse tribolazione a coloro che fanno tribolare i suoi servitori, con la distruzione eterna di tali oppositori. (II Tess. 1:6-9) Questo era in armonia con gli insegnamenti del Figlio di Dio, che non lasciò adito a dubbio circa l’irriducibile determinazione del Padre suo di porre fine con la forza a ogni malvagità e a coloro che la praticano. (Matt. 13:30, 38-42; 21:42-44; 23:33; Luca 17:26-30; 19:27) Il libro di Rivelazione contiene la descrizione di azioni di guerra autorizzate da Dio. Ma nella sapienza di Geova tutto questo alla fine avrà il risultato di stabilire durevole pace universale, solidamente fondata su giustizia e rettitudine. — Isa. 9:6, 7; II Piet. 3:13.
Gesù Cristo evidentemente si riferiva al fatto che Geova ‘reca punizione sui discendenti dei peccatori’ quando disse agli ipocriti scribi e farisei: “[Voi] dite: ‘Se fossimo ai giorni dei nostri antenati, non saremmo partecipi con loro del sangue dei profeti’. Perciò date testimonianza contro voi stessi d’esser figli di quelli che assassinarono i profeti. E voi colmate quindi la misura dei vostri padri”. (Matt. 23:29-32) Nonostante le loro affermazioni, con la loro condotta dimostravano di approvare le azioni sbagliate dei loro antenati e rivelavano di essere loro stessi fra ‘quelli che odiano Geova’. (Eso. 20:5; Matt. 23:33-36; Giov. 15:23, 24) Perciò, a differenza degli ebrei che si pentirono e prestarono ascolto alle parole del Figlio di Dio, essi subirono l’effetto cumulativo del giudizio di Dio quando, anni dopo, Gerusalemme fu assediata e distrutta e gran parte della popolazione perì. Avrebbero potuto evitarlo, ma preferirono non valersi della misericordia di Dio. — Luca 21:20-24; confronta Daniele 9:10, 13-15.
La sua personalità si riflette nel Figlio
Sotto ogni aspetto Gesù Cristo era una fedele immagine della mirabile personalità del Padre suo, Geova Dio, nel cui nome venne. (Giov. 1:18; Matt. 21:9; Giov. 12:12, 13; confronta Salmo 118:26). Una volta disse: “Il Figlio non può fare una sola cosa di propria iniziativa, ma solo ciò che vede fare dal Padre. Poiché qualunque cosa Egli faccia, questa fa pure il Figlio in modo simile”. (Giov. 5:19) Ne consegue dunque che la benignità e la compassione, la mitezza e il calore, e anche il grande amore per la giustizia e l’odio per la malvagità che Gesù manifestò (Ebr. 1:8, 9), sono tutte qualità che il Figlio aveva osservate nel Padre suo, Geova Dio. — Confronta Matteo 9:35, 36 con Salmo 23:1-6 e Isaia 40:10, 11; Matteo 11:27-30 con Isaia 40:28-31 e 57:15, 16; Luca 15:11-24 con Salmo 103:8-14; Luca 19:41-44 con Ezechiele 18:31, 32 e 33:11.
Leggendo le Scritture ispirate e riuscendo veramente a ‘conoscere’ con intendimento il pieno significato del nome di Geova (Sal. 9:9, 10; 91:14; Ger. 16:21), chi ama la giustizia ha ogni ragione di amare e benedire quel nome (Sal. 72:18-20; 119:132; Ebr. 6:10), di lodarlo ed esaltarlo (Sal. 7:17; Isa. 25:1; Ebr. 13:15), di temerlo e santificarlo (Nee. 1:11; Mal. 2:4-6; 3:16-18; Matt. 6:9), di confidare in esso (Sal. 33:21; Prov. 18:10), dicendo insieme al salmista: “Canterò a Geova per tutta la mia vita; certo innalzerò melodie al mio Dio finché sarò. Siano piacevoli le mie meditazioni intorno a lui. Io, da parte mia, mi rallegrerò in Geova. I peccatori periranno dalla terra; e in quanto ai malvagi, non saranno più. Benedici Geova, o anima mia. Lodate Iah!” — Sal. 104:33-35.
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Geova degli esercitiAusiliario per capire la Bibbia
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Geova degli eserciti
Questa espressione, che ricorre più di 280 volte nelle Scritture, traduce l’ebraico Yehowàh tseva’òhth. Ricorre principalmente nei libri profetici, specie in quelli di Isaia, Geremia e Zaccaria. Paolo e Giacomo, citando o menzionando quelle profezie, usarono l’espressione (traslitterata in greco) nei loro scritti. — Rom. 9:29; Giac. 5:4; confronta Isaia 1:9.
Il termine ebraico tsavà (al singolare; pl. tseva’òhth) significa fondamentalmente un letterale esercito di soldati o forze combattenti, come si vede in Genesi 21:22; Deuteronomio 20:9, e in molti altri versetti. Tuttavia il termine è usato anche in senso figurativo nelle espressioni “i cieli e la terra e tutto il loro esercito”, oppure “il sole e la luna e le stelle, tutto l’esercito dei cieli”. (Gen. 2:1; Deut. 4:19) La forma plurale (tseva’òhth) ricorre diverse volte a proposito delle forze armate israelite, come in Esodo 6:26; 7:4; Numeri 33:1; Salmi 44:9; 60:10. Alcuni studiosi ritengono che gli “eserciti” dell’espressione “Geova degli eserciti” includano non solo le forze angeliche, ma anche l’esercito israelita e gli inanimati corpi celesti. Comunque è evidente che gli “eserciti” menzionati sono principalmente, se non esclusivamente, le forze angeliche.
Quando Giosuè presso Gerico vide un visitatore angelico e gli chiese se parteggiava per Israele o per il nemico, la risposta fu: “No, ma io, sono venuto ora come principe dell’esercito di Geova”. (Gios. 5:13-15) Il profeta Micaia disse al re Acab e al re Giosafat: “Per certo vedo Geova seduto sul suo trono e tutto l’esercito dei cieli che sta presso di lui, alla sua destra e alla sua sinistra”. Chiaramente qui si tratta dei figli spirituali di Geova.
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