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  • g81 22/7 p. 15
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Svegliatevi! 1981
g81 22/7 p. 15

Parlare nebuloso

MOLTI hanno la tendenza a classificare quello che leggono in base a quanto suona “intelligente”, anziché a quanto è comprensibile. J. Scott Armstrong, professore presso l’Università della Pennsylvania ed esperto in ricerche di mercato, lo ha recentemente illustrato. Ha chiesto a venti professori di classificare dieci riviste specializzate che sono scritte con vari gradi di chiarezza. “Come c’era da aspettarsi”, dice l’articolo di “Psychology Today”, “il periodico primo classificato era il più difficile da leggere; l’ultimo classificato, il più facile”.

Per vedere se le riviste più prestigiose erano più difficili da capire perché trattavano idee più complesse, Armstrong ha riscritto dei brani per renderli più comprensibili senza cambiarne il significato. Ha spezzettato i periodi lunghi, usato parole più semplici, tolto le parole in eccesso.

Una delle riviste in testa alla classifica diceva nella prima stesura: “Questo giornale conclude che per accrescere le probabilità di tenere un cliente [della banca] in fila, l’impiegato dovrebbe cercare di influire sull’iniziale stima soggettiva che il cliente ha del tempo richiesto dallo svolgimento del servizio per dargli l’impressione che è breve, o tentare di convincere il cliente del grande valore del tempo impiegato nell’operazione”.

La seconda stesura diceva: “Ci sono più probabilità di far restare un cliente [della banca] in fila se lo si convince che non dovrà aspettare a lungo. Un altro modo è di far pensare al cliente che l’attesa sarà molto profittevole per lui”.

Un altro gruppo, composto stavolta di trentadue professori, ha poi classificato quattro di questi campioni senza conoscerne la fonte. “Di nuovo, i professori hanno messo in classifica la versione difficile prima di quella facile”, scrive “Psychology Today”. Il prof. Armstrong ha riassunto l’importanza dei suoi risultati dicendo: “Se non riuscite a convincerli, confondeteli”.

Specie chi scrive in materia di diritto, religione e medicina è spesso colpevole di parlare in modo nebuloso. “Quello che i medici fanno alla lingua inglese può far piangere un editore”, scrive Alfred D. Berger, direttore generale di “Medical World News”. Berger ha citato il caso di un insegnante che insisteva perché una studentessa di medicina scrivesse “diaforesi copiosa” invece di “sudorazione abbondante”.

Il direttore ha spiegato che il gergo medico entra a far parte del vocabolario del medico all’istituto di medicina per il “naturale desiderio di imparare il linguaggio dei pezzi grossi: gli interni e i professori”. E continua: “Vi si aggiunga un certo grado di pigrizia: è più facile usare una parola ‘tuttofare’ come ‘procedura’ anziché scegliere una parola più precisa, come esame, operazione, metodo o tecnica”.

Un altro fattore, dice Berger, è lo sforzo cosciente di usare “vocaboli che i profani non capiranno. Questo fa sentire coloro che li usano più saggi e più eruditi degli altri e permette loro anche di parlare in un modo incomprensibile per i non iniziati”.

Scrivendo per il “New England Journal of Medicine”, il dott. Saul Radovsky ammette: “Dando un’occhiata alle riviste mediche si vede che di rado buoni trattati di scienza sono scritti bene e che spesso è troppo attendersi uno scritto facilmente comprensibile”. Era citato l’esempio di un ricercatore che aveva scritto:

“Abbiamo fatto un’analisi di chemiluminescenza per esaminare le reazioni dei leucociti polimorfonucleari del paziente a numerosi stimoli solubili e di particelle. I leucociti polimorfonucleari del paziente avevano sostanzialmente ridotto le reazioni chemiluminescenti durante la fagocitosi delle particelle opsonizzate”.

Gli scienziati volevano dire che i globuli bianchi del paziente non producevano la normale quantità di luce quando attaccavano sostanze estranee nel sangue.

È chiaro che ci sono poche giustificazioni per esprimere sia pure idee complesse con parole difficili. O la persona tenta di far colpo su qualcuno o non è capace di esprimersi chiaramente.

“Se voi non pronunciate . . . una parola facilmente comprensibile, come si saprà ciò che vien detto? Infatti parlerete all’aria”. — I Cor. 14:9.

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