“Noi adoriamo ciò che conosciamo”
“Voi adorate ciò che non conoscete; noi adoriamo ciò che conosciamo”. — Giov. 4:22.
1. (a) Che cosa sono tutti inclini ad adorare, e che risultato ha chi asserisce d’essere un’eccezione a ciò? (b) Riguardo all’adorazione, quali domande è saggio porsi?
TUTTI sono inclini ad adorare qualcuno o qualche cosa, anche se si tratta di adorare il proprio io. Chi dice aspramente: “Io non adoro nessuno o nulla!” in realtà adora se stesso. Fa di sé un dio umano, ma a causa del suo egotismo non si rende conto di tale fatto. Si vanta con la presuntuosa idea di non rendere adorazione a nulla che sia vivo o senza vita. Questo non gli reca nessun beneficio; non accresce la sua libertà; non riduce la sua responsabilità. Piuttosto, lo danneggia, possibilmente causandogli la distruzione eterna. Per rendere adorazione in modo da trarne durevole beneficio, è bene sapere ciò che si adora, adorare ciò che si conosce. Siamo saggi se ci chiediamo: Adoro ciò che conosco? Oppure, si potrebbe dire a me e ai miei associati religiosi o irreligiosi: “Voi adorate ciò che non conoscete”? Cioè: Voi non conoscete ciò che adorate.
2. (a) Fuori del loro edificio religioso, riguardo a che cosa sono suscettibili molti? (b) Come rispose e trasse beneficio la Samaritana quando le fu detto che adorava ciò che non conosceva?
2 Questo argomento della religione è una cosa su cui oggi la maggioranza è molto suscettibile. Non solo i radicali e i comunisti, ma i membri delle chiese della cristianità si vergognano d’essere considerati religiosi, quando sono fuori dell’edificio della loro chiesa. Molti troncheranno qualsiasi discussione con una persona di un’altra religione, dicendo brevemente: “Ho la mia religione!” Altri, e ce ne sono molti, dopo aver udito qualcuno menzionare un argomento religioso, diranno: “La sua religione è verità per lei, e la mia religione è verità per me, quindi non c’è bisogno che cambi religione”. Ma chiunque abbia tale attitudine potrebbe chiedersi con ragione: Mi offenderei se qualcuno che sa quello che dice mi dichiarasse: “Lei adora ciò che non conosce”? La donna a cui fu fatta per la prima volta tale dichiarazione da una persona di un’altra religione non se ne offese. Fu bene che non se ne offendesse. Ella colse l’opportunità di fare un’altra domanda. Con essa scoprì perché chi le parlava era in grado di dirle ciò che le disse.
3. Quando e dove la Samaritana incontrò l’uomo che le fece questa dichiarazione?
3 Era una donna del Medio Oriente, e apparteneva al gruppo provinciale detto dei Samaritani. Era mezzogiorno quando incontrò questo uomo ben informato seduto presso un profondo pozzo vicino alla città di Sichar. Era l’anno 30 della nostra Èra Volgare, qualche tempo dopo che i Samaritani avevano celebrato la loro festa di Pasqua presso il vicino monte Gherizim, dove un tempo sorgeva un tempio samaritano. Ancora oggi c’è una piccola colonia di Samaritani presso il monte Gherizim, e nel loro santuario hanno un’antica copia del Pentateuco (i primi cinque libri della Sacra Bibbia scritti dal profeta Mosè), che asseriscono sia la più antica copia oggi esistente. Inoltre, lì vicino c’è un profondo pozzo, che si afferma sia proprio il pozzo presso cui la Samaritana incontrò quest’uomo. A sinistra di questo pozzo è stato eretto un divisorio costituito da un’inferriata su cui c’è il tetragramma, le quattro lettere dell’alfabeto ebraico che rappresentano il nome dell’Iddio di Mosè, Geova o Yahweh. Tutto questo si trova dentro un protettivo edificio, e i turisti lo visitano.
4, 5. (a) Perché fu rimarchevole che si iniziasse una conversazione presso il pozzo? (b) I commenti dell’uomo indussero la donna a menzionare quale problema religioso?
4 L’uomo era di una razza con cui i Samaritani non avevano allora nulla a che fare, e tuttavia iniziò una conversazione con questa Samaritana, ciò che la fece meravigliare. Questa mancanza di pregiudizio razziale la colpì. Presso un pozzo che si supponeva fosse stato scavato dal patriarca Giacobbe, trisavolo di Mosè, appropriatamente l’uomo le parlò di una cosa nuova, di “acqua viva”, bevendo la quale la persona non avrebbe più avuto sete. Egli le rivelò fatti circa l’aspetto più intimo della vita di lei. Questo la indusse a interrogarlo intorno a un problema religioso di quel giorno. Ella disse:
5 “Signore, comprendo che tu sei profeta. I nostri antenati hanno adorato su questo monte; ma voi dite che a Gerusalemme è il luogo dove si deve adorare”. — Giov. 4:1-20.
6. Che cosa le disse l’uomo circa l’adorazione del popolo di lei e circa l’adorazione del suo proprio popolo, e circa la futura adorazione?
6 La risposta dell’uomo alla domanda di lei fu: “Credimi, donna: L’ora viene in cui né su questo monte né in Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete; noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza ha origine dai Giudei. Tuttavia, l’ora viene, ed è questa, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre con spirito e verità, poiché veramente, il Padre cerca tali adoratori. Dio è Spirito, e quelli che l’adorano devono adorarlo con spirito e verità”. — Giov. 4:21-24.
7, 8. (a) Chi era l’uomo presso il pozzo, e come lo seppe la donna? (b) A quale conclusione riguardo a quest’uomo Gesù pervennero gli uomini di Sichar, e perché correttamente?
7 Chi era quest’uomo per parlare in modo così autorevole a questa Samaritana? La donna mostrò di aver fede nel Messia, che i Giudei di lingua greca chiamavano Cristo, e attendeva tale Messia o Cristo perché definisse infine tutte le questioni relative all’adorazione. Per cui ella disse: “Io so che viene il Messia, che si chiama Cristo. Quando questi sarà arrivato, ci dichiarerà ogni cosa apertamente”. Ma la domanda circa il luogo e il modo di adorare il divino Padre era stata già dichiarata apertamente a questa Samaritana, poiché l’uomo le aveva detto: “Sono io che ti parlo”. Se quella donna visse per altri tre anni, apprese ulteriori fatti, fatti innegabili comprovanti che quest’uomo era davvero il Messia, l’Unto di Dio da lungo tempo promesso. Ma il suo nome personale sulla terra fu Gesù, che significa “Salvezza di Geova”. Per cui fu chiamato Gesù Cristo. — Giov. 4:25, 26.
8 Questa sì che era una notizia! E, dato che l’uomo era stato ora raggiunto dai suoi dodici compagni con il cibo per il pranzo, la Samaritana lasciò la brocca dell’acqua al pozzo, tornò a Sichar e disse ai suoi abitanti: “Venite qui, vedete un uomo che mi ha detto tutte le cose che ho fatte. Che non sia il Cristo?” I Samaritani andarono a vedere e udire. Fecero stare l’uomo con loro due giorni. A quale conclusione pervennero? Che quest’uomo era il messianico Salvatore non solo dei Giudei che allora non avevano nulla a che fare con i Samaritani, ma dissero alla donna: “Noi non crediamo più a motivo del tuo discorso; poiché abbiamo udito da noi stessi e sappiamo che quest’uomo è di certo il salvatore del mondo”. (Giov. 4:28-30, 39-42) Tre anni dopo furono forniti i fatti storici comprovanti che quei Samaritani avevano ragione: Gesù Cristo è il Salvatore di tutto il genere umano. Egli sapeva di che cosa parlava alla Samaritana.
“LO CONOSCO IO?” È LA DOMANDA
9. Se fosse oggi sulla terra, con chi ci includerebbe Gesù: con quelli che adorano ciò che conoscono o con quelli che adorano ciò che non conoscono, e perché è importante prendere una decisione riguardo a questa domanda?
9 Se Gesù Cristo fosse oggi personalmente sulla terra e dicesse a un certo gruppo religioso: “Voi adorate ciò che non conoscete; noi adoriamo ciò che conosciamo”, ci includerebbe con sé nel dire: “Noi adoriamo ciò che conosciamo”? O ci includerebbe nel gruppo religioso che non conosceva ciò che adorava? Le risposte a queste domande sono oggi della massima importanza per noi che dobbiamo prendere un’intelligente decisione riguardo a chi o che cosa adoreremo. Ci si può ingannare dicendo con caparbio orgoglio e confidando in sé: “Io non adoro nulla o nessuno! Non temo né Dio né l’uomo”. Col tempo però verranno alla luce fatti rivelatori per mostrare chi o che cosa si adora.
10. Oggi che specie di Dio molti professano di adorare, asserendo che sia l’Iddio della Bibbia?
10 Molti asseriscono di adorare non Budda, né uno dei 330.000.000 di dèi degli Indù, né l’Allah dei musulmani, né l’Iddio dei moderni Giudei, ma un’altra specie di Dio, un Dio senza nome e senza legami razziali o nazionali. Può essere adorato da tutti, senza che vincoli di razza o nazionalità lo facciano inciampare. Oggi molti asseriscono che questo Dio senza nome sia l’Iddio della Sacra Bibbia.
11, 12. (a) Perché quelli che adorano come adorò Gesù avrebbero adorato ciò che conoscono? (b) Perché i Samaritani non conoscevano ciò che adoravano, e in che modo la salvezza ebbe origine dai Giudei?
11 La domanda posta chiaramente a ciascuno è dunque questa: Adoro ciò che non conosco, come i Samaritani di diciannove secoli fa? Oppure: Adoro ciò che conosco, come il Messia? Se adoriamo ciò che il Messia sulla terra conosceva, significherà salvezza per noi, perché il Messia stesso lo disse. Egli conosceva il Padre celeste del quale parlò alla Samaritana. A prova di ciò disse: “Né alcuno conosce pienamente il Padre eccetto il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare”. (Matt. 11:27) “Il Padre conosce me ed io conosco il Padre”. — Giov. 10:15.
12 Al tempo che disse queste parole, la nazione che adorava nel tempio di Gerusalemme era in un solenne contratto o patto con Geova Dio per mezzo del suo mediatore, il profeta Mosè. Dio non era in un patto nazionale con i Samaritani, anche se essi asserivano di attenersi al Pentateuco, i cinque libri biblici scritti da Mosè. Poiché rifiutavano il resto delle ispirate Sacre Scritture, non adoravano al giusto monte e non conoscevano debitamente Geova Dio che si era rivelato per mezzo di tutti quegli scritti ispirati. Giustamente, dunque, Gesù poté dire ai Samaritani: “Voi adorate ciò che non conoscete”. Ma parlando di sé e della nazione di cui era parte terrena, Gesù poté dire: “Noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza ha origine dai Giudei”. (Giov. 4:22) Questo era vero, giacché Gesù Cristo fu un Giudeo circonciso nei giorni della sua carne, e, come dissero i Samaritani di Sichar riguardo a lui: “Sappiamo che quest’uomo è di certo il salvatore del mondo”. — Giov. 4:42.
13. Come potrebbero reagire alla dichiarazione di Gesù quelli che hanno pregiudizi razziali, e quale domanda potrebbero fare?
13 Oggi molti che hanno pregiudizi razziali inciamperanno a causa della dichiarazione di Gesù: “La salvezza ha origine dai Giudei”. Potrebbero chiedere: ‘Significa questo che dobbiamo accettare il giudaismo, circonciderci e andare alla sinagoga ebraica e fare pellegrinaggi a Gerusalemme se desideriamo adorare il vero Dio?’
14. Quali parole dette da Gesù alla Samaritana rispondono a questa domanda?
14 Ebbene, che cosa apprendiamo da ciò che il Messia Gesù disse alla Samaritana? Ascoltate: “Credimi, donna: L’ora viene in cui né su questo monte [Gherizim] né in Gerusalemme adorerete il Padre. . . . Tuttavia, l’ora viene, ed è questa, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre con spirito e verità, poiché veramente, il Padre cerca tali adoratori. Dio è Spirito, e quelli che l’adorano devono adorarlo con spirito e verità”. — Giov. 4:21-24.
15. (a) Che cosa stava per avvenire secondo le parole di Gesù, e com’è avvenuto fino al nostro giorno? (b) Che cosa conta dunque per i veri adoratori?
15 Tali parole indicavano che stava per avvenire un radicale cambiamento. Quarant’anni dopo la città di Gerusalemme fu distrutta dalle legioni romane sotto il generale Tito, e fino a questo giorno il suo tempio per l’adorazione di Geova Dio non vi è stato ristabilito. La città che vi fu costruita nel secolo successivo dai pagani Romani divenne infine una città “cristiana” dove persone della cristianità facevano pellegrinaggi. Ancora più tardi divenne una città maomettana, dove i musulmani adoravano nella moschea edificata sul luogo del precedente tempio giudaico. Oggi quella moschea c’è ancora e tutta Gerusalemme è ora completamente nelle mani degli Ebrei che formano la Repubblica d’Israele. Ma tutto questo non ha importanza per i “veri adoratori”. Essi non devono adorare Geova Dio nella terrestre Gerusalemme né in alcun’altra città terrena considerata sacra da vari religionisti, non esclusa la Città del Vaticano. Per essi non conta uno speciale luogo della terra. Secondo quello che disse Gesù alla Samaritana, essi devono senza fallo adorare il Padre celeste con spirito e verità. Egli è spirito, è uno Spirito, non confinato a un luogo terrestre.
16. Con che cosa disse Gesù che si doveva adorare il Padre celeste, e perché questo è necessario?
16 L’adorazione del Padre celeste, che è spirituale, non avviene perciò mediante il materiale contatto fisico con lui. Anziché dipendere dalla presenza e dall’uso di cose visibili o materiali e dalle località geografiche, il vero adoratore deve avere la giusta attitudine che esercita fede anziché vista e tatto; deve avere l’inclinazione e l’incitamento della pura adorazione indipendentemente dal luogo o dalle cose che lo circondano. Deve non solo mostrare sincerità e rendere adorazione con tutto il cuore, ma deve anche avere la verità. Il Padre celeste cerca quelli che desiderano la verità da Lui e che lo adorano secondo la verità, non secondo i contraddittori insegnamenti e le tradizioni delle centinaia di denominazioni religiose della cristianità e di altri sistemi religiosi. Senza la verità che idea può avere chiunque di ciò che adora come Dio? Le idee intorno a Dio possono variare in milioni di modi!
17. (a) Per adorare Dio con verità che cosa si richiede da noi riguardo alla verità? (b) In che modo la stessa nazione di Gesù mostrò di non essere con lui in ciò che conosceva?
17 La verità intorno a Dio è progressiva, e il vero adoratore deve mostrare amore per la verità progredendo di pari passo con essa. Che dire della stessa nazione di Gesù secondo la carne? Poteva egli continuare a dire di quella nazione: “Noi adoriamo ciò che conosciamo”? Com’era possibile? Dopo avergli udito predicare per circa tre anni il messaggio “Il regno di Dio si è avvicinato!” i capi religiosi della nazione, seguìti dalla maggioranza del popolo, mostrarono di avere idee riguardo a Dio diverse dalle sue. Mostrarono di preferire le loro tradizioni e i precetti religiosi di uomini a ciò che egli additava loro dalle ispirate Sacre Scritture. Lo accusarono di bestemmia e cercarono di ucciderlo con la violenza. Infine la loro Corte Suprema in Gerusalemme lo condannò effettivamente a morte come uno che aveva bestemmiato Dio. Dissero perfino al governatore romano Ponzio Pilato che, secondo la loro propria legge, Gesù doveva morire per bestemmia. Ma per indurre il governatore romano di Gerusalemme a esercitare la sua autorità e far mettere a morte Gesù lo accusarono di sedizione politica. Ne seguì la morte di Gesù sul palo di esecuzione. Essi non furono dunque con Gesù nell’adorare ciò che conosceva!
18. Chi fu rigettato da Dio, Gesù o la nazione giudaica, e com’è stato mostrato questo?
18 Possiamo seguire la linea di condotta di quell’antica nazione? Non se vogliamo adorare lo stesso Dio che Gesù adorò, l’Iddio che egli conosceva. Fino a questo giorno i discendenti di quella nazione non hanno rinnegato l’atteggiamento che assunsero verso il Messia Gesù. Respinsero il messaggio di Gesù e anche le prove che egli diede di essere il Messia da lungo tempo promesso, ma furono costretti ad accettare l’adempimento della predizione di Gesù che la “città santa” di Gerusalemme e il suo magnifico tempio sarebbero stati distrutti per non essere mai più riedificati dai Giudei. Secondo le parole di Gesù, l’orribile distruzione di Gerusalemme e del suo tempio sopraggiunsero in quella “generazione”, nell’anno 70 E.V. (Matt. 24:1-34) Pertanto, sebbene i Giudei cercassero fanaticamente di far andare le cose in modo diverso, Gerusalemme cessò d’essere il luogo di adorazione del solo vivente e vero Dio. Oggi lì non c’è neppure un tempio ebraico per raccomandarla quale città in cui rendere unita adorazione a un Dio Conosciuto. Ma la veracità di Gesù quale effettivo profeta Messianico di questo Dio Conosciuto è confermata dagli incancellabili fatti della storia. Quindi non Gesù, ma la nazione che l’aveva respinto fu rigettata da questo Dio Conosciuto.
19. (a) Se non con la nazione giudaica, con chi dobbiamo associarci nella condotta che seguirono a quel tempo? (b) Mediante quale specie di strumento venne la salvezza ai Gentili, e quando?
19 Il fatto che Gesù dicesse: “La salvezza ha origine dai Giudei”, non significa dunque che la salvezza eterna si ottenga oggi per mezzo di quella nazione e che dobbiamo divenire proseliti circoncisi o membri d’essa. Dobbiamo divenire compagni non della nazione che respinse il Messia, ma del “rimanente” giudaico di alcune migliaia di Giudei naturali che, nel 33 E.V., accettarono il Messia Gesù e divennero suoi fedeli seguaci. (Rom. 11:1-7) Dopo che fu risuscitato dai morti e prima di ascendere al cielo, Gesù si riunì con i primi membri di questo “rimanente” giudaico di credenti. Il giorno di Pentecoste (6 Sivan 33 E.V.) Dio impiegò Cristo per versare dal cielo lo spirito santo su quei primi membri del “rimanente” giudaico. Così essi furono in grado di adorare Dio non solo con lo “spirito” della vera adorazione, ma anche con l’aiuto dello spirito santo di Dio, e anche con la “verità” rivelata per mezzo di quello spirito santo. (Atti 2:1-47) In seguito, nel 36 E.V., questo rimanente giudaico trasmise il divino messaggio di salvezza ai Gentili o non Giudei. (Atti 10:1 a 11:18) Essi furono dunque lo strumento con cui venne ai Gentili la salvezza.
20. (a) Nel difficile tempo prima della distruzione di Gerusalemme, che cosa fecero i cristiani giudei, e li privò questo di un luogo per adorare l’Iddio Conosciuto? (b) Con chi dobbiamo schierarci, se desideriamo la salvezza da Dio mediante Cristo?
20 In seguito, nel difficile tempo che precedette la distruzione di Gerusalemme predetta da Gesù, i membri di quel rimanente giudaico non tornarono a Gerusalemme per celebrarvi alcuna festa né rimasero in essa. Piuttosto, evitarono Gerusalemme e la Giudea e ne fuggirono proprio come Gesù, quale verace profeta, li aveva avvertiti di fare. In tal modo non furono distrutti con Gerusalemme e il suo tempio nell’anno 70 E.V. (Matt. 24:15-22; Luca 21:20-24) Ma con ciò non furono privati di un vero luogo per adorare l’Iddio che conoscevano. No, ma continuarono ad adorarlo nel suo vero tempio, che non è fatto da mani umane, e che non potrà mai essere distrutto da mani umane. (Ebr. 8:1, 2) Di questo “rimanente” giudaico Gesù Cristo poté continuare a dire dopo la Pentecoste del 33 E.V. le parole che aveva rivolte alla Samaritana: “Noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza ha origine dai Giudei”. (Giov. 4:22) Non con la nazione rigettata, ma con questo “rimanente” giudaico, come se fosse ancora in vita, dobbiamo schierarci oggi se desideriamo la salvezza da Dio mediante il suo Messia, Gesù.
COME CONOSCERE CIÒ CHE ADORIAMO
21. (a) In quanto ad adorare ciò che conosciamo, fino a che punto abbiamo bisogno di conoscere, e perché? (b) Com’erano in errore i Samaritani sotto questo aspetto?
21 ‘Adorare ciò che conosciamo’ significa adorare l’Iddio che conosciamo. Egli non è un Dio immaginario. Se adoriamo un Dio immaginario, Gesù può dirci: “Voi adorate ciò che non conoscete”. Anche se accettiamo fatti parziali intorno al vero Dio, ma poi rifiutiamo di accettare la piena verità rivelata intorno a lui, che accadrà? Otteniamo solo incompleto intendimento di Dio. Infatti, ci facciamo un’idea svisata di Dio, e ciò che adoriamo non è realmente il vero Dio. Adoriamo ciò che non conosciamo; adoriamo qualcuno di inesistente. Questa fu la difficoltà di quei Samaritani del primo secolo E.V. Essi accettavano l’ispirato Pentateuco scritto dal profeta Mosè. Ma rifiutavano ostinatamente di accettare l’ulteriore rivelazione di Geova Dio contenuta negli altri trentaquattro libri delle ispirate Scritture Ebraiche. Per cui avevano non solo un incompleto concetto di Geova Dio, ma anche un inesatto concetto di lui. Per questo rifiutavano di salire al tempio di Gerusalemme ad adorare, ma adoravano sul monte Gherizim. Non accettavano l’aggiornato racconto storico delle attività e della verità di Dio.
22. In che modo la nazione a cui Gesù appartenne per nascita fece la stessa cosa?
22 La stessa cosa fece la nazione a cui Gesù Cristo appartenne per nascita. Essi asserivano di accettare tutte le ispirate Scritture Ebraiche fino a quel tempo, cioè la Legge, i Profeti e i Salmi, ma, come indicò loro Gesù Cristo, annullavano e rendevano senza valore i comandamenti di Dio con le loro tradizioni e i precetti di uomini non ispirati. (Matt. 15:1-9; Luca 24:44, 45) Oltre a ciò, rifiutarono di discernere e riconoscere l’adempimento delle ispirate profezie ebraiche adempiute in Gesù Cristo. Quindi non lo accettarono come Messia predetto dalle Scritture. In armonia con ciò, non si unirono al “rimanente” giudaico di credenti che il giorno di Pentecoste ricevettero lo spirito santo. Per giunta, non accettarono l’ultima parte delle Sacre Scritture, cioè le Scritture ispirate scritte in greco dai fedeli apostoli e discepoli del Messia Gesù. Per quegli increduli Giudei la divina ispirazione e rivelazione di verità cessò con i libri di Malachia e Cronache così che per essi i libri da Matteo a Rivelazione non sono un’aggiunta ispirata alle Scritture Ebraiche.
23, 24. Come risultato della loro condotta, in che modo l’Iddio che essi adorano è inferiore all’Iddio meglio Conosciuto?
23 Qual è stato il risultato di ciò per la nazione la cui città di Gerusalemme e il cui tempio furono distrutti nel 70 E.V. e il cui sacerdozio fu privato della sua funzione? Il risultato è che hanno ottenuto un errato concetto di Dio. Adorano un Dio che finora non ha mantenuto le sue promesse e le sue profezie. Adorano un Dio che non mandò il suo promesso Messia nella persona di Gesù Cristo, “figlio di Davide, figlio di Abraamo”. (Matt. 1:1) Adorano un Dio che non destò il suo Messia dai morti e non lo fece sedere alla sua destra in cielo come “Signore e Cristo”. (Atti 2:22-36) Adorano un Dio che non fece un “nuovo patto” con una nuova “nazione santa”, uno spirituale “Israele di Dio”, per mezzo di un mediatore più grande di Mosè, cioè del Messia Gesù. — Ger. 31:31-34; Deut. 18:15-18; Atti 3:20-24; Ebr. 8:7-13; 1 Tim. 2:5, 6.
24 Adorano dunque un Dio il cui Messia non deve venire ora una seconda volta per stabilire su tutta la terra il regno messianico per la benedizione di tutto il genere umano con un governo di pace e giustizia senza fine. (2 Sam. 7:4-17; Isa. 9:6, 7; Dan. 2:44; 7:13, 14) Come risultato, la nazione giudaica non adora il vero Dio, benché i loro fedeli antenati lo adorassero.
25. Che cosa disse l’apostolo Paolo riguardo allo zelo della sua nazione verso Dio, e anche oggi che cosa adorano dunque?
25 Riguardo a loro, l’apostolo cristiano, che un tempo fu egli stesso persecutore del rimanente giudaico cristiano, scrisse: “Fratelli, la buona volontà del mio cuore e la mia supplicazione a Dio per loro sono, in realtà, per la loro salvezza. Poiché io rendo loro testimonianza che hanno zelo verso Dio; ma non secondo accurata conoscenza; poiché, siccome non conoscevano la giustizia di Dio ma cercavano di stabilire la propria, non si sono sottoposti alla giustizia di Dio. Poiché Cristo [Messia] è il fine della Legge, onde chiunque esercita fede abbia giustizia”. (Rom. 10:1-4; 1 Tim. 1:12-16; Gal. 1:13, 14) Che cosa si dirà dunque della nazione un tempo favorita che respinge l’Iddio del Messia? Il loro zelo religioso non è “secondo accurata conoscenza”, ma anch’essi adorano ciò che non conoscono. Non adorano l’Iddio delle ispirate Scritture Greche Cristiane che è lo stesso Dio delle ispirate Scritture Ebraiche.
26, 27. La “trinitaria” cristianità adora forse ciò che conosce, e come determiniamo la risposta corretta?
26 Ebbene, dunque, la cristianità, che adora il suo cosiddetto Iddio trino, adora forse ciò che conosce? O adora ciò che non conosce? Come lo sappiamo? Investigando le ispirate Scritture Ebraiche e le ispirate Scritture Greche Cristiane, poiché entrambe le serie di Scritture fanno parte di un solo Libro ispirato.
27 In nessuna parte di questo Libro si troverà l’espressione “Dio trino” o “Trinità”, né c’è in esso alcun argomento scritturale a favore di un cosiddetto “Dio in tre Persone”, cioè Dio il Padre, Dio il Figlio e Dio lo Spirito Santo. Proprio al contrario, rispondendo alla domanda: “Qual è il primo di tutti i comandamenti?” Gesù Cristo rispose: “Il primo è: ‘Ascolta, Israele: Geova, l’Iddio nostro, è il solo Geova e tu devi amare Geova il tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima e con tutta la tua mente e con tutta la tua forza’”. In tale risposta Gesù citò il Pentateuco in Deuteronomio 6:4, 5. (Mar. 12:28-30) Ma la cristianità non ubbidisce a questo “primo” comandamento di adorare il solo Dio il cui nome è Geova.
28. Quanto è varia l’idea di Dio nella cristianità, e si ottiene la salvezza per mezzo di essa?
28 Come può dunque la cristianità adorare giustamente? Benché rifiuti di ammetterlo, adora l’idea pagana di Dio, la triade. La sua idea di Dio è così varia come lo sono le centinaia di sette religiose in cui è suddivisa. Chi può negare che la cristianità adora ciò che non conosce? Non c’è salvezza per mezzo di essa!
29. A quale conoscenza Dio vuole che vengano uomini di ogni sorta, e da chi siamo dunque indotti ad adorare ciò che conosciamo?
29 La salvezza con la vita eterna nella felicità si ottiene adorando ciò che Gesù e i suoi veri seguaci conoscevano come vero Dio. Uno di tali seguaci, l’apostolo Paolo, scrisse sotto ispirazione di Dio e disse: “Questo è eccellente e accettevole dinanzi al nostro Salvatore, Dio, il quale vuole che ogni sorta di uomini siano salvati e vengano all’accurata conoscenza della verità. Poiché vi è un solo Dio, e un solo mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù, che diede se stesso quale riscatto corrispondente per tutti”. (1 Tim. 2:3-6) “Ora non vi è mediatore dove si ha a che fare con una sola persona, ma Dio è uno solo”. (Gal. 3:20) Dio è dunque una delle parti del suo “nuovo patto”, e gli uomini che sono portati in quel nuovo patto costituiscono l’altra parte o altro lato della disposizione; e tali uomini possono venire all’“accurata conoscenza della verità” per mezzo del “solo mediatore fra Dio e gli uomini”. Quel mediatore fu una volta qui sulla terra come uomo, uomo perfetto, che a motivo della sua perfezione umana e del fatto che era senza peccato poté dare se stesso come “riscatto corrispondente per tutti”. Tale Mediatore è il Messia Gesù o Cristo Gesù. Giacché egli fa da mediatore a favore dell’Iddio che conosce, ci guida ad ‘adorare ciò che conosciamo’, Dio.
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Gesù disse a una donna presso un pozzo in Samaria che ella adorava ciò che non conosceva. Adorate voi ciò che non conoscete? O adorate realmente ciò che conoscete?
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Quando le persone adorano come loro Dio una Trinità, che ammettono è un “mistero”, si può dire che ‘adorino ciò che conoscono’?