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Conforto per gli oppressiLa Torre di Guardia 1996 | 1° novembre
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Conforto per gli oppressi
NEL corso della vostra vita, avete notato che certe parole ricorrono in continuazione nei titoli delle notizie? Siete stanchi di sentire parole come guerra, criminalità, disastro, fame e sofferenza? Stranamente, però, nelle cronache una parola brilla per la sua assenza. Eppure rappresenta qualcosa di cui l’umanità ha grande bisogno: “conforto”.
Confortare significa “infondere forza e speranza” e “dare sollievo dal dolore o dall’afflizione”. Con tutti i problemi che il mondo ha conosciuto nel XX secolo, c’è enorme bisogno di speranza e sollievo. È vero che oggi alcuni di noi conducono una vita molto più confortevole di quanto i nostri antenati potessero immaginare. Questo è in gran parte dovuto al progresso scientifico. Ma scienza e tecnologia non ci hanno recato conforto nel senso di eliminare ogni causa di sofferenza per il genere umano. Quali sono queste cause?
Molti secoli fa il saggio re Salomone menzionò una delle cause basilari della sofferenza dicendo: “L’uomo ha dominato l’uomo a suo danno”. (Ecclesiaste 8:9) La scienza e la tecnologia non sono riuscite a cambiare la tendenza umana a voler dominare il prossimo. Nel XX secolo questo ha portato a oppressive dittature e a orribili guerre.
Dal 1914 più di cento milioni di persone hanno perso la vita a causa della guerra. Pensate alle enormi sofferenze implicite in questa cifra: milioni di famiglie in lutto, bisognose di conforto. E le guerre provocano altre sofferenze oltre a quelle dovute alla morte violenta. In Europa alla fine della seconda guerra mondiale c’erano più di 12 milioni di profughi. In anni più recenti oltre un milione e mezzo di persone sono fuggite dalle zone di guerra del Sud-Est asiatico. La guerra dei Balcani ha costretto oltre due milioni di persone ad abbandonare le loro case, in molti casi per sfuggire alle operazioni di “pulizia etnica”.
Sicuramente i profughi hanno bisogno di conforto, specialmente quelli che fuggono portandosi appresso solo pochi effetti personali, senza sapere dove andare né quale futuro attende loro e le loro famiglie. Queste persone sono fra le vittime più sventurate dell’oppressione; hanno bisogno di conforto.
In luoghi più pacifici della terra milioni di persone sono praticamente schiave del sistema economico. È vero che alcuni hanno abbondanza di cose materiali. La maggioranza, però, deve lottare quotidianamente per guadagnarsi da vivere. Molti sono alla ricerca di un alloggio decente. I disoccupati aumentano. “Il mondo”, predice un giornale africano, “va verso una crisi del lavoro senza precedenti: si prevede che nel 2020 ci saranno altri 1,3 miliardi e passa di persone alla disperata ricerca di un lavoro”. Di sicuro coloro che sono economicamente oppressi hanno bisogno di “forza e speranza”, cioè di conforto.
Per reazione a situazioni disperate, alcuni scelgono il crimine. Naturalmente questo non fa che creare difficoltà alle loro vittime, e più il tasso di criminalità è alto, più le persone si sentono oppresse. Di recente lo Star, un giornale di Johannesburg, in Sudafrica, titolava: “Un giorno nel ‘paese più violento del mondo’”. L’articolo descriveva una giornata tipica nella zona di Johannesburg. In quel solo giorno quattro persone erano state assassinate e otto avevano dovuto consegnare il loro veicolo a un rapinatore. In un quartiere abitato dal ceto medio erano stati denunciati 17 furti con scasso. C’erano anche state alcune rapine a mano armata. Secondo il giornale, per la polizia si era trattato di una giornata “relativamente tranquilla”. Comprensibilmente, i familiari delle persone assassinate, come pure chi ha subìto un furto o è stato costretto a consegnare la macchina a un rapinatore, si sentono gravemente oppressi. Hanno bisogno di sicurezza e speranza, cioè di conforto.
In certi paesi ci sono genitori che vendono i figli a gente che li avvia alla prostituzione. Sembra che in un paese asiatico dove i “turisti del sesso” affluiscono a frotte ci siano due milioni di prostitute, molte delle quali sono state comprate o rapite da bambine. Possono esserci persone più oppresse di queste povere vittime? A proposito di questo sordido commercio, la rivista Time pubblicò un articolo su una conferenza tenuta nel 1991 da organizzazioni femministe del Sud-Est asiatico. In quell’occasione si stimò che, “dalla metà degli anni ’70, in tutto il mondo erano state vendute 30 milioni di donne”.
Ovviamente per essere vittime non è necessario che i bambini vengano venduti e finiscano nel giro della prostituzione. Sempre più bambini subiscono violenze fisiche o vengono addirittura stuprati nella loro stessa casa da genitori e parenti. Questi bambini porteranno a lungo i segni emotivi delle violenze subite. Come tragiche vittime dell’oppressione, hanno certo bisogno di conforto.
Un’antica analisi dell’oppressione
Il re Salomone fu colpito dalle dimensioni del problema dell’oppressione e scrisse: “Io stesso tornai a vedere tutti gli atti di oppressione che si compiono sotto il sole, ed ecco, le lacrime di quelli che erano oppressi, ma non avevano confortatore; e dalla parte dei loro oppressori c’era il potere, così che non avevano confortatore”. — Ecclesiaste 4:1.
Se 3.000 anni fa questo saggio re capì che gli oppressi avevano disperatamente bisogno di un confortatore, cosa direbbe oggi? Tuttavia Salomone sapeva che nessun uomo imperfetto, lui compreso, poteva provvedere al genere umano il conforto necessario. Per spezzare le catene dell’oppressione ci voleva qualcuno più forte. Esiste?
Nella Bibbia il Salmo 72 parla di un grande confortatore per tutti. Il salmo fu scritto dal padre di Salomone, il re Davide. La soprascritta legge: “Riguardo a Salomone”. Evidentemente fu scritto dall’anziano re Davide riguardo a Colui che avrebbe ereditato il suo trono. Secondo il salmo, Questi avrebbe recato sollievo permanente dall’oppressione. “Ai suoi giorni germoglierà il giusto, e l’abbondanza di pace finché non ci sia più la luna. E avrà sudditi da mare a mare e [fino] alle estremità della terra”. — Salmo 72:7, 8.
Probabilmente, quando Davide scrisse queste parole, pensava a suo figlio Salomone. Ma Salomone si rese conto che servire il genere umano nella maniera descritta dal salmo era oltre le sue possibilità. Egli poteva adempiere le parole del salmo solo su scala ridotta e a beneficio della nazione di Israele, non dell’intera terra. Evidentemente quell’ispirato salmo profetico additava qualcuno più grande di Salomone. Chi? Non poteva essere altri che Gesù Cristo.
Annunciando la nascita di Gesù, un angelo disse: “Geova Dio gli darà il trono di Davide suo padre”. (Luca 1:32) Inoltre Gesù parlò di se stesso come di qualcuno “più [grande] di Salomone”. (Luca 11:31) Da quando fu risuscitato e si sedette alla destra di Dio, Gesù è in cielo, nel luogo da cui può adempiere le parole del Salmo 72. Per di più ha ricevuto da Dio il potere e l’autorità necessari per infrangere il giogo degli oppressori umani. (Salmo 2:7-9; Daniele 2:44) Perciò colui che adempirà le parole del Salmo 72 è Gesù.
Presto l’oppressione avrà fine
Cosa significa questo? Significa che presto saremo liberi da ogni forma di oppressione umana. Le sofferenze e l’oppressione senza precedenti conosciute in questo XX secolo furono predette da Gesù come parte del segno che avrebbe caratterizzato il “termine del sistema di cose”. (Matteo 24:3) Fra le altre cose predisse: “Sorgerà nazione contro nazione e regno contro regno”. (Matteo 24:7) Questo aspetto della profezia cominciò ad adempiersi verso il tempo in cui scoppiò la prima guerra mondiale, nel 1914. “A causa dell’aumento dell’illegalità”, aggiunse Gesù, “l’amore della maggioranza si raffredderà”. (Matteo 24:12) Illegalità e mancanza di amore hanno prodotto una generazione malvagia e oppressiva. Quindi dev’essere vicino il tempo in cui Gesù Cristo interverrà quale nuovo Re della terra. (Matteo 24:32-34) Cosa significherà questo per gli oppressi che hanno fede in Gesù Cristo e confidano in lui quale Confortatore costituito da Dio per il genere umano?
Per rispondere a questa domanda leggiamo un’altra parte del Salmo 72 che si adempie in Cristo Gesù: “Libererà il povero che invoca soccorso, anche l’afflitto e chiunque non ha soccorritore. Proverà commiserazione per il misero e per il povero, e salverà le anime dei poveri. Redimerà la loro anima dall’oppressione e dalla violenza, e il loro sangue sarà prezioso ai suoi occhi”. (Salmo 72:12-14) Pertanto Gesù Cristo, il Re costituito da Dio, farà in modo che nessuno soffra a causa dell’oppressione. Egli ha il potere di porre fine a ogni forma di ingiustizia.
‘Tutto questo sarebbe meraviglioso’, può affermare qualcuno, ‘ma che dire di oggi? Che conforto c’è per chi soffre in questo momento?’ In effetti gli oppressi possono avere conforto fin d’ora. I prossimi due articoli di questa rivista mostreranno in che modo milioni di persone stanno già ricevendo conforto coltivando un’intima relazione col vero Dio, Geova, e col suo diletto Figlio, Gesù Cristo. Una relazione del genere può recarci conforto in questi tempi pieni di oppressione e può portarci alla vita eterna, una vita libera da oppressione. Rivolgendosi in preghiera a Dio, Gesù disse: “Questo significa vita eterna, che acquistino conoscenza di te, il solo vero Dio, e di colui che tu hai mandato, Gesù Cristo”. — Giovanni 17:3.
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Confidate in Geova per avere confortoLa Torre di Guardia 1996 | 1° novembre
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Confidate in Geova per avere conforto
“L’Iddio che dà perseveranza e conforto vi conceda di avere fra voi la medesima attitudine mentale che ebbe Cristo Gesù”. — ROMANI 15:5.
1. Perché ogni giorno che passa c’è più bisogno di conforto?
OGNI giorno che passa, il bisogno di conforto aumenta. Come osservò uno scrittore biblico più di 1.900 anni fa, “tutta la creazione continua a gemere insieme e ad essere in pena insieme fino ad ora”. (Romani 8:22) Nel nostro tempo ‘gemiti’ e ‘pene’ si sono intensificati ancora di più. Dalla prima guerra mondiale il genere umano è andato incontro a una crisi dopo l’altra sotto forma di guerre, criminalità e disastri naturali spesso dovuti alla cattiva gestione delle risorse della terra da parte dell’uomo. — Rivelazione (Apocalisse) 11:18.
2. (a) Principalmente di chi è la colpa degli attuali guai del genere umano? (b) Cos’è per noi motivo di conforto?
2 Perché tante sofferenze nel nostro tempo? Descrivendo l’espulsione di Satana dai cieli dopo la nascita del Regno nel 1914, la Bibbia risponde: “Guai alla terra e al mare, perché il Diavolo è sceso a voi, avendo grande ira, sapendo che ha un breve periodo di tempo”. (Rivelazione 12:12) Le prove evidenti dell’adempimento di questa profezia indicano che siamo quasi giunti alla fine del malvagio dominio di Satana. Com’è confortante sapere che presto sulla terra la vita ritornerà nelle pacifiche condizioni che esistevano prima che Satana inducesse i nostri primogenitori a ribellarsi!
3. In quale epoca gli esseri umani non avevano bisogno di conforto?
3 All’inizio il Creatore dell’uomo provvide uno splendido parco come dimora per la prima coppia umana. Era situato in una zona chiamata Eden, che significa “delizia” o “piacere”. (Genesi 2:8, nota in calce) Inoltre Adamo ed Eva avevano una salute perfetta, e la prospettiva di non morire mai. Pensate solo ai numerosi campi in cui potevano sviluppare i loro talenti: giardinaggio, arte, edilizia, musica, e via dicendo. Pensate pure a tutte le opere creative che avrebbero potuto studiare man mano che avrebbero adempiuto il loro incarico di soggiogare la terra e farne un paradiso. (Genesi 1:28) La vita di Adamo ed Eva avrebbe potuto veramente essere piena non di gemiti e pene, ma di piacere e delizia. È ovvio che non avrebbero avuto bisogno di conforto.
4, 5. (a) Perché Adamo ed Eva non superarono la prova dell’ubbidienza? (b) Come fu che il genere umano si trovò ad avere bisogno di conforto?
4 Ciò di cui Adamo ed Eva avevano invece bisogno era di coltivare profondo amore e apprezzamento per il loro amorevole Padre celeste. Tale amore li avrebbe spinti a ubbidire a Dio in qualsiasi circostanza. (Confronta Giovanni 14:31). Purtroppo entrambi i nostri primogenitori non ubbidirono al loro legittimo Sovrano, Geova. Vennero a trovarsi sotto il malvagio dominio di un angelo decaduto, Satana il Diavolo. Fu Satana a tentare Eva perché peccasse mangiando del frutto proibito. Poi peccò anche Adamo, mangiando anch’egli del frutto dell’albero circa il quale Dio aveva dato questo chiaro avvertimento: “Nel giorno in cui ne mangerai positivamente morirai”. — Genesi 2:17.
5 In questo modo la coppia peccatrice cominciò a morire. Nell’emettere la condanna a morte, Dio disse pure ad Adamo: “Il suolo è maledetto per causa tua. Con dolore ne mangerai il prodotto tutti i giorni della tua vita. E ti produrrà spine e triboli, e devi mangiare la vegetazione del campo”. (Genesi 3:17, 18) Così Adamo ed Eva persero la prospettiva di trasformare la terra incolta in un paradiso. Espulsi dall’Eden, dovettero usare tutte le loro energie per trarre il cibo da un suolo che era stato maledetto. I loro discendenti, avendo ereditato questa condizione peccaminosa e moritura, si trovarono ad avere grande bisogno di conforto. — Romani 5:12.
Adempiuta una promessa confortante
6. (a) Quale confortante promessa fece Dio dopo la caduta del genere umano nel peccato? (b) In quanto al conforto, quale profezia pronunciò Lamec?
6 Nel condannare colui che aveva istigato l’uomo a ribellarsi, Geova dimostrò di essere ‘l’Iddio che dà conforto’. (Romani 15:5) Lo fece promettendo di mandare un “seme” che avrebbe infine liberato la progenie di Adamo dai disastrosi effetti della ribellione di Adamo. (Genesi 3:15) Col tempo Dio provvide anche indicazioni anticipate di quella liberazione. Per esempio ispirò Lamec, lontano discendente di Adamo tramite suo figlio Set, a profetizzare ciò che avrebbe fatto il figlio di Lamec: “Questi ci recherà conforto dal nostro lavoro e dal dolore delle nostre mani derivante dal suolo che Geova ha maledetto”. (Genesi 5:29) In armonia con questa promessa, al bambino fu posto nome Noè, che si pensa significhi “riposo” o “consolazione”.
7, 8. (a) A motivo di quale situazione Geova si rammaricò di aver creato l’uomo, e cosa decise di fare? (b) In che senso Noè visse all’altezza del significato del suo nome?
7 Nel frattempo alcuni celesti angeli avevano deciso di seguire Satana. Si materializzarono e presero come mogli delle belle donne discendenti di Adamo. Quelle unioni innaturali contribuirono a corrompere ulteriormente la società umana e produssero una razza empia, i nefilim, o “abbattitori”, che riempirono la terra di violenza. (Genesi 6:1, 2, 4, 11; Giuda 6) “Di conseguenza Geova vide che la cattiveria dell’uomo era abbondante sulla terra . . . E Geova si rammaricò di aver fatto gli uomini sulla terra, e se ne addolorò nel suo cuore”. — Genesi 6:5, 6.
8 Geova decise di distruggere quel mondo malvagio mediante un diluvio universale, ma prima disse a Noè di costruire un’arca per preservare la vita. Così la razza umana e le specie animali furono salvate. Come dovettero sentirsi sollevati Noè e la sua famiglia quando dopo il Diluvio uscirono dall’arca e misero piede su una terra purificata! Che conforto scoprire che la maledizione sul suolo era stata revocata, per cui ora le attività agricole sarebbero state molto meno dure! La profezia di Lamec si avverò e Noè visse all’altezza del significato del suo nome. (Genesi 8:21) Come fedele servitore di Dio, Noè fu impiegato per recare un certo grado di “conforto” al genere umano. Tuttavia la malvagia influenza di Satana e dei suoi angeli demonici non cessò col Diluvio, e il genere umano continua a gemere sotto il peso del peccato, delle infermità e della morte.
Qualcuno più grande di Noè
9. In che modo Gesù Cristo si rivelò un soccorritore e un confortatore per gli esseri umani pentiti?
9 Alla fine, al termine di circa 4.000 anni di storia umana, il promesso Seme arrivò. Spinto da un grande amore per il genere umano, Geova Dio mandò il suo unigenito Figlio sulla terra perché morisse come riscatto per gli esseri umani peccatori. (Giovanni 3:16) Gesù Cristo provvede grande sollievo ai peccatori pentiti che esercitano fede nella sua morte sacrificale. Tutti quelli che dedicano la loro vita a Geova e diventano discepoli battezzati di suo Figlio ricevono ristoro e conforto duraturi. (Matteo 11:28-30; 16:24) Nonostante la loro imperfezione, provano profonda gioia servendo Dio con coscienza pura. Com’è confortante per loro sapere che, se continueranno a esercitare fede in Gesù, riceveranno la ricompensa della vita eterna! (Giovanni 3:36; Ebrei 5:9) Se per debolezza commettono un grave peccato, hanno un soccorritore, un confortatore, nella persona del risuscitato Signore Gesù Cristo. (1 Giovanni 2:1, 2) Confessando il peccato e compiendo i passi scritturali per non praticarlo, ottengono sollievo, consapevoli che ‘Dio è fedele e giusto da perdonare il loro peccato’. — 1 Giovanni 1:9; 3:6; Proverbi 28:13.
10. Cosa impariamo dai miracoli che Gesù compì quand’era sulla terra?
10 Mentre era sulla terra, Gesù diede ristoro anche liberando persone possedute dai demoni, guarendo ogni sorta di malattia e riportando in vita persone care morte. È vero che il beneficio di quei miracoli fu solo temporaneo, in quanto chi aveva ricevuto quelle benedizioni in seguito invecchiò e morì. Tuttavia così facendo Gesù additò le durevoli benedizioni future che elargirà a tutto il genere umano. Ora Gesù è un potente Re celeste e presto farà molto di più che semplicemente espellere i demoni. Li inabisserà insieme al loro capo, Satana, riducendoli all’inattività. Allora inizierà il glorioso Regno millenario di Cristo. — Luca 8:30, 31; Rivelazione 20:1, 2, 6.
11. Perché Gesù si definì “Signore del sabato”?
11 Gesù si definì “Signore del sabato” e compì molte delle sue guarigioni in giorno di sabato. (Matteo 12:8-13; Luca 13:14-17; Giovanni 5:15, 16; 9:14) Come mai? Ebbene il sabato era una disposizione della Legge data da Dio a Israele e quindi costituiva “un’ombra delle buone cose avvenire”. (Ebrei 10:1) I sei giorni lavorativi ci ricordano gli scorsi 6.000 anni di schiavitù dell’uomo sotto l’oppressivo dominio di Satana. Il sabato alla fine della settimana ci ricorda il confortante riposo che il genere umano avrà durante il Regno millenario del più grande Noè, Gesù Cristo. — Confronta 2 Pietro 3:8.
12. A quali eventi confortanti possiamo guardare con fiducia?
12 Che sollievo avranno i sudditi terreni del dominio di Cristo quando finalmente si ritroveranno completamente liberi dalla malvagia influenza di Satana! Riceveranno ulteriore conforto man mano che verranno guariti dalle infermità fisiche, emotive e mentali. (Isaia 65:17) Pensate poi alla gioia incontenibile che proveranno quando cominceranno ad accogliere i loro cari che torneranno dai morti! In questi modi Dio “asciugherà ogni lacrima dai loro occhi”. (Rivelazione 21:4) Man mano che verranno applicati i benefìci del sacrificio di riscatto di Gesù, gli ubbidienti sudditi del Regno di Dio perverranno gradualmente alla perfezione, divenendo completamente liberi da tutti i dannosi effetti del peccato di Adamo. (Rivelazione 22:1-5) Allora Satana sarà sciolto “per un po’ di tempo”. (Rivelazione 20:3, 7) Tutti gli esseri umani che sosterranno fedelmente la legittima sovranità di Geova saranno ricompensati con la vita eterna. Immaginate la gioia indicibile e il sollievo che si proveranno essendo completamente ‘liberi dalla schiavitù della corruzione’! Così l’umanità ubbidiente avrà “la gloriosa libertà dei figli di Dio”. — Romani 8:21.
13. Perché tutti i veri cristiani hanno bisogno del conforto che Dio dà?
13 Nel frattempo siamo ancora soggetti ai gemiti e alle pene comuni a tutti quelli che vivono in mezzo al malvagio sistema di Satana. L’aumento delle malattie fisiche e dei disturbi emotivi influisce su ogni sorta di persone, inclusi i cristiani fedeli. (Filippesi 2:25-27; 1 Tessalonicesi 5:14) Come cristiani, inoltre, spesso soffriamo ingiustamente subendo scherni e persecuzione per opera di Satana perché ‘ubbidiamo a Dio come governante anziché agli uomini’. (Atti 5:29) Così, se vogliamo perseverare nel fare la volontà di Dio sino alla fine di questo mondo satanico, abbiamo bisogno del conforto, dell’aiuto e della forza che Dio fornisce.
Dove trovare conforto
14. (a) Che promessa fece Gesù la sera prima di morire? (b) Cosa dobbiamo fare per valerci pienamente del conforto dello spirito santo di Dio?
14 La sera prima di morire Gesù fece chiaramente capire agli apostoli fedeli che presto li avrebbe lasciati per tornare dal Padre. Questo li turbò e li addolorò. (Giovanni 13:33, 36; 14:27-31) Rendendosi conto che avrebbero continuato ad avere bisogno di conforto, Gesù promise: “Pregherò il Padre ed egli vi darà un altro confortatore che sia con voi per sempre”. (Giovanni 14:16, nota in calce) Qui Gesù si riferiva allo spirito santo di Dio, che fu versato sui discepoli 50 giorni dopo la sua risurrezione.a Fra le altre cose lo spirito di Dio li confortò durante le loro prove e li rafforzò perché continuassero a compiere la volontà di Dio. (Atti 4:31) Non si deve pensare però che tale aiuto sia automatico. Per valersene pienamente, ciascun cristiano deve continuare a chiedere in preghiera il confortante aiuto che Dio provvede tramite lo spirito santo. — Luca 11:13.
15. Quali sono alcuni modi in cui Geova ci dà conforto?
15 Un altro modo in cui Dio dà conforto è tramite la sua Parola, la Bibbia. Paolo scrisse: “Tutte le cose che furono scritte anteriormente furono scritte per nostra istruzione, affinché per mezzo della nostra perseveranza e per mezzo del conforto delle Scritture avessimo speranza”. (Romani 15:4) Questo indica che abbiamo bisogno di studiare e meditare regolarmente sulle cose scritte nella Bibbia e nelle pubblicazioni basate su di essa. Abbiamo anche bisogno di frequentare regolarmente le adunanze cristiane, dove si condividono pensieri confortanti tratti dalla Parola di Dio. Uno degli scopi principali delle adunanze è quello di incoraggiarsi a vicenda. — Ebrei 10:25.
16. Cosa dovrebbero spingerci a fare i confortanti provvedimenti di Dio?
16 La lettera di Paolo ai Romani prosegue menzionando i buoni risultati che derivano dall’avvalersi dei confortanti provvedimenti di Dio. “L’Iddio che dà perseveranza e conforto”, scrisse Paolo, “vi conceda di avere fra voi la medesima attitudine mentale che ebbe Cristo Gesù, affinché di comune accordo glorifichiate con una sola bocca l’Iddio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo”. (Romani 15:5, 6) Sì, valendoci pienamente dei confortanti provvedimenti di Dio diverremo più simili al nostro coraggioso Condottiero, Gesù Cristo. Questo ci spingerà a continuare a usare la nostra bocca per glorificare Dio nell’opera di testimonianza, alle adunanze, nelle conversazioni con i nostri conservi e nelle preghiere.
In tempi di difficile prova
17. In che modo Geova confortò suo Figlio, e con quale risultato?
17 La notte prima della sua morte atroce Gesù divenne “gravemente turbato” e ‘profondamente addolorato’. (Matteo 26:37, 38) Così si allontanò un po’ dai discepoli e si rivolse in preghiera al Padre perché lo aiutasse. “Fu favorevolmente udito per il suo santo timore”. (Ebrei 5:7) La Bibbia narra che a Gesù “apparve un angelo dal cielo e lo rafforzò”. (Luca 22:43) Il coraggio e la virilità con cui Gesù affrontò i suoi oppositori dimostrano che il modo in cui Dio confortò suo Figlio fu davvero efficace. — Giovanni 18:3-8, 33-38.
18. (a) Quale periodo particolarmente difficile attraversò l’apostolo Paolo? (b) Come possiamo confortare gli anziani operosi e compassionevoli?
18 Anche l’apostolo Paolo attraversò momenti di grave difficoltà. Per esempio, il suo ministero a Efeso fu contrassegnato da “lacrime e prove che si abbatterono su di [lui] per i complotti dei giudei”. (Atti 20:17-20) Alla fine Paolo lasciò Efeso dopo che i sostenitori della dea Artemide avevano provocato un tumulto in città a motivo della sua predicazione. (Atti 19:23-29; 20:1) Mentre si dirigeva a nord verso la città di Troas, Paolo era assillato da un’altra preoccupazione. Qualche tempo prima del tumulto di Efeso aveva ricevuto notizie preoccupanti. La giovane congregazione di Corinto era piagata da divisioni e tollerava la fornicazione. Perciò Paolo aveva scritto da Efeso un’energica lettera di riprensione con la speranza di correggere la situazione. Non gli era stato facile farlo. “Vi ho scritto con molte lacrime, fra molta tribolazione e angoscia di cuore”, rivelò poi nella sua seconda lettera. (2 Corinti 2:4) Come Paolo, oggi non è facile per gli anziani compassionevoli dare consigli correttivi e riprensione, anche perché si rendono vivamente conto delle loro stesse debolezze. (Galati 6:1) Confortiamo dunque quelli che prendono la direttiva fra noi ubbidendo prontamente ai loro amorevoli consigli basati sulla Bibbia. — Ebrei 13:17.
19. Perché Paolo da Troas andò in Macedonia, e in che modo ricevette infine sollievo?
19 Mentre era a Efeso, Paolo non solo scrisse ai fratelli di Corinto, ma inviò anche Tito ad assisterli, incaricandolo di riferirgli come avevano accolto la lettera. Paolo sperava di incontrare Tito a Troas. Lì Paolo fu benedetto avendo eccellenti opportunità di fare discepoli. Questo però non alleviò la sua ansietà, perché Tito non era ancora arrivato. (2 Corinti 2:12, 13) Così proseguì per la Macedonia, sperando di trovarlo lì. L’ansia di Paolo fu accresciuta dall’intensa opposizione al suo ministero. “Quando arrivammo in Macedonia”, spiega, “la nostra carne non ebbe sollievo, ma continuammo ad essere afflitti in ogni maniera, essendovi lotte di fuori, timori di dentro. Tuttavia Dio, che conforta gli abbattuti, confortò noi con la presenza di Tito”. (2 Corinti 7:5, 6) Che sollievo provò Paolo quando finalmente Tito arrivò e gli riferì che i corinti avevano reagito positivamente alla sua lettera!
20. (a) Come avvenne nel caso di Paolo, qual è un altro modo importante in cui Geova dà conforto? (b) Cosa considereremo nel prossimo articolo?
20 L’esperienza di Paolo è confortante per gli odierni servitori di Dio, molti dei quali pure affrontano prove che possono farli sentire “abbattuti” o “depressi”. Sì, ‘l’Iddio che dà conforto’ conosce i nostri bisogni individuali e può servirsi di noi affinché ci confortiamo gli uni gli altri, così come Paolo fu confortato da ciò che Tito gli riferì circa il pentimento dei corinti. (2 Corinti 7:11-13) Nel prossimo articolo considereremo la calorosa risposta di Paolo ai corinti e come essa può oggi aiutarci efficacemente a essere partecipi del conforto che Dio provvede.
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Partecipi del conforto che Geova provvedeLa Torre di Guardia 1996 | 1° novembre
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Partecipi del conforto che Geova provvede
“La nostra speranza riguardo a voi è stabile, sapendo che, come siete partecipi delle sofferenze, nello stesso modo parteciperete anche del conforto”. — 2 CORINTI 1:7.
1, 2. Cosa si può dire di molti che sono diventati cristiani nel nostro tempo?
MOLTI degli attuali lettori della Torre di Guardia sono cresciuti senza conoscere la verità di Dio. Forse anche voi. In tal caso ricorderete cosa avete provato quando i vostri occhi dell’intendimento hanno cominciato ad aprirsi. Per esempio, quando avete appreso per la prima volta che i morti non soffrono ma sono inconsci, non vi siete sentiti sollevati? E quando avete udito qual è la speranza per i morti, che miliardi di persone saranno risuscitate nel nuovo mondo di Dio, non siete stati confortati? — Ecclesiaste 9:5, 10; Giovanni 5:28, 29.
2 Che dire della promessa di Dio di porre fine alla malvagità e trasformare questa terra in un paradiso? Apprendere questo non vi ha forse confortato e non vi ha riempito di viva attesa? Come vi siete sentiti la prima volta che avete udito della possibilità di non morire mai, ma di entrare vivi nel veniente Paradiso terrestre? Senza dubbio ne siete stati elettrizzati. Sì, avevate ricevuto il confortante messaggio di Dio che ora viene predicato in tutto il mondo dai testimoni di Geova. — Salmo 37:9-11, 29; Giovanni 11:26; Rivelazione (Apocalisse) 21:3-5.
3. Perché quelli che trasmettono il confortante messaggio di Dio ad altri incontrano anche tribolazione?
3 Tuttavia, quando avete cercato di parlare ad altri del messaggio biblico, avete anche capito che “la fede non è posseduta da tutti”. (2 Tessalonicesi 3:2) Forse alcuni amici di un tempo vi hanno schernito perché avete espresso fede nelle promesse bibliche. Può anche darsi che abbiate subìto persecuzione perché avete continuato a studiare la Bibbia con i testimoni di Geova. Forse l’opposizione si è intensificata quando avete cominciato a mettere la vostra vita in armonia con i princìpi biblici. Avete iniziato a provare la tribolazione che Satana e il suo mondo recano su tutti quelli che accettano il conforto di Dio.
4. In quali modi i nuovi interessati possono reagire alla tribolazione?
4 Purtroppo, come predisse Gesù, a causa della tribolazione alcuni inciampano e smettono di frequentare la congregazione cristiana. (Matteo 13:5, 6, 20, 21) Altri sopportano la tribolazione tenendo la mente rivolta alle confortanti promesse che stanno imparando. Col tempo dedicano la loro vita a Geova e si battezzano quali discepoli di suo Figlio Gesù Cristo. (Matteo 28:19, 20; Marco 8:34) Naturalmente la tribolazione non cessa una volta che il cristiano si è battezzato. Per esempio, quelli che prima vivevano in maniera immorale possono dover ingaggiare una vera lotta per rimanere casti. Altri devono lottare con la continua opposizione di familiari increduli. Qualunque forma assuma la tribolazione, tutti quelli che vivono fedelmente una vita di dedicazione a Dio possono essere certi di una cosa: riceveranno il conforto e l’aiuto di Dio in modo molto personale.
“L’Iddio di ogni conforto”
5. Oltre a molte difficoltà, cos’altro provò Paolo?
5 Uno che apprezzava profondamente il conforto che Dio dà era l’apostolo Paolo. Dopo aver trascorso un periodo particolarmente difficile in Asia e in Macedonia, provò grande sollievo udendo che la congregazione di Corinto aveva reagito bene alla sua lettera di riprensione. Questo lo spinse a scrivere loro una seconda lettera, dove troviamo la seguente espressione di lode: “Benedetto sia l’Iddio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, il Padre delle tenere misericordie e l’Iddio di ogni conforto, che ci conforta in tutta la nostra tribolazione”. — 2 Corinti 1:3, 4.
6. Cosa impariamo dalle parole di Paolo che troviamo in 2 Corinti 1:3, 4?
6 Queste parole ispirate ci aiutano a capire molte cose. Analizziamole. Quando nelle sue lettere Paolo esprime lode o grazie a Dio o gli rivolge qualche richiesta, di solito menziona con profondo apprezzamento anche Gesù, il Capo della congregazione cristiana. (Romani 1:8; 7:25; Efesini 1:3; Ebrei 13:20, 21) Quindi Paolo rivolge questa espressione di lode all’“Iddio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo”. Poi, per la prima volta nei suoi scritti, usa un sostantivo greco tradotto “tenere misericordie”. Questo sostantivo deriva da un termine usato per esprimere compassione per le sofferenze altrui. Così Paolo descrive i teneri sentimenti che Dio prova per tutti i Suoi fedeli servitori che soffrono a causa di tribolazione, teneri sentimenti che spingono Dio ad agire misericordiosamente nei loro confronti. Infine Paolo si rivolge a Geova quale fonte di questa desiderabile qualità chiamandolo “il Padre delle tenere misericordie”.
7. Perché si può dire che Geova è “l’Iddio di ogni conforto”?
7 Le “tenere misericordie” di Dio recano sollievo a chi soffre a causa di tribolazione. Quindi Paolo prosegue chiamando Geova “l’Iddio di ogni conforto”. Perciò qualsiasi conforto riceviamo tramite i nostri benevoli compagni di fede, possiamo essere certi che la fonte è Geova. Non esiste vero e durevole conforto che non abbia origine da Dio. Inoltre fu lui a creare l’uomo a sua immagine, mettendolo così in grado di confortare altri. Ed è lo spirito santo di Dio che spinge i Suoi servitori a mostrare tenera misericordia a coloro che hanno bisogno di conforto.
Addestràti per dare conforto
8. Sebbene Dio non sia la fonte delle nostre prove, che effetto benefico può avere su di noi il sopportare la tribolazione?
8 Sebbene permetta che sui suoi fedeli servitori si abbattano varie prove, Geova Dio non è mai la fonte di tali prove. (Giacomo 1:13) Tuttavia il conforto che egli provvede quando siamo nella tribolazione può renderci più sensibili ai bisogni altrui. Qual è il risultato? “Affinché possiamo confortare quelli che sono in qualunque sorta di tribolazione per mezzo del conforto con cui noi stessi siamo confortati da Dio”. (2 Corinti 1:4) Così Geova ci addestra a condividere efficacemente il suo conforto con i compagni di fede e con coloro che incontriamo nel nostro ministero, mentre imitiamo Cristo e ‘confortiamo tutti quelli che fanno lutto’. — Isaia 61:2; Matteo 5:4.
9. (a) Cosa ci aiuterà a sopportare le sofferenze? (b) In che senso altri sono confortati quando noi sopportiamo fedelmente la tribolazione?
9 Paolo sopportò molte sofferenze, grazie all’abbondante conforto che ricevette da Dio tramite Cristo. (2 Corinti 1:5) Anche noi possiamo ricevere molto conforto meditando sulle preziose promesse di Dio, pregando per avere il sostegno dello spirito santo e vedendo come Dio esaudisce le nostre preghiere. Così saremo rafforzati per continuare a sostenere la sovranità di Geova e a dimostrare che il Diavolo è un bugiardo. (Giobbe 2:4; Proverbi 27:11) Quando sopportiamo fedelmente qualche forma di tribolazione, dovremmo, come Paolo, dare tutto il merito a Geova, il cui conforto consente ai cristiani di rimanere fedeli nella prova. La perseveranza dei cristiani fedeli ha un effetto confortante sugli altri fratelli, rendendoli determinati a “sopportare le stesse sofferenze”. — 2 Corinti 1:6.
10, 11. (a) Quali sono alcune cose che facevano soffrire la congregazione dell’antica Corinto? (b) In che modo Paolo confortò la congregazione di Corinto, e che speranza espresse?
10 I corinti avevano la loro parte delle sofferenze che sono comuni a tutti i veri cristiani. Per di più avevano bisogno di essere esortati a disassociare un fornicatore impenitente. (1 Corinti 5:1, 2, 11, 13) Non avendolo disassociato e non avendo posto fine alle lotte e alle divisioni, avevano recato biasimo sulla congregazione. Ma alla fine seguirono il consiglio di Paolo e mostrarono sincero pentimento. Perciò egli li lodò calorosamente e dichiarò che il modo positivo con cui avevano reagito alla sua lettera gli era stato di conforto. (2 Corinti 7:8, 10, 11, 13) A quanto pare anche l’uomo disassociato si era pentito. Perciò Paolo li esortò a ‘perdonarlo e confortarlo, affinché non fosse in qualche modo inghiottito dalla sua eccessiva tristezza’. — 2 Corinti 2:7.
11 La seconda lettera di Paolo dovette sicuramente confortare la congregazione di Corinto. E questo era uno degli scopi per cui Paolo l’aveva scritta. Egli spiegò: “La nostra speranza riguardo a voi è stabile, sapendo che, come siete partecipi delle sofferenze, nello stesso modo parteciperete anche del conforto”. (2 Corinti 1:7) Al termine della lettera Paolo li esortò: “Continuate . . . ad essere confortati, . . . e l’Iddio dell’amore e della pace sarà con voi”. — 2 Corinti 13:11.
12. Di cosa hanno bisogno tutti i cristiani?
12 Che lezione importante possiamo apprendere da questo! Tutti i componenti della congregazione cristiana hanno bisogno di ‘essere partecipi del conforto’ che Dio provvede tramite la sua Parola, il suo spirito santo e la sua organizzazione terrena. Anche i disassociati possono aver bisogno di conforto se si sono pentiti e hanno corretto la loro condotta errata. Per questo “lo schiavo fedele e discreto” ha preso un misericordioso provvedimento per aiutarli. Una volta all’anno due anziani possono visitare certi disassociati. Forse questi non mostrano più uno spirito ribelle e non praticano gravi peccati e potrebbero aver bisogno di aiuto per compiere i passi necessari per essere riassociati. — Matteo 24:45; Ezechiele 34:16.
La tribolazione di Paolo in Asia
13, 14. (a) Come descrisse Paolo un periodo molto travagliato che attraversò in Asia? (b) A quale episodio si riferiva forse Paolo?
13 Le sofferenze che la congregazione di Corinto aveva conosciuto fino a quel momento non potevano paragonarsi alle numerose tribolazioni che aveva dovuto sopportare Paolo. Per questo egli ricordò loro: “Non desideriamo che ignoriate, fratelli, intorno alla tribolazione accadutaci nel distretto dell’Asia, che fummo sotto una pressione estrema, oltre la nostra forza, tanto che eravamo incerti perfino della nostra vita. Infatti, sentivamo in noi stessi di aver ricevuto la sentenza di morte. Questo avveniva affinché confidassimo non in noi stessi, ma nell’Iddio che desta i morti. Da una cosa così grande come la morte egli ci liberò e ci libererà; e in lui speriamo che ci liberi ancora nel futuro”. — 2 Corinti 1:8-10.
14 Secondo alcuni eruditi biblici Paolo si riferiva al tumulto scoppiato a Efeso, che avrebbe potuto costare la vita sia a lui che ai suoi due compagni di viaggio macedoni, Gaio e Aristarco. Questi due cristiani furono trascinati a forza in un teatro gremito da una turba che ‘per circa due ore gridò: “Grande è l’Artemide [dea] degli efesini!”’ Infine un funzionario della città riuscì a calmare la folla. Il fatto che la vita di Gaio e Aristarco fosse in pericolo dovette turbare profondamente Paolo, tanto che voleva entrare per cercare di ragionare con quella folla di fanatici. Ma gli fu impedito di rischiare la vita in quel modo. — Atti 19:26-41.
15. Quale situazione estrema viene forse descritta in 1 Corinti 15:32?
15 È possibile però che Paolo stesse descrivendo una situazione molto più grave dell’incidente menzionato sopra. Nella sua prima lettera ai Corinti Paolo chiese: “Se, come gli uomini, ho combattuto a Efeso con le bestie selvagge, che bene ne ho?” (1 Corinti 15:32) Questo potrebbe significare che la vita di Paolo era stata minacciata non solo da uomini bestiali, ma da bestie selvagge letterali nello stadio di Efeso. A volte i criminali venivano costretti a combattere contro bestie feroci sotto lo sguardo delle folle assetate di sangue. Se Paolo intendeva dire che aveva affrontato bestie selvagge letterali, significa che all’ultimo momento gli era stata miracolosamente risparmiata una morte crudele, proprio come Daniele era stato salvato dalla bocca dei leoni letterali. — Daniele 6:22.
Esempi moderni
16. (a) Perché molti testimoni di Geova possono capire le tribolazioni incontrate da Paolo? (b) Di cosa possiamo essere certi per quanto riguarda coloro che sono morti per la loro fede? (c) Che effetto positivo ha avuto il fatto che alcuni cristiani sono scampati alla morte?
16 Molti cristiani odierni possono capire le tribolazioni incontrate da Paolo. (2 Corinti 11:23-27) Anche cristiani odierni si sono trovati “sotto una pressione estrema, oltre la [loro] forza”, e molti hanno affrontato situazioni in cui ‘erano incerti della loro vita’. (2 Corinti 1:8) Alcuni sono stati uccisi in massacri indiscriminati o per mano di crudeli persecutori. Possiamo essere certi che la confortante potenza di Dio li ha aiutati a sopportare la prova e che sono morti con la mente e il cuore fermamente rivolti all’adempimento della loro speranza, celeste o terrena che fosse. (1 Corinti 10:13; Filippesi 4:13; Rivelazione 2:10) In altri casi Geova ha guidato le cose in modo che i nostri fratelli fossero liberati dalla morte. Non c’è dubbio che coloro i quali hanno ricevuto tale liberazione hanno accresciuto la loro fiducia “nell’Iddio che desta i morti”. (2 Corinti 1:9) In seguito sono stati in grado di parlare con ancor più convinzione ad altri del confortante messaggio di Dio. — Matteo 24:14.
17-19. Quali esperienze mostrano che i fratelli del Ruanda sono stati partecipi del conforto di Dio?
17 Di recente i cari fratelli del Ruanda hanno avuto un’esperienza simile a quella di Paolo e dei suoi compagni. Molti hanno perso la vita, ma i tentativi di Satana di distruggere la loro fede sono falliti. Anzi, in Ruanda i fratelli hanno sperimentato il conforto di Dio in molti modi. Durante il genocidio dei tutsi e degli hutu in Ruanda, ci sono stati hutu che hanno rischiato la vita per proteggere tutsi, e tutsi che hanno protetto hutu. Alcuni sono stati uccisi da estremisti per aver protetto i loro compagni di fede. Per esempio, un Testimone hutu di nome Gahizi è stato ucciso per aver nascosto una sorella tutsi di nome Chantal. Il marito di Chantal, un tutsi di nome Jean, è stato nascosto in un’altra località da una sorella hutu di nome Charlotte. Per 40 giorni Jean e un altro fratello tutsi sono rimasti nascosti in un ampio camino, da cui uscivano solo di notte per brevi periodi. Per tutto quel tempo Charlotte ha provveduto loro cibo e protezione, pur vivendo in prossimità di un campo militare hutu. In questa pagina potete vedere una foto di Jean e Chantal riuniti e grati che i loro conservi hutu abbiano “rischiato il proprio collo” per loro, come fecero Prisca e Aquila per l’apostolo Paolo. — Romani 16:3, 4.
18 Un altro Testimone hutu, Rwakabubu, è stato elogiato dal giornale Intaremara per aver protetto dei compagni di fede tutsi.a Il giornale diceva: “C’è anche Rwakabubu, testimone di Geova, che ha continuato a nascondere gente qua e là tra i suoi fratelli (è così che si chiamano fra loro). Pur soffrendo di asma, passava tutta la giornata portando loro viveri e acqua potabile. Ma Dio gli ha dato una forza straordinaria”.
19 Prendete anche il caso di una coppia di interessati hutu, Nicodeme e Athanasie. Prima del genocidio, questa coppia studiava la Bibbia con un Testimone tutsi di nome Alphonse. Rischiando la vita, i due nascosero Alphonse in casa loro. In seguito si resero conto che la casa non era un luogo sicuro perché i vicini hutu sapevano del loro amico tutsi. Perciò Nicodeme e Athanasie nascosero Alphonse in una buca in giardino. Fu una buona mossa, perché i vicini cominciarono ad andare a cercare Alphonse quasi tutti i giorni. Nei 28 giorni che rimase nascosto nella buca, Alphonse meditò su racconti biblici come quello di Raab, che nascose due israeliti sul tetto della sua casa a Gerico. (Giosuè 6:17) Oggi, grazie ai suoi studenti biblici hutu che hanno rischiato la vita per lui, Alphonse continua a prestare servizio in Ruanda come predicatore della buona notizia. E che dire di Nicodeme e Athanasie? Ora sono testimoni di Geova battezzati e conducono oltre 20 studi biblici con persone interessate.
20. In che modo Geova ha confortato i fratelli del Ruanda, ma quale bisogno continuano ad avere molti di loro?
20 Quando iniziò il genocidio in Ruanda, nel paese c’erano 2.500 proclamatori della buona notizia. Sebbene centinaia abbiano perso la vita o siano stati costretti a fuggire dal paese, il numero dei Testimoni ha superato i 3.000. Questo dimostra che Dio ha veramente confortato i nostri fratelli. Che dire dei numerosi orfani e vedove fra i testimoni di Geova? Naturalmente soffrono ancora tribolazione e continuano ad aver bisogno di conforto. (Giacomo 1:27) Le loro lacrime saranno completamente asciugate solo quando nel nuovo mondo di Dio avrà luogo la risurrezione. Nondimeno, grazie agli aiuti dei fratelli e al fatto che adorano “l’Iddio di ogni conforto”, riescono ad andare avanti.
21. (a) In quali altri luoghi i fratelli hanno molto bisogno del conforto di Dio, e qual è un modo in cui tutti possiamo essere loro d’aiuto? (Vedi il riquadro “Conforto durante quattro anni di guerra”). (b) Quando verrà completamente soddisfatto il nostro bisogno di conforto?
21 In molti altri luoghi come Eritrea, Singapore ed ex Iugoslavia, i nostri fratelli continuano a servire fedelmente Geova nonostante le tribolazioni. Aiutiamo questi fratelli facendo regolarmente supplicazione per loro affinché ricevano conforto. (2 Corinti 1:11) E ci sia consentito di perseverare fedelmente fino al tempo in cui Dio, tramite Gesù Cristo, “asciugherà ogni lacrima dai [nostri] occhi” nel senso più pieno. Allora proveremo in misura completa il conforto che Geova provvederà nel suo nuovo mondo di giustizia. — Rivelazione 7:17; 21:4; 2 Pietro 3:13.
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Conforto durante quattro anni di guerraLa Torre di Guardia 1996 | 1° novembre
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Conforto durante quattro anni di guerra
DURANTE i quattro anni di guerra che hanno insanguinato il territorio dell’ex Iugoslavia, molti hanno sofferto per le difficoltà e la mancanza di generi di prima necessità. Fra questi c’erano centinaia di testimoni di Geova, che hanno fedelmente continuato ad adorare “l’Iddio di ogni conforto”. — 2 Corinti 1:3.
La popolazione di Sarajevo ha sofferto ancora di più dovendo vivere in una grande città assediata per tutta la durata della guerra. Mancavano elettricità, acqua, legna da ardere e cibo. Come ha operato la congregazione dei testimoni di Geova di Sarajevo in condizioni così proibitive? Cristiani di paesi vicini hanno rischiato la vita per portare grossi carichi di generi di prima necessità. (Vedi La Torre di Guardia del 1º novembre 1994, pagine 23-7). Inoltre i fratelli di Sarajevo hanno diviso fra loro quello che avevano, attribuendo primaria importanza alle cose spirituali. Durante l’assedio un sorvegliante cristiano di quella città ha fatto il seguente rapporto:
“Apprezziamo moltissimo le nostre adunanze. Mia moglie ed io, insieme ad altre 30 persone, facciamo 15 chilometri a piedi per andare alle adunanze e altrettanti al ritorno. A volte viene annunciato che il rifornimento idrico sarà attivato proprio nell’orario in cui si tengono le adunanze. Cosa fanno i fratelli? Rimangono a casa o vanno alle adunanze? Preferiscono assistere alle adunanze. I fratelli si aiutano sempre gli uni gli altri; dividono tutto ciò che hanno. Una sorella della nostra congregazione vive nei dintorni della città, vicino al bosco; perciò per lei è un po’ più facile procurarsi legna da ardere. Inoltre lavora in un panificio e il salario le viene pagato con la farina. Quando può, cuoce una grossa pagnotta e la porta all’adunanza. Dopo l’adunanza, quando i fratelli se ne vanno, ne dà un pezzo a tutti.
“È importante che nessun fratello e nessuna sorella si senta mai abbandonato. Nessuno di noi può sapere chi sarà il prossimo a trovarsi in una situazione difficile e ad aver bisogno di aiuto. Quando le strade erano ghiacciate e c’era una sorella malata, fratelli giovani e forti la portavano alle adunanze su una slitta.
“Tutti noi partecipiamo all’opera di predicazione e Geova ha benedetto i nostri sforzi. Ha visto la nostra grave situazione in Bosnia, ma ci ha benedetto dandoci incremento, un incremento che non avevamo mai visto prima della guerra”.
Similmente in altre zone di guerra dell’ex Iugoslavia i testimoni di Geova sono aumentati nonostante le gravi difficoltà. Dall’ufficio dei testimoni di Geova in Croazia arriva questo rapporto su un gruppo di Testimoni: “I fratelli che vivono a Velika Kladuša hanno passato momenti davvero critici. La cittadina è stata attaccata più volte. I fratelli hanno dovuto spiegare la loro neutralità a soldati croati, serbi e a varie armate musulmane. Hanno veramente dovuto sopportare molto: prigionia, percosse, fame, pericoli di morte. Eppure sono tutti rimasti fedeli e hanno il grande privilegio di vedere la benedizione di Geova sulle loro attività”.
Nonostante questi problemi, i testimoni di Geova di Velika Kladuša e della vicina Bihać continuano ad aumentare mentre annunciano con zelo al prossimo il messaggio di conforto di Dio. I 26 proclamatori del Regno di queste due località tengono 39 studi biblici a domicilio!
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