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  • g75 8/5 pp. 3-6
  • La religione nella lotta politica

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  • La religione nella lotta politica
  • Svegliatevi! 1975
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  • I rivoluzionari sudamericani
  • Altri ribelli religiosi
  • Che dire dei risultati?
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Svegliatevi! 1975
g75 8/5 pp. 3-6

La religione nella lotta politica

LE NOTIZIE religiose erano un tempo riservate alle ultime pagine del giornale locale. Ma oggi è altrettanto probabile leggere delle azioni del clero in prima pagina. Perché?

Perché ora, più che mai, la religione è immischiata nella politica. E le notizie politiche sono in prima pagina. A ogni livello politico, dalle elezioni locali alle conferenze internazionali, il clero partecipa attivamente.

Naturalmente, in un certo senso questo non è nulla di nuovo. Le chiese della cristianità si sono sempre interessate degli affari di stato. Comunque, in anni recenti il clero ha assunto un ruolo anche più aggressivo nelle questioni politiche. Il terreno per questo cambiamento fu preparato dal Concilio Vaticano Secondo, al principio degli anni sessanta. Esso esortò i cattolici a occuparsi maggiormente di controversie sociali ed economiche. I protestanti hanno seguito il loro esempio. Il desiderio di aiutare altri è lodevole. Ma sorge l’importante domanda: Come si dovrebbe dare questo aiuto?

Gesù Cristo disse: “Il mio regno non fa parte di questo mondo”. (Giov. 18:36) Probabilmente ogni ecclesiastico sa a memoria queste parole; il vero cristiano ci crede. Quest’ultimo sa che chi agisce contrariamente alle parole di Gesù non avrà buoni risultati. Perché, dunque, il clero insiste ancora a immischiarsi nelle questioni politiche e a cercare, per così dire, di fare del regno di Dio “parte di questo mondo”?

Perché, francamente, credono che al giorno d’oggi le organizzazioni politiche, non quelle religiose, hanno “ascendente” o potere. Pertanto il “reverendo” Carl McCall della città di New York fa questo ragionamento: “La politica è la sola base su cui oggi si rispetti un ecclesiastico”. E il Sinodo dei vescovi (cattolici) del 1971 disse che è nella politica che “si agisce a favore della giustizia”.

Non sorprende, perciò, se Louis R. Gigante, membro del consiglio municipale di New York, oltre che pastore associato della chiesa cattolica romana di Sant’Atanasio, asserisce d’avere un solo modo per realizzare qualcosa: “Mediante il potere. Tutto dipende dal potere. . . . una delle ragioni per cui mi occupo di politica è quella di diventare un capo politico, e voglio essere un capo per ottenere il potere”.

Ma i risultati di tale ragionamento sono buoni o cattivi? Diamo anzitutto uno sguardo al Sudamerica e vediamo.

I rivoluzionari sudamericani

Il settimanale dei gesuiti America dice: “Tener fuori la Chiesa Cattolica dalle fazioni politiche nell’America Latina: è più facile dirlo che farlo”. Perché? Una ragione è che la Chiesa è sempre stata immischiata nella politica latino-americana. Ma in anni recenti anche qui l’atteggiamento del clero è radicalmente cambiato.

Un tempo la Chiesa era la beniamina delle classi ricche. Nel 1973 i vescovi del Brasile nordorientale fecero nientemeno che questa ammissione in una lettera pastorale: “Non di rado la Chiesa fu messa in relazione con quelli che avevano il predominio culturale, sociale e politico. Molte volte si identificò più con i governanti che con i governati. . . . La Chiesa divenne un’assistente di questa dispotica cultura”.

A parere di quei vescovi, ne risultò viva sofferenza per la gente comune. Ora vogliono, dunque, dare alla Chiesa un nuovo indirizzo dietro “la marcia di liberazione del popolo”. Ma così facendo hanno risultati migliori?

I vescovi brasiliani paragonano la liberazione politica alla salvezza e credono che verrà mediante la rivoluzione violenta. Alcuni sacerdoti brasiliani sono già stati condannati per cooperazione con movimenti di guerriglia urbana. Similmente, in Colombia, un’organizzazione chiamata “Sacerdoti per l’America latina” è stata accusata di favoreggiare l’insurrezione rivoluzionaria.

Ora, di conseguenza, il governo brasiliano ha mosso l’accusa che almeno un programma educativo della Chiesa Cattolica è in realtà un fronte per promuovere il comunismo. Il governo dichiara che in passato “i marxisti consideravano il cristianesimo parte del regime capitalista. Oggi additano Cristo come un baluardo del comunismo, e per mezzo di questo riescono ad avere l’appoggio delle persone religiose”.

Comunque, all’estremo opposto, durante una recente elezione presidenziale in Venezuela, i vescovi cattolici condannarono vigorosamente quelle che definirono le ‘ambiguità’ del socialismo e del comunismo. Nel frattempo, i vescovi cileni hanno apertamente criticato le norme politiche della giunta che domina quel paese. In Argentina, nel maggio del 1974 il sacerdote Carlos Mugica fu assassinato a causa della sua ingerenza nella politica.

Pertanto, da un lato si dice che la Chiesa sostiene il comunismo; dall’altro, che essa lo critica. Fra questi due poli vi sono varie sfumature di ideologie politiche abbracciate dagli ecclesiastici sudamericani. E in mezzo vi è la gente comune, confusa — difficilmente ‘liberata’ — per la mancanza di direttiva unificata della Chiesa. Comprensibilmente molti di loro vorrebbero che la Chiesa si mantenesse estranea alla politica. Ma, come osservò America, “è più facile dirlo che farlo”!

Altri ribelli religiosi

I sacerdoti rivoluzionari dell’America Latina hanno dato l’esempio. Sono stati seguiti dai sacerdoti e dalle suore delle isole Filippine. I risultati sono stati analoghi.

Un movimento comunista clandestino, il Nuovo Esercito del Popolo, fu scoperto l’anno scorso dal governo filippino. Chi era il capo dei ribelli? Il “reverendo” Luis Jalandoni, sacerdote filippino molto rispettato. Aveva con sé la moglie, che era un’ex suora, una pistola calibro 38 e gli scritti di Mao Tse-tung.

In Africa l’interferenza politica del clero ha sottolineato un’altra cattiva conseguenza: provoca divisioni interne nelle chiese. Ai seguaci africani negri della chiesa è detto di ottenere il predominio sugli ecclesiastici bianchi. Burgess Carr, canonico negro in residenza alla cattedrale episcopale della Trinità di Monrovia, in Liberia, dice:

“Il completo rigetto della violenza è un’alternativa insostenibile per i cristiani africani.

“Non fosse altro che per questa ragione, dobbiamo dare il nostro inequivocabile appoggio ai movimenti di liberazione, perché hanno aiutato la chiesa a riscoprire un nuovo e radicale apprezzamento della Croce.

“Accettando la violenza della Croce, Dio santificò in Gesù Cristo la violenza facendone uno strumento di redenzione, dando all’uomo una vita umana più piena”.

Con tali argomenti si trascura interamente che Gesù disse che chi vive di violenza ne morrà. (Matt. 26:52) Ciò nondimeno, i seguaci negri delle chiese della cristianità si oppongono con la violenza ai “cristiani” bianchi, anche se appartengono alla stessa religione. Ne risulta divisione. Vi sono persone in luoghi lontani dall’Africa che contribuiscono indirettamente a creare e approfondire tali odii e divisioni. In che modo?

Ebbene, sapevate che il Consiglio Ecumenico delle Chiese ha fornito denaro a organizzazioni terroristiche africane? Il Consiglio ha detto che in passato ha compiuto in Africa “pacifici sforzi . . . per mezzo di istituzioni stabilite” nel tentativo di conseguire i suoi obiettivi. Più recentemente, comunque, il Consiglio ha affermato che “un significativo numero di quelli che sono dedicati al servizio di Cristo e del prossimo assumono un atteggiamento più rivoluzionario”.

Ora considerate: Circa 400 milioni di persone sulla terra appartengono alle chiese del Consiglio Ecumenico delle Chiese; questo significa che quasi quattro persone ogni dieci si dichiarano cristiane. Forse anche la chiesa che voi frequentate sostiene il Consiglio Ecumenico. Vi rendevate conto per che cosa venivano usate le vostre offerte? Direste che contribuisca all’unità?

Non si deve trascurare il fatto che le attività politiche del clero hanno causato la morte di molti. In Irlanda, sia protestanti che cattolici hanno compiuto atti di violenza che hanno fatto oltre mille vittime, molte delle quali erano bambini innocenti. La WBBM di Chicago ha espresso il parere di molti dicendo in una propria trasmissione radiofonica: “In Irlanda le mani della religione sono rosse di sangue, come lo furono nelle Crociate dei tempi passati e nelle guerre mondiali di epoca più recente. . . . il gruppo più riprensibile di tutti è il clero, e nessuno vi dica che le cose stanno diversamente”.

Sì, ovunque guardiate — nelle Americhe, in Asia, in Europa o in Africa — la situazione è la stessa. Il clero praticamente di ogni organizzazione religiosa si impegna nella lotta politica. Ma chi può dire che i risultati siano buoni?

Che dire dei risultati?

Riesaminate quello che abbiamo considerato finora. La religione nella politica ha diviso sacerdoti, predicatori, suore e laici nelle loro opinioni e attività; ha spinto alcuni a dedicarsi ad attività politiche radicali di sinistra mentre altri sostengono i ricchi a destra; ha causato la morte di molti e l’oppressione di moltitudini di persone, anziché la liberazione; ha coinvolto indirettamente persone di tutto il mondo in attività rivoluzionarie; ha prodotto divisioni nelle chiese sia nelle file del clero che fra i loro greggi. Difficilmente questi sono frutti buoni e desiderabili. Ma non è tutto qui.

Il clero ha perso il rispetto proprio di quelli il cui favore ha spesso cercato di accattivarsi. Pertanto Anthony Lejeune scrive schiettamente nel Daily Telegraph di Londra:

“Quando Cristo disse: ‘Il mio regno non è di questo mondo’, secondo la recente dichiarazione di un ecclesiastico, faceva un’affermazione ‘politica e terrena’, dissociandosi ‘dall’imperialismo, dallo sfruttamento e dall’oppressione’ rappresentati dal governo del suo giorno. Il Vangelo . . . agli occhi di quell’ecclesiastico . . . è . . . un invito all’azione politica. . . .

“La tendenza del clero modernista verso il socialismo accompagna un’esagerata fede nelle soluzioni politiche; in breve, il credo che il regno di Cristo sia di questo mondo. Naturalmente, Cristo disse che non lo era: ma tale difficoltà può essere superata con una piccola conveniente nuova interpretazione. . . .

“Gli uomini bramano un regno che non sia di questo mondo: e, se la Chiesa cristiana non lo offre più, lo cercheranno altrove”.

Scrivendo con un simile tono di onestà, To the Point, una rivista di notizie pubblicata a Johannesburg, nella Repubblica Sudafricana, disse in un editoriale:

“Le chiese devono decidere qual è il loro essenziale compito. Se propongono di stabilire un potere secolare o ‘regno’, impiegheranno le armi pericolose che gli sono proprie. Ma allora dovranno smettere di fingere d’agire in nome di colui che disse: ‘Il mio regno non è di questo mondo’”. — 12 aprile 1974.

Le azioni ipocrite e prive di scrupoli del clero han conquistato loro pochi veri amici tra gli uomini.

Ciò che conta ancora di più, l’ingerenza della religione nella politica l’ha resa ‘nemica di Dio’. (Giac. 4:4) Gesù sapeva che il suo regno era celeste e che, a tempo debito, avrebbe posto fine a ogni oppressione e malvagità. I fatti indicano che siamo vicini al tempo in cui avrà luogo tale avvenimento. — Dan. 2:44; Matt. 6:9, 10; capitoli 24 e 25.

Nel frattempo, disse Gesù, i suoi discepoli dovevano ‘rendere a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio’. Anche l’apostolo cristiano Paolo disse: “Ciascuno sia sottomesso alle autorità costituite”. Certo, se le “autorità costituite” dicessero ai cristiani di fare qualche cosa che Dio ha detto esser male, allora i veri cristiani ubbidirebbero “a Dio quale governante anziché agli uomini”. (Matt. 22:21; Rom. 13:1, La Bibbia di Gerusalemme; Atti 5:29) Ma ‘la sottomissione alle autorità costituite’ non consentirebbe al cristiano di fare il rivoluzionario, non vi pare?

La veduta biblica è sostenuta dall’esplicita dichiarazione del libro Church and State in Scripture History and Constitutional Law di James E. Wood, E. Bruce Thompson, e Robert T. Miller (1958): “Gesù non era un rivoluzionario politico e rifiutò saldamente di farsi coinvolgere nella rivoluzione politica, preferendo la morte all’insurrezione . . . Gli scritti di Paolo ancora esistenti non contengono nessun diretto attacco al governo imperiale di Roma”.

Pensate: i risultati dell’ingerenza del clero nella politica appaiono deplorevoli agli uomini. Immaginate quanto devono essere disgustosi agli occhi di Dio, che il clero asserisce di rappresentare. Possiamo essere lieti, come ci dice la Bibbia, che tutta la falsa religione sarà presto distrutta per sempre da Dio. D’altra parte, la vera adorazione durerà. — Matt. 7:15-20; Rivelazione capitoli 17 e 18.

I testimoni di Geova sono noti internazionalmente per la loro neutralità verso gli affari di questo mondo. Essi credono realmente alle parole di Gesù: “Il mio regno non fa parte di questo mondo”. (Giov. 18:36) Ci credete voi?

Vorreste ora fare la vostra parte per aiutare quelli che sono oppressi, ma in un modo che Dio approva e che dà realmente risultati?

In tal caso, visitate una Sala del Regno dei testimoni di Geova e fate la conoscenza di quei cristiani che veramente non sono “parte di questo mondo”.

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