Sconfiggere la depressione: L’aiuto che altri possono dare
ERA la terza volta nel giro di pochi giorni che Anna le faceva un’interurbana senza alcuna ragione apparente. Caterina, la madre, notò che la voce della figlia era spenta. “Sembrava la voce di uno che è depresso”, ha spiegato. “Anche se lei non si lamentava, il tono della sua voce diceva molto chiaramente: ‘Ho bisogno d’aiuto!’” Il cuore di Caterina accelerò i battiti allorché intuì che qualcosa non andava.
“Dissi a mia figlia che l’indomani sarei stata da lei”, rammenta Caterina. “Anna scoppiò a piangere, borbottò un ‘Va bene’ e riattaccò”. Al suo arrivo, la madre rimase sconvolta apprendendo che Anna aveva confidato alle sue amiche che era disperata e pensava di non valere nulla. Aveva anche parlato seriamente di suicidio! Ciò nondimeno, l’appoggio morale che diede alla figlia nei cinque giorni della sua visita l’aiutarono a riprendersi. Fu la svolta decisiva. “Ho imparato una lezione in quanto ad ascoltare”, disse la madre riflettendo. “Avrebbe potuto uccidersi, e quale rimorso avremmo avuto se non l’avessimo aiutata quando ne aveva bisogno!”
Per una persona gravemente depressa l’aiuto degli altri può spesso rappresentare la differenza tra la vita e la morte. Sareste stati così desti come questa madre? Visto che ogni anno nel mondo cento milioni di persone cadono vittime di una forma di depressione grave, c’è la probabilità che qualche vostro amico o parente ne soffra. Ma aiutare qualcuno che è in uno stato di forte depressione può essere esasperante.
In un suo libro (Up From Depression) il dott. Leonard Cammer parla di una donna che non sapeva più cosa fare per il figlio depresso. Nel corso di una visita, mentre era lì con il figlio, la donna si lamentò: “Si allontana da noi e fa come se non ci fossimo. Sa che gli vogliamo bene. Perché ci ferisce in questo modo? Lei non sa, dottore, cosa ho passato”. Il dott. Cammer osserva: “Se solo questa donna sapesse quello che ha passato lui! . . . Il depresso intuisce d’essere un peso per la famiglia. Ma è un peso anche per se stesso, perché non è in grado di cambiare la sua condizione ma se ne vergogna e ne è umiliato. Quindi non riesce a far altro che allontanarsi ancora di più”. La mancanza di sensibilità della madre peggiorava la situazione. Quindi, per aiutare chi è depresso, la prima cosa da fare è...
Mostrare empatia
L’empatia, il ‘mostrare i medesimi sentimenti’, è la qualità che permette di mettersi nei panni degli altri sotto l’aspetto emotivo. (1 Pietro 3:8) Rendetevi conto che il depresso sta veramente male. La sua angustia è reale, non simulata. “Piangete con quelli che piangono”, consiglia l’apostolo Paolo. (Romani 12:15) In altre parole, cercate di capire il dolore che il depresso prova.
Anche se non potete sapere esattamente ciò che sente, potete mostrare sincero interesse volendo saperlo. Incoraggiatelo a parlare, e quando manifesta i suoi sentimenti, cercate di vedere le cose come le vede lui, mettendovi nei suoi panni. Evitate di erigervi a giudici, dicendo ad esempio: ‘Non dovresti sentirti così’, oppure: ‘Questo modo di vedere le cose è sbagliato’. La persona depressa è particolarmente fragile dal lato emotivo, e questi commenti critici la rendono ancora più negativa nei confronti di se stessa. Di solito la sua stima di sé è scomparsa.
Come far rinascere la stima di sé
Perché la stima di sé rinasca bisogna fare leva sul ragionamento. Aiutate con delicatezza l’individuo a capire che non è giusto che abbia un’opinione così bassa di sé. Ma non basta fargli un entusiasmante discorso, dicendogli che è ‘grande’. “Chi toglie una veste in un giorno freddo è come l’aceto sugli alcali e come un cantore con canti per un cuore mesto”, osserva Proverbi 25:20. Un modo di fare così superficiale suscita freddezza e irritazione, visto che di rado tien conto delle ragioni per cui la persona pensa di non valere nulla.
Per esempio, uno che è depresso potrebbe dire: ‘Penso di essere proprio un buono a nulla. Non farò mai niente di buono’. Con tono non provocatorio potreste chiedere: ‘Sai dirmi perché ti senti così?’ Ascoltate attentamente le sue spiegazioni. La vostra viva attenzione gli assicura che quello che dice merita d’essere ascoltato. Mentre si sfoga, potrete fargli altre domande per aiutarlo a identificare e correggere quei ragionamenti che possono renderlo depresso.a
Fate domande semplici e dirette, evitando ogni tono di rimprovero, e cercando di far ragionare il depresso. (Vedi pagina 13). Se notate che fa qualcosa che aggrava il suo problema, allora, senza accusare, potreste chiedere gentilmente: ‘Quello che hai fatto finora ti è stato d’aiuto? C’è qualcosa che dovresti fare in modo diverso?’ Inducendolo a dare suggerimenti forse lo aiuterete a riacquistare un po’ di sicurezza.
Chi è depresso tende a ignorare tutte le sue buone qualità; perciò portate alla sua attenzione le sue doti e capacità. Se è una donna, forse ci sa fare con le piante o è una brava cuoca. Se è un uomo, forse ci ha saputo fare con i figli, che sono cresciuti felici ed equilibrati. Cercate i campi dove il depresso ha avuto successo e richiamate la sua attenzione su questi. Potete anche fargliene scrivere alcuni, così che ci rifletta in seguito. Un’altra cosa che aiuterà il depresso sarà il poter mettere le sue capacità al vostro servizio.
Maria, ad esempio, che era una bravissima sarta, cadde in uno stato di profonda depressione. Un’amica le chiese: “Voglio farmi un vestito. Perché non mi aiuti a scegliere la stoffa e il modello?” Maria si offrì di cucirglielo. “Dici sul serio?”, disse l’amica. In seguito ringraziò calorosamente Maria dell’abito e per lettera le disse quanti complimenti le avevano fatto per esso. “Questo accrebbe la mia sicurezza e rallegrò le mie giornate”, disse Maria. “Appresi in seguito che anche questa mia amica aveva attraversato un periodo di depressione per cui sapeva che questo lavoro mi avrebbe aiutato moltissimo. Ed è stato proprio così. Ha fatto più lei per me che io per lei”.
Aiutate dunque i depressi a prefiggersi alcune mete specifiche a breve scadenza che siano alla loro portata e tengano conto delle loro circostanze. Può trattarsi di semplici faccende domestiche, di qualche lavoretto manuale o anche di buone parole. Una donna molto depressa ha detto: “Cercavo di dire ogni giorno qualcosa di edificante, ai miei familiari o a un’amica”. Conseguire queste piccole mete aiuta a riacquistare la stima di sé.
Quando si tratta del coniuge
Quando un coniuge cade in uno stato di grave depressione, la prima cosa che l’altro pensa è d’esserne lui stesso in qualche modo responsabile. Questo genera un senso di colpa che, a sua volta, crea attrito. La depressione, tuttavia, non è per forza un segno che il proprio matrimonio non sia riuscito.
Dopo avere studiato la vita di 40 donne depresse, Myrna Weissman e Eugene Paykel hanno pubblicato le loro conclusioni in un libro (The Depressed Woman): “Non tutte le donne depresse avevano alle spalle un matrimonio infelice. Abbiamo riscontrato che in alcuni matrimoni era esistito un buon dialogo e i coniugi erano sensibili ai bisogni reciproci, . . . prima dell’insorgere della depressione. La malattia aveva messo a dura prova la relazione”. — Il corsivo è nostro.
A volte, però, pur non causando depressione, se i rapporti con il coniuge sono tesi o freddi può crearsi un ambiente che favorisce la depressione. Alcuni fattori scatenanti della depressione sono elencati a pagina 15. Un marito la cui moglie depressa cominciò a parlare di suicidio ha ammesso: “Non mi preoccupavo seriamente dei suoi bisogni emotivi e spirituali. Per me lei era più una compagna di stanza che una moglie. Ero troppo occupato ad aiutare altri per darle quella sicurezza e quel calore che voleva e di cui aveva bisogno. Dovevo sforzarmi di comunicare di più e di renderla partecipe della mia vita”. Nella vostra famiglia ci sono campi in cui pensate ci sia bisogno di migliorare? Ma cos’altro aiuterà un coniuge?
◻ Pazienza, pazienza e pazienza! Il fatto di soffrire emotivamente potrebbe spingere la persona depressa a inveire contro il coniuge. Vittoria, che ha sofferto di depressione grave, ha ammesso: “Mi detestavo e mi sentivo uno straccio. Sono sicura che mio marito e i miei figli avrebbero voluto chiudermi in uno stanzino e gettare via la chiave. Eppure mi ripetevano di continuo: ‘Ti vogliamo bene; sappiamo che non pensi quello che dici’; oppure: ‘Sei solo stanca’”. Sì, rendetevi conto che la persona dirà molte cose che non pensa. Perfino Giobbe, un uomo di fede, riconobbe che a causa della sua vessazione “le mie proprie parole sono state un parlare avventato”. (Giobbe 6:3) Essendo abbastanza perspicaci da capire che non ce l’ha veramente con voi potrete rispondere con parole miti e gentili che di solito sdrammatizzeranno la situazione. (Proverbi 15:1; 19:11) Non aspettatevi che il vostro coniuge si riprenda da un giorno all’altro.
◻ Appoggio spirituale e morale. Molte persone depresse hanno tratto dalle adunanze dei testimoni di Geova l’incoraggiamento di cui avevano bisogno per perseverare. (Ebrei 10:25) Irene, la cui depressione è durata diciotto mesi, ha però ammesso: “Una sera, prima dell’adunanza, scoppiai a piangere perché non sopportavo nemmeno il pensiero di vedere qualcuno”. E ha aggiunto: “Mio marito, comunque, mi incoraggiò e, dopo aver detto una preghiera, andammo tutti. Anche se durante l’adunanza dovetti lottare per trattenere le lacrime, fui molto grata a Geova Dio per avermi dato la forza di andarci”.
Oltre che di aiuto spirituale, un coniuge depresso ha bisogno di sentirsi ripetere che ha il vostro appoggio morale. Irene spiega come il marito la rassicurava: “Dopo che i bambini si erano addormentati, mio marito ed io parlavamo e a volte piangevo quasi per un’ora. Il suo sostegno e la sua comprensione mi sono stati di grande aiuto. Pregava con me, mi ascoltava o mi lasciava piangere sulla sua spalla, secondo il bisogno del momento”. Dato che il cristiano si preoccupa di piacere al proprio coniuge, quando uno è depresso ha bisogno di sentirsi tranquillizzare a questo riguardo. — 1 Corinti 7:33, 34.
◻ Date aiuto pratico. Le faccende domestiche e la cura dei figli possono improvvisamente apparire un compito troppo arduo per una moglie depressa. Il marito può aiutare a pulire e cucinare. (Questo vale anche per i figli). Evitate di chiederle cosa fare, poiché questo potrebbe metterla ancor più in agitazione. “In quel periodo mio marito Roberto non permetteva a nessuno di sovraccaricarmi. Fungeva per così dire da paraurti”, ha spiegato Elisabetta, una madre di famiglia che era caduta in uno stato di grave depressione. “L’unica cosa a cui dovevo pensare era guarire”. Poi ha aggiunto: “Il medico non solo mi prescrisse dei farmaci, ma mi disse anche di fare quotidianamente dell’esercizio. Roberto mi incoraggiò a seguire le istruzioni del medico. Ogni giorno facevamo delle passeggiate”. Anche una gita ben programmata può aiutare una moglie depressa. Tutto questo richiede molta iniziativa da parte del marito.
L’aiuto degli altri
“Il vero compagno ama in ogni tempo, ed è un fratello nato per quando c’è angustia”, dice Proverbi 17:17. La vera amicizia si vede nei momenti di angustia, come ad esempio quando si è depressi. Come può rendersi utile un amico?
“Quando ero depressa, un’amica mi scrisse diverse volte, includendo sempre incoraggianti versetti della Bibbia”, ha riferito Maria. “Leggevo e rileggevo la lettera, e nel farlo piangevo. Quelle lettere erano come oro per me”. Lettere di incoraggiamento, cartoline e telefonate sono tutte cose vivamente apprezzate. Anche le visite sono utili. “Se non viene mai nessuno a trovarti, ti convinci ancora di più d’essere sola”, aggiunge Elisabetta. “Pregate con quella persona, raccontatele alcune esperienze edificanti, invitatela a pranzo da voi con tutta la famiglia. Un’amica mi preparò una scatola contenente tanti piccoli oggetti fra i più disparati. Che gradevole sorpresa fu scartarli ad uno ad uno!”
Naturalmente, quando si tratta di sbrigare commissioni e di dare una mano in casa a uno che è depresso, usate discernimento. Ascoltatelo. Non insistete nel fare qualcosa se lui non vuole. A volte, sapere che altri stanno facendo cose che dovrebbe fare lui può accrescere il senso di colpa. Il depresso potrebbe preferire che non siano fatte.
Anche gli anziani, o pastori spirituali, delle congregazioni dei testimoni di Geova hanno dato un aiuto inestimabile. Irene spiega: “Parlai del mio problema con un paio di anziani. (Mio marito mi accompagnò per sostenermi). Fu un passo importante e mi aiutò moltissimo. Mi resi conto che questi uomini si interessano veramente di noi”. Ascoltando attentamente ed essendo ben preparati, questi uomini saranno in grado di parlare “in maniera consolante alle anime depresse”.b — 1 Tessalonicesi 5:14; Proverbi 12:18.
Sapere quando chiedere aiuto a uno specialista è importante, anzi, può salvare una vita! A volte la situazione diventa così grave che si dovrebbero prendere disposizioni affinché il depresso riceva il necessario aiuto da uno specialista. Non sperate che sia il malato a prendere l’iniziativa. Spesso bisogna che siate voi a prendergli un appuntamento. Potete dirgli parole rassicuranti come: ‘Sono sicuro che la tua malattia non è grave, ma è meglio che ti fai vedere, così staremo tutti più tranquilli. Io ti voglio molto bene, però non sono un medico’. Siate gentili ma risoluti!
Non è facile aiutare un amico o un coniuge a sconfiggere la depressione, ma con la perseveranza si può salvare una vita. Spesso, ciò che conta è il vostro interesse. Per esempio Margherita, quando la sua depressione giunse al culmine, disse al marito che voleva smettere di combattere e morire. Lui le disse affettuosamente: “Ti aiuterò a continuare a combattere”. Il suo interesse la commosse, tanto che Margherita ha detto: “In quel momento capii di poter andare avanti”. È quello che fece e infine vinse la depressione.
[Note in calce]
a Vedi l’articolo “Vincere la lotta contro la depressione” nel nostro numero del 22 ottobre di quest’anno.
b Vedi “Una lingua ammaestrata per ‘incoraggiare lo stanco’” nel numero del 1º novembre 1982 della rivista Torre di Guardia.
[Riquadro a pagina 13]
Ragionare in modo da acquistare stima di sé
Una donna, il cui matrimonio fallì a causa dell’infedeltà del marito, era depressa e cominciò a pensare al suicidio. In seguito confidò a un esperto: “Senza Raymond, non sono nulla . . . Non posso essere felice senza di lui”.
L’esperto le chiese: “È felice quand’è con Raymond?” La donna rispose: “No, litighiamo di continuo e io mi sento peggio”. Lui proseguì: “Lei dice di non essere nulla senza Raymond. Prima di conoscere Raymond pensava di non essere nulla?”
“No, pensavo d’essere qualcuno”, sbottò la donna depressa. L’esperto allora replicò: “Se prima di conoscere Raymond era qualcuno, perché ora ha bisogno di lui per essere qualcuno?” Prendendo in esame questo caso in un suo libro (Cognitive Therapy and the Emotional Disorders), il dott. Aaron Beck dice: “In un successivo colloquio la donna disse che quel ragionamento l’aveva convinta: Come poteva non essere ‘nulla’ senza Raymond, dal momento che prima di conoscerlo era una persona felice e soddisfatta?” Superò la depressione.
[Riquadro a pagina 15]
La depressione potrebbe essere causata dall’ambiente familiare?
◻ La stima di sé è indebolita da commenti poco gentili come: ‘Perché non sei una moglie migliore?’, ‘Ti amo anche se sei così’, oppure: ‘Sei la solita sbadata!’
◻ Si causa ripetutamente nel coniuge un senso di colpa facendolo sempre sentire responsabile, senza cercare di vedere come stanno le cose?
◻ L’atmosfera domestica scoraggia l’aperta manifestazione dei propri sentimenti, facendo apparire debole chi li esprime?
◻ Si ha la sensazione di dover essere quasi perfetti per soddisfare le aspettative del coniuge?
◻ Il dialogo aperto e diretto è in qualche modo impedito?
[Immagini a pagina 16]
Una donna depressa ha detto che ‘le lettere di un’amica erano come oro’