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  • Lingue bibliche: aramaico
    La Torre di Guardia 1956 | 1° marzo
    • È molto probabile che prima dell’anno 100 d.C. i testimoni di Geova ad Antiochia abbiano tradotto almeno i vangeli in siriaco, il dialetto aramaico che ivi si parlava (che era alquanto diverso dall’aramaico parlato in Palestina). Poiché in questa traduzione si trovano alcune parole aramaiche palestinesi si ritiene che sia stata fatta da cristiani esuli dalla Palestina. Questa versione è nota come Antica Versione Siriaca. Di tanto in tanto questa versione veniva riveduta e infine venne ad essere chiamata la pescitta. Sembra che essa sia stata completata prima dell’inizio del quinto secolo dopo Cristo. Prima del quinto o sesto secolo le Scritture Greche erano state tradotte nell’aramaico palestinese di quel tempo. Però, con la nascita e diffusione dell’Islamismo, che ebbe inizio nel settimo secolo, la lingua araba prese il posto dell’aramaica e l’aramaica cessò di essere una lingua viva, eccetto che in alcuni luoghi isolati nelle regioni montagnose della parte nordoccidentale dell’Iran (una volta chiamata Persia). Così l’aramaico si unì all’ebraico nella tomba delle lingue morte.

  • Domande dai lettori
    La Torre di Guardia 1956 | 1° marzo
    • Domande dai lettori

      ◆ I trinitaristi citano Giovanni 20:28 come prova che Gesù sia Dio. Qui Tommaso disse (NM): “Mio Signore e mio Dio!” Come si può rispondere a questo argomento? — F. W., Repubblica delle Filippine.

      Gesù è un dio. “Dio” significa un potente. Cristo è chiamato il “Dio potente” in Isaia 9:5, “un dio” in Giovanni 1:1 (NM), e “l’unigenito dio” in Giovanni 1:18 (NM). Geova non è il solo dio o potente. Il semplice fatto che sia chiamato l’Iddio Onnipotente indica che ci sono altri dèi non così potenti, non onnipotenti come lui. Quindi Tommaso poteva chiamare Gesù Dio, ma non IL Dio; e nel terzo versetto successivo Gesù è chiamato “il Figliuol di Dio”, come noi leggiamo: “Ma queste cose sono scritte, affinché crediate che Gesù è il Cristo, il Figliuol di Dio, e affinché, credendo, abbiate vita nel suo nome”. Quindi non c’è nessuna contraddizione col racconto di Giovanni in cui Tommaso chiama Gesù un dio, e certamente Giovanni non dice che le parole rivolte a Gesù da Tommaso avessero lo scopo di farci credere che Gesù fosse Il Dio, ma dice che furono pronunciate per farci credere che Gesù è il Figlio di Dio. In questo stesso capitolo (Gv 20:17, NM) Gesù disse: “Io ascendo al Padre mio e Padre vostro e all’Iddio mio e Iddio vostro”. Egli non ascendeva a se stesso.

      Ma ora i trinitaristi diranno che Tommaso adoperò nel greco l’articolo determinativo “il” (ho) davanti a “Dio”, mostrando che egli chiamò Gesù il Dio. In greco l’articolo “il” è al nominativo, ma qui la parola “Dio” è al vocativo e riguardo a questo A. T. Robertson nel suo libro Una Grammatica del Nuovo Testamento greco alla luce della ricerca storica (inglese), a pagina 461, dice: “L’articolo al vocativo nel rivolgere la parola era usato nell’idioma ebraico ed aramaico, e difatti in Aristòfane troviamo ho pais akoloúthei. La frase Abbá ho patér (Marco 14:36) è in buon greco e buon aramaico sia che Gesù la pronunciasse in una o in entrambe le lingue. In Matteo 11:26 (nai, ho patér) l’abbiamo al vocativo. Quando si usa l’articolo, certamente si deve adoperare la forma nominativa. Quindi in Apocalisse 18:20 le abbiamo tutt’e due insieme, ourané kai hoi hágioi. Infatti la seconda parte del discorso è sempre al nominativo. Così Kýrie, ho Theós, ho

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