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  • Vogliamo fare una partita a carte?
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Svegliatevi! 1975
g75 8/12 pp. 29-30

Qual è la veduta della Bibbia?

Vogliamo fare una partita a carte?

Con le carte si possono fare centinaia di giochi. Questi vanno dal solitario, che viene fatto da una sola persona, al poker, con fino a dieci giocatori. Milioni di persone spesso trascorrono ore giocando a carte partite di abilità o di fortuna. Essi sono ansiosi di partecipare quando qualcuno chiede: “Vogliamo fare una partita a carte?”

Tuttavia, altri domandano: È corretto giocare a carte? Ci sono princìpi biblici da considerare per decidere se giocare o no?

Un individuo può essere particolarmente preoccupato dell’origine del gioco delle carte. Probabilmente, il loro uso cominciò nell’Indostan verso l’anno 800 della nostra Èra Volgare. Le carte da gioco d’oggi sono sottili, rettangolari pezzi di cartoncino che hanno certi numeri e figure. Cinquantadue carte formano il più comune mazzo in uso, che si divide in quattro semi di tredici carte. In ciascun seme, tre carte raffigurano un re, una regina o un fante, rappresentazioni che probabilmente risalgono al Medio Evo.

Ci sono obiezioni al gioco delle carte perché hanno le immagini di un re o di una regina? No, perché re e regine sono menzionati nella Bibbia, e alle creature umane che ricoprono tali incarichi le persone devote mostrano rispetto. Ma, certo, sarebbe in disaccordo con le Scritture fare di qualsiasi immagine un oggetto di adorazione. L’apostolo Giovanni scrisse ai conservi cristiani: “Figliuoletti, guardatevi dagli idoli”. (1 Giov. 5:21) Comunque, non è solito che le persone rendano riverenza alle figure che si trovano sulle comuni carte da gioco. Ma, certo, ogni persona che ha la coscienza educata secondo la Bibbia non userà carte che hanno figure immorali. (Matt. 5:27, 28) Comunemente, però, le carte di tale tipo non sono usate dai giocatori di carte.

Altri possono concludere che ogni gioco di carte è sbagliato perché può suscitare rivalità. L’apostolo Paolo scrisse: “Se viviamo mediante lo spirito, continuiamo a camminare ordinatamente pure mediante lo spirito. Non diveniamo egotisti, suscitando competizione gli uni con gli altri, invidiandoci gli uni gli altri”. (Gal. 5:25, 26) Gli individui che cedono all’influsso dello spirito santo o forza attiva di Dio operano per evitare uno spirito di competizione, spirito che è promosso dall’egotismo e che induce a sfidare altri per provare d’esser migliori degli altri. Ma non tutti quelli che giocano a carte hanno tale attitudine di competizione.

Naturalmente, se quando fate qualsiasi gioco si crea nel vostro cuore uno spirito altamente competitivo, dovreste cercar di combattere tale sentimento. Forse deciderete perfino che la vostra natura emotiva è tale che sarebbe meglio non giocare a pallone, a carte o qualche altro gioco. Ma, certo, questo non significa che tutti gli altri abbiano un’attitudine molto competitiva quando fanno tali giochi. Essi possono giocare per divertimento e con coscienza pura dinanzi a Dio e agli uomini.

Alcuni giocatori di carte ripongono fede nella sorte, facendo appello alla “Signora Fortuna”. È corretto? Non secondo le Scritture. Dio avvertì il suo popolo dell’antichità: “Voi siete quelli che lasciate Geova, quelli che dimenticate il mio santo monte, quelli che mettete in ordine una tavola per il dio della Buona Fortuna e quelli che riempite il vino mischiato per il dio del Destino. E di sicuro vi destinerò alla spada”. (Isa. 65:11, 12) Quelle circostanze implicavano la falsa adorazione, ma l’errore di confidare nella sorte non può essere trascurato da nessuno che desidera l’approvazione divina. Ciò nonostante, non tutti i giocatori di carte confidano nella sorte.

Certuni possono preoccuparsi della questione del tempo. Se il gioco delle carte è più di un’attività occasionale, può essere un tale sciupìo di tempo da far trascurare cose più importanti. Comunque, questo può anche accadere se si dedica troppo tempo al gioco del pallone o ad assistere a concerti. Quindi, le persone devote a Dio si astengono saggiamente dal mettere da parte lo studio della Bibbia e le cose spirituali per alcuna di queste attività. Piuttosto, essi ‘riscattano il tempo opportuno perché i giorni sono malvagi’. (Efes. 5:15, 16) Ovviamente, però, se una famiglia gioca a carte di tanto in tanto e questa attività non prevale nella loro vita, non fa di necessità alcuna cosa spiritualmente scorretta.

Ciò non significa, in ogni modo, che tutti i giochi delle carte siano in armonia con i princìpi scritturali. Quelli che partecipano a certe partite a carte fanno gioco d’azzardo. Possono rischiar denaro, con la speranza di vincere somme più grandi. Sia che uno vinca o perda, gradualmente la sua padronanza di sé può esser minata. Può nutrire il vivo desiderio di giocare spesso non come diversivo, ma per vincere. Nel suo cuore sorge facilmente la mancanza di considerazione per altri. Il vincitore non si preoccupa che i compagni di gioco abbiano lavorato duramente per il denaro che egli è lieto di prendere da loro senza aver lavorato per guadagnarlo. Presto l’assoluta avidità afferra il giocatore d’azzardo, e nello sforzo di vincere egli può perfino ricorrere alla disonestà.

Sono queste attitudini approvate dalla Bibbia? Ecco, mentre chi gioca d’azzardo con le carte può perdere la padronanza di sé, il servitore di Dio dovrebbe coltivare questa qualità. È un frutto dello spirito santo di Geova, come lo è l’amore, che “non cerca i propri interessi” in maniera egoistica. (Gal. 5:22, 23; 1 Cor. 13:4, 5) Né il gioco d’azzardo con le carte è un modo scritturalmente approvato di acquistare cose di valore. La Bibbia raccomanda di lavorare con le proprie mani in occupazioni oneste e l’apostolo Paolo esorta le persone disordinate a lavorare e a mangiare così “il cibo che esse stesse guadagnano”. — 2 Tess. 3:8-12; Efes. 4:28.

Che dire se come risultato del gioco delle carte sorge l’avidità? O supponete che il giocatore divenga disonesto. Né l’una né l’altra di queste caratteristiche è utile per chi riverisce Geova. Gli “avidi” sono fra gli ingiusti che non “erediteranno il regno di Dio”. (1 Cor. 6:9, 10) Per di più, le persone devote cercano di comportarsi “in ogni cosa onestamente”. — Ebr. 13:18.

Ora, supponete di non fare obiezione a certi giochi delle carte, ma di sapere che la coscienza di un’altra persona sarebbe turbata se giocaste in sua presenza. Potreste ben decidere di astenervi dal giocare alla presenza di tale persona. L’apostolo Paolo, che mostrò riguardo per la coscienza di altri, pregò che i conservi credenti agissero con discernimento, affinché ‘si accertassero delle cose più importanti e non facessero inciampare altri’. — Filip. 1:9, 10; si paragoni I Corinti 8:13.

Quindi, allorché qualcuno domanda: “Vogliamo fare una partita a carte?” ci sono sicuramente importanti fattori da considerare. I giovani, certo, dovrebbero prima discutere la questione con i loro genitori, che possono volerli far partecipare o no. Se sei adulto, è tuttavia bene comprendere che spetta a ciascuno decidere se partecipare personalmente.

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