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  • g87 8/3 pp. 16-18
  • Gli studenti di Galaad: uniti benché diversi

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  • Gli studenti di Galaad: uniti benché diversi
  • Svegliatevi! 1987
  • Sottotitoli
  • Vedi anche
  • ‘Finii per non avere più fiducia nella religione’
  • ‘È questa la vita che vogliamo’
  • Il loro comune obiettivo
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Altro
Svegliatevi! 1987
g87 8/3 pp. 16-18

Gli studenti di Galaad: uniti benché diversi

VENGONO da sette nazioni così diverse come Finlandia, Italia e Australia: 24 persone con 24 storie diverse. Eppure sono unite da un comune obiettivo: quello di servire Dio nel campo missionario all’estero.

Ma com’è possibile che un gruppo di persone talmente eterogeneo sia così unito nell’intento? Per avere la risposta, vogliamo conoscere meglio alcuni degli studenti dell’82ª classe della Scuola di Galaad (Watchtower Bible School of Gilead), una scuola che ha lo scopo di addestrare testimoni di Geova per l’opera missionaria all’estero.

‘Finii per non avere più fiducia nella religione’

Sebbene diversi studenti siano stati allevati come Testimoni, altri lo sono diventati più di recente. Alvin, uno studente di colore, descrive la vita turbolenta che ha condotto a Chicago (USA) negli anni della sua adolescenza: “A 13 anni andai a vivere con mia sorella. Dato che lontano da casa avevo più libertà, mi misi con dei ragazzi che avevano a che fare con alcool e droga. Per proteggerci, i miei amici ed io formammo una banda e sperimentammo la violenza e la droga pesante, cose normali in questo ambiente. Visto che erano degli adulti, fra cui un ecclesiastico battista, a venderci la droga, finii per non avere più fiducia nei grandi e nella religione. Così quando mia sorella cominciò a studiare la Bibbia con i testimoni di Geova diffidai anche di loro.

“Ci fu una svolta decisiva nel mio modo di pensare quando ebbi a che fare con un’organizzazione razzista che si rendeva conto del nostro bisogno di un governo migliore. Essa cercava di organizzare tutti i negri e di unire tutte le bande contro i bianchi. Naturalmente l’obiettivo sarebbe stato raggiunto con mezzi violenti. Cominciai a capire che in questo modo i problemi dell’uomo non sarebbero stati risolti.

“Allora cercai la soluzione nella religione. Tentai con gli avventisti del settimo giorno, ma fu una delusione. Infine acconsentii a studiare la Bibbia con i Testimoni. Un anno dopo fui battezzato”.

Alvin rammenta un’esperienza che ebbe mentre predicava di casa in casa: “Andai alla porta di due capi di una banda che in precedenza erano stati miei nemici. Prima di conoscere la verità avevo combattuto contro di loro. La nostra banda era tornata nel loro quartiere e aveva sparato contro le finestre della loro casa. In seguito essi si erano vendicati sparando a due miei compagni mentre uscivamo da un negozio. E adesso io ero lì, alla loro porta, con il messaggio del Regno. Vedendomi, si misero a ridere non credendo ai loro occhi. Fui sollevato notando che non mi consideravano più una minaccia.

“Sono grato a Geova per il suo programma di insegnamento che è riuscito a penetrare perfino nel mio quartiere e nel mio cuore. Ora mia moglie Betty ed io possiamo dedicare la nostra vita al servizio di Geova e seguire quel programma di insegnamento per aiutare altri nel campo missionario”.

‘È questa la vita che vogliamo’

Martin fece il giro del mondo due volte con la marina mercantile inglese prima di stabilirsi di nuovo in Inghilterra, suo paese nativo. Cosa gli ha insegnato questa esperienza? “Mi fece aprire gli occhi. Mi chiedevo se i problemi del mondo potevano mai essere risolti. Discutevo con la mia futura moglie Elvira i modi in cui forse potevamo fare qualcosa”. Egli prosegue: “In un pomeriggio di pioggia un giovane Testimone bussò alla mia porta. Con la Bibbia mi mostrò che viviamo negli ultimi giorni. Rimasi sbalordito. Cominciai subito a studiare la Bibbia e ad assistere alle adunanze cristiane. Infine fummo entrambi battezzati. È stata la cosa migliore che abbiamo mai fatto!”

Ma perché scegliere il ministero a tempo pieno anziché una carriera mondana a tempo pieno? Elvira risponde: “Ci rendemmo conto abbastanza presto che il denaro non dà la felicità. Martin è un bravo fornaio, perciò poteva lavorare a mezza giornata. Non c’erano dubbi: il ministero era la vita che volevamo”.

Heikki, un finlandese, narra un’esperienza simile: “Avevo 16 anni quando un compagno di classe mi parlò di quello che aveva appreso dalla Bibbia. Così cominciai anch’io a studiare con i testimoni di Geova. Mio padre, però, organizzò degli incontri con diversi ministri luterani perché cercassero di correggere il mio modo di pensare. Dopo vari incontri, questi ecclesiastici si diedero per vinti. Ero più bravo di loro a spiegare le Scritture. Non aprirono la Bibbia neppure una volta”.

Alcuni anni dopo Heikki cominciò a servire Geova come ministro pioniere a tempo pieno e dovette prendere alcune decisioni difficili. Egli spiega: “Frequentavo la facoltà di architettura e mi indebitai. Dopo due anni interruppi gli studi e infine cominciai a fare il pioniere. Non avevo né un lavoro né un mestiere, ma avevo debiti da pagare. Geova tuttavia mi ha sempre provveduto il necessario”.

Ad ogni modo, perché Heikki e sua moglie Anne hanno scelto l’opera missionaria? Anne risponde: “Nell’opera di pioniere abbiamo imparato che è bene lasciare che sia Geova a scegliere dove mandarci. Inoltre, godiamo di buona salute e non abbiamo responsabilità familiari che ci trattengano”.

Prima di conoscere la verità contenuta nella Parola di Dio, Mats era ateo e nel suo paese nativo, la Svezia, nutriva forti simpatie per il comunismo. Mats spiega: “Insegnando la dottrina dell’inferno di fuoco e benedicendo le guerre, la religione mi presentava un dio avido e crudele. Non volevo avere niente a che fare con un simile dio, per cui secondo me l’unica speranza era la politica. Mio zio, comunque, mi invitò più volte ad andare a casa sua. Io ero riluttante ad andare perché sapevo che era una specie di cristiano.

“Tuttavia durante una mia visita gli esposi i miei ideali politici. Ascoltò con calma e poi mi mostrò le prove della verità biblica. Quindi cominciò con me uno studio sistematico della Bibbia. Ben presto decisi di congedarmi dall’esercito. I miei superiori ne furono scossi. Mandarono perfino un ministro religioso a parlarmi. Chiesi al ministro se pensava che la mia decisione fosse conforme alle Scritture. Fece una lunga pausa e poi disse: ‘Sì’. Dieci mesi dopo fui battezzato”.

Mats ha fatto il pioniere per sei anni nella Svezia settentrionale, vicino al Circolo Polare Artico. Che cosa ne pensa del ministero a tempo pieno e dell’opera missionaria? “Non ho mai neppure pensato di smettere. Sono completamente libero di spostarmi in qualsiasi parte del mondo. Era solo naturale che facessi la domanda per frequentare la Scuola di Galaad”.

Il loro comune obiettivo

Terry e Lori sono una coppia sposata degli Stati Uniti. Sono un esempio della varietà che esiste nell’82ª classe di Galaad. Terry conobbe la verità quando, già giovanotto, un collega gli diede testimonianza sul lavoro. Lori invece rappresenta la quarta generazione di Testimoni nella sua famiglia. Probabilmente i sentimenti di tutti gli studenti nei confronti del loro comune obiettivo, il servizio missionario, sono ben riassunti dalle sue parole: “Sono assolutamente sicura che questo è ciò che Geova vuole che facciamo”.

Cos’è che ha unito questo gruppo di persone di estrazione così diversa nel conseguimento di un obiettivo comune, l’opera missionaria? Ciascuno studente adora lo stesso Dio, Geova. Ciascuno trae beneficio dalla stessa guida, impartita dalla Parola e dall’organizzazione di Geova. Ora sono tutti pronti per essere mandati fino alle estremità della terra a predicare la buona notizia del Regno. — Isaia 6:8; Matteo 24:14.

[Immagini alle pagine 16 e 17]

Alvin Taylor quando apparteneva a una banda (riquadro) e ora alla scuola missionaria (prima fila) insieme a sua moglie Betty e a Martin ed Elvira Evans

La Scuola di Galaad è situata in questi edifici amministrativi di Brooklyn (New York)

[Immagine a pagina 18]

La biblioteca di Galaad: Terry (a destra) e Lori (al centro) Gish che studiano al primo tavolo ed Heikki e Anne Soumalainen (dietro a destra)

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