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  • L’Olocausto: Sì, c’è stato!

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  • L’Olocausto: Sì, c’è stato!
  • Svegliatevi! 1989
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Svegliatevi! 1989
g89 8/4 pp. 4-8

L’Olocausto: Sì, c’è stato!

PER quanto sia sorprendente, c’è una piccola minoranza di persone le quali pretendono che l’Olocausto, come lo descrive la storia moderna, non abbia mai avuto luogo. Nella sua pubblicazione intitolata Auschwitz o della soluzione finale — Storia di una leggenda, Richard Harwood afferma: “Il fatto di pretendere che durante la seconda guerra mondiale siano morti sei milioni di Ebrei, vittime di un piano tedesco di sterminio, [costituisce] un’accusa assolutamente priva di fondamento”. — Le Rune, 1978, p. 3.

Sorgono dunque queste domande: I nazisti ordinarono realmente lo sterminio degli ebrei durante la seconda guerra mondiale? Morirono veramente da quattro a sei milioni di ebrei nei campi di concentramento? Esistevano davvero le camere a gas? Oppure la storia tedesca è stata travisata?

Certi revisionisti della storia pretendono che questi avvenimenti non si siano mai verificati. Sostengono che al massimo siano morte solo alcune migliaia di ebrei e che la maggioranza sia stata trasferita in altri paesi.

Una recente causa dibattuta in Canada ha evidenziato questa controversia. Un tedesco immigrato in Canada è stato perseguito a termini di legge per avere “consapevolmente pubblicato false informazioni che potevano nuocere alla tolleranza sociale o razziale” negando che l’Olocausto abbia mai avuto luogo, scriveva il Globe and Mail di Toronto (Canada). Di conseguenza egli è stato condannato a 15 mesi di carcere ed è stata vietata la pubblicazione delle sue idee revisioniste circa l’Olocausto.

Nella Germania Occidentale una legge contro la diffamazione è stata emendata nel 1985 per consentire anche ai non ebrei di sporgere querela contro “chiunque insulta, calunnia, diffama o scredita coloro che ‘hanno perso la vita come vittime del nazionalsocialismo o di altre forme di dominio tirannico o dispotico’”. Secondo l’Hamburger Abendblatt, per effetto di questa legge “il negare l’assassinio degli ebrei nei campi di concentramento durante la dittatura nazista diventa un reato punibile”.

La “menzogna di Auschwitz”: così viene comunemente chiamato il negare l’Olocausto. Auschwitz (Oświȩcim) era l’abominevole campo di concentramento polacco dove i nazisti compirono stragi collettive. Secondo i mezzi di informazione della Germania Occidentale, alcuni estremisti di destra hanno tentato di nascondere questi avvenimenti o di negare che si siano mai verificati e così è stata coniata l’espressione “menzogna di Auschwitz”.

Emigrazione o sterminio?

Oggi esistono milioni di ebrei di origine europea e questa è la prova che i nazisti non riuscirono ad annientare gli ebrei d’Europa. Il fatto che molti ebrei sfuggirono al tentativo di annientarli nei campi di concentramento è confermato dallo storico William L. Shirer, che nel suo libro Gli anni dell’incubo 1930-1940 ha scritto: “Non tutti gli ebrei austriaci perirono nei campi e nelle prigioni nazisti. A molti fu concesso di sfuggire, pagando, alla prigionia e di andare all’estero. Di solito il prezzo fu l’intera fortuna della vittima. . . . Quasi la metà, forse, dei 180.000 ebrei di Vienna riuscì a comprarsi la libertà prima dell’inizio dell’Olocausto”. (Mondadori, 1986, trad. dall’inglese di A. Sarti, pp. 242-3) Questa politica fu seguita specialmente durante gli anni ’30.

Shirer spiega tuttavia che sebbene fosse istituito un “Ufficio per l’emigrazione ebraica”, diretto da Reinhard Heydrich, “in seguito sarebbe diventato un ente non di emigrazione ma di sterminio, e avrebbe organizzato il massacro sistematico di più di quattro milioni di ebrei”. Questa “soluzione finale” fu diretta da Karl Adolf Eichmann, che fu infine giustiziato in Israele per i suoi crimini di guerra. — Gli anni dell’incubo 1930-1940, cit., p. 243.

I campi di concentramento non erano il solo modo per eliminare ciò che i nazisti consideravano razze subumane e inferiori. C’erano anche i temuti Einsatzgruppen (Gruppi speciali d’azione), squadre di sterminio che seguivano l’esercito invasore “e il cui solo obiettivo era l’uccisione in massa degli ebrei. . . . Seguendo da vicino la linea del fronte avanzante così che pochi potessero sfuggire alla loro rete, nei primi sei mesi della campagna gli Einsatzgruppen uccisero brutalmente con armi da fuoco, baionette, fuoco, torture, bastonate o seppellendoli vivi quasi mezzo milione di ebrei”. — Hitler’s Samurai — The Waffen-SS in Action, di Bruce Quarrie.

Una cifra incredibile? Equivale a una media di meno di un omicidio al giorno per ciascuno dei 3.000 che componevano il gruppo. Allorché questi gruppi speciali d’azione raggiunsero i territori sovietici, il numero dei morti, secondo dati parziali, era salito a “più di 900.000, il che rappresenta solo i due terzi circa del totale degli ebrei rimasti vittime di operazioni mobili”. — The Destruction of the European Jews, di Raul Hilberg.

Il comandante confessa

Quali testimonianze abbiamo da parte degli stessi che parteciparono alle esecuzioni nei campi di concentramento? Rudolf Höss, ex comandante del campo di Auschwitz, si lamentò: ‘Credetemi, non era sempre un piacere vedere quelle montagne di cadaveri, sentire continuamente l’odore di bruciato’. Egli disse pure con “stupita disapprovazione che i Sonderkommandos [reparti speciali] composti da ebrei erano pronti, per ottenere un prolungamento della loro vita, a prestare il loro aiuto nell’uccisione con il gas dei propri compagni”. (Il volto del Terzo Reich, di Joachim C. Fest, Mursia, 1970, trad. dal tedesco di L. Berlot, p. 445) Lo scrittore tedesco Fest aggiunge: “C’è qualcosa dell’orgoglio professionale per la perfezione raggiunta nella dichiarazione di Höss sul fatto che ‘secondo la volontà del RFSS [Heinrich Himmler], Auschwitz divenne il più grande impianto di sterminio in massa che mai sia esistito’, oppure in quella dove, con la soddisfazione del funzionario cui è riuscito bene un progetto, afferma che le camere a gas del proprio campo possedevano una capacità dieci volte superiore rispetto a quelle di Treblinka”. — Il volto del Terzo Reich, cit., p. 445.

Nella sua autobiografia Höss scrisse: “Inconsapevolmente, ero diventato un ingranaggio nella grande macchina di sterminio del Terzo Reich”. “Il Reichsführer delle SS [Himmler] inviava spesso alti funzionari del Partito e delle SS ad Auschwitz, affinché assistessero alle operazioni di sterminio degli ebrei. Alcuni di costoro . . . diventavano molto silenziosi e pensosi”.a — Comandante ad Auschwitz, Einaudi, 1985, trad. dal tedesco di G. Panzieri Saija, pp. 137, 166.

Evidentemente erano colpiti dalla differenza tra le parole “soluzione finale della questione ebraica” e l’orrenda realtà delle camere a gas. Quando gli chiedevano come facesse a resistere, Höss rispondeva sempre: ‘Tutte le emozioni umane devono tacere di fronte alla ferrea coerenza con la quale dobbiamo attuare gli ordini del Führer’. — Comandante ad Auschwitz, cit., p. 137.

Pertanto Höss, il sadico burattino, ammise liberamente che l’Olocausto era una realtà e che come comandante del campo di Auschwitz ne era stato uno dei perpetratori.

Catherine Leach, traduttrice di Values and Violence in Auschwitz (Valori e violenza ad Auschwitz), un libro pubblicato la prima volta in polacco, dice che 3.200.000 ebrei polacchi persero la vita a motivo di esecuzioni collettive, torture e lavori forzati nei campi di concentramento. La Leach dice: “L’olocausto degli ebrei d’Europa ebbe luogo sul territorio polacco”.

Morti affogati

Nei campi si poteva morire in diversi modi, per fame, malattia, una pallottola nella nuca, camera a gas, percosse, impiccagione, decapitazione e affogamento. Quello dell’affogamento era un metodo particolarmente raffinato.

Lo scrittore Terrence Des Pres spiega: “Il fatto è che i detenuti erano sistematicamente sottoposti a sozzure. Erano il bersaglio deliberato del lancio di escrementi. . . . I detenuti nei campi nazisti affogavano letteralmente tra i propri rifiuti, e morire per via degli escrementi era una cosa comune. A Buchenwald, per esempio, le latrine consistevano di fosse aperte lunghe otto metri, profonde quattro metri e larghe quattro metri. . . . Queste stesse fosse, sempre traboccanti, venivano svuotate di notte da detenuti che non avevano altro per farlo che piccoli secchi”. Un testimone oculare racconta: “Il posto era scivoloso e non illuminato. Dei trenta uomini assegnati a questo lavoro, dieci in media cadevano nella fossa durante il turno di ogni notte. Agli altri non era consentito tirar fuori i malcapitati. Quando il lavoro era stato ultimato e la fossa era vuota, allora e solo allora avevano il permesso di rimuovere i cadaveri”.

Si potrebbero citare molte altre testimonianze per dimostrare che i nazisti attuarono sempre più la politica dello sterminio man mano che venivano occupati altri paesi europei. La bibliografia su questo argomento è senza fine e le dichiarazioni dei testimoni oculari, unite alla documentazione fotografica, sono terrificanti. Ma furono gli ebrei le uniche vittime dell’Olocausto? Quando i nazisti invasero la Polonia, erano solo gli ebrei che volevano liquidare?

[Nota in calce]

a Per i suoi crimini di guerra, Rudolf Höss, l’organizzatore sommamente scrupoloso del campo e il burocrate che ubbidiva ciecamente, fu impiccato ad Auschwitz nell’aprile del 1947.

[Testo in evidenza a pagina 5]

“Se questi prigionieri [trasferiti nei campi di lavoro] fossero stati mandati subito nelle camere a gas di Auschwitz, si sarebbero risparmiati loro molti tormenti”. — Rudolf Höss in Comandante ad Auschwitz, cit., p. 142

[Testo in evidenza a pagina 6]

‘Credetemi, non era sempre un piacere vedere quelle montagne di cadaveri, sentire continuamente l’odore di bruciato’. — Rudolf Höss

[Testo in evidenza a pagina 8]

“Continuavano ad arrivarne altri e altri ancora, e non avevamo i mezzi per ucciderli. . . . Le camere a gas non ce la facevano a smaltire il carico”. — Franz Suchomel, ufficiale delle SS

[Riquadro a pagina 6]

Pagamento come prova

“Una ricompensa di 50.000 dollari offerta come ‘prova’ che i nazisti uccisero le vittime ebree nelle camere a gas dei campi di concentramento dovrà essere pagata a un superstite di Auschwitz in base alle condizioni di un accordo stipulato dal tribunale, ha detto oggi l’avvocato del superstite.

“Il giudice Robert Wenke della Corte Superiore [di Los Angeles] ha approvato l’accordo che impone all’Istituto per la Revisione della Storia di pagare [la ricompensa a] Mel Mermelstein, superstite di Auschwitz. . . .

“L’istituto, il quale dice non esserci mai stato nessun Olocausto, deve anche pagare al sig. Mermelstein 100.000 dollari per le sofferenze e i danni causati dall’offerta della ricompensa, ha detto l’avvocato. . . .

“‘La vittoria del sig. Mermelstein in questa causa’ [ha detto l’avvocato Gloria Allred] ‘costituirà un chiaro messaggio per tutti coloro che, in ogni parte del mondo, cercano di travisare la storia e di causare infelicità e sofferenze agli ebrei [nel senso che] i sopravvissuti dell’Olocausto risponderanno attraverso la legge per difendere se stessi e per sostenere la verità in merito alla propria vita’”. — The New York Times, 25 luglio 1985.

[Riquadro a pagina 7]

Sachsenhausen

Un “campo di custodia protettiva”?

Sachsenhausen era veramente un campo di sterminio? O era semplicemente un “campo di custodia protettiva”?

Risponde Max Liebster, un ebreo sopravvissuto all’Olocausto:

“La mia dichiarazione si basa sulla mia personale esperienza e su ciò che ho visto in quel campo. Non ho bisogno della descrizione di un estraneo per sapere com’era Sachsenhausen. È vero che i mezzi di informazione e il governo nazista sostenevano che fosse uno Schutzhaftlager, vale a dire un ‘campo di custodia protettiva’. Le seguenti esperienze parlano da sé:

“Nel gennaio del 1940, mentre venivo trasferito dalla Gestapo (polizia segreta di Stato) da Pforzheim alla prigione di Karlsruhe, fui informato dalla Gestapo che ero diretto a un campo di sterminio. La Gestapo mi coprì di improperi, dicendo: ‘Du Stinkjude wirst dort verecken, kommst nicht mehr zurück!’ (Ebreo schifoso, morirai come un animale. Non tornerai più!)

“I maltrattamenti cui fummo assoggettati al nostro arrivo a Sachsenhausen sono qualcosa di incomprensibile per la mente umana. Gli ebrei furono mandati in un campo separato all’interno del campo principale. Le loro condizioni erano peggiori di quelle degli altri. Per esempio, gli ebrei non avevano tavolacci a castello su cui dormire, solo sacchi di paglia per terra. Le baracche erano così sovraffollate che quando si sdraiavano erano come le sardine, con i piedi di uno che toccavano la testa dell’altro. La mattina si trovavano i morti sdraiati accanto ai vivi. Non c’era assistenza medica per gli ebrei.

“Sentii che mio padre si trovava tre baracche più in là. Lo trovai sdraiato dietro il mucchio dei sacchi di paglia, con le gambe gonfie d’acqua e le mani congelate. Quando morì dovetti trasportarne il corpo sulle spalle fino al crematorio. Lì vidi più morti accatastati di quelli che riuscivano a bruciare.

“Migliaia di persone morirono a Sachsenhausen per il trattamento disumano. Per molte vittime fu peggio morire a Sachsenhausen che nelle camere a gas di Auschwitz”.

[Riquadro a pagina 8]

‘Non deve rimanerne nessuna traccia’

“Quando l’ultima fossa comune fu aperta, riconobbi tutta la mia famiglia. Mia madre e le mie sorelle. Tre sorelle con i loro bambini. Erano tutti lì. Erano rimasti sottoterra per quattro mesi, ed era inverno”. “Il capo della Gestapo di Vilnius ci disse: ‘Ci sono novantamila persone lì, e non deve rimanerne assolutamente nessuna traccia’”. — Testimonianza di sopravvissuti ebrei, Motke Zaïdl e Itzhak Dugin.

“Proprio mentre passavamo, stavano aprendo le porte delle camere a gas e la gente ne cadeva fuori come patate. . . . Ogni giorno venivano scelti cento ebrei per trascinare i cadaveri sino alle fosse comuni. La sera gli ucraini trasportavano quegli ebrei alle camere a gas o gli sparavano. Ogni giorno! . . . Continuavano ad arrivarne altri e altri ancora, e non avevamo i mezzi per ucciderli. . . . Le camere a gas non ce la facevano a smaltire il carico”. — Franz Suchomel, ufficiale delle SS (Unterscharführer): le sue prime impressioni sul campo di sterminio di Treblinka.

(Queste citazioni sono prese da interviste del documentario Shoah).

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