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  • Avevo il vizio di giocare d’azzardo
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1975
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1975
w75 15/3 pp. 168-173

Avevo il vizio di giocare d’azzardo

Racconto di un uomo che riuscì a liberarsi dal vizio, dopo aver giocato d’azzardo per diciassette anni

A VOLTE ancora sento il morboso desiderio di giocare d’azzardo, come quando passo davanti a un botteghino delle scommesse dell’Off-Track Betting. Folle si riversano forse nella via, con i biglietti delle corse in mano. Prima che me ne renda conto penso: “Chi sa se sono ancora capace di scegliere i vincitori?” Pare che il pensiero solo si affacci alla mente. Lo scaccio via, guardando nell’altra direzione e affrettando l’andatura.

Per più di diciassette anni ebbi il vizio del gioco d’azzardo. Le scommesse controllavano la mia vita. Non potevo fare a meno di scommettere. Per me era più importante del mangiare, del bere, del dormire, del sesso, di ogni cosa!

COM’ERA LA VITA

In quegli anni stavo sveglio la notte “assegnando vantaggi” ai cavalli, scegliendo quelli sui quali avrei scommesso il giorno dopo. O lavoravo di notte per esser libero di trascorrere il giorno all’ippodromo. Elemosinavo, prendevo a prestito e rubavo denaro per giocare d’azzardo. Ogni cosa di valore che avevamo era in qualche casa di pegni.

Dopo aver ricevuto il salario, andavo all’ippodromo. “Scommetterò $10 e vedrò se potrò aumentarlo”, dicevo a me stesso. Il cavallo perdeva, e io dicevo: “Devo riguadagnare il mio denaro; devo rifarmi”. Tante volte persi il mio salario in questo modo.

Questo significava che non c’era denaro per il cibo, gli indumenti o l’affitto. Molte volte avevo fame, ma avevano fame anche mia moglie e due figlie. Avevamo poco da metterci addosso, e spesso eravamo cacciati dal padrone di casa per non aver pagato l’affitto. O ci trasferivamo per evitare i creditori.

Quasi ogni giocatore d’azzardo che conoscevo pagava un creditore, sovente parecchi di loro. I creditori legittimi non fanno prestiti a chi ha troppi debiti. Ma questi prestatori di denaro della malavita sì.

Io andavo da un creditore e mi facevo dare forse $25. Per un prestito di $25 bisognava restituire $30. I pagamenti potevano farsi a $6 la settimana per cinque settimane. Se uno non poteva pagare una certa settimana, gli si concedeva quella che era chiamata validità, circa $2 su un prestito di $25. Ma questi $2 non erano applicabili al capitale. Uno poteva pagare $2 di validità la settimana indefinitamente, e ancora dover pagare il capitale che rimaneva. Certo $2 ora possono non sembrar nulla, ma allora, negli anni venti e negli anni trenta, erano qualche cosa.

Quei creditori potevano esser duri. Avevano i loro uomini forti. Ricordo che un mio amico fu percosso terribilmente perché non era stato in grado di pagare. Così spesso vivevo nel timore. Quando le cose si facevano veramente disperate, preparavo il bagaglio e partivo. Per fortuna, nessuno della mia famiglia o io fummo mai danneggiati fisicamente.

GIOCO D’AZZARDO IN OGNI LUOGO

Può esservi difficile credere quanto gioco d’azzardo si faccia. Ovunque io abbia lavorato, il che avveniva di solito in ristoranti e bar, tutto ciò che si udiva erano “i cavalli”. Ma si facevano anche altri giochi d’azzardo.

C’erano elaborati luoghi della malavita tutto intorno a New York. Ma per entrare ci volevano conoscenza e “approvazione”. Facevano giochi di roulette, poker, dadi, ogni sorta di gioco d’azzardo. Io vi andavo. Ma la maggioranza delle mie scommesse erano sui cavalli.

Spesso andavo all’ippodromo, ma facevo anche più scommesse nei botteghini locali. Questo era più emozionante, poiché si può essere più attivi. Quello che voglio dire è che gli allibratori offrono ogni specie di complicate possibilità di scommesse sui cavalli; puntate su cavalli di varie piste con parlays, back to back, round robin, numeri, e così via. Le operazioni legali non offrono queste possibilità. Questa è una ragione per cui non sono così attraenti per i giocatori d’azzardo sofisticati.

Le scommesse con i numeri sono specialmente una grossa attrazione. Io vi scommettevo sei giorni la settimana. I numeri per ciascun giorno si componevano di tre cifre, per esempio, 8-3-9. La prima cifra si otteneva prendendo la cifra dell’ultimo dollaro dalla somma dei pagamenti al totalizzatore dopo le prime tre corse della giornata. Se il pagamento era $359,73 dopo quelle corse, la prima cifra era 9. Quindi dopo la quinta e la settima corsa la somma dei pagamenti al totalizzatore si usava nello stesso modo per ottenere le ultime due cifre.

Spesso facevo le mie scommesse con un intermediario che lavorava per un allibratore. Per molto tempo il mio costante intermediario per i numeri fu il nostro lattaio. Usualmente scommettevo cinquanta centesimi, ogni mattina gli davo il denaro e il foglietto con i numeri. Ricordo che una volta mi uscirono tutti i numeri 8-3-9, con un pagamento di $300; una gran quantità di denaro per cinquanta centesimi!

LA SPECIE DEI COMPAGNI

Noi giocatori d’azzardo parlavamo lo stesso linguaggio, avendo lo stesso interesse prevalente, con le emozioni e le difficoltà che l’accompagnavano. Ma mancava tristemente la genuina considerazione reciproca. Prendete per esempio quel lattaio.

Avevo avuto fiducia in lui, giacché l’avevo conosciuto da molto tempo e mi aveva sempre pagato le vincite. Così dopo aver vinto quei $300 non lo sospettavo, quando mi invitò a casa sua per una grossa partita ai dadi. Solo dopo aver perso la maggior parte del mio denaro mi resi conto che il gioco era una truffa. Ero stato “incastrato”. Ma non si può fare molto, è difficile provarlo.

Comunque, questa non fu la sola volta che gli “amici” mi ingannarono. Una volta diedi denaro e un elenco di cavalli su cui fare le scommesse a un compagno di lavoro. Egli faceva un turno diviso, e quel pomeriggio andava dall’allibratore. Più tardi sentii i risultati delle corse e mi stupii d’aver scelto quattro vincitori! Naturalmente, quando il mio “amico” quella sera entrò ero emozionato e volevo le mie vincite. Ma fece alcune scuse asserendo di non aver potuto fare le scommesse. Io non lo potei provare, ma sono sicuro che aveva intascato le vincite.

I giocatori d’azzardo sono davvero corrotti! Molti allibratori di poco conto se la squagliarono con il denaro che avevo vinto. Ma la verità è che io non ero migliore. Spesso prendevo a prestito e non restituivo mai, e addirittura rubavo anche denaro. Quando ripenso ad alcune di quelle esperienze, mi rattristano.

ALLETTAMENTO ED EMOZIONE

Compresi che le cose che facevo erano sbagliate. Ma ero asservito dal vizio, essendo specialmente preso dall’allettamento del denaro facile. Questo è in effetti ciò che mi fece cominciare in principio a giocare sui cavalli.

In precedenza avevo giocato d’azzardo, avevo giocato ai dadi da ragazzo nelle vie di Filadelfia, e, in seguito, avevo giocato a poker sulla nave dopo essermene fuggito a diciassette anni per mare. Ma non fu che nel 1928, anno del mio matrimonio, che mi interessai nei cavalli.

In quel tempo lavoravo alla mensa della colazione della farmacia fra la 49ª Strada e la Lexington Avenue di New York. Fui avvinto dall’esultanza dei giocatori dei cavalli per le loro vincite. Seppi in seguito che essi non menzionano mai le loro perdite. “Meglio ottenere un po’ di questo denaro facile”, pensai.

Notai che i giocatori d’azzardo ottenevano le loro informazioni sui cavalli dal Daily Mirror. Così un giorno scelsi di lì due cavalli e scommisi su di loro. Ancora ne ricordo i nomi, Buck Hero e Sunflower. Con la “fortuna del principiante”, vinsi su entrambi!

Ora avevo vinto, e potevo dunque parlare secondo conoscenza con altri giocatori dei cavalli. “Peccato che non ha giocato un parlay”, disse uno, “avrebbe fatto veramente un colpo”. Presto provavo tutte le scommesse possibili. Studiai in realtà i cavalli, e cominciai a fare da solo le assegnazioni dei vantaggi.

In qualche occasione andavo all’ippodromo e facevo una grossa vincita. Mi sentivo realmente emozionato e orgoglioso. Potevo pagare alcuni debiti, ma il giorno dopo tornavo all’ippodromo per fare ‘un colpo veramente grosso’, e di solito perdevo tutto.

Eppure continuavamo a giocare d’azzardo, sempre pensando di fare quel colpo grosso. Ero stato allevato in un orfanotrofio cattolico dove avevo imparato a pregare. Così spesso pregavo di vincere, e a volte, per la disperazione, pregavo perfino il Diavolo.

Parte dell’allettante fascino del gioco d’azzardo, io credo, è l’enorme attesa del risultato. Per prolungare l’emozionante aspettazione spesso facevo verificare da qualcuno i risultati della corsa nel giornale, e poi facevo alla persona domande come: “Il vincitore della seconda pista aveva un nome con dieci lettere? Quanto peso portava? Quanto è stato pagato? Chi era il fantino?”

Dopo la prima o la seconda domanda sapevo dalle risposte se avevo vinto. Quindi, infine, facevo la domanda se aveva vinto il cavallo sul quale avevo scommesso. La mia esultanza era enorme a udirlo.

SFORZI PER SCEGLIERE I VINCITORI

L’assegnazione dei vantaggi ai cavalli era una cosa complessa. A volte ci volevano ore per scegliere un buon cavallo su cui scommettere. Frequentemente ritenevo che una corsa non offrisse nessuna buona possibilità di scommettere. Ma poi che cosa accadeva?

Quella notte sognavo un particolare cavallo vincitore, e il giorno dopo scommettevo su quello. O andavo all’ippodromo, e notavo che correva Straw Hat (Cappello di Paglia) e che, senza rendermene conto, mi ero messo un cappello di paglia. Così, naturalmente, scommettevo su Straw Hat. Ricordo che una volta da uno scaffale cadde sulla testa di mio fratello un barattolo di pompelmo. Consultando i concorrenti di quel giorno, egli notò che correva un cavallo chiamato Pineapple (Pompelmo); scommise su di esso e vinse! I giocatori d’azzardo son fatti così. Sono molto superstiziosi. E anziché attenersi alle loro studiate selezioni, giocano quindi in base a presagi.

Sono sicuro che la Chiesa Cattolica si rende conto di questa caratteristica dei giocatori d’azzardo. Poiché le monache erano sempre vicino all’ippodromo con le loro casse della colletta. Come poteva un cattolico, come lo eravamo molti di noi, passare davanti a una suora e attendersi di avere alcun successo nel gioco dei cavalli? Quindi facevamo l’offerta. E se quel giorno vincevamo eravamo specialmente generosi, sperando che continuasse a farci avere successo.

Sapete perché giocai tanto il numero 839, quello che mi fece vincere $300? Perché io ero nato l’8º mese, la mia figlia maggiore il 3º mese e mia moglie il 9º mese. Era semplice superstizione. Lo consideravo il mio numero fortunato, e alcune volte ne trassi effettivamente profitto.

Ma il fatto è che che perdevo più di quanto vincevo, e la vita era miserevole, specialmente per la mia famiglia. Volevo smettere. Prendevo la risoluzione: “Non lo farò. Semplicemente non giocherò più sui cavalli. Nemmeno guarderò il foglio dell’ippica”. Quindi che cosa accadeva?

Andavo a lavorare, e il compagno che mi stava accanto diceva: “Sai, ieri puntai sul tale cavallo, e mi rese tanto”. Io pensavo fra me: “Avevo l’abitudine di giocare su quel cavallo”. E, la prima cosa che facevo, era quella di tornare di nuovo a giocare.

UNA SVOLTA

Nel 1944 accadde comunque qualche cosa che doveva infine mutare la mia vita. Mi ero temporaneamente trasferito con la mia famiglia da New York, per andare a lavorare a Patterson Field alcuni chilometri fuori di Dayton nell’Ohio. Mia figlia si abbonò alla rivista Seventeen, e un buono offriva uno dei libri più venduti in quel tempo o la Bibbia. Scelsi la Bibbia perché ne avevo sempre voluto una. Quindi, solo alcuni giorni dopo, un uomo venne alla mia porta e mi diede il libro “La verità vi farà liberi”.

Alcune settimane più tardi, una sera mentre ero solo, presi il libro e cominciai a leggerlo. Mi sembrò più sensato di qualsiasi cosa avessi mai udito riguardo alla religione e alla Bibbia. Mi convinsi che mi indirizzava verso qualche cosa più meravigliosa di quello che avevo udito in tutti i miei trentotto anni.

Quando l’uomo tornò esultai e accettai quindi il suo invito di assistere a un’adunanza dei testimoni di Geova. Ma allora mi ammalai. Dopo una lunga degenza in ospedale tornai a New York. Comunque, l’uomo dell’Ohio dispose che un Testimone venisse lì a trovarmi.

Accettato un invito a un’adunanza, notai che il Testimone che mi accompagnava non fumava, perciò gli chiesi: “I testimoni di Geova fumano?” Avuta una risposta negativa, ricordo che fra me pensai: “Ecco, questo mi esclude. Il fumo e il gioco d’azzardo sono due vizi a cui non sarò mai in grado di rinunciare”. Ma avevo torto.

CIÒ CHE RESE IL MUTAMENTO POSSIBILE

Per la prima volta cominciai a capire quale grande Creatore abbiamo. Oh, credevo prima in Dio. Sapevo che esisteva. In quale altro modo sarebbe potuta venire la vita intelligente, con tutte le sue complessità? Ma ora Dio cominciava a essere per me reale. Potevo vedere che aveva propositi per benedire il genere umano.

In precedenza avevo detto molte volte la preghiera insegnatami nell’orfanotrofio: “Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo Nome; venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra”. (Matt. 6:9, 10, Versione di F. Nardoni) Ma ora cominciai a capire che il regno di Dio è un reale governo, e che eravamo finalmente giunti al tempo della storia in cui Dio aveva istituito tale governo, con conseguenze che avrebbero scosso il mondo.

Ero convinto che questo sistema deve sicuramente essere sostituito. E mi rallegrai apprendendo che Dio Onnipotente lo avrebbe invero adempiuto. La profezia del libro biblico di Daniele mi divenne specialmente significativa: “L’Iddio del cielo stabilirà un regno che non sarà mai ridotto in rovina. E il regno stesso . . . stritolerà tutti questi regni e porrà loro fine, ed esso stesso starà a tempi indefiniti”. (Dan. 2:44) Le promesse bibliche di un paradiso terrestre, con la libertà perfino dalle malattie e dalla morte, pure ebbero un potente influsso sulla mia vita. — Sal. 37:9-11; Riv. 21:3, 4.

Decisi che se questo è ciò che Dio si è proposto di fare per la benedizione del genere umano, potevo mostrare il mio apprezzamento facendo il mio meglio per ubbidire ai Suoi requisiti. Appresi che un requisito era che l’uomo deve ‘provvedere per quelli che son suoi, e specialmente per quelli che sono membri della sua casa”. (1 Tim. 5:8) Cominciai dunque a far questo, che, certo, richiedeva di ridurre grandemente il mio gioco d’azzardo. La mia famiglia e quelli che mi conoscevano non poterono fare a meno di rimanere impressionati dal mutamento.

Questo mutamento rese possibile un crescente desiderio di piacere all’Iddio Onnipotente. Ma era anche essenziale leggere la sana letteratura dei testimoni di Geova e associarsi regolarmente con loro. Ogni volta che andavo alle loro adunanze, essi erano sempre amichevoli. Anche le persone che non avevo mai conosciute venivano a salutarmi. E potevo vedere che la loro amicizia era reale; non era ipocrita. Quando si è regolarmente con gente così si subisce realmente un’influenza benefica. Smisi anche di fumare.

CONSEGUITA LA COMPLETA LIBERTÀ

Ma il gioco d’azzardo faceva ancor più presa su di me. Mi sorpresi, poiché pensavo che sarebbe stato più facile che smettere di fumare. Comunque, la passione del gioco d’azzardo era prevalente e mi induceva a razionalizzare: “Nella Bibbia non c’è nessuna scrittura contro il gioco d’azzardo. E io ho cura della mia famiglia”. Quindi occasionalmente facevo scommesse. Infatti, alla mia prima assemblea dei testimoni di Geova a Cleveland, nell’Ohio, nel 1946, assistei alla maggioranza delle sessioni, ma un pomeriggio me la svignai per andare all’ippodromo.

Feci questo genere di cose per anni. Semplicemente non potevo resistere al forte desiderio. “Ho alcuni dollari in più”, ragionavo per scusarmi. “Posso permettermi un po’ di divertimento”. Comunque, con l’andar del tempo cominciai a giocare d’azzardo più di quanto non intendessi. E verso questo tempo ebbi difficoltà pecuniarie fino al punto che fu in pericolo la mia posizione nella congregazione cristiana. Era una crisi della mia vita.

In ogni modo, i fratelli cristiani, amorevolmente, mi vennero in aiuto. Con pazienza, mi diedero consigli e guida. E leggendo articoli de La Torre di Guardia e di Svegliatevi! cominciai a capire più pienamente che il gioco d’azzardo è realmente un male. In special modo l’articolo di Svegliatevi! del 1964 “Il gioco d’azzardo è per i cristiani?” ebbe effetto su di me. Mi aiutò a capire che in realtà c’è una scrittura contro il gioco d’azzardo.

Sapevo quanto fossero superstiziosi i giocatori d’azzardo, che cercano sempre di vincere invocando la “Dea Fortuna”. Per vincere essi ingannano e fanno quasi ogni cosa, e la vincita diviene un idolo e la Buona Fortuna un dio. Quindi la scrittura presa in esame in quell’articolo, Isaia 65:11, realmente mi colpì. Essa parla di quelli che lasciano il vero Dio e mettono “in ordine una tavola per il dio della Buona Fortuna e quelli che riempite il vino mischiato per il dio del Destino”.

Quando lessi questo cominciai a capire quanto il gioco d’azzardo sia in stretta relazione con l’adorazione falsa. Infatti, mi fece ripensare quanto spesso notavamo che le persone vincevano alle loro prime scommesse, e noi dicevamo che avevano la “fortuna del principiante”. Ma ora sono convinto che questo è lo stratagemma del Diavolo per attirare le persone al gioco d’azzardo, manipolando in qualche modo le cose perché in principio vincano, e per prenderle così al laccio in una degradante forma di adorazione falsa in cui finiscono per idoleggiare il denaro e la Buona Fortuna.

Con questa comprensione, cominciai a lottare contro il desiderio morboso del gioco d’azzardo come non avevo mai fatto prima. Non gliel’avrei proprio data vinta! Ormai sono passati anni da che feci la mia ultima scommessa, e ancora sento il desiderio morboso di giocare. Ma siccome so che Dio Onnipotente non approva il gioco d’azzardo, son deciso a non fare mai più una scommessa.

Se sarete mai tentati a giocare d’azzardo ricordatene il terribile frutto, quello che fa alle persone, come le degrada e perfino le intrappola nell’adorazione falsa. E non fate quella prima scommessa! Se siete già stati presi al laccio dal vizio del gioco d’azzardo, siate certi di poterne venire fuori. C’è un modo per riuscirvi, e i testimoni di Geova saranno lieti di aiutarvi, come hanno aiutato anche me. — Da un collaboratore.

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