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  • Sii uomo: assumi la tua responsabilità

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  • Sii uomo: assumi la tua responsabilità
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1960
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1960
w60 15/4 pp. 253-254

Sii uomo: assumi la tua responsabilità

“LO SCRITTORE scadente incolpa la sua penna”. Questo detto rispecchia la debolezza umana di voler evitare la responsabilità quando si tratta di riconoscere una colpa. A questo riguardo, ognuno di noi, sia uomo, donna o ragazzo, dovrebbe cercare di essere maturo, di ‘comportarsi da uomo’. Anche se gli amici possono aiutarci a portare il nostro carico nei momenti di difficoltà, quando si tratta di una nostra responsabilità o colpa, allora “ciascuno deve portare il suo carico di responsabilità”. — 1 Cor. 16:13; Gal. 6:2, 5.

Spesso i nostri tentativi per discolparci non hanno più senso di quelli di Aronne in una certa occasione, rivelando un confuso modo di pensare. Mentre Mosè si trovava sul monte per quaranta giorni il popolo s’impazientì e tornò alle idolatre consuetudini che aveva in Egitto. Portando i propri gioielli ad Aronne, gli chiesero di far loro un idolo. Allora Aronne “li prese dalle loro mani, e, dopo averne cesellato il modello, ne fece un vitello di getto”. — Eso. 32:4, VR.

Quando Mosè tornò giù dal monte, vide quello che avevano fatto e giustamente indignato ne chiese conto ad Aronne. Aronne accettò forse la propria responsabilità al riguardo? No. Egli cercò di discolparsi dicendo a Mosè: “Io l’ho buttato [l’oro che il popolo mi aveva dato] nel fuoco, e n’è venuto fuori questo vitello”, apparentemente da solo, avrebbe voluto far credere a Mosè! Vi può essere qualche cosa di più assurdo? Sì, spesso i nostri tentativi per scusarci o giustificarci non hanno più senso! — Eso. 32:22, 24, VR.

Se il nostro tentativo per discolparci può essere dovuto ad un confuso modo di pensare, quando cerchiamo di far ricadere la colpa su altri, molto probabilmente c’è qualche cosa che non va nel nostro cuore, che rivela orgoglio, disonestà ed egoismo. Così non facciamo altro che seguire la tendenza ereditata dai nostri progenitori. Adamo, invece di ammettere da uomo di aver disubbidito mangiando il frutto proibito e riconoscere la propria colpa, si giustificò accusando altri: “La donna che tu mi hai data per compagna, essa mi ha dato del frutto dell’albero e quindi io ne ho mangiato”. ‘Perché dunque dar la colpa a me? Se tu non mi avessi dato quella donna ed essa non mi avesse offerto il frutto, io non l’avrei mai mangiato!’ Ed Eva seguì l’esempio di Adamo. Invece di assumere la propria responsabilità, si tirò indietro dicendo: “Il serpente mi ha ingannata ed io ho mangiato”. Evitando la propria responsabilità Adamo ed Eva dimostrarono di non essere pentiti e di non meritare che venisse mostrata loro misericordia. — Gen. 3:12, 13.

Il re Saul dimostrò la stessa cattiva condizione di cuore almeno in due occasioni. Quando fu rimproverato da Samuele per aver presuntuosamente offerto un certo sacrificio, Saul si giustificò: “Siccome vedevo che il popolo si disperdeva e m’abbandonava, che tu non giungevi nel giorno stabilito, e che i Filistei erano adunati a Micmas . . . mi son fatto violenza e ho offerto l’olocausto”. Egli trovò tre scuse, ma queste non avevano alcun peso di fronte a Geova. — 1 Sam. 13:11-13, VR.

Il re Saul dimostrò la stessa disposizione di cuore quando gli fu comandato di sterminare gli Amalechiti, senza risparmiare uomo né bestia. Quando Samuele disse a Saul che aveva mancato di seguire il comando di Dio, Saul replicò: “Il popolo ha risparmiato il meglio delle pecore”, “il popolo ha preso, fra il bottino”, insistendo pure, “io ho ubbidito alla voce dell’Eterno”. Quando gli fu ricordato che “l’ubbidienza val meglio del sacrifizio”, egli infine ammise: “Io ho peccato, perché ho trasgredito il comandamento dell’Eterno”. Tuttavia incolpò ancora il popolo dicendo: “Io ho temuto il popolo, e ho dato ascolto alla sua voce”. Ma Saul aveva anche mancato di votare alla distruzione il re Agag e di questo certo non poteva incolpare il popolo! La brutta fine di Saul è un ammonimento per tutti coloro che hanno l’abitudine di non riconoscere la propria colpa e di farla ricadere su altri. — 1 Sam. 15:13-33, VR.

Il re Davide e l’apostolo Pietro si comportarono in modo ben diverso! Anch’essi qualche volta commisero gravi errori, ma riconobbero la propria responsabilità. Davide non cercò scuse né incolpò altri quando Geova s’adirò contro di lui perché aveva contato gli uomini abili alle armi: “Non sono io quegli che ordinai il censimento del popolo? Son io che ho peccato, e che ho agito con tanta malvagità; ma queste pecore che hanno fatto? Ti prego, o Eterno, o mio Dio, si volga la tua mano contro di me e contro la casa di mio padre, ma non contro il tuo popolo, per colpirlo col flagello!” — 1 Cron. 21:17, VR.

Similmente quando Davide peccò nella questione della moglie di Uria, non diede la colpa a Betsabea né alle circostanze, ma confessò umilmente: “Io ho peccato contro Geova”. Il Salmo 51 rivela la sincerità del pentimento di Davide, e quale conforto ha dato quel salmo d’allora in poi ai servitori di Dio caduti in grave trasgressione! Che Davide, a differenza di Adamo, non diede la colpa alla donna si vede dal fatto che, fra tutti i suoi figli, scelse Salomone figlio di lei come suo successore sul trono di Geova. — 2 Sam. 11:4; 12:13; 1 Re 1:17.

L’apostolo Pietro dimostrò la stessa buona disposizione di cuore. Quando peccò rinnegando il suo Signore, cercò forse di giustificarsi o di dar la colpa ad altri? No, ma con umiltà e contrizione “uscì e pianse amaramente”. — Luca 22:62.

Se, come Aronne, abbiamo una simile debolezza, stiamo attenti e sforziamoci di superarla per non divenire come Adamo, Eva e il re Saul. Ricordiamo che cercando di dar la colpa ad altri o alle circostanze si dà prova di una certa forma di egoismo, debolezza morale, orgoglio o disonestà. Se sorvegliamo il nostro cuore potremo esser graditi a Dio nonostante le nostre debolezze: “Chi copre le sue trasgressioni non prospererà, ma chi le confessa e le abbandona otterrà misericordia”. Perciò sii uomo! Sii come Davide, come Pietro: assumi la tua responsabilità! — Prov. 28:13.

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