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  • g76 8/11 pp. 12-15
  • “Le sette meraviglie” del mondo antico

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  • “Le sette meraviglie” del mondo antico
  • Svegliatevi! 1976
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  • Le piramidi d’Egitto
  • I giardini pensili e le mura di Babilonia
  • Il tempio di Artemide a Efeso
  • La statua di Zeus a Olimpia
  • Il Mausoleo di Alicarnasso
  • Il colosso di Rodi
  • Il faro di Alessandria
  • Valeva la pena fare tutta quella fatica?
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    Perspicacia nello studio delle Scritture, volume 2
  • Come si viveva nell’antica Efeso
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1977
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    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1958
Altro
Svegliatevi! 1976
g76 8/11 pp. 12-15

“Le sette meraviglie” del mondo antico

SE VI chiedessero di nominare sette “meraviglie” costruite dall’uomo nel mondo moderno, che cosa menzionereste? La Torre Eiffel di Parigi, in Francia? Forse l’Empire State Building nella città di New York? Che dire del Canale di Suez? Esploratori e viaggiatori le hanno elencate tutte e tre, insieme ad altre cose notevoli.

Ma supponiamo che foste vissuti più di duemila anni fa. Allora che cosa avreste nominato come le sette meraviglie del mondo? I Greci e i Romani avevano vari elenchi di notevoli opere d’arte e architettura. Per esempio, Filone di Bisanzio compilò un elenco, Antìpatro di Sidone un altro, alquanto diverso. Comunque è giunto fino a noi un elenco tradizionale, che include opere di fattura umana o di proporzioni colossali, o di grande splendore, o notevoli per altri aspetti straordinari.

Le piramidi d’Egitto

Delle “sette meraviglie” del mondo antico, oggi rimangono in piedi solo le piramidi d’Egitto. Molto importanti sono le tre situate a Giza, sulla sponda occidentale del Nilo, presso il Cairo. Sono gigantesche tombe costruite per certi faraoni. La prima e la più grande era la gigantesca tomba del faraone Cheope (Khufu). Si pensava che fosse un luogo sicuro per i resti e i tesori del re che vi furono seppelliti.

Su un’area di oltre cinque ettari, la piramide di Cheope ha base quadrata e lati triangolari, ciascuno rivolto verso uno dei quattro punti cardinali. Questa piramide alta 147 metri fu costruita con 2.300.000 pietre singole. Le più grosse pesano oltre due tonnellate ciascuna! Tali enormi pietre come furono cavate, trasportate e messe al loro posto? Non si può dirlo con certezza. Ma si è concluso che circa 100.000 uomini lavorarono vent’anni per completare la piramide di Cheope.

Perché furono costruite le piramidi? Ebbene, gli antichi Egiziani credevano nella vita dopo la morte. Ma se l’anima doveva continuare a vivere, pensavano che il corpo carnale della persona doveva essere preservato. Quindi imbalsamavano i loro morti. Inoltre gli oggetti di valore erano seppelliti con il deceduto perché se ne servisse nel mondo degli spiriti. Non c’è da meravigliarsi che alcuni faraoni costruissero tombe gigantesche, apparentemente impenetrabili!

I giardini pensili e le mura di Babilonia

Dopo le piramidi, le “guide turistiche” del passato avrebbero probabilmente vantato le bellezze di Babilonia, incoraggiando i visitatori ad andarvi. Secondo certe tradizioni, sia le massicce mura della città che i suoi giardini pensili erano fra le “sette meraviglie” del mondo antico.

Le mura di Babilonia furono costruite dal re Nabopolassar del settimo secolo a.E.V. e dal suo successore, il re Nabucodonosor II (624-581 a.E.V.). La città era costruita su entrambe le sponde del fiume Eufrate, e vi erano mura con vari ingressi lungo le sponde del fiume. Inoltre, Babilonia era circondata da doppie mura, e le mura esterne erano rafforzate da torri. Vi erano diverse porte massicce. (Isa. 45:1, 2) Due storici greci del quinto secolo a.E.V. scrissero delle mura di Babilonia. Ctesia indica che erano alte una novantina di metri, mentre secondo Erodoto le mura erano alte un centinaio di metri e larghe 26 metri. Comunque sia, le mura di Babilonia dovevano essere molto grandi, perché Erodoto dichiarò: “In cima, lungo il margine delle mura, costruirono edifici di una sola stanza uno di fronte all’altro, lasciando spazio fra loro perché vi potesse girare una quadriga”.

Se al viaggiatore facevano impressione tali alte mura, certo non avrebbe considerato da meno la “meraviglia” dei giardini pensili di Babilonia. Li costruì Nabucodonosor II per la sua regina di Media, Amitis, che trovava deludente il paesaggio pianeggiante di Babilonia e aveva nostalgia degli alberi e delle colline della sua patria.

I giardini pensili consistevano di una serie di terrazze artificiali collegate da gradinate di marmo e possibilmente alte da 20 a 90 metri da terra. Sulle terrazze coperte di terra crescevano molti fiori, arbusti e alberi. Si dice che gli schiavi lavoravano a turno per azionare dei congegni di qualche sorta che sollevavano l’acqua dall’Eufrate ai giardini. Dalle cisterne delle terrazze più alte, l’acqua era distribuita a condutture che provvedevano la necessaria irrigazione. Tuttavia, per quanto fossero straordinari, quei famosi giardini pensili non esistono più.

Il tempio di Artemide a Efeso

Quando l’apostolo cristiano Paolo visitò la rinomata città di Efeso in Asia Minore nel primo secolo dell’Èra Volgare, fra i suoi notevoli edifici c’era il tempio della dea Artemide (la Diana romana). Un tempio originale, progettato verso il 550 a.E.V., fu distrutto nel 356 a.E.V., ma fu sostituito da un edificio più sontuoso di quello originale.

Ai giorni dell’apostolo Paolo questo splendido tempio si ergeva su una piattaforma di circa 125 metri per 75. L’edificio stesso era approssimativamente lungo 110 metri e largo 51. Si pensa che il suo santuario interno, lungo circa 30 metri e largo 20, fosse aperto verso il cielo. Un’immagine della dea Artemide poté ergersi in questo santuario dietro l’altare. Di questo imponente tempio di marmo col tetto di lastre di marmo bianco e oltre cento colonne massicce, non rimangono che le fondamenta e alcune parti relativamente minori. I Goti distrussero il tempio verso il 260 E.V. È vero che i devoti della dea una volta gridarono “Grande è l’Artemide degli Efesini!” Tuttavia, quella ‘grandezza’ e il suo tempio una volta glorioso sono svaniti nel passato. — Atti 19:34.

La statua di Zeus a Olimpia

In modo simile, il famoso scultore greco Fidia pensò di modellare un dio quando completò una delle “sette meraviglie” del mondo verso l’anno 435 a.E.V. Era una statua alta dodici metri di Zeus (il Giove romano), seduto su un trono di cedro decorato di ebano, avorio, oro e pietre preziose. La statua rappresentava quel falso dio con un serto d’ulivo sul capo. Fidia usò il legno per la parte centrale, l’avorio per rappresentare la carne, e l’oro per le vesti. Nella mano destra del dio pose un’immagine della Vittoria d’oro e avorio, e nella sinistra uno scettro con un’aquila in cima.

Questa gigantesca statua fu posta nel tempio di Zeus a Olimpia, in Grecia, e i suoi ammiratori includevano molti atleti e altri entusiasti dello sport che affluivano nella zona per i famosi Giochi Olimpici. In un secolo successivo, l’imperatore romano Teodosio I fece portare la statua a Costantinopoli, dove un incendio la distrusse nel 475 E.V.

Il Mausoleo di Alicarnasso

Quando il re Mausolo di Caria, in Asia Minore, morì nel 353 a.E.V., evidentemente la moglie Artemisia pensò che il nome e la fama del marito dovessero durare. Perciò fece costruire in sua memoria uno splendido sepolcro. Fu il Mausoleo, situato ad Alicarnasso, nell’Asia Minore sudoccidentale. È interessante che anche oggi elaborati edifici costruiti come luoghi di sepoltura si chiamano mausolei.

La tomba di Mausolo fu progettata dagli architetti greci Pitide e Satiro. Era alta circa 40 metri e aveva una base rettangolare sormontata da un colonnato di trentasei colonne. Sul colonnato poggiava una piramide a gradini, e in cima ad essa una statua di Mausolo su un carro. Tutto questo per un uomo!

Per quanto imponente, il Mausoleo venne distrutto da un terremoto. Nel quindicesimo secolo E.V. l’edificio era scomparso. Oggi esistono solo alcuni frammenti di questa tomba un tempo magnifica.

Il colosso di Rodi

Popolarmente chiamata il colosso a causa della sua immensità, una statua del dio sole Elio si ergeva un tempo presso il porto dell’isola di Rodi nel mar Egeo. Questa statua di bronzo era alta circa 36 metri, press’a poco la stessa altezza della statua della libertà nel porto di New York. Ed era sicuramente un colosso. Infatti un dito era più grande di molte statue normali! Per sostenere questa effigie cava di Elio, lo scultore greco Carete di Lindo (Rodi) impiegò circa sette tonnellate e mezzo di sbarre di ferro oltre a blocchi di pietra. Carete faticò per dodici anni e infine completò la statua nel 280 a.E.V. A proposito, la statua non si ergeva nel porto con le navi che passavano fra le sue gambe divaricate, come hanno detto alcuni. Piuttosto pare che si ergesse su di un argine di fronte al mare.

Ma, pensate! Il colosso di Rodi durò solo cinquantasei anni. Un terremoto lo abbatté nel 224 a.E.V. Si riferisce che i frammenti rimanessero sulle rocce per più di 800 anni, finché furono venduti come rottami nel settimo secolo E.V. Una fine ingloriosa per una delle “sette meraviglie” del mondo antico!

Il faro di Alessandria

Un vero e proprio “grattacielo” e un’altra “meraviglia” del mondo antico fu un faro torreggiante su un’isola nel porto di Alessandria d’Egitto. Chiamato Faro dal nome dell’isola (ora penisola) su cui si ergeva, questo faro divenne così famoso da imporre il nome a questo tipo di costruzioni.

Mentre le informazioni variano, sembra che il faro di Alessandria fosse alto più di 130 metri. Il suo progettista fu l’architetto greco Sostrato, e fu costruito verso il 270 a.E.V., durante il regno di Tolomeo II Filadelfo. Questo faro fu costruito in tre sezioni su una base di pietra. La parte inferiore era quadrata, la sezione mediana ottagonale e la parte superiore circolare. La parte più alta era coperta da un tetto, ma aperta, con colonne di bronzo intorno.

Attraverso un condotto centrale, per mezzo di un argano, si portava la legna fino alla parte superiore aperta per alimentare il fuoco che provvedeva luce. Si dice che uno specchio riflettesse il fuoco di notte, e la luce del sole di giorno, così che la luce si poteva vedere almeno a centocinquanta chilometri di distanza.

Che cosa accadde al faro di Alessandria? Un terremoto lo demolì parzialmente il 7 agosto 1303, e sembra che la sua distruzione fosse completata durante lo stesso secolo. Tuttavia, il famoso faro durò più di mille anni.

Valeva la pena fare tutta quella fatica?

Guardando al passato, potete ben concludere che alcune “meraviglie” del mondo antico servirono a uno scopo utile. Per certo i giardini pensili di Babilonia furono piacevoli agli occhi, e le formidabili mura della città provvidero una certa protezione. E il faro di Alessandria fu un aiuto per i marinai.

Ma che dire del grande tempio di Artemide, della statua di Zeus a Olimpia e del colosso di Rodi? Come opere d’arte e architettura, furono davvero straordinari. Ma come furono spesi male gli sforzi compiuti per foggiarli o costruirli! Sicuramente questo fu compreso dai servitori del vero Dio, Geova, poiché quelli di essi che vissero quando queste “meraviglie” erano ancora in piedi erano guidati dalla Sua Parola. Il libro biblico dei Salmi fu completato verso il 460 a.E.V., prima della gigantesca statua di Zeus su cui Fidia profuse la sua fatica. Mosso dallo spirito dell’Iddio vivente, Geova, il salmista dichiarò: “Gli idoli delle nazioni sono argento e oro, opera delle mani dell’uomo terreno. Hanno bocca, ma non possono pronunciare niente; hanno occhi, ma non possono vedere niente; hanno orecchi, ma non possono prestar orecchio a niente. Inoltre non esiste nessuno spirito nella loro bocca”. — Sal. 135:15-17.

Considerate anche le piramidi d’Egitto e il famoso Mausoleo. Il desiderio di essere ricordati e onorati ha spinto alcuni a costruire imponenti monumenti. Sì, hanno avuto anche altre ragioni. Ma come sono sobrie le parole divinamente ispirate del saggio re Salomone, che disse: “Non c’è ricordo delle persone dei tempi precedenti, neanche ce ne sarà di quelli che verranno in seguito. Non ci sarà ricordo nemmeno d’essi fra quelli che verranno ancora più tardi”. (Eccl. 1:11) Le pagine della storia sono piene di molti nomi, ma oggi questi significano poco nella vita degli uomini. La prospettiva d’essere ricordati e ricondotti alla vita mediante la risurrezione dipende solo da Geova. — Giob. 14:13-15; Atti 24:15.

[Cartina a pagina 13]

(Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)

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