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  • La grande fede di un ufficiale dell’esercito

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  • La grande fede di un ufficiale dell’esercito
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1986
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1986
w86 1/12 pp. 8-9

La vita e il ministero di Gesù

La grande fede di un ufficiale dell’esercito

QUANDO pronuncia il Sermone del Monte, Gesù ha raggiunto più o meno la metà del suo ministero pubblico. Questo significa che gli è rimasto solo un anno e nove mesi circa per completare la sua opera terrena.

Gesù ora si reca a Capernaum, città che è una specie di base operativa per la sua attività. Qui alcuni anziani dei giudei gli si avvicinano per fargli una richiesta. Sono stati mandati da un ufficiale dell’esercito romano, un gentile.

Il diletto servitore dell’ufficiale dell’esercito sta per morire a causa di una grave malattia, e l’ufficiale vuole che Gesù lo guarisca. I giudei fanno questa sentita supplica a nome dell’ufficiale: “Egli è degno che tu gli conferisca questo”, dicono, “poiché ama la nostra nazione ed egli stesso ci ha edificato la sinagoga”.

Senza esitare, Gesù segue gli uomini. Tuttavia, mentre si avvicinano, l’ufficiale dell’esercito manda alcuni amici incontro a Gesù per dirgli: “Signore, non ti infastidire, poiché io non merito che tu venga sotto il mio tetto. Per questa ragione non mi son considerato degno di venire da te”.

Che dimostrazione di umiltà da parte di un ufficiale abituato a dare ordini ad altri! Ma lui probabilmente pensa a Gesù, rendendosi conto che l’usanza proibisce a un giudeo di avere contatti sociali con i non giudei. Anche Pietro dirà: “Voi ben sapete come sia illecito a un Giudeo unirsi o accostarsi a un uomo di un’altra razza”.

Non volendo forse che Gesù subisca delle conseguenze per aver violato quest’usanza, l’ufficiale gli dice tramite i suoi amici: “Di’ la parola, e il mio servitore sia sanato. Poiché anch’io sono un uomo sottoposto ad autorità, che ho soldati sotto di me, e a questo dico: ‘Va!’ ed egli va, e a un altro: ‘Vieni!’ ed egli viene, e al mio schiavo: ‘Fa questo!’ e lo fa”.

Sentendo queste parole, Gesù si meraviglia. “Vi dico la verità”, dice, “in nessuno ho trovato in Israele una fede così grande”. Dopo aver guarito il servitore dell’ufficiale, Gesù coglie questa occasione per spiegare come i non giudei fedeli riceveranno le benedizioni rigettate dai giudei infedeli.

“Molti”, dice Gesù, “verranno da luoghi orientali e occidentali e giaceranno a tavola con Abraamo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli; mentre i figli del regno saranno gettati nelle tenebre di fuori. Ivi sarà il loro pianto e lo stridor dei loro denti”.

“I figli del regno . . . gettati nelle tenebre di fuori” sono giudei naturali che non accettano l’opportunità offerta loro per primi di governare insieme a Cristo. Abraamo, Isacco e Giacobbe simboleggiano la disposizione del Regno di Dio. Gesù sta quindi spiegando che i gentili verranno accolti alla tavola celeste, per così dire, “nel regno dei cieli”. Luca 7:1-10; Matteo 8:5-13; Atti 10:28.

◆ Perché alcuni giudei rivolsero a Gesù una supplica a nome di un ufficiale dell’esercito gentile?

◆ Per quale motivo forse l’ufficiale disse a Gesù di non entrare in casa sua?

◆ Qual è il significato delle osservazioni conclusive di Gesù?

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