BIBLIOTECA ONLINE Watchtower
BIBLIOTECA ONLINE
Watchtower
Italiano
  • BIBBIA
  • PUBBLICAZIONI
  • ADUNANZE
  • “Ho messo le mie parole nella tua bocca”
    Dio ci parla per mezzo di Geremia
    • CAPITOLO UNO

      “Ho messo le mie parole nella tua bocca”

      1, 2. Perché potete fidarvi di quello che leggete nella Bibbia?

      “ESISTE un amico che si tiene più stretto di un fratello”. (Prov. 18:24) Avete riscontrato quanto siano vere queste parole ispirate? Potete fidarvi di ciò che dice un vero amico. Quando vi fa un complimento o vi parla di un suo progetto gli credete. Se vi fa notare un aspetto in cui dovreste migliorare, probabilmente gli date retta e agite di conseguenza. Ha dimostrato nel tempo di avere a cuore i vostri interessi, anche quando vi dà un consiglio. Vuole il meglio per voi e voi desiderate lo stesso per lui. Questo rende duratura la vostra amicizia.

      2 Sotto molti aspetti, gli uomini che Dio impiegò per scrivere i libri della Bibbia sono amici di questo tipo. Potete fidarvi di ciò che dissero, sicuri che le loro parole sono per il vostro bene. Possiamo supporre che nell’antichità gli israeliti avessero questo concetto degli “uomini [che] parlarono da parte di Dio mentre erano sospinti dallo spirito santo”. (2 Piet. 1:20, 21) L’uomo impiegato da Dio per scrivere il più lungo dei libri profetici fu Geremia, che si occupò anche della stesura di Lamentazioni e di altri due libri biblici.

      3, 4. Quale concetto hanno alcuni dei libri di Geremia e Lamentazioni, ma perché si tratta di un concetto errato? Spiegate.

      3 Forse però sapete di alcuni che, quando leggono la Bibbia, dicono che gli scritti di Geremia ‘non fanno per loro’. Magari pensano che i libri di Geremia e Lamentazioni contengano solo minacciosi avvertimenti e sinistre predizioni.a Ma si tratta di un quadro realistico di Geremia e Lamentazioni?

      4 È vero che nei suoi scritti Geremia diede avvertimenti e consigli schietti, ma è proprio quello che a volte fa un amico. Anche Gesù parlò apertamente agli apostoli, che erano suoi amici, quando questi mostrarono degli atteggiamenti errati; li corresse in modo franco. (Mar. 9:33-37) Nondimeno Gesù trasmise soprattutto un messaggio positivo, indicando come ottenere il favore divino e la felicità nel futuro. (Matt. 5:3-10, 43-45) Lo stesso vale per gli scritti di Geremia, che fanno parte di “tutta la Scrittura” utile “per correggere”. (2 Tim. 3:16) Geremia espose chiaramente il punto di vista di Geova Dio in merito a coloro che affermavano di servirlo, ma che meritavano di pagare le conseguenze delle proprie azioni errate. Eppure i libri di Geremia e Lamentazioni contengono un messaggio di speranza e indicano che il nostro futuro può essere felice. Geremia profetizzò in merito al modo in cui Dio avrebbe agito con i suoi servitori, e oggi noi siamo coinvolti direttamente nell’adempimento di quelle profezie. Inoltre in questi due libri troviamo affermazioni positive e incoraggianti. — Leggi Geremia 31:13, 33; 33:10, 11; Lamentazioni 3:22, 23.

      5. Come possiamo trarre beneficio dagli scritti di Geremia?

      5 La felicità che proviamo ora in qualità di servitori di Dio e le nostre prospettive per il futuro sono strettamente legate alle parole di Geremia. La nostra unita fratellanza ne è un esempio. I suoi scritti ci aiuteranno a rafforzare i vincoli che ci uniscono e ad applicare il consiglio di Paolo: “Fratelli, continuate a rallegrarvi, ad essere ristabiliti, ad essere confortati, a pensare concordemente, a vivere in pace; e l’Iddio dell’amore e della pace sarà con voi”. (2 Cor. 13:11) Gli scritti di Geremia hanno inoltre diretta attinenza con il messaggio che predichiamo. Anche se parliamo ad altri degli ultimi giorni e li avvertiamo che questo sistema sta per finire, il nostro rimane un messaggio positivo, grazie al quale si può avere speranza. Inoltre le parole di Geremia sono molto utili nella vita quotidiana. Possiamo trovare numerose similitudini tra quello che affrontiamo noi e la vita e il messaggio di Geremia. Per comprenderlo riflettiamo sul contesto in cui visse e sull’incarico che ricevette questo profeta esemplare, a cui Dio disse: “Ecco, ho messo le mie parole nella tua bocca”. — Ger. 1:9.

      Illustrazione a pagina 6

      6, 7. Come sappiamo che Dio aveva a cuore Geremia, e in quale contesto nacque il profeta?

      6 Quando in una famiglia sta per nascere un bambino, marito e moglie spesso si interrogano sul futuro del piccolo. Come sarà e che cosa farà nella vita? Quali saranno i suoi interessi, che lavoro farà da grande e per che cosa sarà portato? I vostri genitori avranno pensato a queste cose, e quelli di Geremia non saranno stati da meno. Il caso di Geremia però era del tutto particolare. Perché? Perché la sua vita e le attività che avrebbe compiuto stavano particolarmente a cuore al Creatore dell’universo. — Leggi Geremia 1:5.

      7 Dio si avvalse della sua prescienza prima ancora che Geremia nascesse. Rivolse la sua attenzione a questo bambino, che nacque poco a nord di Gerusalemme, in una famiglia sacerdotale. Il tutto accadeva a metà del VII secolo a.E.V., un periodo triste per il paese di Giuda a causa del cattivo regno di Manasse. (Vedi pagina 19). Manasse regnò 55 anni, e per quasi tutto il tempo fece ciò che era male agli occhi di Geova. Il figlio Amon seguì le sue orme. (2 Re 21:1-9, 19-26) Un cambiamento drastico si verificò con Giosia, il successivo re di Giuda, che ricercò Geova. Entro il 18º anno del suo regno aveva purificato il paese dall’idolatria. I genitori di Geremia ne saranno stati felici; fu durante il regno di Giosia che Dio affidò un incarico al loro figlio. — 2 Cron. 34:3-8.

      Perché dovremmo interessarci dei libri di Geremia e Lamentazioni?

      DIO SCEGLIE UN PORTAVOCE

      8. Che incarico ricevette Geremia, e come reagì?

      8 Non sappiamo che età avesse Geremia quando Dio gli disse: “Ti feci profeta alle nazioni”. Forse avrà avuto sui 25 anni, l’età in cui un levita poteva svolgere le prime fasi del servizio sacerdotale. (Num. 8:24) In ogni caso Geremia rispose: “Ohimè, o Sovrano Signore Geova! Ecco, realmente non so parlare, poiché non sono che un ragazzo”. (Ger. 1:6) Esitava, probabilmente pensando di essere troppo giovane o di non essere idoneo per l’oneroso incarico di profeta e la responsabilità di parlare in pubblico.

      9, 10. In quali circostanze Geremia iniziò ad assolvere il suo incarico, e perché col tempo tale incarico poteva scoraggiarlo?

      9 Geremia ricevette il suo incarico nel periodo in cui il re Giosia stava eliminando la disgustosa falsa adorazione e promuovendo la vera adorazione. A prescindere da quanti contatti ci fossero tra Geremia e Giosia, la situazione era chiaramente ideale per un vero profeta. Anche Sofonia e Naum prestarono servizio in Giuda nei primi anni del regno di Giosia.b Loro contemporanea fu anche Ulda, che però profetizzò in merito a calamità future. Geremia visse abbastanza a lungo per assistere a tali calamità. (2 Re 22:14) Infatti a suo tempo amici come Ebed-Melec e Baruc dovettero liberare Geremia da morte sicura o proteggerlo da nemici assetati di vendetta.

      10 Come vi sentireste se Dio vi affidasse un incarico speciale quali profeti e vi dicesse di trasmettere un messaggio vigoroso? (Leggi Geremia 1:10). Facciamo solo un esempio di ciò che Geremia dovette dichiarare. Nel 609 a.E.V. l’esercito babilonese era in marcia verso Gerusalemme. Il re Sedechia sperava di udire dalla bocca di Geremia un messaggio favorevole da parte di Dio. Ma non era questo che Dio aveva in mente per lui. — Leggi Geremia 21:4-7, 10.

      UN UOMO COME NOI

      11. Perché per Geremia poteva essere difficile assolvere il suo incarico, ma cosa l’avrà rassicurato?

      11 Immaginiamo di dover pronunciare severe denunce e gravi giudizi contro re malvagi, sacerdoti corrotti e falsi profeti. Geremia dovette farlo. Lui però, proprio come noi, poteva contare sul sostegno di Dio. (Ger. 1:7-9) Dio mostrò di avere fiducia nel giovane Geremia e lo rafforzò dicendogli: “Ti ho reso oggi una città fortificata e una colonna di ferro e mura di rame contro tutto il paese, verso i re di Giuda, verso i suoi principi, verso i suoi sacerdoti e verso il popolo del paese. E di sicuro combatteranno contro di te, ma non prevarranno contro di te, poiché ‘io sono con te’, è l’espressione di Geova, ‘per liberarti’”. — Ger. 1:18, 19.

      12. Quali sono alcune ragioni per cui potremmo identificarci con Geremia?

      12 Non dovremmo assolutamente pensare che Geremia fosse una persona fuori del comune, sovrumana. Era un uomo come noi. Inoltre è degno di nota che anche se visse in un’altra epoca, Geremia si trovò in situazioni simili alle nostre. Nella vita quotidiana e nelle attività di congregazione abbiamo contatti con vari tipi di persone, proprio come il profeta ebbe a che fare con i suoi contemporanei. Questo ci fa riflettere su quanto possiamo imparare da Geremia che, come il profeta Elia, “fu un uomo con sentimenti simili ai nostri”. (Giac. 5:17) Ecco alcune lezioni che possiamo apprendere da Geremia.

      13, 14. Perché alcuni cristiani potrebbero rivedersi nell’esperienza che Geremia ebbe con Pasur, illustrata a pagina 10?

      13 Tutti, nella vita, siamo soggetti ad alti e bassi. Geremia non fece eccezione. In una circostanza Pasur, un sacerdote preminente, lo aggredì e lo fece mettere ai ceppi, una struttura di legno che impediva i movimenti delle braccia, delle gambe e del collo. Il profeta vi rimase imprigionato per ore, costretto a una posizione contorta. Oltre al dolore fisico, dovette sopportare tutti gli scherni degli oppositori. Che dire di noi? Riusciremmo a sopportare sprezzanti scherni e perfino maltrattamenti fisici? — Ger. 20:1-4.

      Illustrazione a pagina 10

      14 In una situazione del genere non sorprende che Geremia affermasse: “Maledetto sia il giorno in cui nacqui! . . . Perché sono uscito dal medesimo seno per vedere duro lavoro e mestizia e affinché i miei giorni pervengano alla loro fine nella semplice vergogna?” (Ger. 20:14-18) Chiaramente Geremia conosceva la disperazione! Vi siete mai sentiti così abbattuti da arrivare a dubitare del vostro stesso valore o di ciò che stavate facendo? Vi è capitato di pensare addirittura che non valesse la pena di andare avanti? A chiunque abbia provato sentimenti simili sarà utile prendere in esame le esperienze avute da Geremia e il modo in cui le cose si risolsero nel suo caso.

      Cosa vi colpisce dell’incarico che Geova diede a Geremia? Perché possiamo identificarci con il profeta?

      15. Perché ci può essere utile riflettere sul fatto che Geremia era soggetto a sbalzi d’umore?

      15 Il profeta pronunciò quelle parole cariche di disperazione, riportate in Geremia 20:14-18, subito dopo aver invitato a cantare a Geova e a rendergli lode. (Leggi Geremia 20:12, 13). Capita anche a voi, ogni tanto, di essere soggetti a repentini cambiamenti d’umore? A volte dalla profonda contentezza sprofondiamo nello scoraggiamento. Ci farà senz’altro bene soffermarci su quanto accadde a Geremia. Non c’è dubbio: era un uomo con sentimenti normali, proprio come noi. Sarà quindi molto profittevole esaminare le azioni e le reazioni di quest’uomo che il Creatore impiegò potentemente quale suo portavoce. — 2 Cron. 36:12, 21, 22; Esd. 1:1.

      16. Per chi potrebbe essere degno di nota il fatto che Geremia non fosse sposato?

      16 Un’altra ragione per cui alcuni si identificano con Geremia ha relazione con la sua condizione personale. In che senso? Dio diede a Geremia un comando insolito e forse difficile: non doveva sposarsi. (Leggi Geremia 16:2). Perché Geova gli fece una simile richiesta, e come influì questo su di lui? Cosa c’è in questo racconto che potrebbe toccare una nota sensibile nel cuore dei fratelli e delle sorelle che, per scelta o a causa delle circostanze, non hanno un coniuge? Su quali parole che Dio rivolse a Geremia dovrebbero riflettere i Testimoni che sono sposati? E che dire delle coppie che non hanno “figli e figlie”? In che modo le esperienze di Geremia possono essere d’aiuto?

      17. Su cosa potrebbero farci riflettere le parole del profeta riportate in Geremia 38:20?

      17 Fatto interessante, in una circostanza Geremia esortò il re di Giuda: “Ubbidisci, ti prego, alla voce di Geova in ciò che ti pronuncio, e ti andrà bene, e la tua anima continuerà a vivere”. (Ger. 38:20) Questo passaggio ha moltissimo da insegnarci nel campo delle relazioni interpersonali, che includono i nostri rapporti con quelli che non camminano ancora nelle vie di Geova e che noi potremmo aiutare. Inoltre il modo in cui Geremia agì nei confronti di coloro che ubbidivano a Dio costituisce un valido modello per i nostri giorni. Abbiamo davvero molto da imparare da Geremia.

      COSA POSSIAMO ASPETTARCI?

      18, 19. Quali sono alcuni modi in cui è possibile studiare Geremia e Lamentazioni?

      18 La pubblicazione che avete tra le mani vi aiuterà a esaminare i libri biblici di Geremia e Lamentazioni, e a imparare da essi. In che senso? Sotto ispirazione l’apostolo Paolo scrisse: “Tutta la Scrittura è ispirata da Dio e utile per insegnare, per riprendere, per correggere, per disciplinare nella giustizia”. (2 Tim. 3:16) Queste parole si applicano anche ai due libri appena menzionati.

      19 Naturalmente ci sono diversi modi, tutti validi, per studiare i libri di Geremia e Lamentazioni. Per esempio potremmo considerarli versetto per versetto cercando di comprendere il contesto e il valore di ciascun passo. Oppure potremmo concentrarci su efficaci similitudini: personaggi e avvenimenti descritti in Geremia e Lamentazioni messi a confronto, o a contrasto, con equivalenti moderni. (Confronta Geremia 24:6, 7; 1 Corinti 3:6). Un altro possibile approccio potrebbe consistere nello studio del contesto e degli eventi storici su cui fanno luce questi due libri. (Ger. 39:1-9) In realtà tali informazioni sono necessarie, in una certa misura, per esaminare in modo proficuo Geremia e Lamentazioni. Ecco perché il capitolo 2, intitolato “Servì ‘nella parte finale dei giorni’”, ci permetterà di farci un’idea del periodo storico in cui visse Geremia e del modo in cui Dio guidò gli avvenimenti.

      20. Come verrà effettuato in questa pubblicazione lo studio di Geremia e Lamentazioni?

      20 L’obiettivo principale di questa pubblicazione, però, è diverso. Studieremo i libri di Geremia e Lamentazioni partendo dal presupposto che sono doni di Dio che ci aiutano nella nostra vita cristiana. (Tito 2:12) Ci convinceremo sempre più che questi due libri sono una miniera di informazioni ‘utili per insegnare’. Da essi potremo attingere consigli ed esempi che ci aiuteranno a essere competenti e preparati per affrontare le difficoltà della vita. Questo è vero sia che siamo single, sposati, anziani, pionieri, capifamiglia, casalinghe o studenti. Scopriremo che questi due libri ispirati possono aiutare ciascuno di noi a essere “preparato per ogni opera buona”. — 2 Tim. 3:17.

      Illustrazione a pagina 12

      21. Perché non vedete l’ora di studiare questa pubblicazione?

      21 Mentre studiate ogni capitolo, individuate i punti che potete impiegare. Senza dubbio Geremia e Lamentazioni confermano le parole di Paolo: “Tutte le cose che furono scritte anteriormente furono scritte per nostra istruzione, affinché per mezzo della nostra perseveranza e per mezzo del conforto delle Scritture avessimo speranza”. — Rom. 15:4.

      Quali lezioni utili nella vita quotidiana potremmo imparare studiando Geremia e Lamentazioni?

  • Servì “nella parte finale dei giorni”
    Dio ci parla per mezzo di Geremia
    • CAPITOLO DUE

      Servì “nella parte finale dei giorni”

      1, 2. (a) Quale delle visioni di Geremia costituisce il tema delle sue dichiarazioni profetiche? (b) Perché dovremmo interessarci del messaggio di Geremia?

      “CHE vedi?”, chiese Dio al profeta appena nominato. “Vedo una caldaia sulla quale si soffia”, rispose il giovane Geremia, “e la sua bocca è lontana dal nord”. Quella visione dava un’idea del tenore del messaggio che Geremia avrebbe dichiarato. (Leggi Geremia 1:13-16). Non si sarebbe soffiato sulla simbolica caldaia per raffreddarla, ma piuttosto per alimentare le fiamme sotto di essa. Geova stava predicendo che la calamità sarebbe stata versata come liquido bollente sul paese di Giuda a causa della sua dilagante infedeltà. Secondo voi, perché la “bocca” della caldaia era rivolta verso sud? Il senso è che la calamità sarebbe giunta dal nord: è da lì che sarebbe arrivata l’invasione babilonese. E così avvenne. Negli anni in cui servì come profeta, Geremia vide a più riprese la calamità versarsi da quella caldaia bollente, e il culmine arrivò con la distruzione di Gerusalemme.

      2 Babilonia non esiste più, ma abbiamo buone ragioni per interessarci del messaggio profetico di Geremia. Perché? Perché viviamo “nella parte finale dei giorni” e molti oggi dicono di essere cristiani, anche se né loro né le loro chiese godono del favore di Dio. (Ger. 23:20) Per contro noi Testimoni, proprio come Geremia, predichiamo un messaggio non solo di giudizio ma anche di speranza.

      Illustrazione a pagina 14

      3. (a) Com’è organizzato il libro biblico di Geremia? (b) Qual è l’obiettivo di questo capitolo?

      3 Probabilmente Geremia non mise per iscritto gli avvenimenti man mano che si verificavano, ma li dettò a un segretario nell’ultimo periodo della sua attività profetica. (Ger. 25:1-3; 36:1, 4, 32) Il suo libro non presenta i fatti in ordine cronologico, visto che Geremia ne organizzò delle parti per argomento. Ecco perché può essere utile farci un’idea del contesto storico dei libri di Geremia e Lamentazioni, nonché dell’ordine cronologico in cui si svolsero gli eventi. Notate il diagramma a pagina 19. Sapere chi era il re di Giuda in un certo periodo e, in alcuni casi, cosa stava succedendo dentro e fuori il paese ci permetterà di capire meglio ciò che Geremia disse o fece. Ci aiuterà anche a trarre beneficio dai messaggi che Dio rivolse al suo popolo per mezzo di Geremia.

      IL PERIODO IN CUI VISSE GEREMIA

      4-6. Qual era la situazione del popolo di Dio nei decenni che precedettero l’attività profetica di Geremia?

      4 Geremia profetizzò in un periodo di drammatici cambiamenti, caratterizzato dalla rivalità tra Assiria, Babilonia ed Egitto. Circa 93 anni prima che il profeta iniziasse la sua attività, l’Assiria aveva sconfitto il regno settentrionale delle dieci tribù di Israele portando in esilio molti dei suoi abitanti. All’epoca Geova aveva protetto Gerusalemme e il suo fedele sovrano, Ezechia, dall’attacco assiro. Ricorderete che era intervenuto miracolosamente uccidendo 185.000 soldati nemici. (2 Re 19:32-36) Uno dei figli di Ezechia era Manasse. Geremia nacque probabilmente durante i 55 anni del regno di Manasse, quando Giuda finì sotto il controllo politico assiro. — 2 Cron. 33:10, 11.

      5 Geremia scrisse i libri di 1 e 2 Re; in quest’ultimo leggiamo che Manasse riedificò gli alti luoghi che suo padre aveva distrutto. Eresse altari a Baal e all’esercito dei cieli, perfino nel tempio di Geova. Inoltre sparse molto sangue innocente, arrivando a offrire il suo stesso figlio come olocausto sull’altare di un falso dio. In definitiva “fece in grandi proporzioni ciò che era male agli occhi di Geova”. A causa di tutta quella malvagità Dio decretò che la calamità si sarebbe abbattuta su Gerusalemme e Giuda, come era successo nel caso di Samaria e Israele. (2 Re 21:1-6, 12-16) Dopo la morte di Manasse suo figlio Amon continuò a praticare l’idolatria. Presto però le cose sarebbero cambiate. Dopo soli due anni Amon fu assassinato e nel 659 a.E.V. salì al trono suo figlio Giosia, che aveva otto anni.

      6 Giosia regnò per 31 anni, durante i quali Babilonia cominciò ad avere il sopravvento sull’Assiria. Giosia vide in questo un’opportunità per restituire a Giuda l’indipendenza dal dominio straniero. A differenza di suo padre e di suo nonno, egli servì Geova fedelmente e avviò radicali riforme religiose. (2 Re 21:19–22:2) Nel suo 12º anno di regno, Giosia distrusse gli alti luoghi, i pali sacri e le immagini dei falsi dèi; quindi ordinò che il tempio di Geova fosse riparato. (Leggi 2 Cronache 34:1-8). È degno di nota che Geremia ricevette da Dio l’incarico di profeta nel 13º anno del regno di Giosia (647 a.E.V.).

      Come vi sareste sentiti a essere profeti ai giorni di Geremia?

      7, 8. (a) In che modo il regno di Giosia fu diverso da quello di Manasse e Amon, suoi predecessori? (b) Che tipo di persona era Giosia? (Vedi il riquadro a pagina 20).

      7 Nel 18º anno di dominio del buon re Giosia, durante i lavori di ristrutturazione del tempio, il sommo sacerdote ritrovò “il medesimo libro della legge”. Il re dispose che il suo segretario glielo leggesse. Giosia riconobbe gli errori del popolo, ricercò la guida di Geova per mezzo della profetessa Ulda ed esortò i suoi sudditi a ubbidire ai comandamenti divini. Ulda gli disse che Geova avrebbe recato la “calamità” sugli abitanti di Giuda a causa della loro infedeltà. Tuttavia tale calamità non si sarebbe abbattuta durante la vita di Giosia, poiché egli aveva l’atteggiamento giusto nei confronti della pura adorazione. — 2 Re 22:8, 14-20.

      Prospetto a pagina 19

      8 Il re Giosia rinnovò i suoi sforzi per eliminare qualunque traccia di idolatria. A questo scopo andò perfino nel territorio una volta occupato dal regno settentrionale di Israele per abbattere l’alto luogo e l’altare di Betel. Inoltre organizzò una straordinaria celebrazione della Pasqua. (2 Re 23:4-25) Come sarà stato felice Geremia! Purtroppo non fu facile convincere il popolo a cambiare condotta: per colpa di Manasse e Amon si era abbandonato alla degradata adorazione degli idoli, per cui versava in una condizione spirituale deplorevole. Nonostante le riforme di Giosia, Dio ritenne necessario far dichiarare a Geremia che gli dèi degli abitanti di Giuda erano numerosi quanto le loro città. I connazionali del profeta erano come una moglie infedele: avevano abbandonato Geova per prostituirsi con dèi stranieri. Geremia dichiarò: “Tanti quante sono le vie di Gerusalemme sono gli altari che avete posto per la cosa vergognosa, altari per fare fumo di sacrificio a Baal”. — Leggi Geremia 11:1-3, 13.

      9. Quali avvenimenti a livello internazionale segnarono gli ultimi anni del regno di Giosia?

      9 I messaggi dichiarati da Geremia non indussero gli ebrei a fare dei cambiamenti. E non influirono neanche sulle nazioni circostanti, che continuarono a lottare per la supremazia. Nel 632 a.E.V. le forze alleate dei babilonesi e dei medi conquistarono Ninive, la capitale assira. Tre anni dopo il faraone Neco si diresse a nord con il suo esercito in aiuto degli assiri sotto assedio. Per ragioni che la Bibbia non rivela, Giosia cercò di respingere l’esercito egiziano a Meghiddo, ma fu ferito mortalmente. (2 Cron. 35:20-24) Quali cambiamenti politici e religiosi si verificarono in Giuda in seguito a questo triste evento? E quali difficoltà si presentavano ora a Geremia?

      CAMBIA IL CLIMA RELIGIOSO

      10. (a) Quali analogie ci sono tra il periodo successivo alla morte di Giosia e i nostri giorni? (b) Di che beneficio può esserci esaminare la condotta di Geremia?

      10 Immaginate cosa avrà provato Geremia alla notizia della morte di Giosia. Addolorato, intonò un canto funebre in onore del re. (2 Cron. 35:25) Era già un periodo di inquietudine, e l’instabilità politica a livello internazionale metteva Giuda sotto pressione. Egitto, Assiria e Babilonia, le potenze rivali, contendevano per il controllo della regione. Con la morte di Giosia, in Giuda era cambiato anche il clima religioso. Era finito un regime essenzialmente favorevole alle attività di Geremia e ne era iniziato uno ostile. Nei tempi moderni molti nostri fratelli hanno vissuto simili cambiamenti e hanno perso una certa libertà di adorazione per ritrovarsi perseguitati e al bando. Chissà quanti di noi potrebbero affrontare presto una situazione simile! Come influirebbe sulla nostra vita? Cosa potrebbe essere necessario fare per mantenere l’integrità? Tenendo conto di questi interrogativi, sarà utile considerare le difficoltà che Geremia riuscì a superare.

      GIOSIA: L’ULTIMO BUON RE DI GIUDA

      Illustrazione a pagina 20

      All’età di otto anni, dopo la morte di suo padre Amon, Giosia divenne re di Giuda. Quando aveva 15 anni cominciò a ricercare Dio e a ‘camminare in tutta la via di Davide suo antenato’. A 19 anni iniziò a purificare Giuda e Israele dai luoghi in cui si praticava la falsa adorazione e a fare a pezzi gli idoli. Aveva 25 anni quando dispose che il tempio di Geova fosse riparato. — 2 Re 21:19–22:2; 2 Cron. 34:2-8.

      Durante i lavori di restaurazione del tempio venne ritrovato il libro della Legge, probabilmente l’originale scritto da Mosè. Quando gli fu letto, Giosia si umiliò, si strappò le vesti e pianse. Stabilì che i sacerdoti, i leviti e tutti i suoi sudditi, grandi e piccoli, udissero la lettura del libro. Il racconto dice che il re concluse un patto allo scopo di “seguire Geova e di osservare i suoi comandamenti . . . con tutto il suo cuore e con tutta la sua anima”. In seguito Giosia intraprese una campagna ancora più estesa per eliminare la falsa adorazione. Inoltre organizzò una grande Pasqua a Geova. Fu la più grande mai tenuta dai giorni di Samuele. — 2 Cron. 34:14–35:19.

      11. Cosa accadde in Giuda dopo la morte di Giosia?

      11 Gli abitanti di Giuda misero Ioacaz, il figlio di Giosia, sul trono di Gerusalemme. Ioacaz, conosciuto anche come Sallum, regnò solo tre mesi. Di ritorno dal nord, dove aveva combattuto contro i babilonesi, il faraone Neco detronizzò il nuovo re e lo deportò in Egitto, da dove, secondo le parole di Geremia, Ioacaz ‘non sarebbe più tornato’. (Ger. 22:10-12; 2 Cron. 36:1-4) Al suo posto Neco mise sul trono un altro figlio di Giosia, Ioiachim. Quest’ultimo non seguì il buon esempio del padre. Invece di continuare le riforme religiose di Giosia, praticò l’idolatria. — Leggi 2 Re 23:36, 37.

      12, 13. (a) Com’era il clima religioso all’inizio del regno di Ioiachim? (b) Come fu trattato Geremia dai capi religiosi ebrei?

      12 All’inizio del regno di Ioiachim Geova disse a Geremia di recarsi al tempio e condannare senza mezzi termini la malvagità degli abitanti di Giuda. Questi consideravano il tempio di Geova una sorta di talismano che li avrebbe protetti. Tuttavia, se non avessero smesso di “rubare, assassinare e commettere adulterio e giurare falsamente e fare fumo di sacrificio a Baal e camminare dietro ad altri dèi”, Geova avrebbe abbandonato il suo tempio. Avrebbe abbandonato anche gli ipocriti che vi si recavano per adorare, proprio come aveva fatto con il tabernacolo di Silo ai giorni del sommo sacerdote Eli. Il paese di Giuda non sarebbe divenuto che “un luogo devastato”. (Ger. 7:1-15, 34; 26:1-6)a Che coraggio ci sarà voluto da parte di Geremia per dichiarare quel messaggio! Forse dovette farlo pubblicamente, davanti a personaggi preminenti e importanti. Anche alcuni fratelli e sorelle dei nostri giorni hanno avuto bisogno di coraggio per partecipare alla testimonianza stradale o per rivolgersi a persone ricche o influenti. Di una cosa però siamo certi: proprio come Geremia possiamo contare sul sostegno di Dio. — Ebr. 10:39; 13:6.

      Illustrazione a pagina 22

      13 Visto il clima religioso e politico che caratterizzava Giuda, come avranno reagito i capi religiosi al messaggio di Geremia? Il profeta stesso racconta: “I sacerdoti e i profeti e tutto il popolo [mi] afferrarono, dicendo: ‘Positivamente morirai’”. Erano fuori di sé e dichiararono: “A quest’uomo spetta il giudizio di morte”. (Leggi Geremia 26:8-11). I nemici di Geremia però non riuscirono nel loro intento. Geova era con il profeta e lo liberò. Da parte sua Geremia non permise che gli oppositori, per quanto numerosi o minacciosi, lo intimorissero. Non dovremmo permetterlo neanche noi.

      Che differenze ci furono tra le condizioni esistenti sotto Manasse, Amon e Giosia? Cosa possiamo imparare dal modo in cui Geremia affrontò le difficoltà legate al suo incarico?

      “DEVI SCRIVERE TUTTE LE PAROLE”

      14, 15. (a) Quale opera iniziarono Geremia e il suo segretario, Baruc, nel quarto anno del regno di Ioiachim? (b) Che tipo di persona era Ioiachim? (Vedi il riquadro a pagina 25).

      14 Nel quarto anno del regno di Ioiachim, Geova disse a Geremia di mettere per iscritto tutte le parole che Lui gli aveva pronunciato sin dai giorni di Giosia. Geremia quindi dettò al suo segretario, Baruc, tutto ciò che Dio gli aveva detto nei precedenti 23 anni. I suoi messaggi di giudizio riguardavano una ventina di re e regni. Geremia disse a Baruc di leggere il rotolo ad alta voce nella casa di Geova. Con quale obiettivo? “Forse quelli della casa di Giuda ascolteranno tutta la calamità che penso di fare loro”, disse Geova, “affinché tornino, ciascuno dalla sua cattiva via, e perché io realmente perdoni il loro errore e il loro peccato”. — Ger. 25:1-3; 36:1-3.

      15 Quando un funzionario di corte lesse il rotolo a Ioiachim, questi lo strappò e lo bruciò. Quindi diede ordine che gli conducessero Geremia e Baruc. “Ma Geova li tenne nascosti”. (Leggi Geremia 36:21-26). A causa dell’atteggiamento profondamente malvagio di Ioiachim, Geova dichiarò per mezzo del suo profeta che il re avrebbe avuto “la sepoltura di un asino”. Sarebbe stato “trascinato e gettato fuori, oltre le porte di Gerusalemme”. (Ger. 22:13-19) Pensate che questa profezia così vivida poteva essere considerata una semplice esagerazione di Geremia?

      16. Quale messaggio positivo dichiarò Geremia?

      16 Anche se doveva proclamare messaggi di giudizio, Geremia non era un profeta di sventura. Annunciò pure un messaggio di speranza. Geova avrebbe liberato un rimanente di Israele dai nemici e l’avrebbe ricondotto nel suo paese, dove avrebbe dimorato al sicuro. Dio avrebbe concluso con i suoi servitori un “nuovo” patto, “un patto di durata indefinita”, e avrebbe scritto la sua legge nel loro cuore. Avrebbe perdonato i loro errori non ricordando più i loro peccati. Inoltre un discendente di Davide avrebbe ‘eseguito diritto e giustizia nel paese’. (Ger. 31:7-9; 32:37-41; 33:15) Quelle profezie si sarebbero adempiute nei decenni e nei secoli successivi. Il loro adempimento influisce anche sulla nostra vita e può darci la speranza di avere un futuro eterno. Ma torniamo ai giorni di Geremia, quando i nemici di Giuda erano intenti a lottare per la supremazia. — Leggi Geremia 31:31, 33, 34; Ebrei 8:7-9; 10:14-18.

      L’ASCESA DI BABILONIA

      17, 18. Quali eventi a livello internazionale caratterizzarono gli ultimi anni del regno di Ioiachim e il regno di Sedechia?

      17 Nel 625 a.E.V. i babilonesi e gli egiziani combatterono la decisiva battaglia di Carchemis, località nei pressi del fiume Eufrate, circa 600 chilometri a nord di Gerusalemme. Il re Nabucodonosor sgominò le forze di Neco, ponendo fine all’egemonia egiziana sulla regione. (Ger. 46:2) A quel punto Nabucodonosor aveva il controllo di Giuda e fece di Ioiachim un suo servitore. Dopo tre anni di vassallaggio, però, Ioiachim si ribellò. (2 Re 24:1, 2) Nabucodonosor reagì: nel 618 a.E.V. mosse con il suo esercito contro Giuda e circondò Gerusalemme. Immaginate che periodo burrascoso, anche per il profeta Geremia. A quanto pare Ioiachim morì durante l’assedio.b Suo figlio Ioiachin regnò su Giuda per soli tre mesi, prima di arrendersi ai babilonesi. Nabucodonosor spogliò Gerusalemme delle sue ricchezze e portò in esilio Ioiachin e la sua famiglia, così come le famiglie dei nobili di Giuda, gli uomini potenti e gli artigiani. Tra i deportati c’erano anche Daniele, Hanania, Misael e Azaria. — 2 Re 24:10-16; Dan. 1:1-7.

      18 Nabucodonosor mise sul trono di Giuda un altro figlio di Giosia, Sedechia. Fu l’ultimo sovrano terreno della dinastia di Davide. Il suo regno terminò nel 607 a.E.V., quando Gerusalemme e il tempio furono distrutti. (2 Re 24:17) Gli 11 anni in cui Sedechia regnò furono caratterizzati da grandi tensioni politiche e sociali in Giuda. È chiaro che Geremia dovette confidare pienamente in Colui che gli aveva affidato l’incarico di profeta.

      IOIACHIM: IL RE CHE UCCISE IL PROFETA DI GEOVA

      Illustrazione a pagina 25

      Ioiachim aveva 25 anni quando salì al trono e regnò su Giuda per circa 11 anni. Dal resoconto del suo operato, riportato in 2 Cronache 36:5-8, emerge che egli fece non solo cose cattive, ma addirittura “detestabili”. Ioiachim ignorò gli avvertimenti di Geremia e il suo regno fu caratterizzato da ingiustizia, estorsione e omicidio. Quando il profeta Urija pronunciò un messaggio simile a quello di Geremia, Ioiachim lo fece uccidere. A quanto pare questo re morì durante l’assedio di Gerusalemme per mano dei babilonesi. — Ger. 22:17-19; 26:20-23.

      19. Come reagirono i contemporanei di Geremia al suo messaggio, e perché questo dovrebbe interessarci?

      19 Mettiamoci nei panni di Geremia. Sin dal tempo di Giosia era stato testimone degli sconvolgimenti politici e del progressivo degrado spirituale che avevano colpito il popolo di Dio. Lui però sapeva che le cose sarebbero peggiorate ulteriormente. Gli abitanti della sua stessa città dissero: “Non devi profetizzare nel nome di Geova, affinché tu non muoia per nostra mano”. (Ger. 11:21) Anche quando le profezie di Geremia si adempirono, gli ebrei dichiararono: “Riguardo alla parola che ci hai pronunciato nel nome di Geova, non ti ascolteremo”. (Ger. 44:16) Eppure la loro vita era in pericolo, proprio come quella delle persone oggi. E il messaggio che proclamiamo viene da Geova, come quello di Geremia. Stando così le cose, possiamo rafforzare il nostro zelo per il ministero esaminando il modo in cui Geova protesse il suo profeta nel periodo che culminò con la caduta di Gerusalemme.

      Cosa possiamo imparare dall’atteggiamento che ebbe Geremia durante il regno di Ioiachim? Quale importante profezia che riguarda anche i nostri giorni pronunciò Geremia?

      GLI ULTIMI GIORNI DI UNA DINASTIA

      20. Perché gli anni del dominio di Sedechia furono particolarmente difficili per Geremia? (Vedi il riquadro a pagina 29).

      20 Gli anni più difficili dell’attività profetica di Geremia furono probabilmente quelli del dominio di Sedechia. Come molti dei suoi predecessori, Sedechia “continuò a fare ciò che era male agli occhi di Geova”. (Ger. 52:1, 2) Era assoggettato a Babilonia e, per volontà di Nabucodonosor, dovette giurare nel nome di Geova di rimanere fedele al monarca babilonese. Nonostante questo, alla fine Sedechia si ribellò. Intanto i nemici di Geremia continuavano a fare pressione su di lui perché sostenesse la ribellione. — 2 Cron. 36:13; Ezec. 17:12, 13.

      21-23. (a) Quali fazioni opposte vennero a crearsi in Giuda durante il regno di Sedechia? (b) Quale trattamento subì Geremia a causa della sua presa di posizione, e perché questo dovrebbe interessarci?

      21 Evidentemente all’inizio del regno di Sedechia giunsero a Gerusalemme messaggeri dei re di Edom, Moab, Ammon, Tiro e Sidone. Forse il loro intento era indurre Sedechia a unirsi a una coalizione contro Nabucodonosor. Geremia però esortò Sedechia a essere sottomesso a Babilonia. In armonia con questo, presentò ai messaggeri dei gioghi per simboleggiare il fatto che anche le rispettive nazioni avrebbero dovuto servire i babilonesi. (Ger. 27:1-3, 14)c Questa presa di posizione non incontrava il favore della maggioranza, e il compito di Geremia, che già doveva trasmettere un messaggio impopolare, fu reso ancora più difficile da Hanania. Questo falso profeta, che asseriva pubblicamente di parlare in nome di Dio, diceva che il giogo babilonese sarebbe stato infranto. Per mezzo di Geremia, però, Geova dichiarò che entro un anno quell’impostore sarebbe morto. E così avvenne. — Ger. 28:1-3, 16, 17.

      22 A questo punto Giuda era divisa in due fazioni opposte: da un lato chi era favorevole al dominio babilonese e dall’altro chi fomentava la ribellione. Nel 609 a.E.V. Sedechia si ribellò chiedendo aiuto militare all’Egitto. Geremia si dovette scontrare con le folli mire nazionalistiche di chi sosteneva la ribellione. (Ger. 52:3; Ezec. 17:15) Nabucodonosor e il suo esercito tornarono in Giuda per sedare la rivolta, conquistarono tutte le sue città e misero di nuovo Gerusalemme sotto assedio. In quel momento drammatico il messaggio di Geremia per Sedechia e i suoi sudditi fu che Gerusalemme sarebbe caduta in mano ai babilonesi. Morte certa attendeva chi sarebbe rimasto in città. Chi voleva sopravvivere doveva arrendersi ai caldei. — Leggi Geremia 21:8-10; 52:4.

      23 I principi di Giuda accusarono Geremia di essere passato dalla parte dei babilonesi. Quando egli dichiarò la verità, lo colpirono e lo misero nella casa di detenzione. (Ger. 37:13-15) Neanche allora Geremia annacquò il messaggio di Geova. I principi convinsero quindi Sedechia a mettere a morte il profeta e lo gettarono in una cisterna vuota perché morisse nel fango. Fu Ebed-Melec, un etiope che serviva nella casa del re, a salvarlo. (Ger. 38:4-13) Quante volte, nei tempi moderni, i servitori di Geova hanno affrontato pericoli perché, seguendo la loro coscienza, si sono rifiutati di essere coinvolti nelle controversie politiche! È chiaro che l’esperienza di Geremia può darci la forza di affrontare le prove e superarle.

      SEDECHIA: L’ULTIMO RE TERRENO DI GIUDA

      Illustrazione a pagina 29

      Sedechia era privo di spina dorsale, un governante debole, in balia dei principi e dei suoi stessi timori. Durante l’assedio finale di Gerusalemme da parte dei babilonesi, cercò la guida di Dio per mezzo di Geremia. Ma non agì in armonia con tale guida quando gli fu detto di arrendersi. Dal momento che non gli piacque il messaggio udito, Sedechia fece imprigionare Geremia. (Ger. 21:1-9; 32:1-5) Ciò nonostante, continuò a consultare il profeta, anche se lo fece di nascosto per non contrariare i principi di Giuda. Quando questi chiesero che Geremia fosse messo a morte, Sedechia acconsentì vigliaccamente, dicendo: “È nelle vostre mani. Poiché non c’è nulla in cui il re stesso possa prevalere contro di voi”. Dopo che Geremia era scampato alla morte, il re lo consultò nuovamente ammettendo i suoi timori: pensava che se avesse ubbidito a Dio il popolo l’avrebbe ingiuriato. — Ger. 37:15-17; 38:4, 5, 14-19, 24-26.

      Ancora una volta Sedechia “non si umiliò a motivo di Geremia . . . e continuò a irrigidire il suo collo e a indurire il suo cuore per non tornare a Geova”. — 2 Cron. 36:12, 13; Ezec. 21:25.

      24. Descrivete quanto accadde nel 607 a.E.V.

      24 Infine, nel 607 a.E.V., i babilonesi aprirono una breccia nelle mura di Gerusalemme e la città cadde. L’esercito di Nabucodonosor bruciò il tempio di Geova, abbatté le mura della città e trucidò i nobili di Giuda. Sedechia tentò di fuggire, solo per essere catturato e portato dinanzi al conquistatore. I suoi figli furono scannati sotto i suoi occhi, e poi Nabucodonosor lo accecò, lo incatenò e lo condusse a Babilonia. (Ger. 39:1-7) Le parole di Geremia riguardo a Giuda e a Gerusalemme si erano adempiute. Invece di gioire, però, il profeta di Dio pianse per la calamità che si era abbattuta sul popolo. I suoi sentimenti sono espressi nelle pagine del libro biblico di Lamentazioni, la cui lettura sarà molto toccante per noi.

      ATTIVITÀ A FAVORE DEL RIMANENTE DI GIUDA

      25, 26. (a) Quali eventi seguirono la caduta di Gerusalemme? (b) Come reagirono i contemporanei di Geremia al messaggio che egli pronunciò dopo la caduta di Gerusalemme?

      25 Cosa accadde a Geremia quando si verificarono quegli eventi drammatici? I principi di Gerusalemme l’avevano fatto prigioniero, ma i conquistatori babilonesi lo trattarono con benignità e lo liberarono. In seguito si ritrovò insieme ad alcuni ebrei che dovevano essere portati in cattività, ma fu nuovamente liberato. Il suo incarico sacro non era finito: c’era ancora del lavoro da fare a beneficio dei sopravvissuti. Nabucodonosor nominò Ghedalia governatore delle terre conquistate. Agli abitanti di Giuda rimasti fu assicurato che finché avessero servito il sovrano di Babilonia sarebbero vissuti in pace. Insoddisfatti, però, alcuni ebrei assassinarono Ghedalia. (Ger. 39:13, 14; 40:1-7; 41:2) Geremia esortò il rimanente di Giuda a continuare a dimorare nel paese e a non temere il re di Babilonia. I loro capi accusarono il profeta di essere un bugiardo e fuggirono in Egitto, portando via con la forza Geremia e Baruc. Geremia profetizzò allora che Nabucodonosor avrebbe invaso e sottomesso anche l’Egitto, recando la calamità sugli ebrei che vi si erano rifugiati. — Ger. 42:9-11; 43:1-11; 44:11-13.

      26 Ancora una volta i connazionali di Geremia non ascoltarono le parole del vero profeta di Dio. Perché? Il loro ragionamento fu: “Dal tempo che cessammo di fare fumo di sacrificio alla ‘regina dei cieli’ e di versarle libazioni ci è mancato tutto, e siamo giunti alla nostra fine mediante la spada e mediante la carestia”. (Ger. 44:16, 18) Quant’era disastrosa la condizione spirituale dei contemporanei di Geremia! D’altra parte, è davvero incoraggiante notare come un uomo imperfetto, pur se circondato da persone prive di fede, può rimanere leale a Geova.

      27. Cosa sappiamo degli ultimi anni in cui Geremia prestò servizio come profeta?

      27 L’ultimo evento registrato da Geremia, la liberazione di Ioiachin per mano di Evil-Merodac, successore di Nabucodonosor, è datato 580 a.E.V. (Ger. 52:31-34) A quel punto Geremia avrà avuto circa 90 anni. Non abbiamo informazioni attendibili in merito alla sua morte. È probabile che passasse gli ultimi anni in Egitto e che morisse fedele lì, dopo aver reso a Geova 67 anni di servizio speciale. Aveva prestato servizio sia quando veniva promossa la vera adorazione che nei lunghi anni in cui l’apostasia aveva preso il sopravvento. Alcune persone timorate di Dio avevano ascoltato il suo messaggio. La maggioranza però l’aveva rigettato, mostrandogli anche aperta ostilità. Questo significa forse che Geremia aveva fallito? Tutt’altro. Sin dall’inizio, Geova gli aveva detto: “Di sicuro combatteranno contro di te, ma non prevarranno contro di te, poiché ‘io sono con te’”. (Ger. 1:19) Noi testimoni di Geova abbiamo un incarico simile a quello di Geremia. Possiamo quindi aspettarci che le persone reagiscano in modo analogo. (Leggi Matteo 10:16-22). Cosa possiamo quindi imparare da Geremia, e quale atteggiamento dovremmo avere in relazione al nostro ministero? Vediamo.

      Cosa accadde a Sedechia e ai suoi sudditi che rigettarono il messaggio di Geremia? Che idea vi siete fatti di Geremia?

      a La somiglianza tra Geremia 7:1-15 e 26:1-6 ha indotto alcuni a concludere che questi brani si riferiscono allo stesso avvenimento.

      b Daniele 1:1, 2 dice che nel terzo anno del suo regno, a quanto pare il terzo anno del suo vassallaggio, Ioiachim fu consegnato nelle mani di Nabucodonosor. Questo potrebbe significare che il re morì durante l’assedio che avrebbe poi visto capitolare la città. Giuseppe Flavio riporta che Nabucodonosor uccise Ioiachim e fece gettare il suo corpo fuori dalle mura di Gerusalemme senza dargli sepoltura. Tuttavia la Bibbia non menziona in che modo si adempì la profezia relativa alla morte di Ioiachim. — Ger. 22:18, 19; 36:30.

      c Il riferimento a Ioiachim in Geremia 27:1 potrebbe essere un errore di trascrizione, dal momento che i versetti 3 e 12 parlano di Sedechia.

  • “Devi dire loro questa parola”
    Dio ci parla per mezzo di Geremia
    • CAPITOLO TRE

      “Devi dire loro questa parola”

      1. (a) Quali analogie ci sono tra Gesù e Geremia? (b) Perché nel ministero dovremmo imitare Geremia?

      GESÙ CRISTO è il massimo esempio a cui ci ispiriamo nella predicazione della buona notizia. Fatto interessante, nel I secolo alcuni, osservando Gesù, ripensavano al profeta Geremia. (Matt. 16:13, 14) Come nel caso di Gesù, Geremia aveva ricevuto da Dio il comando di predicare. Per esempio, in una circostanza Dio gli disse: “Devi dire loro questa parola: ‘Geova . . . ha detto questo’”. (Ger. 13:12, 13; Giov. 12:49) Inoltre nel suo ministero Geremia manifestò qualità simili a quelle di Gesù.

      2. In che senso oggi le necessità delle persone sono simili a quelle degli ebrei al tempo di Geremia?

      2 Alcuni Testimoni però potrebbero obiettare: ‘La nostra opera è diversa da quella di Geremia. Lui era il portavoce di Dio e parlava a una nazione dedicata a Dio, mentre noi il più delle volte predichiamo a persone che non conoscono Geova’. Questo è vero. Tuttavia, al tempo di Geremia gli ebrei in generale erano divenuti un “popolo non saggio” e avevano abbandonato il vero Dio. (Leggi Geremia 5:20-22). Se volevano servire Geova in modo accettevole dovevano cambiare. Allo stesso modo oggi le persone, che si dichiarino o no cristiane, devono imparare a temere Geova e a praticare la vera adorazione. Vediamo in che modo, a imitazione di Geremia, possiamo servire il vero Dio e aiutare gli altri.

      Illustrazione a pagina 33

      ‘GEOVA TOCCÒ LA MIA BOCCA’

      3. Quale gesto significativo compì Dio all’inizio del ministero di Geremia, e che effetto ebbe questo sul profeta?

      3 Ricorderete che all’inizio del suo ministero come profeta, Geremia udì le parole: “A tutti quelli ai quali ti manderò, devi andare; e tutto ciò che ti comanderò, devi pronunciare. Non aver timore a causa delle loro facce, poiché ‘io sono con te per liberarti’, è l’espressione di Geova”. (Ger. 1:7, 8) Poi Geova compì un gesto inaspettato. Geremia racconta: “Geova stese la sua mano e le fece toccare la mia bocca. Quindi Geova mi disse: ‘Ecco, ho messo le mie parole nella tua bocca. Vedi, ti ho dato incarico in questo giorno’”. (Ger. 1:9, 10) Da quel giorno Geremia fu consapevole di parlare a nome dell’Iddio Onnipotente.a Aveva il pieno sostegno divino, quindi il suo zelo per il sacro servizio crebbe. — Isa. 6:5-8.

      Illustrazione a pagina 34
      Illustrazione a pagina 34
      Illustrazione a pagina 34

      4. Menzionate degli esempi di grande zelo nell’opera di predicazione.

      4 Oggi Geova non tocca nessuno dei suoi servitori in senso letterale. Eppure, per mezzo del suo spirito, fa nascere in loro il forte desiderio di predicare la buona notizia. Molti hanno uno zelo infuocato. Prendete il caso di Maruja, che vive in Spagna. Da più di 40 anni ha le braccia e le gambe paralizzate. Fa fatica a predicare di casa in casa, quindi ha trovato altri modi per essere attiva nel ministero. Ad esempio scrive lettere dettandole parola per parola a sua figlia. Nel corso di una campagna durata un mese, Maruja e la sua “segretaria” hanno spedito oltre 150 lettere, allegando a ciascuna di esse un volantino. Grazie ai loro sforzi, la buona notizia ha raggiunto la maggior parte delle abitazioni di un paesino della zona. Maruja ha detto a sua figlia: “Se almeno una di queste lettere arriverà nelle mani di una persona sincera, Geova ci benedirà con uno studio biblico”. Un anziano locale scrive: “Sono grato a Geova di avere sorelle come Maruja, che ci insegnano cos’è veramente importante”.

      5. (a) Come fece Geremia a rimanere zelante nonostante l’apatia? (b) Come possiamo conservare lo zelo mentre predichiamo la buona notizia?

      5 Al tempo di Geremia, la maggior parte degli abitanti di Gerusalemme ‘non provava diletto’ nella verità divina. Il profeta smise forse di predicare visto che così tanti reagivano in modo apatico al suo messaggio? Tutt’altro. Geremia disse: “Son divenuto pieno del furore di Geova. Mi sono stancato di contenere”. (Ger. 6:10, 11) Come possiamo conservare un simile zelo? Ad esempio meditando sull’incomparabile privilegio di rappresentare il vero Dio. Sappiamo che personaggi preminenti di questo mondo hanno biasimato il suo nome. Pensate anche a come i leader religiosi hanno ingannato le persone del vostro territorio, proprio come facevano i sacerdoti al tempo di Geremia. (Leggi Geremia 2:8, 26, 27). Al contrario, la buona notizia del Regno di Dio che noi predichiamo è davvero un’espressione del favore divino nei confronti dell’umanità. (Lam. 3:31, 32) Riflettere su questi fatti ci può aiutare a conservare lo zelo mentre dichiariamo la buona notizia e aiutiamo le persone simili a pecore.

      6. Quali enormi difficoltà affrontò Geremia?

      6 Certo, non è sempre facile rimanere zelanti nel ministero cristiano. Anche Geremia, mentre serviva Geova, dovette affrontare enormi difficoltà, tra cui quella rappresentata dai falsi profeti. Possiamo leggere un esempio di questo in Geremia capitolo 28. La maggioranza delle persone non prestava attenzione al suo messaggio, e a volte il profeta si sentì piuttosto solo. (Ger. 6:16, 17; 15:17) Inoltre, si trovò anche di fronte a nemici che misero a repentaglio la sua stessa vita. — Ger. 26:11.

      Perché possiamo confidare che Geova ci aiuterà ad affrontare le difficoltà legate alla predicazione della buona notizia?

      “MI HAI INGANNATO, O GEOVA”

      7, 8. In che senso Dio ‘ingannò’ Geremia per il suo bene?

      7 In un periodo in cui quotidianamente doveva sopportare scherni e insulti, Geremia aprì il suo cuore a Dio. Secondo voi, in che senso Geova ‘ingannò’ il suo fedele profeta, come riportato in Geremia 20:7, 8? — Leggi.

      8 Geova non aveva assolutamente imbrogliato o sviato Geremia servendosi di una subdola macchinazione ai suoi danni. Piuttosto, aveva ‘ingannato’ il profeta in modo positivo, per il suo bene. Geremia sentiva che l’opposizione era troppo intensa, al punto da non essere più in grado di assolvere l’incarico che Dio gli aveva dato. Eppure ce la fece, con l’aiuto e il sostegno dell’Onnipotente. Quindi si potrebbe dire che Geova lo aveva sopraffatto, dimostrandosi molto più potente di lui e delle sue umane inclinazioni. Quando quest’uomo devoto pensava di aver raggiunto il limite e di non poter andare avanti, Geova esercitò una forza persuasiva così che Geremia fu, in un certo senso, ingannato. Dio si era mostrato più forte delle debolezze del profeta. Anche dinanzi ad apatia, ostilità e violenza, Geremia riuscì a continuare a predicare.

      9. Perché le parole di Geremia 20:11 ci danno coraggio?

      9 Geova sostenne Geremia, dimostrandosi “un terribile potente” al suo fianco. (Ger. 20:11) Dio può rafforzare anche noi, aiutandoci a rimanere zelanti nella vera adorazione e ad andare avanti nonostante grandi problemi. Il concetto può essere espresso con le parole di un’altra traduzione biblica: Geova sarà al nostro fianco “come un forte guerriero”. — Sales.

      10. Cosa siamo determinati a fare dinanzi all’opposizione?

      10 L’apostolo Paolo mise in risalto questo aspetto incoraggiando i cristiani che affrontavano l’opposizione. Scrisse: “Comportatevi in maniera degna della buona notizia del Cristo, affinché . . . io oda . . . che state fermi in un solo spirito, combattendo a fianco a fianco con una sola anima per la fede della buona notizia, e non essendo per nulla spaventati dai vostri oppositori”. (Filip. 1:27, 28) Come Geremia e i cristiani del I secolo, possiamo e dobbiamo confidare nell’Iddio Onnipotente mentre svolgiamo il nostro ministero. Se qualcuno ci prende in giro o ci attacca, ricordiamo che Geova è al nostro fianco pronto a impartirci potenza. Lo fece con Geremia e l’ha fatto con tanti nostri fratelli, perciò lo farà anche con noi. Supplichiamolo quindi che ci dia il suo aiuto, certi che esaudirà le nostre preghiere. Forse anche noi ci sentiremo ‘ingannati’, nel senso che Dio ci darà la forza di superare gli ostacoli, trasformando in coraggio i nostri timori. I risultati che conseguiremo potrebbero superare le nostre più rosee aspettative. — Leggi Atti 4:29-31.

      11, 12. (a) Quali cambiamenti potreste fare per raggiungere più persone nel ministero? (b) Quali possibili luoghi in cui predicare vi vengono in mente riflettendo sulla fotografia a pagina 39?

      11 Sotto molti aspetti quello che leggiamo in merito a Geremia e al suo servizio può aiutarci a diventare ministri della buona notizia più efficaci. Dopo aver servito come profeta di Geova per oltre 20 anni, Geremia poté affermare: “Vi parlavo, levandomi di buon’ora e parlando, ma voi non ascoltaste”. (Ger. 25:3) Proprio così, Geremia era uno che si alzava di buon mattino. Possiamo imparare una lezione pratica da questo? In molte congregazioni ci sono proclamatori che si alzano presto per parlare alle persone alle fermate degli autobus o alle stazioni ferroviarie. Nelle zone rurali molti Testimoni sfruttano le prime ore del mattino per andare da agricoltori e da altri che sono già al lavoro. Vi vengono in mente ulteriori modi in cui potreste seguire a livello personale l’esempio di fedele servizio di Geremia? Che dire dell’alzarsi abbastanza presto per essere presenti sin dall’inizio all’adunanza per il servizio di campo?

      12 D’altra parte in molte zone la predicazione di casa in casa di pomeriggio e di sera spesso produce ottimi risultati. Alcuni proclamatori predicano perfino di notte presso stazioni di servizio, ristoranti o altri esercizi commerciali aperti 24 ore su 24. Potete modificare il vostro programma in modo da predicare, di casa in casa o altrove, quando è più probabile trovare le persone?

      Perché possiamo essere certi di avere il sostegno di Geova mentre proclamiamo il suo messaggio?

      13, 14. (a) Che relazione c’è tra l’esempio di Geremia e il fare visite ulteriori? (b) Cosa illustra l’importanza di essere affidabili in relazione alle visite ulteriori?

      13 Alcune volte Geova comandò a Geremia di annunciare messaggi profetici stando alle porte del tempio o di Gerusalemme. (Ger. 7:2; 17:19, 20) Dal momento che Geremia faceva tali dichiarazioni nei pressi delle porte, un gran numero di persone aveva la possibilità di udire la parola di Geova. E visto che molti, inclusi personaggi preminenti della città, mercanti e uomini d’affari, erano soliti varcare quelle porte, forse Geremia avrà potuto parlare più volte ad alcuni di loro, aiutandoli a comprendere ciò che avevano udito in precedenza. Cosa possiamo imparare da questo in relazione al fare visite ulteriori a coloro che hanno mostrato interesse?

      14 Geremia sapeva che la sua opera quale profeta di Dio poteva salvare delle vite. Una volta, non potendo assolvere l’incarico divino di parlare al popolo, mandò al suo posto il compagno Baruc. (Leggi Geremia 36:5-8). Come possiamo imitare Geremia al riguardo? Quando diciamo al padrone di casa che torneremo a trovarlo, manteniamo la parola? E se non possiamo rispettare un appuntamento preso per una visita ulteriore o uno studio biblico, disponiamo che qualcuno vada al posto nostro? Gesù disse: “La vostra parola Sì significhi Sì”. (Matt. 5:37) È fondamentale che manteniamo la parola, visto che rappresentiamo l’Iddio di verità e di ordine. — 1 Cor. 14:33, 40.

      Illustrazione a pagina 39

      Avete adattato il vostro programma e i vostri metodi in modo da dare testimonianza a più persone?

      15, 16. (a) In che modo molti espandono il proprio ministero a imitazione di Geremia? (b) Cosa possiamo imparare da un’esperienza che arriva dal Cile, illustrata a pagina 40?

      15 Geremia scrisse una lettera per incoraggiare gli ebrei che si trovavano a Babilonia. Parlò loro della “buona parola” di Geova sulla restaurazione. (Ger. 29:1-4, 10) Oggi possiamo diffondere efficacemente la “buona parola” relativa a ciò che Geova presto farà anche per lettera e per telefono. Possiamo avvalerci di uno di questi metodi per aiutare i nostri parenti, coloro che vivono in posti lontani o altre persone che è difficile raggiungere?

      16 I proclamatori del Regno che come Geremia compiono pienamente il loro ministero spesso ottengono buoni risultati. Una Testimone del Cile avvicinò una donna che usciva da una stazione della metropolitana. La donna fu entusiasta di udire il messaggio biblico e accettò di continuare la conversazione a casa sua. La Testimone però non prese nota del suo indirizzo. Poco dopo, consapevole dell’importanza di coltivare l’interesse della donna per la verità, chiese aiuto a Geova in preghiera. Il giorno seguente, allo stesso orario, tornò alla stazione della metropolitana e incontrò di nuovo la donna. Questa volta scrisse accuratamente il suo indirizzo e in seguito andò a trovarla per aiutarla a comprendere le Scritture. Presto i giudizi di Dio si abbatteranno sul mondo di Satana. C’è però speranza per coloro che si pentono e ripongono fede nella buona notizia. (Leggi Lamentazioni 3:31-33). Dimostriamo di esserne consapevoli lavorando coscienziosamente il nostro territorio.

      Illustrazione a pagina 40

      Fate tutto il possibile per coltivare sempre l’interesse trovato?

      “FORSE ASCOLTERANNO E TORNERANNO”

      17. Come possiamo imitare l’atteggiamento di Geremia nel territorio?

      17 Geova non voleva che le persone morissero. Circa dieci anni prima della distruzione di Gerusalemme, per mezzo di Geremia offrì una speranza agli esiliati a Babilonia. Leggiamo: “Certamente poserò su di loro il mio occhio in una maniera buona, e di sicuro li farò tornare in questo paese. E certamente li edificherò, e non li demolirò; e certamente li pianterò, e non li sradicherò”. Geremia poté dichiarare: “Esiste una speranza per il tuo futuro”. (Ger. 24:6; 26:3; 31:17) Il profeta aveva fatto suo il punto di vista di Geova sulle persone. Svolse il ministero con profonda dedizione e trasmise l’esortazione di Geova: “Volgetevi, suvvia, ciascuno dalla sua cattiva via, e rendete buone le vostre azioni”. (Ger. 35:15) Ci sono altri modi in cui possiamo dimostrare profondo interesse per le persone del territorio?

      18, 19. (a) Quale modo di pensare non dobbiamo mai sviluppare in merito alla predicazione della buona notizia? (b) Che atteggiamento vogliamo avere a imitazione di Geremia?

      18 Il sincero amore di Geremia per le persone non si raffreddò mai. Quando Gerusalemme fu distrutta egli continuò a provare compassione per i suoi abitanti. (Leggi Lamentazioni 2:11). Gli ebrei potevano incolpare solo se stessi per quella calamità. Geremia, però, non disse: ‘Ve l’avevo detto!’ Piuttosto era profondamente rattristato per quello che stavano passando. Analogamente non vorremo mai svolgere il nostro ministero in modo meccanico, per senso del dovere. Il nostro impegno nel dare testimonianza dovrebbe dimostrare quanto amiamo sia il nostro meraviglioso Dio che le persone, le quali sono state create a sua immagine.

      Illustrazione a pagina 42

      Dimostrate alle persone di avere a cuore il loro benessere?

      19 Non esiste privilegio o posizione di prestigio in questo mondo che si possa paragonare all’onore di rendere testimonianza a favore del vero Dio. Questi erano i sentimenti di Geremia, che scrisse: “Si trovarono le tue parole, e le mangiavo; e la tua parola diviene per me l’esultanza e l’allegrezza del mio cuore; poiché il tuo nome è stato invocato su di me, o Geova”. (Ger. 15:16) Mentre predichiamo la buona notizia molte persone potrebbero imparare a conoscere e ad amare Colui a cui devono la vita. Servendo con zelo e amore, a imitazione di Geremia, possiamo avere una parte in tutto questo.

      Considerando l’esempio di Geremia, in quali altri modi potremmo provare a diffondere la “buona parola” di Geova nel futuro?

      a Spesso, come in questa circostanza, Geova si servì di messaggeri angelici che si presentavano come se fosse lui in prima persona a parlare. — Giud. 13:15, 22; Gal. 3:19.

  • Non lasciatevi ingannare dal cuore
    Dio ci parla per mezzo di Geremia
    • CAPITOLO QUATTRO

      Non lasciatevi ingannare dal cuore

      1, 2. Perché è difficile capire come sta il nostro cuore simbolico?

      È MATTINA e siete ancora a letto quando all’improvviso avvertite una fitta al torace e vi manca il respiro. Pensate: ‘Che sia un infarto?’ Certo, ignorare il problema non sarebbe di alcun aiuto. Non c’è tempo da perdere. Forse chiamate un’ambulanza per ricevere assistenza medica qualificata. Un medico vi sottoporrà a una visita approfondita, magari facendovi un elettrocardiogramma. Diagnosi immediata e cure tempestive potrebbero salvarvi la vita.

      2 Che dire del cuore simbolico? Non è sempre facile capire come sta realmente. Perché? Nella Bibbia leggiamo: “Il cuore è più ingannevole di qualunque altra cosa ed è difficile da correggere. Chi lo può conoscere?” (Ger. 17:9) Il cuore quindi può sviarci: forse gli altri osservano dei sintomi e ne sono preoccupati, ma il cuore ci induce a credere che non abbiamo alcun problema sul piano spirituale. Perché rischiamo di essere ingannati? A remarci contro potrebbero essere le nostre stesse inclinazioni peccaminose, e in più Satana e il suo sistema di cose potrebbero impedirci di vedere la nostra reale condizione. Per capire come esaminare il nostro cuore riflettiamo su Geremia e sugli abitanti di Giuda suoi contemporanei.

      3. Quali cose sono diventate un dio per molti?

      3 Il cuore della maggior parte degli abitanti di Giuda era in pessime condizioni spirituali. Senza farsi alcuno scrupolo, avevano abbandonato il solo vero Dio per rivolgersi agli dèi cananei. Geova sfidò quel popolo di falsi adoratori: “Dove sono i tuoi dèi che ti sei fatti? Si levino, se ti possono salvare nel tempo della tua calamità. Poiché i tuoi dèi son divenuti come il numero delle tue città”. (Ger. 2:28) Quanto a noi, senza dubbio non ci consideriamo adoratori di falsi dèi. Eppure una delle accezioni date alla parola “dio” da un dizionario è: “Persona o cosa della massima importanza”. Molti oggi mettono al primo posto la carriera, la salute, la famiglia e perfino gli animali da compagnia. Altri considerano della massima importanza lo sport, le celebrità, la tecnologia, i viaggi o le tradizioni. Tanta gente, pur di dedicarsi a queste cose, è disposta a sacrificare la propria relazione con il Creatore. Un vero cristiano potrebbe subire tale influenza, proprio come gli abitanti di Giuda al tempo di Geremia?

      UN CUORE INGANNEVOLE PUÒ SVIARCI

      4. Quanto erano sinceri coloro che dicevano: “Dov’è la parola di Geova? Venga, suvvia”?

      4 È interessante notare il contesto in cui Geremia dichiarò che il cuore è difficile da correggere. Sapeva che gli ebrei affermavano: “Dov’è la parola di Geova? Venga, suvvia”. (Ger. 17:15) Ma erano sinceri? All’inizio dello stesso capitolo Geremia dice: “Il peccato di Giuda è scritto con uno stilo di ferro. Con una punta di diamante è inciso sulla tavoletta del loro cuore”. Il problema maggiore era che quegli ebrei ‘confidavano nell’uomo terreno, e realmente facevano della carne il loro braccio, e il loro cuore si allontanava da Geova’. Solo una minoranza agiva in modo diametralmente opposto, confidando in Dio e rivolgendosi a lui per ricevere guida e benedizioni. — Ger. 17:1, 5, 7.

      5. Come reagivano i connazionali di Geremia alle istruzioni di Geova?

      5 La vera condizione di cuore della maggioranza di loro si vedeva dal modo in cui reagivano alle parole di Dio. (Leggi Geremia 17:21, 22). Per esempio, lo scopo del sabato era quello di riposarsi astenendosi dal lavoro e di partecipare alle attività spirituali. I connazionali di Geremia non dovevano quindi concludere affari o sbrigare faccende di sabato. Il modo in cui si comportavano metteva a nudo la loro condizione di cuore. “Essi non ascoltarono né porsero orecchio, e indurivano il loro collo per non udire e per non ricevere disciplina”. Conoscevano la legge di Dio, ma vedevano le cose dal proprio punto di vista: di sabato avevano altro da fare. — Ger. 17:23; Isa. 58:13.

      6, 7. (a) Nonostante i consigli della classe dello schiavo fedele, quale ragionamento poco saggio potrebbe fare un cristiano? (b) In che modo la frequenza alle adunanze potrebbe risentirne?

      6 Oggi non siamo sotto la legge sabatica. C’è però un’importante lezione che possiamo imparare dal modo in cui agivano gli ebrei, rivelando così la loro condizione di cuore. (Col. 2:16) Per fare la volontà di Dio dobbiamo mettere da parte le mire egoistiche e mondane. Sappiamo quanto sarebbe stolto cercare di servire Dio prendendocela comoda. Con tutta probabilità, invece, conosciamo molti che si sono concentrati sul fare la volontà di Dio e hanno trovato davvero ristoro e serenità. In che modo, allora, potremmo essere sviati?

      7 Un cristiano potrebbe erroneamente pensare che a lui non capiterà mai di essere ingannato dal cuore come accadde a molti al tempo di Geremia. Ad esempio un uomo potrebbe ragionare: ‘Per mantenere la famiglia devo lavorare’. Fin qui nulla di strano. Che dire però se questo lo portasse a pensare: ‘Se voglio un lavoro decente devo farmi un’istruzione migliore’? Anche questo potrebbe sembrare logico, ma potrebbe indurlo a concludere: ‘I tempi sono cambiati, se voglio tirare avanti e tenermi un lavoro devo andare all’università’. Quanto sarebbe facile iniziare a prendere sottogamba i saggi ed equilibrati consigli della classe dello schiavo fedele e discreto in relazione all’istruzione superiore, e cominciare anche a mancare alle adunanze! In questo campo, alcuni si sono lasciati pian piano modellare dai ragionamenti e dai valori del mondo. (Efes. 2:2, 3) Appropriatamente la Bibbia ci avverte: “Non lasciate che il mondo intorno a voi vi modelli secondo il suo stampo”. — Rom. 12:2, Phillips.a

      Illustrazioni a pagina 46

      Il vostro cuore è stato ingannato al punto da farvi perdere delle adunanze?

      8. (a) In relazione a cosa un cristiano potrebbe provare un certo orgoglio? (b) Perché non è sufficiente conoscere delle nozioni riguardo a Dio e al suo operato?

      8 È vero che nel I secolo alcuni cristiani possedevano ricchezze e forse godevano anche di una certa posizione. Lo stesso si può dire di alcuni fratelli oggi. Che atteggiamento dovrebbero avere in relazione a quello che hanno realizzato? E noi come dovremmo considerare questi cristiani? Geova risponde per mezzo di Geremia. (Leggi Geremia 9:23, 24). Invece di vantarsi delle proprie imprese, chi è saggio sa che ciò che conta veramente è conoscere il Sovrano universale. (1 Cor. 1:31) Cosa significa, però, avere perspicacia e conoscenza di Geova? Al tempo di Geremia le persone conoscevano il nome di Geova. Sapevano anche quello che aveva fatto per salvare i loro antenati al Mar Rosso, quando dovevano entrare nella Terra Promessa, al tempo dei giudici e durante il regno dei re fedeli. Ciò nonostante non conoscevano realmente Geova e non esercitavano vera fede in lui. Eppure dicevano: ‘Siamo rimasti innocenti. Sicuramente l’ira di Dio si è ritirata da noi’. — Ger. 2:35.

      Perché è importante ammettere che il cuore è ingannevole? Come possiamo esaminare il nostro cuore e capire come ci considera Geova, l’Esaminatore dei cuori?

      IL MODO IN CUI GEOVA CI MODELLA

      Illustrazione a pagina 48

      Vi state lasciando modellare da Geova?

      9. Come sappiamo che è possibile indurre il proprio cuore a cambiare, e come avviene un simile cambiamento?

      9 La condizione di cuore degli ebrei a cui Geremia trasmise il messaggio di Dio doveva cambiare. Non era impossibile, visto che Dio disse di coloro che sarebbero tornati dall’esilio: “Di sicuro darò loro un cuore per conoscermi, che io sono Geova; e devono divenire il mio popolo, e io stesso diverrò il loro Dio, poiché torneranno a me”. (Ger. 24:7) Anche oggi è possibile fare simili cambiamenti. Inoltre quasi tutti possiamo migliorare la condizione del cuore simbolico. Tre elementi sono fondamentali: dobbiamo studiare scrupolosamente la Parola di Dio, imparare a discernere come Dio opera nella nostra vita e applicare quello che impariamo su di lui. A differenza dei contemporanei di Geremia dovremmo desiderare che il nostro cuore sia scrutato da Geova, l’Esaminatore dei cuori. E noi stessi possiamo esaminare il nostro cuore alla luce della Bibbia e osservando il modo in cui Geova ha agito a nostro favore. (Sal. 17:3) È la cosa più saggia da fare.

      10, 11. (a) Perché Geremia andò dal vasaio? (b) Cosa determina il modo in cui Geova modella una persona?

      10 Satana vuole modellarci uniformandoci a un certo stampo, mentre Dio modella ciascuno tenendo conto delle sue caratteristiche. Lo capiamo da un episodio della vita di Geremia. Un giorno Dio gli disse di andare alla casa di un vasaio. Questi era al lavoro alla ruota, ma quando il vaso che stava modellando si rovinò, non fece altro che usare l’argilla ancora umida per creare un vaso diverso. (Leggi Geremia 18:1-4). Perché a Geremia fu detto di andare dal vasaio, e cosa possiamo imparare da questo?

      11 Geova voleva indicare a Geremia e a Israele che Lui ha l’autorità di modellare individui e nazioni secondo il suo volere. Ma come tratta Geova l’argilla? A differenza di un vasaio, Geova non commette errori e non distrugge per capriccio il risultato del suo lavoro. A seconda di come ciascuno reagisce al suo modellamento, Geova decide che tipo di vaso creare. — Leggi Geremia 18:6-10.

      12. (a) Come reagì Ioiachim ai tentativi di Geova di modellarlo? (b) Cosa impariamo da quello che accadde a Ioiachim?

      12 In che modo, allora, Geova modella ognuno di noi? Oggi lo fa principalmente tramite la Bibbia. La maniera in cui reagiamo alla lettura della Parola di Dio rivela che tipo di persone siamo, e Dio può modellarci di conseguenza. Consideriamo l’esempio del re Ioiachim e vediamo come i contemporanei di Geremia avrebbero potuto lasciarsi modellare in questioni attinenti alla vita quotidiana. Anche se la Legge decretava che ‘non si doveva defraudare un lavoratore salariato’, il re fece proprio questo sfruttando i suoi connazionali come manodopera a buon mercato per costruire la sua “casa spaziosa”. (Deut. 24:14; Ger. 22:13, 14, 17) Trasmettendo la Sua parola per mezzo dei profeti, Dio cercò di modellare Ioiachim. Il re, però, seguì le inclinazioni del suo cuore ingannevole. Disse: “Non ubbidirò”. Non abbandonò la condotta che aveva intrapreso in gioventù. Allora Dio decretò riguardo a Ioiachim: “Sarà sepolto con la sepoltura di un asino, essendo trascinato e gettato fuori”. (Ger. 22:19, 21) Quanto sarebbe stolto da parte nostra dire: ‘Io sono fatto così!’ Oggi Dio non ci manda dei profeti come Geremia, ma senza dubbio ci offre la sua guida. La classe dello schiavo fedele e discreto ci aiuta a capire e applicare i princìpi biblici. Ci sono vari campi nella vita quotidiana in cui questo trova applicazione: ad esempio l’abbigliamento e l’aspetto, la musica e i balli in occasione dei matrimoni e quando si sta in compagnia. Ci lasceremo modellare dalla Parola di Dio?

      13, 14. (a) Perché chi aveva degli schiavi a Gerusalemme acconsentì a lasciarli andare? (b) Cosa fece emergere la vera condizione di cuore di quei proprietari di schiavi?

      13 Facciamo un altro esempio. I babilonesi misero Sedechia sul trono di Giuda quale re vassallo. Sedechia, invece di seguire il consiglio datogli da Dio per mezzo di Geremia, si ribellò. (Ger. 27:8, 12) Così i babilonesi cinsero d’assedio Gerusalemme. Allora il re e i suoi principi pensarono di ottenere il favore divino facendo qualcosa in ottemperanza alla Legge. Sapendo che gli schiavi ebrei dovevano essere liberati nel settimo anno di schiavitù, Sedechia concluse un patto rimettendo in libertà gli schiavi. (Eso. 21:2; Ger. 34:14) Proprio così, Gerusalemme era circondata dai nemici e la cosa più saggia da fare sembrò lasciare andare gli schiavi! — Leggi Geremia 34:8-10.

      14 In seguito un contingente egiziano venne in aiuto di Gerusalemme e i babilonesi furono costretti a levare l’assedio. (Ger. 37:5) Cosa fecero allora quelli che avevano liberato gli schiavi? Li ridussero nuovamente in schiavitù. (Ger. 34:11) Insomma, quand’erano in pericolo gli ebrei davano l’impressione di seguire gli statuti divini, come se questo servisse a compensare gli errori precedenti. Ma appena il pericolo passava tornavano alla condotta di un tempo. Asserivano di seguire lo spirito della Legge, ma con le azioni dimostravano che il loro cuore non desiderava ubbidire alle istruzioni della Parola di Dio. Non volevano che essa li modellasse.

      Quale lezione pratica possiamo imparare da quello che Geremia scrisse in merito al vasaio? In che modo oggi Geova ci modella?

      LASCIAMOCI MODELLARE DA GEOVA

      15. In che misura dovremmo lasciarci modellare da Geova? Spiegate.

      15 Per mezzo della congregazione mondiale, Geova potrebbe portare alla nostra attenzione dei princìpi biblici che hanno relazione con aspetti specifici. Ad esempio forse sappiamo come dovremmo comportarci con un fratello che ci irrita. (Efes. 4:32) Probabilmente riconosciamo che i consigli biblici sono giusti e saggi. Tuttavia, che tipo di argilla dimostreremo di essere? Ci lasceremo davvero modellare da Geova? Se il nostro cuore è malleabile i miglioramenti ci saranno; il grande Vasaio ci modellerà facendo di noi vasi di cui si possa servire. (Leggi Romani 9:20, 21; 2 Timoteo 2:20, 21). Invece di avere una condizione di cuore simile a quella di Ioiachim o dei proprietari di schiavi al tempo di Sedechia, dovremmo lasciarci modellare da Geova per uno scopo onorevole.

      16. Di quale importante verità era consapevole Geremia?

      16 Anche Geremia fu modellato da Dio. Qual era l’atteggiamento del profeta? Lo capiamo da quello che lui stesso ammise: “Non appartiene all’uomo che cammina nemmeno di dirigere il suo passo”. Poi implorò: “Correggimi, o Geova”. (Ger. 10:23, 24) Ragazzi, imiterete Geremia? Avete così tante decisioni da prendere. Alcuni giovani vogliono ‘dirigere i propri passi’. E voi? Cercherete la guida di Dio prima di decidere? Ammetterete umilmente, come Geremia, che l’uomo si è dimostrato incapace di dirigere i propri passi? Ricordate: Se cercate la sua guida, Dio vi modellerà.

      17-19. (a) Perché Geremia fece un lungo viaggio fino all’Eufrate? (b) Come avrebbe potuto essere messa alla prova l’ubbidienza di Geremia? (c) Quale risultato fu conseguito grazie a ciò che Geremia fece in relazione alla cintura?

      17 Per assolvere il suo incarico Geremia doveva ubbidire alle istruzioni di Dio. Al posto suo, avreste accettato tali istruzioni? Una volta Geova gli disse di procurarsi una cintura di lino e di indossarla. Poi gli comandò di mettersi in viaggio fino all’Eufrate. Consultando una cartina vedrete che si trattava di un tragitto di quasi 500 chilometri. Una volta lì, Geremia dovette nascondere la cintura nella fenditura di una rupe e tornare a Gerusalemme. In seguito Dio gli disse di andare a riprendere la cintura. (Leggi Geremia 13:1-9). Alla fine Geremia avrà percorso in tutto quasi 2.000 chilometri. Alcuni critici della Bibbia non riescono a credere che andasse così lontano, camminando per mesi.b (Esd. 7:9) Ma era quello che Dio gli aveva comandato, e Geremia lo fece.

      18 Immaginate il profeta che percorre a piedi i monti di Giuda e poi, a seconda del percorso scelto, attraversa il deserto verso l’Eufrate. E il tutto solo per nascondere una cintura di lino! La sua lunga assenza avrà suscitato la curiosità dei vicini. Al suo ritorno non aveva più la cintura. Poi Dio gli disse di intraprendere di nuovo il lungo viaggio per recuperare la cintura, che ormai si era rovinata e “non serviva a nulla”. Quanto sarebbe stato facile pensare: ‘Questo è davvero troppo, che senso ha?’ Ma Geremia era stato modellato da Dio e non reagì in questo modo. Invece di lamentarsi, seguì le istruzioni.

      Illustrazione a pagina 53

      Perché dovremmo ubbidire alle istruzioni di Geova anche se non le comprendiamo appieno?

      19 Fu solo dopo il secondo viaggio che Dio gli diede delle spiegazioni. Quelle azioni servirono a preparare la strada, permettendo a Geremia di dichiarare un potente messaggio: “Questo cattivo popolo che rifiuta di ubbidire alle mie parole, che cammina nella caparbietà del suo cuore e continua a camminare dietro ad altri dèi per servirli e per inchinarsi davanti a loro, diverrà anche proprio come questa cintura che non serve a nulla”. (Ger. 13:10) Che modo rimarchevole scelse Geova per insegnare al suo popolo! Ubbidendo in maniera completa, anche in ciò che poteva sembrare banale, Geremia collaborò con Geova nel tentativo di toccare il cuore degli ebrei. — Ger. 13:11.

      20. Perché la nostra ubbidienza potrebbe lasciare perplessi alcuni, ma di che cosa possiamo essere certi?

      20 Oggi Dio non chiede ai cristiani di camminare per migliaia di chilometri solo per trasmettere degli insegnamenti. Che dire però degli aspetti della nostra condotta cristiana che potrebbero lasciare perplessi vicini e conoscenti, inducendoli forse a criticarci? Magari si tratta di qualcosa che ha a che fare con il nostro abbigliamento o il nostro aspetto, le nostre scelte in fatto di istruzione o di carriera, o perfino il nostro punto di vista sulle bevande alcoliche. Saremo determinati a seguire la guida divina come Geremia? Le nostre scelte scaturite da un cuore modellato da Dio potrebbero permetterci di dare un’eccellente testimonianza. In ogni caso, il nostro benessere eterno è legato all’ubbidire alle istruzioni di Geova riportate nella sua Parola e all’accettare la guida che riceviamo per mezzo della classe dello schiavo fedele. Invece di farci guidare da un cuore ingannevole possiamo essere come Geremia. Facciamoci perciò modellare da Dio: lasciamo che egli faccia di noi dei vasi onorevoli che possa usare in eterno.

      Perché è fondamentale resistere alle pressioni esercitate da Satana, dal nostro cuore imperfetto e dal mondo?

      a La NET Bible (2005) rende così questo versetto: “Non siate conformati a questo mondo”. Una nota in calce aggiunge: “È molto significativo che il concetto dell’essere ‘conformati al mondo’ sia presentato al passivo, quasi a suggerire che si tratti di un processo che in parte avviene senza che la persona ne sia consapevole. D’altro canto, . . . potrebbe esserci un certo grado di consapevolezza del processo in atto. Molto probabilmente si tratta di una combinazione di questi elementi”.

      b Alcuni pensano che Geremia non andasse fino all’Eufrate, ma che la sua destinazione fosse più vicina. Perché? “L’unico obiettivo di questi critici”, dice uno studioso, “è risparmiare al profeta la fatica dei due ipotetici viaggi da Gerusalemme all’Eufrate”.

  • Quali amicizie sceglierete?
    Dio ci parla per mezzo di Geremia
    • CAPITOLO CINQUE

      Quali amicizie sceglierete?

      1, 2. (a) Quali situazioni complicate devono affrontare i cristiani nei rapporti con gli altri? (b) Perché dovrebbero interessarci le scelte di Geremia in fatto di amicizie?

      I VOSTRI colleghi, i vicini o i compagni di scuola vi invitano a una festa di compleanno. Il vostro datore di lavoro vi chiede di mentire o di fare qualcosa di illegale. Le autorità governative richiedono che compiate un’azione incompatibile con la vostra neutralità. Cosa fareste in una di queste circostanze? Probabilmente la coscienza vi indurrà a rifiutare di compiere azioni simili, anche a costo di essere scherniti o maltrattati.

      2 Come vedremo, spesso Geremia si ritrovò ad affrontare difficoltà di questo genere. Senza dubbio ci sarà utile riflettere su singole persone e gruppi con cui Geremia ebbe a che fare negli anni in cui prestò servizio. Alcuni di loro cercarono di dissuaderlo dall’assolvere il suo incarico. A volte Geremia dovette avere contatti stretti con quelle persone, che però non erano affatto suoi amici. Sarà invece utile notare chi furono quelli che Geremia scelse per amici, persone che lo sostennero e lo incoraggiarono nella sua determinazione di rimanere fedele. Possiamo davvero imparare molto dalle scelte di Geremia in fatto di amicizie.

      QUALI AMICIZIE COLTIVATE?

      3. Cosa voleva Sedechia da Geremia, e come gli rispose quest’ultimo?

      3 Prima della distruzione di Gerusalemme il re Sedechia consultò più volte Geremia. Perché? Sperava di ricevere rassicurazioni in merito al futuro del suo regno. Voleva che Geremia gli annunciasse che Dio sarebbe intervenuto per salvare Giuda dai nemici. Per mezzo dei suoi emissari, Sedechia implorò Geremia: “Ti prego, interroga Geova a nostro favore, perché Nabucodorosor re di Babilonia fa guerra contro di noi. Forse Geova ci farà secondo tutte le sue opere meravigliose, così che [Nabucodorosor] si ritiri da noi”. (Ger. 21:2) Il re non volle seguire le istruzioni divine e non si arrese a Babilonia. Uno studioso ha paragonato Sedechia a “un malato che seguita ad andare dal medico per ricevere rassicurazioni, ma non ha alcuna intenzione di prendere la medicina prescritta”. Che dire di Geremia? Per entrare nelle grazie di Sedechia gli sarebbe bastato dirgli quello che voleva sentire. Perché allora non modificò il suo messaggio per semplificarsi la vita? Rifiutò di farlo perché Geova gli aveva detto di proclamare che Gerusalemme sarebbe caduta. — Leggi Geremia 32:1-5.

      Illustrazione alle pagine 54 e 55

      Quando leggete di Geremia e di Ebed-Melec, avete qualche dubbio sul fatto che siano realmente esistiti? Due recenti scoperte avvenute nell’antica Città di Davide hanno confermato ulteriormente i fatti narrati nel capitolo 38 di Geremia, che parla di loro.

      L’archeologa Eilat Mazar ha riportato alla luce un frammento di argilla recante l’impronta di un sigillo. Il ritrovamento è avvenuto nel 2005, durante degli scavi archeologici, in corrispondenza di uno strato risalente al periodo della distruzione di Gerusalemme nel 607 a.E.V. L’impronta reca l’antico nome ebraico “Yehuchal ben Shelemyahu”, cioè “Iucal figlio di Selemia”.

      In seguito in uno strato simile, a pochi metri di distanza, è stata rinvenuta un’altra impronta di un sigillo, recante il nome “Gedalyahu ben Pashhur”, cioè “Ghedalia figlio di Pasur”.

      Ora leggete in Geremia 38:1 il nome di due dei principi che esortarono il re Sedechia a mettere a morte Geremia, i responsabili del complotto sventato da Ebed-Melec. Proprio così, i personaggi menzionati in Geremia capitolo 38 sono esistiti realmente.

      4. Quali decisioni dobbiamo prendere in relazione al coltivare amicizie, ad esempio, sul posto di lavoro?

      4 In un certo senso la nostra situazione è simile a quella di Geremia. Senza dubbio abbiamo a che fare con vicini, colleghi o compagni di scuola con cui, in una certa misura, dobbiamo stare in compagnia. Ma lasceremo che le cose vadano oltre, coltivando la loro amicizia anche se queste persone hanno dimostrato di non essere interessate a udire o seguire i comandi di Dio? Geremia non poteva evitare del tutto Sedechia: era pur sempre il re, anche se rifiutava di seguire le istruzioni divine. Non era però tenuto ad adeguarsi al suo modo di pensare traviato o a cercare di ingraziarselo. Certo, se Geremia avesse assecondato i desideri di Sedechia, questi l’avrebbe coperto di doni e privilegi. Ciò nonostante egli non cedette ad alcuna pressione e tentazione e non volle diventare amico del re. Perché? Perché non si sarebbe mai discostato dalla posizione che Geova gli aveva detto di assumere. L’esempio di Geremia dovrebbe indurci a esaminarci: gli amici che ci siamo scelti ci incoraggiano a essere leali a Dio? Non possiamo evitare del tutto i contatti con coloro che non servono Dio, ad esempio al lavoro, a scuola o nel vicinato. (1 Cor. 5:9, 10) È chiaro, però, che se scegliessimo per amici queste persone potremmo compromettere la nostra amicizia con Dio.

      Illustrazione a pagina 57

      DOVRESTE FARE AMICIZIA CON CHI È SCETTICO?

      5, 6. Cosa fecero alcuni nel tentativo di mettere a tacere Geremia?

      5 Sedechia non era l’unico a cercare di influire negativamente su Geremia. Un sacerdote di nome Pasur lo “colpì”, forse facendogli infliggere 39 colpi. (Ger. 20:2; Deut. 25:3) Alcuni principi di Giuda fecero qualcosa di simile e poi imprigionarono Geremia “nella casa dei ceppi”. Il profeta fu messo in una cella sotterranea, in condizioni così brutte che dopo molti giorni temette per la sua stessa vita. (Leggi Geremia 37:3, 15, 16). Poi, trascorso un po’ di tempo da che Geremia era stato liberato, altri principi chiesero a Sedechia di farlo mettere a morte. Secondo loro demoralizzava i soldati di Giuda. Alla fine lo gettarono in una cisterna fangosa perché vi morisse. (Ger. 38:1-4) Abbiamo detto che Geremia fu salvato da una morte orribile. Eppure, come indicano quegli eventi, proprio coloro che avrebbero dovuto conoscere meglio il profeta di Dio si mostrarono scettici riguardo a quello che aveva da dire; gli si rivoltarono contro.

      6 Geremia non aveva nemici solo tra le autorità civili. In un’altra occasione alcuni uomini di Anatot, la sua città, in un certo senso i suoi vicini, minacciarono di ucciderlo se non avesse smesso di profetizzare. (Ger. 11:21) A quegli uomini non piacque ciò che udirono, e così passarono alle minacce. Geremia però aveva scelto Geova per amico, e non qualche vicino. Altri suoi contemporanei non si fermarono alle minacce. Quando Geremia in maniera vivida si servì di un giogo per esortare gli ebrei a sottomettersi al giogo del re di Babilonia e così sopravvivere, Hanania prese il giogo di legno dal collo di Geremia e lo spezzò. Secondo quel falso profeta, Geova aveva detto: “Certamente romperò il giogo del re di Babilonia”. Hanania morì quell’anno stesso: non ci sono dubbi su chi fosse il profeta degno di fiducia. (Ger. 28:1-11, 17) Dopo che, come predetto da Geremia, Gerusalemme era stata distrutta, Ioanan e altri capi militari rifiutarono di seguire il comando divino di rimanere nel territorio di Giuda. “È una falsità quella che pronunci”, dissero a Geremia, “Geova nostro Dio non ti ha mandato, dicendo: ‘Non entrate in Egitto per risiedervi’”. Poi sfidarono ulteriormente Geova portando Geremia e Baruc con sé in Egitto. — Ger. 42:1–43:7.

      Illustrazione a pagina 58

      Con che tipo di persone doveva avere a che fare Geremia? Cosa impariamo dall’esempio di Geremia?

      7. Quali difficoltà dobbiamo affrontare in relazione alla nostra fedeltà a Geova?

      7 Per anni Geremia fu circondato da scettici e oppositori. Riflettiamo sulla sua condotta. Sarebbe stato facile per lui accettare l’amicizia di chi aveva poco o nessun rispetto per Dio e per la Sua Parola. Quella gente era ovunque. Che dire della nostra situazione? Molto probabilmente abbiamo qualche contatto con persone simili a quelle che circondavano Geremia. Al di là del fatto che si oppongano accesamente a noi e al nostro Dio o che sembrino brava gente, li sceglieremmo per amici? Sarebbe saggio socializzare con chi non prende sul serio le profezie divine? Al posto nostro, Geremia sceglierebbe per amici persone il cui modo di vivere è in contrasto con la verità della Parola di Dio o che ripongono la loro fiducia negli uomini? (2 Cron. 19:2) Dio disse senza mezzi termini a Geremia quali erano le conseguenze del confidare negli uomini anziché in Lui. (Leggi Geremia 17:5, 6). Che ne pensate?

      Illustrazione a pagina 63

      8. Menzionate delle difficoltà affrontate dai cristiani nella vostra zona.

      8 Alcuni cristiani hanno pensato di favorire i propri affari o la carriera intrattenendo relazioni sociali con clienti del mondo. Tuttavia, questo tipo di condotta non li esporrebbe forse a compagnie corrotte e pericoli, come quelli legati al linguaggio osceno e all’abuso di alcolici? Capiamo perché molti cristiani, dinanzi a simili scelte, hanno deciso di evitare le cattive compagnie, anche se questo ha significato rinunciare a potenziali guadagni o a fare carriera nel mondo. Analogamente datori di lavoro e colleghi forse non hanno alcuna esitazione a trattare i clienti in modo disonesto. Un vero cristiano però non si lascia trascinare da chi lo circonda. A volte prendere decisioni in questi campi può non essere semplice. Siamo davvero grati di avere esempi come quello di Geremia: grazie alla sua condotta mantenne la coscienza pulita e, soprattutto, una buona relazione con Dio.

      9. Perché è pericoloso voler essere popolari?

      9 A causa della sua presa di posizione e delle sue convinzioni, Geremia fu oggetto di scherni da parte di alcuni connazionali. (Ger. 18:18) Eppure non esitò a distinguersi dai suoi contemporanei che seguivano la “condotta popolare”. (Ger. 8:5, 6) A volte fu anche disposto a non avere nessuno accanto, ‘sedendosi tutto solo’, pur di non stare con cattive compagnie o fare amicizia con quelli che avrebbero potuto esercitare un’influenza negativa su di lui. (Leggi Geremia 9:4, 5; 15:17). Che dire di noi? Oggi, come ai giorni di Geremia, la condotta popolare è caratterizzata dall’infedeltà a Dio. Da sempre i servitori di Geova devono essere cauti nella scelta delle amicizie. Questo non vuole dire che Geremia non avesse amici. Ci furono alcuni che lo difesero e lo sostennero. Di chi si trattava? Scopriamolo, ci sarà di grande aiuto.

      QUALI AMICI SI SCELSE GEREMIA?

      10, 11. (a) Quali princìpi guidarono Geremia nella scelta degli amici? (b) Chi erano gli amici di Geremia, e quali domande solleva questo?

      10 Chi erano gli amici di Geremia? Più volte, seguendo le istruzioni divine, il profeta condannò chi era malvagio, ingannevole, ingiusto, violento, insensibile e immorale: persone che avevano abbandonato la pura adorazione per darsi all’idolatria, commettendo così prostituzione spirituale. Geremia esortò gli abitanti di Giuda: “Volgetevi, suvvia, ciascuno dalla sua cattiva via, e rendete buone le vostre vie e le vostre azioni”. (Ger. 18:11) Anche dopo la distruzione di Gerusalemme, Geremia esaltò “gli atti di amorevole benignità”, le “misericordie” e la “fedeltà” di Dio. (Lam. 3:22-24) Gli unici amici che Geremia voleva erano i fedeli servitori di Geova. — Leggi Geremia 17:7.

      11 Sappiamo qualcosa di quelli che Geremia scelse come collaboratori e amici. Diversi stavano chiaramente dalla sua parte: Ebed-Melec, Baruc, Seraia e i figli di Safan. Chiediamoci: ‘Che tipo di persone erano? Che rapporti avevano con Geremia? In che modo si dimostrarono veri amici per lui? E come lo aiutarono a mantenere l’integrità?’ Rispondiamo a queste domande, tenendo sempre a mente la nostra situazione.

      12. (a) Cosa avevano in comune Geremia e Baruc, rappresentati a pagina 58? (b) Chi era Seraia, e cosa sappiamo di lui?

      12 A quanto pare il più caro amico di Geremia fu Baruc, il figlio di Neria. Geremia si fidava di lui e gli dettò le dichiarazioni di Geova dandogli la responsabilità di metterle per iscritto. Quindi lo incaricò di leggere il rotolo, prima in pubblico e poi ai principi di Giuda. (Ger. 36:4-8, 14, 15) Baruc aveva in comune con Geremia la fede e la convinzione che quello che Dio aveva predetto si sarebbe avverato. Nei 18 turbolenti anni che precedettero la caduta di Giuda, questi due uomini vissero esperienze simili. Passarono molto tempo insieme, collaborando per assolvere l’incarico teocratico che avevano in comune. Entrambi affrontarono difficoltà e dovettero nascondersi dai nemici. E tutti e due furono incoraggiati da Geova a livello personale. Sembra che Baruc appartenesse a un’influente famiglia di scribi in Giuda. Le Scritture lo chiamano “il segretario”, e suo fratello Seraia era un importante funzionario di corte. In seguito Seraia, come Baruc, collaborò con Geremia nella proclamazione dei messaggi profetici di Geova. (Ger. 36:32; 51:59-64) Geremia sarà stato senz’altro rafforzato e incoraggiato da questi due figli di Neria, che furono pronti a collaborare con lui in quei tempi difficili. Anche noi possiamo ricevere forza e incoraggiamento da quelli che lavorano fedelmente al nostro fianco nel sacro servizio.

      Cosa possiamo imparare dalle scelte di Geremia in fatto di amicizie?

      13. In che modo Ebed-Melec dimostrò di essere un vero amico per Geremia? (Vedi la figura a pagina 63).

      13 Anche Ebed-Melec fu un vero amico per Geremia. Quando i principi adirati gettarono il profeta nella cisterna vuota, l’uomo che osò difenderlo fu uno straniero, Ebed-Melec l’etiope, un funzionario della casa del re. Avvicinò pubblicamente Sedechia, che era seduto alla Porta di Beniamino, e con coraggio gli chiese il permesso di tirare fuori Geremia dalla cisterna. A questo scopo portò con sé 30 uomini, forse perché si aspettava di dover fronteggiare i nemici di Geremia. (Ger. 38:7-13) Non sappiamo quanto fossero stretti i rapporti tra Ebed-Melec e Geremia. Visto che entrambi erano amici di Geova, si può ragionevolmente supporre che fossero buoni amici. Ebed-Melec sapeva che Geremia era un profeta di Geova. Disse che i principi avevano agito “male” e fu pronto a rischiare di compromettere la sua posizione pur di fare ciò che era giusto. Ebed-Melec era una brava persona, al punto che Geova stesso gli garantì: “Di sicuro ti libererò [nel giorno in cui la calamità si abbatterà su Gerusalemme] . . . perché hai confidato in me”. (Leggi Geremia 39:15-18). Che parole incoraggianti! Non è questo il tipo di amico che vorremmo?

      14. Cosa sappiamo della famiglia di Safan e dei suoi rapporti con Geremia?

      14 Tra gli amici di Geremia c’erano anche tre figli e un nipote di Safan. Appartenevano a una famiglia di alto rango, dal momento che Safan aveva servito in precedenza come segretario del re Giosia. La prima volta che i nemici del profeta cercarono di ucciderlo, “la mano di Aicam figlio di Safan mostrò d’essere con Geremia, perché non fosse dato in mano al popolo”. (Ger. 26:24) Aicam aveva un fratello di nome Ghemaria. Quando Baruc lesse pubblicamente i giudizi di Dio, ad ascoltare c’era Micaia, il figlio di Ghemaria, che mise in allarme suo padre e altri principi. Preoccupati della reazione di Ioiachim, questi consigliarono a Geremia e Baruc di nascondersi. Nella circostanza in cui il re rigettò il messaggio divino, Ghemaria fu tra quelli che lo implorarono di non bruciare il rotolo. (Ger. 36:9-25) Fu a Elasa, un altro figlio di Safan, che Geremia affidò una lettera dal contenuto profetico indirizzata agli ebrei esiliati a Babilonia. (Ger. 29:1-3) A sostenere il profeta di Dio ci furono quindi tre figli e un nipote di Safan. Geremia sarà stato davvero molto grato a quegli uomini! Erano amici, ma non perché avessero gli stessi gusti a tavola, o perché amassero gli stessi divertimenti o passatempi. La loro amicizia si basava su qualcosa di molto più profondo.

      SCEGLIETE BENE I VOSTRI AMICI

      15. Quale eccellente esempio ci ha dato Geremia nella scelta delle amicizie?

      15 Possiamo imparare molto dai rapporti che Geremia ebbe con i suoi contemporanei, sia le persone buone che quelle cattive. Il re, molti principi, falsi profeti, nonché capi militari fecero pressioni su di lui perché modificasse il suo messaggio. Geremia, però, fu irremovibile. Con la sua presa di posizione non si accaparrò certo le simpatie di quegli uomini, ma d’altra parte non era la loro amicizia quello che cercava. Dall’inizio alla fine, il suo migliore amico rimase Geova. Se il prezzo da pagare per rimanere fedele al suo Dio era affrontare l’ostilità di alcuni, Geremia era pronto a pagare quel prezzo. (Leggi Lamentazioni 3:52-59). Nonostante tutto, come abbiamo visto, nel servire Geova con determinazione Geremia non fu solo.

      16, 17. (a) Che aiuto può ricevere un servitore di Geova da un vero amico? (b) Indipendentemente dal luogo in cui vivete, dove potete trovare le amicizie migliori?

      16 A fare di Ebed-Melec un buon amico furono la fede e la fiducia in Geova. Quell’uomo ebbe il coraggio di agire in modo risoluto, salvando la vita a Geremia. Baruc fu disposto a passare molto tempo con Geremia e lo aiutò a diffondere il messaggio di Geova. Nella congregazione cristiana i buoni amici possono essere preziosi proprio come quegli uomini. Cameron, una pioniera regolare di 20 anni, è grata a Kara, un’altra pioniera, per la buona influenza che ha avuto su di lei. Cameron dice: “Con le parole e con l’esempio, Kara mi ha incoraggiato a mettere Geova al primo posto nella vita”. Queste due sorelle vivevano a una certa distanza, ma Kara telefonava o scriveva regolarmente a Cameron per accertarsi che stesse bene e per godere dell’incoraggiamento reciproco. “Conosceva la nostra situazione familiare”, ricorda Cameron. “Sapeva cosa stava capitando a mia sorella e anche quanto fu difficile per me quando alla fine si ribellò e lasciò la verità. In tutto quel periodo rimase al mio fianco; non oso immaginare come avrei fatto senza la sua influenza positiva e il suo aiuto. Mi sostenne in un modo incredibile”.

      Illustrazione a pagina 64

      17 Nella congregazione cristiana possiamo trovare veri amici, coetanei e no. Ad accomunarci ai nostri fratelli sono la fede, i valori, l’amore per Geova, la speranza e a volte anche le prove. Possiamo lavorare al loro fianco nel ministero cristiano. I nostri fratelli ci incoraggiano quando affrontiamo delle difficoltà, e lo stesso facciamo noi. Nei momenti felici di cui godiamo servendo Geova si rallegrano con noi. Inoltre amicizie di questo tipo possono durare per sempre. — Prov. 17:17; 18:24; 27:9.

      18. Cosa impariamo da Geremia nella scelta delle amicizie?

      18 È chiaro quello che Geremia può insegnarci nella scelta delle amicizie. Teniamo a mente un fatto innegabile: non possiamo cercare l’amicizia di quelli le cui idee sono in contrasto con gli insegnamenti biblici e al tempo stesso rimanere fedeli alle nostre convinzioni. Agire in armonia con questo fatto è importante oggi come lo era al tempo di Geremia. Per assolvere il suo incarico fedelmente e con la benedizione di Geova, Geremia fu disposto a essere diverso dalla maggioranza dei suoi contemporanei. Si può dire lo stesso di noi? Il profeta scelse per amici persone che avevano la sua stessa fede e che lo sostenevano nell’assolvere il suo incarico. Geremia può insegnare a ogni cristiano fedele dei nostri giorni a scegliere saggiamente le proprie amicizie. — Prov. 13:20; 22:17.

      Come possiamo applicare l’esempio di Geremia in quanto a scegliere chi vogliamo, e chi non vogliamo, per amico?

  • “Ubbidisci, ti prego, alla voce di Geova”
    Dio ci parla per mezzo di Geremia
    • CAPITOLO SEI

      “Ubbidisci, ti prego, alla voce di Geova”

      1, 2. Che atteggiamento ha spesso chi segue la “condotta popolare”, e perché noi dovremmo essere diversi?

      OGGIGIORNO l’ubbidienza non va di moda. Molti, nel prendere decisioni, non si fanno guidare nemmeno da un principio generale come ‘Fai ciò che è giusto’. Piuttosto sembrano ispirarsi al motto ‘Fai quello che vuoi’, o peggio, ‘Cerca di farla franca’. Per riscontrarlo basta osservare gli automobilisti che ignorano i segnali stradali, gli investitori che violano le regole della finanza e gli alti funzionari che infrangono le leggi che forse loro stessi hanno contribuito a stabilire. Questo ‘lanciarsi’ a capofitto nella “condotta popolare”, per quanto sbagliata e pericolosa, era comune anche ai giorni di Geremia. — Ger. 8:6.

      2 Capiamo che chi desidera ottenere il favore dell’Iddio Onnipotente non può limitarsi a seguire la “condotta popolare”. Fatto interessante, Geremia delineò un contrasto tra chi ‘non aveva ubbidito alla voce di Geova’ e chi voleva ubbidirgli. (Ger. 3:25; 7:28; 26:13; 38:20; 43:4, 7) Ciascuno di noi dovrebbe esaminarsi per capire qual è la sua posizione al riguardo. Perché? Perché gli attacchi di Satana mirati a infrangere l’integrità dei veri adoratori sono diventati sempre più aggressivi. Satana è come un serpente che tende immobile l’agguato per poi colpire la preda con il suo morso letale. Essere decisi a ubbidire alla voce di Geova ci aiuta a stare alla larga dal veleno di quel serpente. Ma come possiamo rafforzare la nostra determinazione di ubbidire a Geova? Gli scritti di Geremia possono aiutarci.

      COLUI AL QUALE DOBBIAMO UBBIDIENZA

      3. Perché Geova merita la nostra ubbidienza?

      3 Perché Geova merita la nostra completa ubbidienza? Geremia ne rivela una ragione chiamandolo “il Fattore della terra mediante la sua potenza, Colui che stabilisce fermamente il paese produttivo mediante la sua sapienza”. (Ger. 10:12) Geova è il Sovrano dell’universo. Dovremmo temerlo al di sopra di qualunque altro governante. Ha l’assoluto diritto di richiedere che ubbidiamo ai suoi saggi comandi, che sono sempre per il nostro bene. — Ger. 10:6, 7.

      Illustrazione a pagina 69

      Se beviamo l’“acqua viva” che Geova provvede avremo la forza di ubbidire

      4, 5. (a) Quale verità impararono gli ebrei durante i periodi di siccità? (b) In che modo gli abitanti di Giuda sprecarono l’“acqua viva” fornita da Geova? (c) Come possiamo dissetarci bevendo l’“acqua viva” che Geova provvede?

      4 Oltre a essere il Sovrano dell’universo, però, Geova è anche Colui che sostiene la vita, la nostra vita. Questo divenne drammaticamente chiaro agli ebrei che vivevano al tempo di Geremia. L’Egitto dipendeva in larga misura dalle acque di un fiume, il Nilo. La situazione era diversa nella Terra Promessa. Il popolo di Dio faceva affidamento soprattutto sulle piogge stagionali, grazie alle quali spesso venivano riempite delle cisterne sotterranee. (Deut. 11:13-17) Solo Geova poteva mandare la pioggia necessaria per rendere fertile il terreno. D’altra parte, poteva anche trattenerla. Perciò ai giorni di Geremia gli ebrei disubbidienti dovettero affrontare una serie di devastanti siccità, che lasciarono campi e vigne secchi e pozzi e cisterne asciutti. — Ger. 3:3; 5:24; 12:4; 14:1-4, 22; 23:10.

      5 Anche se consideravano preziosa l’acqua letterale, quegli ebrei disprezzavano l’“acqua viva” che Geova offriva in abbondanza. Lo facevano disubbidendo deliberatamente alla sua Legge e confidando nelle alleanze che avevano stretto con le nazioni circostanti. Erano nella situazione di chi versa la poca acqua rimastagli in una cisterna che, avendo delle crepe, non può contenere nulla: dovettero pagare le conseguenze delle proprie azioni. (Leggi Geremia 2:13; 17:13). Non abbiamo alcuna ragione di recare una grave calamità su di noi tenendo una condotta simile. Geova continua a fornirci generosamente la sua guida basata sulla sua Parola ispirata. È ovvio che per trarre beneficio da questa “acqua viva” dobbiamo studiare la Bibbia regolarmente e sforzarci di vivere in armonia con essa.

      6. (a) Descrivete l’atteggiamento del re Sedechia in relazione all’ubbidienza a Geova. (b) Perché, secondo voi, il re non fu saggio?

      6 L’ubbidienza diventava sempre più importante per gli abitanti di Giuda man mano che si avvicinava il giorno stabilito da Dio per la resa dei conti. Chiunque voleva il favore e la protezione di Geova doveva pentirsi e iniziare a ubbidirgli. Il re Sedechia era chiamato a prendere una decisione al riguardo. Non aveva però la forza necessaria per fare ciò che era giusto. Quando i suoi subalterni gli chiesero di mettere a morte Geremia, si comportò da smidollato e non oppose resistenza. Come abbiamo visto nel capitolo precedente, con l’aiuto di Ebed-Melec il profeta sopravvisse a quell’attentato alla sua vita. In seguito esortò Sedechia: “Ubbidisci, ti prego, alla voce di Geova”. (Leggi Geremia 38:4-6, 20). Per il suo stesso bene il re doveva prendere una decisione: avrebbe ubbidito a Dio?

      Perché fu appropriato che Geremia esortasse più volte gli ebrei a ubbidire a Dio?

      UBBIDIRE A GEOVA HA LA PRIORITÀ

      7. Quali sono alcune situazioni in cui la nostra ubbidienza potrebbe essere messa alla prova?

      7 Oggi l’ubbidienza è importante come lo era ai giorni di Geremia. Quanto è forte la nostra determinazione di ubbidire a Geova? Se incappassimo in un sito Internet dal contenuto pornografico, continueremmo a guardare o resisteremmo alla tentazione uscendo immediatamente dal sito? Che dire se un non credente, ad esempio un collega o un compagno di scuola, ci chiedesse un appuntamento? Avremmo la forza di rifiutare? Se vedessimo del materiale apostata, stampato o in Internet, saremmo incuriositi o disgustati? Se ci trovassimo in queste o altre situazioni, teniamo a mente le parole di Geremia 38:20.

      8, 9. (a) Perché è saggio ascoltare quando gli anziani cercano di aiutarci? (b) Come dovremmo considerare i ripetuti sforzi degli anziani?

      8 Spesso Geova, per mezzo di Geremia, diede al popolo esortazioni come questa: “Volgetevi, suvvia, ciascuno dalla sua cattiva via, e rendete buone le vostre vie e le vostre azioni”. (Ger. 7:3; 18:11; 25:5; leggi Geremia 35:15). Analogamente, oggi gli anziani cristiani fanno del loro meglio per aiutare i compagni di fede che sono spiritualmente in pericolo. Se a volte gli anziani vi consigliano di evitare una condotta poco saggia o errata, ascoltateli. Hanno lo stesso obiettivo che aveva Geremia.

      9 Forse gli anziani vi ricorderanno dei princìpi scritturali che vi hanno già menzionato. Ripetere un consiglio non è mai facile, ma diventa ancora più difficile quando chi ne ha bisogno mostra un atteggiamento simile a quello della maggioranza degli ebrei che udirono le parole di Geremia. Cercate di considerare i ripetuti sforzi degli anziani come espressioni dell’amore di Geova. Bisogna anche ammettere che Geremia non avrebbe avuto bisogno di ripetere i suoi avvertimenti se dall’altra parte ci fosse stata una reazione consona. L’unico modo per evitare che un consiglio ci venga ripetuto è seguirlo prontamente.

      Illustrazione a pagina 70

      Quando gli anziani cercano di aiutarvi, ascoltateli

      GEOVA PERDONA GENEROSAMENTE, MA NON IN MODO AUTOMATICO

      10. Perché il perdono di Geova non è un fatto automatico?

      10 Per quanto ci sforziamo, in questo sistema di cose non possiamo ubbidire a Geova in modo perfetto. Siamo perciò grati che lui sia pronto a perdonare le nostre mancanze. Il perdono di Geova, però, non è un fatto automatico. Perché? Perché il peccato è ripugnante per lui. (Isa. 59:2) Quindi vuole essere certo che meritiamo il suo perdono.

      11. Perché chi nasconde un peccato non può farla franca?

      11 Come abbiamo notato, molti ebrei contemporanei di Geremia avevano l’abitudine di disubbidire a Dio, e quindi abusavano della sua pazienza e misericordia. Nei nostri giorni un servitore di Dio potrebbe sviluppare una simile tendenza? Sì, se ignorasse i rammemoratori di Geova e iniziasse a praticare il peccato. Alcune volte questo avviene in modo evidente, ad esempio quando ci si sposa senza essere scritturalmente liberi di farlo. Ma anche se un peccato fosse nascosto agli occhi umani, chi disubbidisce a Geova si trova su una china pericolosa. Quelli che hanno una doppia vita potrebbero pensare che non verranno mai scoperti. La realtà, però, è che Dio legge la mente e il cuore e può vedere ciò che accade nel segreto. (Leggi Geremia 32:19). Cosa dovrebbe fare allora chi ha veramente disubbidito a Dio?

      12. Cosa devono fare a volte gli anziani per proteggere la congregazione?

      12 Molti ebrei disprezzarono l’aiuto offerto più volte da Geova per mezzo di Geremia. Allo stesso modo oggi chi ha commesso un peccato grave potrebbe rifiutare di pentirsi, rigettando l’aiuto degli anziani. In un caso del genere gli anziani devono seguire il comando scritturale e proteggere la congregazione disassociando il trasgressore. (1 Cor. 5:11-13; vedi il riquadro “Vivere senza legge”, a pagina 73). Ma questo significa forse che non ci sia più speranza per lui e che non possa tornare a godere del favore di Geova? No. Anche se gli israeliti si erano ribellati molto tempo prima, Dio disse loro: “Tornate, figli rinnegati. Io sanerò la vostra condizione di rinnegati”. (Ger. 3:22)a Geova invita i trasgressori a tornare a lui. Anzi, li esorta a farlo.

      VIVERE SENZA LEGGE

      Come vivevano gli ebrei dopo la distruzione di Gerusalemme? Geremia ce ne dà un’idea in Lamentazioni 2:9. Le mura che un tempo proteggevano la città erano diroccate. Forse erano state distrutte anche le sbarre delle sue porte. Ma quel che è peggio, ‘non c’era legge’. Geremia intendeva forse dire che tra i sopravvissuti regnasse l’anarchia? È più probabile che si riferisse alla perdita della sicurezza spirituale e del conforto di cui gli ebrei avevano goduto un tempo, quando i sacerdoti e i profeti li istruivano fedelmente nella Legge di Dio. I falsi profeti a cui prestavano ora attenzione non ricevevano davvero “visioni”, o istruzioni, da Geova; le loro “visioni” erano “senza valore”. — Lam. 2:14.

      Chi è stato disassociato dalla congregazione cristiana potrebbe sentirsi in una situazione simile. Non gode più della calorosa amicizia dei fratelli spirituali e neanche dell’amorevole cura degli anziani. È lontano dalla vitale istruzione spirituale che un tempo riceveva. Nel mondo, dove “non c’è legge” da parte di Geova, avverte probabilmente un enorme senso di vuoto. Ciò nonostante, può tornare ad avere una condizione approvata dinanzi a Geova e a ricevere grandi benedizioni spirituali. (2 Cor. 2:6-10) Senza dubbio, però, è molto meglio ubbidire a Geova e non ritrovarsi mai nella condizione di chi è senza legge.

      Perché quando sbagliamo la cosa saggia da fare è chiedere perdono a Dio?

      UBBIDIAMO A GEOVA TORNANDO A LUI

      13. Cosa deve riconoscere chi vuole tornare a Geova?

      13 Per tornare a Dio, come indicò Geremia, una persona deve chiedersi: ‘Che ho fatto?’ Poi, alla luce delle norme scritturali, deve ammettere onestamente qual è la risposta a questa domanda. Al tempo di Geremia gli ebrei impenitenti non vollero autoesaminarsi. Rifiutarono di riconoscere la portata dei loro peccati, quindi per Geova fu impossibile perdonarli. (Leggi Geremia 8:6). Al contrario un peccatore pentito si rende conto del fatto che disubbidendo a Geova Dio ha recato disonore sul Suo nome e sulla congregazione cristiana. Chi è davvero pentito è anche profondamente dispiaciuto dei danni arrecati a persone innocenti. È pronto a riconoscere che solo se accetta appieno le conseguenze delle sue cattive azioni la sua richiesta di perdono avrà valore agli occhi di Geova. Per tornare ad avere il favore di Dio, però, occorre dell’altro.

      14. In che modo una persona ‘torna fino a Geova’? (Vedi anche il riquadro “Che cos’è il pentimento?”, a pagina 74).

      14 Una persona veramente pentita scruta a fondo i propri motivi e desideri, nonché le proprie abitudini. (Leggi Lamentazioni 3:40, 41). Riflette su quegli aspetti della vita in cui è debole, ad esempio in relazione all’amicizia con persone dell’altro sesso, all’uso di alcol e tabacco, a Internet o alle questioni d’affari. Come una casalinga, che per pulire e igienizzare la casa arriva anche negli angoli più nascosti, chi è pentito dovrebbe impegnarsi strenuamente per ripulire i suoi pensieri e la sua vita privata. Deve ‘tornare fino a Geova’ soddisfacendo i requisiti da lui stabiliti e conformandosi alle sue norme. Al tempo di Geremia alcuni ebrei tornarono a Geova “falsamente”. Asserivano di provare rimorso, ma non cambiarono mai né la loro condizione di cuore né la loro vita. (Ger. 3:10) A differenza di quelle persone, coloro che chiedono sinceramente di essere perdonati non cercano di ingannare Geova e la sua congregazione. Invece di preoccuparsi di salvare la faccia o di tornare a godere della compagnia dei parenti o di altri fratelli, vogliono lasciarsi completamente alle spalle il male fatto e meritare il perdono e il favore di Dio.

      CHE COS’È IL PENTIMENTO?

      Nella Bibbia i termini ebraici e greci che si riferiscono al pentimento hanno a che fare con l’atteggiamento della persona, la quale cambia parere in merito a una condotta o a un’azione errata che ha intrapreso o sta per intraprendere. Queste parole descrivono pure i sentimenti di rammarico che la persona prova, e in ebraico includono anche il concetto di conforto. (2 Sam. 13:39; Giob. 42:6) La Bibbia indica chiaramente che il vero pentimento chiama in causa azioni motivate da sentimenti intensi e profondi. È questo il tipo di pentimento che Geova vuole vedere in coloro che dicono di provare rammarico per i propri peccati. — Ger. 31:18, 19.

      15. Che tipo di preghiere rivolge a Dio una persona sinceramente pentita?

      15 Un elemento fondamentale in relazione al pentimento è la preghiera. Nei tempi antichi era comune pregare levando le mani al cielo. Oggi, per usare le parole di Geremia, una persona sinceramente pentita prega ‘innalzando il cuore insieme alle palme delle mani a Dio’. (Lam. 3:41, 42) Il rimorso spinge il peccatore pentito ad agire in armonia con la sua accorata richiesta di perdono. Le sue preghiere sono sincere, perché sgorgano dal profondo del cuore.

      Illustrazione a pagina 75

      ‘Perché non ho voluto ascoltare?’

      16. Perché è giusto tornare a Dio?

      16 È chiaro che per ammettere appieno i suoi errori il peccatore può aver bisogno di mettere da parte l’orgoglio. Una cosa è certa: Geova vuole che i peccatori tornino a lui. Il suo cuore non rimane indifferente quando un uomo è profondamente pentito. I sentimenti di Geova diventano “tumultuosi”, tanto forte è il suo desiderio di perdonare coloro che si sono pentiti dei propri peccati, come fece nel caso degli israeliti che tornarono dall’esilio. (Ger. 31:20) È davvero rassicurante sapere che Dio concede pace e speranza a quelli che gli ubbidiscono! (Ger. 29:11-14) In questo modo è possibile riottenere un posto tra i suoi devoti servitori.

      L’UBBIDIENZA PUÒ PROTEGGERCI

      17, 18. (a) Chi erano i recabiti? (b) Come illustrato a pagina 77, per che cosa ricordiamo i recabiti?

      17 Ubbidire strettamente a Geova è la scelta più sicura. Lo capiamo da quanto accadde ai recabiti al tempo di Geremia. Quegli uomini seguivano i comandi restrittivi dati oltre due secoli prima da Gionadab, il loro antenato chenita che si era schierato lealmente dalla parte di Ieu. Tra questi comandi c’era quello di non bere vino. Anche se Gionadab era vissuto molto tempo prima, i recabiti continuavano a ubbidire. Per metterli alla prova, Geremia li portò in una sala da pranzo del tempio e mise loro davanti del vino, invitandoli a bere. Essi risposero: “Non berremo vino”. — Ger. 35:1-10.

      18 Anche se il loro antenato era morto da molto tempo, per i recabiti era importante ubbidirgli. I veri adoratori dovrebbero ubbidire in modo ancora più scrupoloso ai comandi dell’Iddio vivente. Geova fu colpito dalla fermezza con cui i recabiti ubbidivano, in stridente contrasto con gli ebrei disubbidienti. Così promise loro che li avrebbe protetti dall’imminente calamità. Volendo trarne una lezione, non è ragionevole concludere che chi ubbidisce strettamente a Geova può essere certo della sua protezione durante la grande tribolazione? — Leggi Geremia 35:19.

      Illustrazione a pagina 77

      Perché il pentimento in relazione a peccati gravi è un aspetto importante dell’ubbidienza? In che modo l’ubbidienza ci aiuta a evitare di doverci pentire?

      GEOVA NON ABBANDONA CHI GLI UBBIDISCE

      19. In che modo Dio protegge chi gli ubbidisce?

      19 Geova Dio non ha smesso di avere tenera cura dei suoi servitori. Anche oggi protegge dai pericoli spirituali chi gli ubbidisce. Come nell’antichità una città era protetta dagli attacchi grazie alle sue alte mura, la legge di Dio protegge chi la studia e la mette sempre in pratica. Rimarremo all’interno delle mura protettive che Dio ha posto con le sue norme morali? Possiamo essere certi che se lo faremo le cose ci andranno bene. (Ger. 7:23) Molte esperienze lo dimostrano. — Vedi il riquadro “L’ubbidienza a Geova ci protegge”, a pagina 78.

      20, 21. (a) Di cosa possiamo essere certi se serviamo Geova? (b) Come reagì il re Ioiachim al messaggio che Dio gli diede per mezzo di Geremia?

      20 Può essere difficile servire Dio a causa dell’opposizione, a prescindere dal fatto che sorga in famiglia, sul posto di lavoro o a scuola, o che a opporsi siano le autorità. Possiamo però essere certi che se gli ubbidiamo strettamente e in ogni situazione, Geova rimarrà al nostro fianco anche nel più complesso dei frangenti. Non dimentichiamo: Geremia avrebbe incontrato aspra opposizione, ma Geova promise di sostenerlo, e mantenne la promessa. (Leggi Geremia 1:17-19). Uno degli avvenimenti in relazione al quale fu evidente il sostegno divino ebbe luogo al tempo del re Ioiachim.

      21 Pochi governanti di Israele si opposero ai portavoce di Dio con l’accanimento di Ioiachim. Prendiamo il caso di Urija, un profeta contemporaneo di Geremia. Il malvagio re Ioiachim lo fece inseguire oltre i confini nazionali. Quando quel profeta di Geova fu riportato in patria, il re lo fece uccidere. (Ger. 26:20-23) Nel quarto anno del regno di Ioiachim, Geova comandò a Geremia di scrivere tutto quello che Lui gli aveva dichiarato fino ad allora e poi di leggere ad alta voce i suoi scritti nel tempio. Ioiachim riuscì ad avere il rotolo di Geremia e se lo fece leggere da un funzionario di corte. Durante la lettura, il re fece a pezzi il documento e lo gettò nel fuoco, anche se alcuni principi lo imploravano di non farlo. Poi inviò degli uomini ad arrestare Geremia e Baruc. Che accadde? “Geova li tenne nascosti”. (Ger. 36:1-6; leggi Geremia 36:21-26). Non permise a Ioiachim di fare del male a quei due uomini fedeli.

      L’UBBIDIENZA A GEOVA CI PROTEGGE

      L’ubbidienza a Geova ha recato grandi benefìci a un giovane Testimone della Spagna. Egli scrive: “A scuola una ragazza mi chiese un appuntamento. Era molto carina, ma io sapevo che uscire con qualcuno che non ama Geova è pericoloso.

      “Più o meno in quel periodo i compagni di classe insistevano che partecipassi alla festa di fine anno. Quando spiegai loro le ragioni scritturali per cui non ci sarei andato, mi insultarono e mi fecero sentire un emarginato. Parlai della cosa con un anziano della mia congregazione, che mi chiese: ‘Una persona che non rispetta le tue decisioni e i tuoi valori morali può essere un vero amico per te?’ Quelle parole mi rafforzarono e mi aiutarono a resistere alle pressioni dei compagni di classe.

      “Sono così felice di averlo fatto. Durante quella festa una ragazza fu stuprata. La stessa sera, tre dei miei compagni di classe rimasero gravemente feriti in un incidente stradale dovuto al fatto che chi era alla guida aveva bevuto. Se fossi andato alla festa, forse in quella macchina ci sarei stato anch’io. Ringrazio Geova di avermi dato la forza di ubbidirgli nonostante le pressioni dei compagni di scuola”.

      22, 23. Cosa ci insegna in merito al sostegno divino l’esperienza di una Testimone dell’Asia centrale?

      22 Se lo ritiene opportuno, anche oggi Geova può nascondere i suoi servitori dai pericoli. Più spesso però dà loro il coraggio e la sapienza necessari per continuare a predicare la buona notizia. Prendete il caso di una sorella che chiameremo Gulistan. Questa madre sola con quattro figli ha ricevuto il sostegno di Geova. Per un periodo è stata l’unica Testimone di un’estesa area dell’Asia centrale in cui le autorità si oppongono alla predicazione del Regno. La congregazione più vicina dista più di 400 chilometri, quindi raramente Gulistan può godere della compagnia di cristiani maturi. Nonostante l’opposizione e altri problemi, predica di casa in casa e trova molte persone che mostrano interesse. Un rapporto recente indicava che era arrivata a studiare la Bibbia anche con 20 persone e si prendeva cura di un gruppo sempre più nutrito di pecore di Geova.

      23 Nello stesso modo in cui ha agito con Geremia e con Testimoni come Gulistan, Dio è pronto ad aiutare noi e tutti quelli che lo servono con ubbidienza. Siamo quindi risoluti a ubbidire a lui quale Governante anziché agli uomini. Così l’opposizione e altri ostacoli non ci impediranno di lodare pubblicamente il solo vero Dio nel territorio. — Ger. 15:20, 21.

      24. Quali benefìci ci reca ora l’ubbidienza?

      24 Non si possono provare vera gioia e soddisfazione vivendo in modo indipendente dal Creatore. (Ger. 10:23) Dopo aver studiato quello che Geremia scrisse in merito all’ubbidienza, riuscite a scorgere dei modi in cui potete permettere a Geova di dirigere più pienamente i vostri passi? I suoi comandi costituiscono l’unica guida in grado di dare agli esseri umani felicità e appagamento in misura completa. “Ubbidite alla mia voce”, ci esorta Geova, “affinché vi vada bene”. — Ger. 7:23.

      In che modo ciò che impariamo sull’ubbidienza dal libro di Geremia può influire sulla nostra relazione con Dio?

      a Qui Geova si stava rivolgendo al regno settentrionale di Israele. Quando Geremia espose loro questo messaggio, gli abitanti del regno delle dieci tribù erano in esilio da un centinaio d’anni. Geremia sapeva che la nazione non si era ancora pentita. (2 Re 17:16-18, 24, 34, 35) Ciò nonostante, singoli israeliti potevano riottenere il favore divino e anche tornare dall’esilio.

  • “Certamente sazierò ogni anima che langue”
    Dio ci parla per mezzo di Geremia
    • CAPITOLO SETTE

      “Certamente sazierò ogni anima che langue”

      1. Quale benedizione non vediamo l’ora di ricevere nel nuovo mondo?

      “IL NUOVO MONDO”. Queste parole non vi fanno pensare ad alcune delle benedizioni predette che vedremo in modo tangibile? Magari ci vengono in mente la perfezione fisica, il cibo sano e abbondante, gli animali pacifici o il fatto che tutti avremo una casa. Forse riusciamo anche a menzionare i versetti biblici sui quali si basano queste speranze. Non dimentichiamo però un’altra benedizione: la salute perfetta sul piano emotivo e spirituale. Senza di essa tutte le altre ragioni per essere felici verrebbero meno.

      2, 3. Grazie agli scritti di Geremia, quale speciale benedizione possiamo sperare di ricevere?

      2 Quando fece predire da Geremia che gli ebrei sarebbero tornati da Babilonia, Dio diede risalto ai sentimenti che il popolo avrebbe provato: “Ti adornerai ancora con i tuoi tamburelli e realmente uscirai nella danza di quelli che ridono”. (Leggi Geremia 30:18, 19; 31:4, 12-14). Dio aggiunse qualcosa che forse troveremo toccante: “Certamente saturerò l’anima stanca, e certamente sazierò ogni anima che langue”. La versione della CEI (ed. 1988) rende in questo modo la promessa divina: “Ristorerò copiosamente l’anima stanca e sazierò ogni anima che languisce”. — Ger. 31:25.

      3 Che prospettiva meravigliosa! Geova disse che avrebbe saziato, o soddisfatto pienamente, chi era stanco o scoraggiato. E Dio mantiene sempre le sue promesse. Grazie agli scritti di Geremia anche noi possiamo confidare che saremo saziati. Ma soprattutto, quegli scritti ci fanno capire come, fin d’ora, possiamo sentirci incoraggiati ed essere ottimisti. Inoltre illustrano alcuni modi concreti in cui possiamo incoraggiare altri, aiutandoli a saziare la propria anima stanca.

      4. Perché possiamo comprendere i sentimenti di Geremia?

      4 Quella promessa fu confortante per Geremia e può esserlo anche per noi. Perché? Ricordate cosa abbiamo detto nel capitolo 1 di questa pubblicazione? Geremia, proprio come Elia, era “un uomo con sentimenti simili ai nostri”. (Giac. 5:17) Soffermiamoci su alcune delle ragioni per cui, a volte, Geremia poteva sentirsi scoraggiato, o perfino un po’ depresso. Nel farlo, immaginiamo come ci sentiremmo noi se ci trovassimo in situazioni simili e pensiamo anche al motivo per cui in certe circostanze potremmo scoraggiarci. — Rom. 15:4.

      5. Quale poteva essere una causa di scoraggiamento per Geremia?

      5 Una causa di scoraggiamento per Geremia poteva essere legata alla gente del luogo in cui era cresciuto, Anatot. Quella città levitica si trovava pochi chilometri a nord-est di Gerusalemme. Il profeta avrà avuto conoscenti e forse anche parenti ad Anatot. Gesù disse che un profeta non ha onore nel proprio paese, e Geremia non fece eccezione. (Giov. 4:44) La gente di Anatot non si limitò a disinteressarsi di Geremia o a mancargli di rispetto. A un certo punto Dio disse che “gli uomini di Anatot” stavano ‘cercando l’anima di Geremia’. Con spirito bellicoso dichiararono: “Non devi profetizzare nel nome di Geova, affinché tu non muoia per nostra mano”. Che terribile minaccia, e per di più da parte di conoscenti, e forse parenti, che avrebbero dovuto stare dalla sua parte. — Ger. 1:1; 11:21.

      Illustrazione a pagina 83

      6. Se i colleghi o altri ci fanno opposizione, cosa possiamo imparare da quello che accadde a Geremia in relazione agli “uomini di Anatot”?

      6 Se vicini, compagni di scuola, colleghi o perfino familiari fanno pressioni su di noi, possiamo trarre conforto dal modo in cui Geova agì con Geremia. All’epoca Dio disse che avrebbe ‘rivolto la sua attenzione’ agli abitanti di Anatot che si opponevano al profeta. (Leggi Geremia 11:22, 23). Rassicurato da Dio, Geremia riuscì senz’altro a vincere lo scoraggiamento che poteva provare a causa dell’opposizione. In seguito Dio avrebbe rivolto la sua attenzione recando “la calamità sugli uomini di Anatot”, e in effetti le cose andarono così. Ci rassicura sapere che anche nel nostro caso Geova ‘rivolge la sua attenzione’, osservando attentamente ogni cosa. (Sal. 11:4; 66:7) ‘Attenendoci’ agli insegnamenti biblici e facendo ciò che è giusto potremmo pure aiutare alcuni dei nostri oppositori a sfuggire alla calamità altrimenti inevitabile. — 1 Tim. 4:16.

      In che modo il libro di Geremia ci aiuta a capire che Dio ha a cuore i sentimenti dei suoi servitori, e perché questo sarà stato d’aiuto al profeta?

      AZIONI CHE POSSONO SCORAGGIARE

      7, 8. Quali violenze subì Geremia, e come influirono su di lui?

      7 Geremia affrontò ben più che le minacce rivolte dagli uomini della sua città. Una volta dovette vedersela con un personaggio preminente di Gerusalemme, il sacerdote Pasur.a Udita la profezia divina, “Pasur colpì Geremia il profeta e lo mise nei ceppi”. (Ger. 20:1, 2) Queste parole probabilmente non si riferiscono a un semplice schiaffo. Alcuni hanno concluso che Pasur facesse battere o fustigare Geremia, a cui furono inflitti fino a 40 colpi. (Deut. 25:3) Mentre Geremia soffriva sul piano fisico, forse la gente si prendeva gioco di lui e lo insultava, e qualcuno gli avrà perfino sputato. Ma non era finita lì: Pasur lo fece mettere per una notte “nei ceppi”. La parola ebraica usata qui suggerisce l’idea che il suo corpo dovesse rimanere contorto e piegato. Geremia venne immobilizzato in una struttura di legno, costretto con crudeltà a passare una notte di sofferenze.

      8 Come influì questo trattamento su Geremia? Egli disse a Dio: “Divenni oggetto di derisione tutto il giorno”. (Ger. 20:3-7) Pensò addirittura di smettere di proclamare i messaggi di Dio. Sappiamo però che Geremia non poteva fare una cosa simile, e non la fece. Piuttosto, il messaggio divino che era stato incaricato di proclamare divenne “come un fuoco ardente chiuso nelle [sue] ossa”: Geremia doveva parlare per conto di Geova. — Leggi Geremia 20:8, 9.

      Illustrazione alle pagine 84 e 85

      9. Perché ci è utile riflettere su quello che accadde a Geremia?

      9 Questo racconto ci può essere di aiuto se dobbiamo sopportare gli scherni di persone che conosciamo, siano esse parenti, vicini, colleghi o compagni di scuola. Non dovremmo sorprenderci se, a volte, a causa di tale opposizione siamo un po’ scoraggiati. Questo può accadere anche quando subiamo maltrattamenti fisici dovuti al fatto che seguiamo la vera religione. Geremia era imperfetto e quel trattamento influì su di lui: c’è da stupirsi se anche noi proviamo gli stessi sentimenti? Non dobbiamo però dimenticare che, con l’aiuto di Dio, Geremia ritrovò la gioia e la fiducia. Non rimase eternamente scoraggiato, e lo stesso deve valere per noi. — 2 Cor. 4:16-18.

      10. Cosa lascia intendere la Bibbia riguardo all’emotività di Geremia?

      10 A volte Geremia aveva sbalzi d’umore, anche notevoli. È capitato anche a voi di provare qualcosa di simile? Forse siete passati dall’allegria e la positività alla tristezza e alla malinconia. Notate i sentimenti positivi espressi dal profeta in Geremia 20:12, 13. (Leggi). Dopo tutto quello che gli aveva fatto passare Pasur, Geremia esultò, sentendosi come un povero liberato “dalla mano dei malfattori”. Anche noi potremmo avere voglia di esultare, tanto da cantare a Geova, magari dopo essere stati in qualche modo liberati, o per via di un evento felice avvenuto in relazione alla nostra vita o al nostro servizio cristiano. Che bello sentirsi così! — Atti 16:25, 26.

      Illustrazione a pagina 86

      In che modo opposizione o scherni potrebbero influire sui nostri sentimenti?

      11. Se siamo soggetti a sbalzi d’umore, cosa dovremmo ricordare riguardo a Geremia?

      11 Purtroppo, dal momento che siamo imperfetti, il nostro umore può cambiare, come avvenne a Geremia. Aveva appena esclamato: “Cantate a Geova!”, quando piombò nella disperazione e forse si abbandonò al pianto. (Leggi Geremia 20:14-16). Era così abbattuto da chiedersi che senso avesse la sua esistenza! In quello stato depressivo, disse che l’uomo che aveva annunciato la sua nascita era riprovevole come Sodoma e Gomorra. Ma il punto è: Geremia continuò a disperarsi? Smise di lottare lasciandosi inghiottire dallo sconforto? No. Piuttosto si sarà impegnato per vincerlo, e ce la fece. Considerate, in base a come è organizzato il libro di Geremia, cosa accadde dopo. L’altro Pasur, il principe, interrogò Geremia per conto del re Sedechia in merito all’assedio di Gerusalemme da parte dei babilonesi. Geremia non si fece intimorire e dichiarò con coraggio il giudizio di Geova e l’esito della faccenda. (Ger. 21:1-7) Non ci sono dubbi: Geremia assolveva ancora attivamente l’incarico di profeta.

      12, 13. Cosa possiamo fare se siamo soggetti a sbalzi d’umore?

      12 Anche oggi alcuni servitori di Dio sono soggetti a sbalzi d’umore. Le ragioni possono essere fisiche: uno scompenso ormonale o uno squilibrio biochimico. Un medico qualificato potrebbe dare qualche suggerimento per attenuare l’intensità di questi alti e bassi. (Luca 5:31) Nel caso della maggioranza di noi, però, non c’è niente di eccessivo o di anomalo nell’euforia o nella tristezza che a volte proviamo. Di solito i sentimenti negativi fanno parte della nostra natura imperfetta. Possono essere conseguenza della stanchezza o della perdita di una persona cara. Se ci troviamo in una situazione del genere, possiamo ricordare che anche Geremia a volte aveva sbalzi d’umore, ma non perse il favore di Dio. Per affrontare il problema forse dobbiamo modificare il nostro programma in modo da concederci più riposo. Magari abbiamo bisogno solo di tempo, così da riprenderci da un dolore straziante. È però fondamentale che continuiamo a frequentare le adunanze cristiane e a partecipare regolarmente alle attività teocratiche. Questi sono elementi basilari per mantenere l’equilibrio e provare gioia nel sacro servizio. — Matt. 5:3; Rom. 12:10-12.

      13 Sia che ci capiti sporadicamente di essere scoraggiati o che siamo soggetti a sbalzi d’umore, l’esperienza di Geremia può darci conforto. Come abbiamo detto, a volte si sentiva molto giù. Ciò nonostante, non permise che lo scoraggiamento lo allontanasse dall’Iddio che amava e che serviva con fedeltà. Quando gli oppositori ricambiavano il bene che lui faceva con il male, Geremia si rivolgeva a Geova e confidava in lui. (Ger. 18:19, 20, 23) Facciamo tutto il possibile, quindi, per imitarlo. — Lam. 3:55-57.

      Se a volte ci sentiamo scoraggiati o tristi, come possiamo applicare quello che leggiamo nel libro di Geremia?

      RISTOREREMO LE ANIME STANCHE?

      14. In che modo particolare ricevette incoraggiamento Geremia?

      14 È utile che ci soffermiamo su come Geremia fu incoraggiato e su come, a sua volta, incoraggiò le ‘anime stanche’. (Ger. 31:25) Il profeta ricevette incoraggiamento in modo particolare da Geova. Pensate a quanto sarebbe edificante se Geova ci dicesse: “In quanto a me, ecco, ti ho reso oggi una città fortificata . . . di sicuro combatteranno contro di te, ma non prevarranno contro di te, poiché ‘io sono con te’, è l’espressione di Geova, ‘per liberarti’”. (Ger. 1:18, 19) Appropriatamente Geremia si rivolse a Geova definendolo “mia forza e mia fortezza, e mio luogo di rifugio nel giorno dell’angustia”. — Ger. 16:19.

      15, 16. Cosa impariamo, in relazione all’incoraggiare altri, dal modo in cui Geova incoraggiò Geremia?

      15 Fatto interessante, Geova disse a Geremia: “Io sono con te”. Possiamo imparare qualcosa da questo in relazione a come dare incoraggiamento a chi ne ha bisogno? Un conto è accorgersi che un compagno di fede, o forse un parente, è in questa situazione; soddisfare le sue necessità è però un altro paio di maniche. Spesso la cosa migliore da fare è proprio quella che Dio fece con Geremia: semplicemente stare con chi è afflitto. Poi, al momento opportuno, possiamo dirgli qualcosa di incoraggiante, ma senza inondarlo di parole. Poche frasi, ma scelte per rassicurare ed edificare, sono la cosa migliore. Non c’è bisogno di ricorrere a un linguaggio forbito. Vorremo usare parole semplici, ma che trasmettano interesse, cura e affetto cristiano. Parole del genere possono fare molto bene. — Leggi Proverbi 25:11.

      16 Geremia chiese: “O Geova, ricordati di me e rivolgimi l’attenzione”. Che accadde poi? Il profeta racconta: “Si trovarono le tue parole, e le mangiavo; e la tua parola diviene per me l’esultanza e l’allegrezza del mio cuore”. (Ger. 15:15, 16) Allo stesso modo la persona che vogliamo incoraggiare potrebbe aver bisogno di amorevoli attenzioni. Certo, non riusciremo mai a esprimerci in modo sublime come Geova Dio. Nelle nostre parole possiamo però includere alcuni dei suoi pensieri. Tali espressioni sincere, sentite e scritturali possono davvero far rallegrare il cuore di chi è scoraggiato. — Leggi Geremia 17:7, 8.

      17. Quale lezione importante possiamo trarre dal modo in cui Geremia si comportò con Sedechia e Ioanan?

      17 È degno di nota che oltre a ricevere incoraggiamento da Dio, Geremia incoraggiò altri. In che modo? In una circostanza il re Sedechia disse a Geremia che temeva gli ebrei passati dalla parte dei babilonesi. Allora il profeta rivolse al re parole incoraggianti, esortandolo a ubbidire a Geova se voleva che le cose andassero a finire bene. (Ger. 38:19, 20) Dopo la caduta di Gerusalemme, in patria era rimasto solo uno sparuto gruppo di ebrei. Il loro capo militare, Ioanan, valutò la possibilità di condurli in Egitto. Prima consultò Geremia, il quale ascoltò Ioanan e poi si rivolse a Geova in preghiera. Quindi trasmise l’incoraggiante risposta di Geova e indicò che sarebbe andato tutto bene se avessero seguito le istruzioni divine e fossero rimasti in patria. (Ger. 42:1-12) In entrambi i casi Geremia fu pronto ad ascoltare prima di parlare. Se vogliamo incoraggiare altri è fondamentale che li ascoltiamo. Lasciamo che chi è afflitto apra il cuore. Ascoltiamo le sue preoccupazioni e i suoi timori e, quando è opportuno, offriamo parole di incoraggiamento. Forse non avremo rivelazioni divine da trasmettere a chi ha bisogno di tirarsi su, ma possiamo sempre menzionare pensieri positivi tratti dalla Parola di Dio, pensieri incentrati su quello che ci riserva il futuro. — Ger. 31:7-14.

      Illustrazione a pagina 91

      18, 19. Quali esempi traiamo, in quanto all’incoraggiare altri, dagli episodi legati ai recabiti e a Ebed-Melec?

      18 Sedechia e Ioanan non accettarono il consiglio e l’incoraggiamento trasmessi da Geremia, così come alcuni oggi non reagiscono bene quando a consigliare e incoraggiare siamo noi. Non lasciamo che questo ci abbatta. Altri reagirono bene all’incoraggiamento offerto da Geremia, e lo stesso accadrà in molti casi a noi. Pensate ai recabiti, un gruppo di cheniti che per molti anni furono legati agli ebrei. Tra i comandi che avevano ricevuto dal loro antenato Gionadab c’era quello che imponeva di non bere vino, visto che erano residenti forestieri. Durante l’attacco babilonese Geremia condusse i recabiti in una sala da pranzo del tempio. Seguendo le istruzioni divine, Geremia offrì loro del vino. Rispettosi verso il loro antenato e in aperto contrasto con gli israeliti sleali, i recabiti non disubbidirono e rifiutarono di bere vino. (Ger. 35:3-10) Per mezzo di Geremia, Geova li lodò e fece loro una bella promessa per il futuro. (Leggi Geremia 35:14, 17-19). Ecco un esempio che possiamo imitare quando diamo incoraggiamento: se è possibile esprimiamo lodi sincere.

      19 Geremia si comportò nello stesso modo con Ebed-Melec, un etiope che a quanto pare serviva come funzionario di corte presso il re Sedechia. I principi di Giuda avevano ingiustamente gettato Geremia in una cisterna fangosa perché vi morisse. Ebed-Melec si appellò al re chiedendo che l’autorizzasse a salvare il profeta. Quell’uomo, che era straniero, agì pur sapendo di rischiare violenta opposizione. (Ger. 38:7-13) È probabile che, avendo perso il favore dei principi di Giuda, Ebed-Melec temesse per il proprio futuro. Geremia non rimase in silenzio, limitandosi a sperare che Ebed-Melec ce la facesse da solo. Parlò, trasmettendo parole incoraggianti riguardo alle benedizioni che Dio aveva in serbo per Ebed-Melec. — Ger. 39:15-18.

      20. Quale desiderio dovremmo avere in relazione ai nostri fratelli, giovani e meno giovani?

      20 Leggendo il libro di Geremia, possiamo davvero trarre eccellenti esempi che aiutano ognuno di noi a seguire l’esortazione che Paolo trasmise ai nostri fratelli di Tessalonica: “Continuate a confortarvi gli uni gli altri e a edificarvi gli uni gli altri . . . L’immeritata benignità del nostro Signore Gesù Cristo sia con voi”. — 1 Tess. 5:11, 28.

      Mentre ci sforziamo di incoraggiare le anime stanche, quali aspetti tratti da Geremia potremmo applicare?

      a Durante il regno di Sedechia ci fu un altro Pasur, un principe, che chiese al re di far mettere a morte Geremia. — Ger. 38:1-5.

  • ‘Continuerete a vivere’, come Geremia?
    Dio ci parla per mezzo di Geremia
    • CAPITOLO OTTO

      ‘Continuerete a vivere’, come Geremia?

      1, 2. Perché è logico preoccuparsi del benessere sia dei singoli individui che delle famiglie?

      DOPO aver esortato gli israeliti a scegliere chi volevano servire, Giosuè disse: “In quanto a me e alla mia casa, serviremo Geova”. (Gios. 24:15) Giosuè era deciso a rimanere leale a Dio, ed era sicuro che anche la sua famiglia avrebbe fatto altrettanto. Molto tempo dopo, mentre si avvicinava la distruzione di Gerusalemme, Geremia disse al re Sedechia che se si fosse arreso ai babilonesi ‘lui stesso e la sua casa certamente avrebbero continuato a vivere’. (Ger. 38:17) Il re prese la decisione sbagliata e ne pagò le conseguenze, insieme alle mogli e ai figli. Questi ultimi furono uccisi sotto i suoi occhi, e poi il re fu accecato e portato in cattività a Babilonia. — Ger. 38:18-23; 39:6, 7.

      2 Nei due passaggi riportati in corsivo si parla prima di tutto di una persona, ma poi si menziona anche la sua famiglia. Questo è logico. Ogni adulto è responsabile dinanzi a Dio. Ma è anche vero che la maggior parte degli israeliti aveva una famiglia. Anche per i cristiani la famiglia è importante. Lo comprendiamo da quello che leggiamo nella Bibbia e che consideriamo alle adunanze cristiane in relazione al matrimonio, all’educazione dei figli e al rispetto per i familiari. — 1 Cor. 7:36-39; 1 Tim. 5:8.

      UN COMANDO INSOLITO

      3, 4. In che modo la situazione di Geremia era diversa da quella della maggioranza, ma perché questo non fu un male per lui?

      3 Ai suoi giorni Geremia fu tra quelli che ‘continuarono a vivere’. Sopravvisse alla distruzione di Gerusalemme, anche se la sua situazione era diversa da quella della maggioranza. (Ger. 21:9; 40:1-4) Dio gli aveva detto di non sposarsi, di non avere figli e di non lasciarsi coinvolgere nelle normali attività svolte dagli ebrei a quel tempo. — Leggi Geremia 16:1-4.

      4 Nel contesto storico e culturale in cui visse Geremia era normale sposarsi e avere figli. Era quello che faceva la maggioranza degli uomini in Israele, conservando così la terra lasciata in eredità dagli antenati alla propria famiglia e tribù.a (Deut. 7:14) Perché Geremia non fece come gli altri? Visto quello che stava per accadere, Dio gli disse di non partecipare alle normali occasioni in cui ci si addolorava o ci si rallegrava. Non doveva confortare quelli che facevano cordoglio, né mangiare con loro dopo un funerale; non doveva neanche assistere ai gioiosi matrimoni ebraici. Presto i festeggiamenti e l’allegrezza sarebbero terminati. (Ger. 7:33; 16:5-9) Con la sua condotta Geremia diede credibilità al suo messaggio e mise in risalto la tragicità del giudizio che stava per abbattersi. Alla fine la calamità arrivò. Riuscite a immaginare i sentimenti di coloro che si ridussero a compiere atti di cannibalismo, o che dovettero vedere i corpi dei propri cari diventare carne di cui nutrirsi? (Leggi Geremia 14:16; Lam. 2:20). Non c’era quindi da compatire Geremia per il fatto che non fosse sposato. I 18 mesi di assedio e la carneficina che ne seguì cancellarono intere famiglie, ma Geremia si risparmiò il dolore di veder morire un coniuge o dei figli.

      5. Come influiscono sui cristiani le istruzioni riportate in Geremia 16:5-9?

      5 Dovremmo concludere, però, che Geremia 16:5-9 si applichi a noi? No. I cristiani sono esortati a “confortare quelli che sono in qualunque sorta di tribolazione” e a ‘rallegrarsi con quelli che si rallegrano’. (2 Cor. 1:4; Rom. 12:15) Gesù assisté a un matrimonio e contribuì all’allegria dell’occasione. Ciò nondimeno quello che sta per accadere a questo sistema di cose malvagio è terribile. I cristiani potrebbero anche dover affrontare difficoltà e privazioni. Gesù mise in risalto l’importanza di essere pronti a fare tutto il necessario per perseverare e rimanere fedeli, come fecero i nostri compagni di fede che nel I secolo fuggirono dalla Giudea. Quindi decisioni come quella di rimanere single, sposarsi o mettere su famiglia meritano attenta considerazione. — Leggi Matteo 24:17, 18.

      Illustrazione a pagina 94

      6. Per chi può essere utile riflettere sulle istruzioni che Dio diede a Geremia?

      6 Cosa possiamo imparare dal comando che Dio diede a Geremia di non sposarsi e non avere figli? Oggi alcuni cristiani leali sono single o non hanno figli. Cosa possono imparare da Geremia? E perché anche i cristiani sposati o che hanno figli dovrebbero riflettere su questo aspetto della vita di Geremia?

      7. Perché il fatto che Geremia non avesse figli merita considerazione?

      7 Soffermiamoci su un primo aspetto: Geremia non doveva avere figli. Gesù non comandò ai suoi seguaci di astenersi dal mettere al mondo dei figli. È degno di nota, però, che predicesse “guai” per le donne incinte e per quelle che avrebbero allattato quando, dal 66 al 70 E.V., la tribolazione si sarebbe abbattuta su Gerusalemme. Nelle loro condizioni quel periodo sarebbe stato particolarmente difficile. (Matt. 24:19) Dinanzi a noi c’è una tribolazione ancora più grande. Chi sta valutando se avere figli dovrebbe riflettere seriamente su questo. Non siete d’accordo che i tempi in cui viviamo si stanno facendo sempre più difficili? Ci sono genitori che hanno ammesso quanto sia stato complicato tirare su dei figli in modo che possano ‘continuare a vivere’ e superare la fine di questo sistema. Ogni coppia deve decidere autonomamente se avere figli, ma l’esempio di Geremia merita considerazione in proposito. Che dire però del comando divino di non sposarsi?

      Quale comando insolito ricevette Geremia, e su cosa dovrebbe indurci a riflettere questo?

      IMPARIAMO DAL FATTO CHE GEREMIA NON SI SPOSÒ

      8. Perché possiamo dire che non occorre essere sposati per avere l’approvazione di Dio?

      8 Dicendo a Geremia di non sposarsi, Dio non stabilì una norma vincolante per tutti i suoi servitori. Il matrimonio è una cosa bella. Fu Geova a istituirlo per popolare la terra e perché fosse fonte di grande soddisfazione e gioia. (Prov. 5:18) Al tempo in cui Geremia profetizzava, però, non tutti erano sposati. Forse c’erano degli eunuchi che si associavano con il popolo di Dio.b Inoltre c’erano sicuramente vedovi e vedove. Geremia non era quindi l’unico vero adoratore a non avere un coniuge. Naturalmente c’era una ragione se lui non era sposato, e lo stesso vale per alcuni cristiani dei nostri giorni.

      9. Su quale consiglio ispirato in relazione al matrimonio dovremmo riflettere seriamente?

      9 Molti cristiani si sposano, ma non tutti. Sappiamo che Gesù non era sposato, e disse che alcuni suoi discepoli avrebbero avuto il dono di “far posto” nella mente e nel cuore al celibato. Esortò chi poteva a prendere questa decisione. (Leggi Matteo 19:11, 12). È quindi giusto lodare, e non punzecchiare, chi non si sposa per impegnarsi di più nel sacro servizio. Naturalmente alcuni cristiani rimangono single, almeno per un certo periodo, a motivo delle circostanze. Forse non hanno trovato un coniuge cristiano adatto a loro e, lodevolmente, sono decisi a rispettare la norma divina di sposarsi “solo nel Signore”. (1 Cor. 7:39) E com’è ovvio ci sono servitori di Dio che sono soli perché vedovi o vedove.c Non dovrebbero mai dimenticare che Dio, così come Gesù, ha sempre avuto a cuore chi non è sposato. — Ger. 22:3; leggi 1 Corinti 7:8, 9.

      10, 11. (a) Cosa aiutò Geremia a essere felice pur non essendo sposato? (b) In che modo le esperienze dei nostri giorni dimostrano che si può avere una vita soddisfacente pur non essendo sposati?

      10 Di conseguenza, anche se continuava a rimanere solo, Geremia poteva rivolgersi a Dio per avere sostegno. In che modo? Ricorderemo che provava diletto nella parola di Geova. Questa sarà stata fonte di forza e l’avrà rassicurato nel corso dei decenni in cui si concentrò sul suo compito di ministro incaricato da Dio. Inoltre evitò accuratamente la compagnia di coloro che potevano metterlo in ridicolo perché non era sposato. Preferì ‘sedersi tutto solo’ piuttosto che stare insieme a persone del genere. — Leggi Geremia 15:17.

      11 Molti cristiani non sposati, uomini e donne, giovani e meno giovani, seguono il buon esempio di Geremia. Le esperienze indicano che essere pienamente impegnati nel sacro servizio, partecipando in larga misura a significative attività spirituali, è di grande aiuto per loro. Per esempio una sorella che serve in una congregazione di lingua cinese osserva: “Il servizio di pioniere dà un senso alla mia vita. Visto che non sono sposata, avere una vita piena e attiva mi aiuta a evitare la solitudine. Alla fine di ogni giorno mi sento soddisfatta perché vedo che il mio ministero aiuta davvero le persone. Questo mi dà grande gioia”. Una pioniera trentottenne dice: “Penso che il segreto della felicità stia nel saper apprezzare gli aspetti positivi della situazione in cui ci si trova, qualunque essa sia”. Una sorella non sposata che vive nell’Europa meridionale ha osservato schiettamente: “Forse la mia vita non è esattamente come avrei voluto, ma sono felice e continuerò ad esserlo”.

      Illustrazione a pagina 97

      12, 13. (a) Qual è un concetto realistico del celibato e del matrimonio? (b) Cosa fanno capire riguardo al celibato la vita e i consigli di Paolo?

      12 Sarà capitato anche a Geremia di pensare che la sua vita non era andata esattamente come immaginava da giovane? In tal caso avrà ragionato con saggezza che lo stesso si poteva dire anche di molti che erano sposati e avevano figli. Una pioniera che vive in Spagna esprime questo pensiero: “Conosco persone sposate che sono felici e altre che sono infelici. Questo mi convince che la mia felicità non dipende dal fatto che mi sposi o meno”. Senza dubbio l’esperienza di Geremia, come quella di migliaia di altri, dimostra che è possibile avere una vita piena, soddisfacente e felice pur non essendo sposati. Ne abbiamo ulteriore conferma nelle parole dell’apostolo Paolo, che scrisse: “Dico a quelli non sposati e alle vedove: È bene per loro che rimangano come sono anch’io”. (1 Cor. 7:8) Forse Paolo era vedovo. In ogni caso nel periodo in cui si impegnò così pienamente nel servizio missionario non aveva un coniuge. (1 Cor. 9:5) Non è ragionevole concludere che questo fosse un vantaggio per lui? Nel suo caso significò “costante assiduità verso il Signore senza distrazione”, cioè gli permise di fare del bene in molti modi. — 1 Cor. 7:35.

      “I momenti in cui sono sola sono tra i più preziosi per me. Posso pregare Geova sentendomi vicina a lui. Ho anche la possibilità di meditare e studiare senza distrazioni. . . . Essere single ha contribuito molto alla mia gioia”. — Babette

      13 Paolo fu ispirato ad aggiungere: “Quelli che si sposano avranno tribolazione nella loro carne”. Dio gli fece mettere per iscritto questa profonda verità: “Se . . . qualcuno è fermo nel suo cuore . . . di mantenere la propria verginità, farà bene. Quindi anche chi dà la sua verginità in matrimonio fa bene, ma chi non la dà in matrimonio fa meglio”. (1 Cor. 7:28, 37, 38) Geremia non lesse mai queste parole, ma con la condotta che mantenne nel corso di decenni dimostrò che essere single non impedisce di avere una vita soddisfacente nel servizio di Dio. Anzi, può contribuire in modo notevole a rendere l’esistenza davvero significativa, incentrata sulla vera adorazione. Il re Sedechia era sposato, ma non seguì i consigli di Geremia e non ‘continuò a vivere’; il profeta, pur non essendo sposato, condusse una vita che gli permise di avere un destino diverso.

      Cosa possiamo imparare dal fatto che Geremia rimase per decenni senza sposarsi?

      RISTORATE E SIATE RISTORATI

      14. Quale aspetto è messo in risalto dall’amicizia tra Paolo e la famiglia di Aquila?

      14 Come abbiamo detto, ai giorni di Geremia la maggior parte delle persone si sposava e aveva una famiglia. Era così anche al tempo di Paolo. Indubbiamente molte famiglie cristiane non potevano intraprendere il servizio all’estero come lui, ma potevano fare molto anche a livello locale. Ad esempio potevano essere una benedizione per i fratelli e le sorelle non sposati. Ricordiamo che quando Paolo arrivò a Corinto, Aquila e Priscilla lo accolsero in casa propria e gli permisero di lavorare con loro. Ma non si limitarono a quello. L’amicizia offerta dalla famiglia di Aquila sarà stata senza dubbio di ristoro per Paolo. Pensiamo ai momenti piacevoli passati insieme in occasione dei pasti, o alla calorosa compagnia di cui godevano in altre circostanze. Che dire di Geremia? Avrà potuto contare su compagnie simili? È vero che non essendo sposato poteva concentrarsi sul sacro servizio, ma questo non vuol dire che fosse un eremita. Avrà potuto godere della calorosa compagnia di famiglie di devoti servitori di Dio, tra cui forse Baruc, Ebed-Melec e altri. — Rom. 16:3; leggi Atti 18:1-3.

      15. In che modo le famiglie cristiane possono essere di grande aiuto per chi non ha un coniuge?

      15 Anche oggi i cristiani single possono contare su calorose amicizie, come quella offerta a Paolo dalla famiglia di Aquila. La vostra famiglia si può porre l’obiettivo di stare in compagnia di chi non è sposato? Una sorella ha aperto il cuore dicendo: “Ho lasciato il mondo, e non desidero tornare indietro. Tuttavia, ho comunque bisogno di qualcuno che si preoccupi di me e mi voglia bene. Prego che Geova provveda altro cibo spirituale e incoraggiamento per noi cristiani che non siamo sposati. Non siamo invisibili, e non siamo tutti a caccia di un coniuge. Eppure a volte ci sentiamo soli. Certo, possiamo sempre rivolgerci a Geova, ma quando sentiamo il bisogno di calore umano, non dovremmo poter contare sulla nostra famiglia spirituale?” Migliaia di fratelli e sorelle non sposati possono di tutto cuore rispondere sì a questa domanda. Nella congregazione trovano proprio tale calore umano. Tra le loro amicizie non ci sono solo i compagni di fede della stessa età. Essendo concentrati sugli altri, hanno amici di tutte le età tra le famiglie cristiane, anche tra le persone anziane e i ragazzi.

      Illustrazione a pagina 100

      16. Quali semplici cose potremmo fare per recare ristoro ai cristiani non sposati della nostra congregazione?

      16 Con un po’ di organizzazione possiamo essere fonte di ristoro per i single, includendoli qualche volta nelle attività familiari, ad esempio la sera dedicata all’adorazione in famiglia. Per chi non ha un coniuge stare insieme a una famiglia in occasione di un pasto può significare molto più che mangiare del buon cibo. Potete prendere l’iniziativa e chiedere a un single un appuntamento di servizio? Che dire di invitarlo a partecipare con la vostra famiglia ai lavori di manutenzione di una Sala del Regno o a fare compere insieme? Alcune famiglie hanno chiesto a qualcuno che aveva perso il coniuge o a un pioniere single di viaggiare con loro per andare a un’assemblea o di fare una vacanza insieme. Tali occasioni hanno recato ristoro a tutti.

      17-19. (a) Perché i figli che si devono prendere cura dei genitori anziani o malati hanno bisogno di mostrare equilibrio e amore? (b) Quale lezione pratica impariamo dal modo in cui Gesù si preoccupò di sua madre?

      17 Un altro aspetto su cui ragionare in relazione ai cristiani non sposati ha a che fare con l’assistenza dei genitori anziani. Ai giorni di Gesù alcuni ebrei preminenti schivavano astutamente la responsabilità di prendersi cura dei genitori. Affermavano che gli obblighi religiosi che si erano imposti da soli venivano prima delle responsabilità stabilite da Dio in relazione ai genitori. (Mar. 7:9-13) Nelle famiglie cristiane la situazione dovrebbe essere differente. — 1 Tim. 5:3-8.

      18 Che dire però se i genitori anziani hanno diversi figli cristiani? Se uno di loro non è sposato, dovrebbe automaticamente accollarsi la maggior parte del lavoro in relazione all’assistenza? Una sorella scrive dal Giappone: “Vorrei sposarmi, ma non posso perché ho la responsabilità di prendermi cura dei miei genitori. So che Geova comprende quanto possa essere stressante accudire i genitori e penoso non essere sposati”. Supponiamo che questa Testimone abbia fratelli o sorelle sposati, e che loro abbiano deciso, senza consultarla, che debba essere lei quella che presta assistenza ai genitori. In un caso del genere bisognerebbe ricordare che anche Geremia aveva dei fratelli che si comportarono ingiustamente con lui. — Leggi Geremia 12:6.

      19 Geova comprende chi è single e anche coloro che vivono situazioni difficili. (Sal. 103:11-14) Tuttavia, i genitori anziani o malati sono genitori di tutti i figli, non solo di chi non è sposato. Certo, alcuni potrebbero essere sposati e avere a loro volta dei figli. Questo però non cancella il legame naturale che deve esistere con i propri genitori, e non solleva i figli dalla responsabilità cristiana di prestare assistenza quando è necessario. Ricordiamo che anche quando era al palo, in punto di morte, Gesù sentì di avere delle responsabilità in relazione a sua madre e si preoccupò che fosse accudita. (Giov. 19:25-27) La Bibbia non dà regole dettagliate su come ripartire il compito di dare assistenza ai genitori anziani o malati; ma non suggerisce nemmeno che i figli non sposati siano maggiormente responsabili al riguardo. In questo campo delicato, i dettagli vanno stabiliti con ragionevolezza e nel rispetto di tutte le parti coinvolte, sempre ricordando l’esempio che Gesù ci ha lasciato preoccupandosi di sua madre.

      20. Cosa pensate della compagnia dei componenti della vostra congregazione che non sono sposati?

      20 Sotto ispirazione Geremia predisse: “Non insegneranno più ciascuno al suo compagno e ciascuno al suo fratello, dicendo: ‘Conoscete Geova!’ Poiché mi conosceranno tutti”. (Ger. 31:34) In linea di principio all’interno della congregazione cristiana godiamo già di questa straordinaria compagnia, che comprende i nostri fratelli e le nostre sorelle che non sono sposati. Senza dubbio desideriamo tutti ristorarli ed essere ristorati da loro. Vogliamo che chi non è sposato ‘continui a vivere’.

      Quali ulteriori passi possiamo compiere per ristorare un fratello o una sorella single, ed essere a nostra volta ristorati?

      a Nelle Scritture Ebraiche non c’è un termine per “scapolo”.

      b Isaia si rivolse profeticamente a coloro che ai suoi giorni erano eunuchi in senso letterale e che, in quanto tali, potevano partecipare limitatamente all’adorazione in Israele. Predisse che gli eunuchi ubbidienti avrebbero avuto “qualcosa di meglio che figli e figlie”, ricevendo “un nome a tempo indefinito” nella casa di Dio. — Isa. 56:4, 5.

      c Altri potrebbero vivere da soli perché il coniuge, forse non credente, si è separato da loro o ha divorziato.

  • Non “cercare grandi cose per te stesso”
    Dio ci parla per mezzo di Geremia
    • CAPITOLO NOVE

      Non “cercare grandi cose per te stesso”

      1, 2. (a) Quale problema affrontò Baruc nel quarto anno di Ioiachim? (b) In che modo Geova aiutò Baruc?

      BARUC, il fedele scriba di Geremia, si era stancato. Nel quarto anno del regno del malvagio Ioiachim, intorno al 625 a.E.V., Geremia gli disse di mettere per iscritto nel rotolo di un libro tutte le parole che Geova aveva pronunciato per mezzo del profeta riguardo a Gerusalemme e a Giuda. Si trattava di dichiarazioni fatte nei 23 anni da che Geremia aveva iniziato ad assolvere il suo incarico. (Ger. 25:1-3; 36:1, 2) Baruc non lesse subito agli ebrei il contenuto del rotolo. L’avrebbe fatto l’anno dopo. (Ger. 36:9, 10) Ma cos’è che lo angustiava?

      2 “Guai a me, ora”, si lamentò Baruc, “poiché Geova ha aggiunto mestizia al mio dolore! Mi sono stancato a causa dei miei sospiri”. Anche noi, in alcune occasioni, avremo sentito in cuor nostro di essere stanchi, e forse l’avremo anche detto ad alta voce. In qualunque modo Baruc esprimesse il concetto, Geova ascoltava. L’Esaminatore dei cuori sapeva a cosa era dovuto il tormento di Baruc e, per mezzo di Geremia, lo corresse in modo benigno. (Leggi Geremia 45:1-5). Forse però vi chiedete perché Baruc si sentisse così stanco. Magari a causa dell’incarico che aveva ricevuto o delle circostanze in cui doveva assolverlo? No: il problema, in realtà, scaturiva dal suo cuore. Baruc stava ‘cercando grandi cose’. In che senso? Cosa gli assicurò Geova, a patto che accettasse i suoi consigli e la sua guida? E cosa possiamo imparare dalla sua esperienza?

      QUALI “GRANDI COSE”?

      3.Cosa c’era alla base del problema spirituale di Baruc?

      3 Baruc doveva essere consapevole di quali erano le “grandi cose” in questione. Sapeva riguardo a Dio che “i suoi occhi sono sulle vie dell’uomo, e vede tutti i suoi passi”. (Giob. 34:21) Mentre metteva per iscritto le dichiarazioni profetiche di Geremia, Baruc aveva la sensazione di non avere “un luogo di riposo”. Questo però non dipendeva dall’incarico ricevuto, ma da ciò che ai suoi occhi sembrava grande, da ciò che aveva nel cuore. Era così impegnato a cercare “grandi cose” per se stesso da perdere di vista le cose più importanti, quelle che avevano relazione con il fare la volontà di Dio. (Filip. 1:10) La Traduzione del Nuovo Mondo trasmette il senso del verbo usato in Geremia rendendo l’espressione “continui a cercare”. Non si trattava quindi di un pensiero fugace, fatto solo per un momento. Quando Geova lo esortò a cambiare condotta, Baruc stava già cercando “grandi cose”. Il fedele segretario di Geremia si dava da fare per compiere la volontà di Dio ma, nel contempo, bramava “grandi cose” per se stesso.

      4, 5. Perché tra le “grandi cose” inseguite da Baruc potevano esserci la fama e il prestigio, e perché fu appropriato che Geova lo mettesse in guardia?

      4 Tra le cose che stavano a cuore a Baruc potevano esserci la fama e il prestigio. Anche se serviva come scrivano di Geremia, probabilmente non era solo il suo segretario personale. In Geremia 36:32 Baruc è chiamato “il segretario”. I reperti archeologici suggeriscono che occupasse la posizione di alto funzionario di corte. Infatti lo stesso titolo viene usato per “Elisama il segretario”, che viene elencato tra i principi di Giuda. Questo ci fa pensare che, al pari di Elisama, Baruc avesse accesso alla “stanza da pranzo del segretario” nella “casa del re”. (Ger. 36:11, 12, 14) Baruc doveva essere quindi un istruito funzionario di corte. Suo fratello Seraia era capo degli alloggi del re Sedechia e accompagnò quest’ultimo in un’importante missione a Babilonia. (Leggi Geremia 51:59). In quel ruolo Seraia aveva la responsabilità di occuparsi della sistemazione del re e delle scorte a sua disposizione durante il viaggio, un compito davvero importante.

      5 Possiamo capire che una persona abituata a una posizione d’alto rango potesse stancarsi a mettere per iscritto uno dopo l’altro i messaggi di denuncia contro Giuda. Anzi, con il sostegno che dava al profeta di Dio, Baruc poteva anche mettere a repentaglio carriera e posizione. Pensiamo poi a cosa sarebbe successo quando Geova avrebbe demolito quello che aveva edificato, come si legge in Geremia 45:4. Le “grandi cose” a cui Baruc pensava, che si trattasse di ottenere maggiore onore presso la corte reale o ricchezze materiali, sarebbero state del tutto inutili. Se ciò che Baruc cercava era una posizione in quel condannato sistema giudaico, Dio aveva buone ragioni per correggere la sua inclinazione.

      6, 7. Se le “grandi cose” a cui pensava erano i beni materiali, a chi poteva essere paragonato Baruc?

      6 Un’altra possibilità è che queste “grandi cose” includessero le ricchezze materiali. Le nazioni che circondavano Giuda confidavano fortemente nei possedimenti e nella ricchezza. Moab ‘aveva fiducia nelle sue opere e nei suoi tesori’. Ammon non era da meno. Per volontà di Geova Geremia disse che Babilonia ‘abbondava di tesori’. (Ger. 48:1, 7; 49:1, 4; 51:1, 13) Ma il punto è che Dio aveva condannato quelle nazioni.

      7 Di conseguenza, se Baruc cercava prosperità e ricchezze, capiamo perché Geova lo avvertì di non farlo. Quando Dio avrebbe ‘steso la sua mano contro’ gli ebrei, le loro case e i loro campi sarebbero passati ai nemici. (Ger. 6:12; 20:5) Immaginiamo di vivere a Gerusalemme al tempo di Baruc. La maggioranza dei nostri connazionali, inclusi principi, sacerdoti e lo stesso re, sostengono che si debba combattere contro gli invasori babilonesi. Ma noi sappiamo qual è il messaggio di Geremia: “Servite il re di Babilonia e continuate a vivere”. (Ger. 27:12, 17) Avere ingenti possedimenti in città ci renderebbe più semplice ubbidire alle istruzioni divine? I sentimenti che proviamo in relazione ai nostri averi ci indurrebbero ad ascoltare l’avvertimento di Geremia o a seguire la maggioranza? Alla fine tutte le cose di valore di Giuda e di Gerusalemme, incluse quelle che si trovavano nel tempio, furono saccheggiate e portate a Babilonia. Quindi affannarsi per ottenere beni materiali non sarebbe stato di nessuna utilità. (Ger. 27:21, 22) Possiamo imparare qualcosa da questo?

      In che modo Geova corresse Baruc, che era incline a cercare “grandi cose”? Perché è saggio accettare che Dio ci corregga?

      “CERTAMENTE TI DARÒ LA TUA ANIMA COME SPOGLIA”

      8, 9. Perché possiamo dire che non fu cosa da poco per Baruc ottenere la sua anima come spoglia?

      8 Riflettiamo su un altro aspetto: Cosa avrebbe ricevuto Baruc se avesse ubbidito alle istruzioni di Dio? La sua “anima”, che gli fu garantita “come spoglia”. (Leggi Geremia 45:5). Il numero di persone che furono risparmiate fu relativamente esiguo. Di chi si trattava? Di coloro che seguirono la guida divina ‘passando’, cioè arrendendosi, ai caldei. (Ger. 21:9; 38:2) Qualcuno però potrebbe obiettare: ‘Ma è tutto lì quello che ricevettero in cambio della loro ubbidienza?’

      9 Pensate alle condizioni di Gerusalemme durante l’assedio babilonese. A causa d’esso la città si trovò stretta in una morsa che la schiacciò lentamente. Sodoma invece era stata, per così dire, rovesciata in un momento. In un certo senso la distruzione di Sodoma era stata meno difficile da sopportare. (Lam. 4:6) Baruc mise per iscritto la profezia secondo cui gli abitanti di Gerusalemme sarebbero morti di spada, carestia e pestilenza. Poi avrà visto quelle parole adempiersi. Le scorte alimentari della città si esaurirono. Immaginate lo shock di vedere madri, per natura “compassionevoli”, che cuocevano i propri figli per sfamarsi! (Lam. 2:20; 4:10; Ger. 19:9) Baruc però sopravvisse. In mezzo a quella tragedia, proprio come un soldato che vince la battaglia, Baruc ricevette una spoglia: la sua stessa vita. È chiaro che aveva accettato e seguito il consiglio divino di non cercare “grandi cose”. Così ottenne il favore di Geova, e infatti sopravvisse. — Ger. 43:5-7.

      Illustrazione a pagina 107

      CERCHERETE “GRANDI COSE”?

      10, 11. In che modo il caso di Baruc trova riscontro nei nostri giorni e nella vita di ognuno di noi?

      10 Anche se si impegnava per fare la volontà di Dio, per un periodo Baruc combatté il desiderio di avere “grandi cose”. Geova lo avvertì del pericolo, salvandolo così dal disastro spirituale e dalla morte fisica. E noi? Pur servendo Geova attivamente, potremmo come Baruc essere tentati, o addirittura sopraffatti, da desideri che si annidano in fondo al nostro cuore?

      11 Nel caso di Baruc, farsi un nome poteva essere una vera tentazione. Ve lo immaginate mentre si chiede: ‘Ce la farò a mantenere il mio lavoro di “segretario”? Riuscirò a raggiungere una posizione migliore?’ Che dire di noi? Chiediamoci: ‘Ambisco, magari senza che nessuno lo sappia, ad avere successo nel mondo del lavoro, ora o nel futuro?’ Alcuni giovani cristiani potrebbero riflettere su questa domanda: ‘La prospettiva di ottenere il prestigio e la sicurezza economica grazie all’istruzione potrebbe indurmi a cercare “grandi cose” per me stesso?’

      12. In che modo un fratello ha cercato grandi cose per Geova, e che ne pensate della sua scelta?

      12 Un fratello che ora serve presso la sede mondiale ricorda che a 15 anni gli fu offerta una borsa di studio per l’università. Con disappunto dei suoi insegnanti, declinò l’offerta perché voleva fare il pioniere. L’amore per il sapere, tuttavia, non lo abbandonò mai. Col tempo fu mandato come missionario in un’isola remota, dove si trovò a imparare una lingua parlata da poco più di 10.000 persone. Dal momento che non c’era un dizionario in quella lingua, preparò un glossario. Alla fine la imparò così bene che fu incaricato di tradurre alcune pubblicazioni cristiane. In seguito il suo glossario venne usato come base per realizzare il primo dizionario in quella lingua. Una volta, parlando dinanzi a un vasto uditorio nel corso di un’assemblea di distretto, disse: “Se avessi accettato di andare all’università, qualsiasi risultato accademico avessi raggiunto sarebbe andato a mia gloria. Di fatto, invece, non ho alcuna qualifica secolare, perciò non ho alcun merito per quello che ho fatto. Tutto il merito va a Geova”. (Prov. 25:27) Che ne pensate della scelta che questo fratello fece quando aveva 15 anni? Nel corso del tempo ha avuto molti privilegi tra i servitori di Dio. E voi? Come impiegherete i vostri doni? Invece di cercare la gloria per voi stessi, siete determinati a usarli per lodare Geova?

      13. Perché alcuni genitori dovrebbero riflettere sulle difficoltà che superò Baruc?

      13 C’è poi un altro pericolo: cercare “grandi cose” per coloro che amiamo o che potremmo influenzare, oppure farlo per mezzo di loro. Probabilmente conosciamo genitori del mondo che manovrano le cose perché il figlio faccia più strada di loro nella vita o diventi qualcuno, così da potersi vantare. Forse abbiamo sentito commenti del tipo: “Non voglio che debba spaccarsi la schiena come me”, o “Voglio che mio figlio vada all’università, così avrà una vita più facile della mia”. Anche i genitori cristiani potrebbero pensarla così. È vero, qualcuno potrebbe dire: ‘Ma io non sto cercando grandi cose per me stesso’. Lo si potrebbe fare, però, per interposta persona, cioè per mezzo di qualcun altro, ad esempio un figlio o una figlia? Proprio come Baruc poteva essere tentato di cercare la preminenza attraverso la posizione o la carriera, un genitore potrebbe in cuor suo fare lo stesso, ma attraverso i successi dei propri figli. L’“esaminatore dei cuori” però ne sarebbe consapevole, proprio come nel caso di Baruc. (Prov. 17:3) Non dovremmo chiedere a Dio di esaminare i nostri più reconditi pensieri, come fece Davide? (Leggi Salmo 26:2; Geremia 17: 9, 10). Sono diversi i modi in cui Geova potrebbe metterci in guardia contro il pericolo di cercare “grandi cose”; ad esempio potrebbe farlo tramite questa trattazione su Baruc.

      In che modo Baruc poteva cercare “grandi cose”? Cosa impariamo da questo?

      LE “COSE DI VALORE” SONO UNA TRAPPOLA

      14, 15. In che modo le ricchezze potrebbero diventare “grandi cose” per noi?

      14 Supponiamo che per Baruc le “grandi cose” fossero i beni materiali. Come abbiamo visto, se era molto attaccato ai possedimenti e alle proprietà che aveva in Giuda, sarà stato difficile per lui ubbidire al comando divino di arrendersi ai caldei. Sappiamo che chi è ricco di solito confida nelle “cose di valore”, ma la Bibbia conferma che tali cose possono proteggerlo solo “nella sua immaginazione”. (Prov. 18:11) A tutti i servitori di Geova fa bene ricordare l’equilibrato punto di vista sulle cose materiali esposto nella sua Parola. (Leggi Proverbi 11:4). Alcuni però potrebbero chiedersi: ‘Ma perché non godersi almeno un po’ quello che il mondo ha da offrire?’

      15 L’attaccamento per i propri beni potrebbe indurre un cristiano a desiderare delle cose che fanno parte di questo sistema che sta per finire. Non fu così nel caso di Geremia e Baruc. Anni dopo, Gesù diede un avvertimento rivolto a coloro che sarebbero vissuti quando ‘il Figlio dell’uomo sarebbe stato rivelato’. Disse: “Ricordate la moglie di Lot”. Avrebbe anche potuto esortare i cristiani con le parole: ‘Ricordate Geremia e Baruc’. (Luca 17:30-33) Se sviluppiamo un forte attaccamento per le cose materiali, potrebbe essere difficile per noi applicare le parole di Gesù. Non dimentichiamo: Baruc prese a cuore l’avvertimento di Dio, e grazie a questo si salvò.

      16. Menzionate una situazione in cui i servitori di Dio hanno tenuto le cose materiali al giusto posto.

      16 Riflettiamo sulla situazione dei fratelli vissuti in Romania sotto il regime comunista. Quando facevano irruzione in casa dei Testimoni, gli agenti si appropriavano di effetti personali, specie di cose che potevano rivendersi. (Lam. 5:2) Molti fratelli e sorelle vissuti sotto quel regime furono disposti a perdere i propri possedimenti. Alcuni, quando venivano costretti a trasferirsi, dovevano abbandonare beni e proprietà. Eppure non infransero la loro integrità. Dinanzi a una prova simile, lasceremo che l’attaccamento per le cose materiali ci impedisca di rimanere leali a Dio? — 2 Tim. 3:11.

      Illustrazione a pagina 111

      17. Che tipo di aiuto potrebbero aver ricevuto Geremia e Baruc da alcuni loro contemporanei?

      17 È degno di nota che Geremia e Baruc ricevettero sostegno da alcuni loro contemporanei. Sofonia profetizzò durante il regno di Giosia, quando anche Geremia prestava servizio come profeta. Cosa avrà pensato quest’ultimo delle parole che leggiamo in Sofonia 1:18? (Leggi). Riuscite a immaginare Geremia che rende partecipe Baruc di questi pensieri ispirati? Un altro loro contemporaneo fu Ezechiele, che fu portato in cattività a Babilonia nel 617 a.E.V. Alcune delle sue attività e dei suoi messaggi avevano diretta relazione con gli ebrei che si trovavano in patria, quindi Geremia probabilmente veniva a conoscenza di ciò che Ezechiele diceva e faceva, e viceversa. Questo potrebbe includere le parole riportate in Ezechiele 7:19. (Leggi). Geremia e Baruc potevano trarre beneficio da quelle parole ispirate, e lo stesso vale per noi. Nel giorno di Geova le persone invocheranno i loro dèi in cerca di aiuto. Ma né questi né le ricchezze potranno salvarle. — Ger. 2:28.

      RICEVERETE ‘LA VOSTRA ANIMA COME SPOGLIA’?

      18. In che senso possiamo ricevere la nostra “anima” come spoglia, e come ci si può riuscire?

      18 Dobbiamo ricordare che Geova ha promesso di darci la nostra “anima” come spoglia. Esiste la possibilità che alcuni dei suoi servitori periscano a causa della persecuzione che potrebbe sorgere durante la “grande tribolazione”, quando le corna politiche della bestia selvaggia si rivolteranno contro la religione. Quegli uomini fedeli, però, non avranno perso tutto. È garantito che la loro “anima” vivrà di nuovo per godere “la vera vita” nel nuovo mondo. (Riv. 7:14, 15; 1 Tim. 6:19) Comunque possiamo essere sicuri che la maggioranza dei servitori di Dio che si dimostreranno fedeli usciranno vivi dalla grande tribolazione. Una cosa è certa: quando la calamità divina si abbatterà sulle nazioni, nessun essere umano fedele sarà tra quelli “uccisi da Geova”. — Ger. 25:32, 33.

      Illustrazioni a pagina 113

      Scegliete ciò che ha vero valore (confronta con pagina 46)

      19. In che modo l’esempio di Geremia e Baruc rafforza la nostra determinazione di non cercare “grandi cose” per noi stessi?

      19 Alcuni potrebbero turbarsi all’idea di sopravvivere ricevendo solo la propria “anima” come spoglia, ma questo non dovrebbe essere affatto deludente. Ricordiamo che mentre gli abitanti di Gerusalemme morivano a causa della carestia, Geova preservò Geremia in vita. Come? Il re Sedechia lo fece mettere sotto custodia nel Cortile della Guardia e dispose che gli si desse “ogni giorno un pane rotondo dalla via dei fornai, finché tutto il pane si esaurì nella città”. (Ger. 37:21) Geremia sopravvisse. Geova può usare qualunque mezzo ritenga opportuno per sostenere i suoi servitori. Ma è sicuro che li sosterrà, quindi la loro prospettiva di ottenere la vita eterna è garantita. Baruc sopravvisse alla distruzione di Gerusalemme perché non ‘cercò grandi cose’. Allo stesso modo, noi non vediamo l’ora di sopravvivere ad Armaghedon per lodare Geova. Ci sarà tutta l’eternità a nostra disposizione, poiché avremo ricevuto la nostra “anima” come spoglia.

      Perché oggi, invece di cercare “grandi cose”, è saggio impegnarsi per ricevere la propria “anima” come spoglia?

  • Vi chiedete ogni giorno: “Dov’è Geova?”
    Dio ci parla per mezzo di Geremia
    • CAPITOLO DIECI

      Vi chiedete ogni giorno: “Dov’è Geova?”

      1, 2. (a) Qual era la condizione spirituale degli ebrei ai giorni di Geremia? (b) Vista la situazione, come avrebbero dovuto agire gli abitanti di Giuda?

      GEREMIA era in lacrime, scosso sia dalla condizione del popolo che da quello che Dio gli aveva predetto per il futuro. Avrebbe voluto che la sua testa fosse una sorgente e gli occhi fontane da cui il pianto potesse sgorgare all’infinito. Aveva ragione a essere addolorato per la condizione del popolo. (Ger. 9:1-3; leggi Geremia 8:20, 21). Gli ebrei continuavano a rigettare la legge divina e a disubbidire alla voce di Geova, quindi la calamità era inevitabile. — Ger. 6:19; 9:13.

      2 Purtroppo gli abitanti di Giuda, che preferivano sentirsi dire ‘va tutto bene’ dai capi religiosi, non erano sinceramente interessati a quello che Geova pensava della loro condotta. (Ger. 5:31; 6:14) Erano come un paziente che cerca un medico che gli dia rassicurazioni ignorando i sintomi gravi. Se fossimo seriamente malati, non vorremmo che ci fosse fatta una diagnosi precisa in modo da essere curati per tempo? Analogamente, gli ebrei ai giorni di Geremia avrebbero dovuto desiderare che la loro condizione spirituale fosse attentamente esaminata. Avrebbero dovuto chiedere: “Dov’è Geova?” — Ger. 2:6, 8.

      3. (a) Alla domanda “dov’è Geova?”, come avrebbero potuto rispondere gli ebrei? (b) Qual era un modo in cui gli ebrei potevano cercare Geova?

      3 Nel caso degli ebrei, chiedere “dov’è Geova?” avrebbe comportato cercare la guida divina nel prendere decisioni, piccole e grandi. All’epoca gli ebrei non lo fecero. Anche dopo la desolazione di Gerusalemme e il ritorno da Babilonia avrebbero dovuto ‘cercare Geova’, o ‘ricercarlo’. In quella maniera sarebbero riusciti a trovarlo e a conoscere le sue vie. (Leggi Geremia 29:13, 14). Come potevano farlo? Un modo consisteva nell’accostarsi a Dio e chiedere la sua guida con preghiere sincere. Era questo l’atteggiamento del re Davide, che chiese: “Fammi conoscere le tue proprie vie, o Geova; insegnami i tuoi propri sentieri”. (Sal. 25:4) Notate quale invito rivolse l’Uditore di preghiera per mezzo di Geremia nel decimo anno del re Sedechia: “Chiamami, e io ti risponderò e ti dichiarerò prontamente cose grandi e incomprensibili che non hai conosciuto”. (Ger. 33:3) Se il re e quella nazione ribelle l’avessero ‘chiamato’, Dio avrebbe rivelato cose “incomprensibili” per loro in merito alla desolazione di Gerusalemme e alla sua restaurazione dopo 70 anni.

      4, 5. In quali altri modi il popolo poteva cercare Geova?

      4 Un altro modo in cui gli ebrei avrebbero potuto cercare Geova era ripercorrendo la propria storia e riflettendo su come egli aveva agito con il suo popolo. Così sarebbero stati in grado di ricordare quali cose avevano permesso di avere il favore di Dio e quali avevano provocato la sua ira. Potevano contare sugli scritti di Mosè e su diversi resoconti storici ispirati, nonché sugli annali dei re di Israele e di Giuda. Meditando su questi scritti e ascoltando i veri profeti di Dio, gli ebrei contemporanei di Geremia avrebbero potuto afferrare la risposta alla domanda “dov’è Geova?”

      5 C’era un terzo modo in cui gli ebrei avrebbero potuto cercare Geova: imparando per esperienza, sia diretta che indiretta. Non che dovessero apprendere ogni cosa procedendo per tentativi; tuttavia sarebbe stato utile riflettere su come avevano agito nel passato e su come Geova aveva considerato le loro azioni. Se fossero stati buoni osservatori sarebbero riusciti a capire cosa pensava Dio della loro condotta. — Prov. 17:10.

      Illustrazione a pagina 116

      6. Quale incoraggiamento possiamo trarre dall’esempio di Giobbe?

      6 Riportiamo questo ragionamento ai nostri giorni. Vi chiedete “dov’è Geova?” ogni volta che dovete fare una scelta o decidere quale condotta tenere? Alcuni si rendono conto di non essere stati abbastanza scrupolosi al riguardo. Se in qualche modo questo è il vostro caso, non scoraggiatevi. Anche il fedele patriarca Giobbe dovette combattere in merito. Quand’era sotto pressione si concentrò troppo su se stesso. Eliu dovette richiamare la sua attenzione su questa tendenza umana, dicendogli: “Nessuno ha detto: ‘Dov’è Dio il mio grande Fattore?’” (Giob. 35:10) Eliu incoraggiò Giobbe: “Mostrati attento alle meravigliose opere di Dio”. (Giob. 37:14) Giobbe doveva soffermarsi sulle potenti opere divine osservando la creazione che lo circondava e il modo in cui Geova si prendeva cura degli esseri umani. Per esperienza personale Giobbe comprese le vie di Geova. Dopo aver superato il suo dramma e aver visto Geova all’opera, disse: “Ho parlato, ma non comprendevo cose troppo meravigliose per me, che non conosco. Per sentito dire ho udito di te, ma ora il mio proprio occhio veramente ti vede”. — Giob. 42:3, 5.

      7. Cosa considereremo in questo capitolo? (Vedi la figura a pagina 116).

      7 Quanto a Geremia, continuò a cercare Geova e riuscì a trovarlo. A differenza dei suoi connazionali, in tutti i decenni in cui prestò fedelmente servizio, Geremia continuò a chiedere: “Dov’è Geova?” Partendo dal suo esempio, questo capitolo ci aiuterà a capire come possiamo cercare Geova e trovarlo per mezzo della preghiera, dello studio e dell’esperienza personale. — 1 Cron. 28:9.

      Cosa significa chiedere “dov’è Geova?”, e in che modo gli ebrei al tempo di Geremia avrebbero potuto fare questa domanda?

      GEREMIA SI RIVOLSE A GEOVA IN PREGHIERA

      8. In quali circostanze Geremia si rivolgeva a Dio in preghiera?

      8 Per anni Geremia prestò servizio quale portavoce di Dio alla nazione di Giuda. In quel periodo cercò Geova pregando fervidamente. Si rivolse a lui per avere sostegno quando doveva proclamare messaggi impopolari, quando pensava di non poter andare avanti e quando aveva domande sul motivo per cui accadevano certe cose. Dio gli rispondeva indicandogli come procedere. Facciamo qualche esempio.

      9. (a) In base a Geremia 15:15, 16, come si espresse il profeta, e in che modo Geova gli rispose? (b) Perché è importante esprimere i propri sentimenti in preghiera?

      9 Una volta, quando doveva proclamare un messaggio di denuncia, Geremia ebbe la sensazione che tutti invocassero il male su di lui. Così chiese a Dio di ricordarsi di lui. Riflettiamo sulla sua preghiera, che possiamo leggere in Geremia 15:15, 16, nella quale egli esterna anche i suoi sentimenti in relazione alla risposta divina. (Leggi). In quella preghiera Geremia espresse tutta la sua angoscia. Quando però trovò le parole di Dio e, per così dire, se le mise in bocca, divenne gioioso. Geova lo aiutò a essere grato del privilegio di portare il suo nome e proclamare il suo messaggio. Geremia poteva capire chiaramente ‘dov’era Geova’. Cosa possiamo imparare da questo?

      10. Quale fu la risposta di Geova quando il profeta disse che non avrebbe più parlato nel Suo nome?

      10 In un’altra occasione, dopo che Pasur, il sacerdote figlio di Immer, lo aveva colpito, Geremia disse che non avrebbe più parlato nel nome di Geova. Come reagì Dio quando Geremia si espresse in quel modo? (Leggi Geremia 20:8, 9). La Bibbia non indica che Dio rispondesse a Geremia parlandogli dal cielo. La Sua parola divenne però come un fuoco ardente chiuso nelle ossa del profeta, tanto che questi non poté trattenersi dal dichiararla. Senza dubbio Geremia si espresse in modo onesto dinanzi a Dio e lasciò che le informazioni che aveva in merito alla Sua volontà lo motivassero: questo lo spinse a continuare a fare quello che Dio richiedeva da lui.

      11, 12. In che modo Geremia ottenne risposta alla sua domanda in merito all’apparente prosperità dei malvagi?

      11 Vedendo che ai malvagi le cose andavano bene, Geremia fece una domanda spinosa. (Leggi Geremia 12:1, 3). Anche se non metteva assolutamente in discussione la giustizia di Geova, il profeta voleva una risposta che placasse il suo “lamento”. La sua schiettezza ci fa capire quanto fosse forte il legame che aveva con Dio, più o meno come quello che ha un figlio con il padre che ama. Il punto è che Geremia non capiva perché molti ebrei prosperassero pur essendo malvagi. La risposta che ottenne fu soddisfacente? Geova gli assicurò che avrebbe sradicato i malvagi. (Ger. 12:14) Geremia vide come andarono a finire le cose di cui aveva parlato a Dio in preghiera e questo avrà rafforzato ulteriormente la sua fiducia nella giustizia divina. Perciò avrà rivolto preghiere sempre più intense, esprimendo i suoi sentimenti al Padre.

      12 Verso la fine del regno di Sedechia, quando Gerusalemme era assediata dai babilonesi, Geremia parlò di Geova come di Colui “i cui occhi sono aperti su tutte le vie dei figli degli uomini, per dare a ciascuno secondo le sue vie e secondo il frutto delle sue azioni”. (Ger. 32:19) Geremia poteva capire da che parte stava Geova in fatto di giustizia: Egli osservava davvero le azioni di ogni persona e ascoltava le preghiere sincere dei suoi servitori. Di conseguenza sarebbe stato sempre più evidente per loro che Dio dà “a ciascuno secondo le sue vie e secondo il frutto delle sue azioni”.

      13. Perché abbiamo fiducia nell’adempimento della volontà di Dio?

      13 Forse pensiamo di non dubitare affatto della giustizia e della sapienza con cui Dio compie, e compirà, la sua volontà. Tuttavia ci può essere utile riflettere su quello che capitò a Geremia e menzionare i nostri sentimenti in preghiera. Esprimendoci in questo modo possiamo rafforzare la nostra fiducia in Geova e nel fatto che la sua volontà si adempirà sicuramente. Anche se non comprendiamo pienamente perché al momento le cose vadano in un certo modo, o perché la volontà divina si realizzi secondo una certa tabella di marcia, possiamo esprimere in preghiera la nostra fiducia in Geova, che ha il pieno controllo della situazione. La sua volontà si compirà nei modi e nei tempi che lui sa essere migliori. Questo è garantito, non abbiamo alcuna ragione di dubitare. Pertanto, continuiamo a chiedere “dov’è Geova?”, cioè a cercare per mezzo della preghiera di comprendere la sua volontà e il modo in cui essa si adempie. — Giob. 36:5-7, 26.

      In relazione al cercare Geova in preghiera, quale fiducia infondono in noi le vicende di Geremia?

      GEREMIA NUTRÌ IL CUORE CON LA CONOSCENZA

      14. Come sappiamo che Geremia fece ricerche sulla storia del popolo di Dio?

      14 A proposito della domanda “dov’è Geova?”, Geremia era ben consapevole dell’importanza di ‘avere conoscenza di Geova’. (Ger. 9:24) Nel mettere per iscritto i libri che oggi chiamiamo 1 e 2 Re avrà studiato la storia del popolo di Dio. Non a caso menzionò specificamente il “libro dei fatti di Salomone”, il “libro dei fatti dei giorni dei re d’Israele” e il “libro dei fatti dei giorni dei re di Giuda”. (1 Re 11:41; 14:19; 15:7) Di conseguenza venne a sapere come aveva agito Geova in varie situazioni. Geremia poté comprendere cosa faceva piacere a Geova e come egli considerava le decisioni prese dal suo popolo. Ebbe anche la possibilità di consultare gli scritti ispirati allora disponibili, come quelli di Mosè, Giosuè, Samuele, Davide e Salomone. Senza dubbio aveva pure molte informazioni in merito ai profeti vissuti prima di lui e a quelli suoi contemporanei. In che modo Geremia avrà tratto beneficio dallo studio personale?

      15. Che beneficio potrebbe aver tratto Geremia dallo studio di una profezia di Elia?

      15 Geremia mise per iscritto quello che accadde a Izebel, la malvagia moglie di Acab, re di Samaria. Nel suo resoconto incluse la dichiarazione di Elia secondo cui Izebel sarebbe stata mangiata dai cani nel pezzo di terra di Izreel. (1 Re 21:23) In armonia con le parole riportate da Geremia, sappiamo che circa 18 anni dopo Izebel era stata scaraventata da una finestra, calpestata dal cavallo di Ieu e mangiata dai cani. (2 Re 9:31-37) Fare ricerche sulla profezia di Elia e sul modo dettagliato in cui si era adempiuta avrà rafforzato la fede di Geremia nella parola di Dio. Di sicuro alla base della sua perseveranza in qualità di profeta c’era la fede edificata sullo studio delle passate attività di Geova.

      16, 17. Secondo voi, cosa permise a Geremia di continuare ad avvertire i re malvagi dell’epoca?

      16 Facciamo un altro esempio. Cosa permise a Geremia di continuare ad avvertire re malvagi come Ioiachim e Sedechia, nonostante la persecuzione? Uno dei fattori principali fu che Geova lo aveva reso “una città fortificata e una colonna di ferro e mura di rame” nei confronti dei re di Giuda. (Ger. 1:18, 19) Ma non sottovalutiamo un altro elemento: Geremia aveva condotto estese ricerche in relazione al dominio dei re che in precedenza si erano seduti sul trono di Giuda e di Israele. Aveva stilato un resoconto delle vicende di Manasse, che aveva edificato “altari a tutto l’esercito dei cieli in due cortili della casa di Geova”, aveva sacrificato nel fuoco il suo stesso figlio e aveva sparso molto sangue innocente. (2 Re 21:1-7, 16; leggi Geremia 15:4). Geremia avrà però anche saputo che, quando Manasse si era umiliato pregando Geova, ‘Egli si era lasciato supplicare da lui’ e gli aveva restituito il trono. — Leggi 2 Cronache 33:12, 13.

      17 Nei suoi scritti Geremia non menziona la misericordia di Geova nei confronti di Manasse. Questi però era morto solo una quindicina di anni prima che Geremia iniziasse il suo servizio. Quindi il profeta avrà saputo cos’era successo quando il re si era pentito dei suoi atti di malvagità. Fare ricerche sull’orribile condotta di Manasse, ma anche su come erano andate a finire le cose per lui, avrà aiutato Geremia a comprendere l’importanza di esortare re come Sedechia a cercare la misericordia e l’amorevole benignità di Geova. Perfino un monarca tristemente noto per l’idolatria e gli omicidi poteva pentirsi ed essere perdonato. Se fossimo stati al posto di Geremia, le vicende di Manasse ci avrebbero incoraggiato e dato la forza di perseverare durante il dominio di altri re malvagi?

      IMPARIAMO DALL’ESPERIENZA

      18. Cosa poté imparare Geremia dall’esperienza di Urija, e perché rispondiamo così?

      18 Negli anni in cui prestò servizio come profeta, senza dubbio Geremia imparò osservando come agivano i suoi contemporanei in varie situazioni. Tra loro c’era Urija, che profetizzò contro Gerusalemme e Giuda durante il regno di Ioiachim. Purtroppo, terrorizzato dal re, Urija fuggì in Egitto. In seguito Ioiachim incaricò degli uomini di riportare in patria il profeta. Alla fine Urija fu messo a morte. (Ger. 26:20-23) Secondo voi Geremia imparò qualcosa dall’esperienza di Urija? Il fatto che continuasse ad avvertire gli ebrei dell’imminente calamità, perfino nell’area del tempio, dimostra che aveva imparato una lezione. Geremia continuò a essere coraggioso, e Geova non lo abbandonò. Evidentemente fu Lui a spingere Aicam, figlio di Safan, a proteggere la vita del coraggioso Geremia. — Ger. 26:24.

      19. Cosa avrà imparato Geremia dal fatto che Geova continuava a inviare profeti al popolo?

      19 Geremia inoltre imparò dall’esperienza acquisita mentre Geova lo impiegava per avvertire il popolo. Nel quarto anno del regno di Ioiachim, Geova disse a Geremia di mettere per iscritto tutte le parole che Lui gli aveva pronunciato dal tempo di Giosia. La ragione di questo comando divino? Incoraggiare ciascuno a volgersi dal male per ottenere il perdono. (Leggi Geremia 36:1-3). Geremia, che si alzava presto al mattino per diffondere i messaggi di Dio, arrivò a implorare il popolo di abbandonare le pratiche detestabili. (Ger. 44:4) Non è evidente che aveva imparato per esperienza che Dio inviava i profeti mosso dalla compassione per il suo popolo? E questo non avrà fatto nascere anche in lui sentimenti di compassione? (2 Cron. 36:15) Non è difficile capire perché, quando sopravvisse alla distruzione di Gerusalemme, Geremia poté dire: “È per gli atti di amorevole benignità di Geova che non siamo pervenuti alla nostra fine, perché le sue misericordie certamente non finiranno. Si rinnovano ogni mattina”. — Lam. 3:22, 23.

      Illustrazione a pagina 123

      Come avranno influito su Geremia le ricerche fatte sui passati atti di Dio, nonché la meditazione sulle esperienze proprie e altrui? Cosa possiamo imparare da questo?

      E NOI? CI CHIEDIAMO OGNI GIORNO: “DOV’È GEOVA?”

      20. Come possiamo cercare Geova a imitazione di Geremia?

      20 Ogni giorno, nel prendere decisioni, ci poniamo l’obiettivo di chiedere “dov’è Geova?”, cioè di capire qual è la volontà divina? (Ger. 2:6-8) A differenza degli ebrei suoi contemporanei, Geremia chiese sempre aiuto all’Onnipotente per capire quale strada intraprendere. Senza dubbio, a imitazione di Geremia, la cosa più saggia che possiamo fare ogni giorno prima di prendere una decisione è cercare di capire qual è il punto di vista di Geova.

      21. In che modo la preghiera può aiutarci in relazione al ministero, ad esempio quando qualcuno ci tratta in modo scortese?

      21 Non deve trattarsi necessariamente di decisioni fondamentali o di scelte che determineranno una svolta nella vita. Per esempio, che dire della decisione di uscire in servizio nel giorno stabilito? Forse ci svegliamo al mattino e vediamo un cielo nuvoloso, di quelli che fanno passare la voglia di uscire. Magari il territorio in cui dobbiamo predicare di casa in casa è stato percorso diverse volte, e ci ricordiamo pure di alcuni che ci hanno trattato con finta gentilezza o in modo apertamente sgarbato. Quello potrebbe essere il momento adatto per chiedere in preghiera: “Dov’è Geova?” Così potremmo essere aiutati a ripensare a quanto è bello il messaggio che portiamo e a percepire più chiaramente che Dio vuole che dichiariamo tale messaggio. La parola di Geova potrebbe diventare per noi fonte di gioia ed esultanza, come avvenne nel caso di Geremia. (Ger. 15:16, 20) Se poi nel ministero incontriamo qualcuno che è molto scortese o che arriva perfino a minacciarci, possiamo nuovamente esprimere a Dio i nostri sentimenti in preghiera. Lo faremo? Non dimentichiamo che lui può darci spirito santo così da permetterci di reagire nel modo appropriato. Alla fine il nostro desiderio di parlare del messaggio di Dio scaccerà qualsiasi sentimento negativo. — Luca 12:11, 12.

      22. Perché a volte le preghiere potrebbero essere impedite?

      22 È bene ricordare che a volte le preghiere possono essere ostacolate, o impedite. (Leggi Lamentazioni 3:44). Geova non ascoltò le preghiere dei ribelli ebrei perché ‘distoglievano l’orecchio’ da lui e continuavano a praticare l’illegalità. (Prov. 28:9) Il concetto doveva essere chiaro per Geremia, e anche per noi: se una persona non agisce in armonia con le sue preghiere, Dio può esserne addolorato e alla fine può smettere di ascoltarle. È senz’altro qualcosa che vogliamo evitare a tutti i costi.

      23, 24. (a) Quale elemento è essenziale per conoscere la volontà di Geova? (b) Come possiamo rendere più profittevole lo studio personale?

      23 Oltre a pregare con sincerità per avere la guida divina, abbiamo bisogno di perseverare nello studio personale, un elemento essenziale per conoscere la volontà di Geova. In questo siamo avvantaggiati rispetto a Geremia: noi abbiamo la Bibbia al completo. Come lui, che effettuò ricerche approfondite per preparare il suo ispirato resoconto storico, possiamo scavare a fondo nella Parola di Dio e cercare la guida divina, chiedendoci “dov’è Geova?” Se ci sforziamo di conoscere la sua volontà, riporremo fede in lui e “certamente [diverremo] come un albero piantato presso le acque, che emette le sue radici proprio presso il corso d’acqua”. — Leggi Geremia 17:5-8.

      Illustrazione a pagina 125

      24 Mentre leggiamo le Sacre Scritture e meditiamo su di esse, cerchiamo di capire cosa dovremmo fare nelle varie situazioni dal punto di vista di Geova. Possiamo andare alla ricerca di princìpi che vogliamo ricordare e applicare nella vita. Leggendo nella Parola di Dio resoconti storici, comandi divini, sacri princìpi e saggi consigli, riflettiamo su come i vari brani scritturali dovrebbero influire sulle nostre decisioni quotidiane. In risposta alla domanda “dov’è Geova?”, Lui stesso può rivelarci per mezzo della sua Parola scritta come affrontare anche la più complessa delle situazioni. Potremmo davvero scorgere nella Bibbia ‘cose incomprensibili che non abbiamo conosciuto’, cioè che non abbiamo mai considerato da una certa angolazione. — Ger. 33:3.

      25, 26. In che modo possiamo trarre beneficio dalle esperienze?

      25 Inoltre possiamo riflettere sulle esperienze nostre e altrui. Per esempio, sappiamo che alcuni, come Urija, smisero di fare assegnamento su Geova. (2 Tim. 4:10) Possiamo imparare dalla loro condotta ed evitare le stesse tragiche conseguenze. Riportiamo spesso alla mente gli atti di amorevole benignità di Geova nei nostri confronti, ricordando che anche Geremia gli era grato per la sua misericordia e compassione. Al di là di quanto possa essere difficile la nostra situazione, non pensiamo mai che l’Altissimo non si interessi di noi. Tutt’altro, ha cura di noi come nel caso di Geremia.

      26 Meditando sul modo in cui Geova agisce con ciascuno, capiremo che ogni giorno egli provvede guida in vari modi. Aki, una giovane sorella che viveva in Giappone, non si sentiva degna di essere cristiana. Un giorno, durante la predicazione, espresse i suoi sentimenti alla moglie del sorvegliante di circoscrizione. Disse che aveva la sensazione che Geova non fosse contento del suo servizio e che prima o poi l’avrebbe rigettata, anche se lei era determinata a continuare a fare del suo meglio. La moglie del sorvegliante la rassicurò dicendole che le era sempre sembrata una sorella zelante. Aki rifletté su quel pensiero incoraggiante, ragionando che in effetti non aveva nessun motivo di ritenere che Geova fosse insoddisfatto del suo servizio. In seguito pregò Geova: “Andrò ovunque tu vorrai. Fa di me quello che desideri”. Più o meno in quel periodo visitò un paese straniero in cui c’era un piccolo gruppo di lingua giapponese che aveva bisogno di qualcuno che parlasse la lingua e potesse fermarsi per servire lì. Si dà il caso che Aki fosse nata in quella nazione, così per lei fu più semplice trasferirsi per dare una mano. Ma dove avrebbe abitato? Una sorella le offrì la stanza della figlia, che era appena andata a vivere altrove. “Fu come se i tasselli di un mosaico andassero a posto: Geova aveva aperto la via per me”, concluse Aki.

      27. Perché la domanda “dov’è Geova?” dovrebbe motivarci?

      27 Molti fratelli e sorelle possono raccontare episodi in cui hanno sentito personalmente che Dio li stava guidando, forse per mezzo della lettura biblica o dello studio personale. Anche noi avremo avuto esperienze simili. Quando questo accade, il nostro legame con Geova diventa più forte e ci sentiamo spinti ad avvicinarci a lui in preghiera più spesso e con maggiore intensità. Una cosa è certa: se ogni giorno continuiamo a chiedere “dov’è Geova?” lui ci indicherà la via. — Isa. 30:21.

      Come possiamo conoscere la risposta alla domanda “dov’è Geova?”, e in quali modi possiamo ricercare la sua guida?

  • “Pastori secondo il mio cuore”
    Dio ci parla per mezzo di Geremia
    • CAPITOLO UNDICI

      “Pastori secondo il mio cuore”

      1, 2. (a) Cosa può succedere a un gregge se non viene protetto? (b) In cosa consisteva nei tempi biblici il lavoro del pastore?

      HIROYASU è cresciuto in Giappone. Era solo un bambino quando sua madre comprò una pecora e un montone. Lui se ne prese cura e ogni anno la pecora gli dava due agnellini, così il gregge iniziò a crescere. A 12 anni ormai aveva una dozzina di pecore. “Una mattina presto, quando ero ancora a letto”, ricorda, “sentii le pecore che belavano. All’inizio non andai a controllare. Quando alla fine uscii, vidi un branco di cani selvatici che scappavano. Gli agnelli erano stati sventrati. Cercai disperatamente la madre. La trovai che respirava ancora, in una pozza di sangue. Si salvò solo il montone. Ero distrutto: sarei dovuto uscire a controllare le pecore quando le avevo sentite belare la prima volta. Erano indifese contro i cani”.

      2 Nei tempi biblici quasi tutti sapevano cosa faceva un pastore: il suo lavoro consisteva nel portare il gregge al pascolo assicurandosi che gli animali affidati alla sua cura fossero ben nutriti. Inoltre li proteggeva dai predatori e andava in cerca di quelli che si smarrivano. (1 Sam. 17:34-36) Il pastore si preoccupava anche che il gregge riposasse al sicuro, indisturbato. Aiutava le pecore a partorire e poi si prendeva cura degli agnellini. Molti scrittori biblici, incluso Geremia, ricorsero alla figura del pastore per illustrare metaforicamente il ruolo di un uomo, un governante o un sorvegliante spirituale, incaricato di avere cura degli altri.

      3. A cosa si riferiva Geremia quando usò il termine “pastore” e il verbo “pascere”?

      3 Nella congregazione cristiana alcuni pensano agli anziani come a dei pastori solo quando questi uomini fanno visita ai fratelli per aiutarli e incoraggiarli. Tuttavia, dall’uso che ne fa Geremia, capiamo che il termine “pastore” e il verbo “pascere” si applicavano a tutto ciò che riguardava i rapporti tra i sorveglianti di Giuda e il popolo. Spesso Dio condannò i principi, i profeti e i sacerdoti di Giuda che, da cattivi pastori, non facevano gli interessi della gente comune. (Ger. 2:8) Maltrattavano, ingannavano e trascuravano le loro “pecore”, e perseguivano egoisticamente i propri interessi. Il popolo di Dio era in uno sconcertante stato di abbandono spirituale. Geova preannunciò “guai” per quei falsi pastori e assicurò che avrebbe dato al suo popolo pastori premurosi e amorevoli, che avrebbero davvero protetto il gregge. — Leggi Geremia 3:15; 23:1-4.

      4. Chi si prende cura oggi del gregge di Dio, e con quale spirito lo fa?

      4 La promessa divina si è adempiuta su scala maggiore con il Capo pastore delle pecore di Geova, Gesù, che è divenuto il Capo della congregazione cristiana. Egli si definisce “il pastore eccellente” che mostra vera compassione per coloro che conduce. (Giov. 10:11-15) Per prendersi cura del suo gregge terreno, oggi Geova si avvale di sottopastori, sia fratelli unti della classe dello schiavo fedele e discreto che anziani coscienziosi della “grande folla”. (Riv. 7:9) Questi pastori si sforzano di riflettere lo spirito di sacrificio di Gesù. A imitazione di Cristo desiderano nutrire e curare teneramente la congregazione. Guai a chiunque trascuri i fratelli, signoreggi su di loro o assuma un atteggiamento aspro o arrogante nei loro confronti! (Matt. 20:25-27; 1 Piet. 5:2, 3) Cosa cerca oggi Geova nei pastori cristiani? E cosa possiamo imparare dagli scritti di Geremia riguardo all’atteggiamento e ai motivi che devono caratterizzare gli anziani mentre assolvono le loro responsabilità? Esaminiamo il ruolo che svolgono nel provvedere aiuto e protezione, nell’insegnare dentro e fuori la congregazione e nel giudicare.

      PROVVEDONO PROTEZIONE

      5-7. (a) Quali attenzioni Geova si aspetta che vengano prestate alle sue pecore, e perché? (b) In che modo gli anziani mostrano vero amore per i fratelli, anche per quelli che si sono allontanati?

      5 L’apostolo Pietro chiamò Geova il “pastore e sorvegliante delle [nostre] anime”. (1 Piet. 2:25) Che atteggiamento ha Dio nei confronti delle sue “pecore”? Per saperlo ripensiamo ai giorni di Geremia. Dopo aver condannato i cattivi pastori che disperdevano e trascuravano il gregge, Geova disse che avrebbe ‘radunato’ le sue pecore, riconducendole al loro pascolo. Promise di nominare su di loro buoni pastori ‘che realmente le avrebbero pasciute’, e di accertarsi che il suo popolo fosse protetto da famelici nemici. (Ger. 23:3, 4) Geova considerava davvero preziose le sue pecore, e i suoi sentimenti non sono cambiati. È stato disposto a pagare un prezzo altissimo per il loro benessere eterno. — 1 Piet. 1:18, 19.

      6 Proprio come i pastori letterali, i sorveglianti cristiani non dovrebbero essere negligenti nel prendersi cura della congregazione. Se servite come anziani, vi sforzate di essere vigili per cogliere qualsiasi segno di sofferenza da parte dei fratelli? Siete pronti ad aiutarli tempestivamente? Il saggio re Salomone scrisse: “Devi positivamente conoscere l’aspetto del tuo gregge. Poni il cuore ai tuoi branchi”. (Prov. 27:23) Questo versetto mette in risalto la laboriosità dei pastori letterali. Tuttavia, in linea di principio, si può applicare alla cura offerta dai pastori spirituali all’interno della congregazione. Ogni anziano deve chiedersi: ‘Sto combattendo contro qualsiasi tendenza a dominare gli altri?’ Il fatto stesso che Pietro menzionasse il ‘signoreggiare su quelli che sono l’eredità di Dio’ indica che esiste il pericolo concreto che un anziano lo faccia. Come potete aiutare a ‘far giacere il gregge’, in armonia con le parole di Geremia 33:12? (Leggi). Genitori soli, vedove, famiglie con un genitore acquisito, persone anziane e giovani potrebbero avere bisogno di particolari attenzioni e aiuto.

      Illustrazione a pagina 130

      7 A volte un pastore spirituale, proprio come fa un pastore letterale con le pecore, deve andare alla ricerca di un componente della congregazione che, per una ragione o per l’altra, si è allontanato dal gregge. Per farlo dovrà mostrare spirito di sacrificio e umiltà. Userà pazientemente il suo tempo per soddisfare le necessità di coloro che sono affidati alla sua cura. Ogni anziano di congregazione dovrebbe chiedersi onestamente: ‘In che misura mi sforzo di incoraggiare ed edificare, invece di condannare e criticare? Faccio davvero di tutto per migliorare?’ Per aiutare una persona a vedere le cose dal punto di vista di Dio a volte sono necessari ripetuti sforzi. Se un fratello o una sorella esita ad accettare un consiglio scritturale (non semplicemente un’opinione personale), ricordiamo il supremo Pastore e Sorvegliante, Geova, che ‘parlava’ al suo popolo ribelle continuando a sforzarsi di aiutarlo. (Ger. 25:3-6) Oggi la maggioranza dei servitori di Dio non pratica il male, ma quando è necessario un consiglio, a imitazione di Geova, gli anziani non si tirano indietro.

      8. In che modo i pastori spirituali possono imitare Geremia?

      8 Finché c’era speranza che i suoi connazionali ebrei ritornassero a Geova, Geremia continuò a pregare per loro. Disse a Dio: “Ricordati del mio stare dinanzi a te per proferire il bene anche riguardo a loro, per stornare da loro il tuo furore”. (Ger. 18:20) Da queste parole capiamo che Geremia cercava il bene nei suoi fratelli e non pensava male di loro. I sorveglianti cristiani dovrebbero imitare l’atteggiamento di Geremia, almeno finché non ci sono chiare prove che una persona ha rivolto in modo impenitente il cuore a fare il male. Un gesto positivo che si può compiere è lodare gli altri per ciò che fanno di buono e pregare per loro e con loro. — Matt. 25:21.

      Cosa promise Dio per mezzo di Geremia riguardo ai pastori spirituali? In che modo i sorveglianti cristiani provvedono protezione?

      “CERTAMENTE VI PASCERANNO”

      9, 10. Perché essere un buon pastore (un anziano di congregazione) significa essere un insegnante?

      9 In armonia con quello che leggiamo in Geremia 3:15, i pastori cristiani devono ‘pascere con conoscenza e perspicacia’, cioè servire in qualità di insegnanti. (1 Tim. 3:2; 5:17) Geova promise al suo popolo che questo è quanto avrebbero fatto i buoni pastori. Inoltre incoraggiò gli ebrei ad accettare la correzione e l’insegnamento impartiti dal suo profeta Geremia. (Leggi Geremia 6:8). Per essere sane le pecore hanno bisogno di nutrimento. In modo analogo, per rimanere spiritualmente in salute i servitori di Dio hanno bisogno di nutrimento e guida basati sulle Scritture.

      10 In relazione all’insegnamento, gli anziani hanno un duplice ruolo: devono aiutare sia quelli che fanno già parte della congregazione che quelli che non sono ancora veri cristiani. A proposito di questi ultimi ricordiamo che una delle ragioni principali per cui esiste la congregazione cristiana è predicare la buona notizia del Regno di Dio. Di conseguenza gli anziani devono essere zelanti evangelizzatori. (Ger. 1:7-10) Così facendo non solo assolvono la propria responsabilità nei confronti di Dio, ma danno anche un eccellente esempio ai fratelli. Anziani, non riscontrate che uscire regolarmente in predicazione con diversi fratelli e sorelle vi dà la possibilità di affinare l’arte di insegnare, sia vostra che loro? Quando date con zelo l’esempio nell’opera di evangelizzazione offrite anche prezioso incoraggiamento, che può aiutare tutta la congregazione a crescere.

      11, 12. A cosa deve prestare attenzione un anziano se vuole essere un buon pastore?

      11 Gli anziani devono trasmettere alla congregazione informazioni basate sulla Bibbia; così dispenseranno sano cibo spirituale. Va da sé, quindi, che per essere un insegnante efficace, un pastore della congregazione deve studiare diligentemente la Parola di Dio. Notate il contrasto con quello che Geremia dice a proposito del motivo per cui i capi del popolo non erano efficaci: “I pastori si sono comportati irragionevolmente, e non hanno cercato nemmeno Geova. Perciò non hanno agito con perspicacia, e tutti i loro animali da pascolo sono stati dispersi”. (Ger. 10:21) Quelli che avrebbero dovuto insegnare non seguivano i princìpi scritturali e non ricercavano Dio. Perciò non potevano agire con vera sapienza. Geremia usò parole ancora più forti per denunciare i cosiddetti profeti. — Leggi Geremia 14:14, 15.

      12 A differenza di quei falsi pastori, i sorveglianti cristiani studiano e imitano l’esempio di Gesù. Sono così in grado di servire quali saggi pastori del gregge. Con tutte le questioni che richiedono tempo e attenzione non è facile includere regolarmente lo studio nel proprio programma. Ma se servite come anziani, siete fermamente convinti che solo basandovi sulla Parola di Dio e sulla guida della classe dello schiavo fedele e discreto potete impartire un’istruzione benefica e verace, che rifletta conoscenza e perspicacia? Se vi accorgete che il vostro programma di studio personale non è intenso come un tempo, cosa farete per continuare a distinguervi dai falsi pastori dei giorni di Geremia?

      Illustrazione a pagina 135

      13. Cosa aiutò Geremia a essere un buon insegnante, e cosa possono imparare i pastori cristiani da lui?

      13 Un elemento che contribuiva a fare di Geremia un insegnante così efficace era il suo uso di illustrazioni. Naturalmente era istruito da Geova. Chi era presente non avrà più dimenticato il momento in cui scaraventò al suolo un recipiente di terracotta, dichiarando che nello stesso modo Gerusalemme e i suoi abitanti sarebbero stati infranti. (Ger. 19:1, 10, 11) E pensate pure a quando Geremia fece un giogo di legno e se lo mise per illustrare le sofferenze del popolo costretto sotto il giogo babilonese. (Ger. capp. 27-28) Agli anziani di congregazione Dio non ha ordinato di illustrare in modo plateale determinati aspetti. Non siamo però contenti quando arricchiscono il loro insegnamento con appropriate illustrazioni ed esperienze? Le metafore e gli esempi ben ponderati e adatti possono avere un effetto potente e stimolante.

      14. (a) Su cosa si basava il riferimento fatto da Geremia al “balsamo in Galaad”? (b) In che modo gli anziani cristiani possono favorire la salute spirituale dei fratelli?

      14 Quanto siamo grati dell’insegnamento offerto dai pastori cristiani! Ai suoi giorni Geremia vedeva la necessità di curare spiritualmente il popolo. Chiese: “Non c’è balsamo in Galaad? O non vi è guaritore?” (Ger. 8:22) All’epoca esisteva un letterale balsamo di Galaad, regione di Israele a est del Giordano. Quest’olio aromatico estratto da una pianta era rinomato per le sue proprietà terapeutiche, e spesso veniva applicato per lenire il dolore e curare le ferite. Purtroppo ciò che mancava era la guarigione spirituale. Perché? Geremia osservò: “I profeti stessi effettivamente profetizzano con falsità; e in quanto ai sacerdoti, sottopongono secondo i loro poteri. E il mio proprio popolo lo ha amato così”. (Ger. 5:31) Che dire di oggi? Non siamo d’accordo che all’interno della congregazione c’è senza dubbio un “balsamo in Galaad”? Possiamo paragonare a balsamo lenitivo il conforto e la cura offerti dai pastori cristiani, che amorevolmente indicano ai fratelli i princìpi scritturali, li edificano e pregano per loro e con loro. — Giac. 5:14, 15.

      Quali aspetti dell’insegnamento degli anziani della vostra congregazione apprezzate in modo particolare? Cosa li rende insegnanti efficaci?

      “GEOVA HA DETTO QUESTO”

      15, 16. Perché il gregge, sia letterale che spirituale, ha bisogno di attenzioni?

      15 Immaginate la gioia di un pastore letterale che dopo tante ore di duro lavoro viene premiato con la nascita di agnelli sani. Il pastore però sa che gli agnelli hanno bisogno di attenzioni per crescere bene. Deve quindi assicurarsi che abbiano il giusto nutrimento. Alla nascita gli agnelli hanno la coda lunga, che strisciando può venire in contatto con escrementi e altra sporcizia. Il pastore vuole che gli animali rimangano puliti e sani, così a volte accorcia loro la coda compiendo l’operazione in modo da non recare inutili sofferenze. Anche i pastori spirituali dedicano amorevoli attenzioni alle pecore, i componenti della loro congregazione. (Giov. 21:16, 17) Gli anziani sono anche entusiasti quando gli interessati compiono i passi necessari per diventare veri cristiani. I sorveglianti cristiani vogliono che tutte le pecore, giovani e meno giovani, siano sane e ben nutrite, quindi non smettono di prestare loro attenzione, intervenendo quando è necessario. Di sicuro la loro opera richiede che ricordino ai fratelli ‘quello che Geova ha detto’, cioè quello che insegnano le Scritture. — Ger. 2:2, 5; 7:5-7; 10:2; Tito 1:9.

      16 Ci volle intrepidezza da parte di Geremia per annunciare il messaggio di Dio. Lo stesso vale per i sorveglianti della congregazione, specie nei casi in cui devono parlare apertamente per proteggere i fratelli. Può accadere, ad esempio, che un pastore spirituale veda la necessità di agire per impedire che un agnellino appena nato o una pecora adulta si insudici con la sporcizia del mondo di Satana. Forse la persona che è in pericolo non ha nemmeno chiesto consigli. Ma un pastore coscienzioso può starsene a guardare mentre un componente del gregge si mette nei guai? Certo che no! E non prende neanche la cosa alla leggera, fingendo che vada tutto bene mentre è ovvio che le cose non stanno così e un compagno di fede rischia di perdere la pace con Geova. — Ger. 8:11.

      17. Quando e in che modo un pastore deve prestare particolare attenzione a una pecora?

      17 Se una pecora incauta fosse indotta ad allontanarsi dal gregge, un pastore attento agirebbe subito per riportarla al sicuro. (Leggi Geremia 50:6, 7). Similmente, a volte un sorvegliante potrebbe dover ragionare in modo amorevole ma fermo con qualcuno che si sta mettendo in una situazione pericolosa. Per esempio potrebbe notare che due fidanzati passano del tempo da soli in luoghi in cui può essere difficile controllare la passione. Un anziano benigno e comprensivo potrebbe aiutare la coppia a evitare tali situazioni compromettenti. Stando attento a non lanciare accuse, potrebbe far capire che in certe situazioni si rischia di tenere una condotta che Geova odia. Proprio come Geremia, gli anziani fedeli condannano quello che Dio condanna. Imitano Geova che, senza essere aspro, implorò il suo popolo per mezzo del profeta: “Non fate, suvvia, questa sorta di cosa detestabile che ho odiato”. (Ger. 5:7; 25:4, 5; 35:15; 44:4) Non siamo forse grati dell’interesse che gli amorevoli pastori mostrano per il gregge?

      18. Quali incoraggianti risultati vengono conseguiti grazie agli sforzi dei pastori spirituali?

      18 Naturalmente non tutti quelli a cui Geremia diede consigli prestarono ascolto. Ma alcuni lo fecero. Per esempio quando Baruc, compagno e segretario di Geremia, aveva bisogno di un consiglio energico, il profeta fu pronto a darglielo. (Ger. 45:5) Con quali risultati? Baruc ottenne il favore divino e sopravvisse alla distruzione di Gerusalemme. In modo analogo, grazie ai risultati positivi ottenuti aiutando i compagni di fede, gli anziani di congregazione sono incoraggiati a ‘continuare ad applicarsi all’esortazione e all’insegnamento’ che possono salvare delle vite. — 1 Tim. 4:13, 16.

      DISCIPLINANO “NELLA DEBITA MISURA”

      Illustrazione a pagina 138

      19, 20. Quale responsabilità hanno gli anziani in relazione ai trasgressori?

      19 Nei nostri giorni un altro ruolo ricoperto dai sorveglianti è quello di giudici spirituali. In rare occasioni gli anziani potrebbero avere a che fare con peccatori volontari. Il loro obiettivo sarà quello di indurli al pentimento. In modo benigno ma schietto Geova esortò i trasgressori ad abbandonare le loro cattive vie. (Ger. 4:14) Tuttavia, se nella congregazione una persona non abbandona la condotta peccaminosa, i sorveglianti devono agire per proteggere il gregge da quell’influenza potenzialmente corruttrice. Come indicano le Scritture, potrebbe essere necessario espellere il trasgressore. In tali circostanze Geova si aspetta che gli anziani sostengano la sua giustizia. Il buon re Giosia fu esemplare al riguardo. “Egli difese la rivendicazione dell’afflitto e del povero”, imitando così l’amore che ha Dio per la giustizia. A proposito delle azioni di Giosia, Geova poté quindi chiedere: “Non si trattò di conoscermi?” Dal momento che Giosia agì con diritto e giustizia “gli andò bene”. Non ci sentiamo più sicuri quando gli anziani della nostra congregazione si sforzano di imitare l’esempio di Giosia? — Ger. 22:11, 15, 16.

      20 Non c’è dubbio, Geova disciplina i trasgressori “nella debita misura”. (Ger. 46:28) Ecco perché, a seconda delle circostanze e dell’atteggiamento manifestato da un compagno di fede, gli anziani potrebbero doverlo consigliare, esortare o riprendere. A volte è perfino necessario disassociare un trasgressore impenitente. In quel caso gli anziani non pregano in pubblico per chi è stato espulso dalla congregazione e persegue una condotta peccaminosa: non avrebbe senso farlo.a (Ger. 7:9, 16) Imitano però Dio indicando a chi è stato disassociato come riottenere il suo favore. (Leggi Geremia 33:6-8). Anche se la disassociazione può essere dolorosa, possiamo essere certi che le norme di Dio sono giuste e che seguirle è la cosa migliore per tutti. — Lam. 1:18.

      21. Quale dovrebbe essere la condizione del gregge di Dio, e che parte possiamo avere in questo?

      21 Quando i pastori della congregazione identificano e applicano le ispirate norme divine, il gregge è ben nutrito, sano e protetto. (Sal. 23:1-6) Quello che Geremia dice dell’atteggiamento e dei motivi che si devono avere, e di quelli che non si devono avere, può aiutare i sorveglianti cristiani ad assolvere la seria responsabilità di prendersi cura delle pecore di Dio. Quindi ognuno di noi può chiedersi: ‘Continuerò a mostrare gratitudine per l’insegnamento, la guida e la protezione di Geova sostenendo i pastori che “realmente pascono” il gregge “con conoscenza e perspicacia”?’ — Ger. 3:15; 23:4.

      In quali circostanze i sorveglianti devono agire con intrepidezza? Cosa si aspetta Geova dagli anziani cristiani quando assolvono il ruolo di giudici?

      a Vedi La Torre di Guardia del 1º dicembre 2001, alle pagine 30-31.

  • “Non si trattò di conoscermi?”
    Dio ci parla per mezzo di Geremia
    • CAPITOLO DODICI

      “Non si trattò di conoscermi?”

      1, 2. Perché fu stolto da parte di Ioiachim iniziare la costruzione del suo palazzo?

      IL RE Ioiachim si stava costruendo una casa, un’enorme casa. Secondo i progetti ci sarebbero state grandi stanze su almeno due piani. Grazie ad ampie finestre la luce solare avrebbe irradiato gli ambienti e ci sarebbe stato un costante ricambio d’aria: il tutto per rendere piacevoli le giornate del re e della sua famiglia. Le pareti sarebbero state rivestite di pannelli di cedro aromatico del Libano. Il cinabro, una tintura importata, avrebbe dato agli interni quel colore rosso vermiglio tanto ricercato da grandi e potenti delle altre nazioni. — Ger. 22:13, 14.

      2 I costi del progetto erano elevati. A quanto pare in quel periodo le casse del tesoro si erano svuotate a causa delle spese militari e della tassa imposta dall’Egitto. (2 Re 23:33-35) Ma Ioiachim escogitò un modo per finanziare la costruzione del suo nuovo palazzo: trattenne la paga degli operai. Li trattò come schiavi, costretti a pagare col sudore e la fatica il loro tributo alla monarchia.

      3. Che differenza c’era tra Ioiachim e suo padre, e perché?

      3 Per mezzo di Geremia, Dio condannò Ioiachim per il suo egoismo.a Ricordò al re che suo padre Giosia aveva mostrato straordinaria benignità e generosità ai lavoratori e ai poveri. Giosia aveva perfino perorato le loro cause in tribunale. Richiamando l’attenzione di Ioiachim sulla considerazione che Giosia aveva mostrato per gli umili, Geova chiese: “Non si trattò di conoscermi?” — Leggi Geremia 22:15, 16.

      4. Perché dovrebbe essere importante per noi conoscere Geova?

      4 Visto che le condizioni del mondo di Satana vanno di male in peggio, abbiamo bisogno dell’aiuto e della protezione che Geova fornisce a coloro che lo conoscono profondamente. Quindi dobbiamo accostarci sempre più a Dio. Dobbiamo anche rispecchiare le sue eccellenti qualità per predicare con efficacia la buona notizia. Forse però ci chiediamo: ‘Come fa un cristiano a conoscere bene Geova, proprio come il re Giosia?’

      COSA SIGNIFICA CONOSCERE DIO

      5, 6. (a) Che influenza esercita un buon padre sui figli? (b) A differenza di Ioiachim, quale dovrebbe essere il nostro atteggiamento in relazione al conoscere le vie di Geova?

      5 Pensiamo ai modi in cui un buon padre influisce sui figli. Ad esempio, se vedono che lui è pronto a condividere con chi è meno fortunato, probabilmente i figli saranno spinti a essere generosi. Osservare il modo amorevole e rispettoso in cui tratta la loro mamma li potrà aiutare ad avere considerazione per l’altro sesso. Se il padre è conosciuto come una persona corretta e onesta negli affari, anche loro vorranno essere corretti e onesti. Insomma, man mano che conosceranno le qualità del padre e il suo modo di agire, i ragazzi cresceranno con il desiderio di trattare gli altri come fa lui.

      6 Similmente, un cristiano che conosce Geova alla maniera di Giosia non si limita a riconoscerlo quale Sovrano universale. Leggendo la Bibbia viene a sapere in che modo Dio agisce con gli altri, e quindi vuole imitare il suo Padre celeste. Quando riflette su quello che Geova ama e su quello che odia, il suo amore per lui diventa sempre più profondo. In contrasto, chi ignora le leggi e i rammemoratori divini, impedendo che influiscano sulla sua vita, non arriva a conoscere il vero Dio. È simile a Ioiachim, che gettò nel fuoco il rotolo contenente la parola di Geova trasmessa per mezzo di Geremia. — Leggi Geremia 36:21-24.

      Illustrazioni a pagina 143

      Giosia e Ioiachim reagirono in modo diverso alle parole di Dio

      7. Perché dovremmo desiderare di conoscere Geova proprio come fece il re Giosia?

      7 I risultati che conseguiamo nel sacro servizio e la nostra prospettiva di vivere nel nuovo mondo dipendono dal conoscere davvero Geova. (Ger. 9:24) Soffermiamoci su alcune delle qualità divine che emergono dagli scritti di Geremia. Mentre riflettiamo sulla personalità di Dio, cerchiamo di individuare dei modi in cui possiamo conoscerlo e imitarlo a livello personale, proprio come fece il re Giosia.

      Perché possiamo dire che il re Giosia conosceva profondamente Geova? Cosa comporta conoscere Geova alla maniera di Giosia?

      “LA SUA AMOREVOLE BENIGNITÀ È A TEMPO INDEFINITO!”

      8. Cos’è l’amorevole benignità?

      8 In molte lingue non si può esprimere in modo conciso quell’aspetto della personalità di Dio che definiamo amorevole benignità, o amore leale. Secondo un dizionario biblico, il termine ebraico in questione descrive un’interazione di forza, fermezza e amore. Il dizionario prosegue: “Qualunque accezione che non trasmetta tutte e tre le sfaccettature inevitabilmente perde parte della sua ricchezza”. Quindi chi mostra amorevole benignità non è semplicemente una brava persona, ma è qualcuno che, mosso da profondo interesse per gli altri, fa di tutto per soddisfare le loro necessità, specialmente quelle spirituali. Il motivo principale per cui agisce in questo modo altruistico è il desiderio di piacere all’Iddio Onnipotente.

      9. Cosa dimostra il modo in cui Geova agì con Israele?

      9 La maniera migliore per cogliere l’essenza dell’espressione biblica “amorevole benignità” è studiare il modo in cui Dio ha agito con i veri adoratori nel corso delle epoche. Geova protesse e nutrì gli israeliti nei 40 anni che trascorsero nel deserto. Quand’erano nella Terra Promessa, diede loro giudici che li liberassero dai nemici e li riportassero alla vera adorazione. In tutti quei secoli Geova rimase al loro fianco nei momenti belli e in quelli brutti, quindi poté dire alla nazione: “Ti ho amato con un amore a tempo indefinito. Perciò ti ho attratto con amorevole benignità”. — Ger. 31:3.b

      10. Come indica l’esempio degli ebrei a Babilonia, in che modo Geova mostra amorevole benignità ascoltando le preghiere?

      10 Nei nostri giorni Dio continua a mostrare amorevole benignità in modi che recano benefìci diretti ai suoi adoratori. Prendiamo ad esempio la preghiera. Geova ascolta tutte le preghiere sincere, ma presta speciale attenzione quando a pregare sono i suoi dedicati servitori. Anche se continuiamo a pregare per anni in relazione a un problema cronico, non perde mai la pazienza con noi, né si stanca di ascoltare le nostre preghiere. Una volta Geova fece inviare da Geremia un messaggio diretto a un gruppo di ebrei che erano già in cattività a Babilonia. Erano a più di 800 chilometri dal tempio, lontani dalla famiglia e dagli amici in Giuda. Il fatto che fossero così distanti dal tempio, però, non impedì a Geova di udire le loro richieste di favore ed espressioni di lode. Pensiamo a come sarà stato confortante per quegli ebrei sentire le parole di Dio, che leggiamo in Geremia 29:10-12. Queste parole si applicano anche alle nostre preghiere sincere. — Leggi.

      Illustrazione a pagina 144

      11, 12. (a) Cosa continuò a fare Geova per gli abitanti di Gerusalemme? (b) Che aiuto può ricevere chi ha avuto bisogno di disciplina?

      11 Un’altra prova dell’amorevole benignità di Geova è il suo punto di vista positivo sulle cose. La caduta di Gerusalemme si avvicinava e gli abitanti della città continuavano nella loro rivolta, il che equivaleva a ribellarsi a Dio. Cosa riservava loro il futuro? Probabilmente la morte, a causa della carestia o per mano dei babilonesi. Nella migliore delle ipotesi avrebbero scontato un lungo esilio e sarebbero morti in terra straniera. Geova però continuò ad avere una “buona parola” per quelli che si fossero pentiti e avessero cambiato condotta. Promise di ‘rivolgere loro la sua attenzione’. Disse che dalla lontana Babilonia li avrebbe ‘ricondotti in questo luogo’, la loro terra natia. (Ger. 27:22) Di conseguenza quegli uomini avrebbero gridato: “Lodate Geova degli eserciti, poiché Geova è buono; poiché la sua amorevole benignità è a tempo indefinito!” — Ger. 33:10, 11.

      12 L’amorevole benignità permette a Geova di essere Fonte di incoraggiamento per coloro che, da un punto di vista umano, vivono situazioni disastrose. Ci sono alcuni che un tempo facevano parte della congregazione cristiana, ma che poi hanno ricevuto la necessaria e giusta disciplina. Forse sono oppressi dal senso di colpa ed esitano a riavvicinarsi al popolo di Dio. Magari si chiedono se Geova potrà mai perdonarli e riaccoglierli. L’Iddio Onnipotente ha una “buona parola” per loro. Possono ricevere il benigno aiuto che serve per fare i cambiamenti necessari nel loro modo di pensare e di agire. In linea di principio quello che abbiamo detto nel paragrafo precedente si può applicare a loro: Geova ‘li farà tornare al loro luogo’, cioè tra i suoi felici servitori. — Ger. 31:18-20.

      13. Perché il modo in cui Geova sostenne Geremia è incoraggiante per noi?

      13 Inoltre, essendo l’Iddio di amorevole benignità, Geova sostiene lealmente i suoi fedeli servitori. In questi ultimi giorni del mondo di Satana, abbiamo ogni ragione per confidare che Geova sosterrà e proteggerà tutti quelli che cercano prima il Regno. Ricordiamo che negli ultimi giorni di Gerusalemme Geremia poté contare solo su Geova per avere cibo e protezione. Dio non abbandonò mai il profeta. (Ger. 15:15; leggi Lamentazioni 3:55-57). Se per qualunque motivo siamo sotto pressione, possiamo essere certi che Geova ricorda i nostri atti di lealtà. Mosso dall’amorevole benignità, desidera sostenerci in modo che ‘non perveniamo alla nostra fine’. — Lam. 3:22.

      Quali aspetti dell’amorevole benignità di Geova vi attraggono maggiormente? Perché rispondete così?

      “COME GEOVA VIVE IN . . . GIUSTIZIA!”

      14. Quali ingiustizie avete osservato negli ultimi tempi?

      14 Alcuni scontano anni di prigione per crimini che non hanno commesso. Ci sono stati casi di uomini condannati a morte la cui innocenza è stata dimostrata solo dopo che la sentenza era stata eseguita. In certi paesi genitori disperati arrivano a vendere i propri figli in schiavitù solo per dare qualcosa da mangiare al resto della famiglia. Cosa provate quando venite a sapere di queste ingiustizie? Secondo voi, cosa prova Geova? La Bibbia indica chiaramente che è sua volontà eliminare ogni causa di sofferenza. È l’Unico in grado di farlo. Quindi i poveri e gli innocenti che soffrono possono farsi coraggio: Geova, l’Iddio di giustizia, sta compiendo passi concreti per liberarli dall’angoscia. — Ger. 23:5, 6.

      Illustrazione a pagina 146

      15, 16. (a) Quale verità riguardo a Geova mise in risalto Geremia? (b) Perché possiamo confidare nelle leggi e nelle promesse di Dio?

      15 Ai giorni di Geremia alcuni erano consapevoli della superiorità della giustizia di Dio. Ad esempio il profeta ipotizzò che Israele si pentisse dei propri peccati e che, per attestare tale mutamento di pensiero, affermasse: “Come Geova vive in verità, diritto e giustizia!” (Ger. 4:1, 2) Questa è una verità inoppugnabile, dal momento che non c’è posto per l’ingiustizia nel proposito di Geova. Ma ci sono anche altre prove del suo amore per la giustizia.

      16 Dio mantiene sempre la parola e non è mai ipocrita. Gli esseri umani possono infrangere le promesse, ma Geova no. Anche le leggi della natura che ha stabilito, e dalle quali noi traiamo beneficio, sono infallibili. (Ger. 31:35, 36) Possiamo ugualmente confidare nelle sue promesse e nelle sue decisioni giudiziarie, che sono sempre ‘buone’. — Leggi Lamentazioni 3:37, 38.

      17. (a) Come procede Geova nel giudicare? (b) Perché possiamo avere fiducia nel modo in cui gli anziani affrontano i problemi nella congregazione? (Vedi il riquadro “Giudicano per Geova”, a pagina 148).

      17 Quando giudica, Geova non si ferma mai alle semplici apparenze. Guarda oltre ciò che è ovvio e conosce tutti i fatti. Inoltre tiene conto dei motivi delle parti in causa. Servendosi di tecniche e strumenti specialistici, i medici possono sottoporre un paziente a un esame per conoscere le condizioni del suo cuore. Possono anche esaminare i reni, la cui funzione consiste nel filtrare il sangue. Geova può fare molto di più. Egli esamina il cuore simbolico, tenendo conto dei motivi. Scruta anche i reni simbolici, che rappresentano i sentimenti più profondi. Può quindi scoprire cosa ha spinto la persona ad agire in un certo modo e cosa prova in relazione al proprio comportamento. L’Altissimo non è mai sopraffatto dalla quantità di dettagli che emergono dal suo attento esame. Molto meglio del più saggio giudice umano, si avvale delle informazioni in modo corretto ed equilibrato per determinare il nostro futuro. — Leggi Geremia 12:1a; 20:12.

      GIUDICANO PER GEOVA

      Per mezzo della sua Parola scritta e della congregazione cristiana, Geova ha addestrato anziani che giudicano seguendo i metodi da lui stabiliti. Li ha autorizzati a rappresentarlo nel risolvere i problemi che sorgono nella congregazione. Questi fratelli sono imperfetti e non possono leggere il cuore come fa Geova. Tuttavia è loro desiderio agire con i compagni di fede in armonia con l’esempio stabilito dall’Iddio Onnipotente. Pregano per avere la guida divina e si sforzano, di volta in volta, di applicare i princìpi biblici pertinenti, cercando quindi di ‘giudicare con giustizia’ proprio come fa Geova. (Ger. 11:20) Abbiamo perciò buone ragioni per avere fiducia negli anziani, “poiché essi vigilano sulle [nostre] anime come coloro che renderanno conto”. — Ebr. 13:17.

      18, 19. In che modo conoscere la giustizia di Dio influisce su di noi?

      18 Abbiamo quindi ottime ragioni per confidare in Geova, anche quando la coscienza ci rimorde a causa di errori passati. Non dimentichiamo mai che Geova non è un puntiglioso avvocato dell’accusa a caccia di un motivo per condannarci, ma piuttosto un Giudice compassionevole che vuole aiutarci. Se non ci sentiamo a posto a causa della condotta che abbiamo tenuto nel passato o di una questione che coinvolge qualcun altro, chiediamo a Geova di ‘difendere le contese della nostra anima’, o le nostre battaglie interiori, in modo che possiamo lasciarci la faccenda alle spalle.c Con il suo aiuto riusciremo a percepire il valore che egli attribuisce alla nostra perseveranza nel sacro servizio. — Leggi Lamentazioni 3:58, 59.

      19 Ovviamente l’Iddio di perfetta giustizia desidera che coloro che ricercano la sua approvazione pratichino la giustizia. (Ger. 7:5-7; 22:3) Un modo importante in cui mostriamo giustizia a imitazione di Dio è predicando la buona notizia senza pregiudizi. Se siamo scrupolosi nel fare visite ulteriori e condurre studi biblici rispecchiamo in maniera davvero benefica le elevate norme di giustizia di Dio. In che senso? Egli desidera che ogni sorta di persone lo conoscano e ottengano la salvezza. (Lam. 3:25, 26) È davvero un grande privilegio essere collaboratori di Dio riflettendo la sua giustizia in quest’opera che salva delle vite!

      In che modo la giustizia di Geova ci reca conforto? Come possiamo confortare altri imitando la giustizia di Dio?

      “NON RESTERÒ RISENTITO A TEMPO INDEFINITO”

      20. (a) In relazione al modo in cui Dio agì con il suo popolo, cosa mise in risalto Geremia? (b) Che rapporto c’è tra il fatto che Geova ‘prova rammarico’ e il suo perdono? (Vedi il riquadro “In che senso Geova ‘prova rammarico’?”)

      20 Molti pensano che i libri di Geremia e Lamentazioni non siano altro che una sfilza di espressioni di denuncia contro la malvagità. In questo modo però tralasciano la calorosa offerta di perdono che Geova rivolse al suo popolo, riportata in questi libri. Geova esortò gli ebrei: “Volgetevi, suvvia, ciascuno dalla sua cattiva via, e rendete buone le vostre vie e le vostre azioni”. In un’altra circostanza Geremia li incoraggiò: “Rendete buone le vostre vie e le vostre azioni, e ubbidite alla voce di Geova vostro Dio, e Geova si rammaricherà della calamità che ha pronunciato contro di voi”. (Ger. 18:11; 26:13) Nei nostri giorni Geova continua a perdonare tutti quelli che provano sincero rimorso e abbandonano le pratiche errate.

      21. Che obiettivo ha Geova quando perdona qualcuno?

      21 Geova però non si limita a parlare di perdono: agisce di conseguenza. Per mezzo di Geremia esortò: “Torna, o rinnegata Israele . . . Non farò cadere la mia faccia con ira su di voi . . . Non resterò risentito a tempo indefinito”. (Ger. 3:12) Geova Dio non continua a provare ira o amarezza nei confronti di quelli che ha perdonato. Piuttosto, anche se è stato commesso un errore, vuole ricostruire la relazione che si è danneggiata. Se una persona è davvero pentita dei peccati commessi e cerca il suo perdono, Geova ‘la riconduce’ a sé concedendole il suo favore e la sua benedizione. (Ger. 15:19) Tale rassicurazione dovrebbe incoraggiare a riavvicinarsi al vero Dio chiunque in questo momento sia lontano da lui. Non siete d’accordo che il perdono di Geova rende attraente la sua persona? — Leggi Lamentazioni 5:21.

      IN CHE SENSO GEOVA ‘PROVA RAMMARICO’?

      La straordinaria qualità del perdono di Dio si vede dal modo in cui Egli agisce nei confronti di chi, dopo aver praticato il peccato, cambia in maniera sincera. Quando osserva una persona che dà una svolta alla propria vita e comincia a ubbidirgli, egli ‘prova rammarico’. (Ger. 18:8; 26:3) In che senso?

      Dio è perfetto e non commette mai errori di giudizio. Quindi il suo rammarico non è simile a quello di un essere umano che si accorge di aver sbagliato del tutto le proprie valutazioni. Piuttosto Geova prova rammarico modificando il suo modo di agire a seconda del cambiamento sincero che osserva.

      Geova non si limita semplicemente ad annullare una sentenza. A cambiare sono i suoi sentimenti nei confronti del peccatore. Secondo alcuni studiosi, l’origine del verbo ebraico tradotto ‘rammaricarsi’ o ‘provare rammarico’ nei versetti riportati sopra vuole trasmettere l’idea di “respirare profondamente”, forse con un sospiro. Questo potrebbe indicare che quando scorge sincero rimorso nel cuore di un uomo, Geova per così dire ‘respira profondamente’, o emette un sospiro di sollievo. Può prestare alla persona pentita le amorevoli attenzioni riservate a coloro che hanno la sua approvazione. Forse il peccatore dovrà comunque affrontare determinate conseguenze, ma Dio sarà lieto del suo sincero cambiamento. Allevierà quindi la “calamità”, o la sua disciplina, altrimenti dovuta. (Ger. 26:13) Quale giudice umano potrebbe mai riconoscere il vero pentimento in questo modo? Geova prova diletto nel farlo. — Ger. 9:24.

      Illustrazione a pagina 152

      22, 23. Quale dovrebbe essere il nostro obiettivo mentre imitiamo Geova in relazione al perdono?

      22 Imiteremo Geova Dio quando qualcuno ci offende con parole e azioni sconsiderate? Parlando degli antichi ebrei, Dio si disse pronto a ‘purificare’ quelli che avrebbe perdonato. (Leggi Geremia 33:8). Egli è in grado di purificare, o ripulire, dagli errori chi si pente. Non ricorda più tali errori e dà alla persona la possibilità di ricominciare tutto da capo, riprendendo a servirlo. Certo, ottenere il perdono di Dio non significa purificarsi dall’imperfezione ereditata e diventare perfetti, privi di peccato. C’è però qualcosa che si può imparare da quello che Dio disse in relazione al purificare gli esseri umani. Possiamo darci da fare per lasciarci alle spalle un errore o un’offesa arrecataci da qualcuno: questo equivale figurativamente a purificare il concetto che abbiamo di quella persona nel nostro cuore. In che senso?

      23 Immaginiamo di ricevere in eredità un cimelio di famiglia. Che faremmo se fosse sporco o macchiato? Lo getteremmo via senza pensarci due volte? Certo che no! Probabilmente ci metteremmo al lavoro per pulirlo, rimuovendo con cura le macchie e le tracce di sporco. Vorremmo vederlo brillare in tutto il suo splendore. Allo stesso modo possiamo lavorare sodo per eliminare ogni traccia di rancore o irritazione nei confronti di un fratello o una sorella che ci ha offeso. Combattiamo la tendenza a rimuginare sulle parole o le azioni che ci hanno fatto soffrire. Man mano che riusciamo a lasciarci alle spalle queste cose, ‘purifichiamo’ nel nostro cuore l’immagine e il concetto che abbiamo della persona che ha ricevuto il nostro perdono. Con un cuore ripulito dai pensieri negativi nei suoi confronti, saremo pronti a godere di nuovo di una calorosa amicizia che credevamo perduta.

      24, 25. Che benefìci avremo se conosceremo Geova come fece il re Giosia?

      24 Abbiamo esaminato solo alcune delle qualità e dei modi di agire di Geova, aspetti che emergono man mano che lo conosciamo meglio. I benefìci che riceviamo a livello personale dal conoscere profondamente Geova sono una ragione più che valida per adorarlo nel modo a lui gradito. Se arriveremo a conoscere Geova profondamente, come fece il re Giosia, la nostra vita traboccherà di felicità, che è poi un altro aspetto della personalità di Dio.

      25 Conoscere meglio Geova migliorerà i nostri rapporti con gli altri. Se ci impegniamo per mostrare amorevole benignità e giustizia e per perdonare come fa lui, le nostre amicizie all’interno della congregazione cristiana diverranno più profonde e preziose. Inoltre ci scopriremo insegnanti più capaci nel fare visite ulteriori nel territorio e nel condurre studi biblici che progrediscono. Le persone interessate saranno più attratte dal modello di vita cristiana da noi rappresentato. Quindi saremo più preparati per aiutarle ad adorare Geova nel modo a lui gradito, cioè a seguire “la buona via”. — Ger. 6:16.

      Quale messaggio ci trasmette Lamentazioni 5:21?

      a A proposito della tragica fine di Ioiachim, vedi il capitolo 4, paragrafo 12.

      b La versione Parola del Signore rende in questo modo ciò che Geova disse: “Ti ho sempre amato e per questo continuerò a mostrarti il mio amore incrollabile”.

      c Se un fratello o una sorella ha intrapreso una condotta che viola apertamente la legge di Dio, la cosa dovrebbe essere portata all’attenzione degli anziani della congregazione in modo che possano affrontare il problema e fornire assistenza scritturale. — Giac. 5:13-15.

  • “Geova ha fatto ciò che aveva in mente”
    Dio ci parla per mezzo di Geremia
    • CAPITOLO TREDICI

      “Geova ha fatto ciò che aveva in mente”

      1. In seguito alla distruzione di Gerusalemme, cosa disse Geremia delle profezie di Geova?

      GERUSALEMME era in rovina. Il fumo continuava ad ascendere dalle ceneri degli incendi appiccati dai conquistatori babilonesi. Negli orecchi di Geremia risuonavano ancora le urla disperate di quelli che venivano uccisi. Il profeta era stato avvertito di ciò che sarebbe accaduto, e gli eventi si susseguirono esattamente come Dio aveva detto. “Geova ha fatto ciò che aveva in mente”, disse affranto. Che tragedia fu la caduta di Gerusalemme! — Leggi Lamentazioni 2:17.

      2. Di quale profezia pronunciata secoli prima Geremia vide l’adempimento?

      2 Geremia vide l’adempimento di molte profezie trasmesse al popolo di Dio, tra cui alcune pronunciate molto tempo prima. Erano passati secoli da che Mosè aveva avvertito Israele in merito alla “benedizione” e alla “maledizione”, cioè alle conseguenze dell’ubbidire o del disubbidire a Dio. Geova voleva il meglio, le benedizioni, per i suoi servitori. D’altra parte le maledizioni dovute alla disubbidienza sarebbero state orribili. Mosè avvertì, e Geremia in seguito gli fece eco, che quelli che ignoravano Geova e si opponevano a Lui sarebbero arrivati a “mangiare . . . la carne dei loro figli e la carne delle loro figlie”. (Deut. 30:19, 20; Ger. 19:9; Lev. 26:29) ‘Ma poteva mai succedere una cosa tanto terribile?’, forse si chiederà qualcuno. Ebbene, fu quello che accadde durante l’assedio babilonese, quando il cibo venne a mancare. “Le medesime mani delle donne compassionevoli hanno cotto i loro propri figli”, riportò Geremia. “Essi son divenuti come pane di consolazione durante l’abbattimento della figlia del mio popolo”. (Lam. 4:10) Che tragedia!

      3. A quale scopo Dio inviava al suo popolo i profeti?

      3 Naturalmente Geova non incaricava profeti come Geremia al solo scopo di annunciare imminenti calamità. Voleva che il suo popolo tornasse ad agire con fedeltà. Era suo desiderio che i peccatori si pentissero. Esdra lo mise in risalto dicendo: “Geova l’Iddio dei loro antenati mandava avvertimenti contro di loro per mezzo dei suoi messaggeri, mandando più volte, perché provò compassione del suo popolo e della sua dimora”. — 2 Cron. 36:15; leggi Geremia 26:3, 12, 13.

      Illustrazione a pagina 154

      4. Cosa provava Geremia in relazione al messaggio che pronunciò?

      4 A imitazione di Geova, Geremia provava compassione per il popolo. Lo capiamo da quello che disse prima della caduta di Gerusalemme. Era profondamente turbato a causa dell’imminente disastro. Se solo il popolo avesse ascoltato il messaggio trasmesso da Geremia e avesse ubbidito! Quella catastrofe si sarebbe potuta evitare. Cerchiamo di immaginare cosa provava Geremia quando pronunciò il messaggio divino. “Oh i miei intestini, i miei intestini!”, gridò. “Sento penosi dolori nelle pareti del mio cuore. Il mio cuore è tumultuoso dentro di me. Non posso tacere, poiché la mia anima ha udito il suono del corno, il segnale d’allarme di guerra”. (Ger. 4:19) Non poteva rimanere indifferente mentre la calamità si avvicinava.

      COME FACEVA A ESSERNE SICURO?

      5. Perché Geremia era sicuro del messaggio che predicava?

      5 Ma come faceva Geremia a essere sicuro che quello che profetizzava si sarebbe adempiuto? (Ger. 1:17; 7:30; 9:22) Era un uomo di fede, che aveva studiato le Scritture e sapeva che Geova è l’Iddio di vera profezia. La storia attestava la capacità di Geova di predire avvenimenti impossibili dal punto di vista umano, come ad esempio la liberazione di Israele dalla schiavitù in Egitto. Geremia conosceva il racconto dell’Esodo, nonché le parole di un testimone oculare. Giosuè aveva ricordato agli israeliti: “Sapete bene con tutto il vostro cuore e con tutta la vostra anima che nemmeno una parola di tutte le buone parole che Geova vostro Dio vi ha proferito è venuta meno. Vi si sono avverate tutte. Nessuna parola d’esse è venuta meno”. — Gios. 23:14.

      6, 7. (a) Perché le dichiarazioni profetiche di Geremia dovrebbero interessarci? (b) Cosa ci aiuterà a essere fiduciosi in relazione al messaggio che predichiamo?

      6 Perché dovremmo soffermarci ancora sulle profezie pronunciate da Geremia? Primo, perché aveva valide ragioni per confidare nell’attendibilità delle parole di Geova. Secondo, perché alcune delle dichiarazioni di Dio trasmesse per mezzo di Geremia si stanno adempiendo ora, o devono ancora adempiersi. Terzo, perché la quantità stessa dei messaggi che pronunciò nel nome di Dio, e il vigore con cui lo fece, indicano chiaramente che fu uno straordinario servitore di Dio. “Anche rispetto agli altri profeti, Geremia è un gigante”, osserva uno studioso. Geremia era davvero una figura chiave nel contesto dei rapporti tra Dio e il suo popolo, tanto che udendo parlare Gesù alcuni pensavano che fosse proprio Geremia. — Matt. 16:13, 14.

      7 Come Geremia, viviamo in un periodo in cui importantissime profezie bibliche si stanno adempiendo. E come lui, dobbiamo continuare ad avere fiducia nella veracità delle promesse di Dio. (2 Piet. 3:9-14) Come possiamo riuscirci? Continuando a edificare la fede nell’assoluta attendibilità della Parola profetica di Dio. Ecco perché in questo capitolo passeremo in rassegna diverse profezie che Geremia pronunciò e vide adempiersi. Ne esamineremo altre che si adempirono in seguito. Infine ne vedremo alcune che influiscono direttamente su di noi, ora e nel futuro. Questa trattazione rafforzerà la nostra fiducia nella Parola profetica di Geova, convincendoci ulteriormente che egli ‘farà ciò che ha in mente’. — Lam. 2:17.

      Perché Dio si servì di profeti? Perché possiamo avere fiducia nelle profezie relative all’imminente distruzione?

      PROFEZIE CHE GEREMIA PRONUNCIÒ E VIDE ADEMPIERSI

      8, 9. Qual è uno degli elementi che rendono la Bibbia un libro straordinario?

      8 Ci sono molti che cercano di prevedere il futuro. Basti pensare a economisti, politici o meteorologi, nonché a chi pratica lo spiritismo. Senza dubbio sappiamo quanto sia difficile predire con accuratezza anche cose semplici, come ciò che accadrà nel giro di pochi giorni o settimane. Eppure le profezie accurate sono una delle caratteristiche della Bibbia. (Isa. 41:26; 42:9) Tutte le profezie di Geremia, che si riferissero a un futuro più o meno immediato, furono infallibili. Molte di esse riguardavano individui e nazioni. Consideriamone prima alcune che si adempirono durante la sua vita.

      9 Chi può dire quale sarà la situazione mondiale di qui a un anno o due? Ad esempio esiste un analista internazionale che può prevedere nel dettaglio se ci sarà una ridistribuzione dei poteri a livello globale? Ebbene, ispirato da Dio, Geremia predisse che Babilonia avrebbe allargato la sua sfera di influenza. Babilonia, disse, era il “calice d’oro” da cui Geova avrebbe versato la sua indignazione su Giuda e sulle città e i popoli vicini, rendendoli vassalli. (Ger. 51:7) Fu esattamente quello a cui assisterono Geremia e i suoi contemporanei. — Confronta Geremia 25:15-29; 27:3-6; 46:13.

      10. Cosa predisse Geova riguardo a quattro re di Giuda?

      10 Geova inoltre usò Geremia per rivelare il destino di quattro re di Giuda. Riguardo a Ioacaz, o Sallum, uno dei figli del re Giosia, Dio predisse che sarebbe stato esiliato e non avrebbe fatto più ritorno in Giuda. (Ger. 22:11, 12) Fu quello che accadde. (2 Re 23:31-34) Dio dichiarò che il successore di Ioacaz, Ioiachim, sarebbe stato sepolto “con la sepoltura di un asino”. (Ger. 22:18, 19; 36:30) La Bibbia non dice esplicitamente come morisse o che fine facesse il suo corpo, ma indica che suo figlio Ioiachin gli succedette durante l’assedio. Geremia predisse che Ioiachin (altrimenti chiamato Conia e Ieconia) sarebbe stato esiliato a Babilonia, dove sarebbe morto. (Ger. 22:24-27; 24:1) E così fu. Che dire dell’ultimo re, Sedechia? Geremia predisse che sarebbe stato consegnato nelle mani dei nemici, che non gli avrebbero mostrato compassione. (Ger. 21:1-10) Cosa accadde? In effetti quei nemici lo catturarono. Scannarono sotto i suoi occhi i suoi figli, lo accecarono e lo portarono a Babilonia, dove anche lui morì. (Ger. 52:8-11) Tutte le profezie si avverarono.

      11. Chi era Hanania, e cosa predisse Geova riguardo a lui?

      11 In Geremia capitolo 28 leggiamo che, durante il regno di Sedechia, il falso profeta Hanania contraddisse ciò che Geova aveva dichiarato per mezzo di Geremia in relazione al dominio di Babilonia su Gerusalemme. Ignorando la parola di Dio, Hanania affermò che il giogo di schiavitù che Nabucodonosor aveva imposto su Giuda e su altre nazioni sarebbe stato infranto. Tuttavia, seguendo le istruzioni di Geova, Geremia sbugiardò Hanania, ripetendo che molte nazioni avrebbero servito i babilonesi. Disse pure che di lì a un anno il falso profeta sarebbe morto. Anche queste parole si avverarono. — Leggi Geremia 28:10-17.

      12. Come reagì la maggior parte dei contemporanei di Geremia al suo principale messaggio profetico?

      12 Naturalmente il principale messaggio profetico che Dio affidò a Geremia riguardava la caduta di Gerusalemme. Più e più volte Geremia avvertì che la città sarebbe stata rovesciata se gli ebrei non si fossero pentiti della loro idolatria, ingiustizia e violenza. (Ger. 4:1; 16:18; 19:3-5, 15) Molti dei contemporanei di Geremia pensavano che Geova non avrebbe mai fatto una cosa simile. A Gerusalemme c’era il tempio di Dio. Come avrebbe mai potuto permettere che quel luogo sacro fosse distrutto? ‘Impossibile’, pensavano. Sappiamo però che Geova non dice menzogne. Fece ciò che aveva in mente. — Ger. 52:12-14.

      Illustrazione a pagina 160

      Genitori, usate l’esempio dei recabiti, di Ebed-Melec e di Baruc per edificare la fede dei vostri figli

      13. (a) Perché i nostri giorni sono simili a quelli di Geremia? (b) Perché le promesse che Dio fece a singoli individui al tempo di Geremia dovrebbero interessarci?

      13 La situazione dei veri adoratori oggi è paragonabile a quella degli uomini che furono leali a Geova ai giorni di Geremia. Sappiamo che presto egli recherà la calamità su tutti quelli che rifiutano di ascoltare i suoi avvertimenti. Possiamo però prendere coraggio dalle sue promesse profetiche, come fecero gli ebrei che sostennero la pura adorazione al tempo di Geremia. I recabiti furono fedeli a Geova e ai comandi del loro antenato, quindi Dio disse che sarebbero sopravvissuti alla caduta di Gerusalemme. In effetti sopravvissero, come attestato probabilmente dalla successiva menzione di “Malchia figlio di Recab”, che aiutò a ricostruire Gerusalemme nel periodo in cui Neemia era governatore. (Nee. 3:14; Ger. 35:18, 19) Geova assicurò anche a Ebed-Melec che sarebbe sopravvissuto perché aveva confidato in lui e aveva sostenuto Geremia. (Ger. 38:11-13; 39:15-18) Allo stesso modo promise che Baruc, il compagno d’opera di Geremia, avrebbe ricevuto la propria “anima come spoglia”. (Ger. 45:1, 5) A quale conclusione giungiamo riflettendo sull’adempimento di queste profezie? Che ne pensate, come ci tratterà Geova se gli siamo fedeli? — Leggi 2 Pietro 2:9.

      In che modo l’attendibilità delle profezie di Dio influì su Ebed-Melec, Baruc e i recabiti? Che ne pensate di quelle profezie?

      PROFEZIE CHE SI ADEMPIRONO IN SEGUITO

      14. Cosa c’è di particolare nelle profezie di Dio relative a Babilonia?

      14 Dio predisse che Nabucodonosor avrebbe conquistato non solo Giuda, ma anche l’Egitto. (Ger. 25:17-19) Sarà sembrata una cosa altamente improbabile: l’Egitto era molto potente e dominava anche Giuda. (2 Re 23:29-35) Dopo la caduta di Gerusalemme un rimanente di ebrei pensò di mettersi al sicuro lasciando il paese e recandosi in Egitto. Questo nonostante Geova li avesse avvertiti di non farlo e avesse detto che li avrebbe benedetti se fossero rimasti in Giuda. Se, invece, fossero fuggiti in Egitto la spada che tanto temevano li avrebbe raggiunti fin lì. (Ger. 42:10-16; 44:30) Nei suoi scritti Geremia non ci dice se vide l’invasione babilonese dell’Egitto. Una cosa è certa: all’inizio del VI secolo a.E.V., quando Babilonia conquistò l’Egitto, le profezie di Geova si adempirono e gli israeliti che vi si erano rifugiati ne subirono le conseguenze. — Ger. 43:8-13.

      15, 16. Come si realizzò la parola di Dio relativa alla liberazione del suo popolo?

      15 Geremia inoltre profetizzò in merito alla fine della potenza che avrebbe conquistato l’Egitto, Babilonia. Con un secolo di anticipo predisse in maniera particolareggiata la sua repentina caduta. Come sarebbe avvenuta? Il profeta di Dio disse che le acque che la proteggevano si sarebbero ‘prosciugate’, e i suoi uomini potenti non avrebbero combattuto. (Ger. 50:38; 51:30) Quelle profezie si adempirono nei dettagli quando i medi e i persiani deviarono le acque dell’Eufrate, attraversarono il letto del fiume ed entrarono nella città cogliendo di sorpresa i babilonesi. Altrettanto significativa è la dichiarazione secondo cui la città sarebbe diventata una distesa desolata. (Ger. 50:39; 51:26) Fino a questo giorno lo stato di abbandono del luogo su cui un tempo sorgeva la potente Babilonia attesta l’accuratezza delle profezie divine.

      16 Per mezzo di Geremia, Geova proclamò che gli ebrei avrebbero servito i babilonesi per 70 anni. Poi Dio li avrebbe riportati nel loro paese. (Leggi Geremia 25:8-11; 29:10). Daniele aveva piena fiducia in questa profezia, e la usò per determinare quando sarebbero finite “le devastazioni di Gerusalemme”. (Dan. 9:2) Esdra dichiarò che “affinché si adempisse la parola di Geova dalla bocca di Geremia, Geova destò lo spirito di Ciro re di Persia”, che aveva conquistato Babilonia, perché rimandasse gli ebrei in patria. (Esd. 1:1-4) Come Geremia aveva predetto, gli esuli poterono rallegrarsi della pace ritrovata in patria e restaurare la pura adorazione. — Ger. 30:8-10; 31:3, 11, 12; 32:37.

      17. Spiegate in che modo le parole di Geremia relative al “pianto” udito a Rama potrebbero far riferimento a due distinti avvenimenti.

      17 Geremia mise per iscritto anche profezie che si sarebbero adempiute nel futuro. Dichiarò: “Geova ha detto questo: ‘In Rama si ode una voce, lamento e amaro pianto; Rachele piange i suoi figli. Ha rifiutato d’esser confortata per i suoi figli, perché non sono più’”. (Ger. 31:15) A quanto pare, dopo la devastazione del 607 a.E.V., gli ebrei che sarebbero stati portati in cattività erano radunati nella città di Rama, circa otto chilometri a nord di Gerusalemme. Alcuni prigionieri forse vennero giustiziati lì. Questo potrebbe aver rappresentato un primo adempimento della profezia, in quanto fu come se Rachele piangesse la perdita dei suoi “figli”. Più di sei secoli dopo, però, il re Erode fece uccidere i bambini di Betleem. Nel suo Vangelo Matteo spiega che le parole di Geremia predicevano il dolore seguito a quel massacro. — Matt. 2:16-18.

      Illustrazione a pagina 163

      Che fine hanno fatto gli edomiti?

      18. Come si adempì la profezia di Dio relativa a Edom?

      18 Anche un’altra profezia si adempì nel I secolo E.V. Dio predisse per mezzo di Geremia che Edom, al pari di altre nazioni, avrebbe subìto l’invasione babilonese. (Ger. 25:15-17, 21; 27:1-7) Ma la profezia divina non finiva lì. Edom sarebbe divenuto come Sodoma e Gomorra. Non è difficile capire cosa significava questo: non sarebbe più stato abitato, avrebbe cessato di esistere. (Ger. 49:7-10, 17, 18) Le cose andarono esattamente così. Riusciamo a localizzare il nome Edom, o edomiti, su un moderno atlante? No. Di solito questi nomi si possono trovare solo nei libri che parlano dell’antica storia biblica, o nelle cartine che rappresentano quell’epoca. Giuseppe Flavio riporta che nel II secolo a.E.V. gli edomiti furono costretti ad abbracciare il giudaismo. Poi, con la distruzione di Gerusalemme nel 70 E.V., cessarono di esistere come popolo.

      19. Cosa ci rivela il libro di Geremia in merito alla capacità di Dio di adempiere le profezie?

      19 Come abbiamo visto il libro di Geremia presenta, capitolo dopo capitolo, un’abbondanza di profezie concernenti individui e nazioni. La maggioranza d’esse si sono già adempiute. Basta questo fatto a rendere il libro degno di attenzione e studio, visto che attesta qualcosa in relazione al nostro grande Dio. Geova ha fatto ciò che aveva in mente, e continuerà a farlo. (Leggi Isaia 46:9-11). Questo rafforza la nostra fiducia in ciò che la Bibbia predice. Per di più l’adempimento di alcune delle profezie messe per iscritto da Geremia influisce direttamente su di noi e sul nostro futuro. Soffermiamoci su alcune di esse nell’ultima parte di questo capitolo.

      Quali sono alcune profezie che si adempirono dopo la morte di Geremia, e perché questo è importante per noi?

      PROFEZIE CHE INFLUISCONO SU DI NOI

      20-22. Perché possiamo dire che ci sono profezie bibliche, incluse alcune di quelle contenute in Geremia, che hanno più di un adempimento? Spiegate.

      20 Una profezia biblica può avere più di un adempimento. È così nel caso della risposta che Gesù diede alla domanda dei suoi discepoli sul segno della sua “presenza e del termine del sistema di cose”. (Matt. 24:3) Ci fu un primo adempimento negli anni 66-70 E.V. È chiaro però che alcuni aspetti di quella profezia si adempiranno durante la “grande tribolazione” che si abbatterà sull’intero sistema malvagio. Sarà una tribolazione “come non è accaduta dal principio del mondo fino ad ora, no, né accadrà più”. (Matt. 24:21) Anche nelle profezie messe per iscritto da Geremia si ravvisano simili paralleli. Alcune di quelle profezie ebbero un adempimento iniziale nel 607 a.E.V. Il secondo adempimento, però, si sarebbe verificato molto tempo dopo, come abbiamo visto in relazione alla profezia su ‘Rachele che piangeva i suoi figli’. (Ger. 31:15) In realtà alcune delle cose che Geremia predisse si riferiscono al tempo in cui viviamo. L’adempimento di quelle parole influisce su ciascuno di noi.

      21 Lo capiamo grazie al libro di Rivelazione. Sotto ispirazione, l’apostolo Giovanni fece riferimento alle profezie di Geremia relative alla fine di Babilonia nel 539 a.E.V. Nel libro di Rivelazione troviamo dei paralleli tra quell’avvenimento iniziale e ciò che deve accadere su scala più vasta. Tra le profezie pronunciate da Geremia che si adempiono nei tempi moderni ce n’è una relativa alla caduta di un grande impero: l’impero mondiale della falsa religione, “Babilonia la Grande”. (Riv. 14:8; 17:1, 2, 5; Ger. 50:2; 51:8) I servitori di Dio sarebbero dovuti ‘uscire da essa’ in modo da non avere il suo stesso destino. (Riv. 18:2, 4; Ger. 51:6) Le acque di quella città, che simboleggiavano le persone che la sostenevano, i suoi membri, si sarebbero ‘prosciugate’. — Ger. 51:36; Riv. 16:12.

      22 Quella che deve ancora adempiersi è la promessa secondo cui Dio recherà vendetta sulla falsa religione per il modo malvagio in cui ha trattato i veri servitori. Geova la ‘ripagherà secondo tutto ciò che essa ha fatto’. (Ger. 50:29; 51:9; Riv. 18:6) Il paese simbolico su cui sorge la falsa religione diverrà una distesa desolata. — Ger. 50:39, 40.

      23. Quale restaurazione spirituale predetta da Geremia ha avuto luogo nel XX secolo?

      23 Come forse abbiamo già notato, le profezie trasmesse da Geremia avevano anche un risvolto positivo. Infatti egli predisse che nei tempi moderni la vera adorazione sarebbe stata ripristinata sulla terra. La liberazione degli ebrei dalla cattività nell’antica città di Babilonia trova un parallelo nella liberazione del moderno popolo di Dio da Babilonia la Grande dopo l’istituzione del Regno nei cieli. In senso spirituale Geova ristabilì i suoi servitori facendoli tornare alla pura adorazione. Per questo essi rendono grazie ed esultano. Geova ha benedetto gli sforzi che compiono per aiutare altri ad adorarlo e a essere riccamente nutriti sul piano spirituale. (Leggi Geremia 30: 18, 19). Inoltre sappiamo per esperienza che nei tempi moderni Geova ha mantenuto la promessa di dare al suo popolo dei pastori, uomini spiritualmente maturi che proteggono davvero il gregge e se ne prendono cura. — Ger. 3:15; 23:3, 4.

      24. Quali parole drammatiche di Geremia devono ancora adempiersi?

      24 Se da un lato le parole che Geremia rivolse all’antico popolo di Dio contenevano la promessa di cose migliori per chi era fedele, dall’altro avvertivano anche della distruzione in serbo per coloro che non proteggevano la propria relazione con Geova. Lo stesso si può dire di oggi. Non si può sottovalutare l’urgenza dell’avvertimento implicito in queste parole: “Gli uccisi da Geova certamente saranno in quel giorno da un’estremità all’altra della terra. Su di essi non si farà lamento, né saranno raccolti o seppelliti. Diverranno come letame sulla superficie del suolo”. — Ger. 25:33.

      25. Quale responsabilità ha oggi il popolo di Dio?

      25 Proprio come Geremia viviamo in tempi critici. E come ai suoi giorni, la reazione delle persone al messaggio di Geova può significare vita o morte. Oggi i servitori di Dio non sono dei profeti. Non siamo stati ispirati ad aggiungere nulla alle infallibili parole di verità che Geova ha fatto scrivere nella Bibbia. Comunque, siamo stati incaricati di predicare la buona notizia del Regno tutti i giorni fino al termine del sistema di cose. (Matt. 28:19, 20) Di sicuro non vogliamo ‘rubare le parole di Geova’ nascondendo alle persone quello che sta per accadere. (Leggi Geremia 23:30). Siamo determinati a non sottrarre nulla, in quanto a forza ed efficacia, alle sue parole. Molte delle profezie che Dio fece proclamare da Geremia si sono già adempiute. Questo ci dà garanzia che quelle che devono ancora adempiersi sono assolutamente degne di fiducia. Dobbiamo quindi dire alle persone che senza ombra di dubbio Dio farà ‘ciò che ha in mente e ciò che ha comandato dai giorni di molto tempo fa’. — Lam. 2:17.

      Illustrazione a pagina 166

      Non ‘rubiamo le parole di Geova’ nascondendo quello che deve accadere

      26. Quale profezia dobbiamo ancora considerare?

      26 Il nostro esame dell’attività profetica e del messaggio di Geremia non sarebbe completo se non ci soffermassimo sulla straordinaria promessa di Geova relativa al “nuovo patto” che avrebbe concluso con il suo popolo, la cui legge avrebbe scritto nel loro cuore. (Ger. 31:31-33) Questa profezia e il suo adempimento, che ci riguardano da vicino, sono l’argomento del prossimo capitolo.

      Quali profezie contenute nel libro di Geremia si sono adempiute nei tempi moderni? Cosa pensate di quelle che devono ancora adempiersi?

  • Possiamo trarre beneficio dal nuovo patto
    Dio ci parla per mezzo di Geremia
    • CAPITOLO QUATTORDICI

      Possiamo trarre beneficio dal nuovo patto

      1. Quale duplice incarico assolse Geremia?

      GEOVA diede a Geremia un duplice incarico. Da un lato doveva ‘sradicare, abbattere, distruggere e demolire’; dall’altro doveva ‘edificare e piantare’. Il profeta assolse la prima parte dell’incarico smascherando la malvagità degli orgogliosi ebrei e pronunciando i giudizi divini contro di loro e contro i babilonesi. Le profezie di Geremia, però, offrivano anche una speranza per il futuro. Egli predisse che ciò che Dio si era proposto fosse edificato e piantato sarebbe stato effettivamente edificato e piantato. Per esempio, fu assolvendo la seconda parte dell’incarico che Geremia richiamò l’attenzione sul ritorno in patria degli ebrei. — Ger. 1:10; 30:17, 18.

      2. Perché Geova eseguì il giudizio sul suo popolo, e in che misura lo fece?

      2 Il fatto che Geremia proclamasse la restaurazione non significa che alla fine Dio sarebbe stato troppo indulgente con il suo popolo o che sarebbe venuto meno alle sue norme di giustizia. Tutt’altro, avrebbe eseguito il giudizio sugli ebrei ribelli. (Leggi Geremia 16:17, 18). Ai giorni di Geremia pochi a Gerusalemme ‘facevano giustizia’ o ‘cercavano la fedeltà’, quindi la pazienza di Geova aveva raggiunto il limite. Infatti disse: “Mi sono stancato di provare rammarico”. (Ger. 5:1; 15:6, 7) Quegli ebrei erano “tornati agli errori dei loro antenati, i primi, che rifiutarono di ubbidire” alle parole di Geova. Inoltre provocavano la sua ira commettendo adulterio spirituale con i falsi dèi. (Ger. 11:10; 34:18) Geova avrebbe corretto il suo popolo, arrivando a disciplinarlo, “in debita misura”. Di conseguenza alcuni si sarebbero resi conto della propria stoltezza e sarebbero tornati a lui. — Ger. 30:11; 46:28.

      3. Perché dovremmo esaminare la profezia relativa al nuovo patto?

      3 Dio usò Geremia per predire qualcosa che avrebbe avuto effetti più ampi e a lungo termine: un nuovo patto. Nella nostra trattazione degli scritti profetici di Geremia abbiamo buone ragioni per concentrarci su questo importantissimo aspetto, il nuovo patto, che doveva sostituire il patto che era stato stipulato con Israele dopo l’Esodo, il cui mediatore era Mosè. (Leggi Geremia 31:31, 32). Nell’istituire il Pasto Serale del Signore, Gesù Cristo parlò di questo nuovo patto, che ha quindi molta rilevanza per noi. (Luca 22:20) L’apostolo Paolo vi fece riferimento quando scrisse agli Ebrei. Citò la profezia di Geremia e mise in risalto l’importanza del nuovo patto. (Ebr. 8:7-9) Ma che cos’è esattamente il nuovo patto? Perché divenne necessario? Chi vi è coinvolto, e come possiamo trarne beneficio a livello individuale? Vediamo.

      PERCHÉ UN NUOVO PATTO?

      4. Quali risultati furono conseguiti con il patto della Legge?

      4 Per comprendere il nuovo patto abbiamo bisogno di afferrare lo scopo del precedente, il patto della Legge. Per mezzo d’esso si sarebbero conseguiti diversi risultati eccellenti in favore della nazione che aspettava il Seme promesso, grazie al quale molti sarebbero stati benedetti. (Gen. 22:17, 18) Quando accettarono il patto della Legge, gli israeliti divennero la “speciale proprietà” di Dio. Sotto quel patto, la tribù di Levi avrebbe provveduto alla nazione dei sacerdoti. Concludendo al monte Sinai il patto nazionale con Israele, Geova menzionò “un regno di sacerdoti e una nazione santa” senza indicare quando e in che modo queste parole si sarebbero adempiute. (Eso. 19:5-8) Fino ad allora, il patto avrebbe indicato chiaramente che gli israeliti non potevano osservare la Legge sotto ogni aspetto e quindi esso rese manifesti i loro peccati. Ecco perché sotto la Legge gli israeliti dovevano offrire regolarmente sacrifici per coprire i propri peccati. Ma ovviamente era necessario qualcosa di più, un sacrificio perfetto che non dovesse essere ripetuto. C’era disperato bisogno di ottenere in modo duraturo il perdono dei peccati. — Gal. 3:19-22.

      5. Perché Geova predisse il nuovo patto?

      5 Cominciamo a capire perché, quando il patto della Legge era ancora in vigore, Dio fece predire da Geremia un altro patto, il nuovo patto. Mosso dall’amore e dalla benignità, Geova voleva offrire aiuto in modo permanente, e questo non a beneficio di una sola nazione. Per mezzo di Geremia Dio disse a proposito di coloro che sarebbero stati in questo patto futuro: “Perdonerò il loro errore, e non ricorderò più il loro peccato”. (Ger. 31:34) Anche se fu fatta ai giorni di Geremia, questa promessa offre una meravigliosa prospettiva a tutta l’umanità. In che senso?

      6, 7. (a) Cosa provano alcuni in relazione alla propria condizione peccaminosa? (b) Perché riflettere sul nuovo patto può incoraggiarci?

      6 Siamo ancora imperfetti e spesso ci scontriamo con questa realtà. Il punto è ben illustrato dalle parole di un fratello che stava combattendo con un rilevante problema di natura personale. Egli dice: “Dopo ogni ricaduta mi sentivo malissimo. Pensavo che non sarei mai riuscito a farmi perdonare per quello che avevo fatto. Era difficile pregare. Iniziavo dicendo: ‘Geova, non so se ascolterai questa preghiera, ma... ’”. Alcuni, a causa di simili ricadute o di un peccato, hanno la sensazione che “una massa di nuvole” impedisca alle loro preghiere di raggiungere Dio. (Lam. 3:44) Altri sono tormentati dal ricordo di passate trasgressioni, anche a distanza di anni. Perfino i cristiani esemplari a volte dicono delle cose di cui poi si pentono. — Giac. 3:5-10.

      7 Non dovremmo mai pensare che a noi non possa capitare di scivolare in una condotta inappropriata. (1 Cor. 10:12) Anche l’apostolo Paolo era consapevole di sbagliare. (Leggi Romani 7:21-25). Questo chiama in causa il nuovo patto. Dio promise che un elemento fondamentale del nuovo patto sarebbe stato che egli non avrebbe ricordato più i peccati. Che dono straordinario! Predire questo sarà stato davvero toccante per Geremia, e può essere altrettanto toccante per noi imparare di più in relazione al nuovo patto e capire come possiamo trarne beneficio.

      Perché Dio concluse un nuovo patto?

      CHE COS’È IL NUOVO PATTO?

      8, 9. Quale prezzo pagò Geova per rendere possibile il perdono dei peccati?

      8 Man mano che conosciamo meglio Geova, capiamo sempre più quanto sia benigno e misericordioso con gli esseri umani imperfetti. (Sal. 103:13, 14) Predicendo il nuovo patto, Geremia mise in risalto che Geova avrebbe ‘perdonato l’errore’ e non avrebbe ricordato più il peccato. (Ger. 31:34) Comprensibilmente Geremia si sarà chiesto come avrebbe fatto Dio a perdonare in quel modo. Avrà però capito che, parlando di un nuovo patto, Dio si riferiva a un accordo, o contratto, che avrebbe concluso con gli esseri umani. In qualche modo, per mezzo di quel patto, Geova avrebbe realizzato ciò che aveva fatto profetizzare da Geremia sotto ispirazione, anche in relazione al perdono. Per avere altri dettagli si sarebbe dovuto attendere il momento in cui Dio avrebbe rivelato ulteriormente il suo proposito, ad esempio riguardo a ciò che avrebbe fatto il Messia.

      9 Forse anche voi avete visto dei genitori che, invece di disciplinare i figli, li viziano. Pensate che Geova agisca in modo simile? Assolutamente no! Lo si capisce dal modo in cui il nuovo patto entrò in vigore. Invece di limitarsi a cancellare i peccati, Dio osservò scrupolosamente le sue norme di giustizia provvedendo una base legale per il perdono dei peccati, anche a costo di pagare lui stesso un alto prezzo. Possiamo capire questo punto soffermandoci su quello che scrisse Paolo in relazione al nuovo patto. (Leggi Ebrei 9:15, 22, 28). Paolo menzionò la “liberazione mediante riscatto” e disse che “se il sangue non è versato non ha luogo nessun perdono”. Nel caso del nuovo patto, non ci si riferiva al sangue di tori o capri offerti in sacrificio sotto la Legge. Il nuovo patto fu reso operativo dal sangue di Gesù. Sulla base di quel sacrificio perfetto, Geova poté ‘perdonare l’errore e il peccato’ in maniera duratura. (Atti 2:38; 3:19) Ma chi sarebbe stato introdotto nel nuovo patto ottenendo il perdono? Non la nazione ebraica. Gesù disse che Dio avrebbe rigettato gli ebrei, che offrivano sacrifici animali sotto la Legge, e si sarebbe rivolto a un’altra nazione. (Matt. 21:43; Atti 3:13-15) Quella nazione risultò essere l’“Israele di Dio”, composto di cristiani unti con lo spirito santo. In poche parole, Geova Dio concluse il patto della Legge con l’Israele naturale e il nuovo patto, il cui Mediatore è Gesù, con l’Israele spirituale. — Gal. 6:16; Rom. 9:6.

      Illustrazione a pagina 172

      10. (a) Chi è il “germoglio” di Davide? (b) In che modo gli esseri umani possono trarre beneficio dal “germoglio”?

      10 Geremia rappresentò il Messia che doveva venire come il “germoglio” di Davide. Era un paragone azzeccato. Proprio mentre Geremia prestava servizio come profeta, l’‘albero’ della famiglia reale di Davide fu tagliato. Il ceppo però non era morto. A suo tempo dalla linea di discendenza del re Davide nacque Gesù, che poté essere chiamato “Geova è la nostra giustizia”, a sottolineare il profondo interesse di Dio per questa qualità. (Leggi Geremia 23:5, 6). Geova permise che il suo Figlio unigenito soffrisse e morisse sulla terra. Poi, in armonia con la giustizia, poté applicare il valore del sacrificio di riscatto del “germoglio” di Davide come base per il perdono. (Ger. 33:15) Questo diede la possibilità a esseri umani imperfetti di essere “dichiarati giusti per la vita” e unti con lo spirito santo, diventando così contraenti del nuovo patto. Come vedremo, il profondo interesse che Dio prova per la giustizia è ulteriormente dimostrato dal fatto che altri, pur non essendo direttamente nel nuovo patto, hanno la possibilità di trarne beneficio, e si avvalgono di questa possibilità. — Rom. 5:18.

      Illustrazione a pagina 174

      “La legge del Cristo” ci spinge a servire Geova volontariamente

      11. (a) Dove è scritta la legge del nuovo patto? (b) Perché alle “altre pecore” sta a cuore la legge del nuovo patto?

      11 Vorreste conoscere altri aspetti caratteristici del nuovo patto? Una differenza basilare tra il nuovo patto e il patto della Legge mosaica riguarda ciò su cui furono scritti. (Leggi Geremia 31:33). I Dieci Comandamenti del patto della Legge furono scritti su tavolette di pietra, che col tempo scomparvero. Geremia profetizzò invece che la legge del nuovo patto sarebbe stata scritta nel cuore degli uomini, e in modo permanente. I contraenti del nuovo patto, i cristiani unti, apprezzano davvero questa legge. Che dire di quelli che non sono direttamente nel nuovo patto, le “altre pecore”, che hanno la speranza di vivere per sempre sulla terra? (Giov. 10:16) Anche loro amano la legge di Dio. In un certo senso sono come i residenti forestieri che vivevano in Israele, i quali accettavano la Legge mosaica e ne traevano beneficio. — Lev. 24:22; Num. 15:15.

      12, 13. (a) Cos’è la legge del nuovo patto? (b) Perché sotto “la legge del Cristo” nessuno si sente costretto a servire Dio?

      12 Come rispondereste se vi fosse chiesto: ‘Cos’è questa legge che è scritta nel cuore dei cristiani unti?’ Ebbene, essa viene anche chiamata “la legge del Cristo”, e fu data prima di tutto agli israeliti spirituali, coloro che sono nel nuovo patto. (Gal. 6:2; Rom. 2:28, 29) Possiamo riassumere “la legge del Cristo” in una parola: amore. (Matt. 22:36-39) Come fanno gli unti ad avere questa legge scritta nel cuore? Ecco due modi importanti: studiando la Parola di Dio e accostandosi a Geova in preghiera. Di conseguenza questi aspetti della pura adorazione dovrebbero essere una costante nella vita di tutti i veri cristiani, anche di quelli che non sono nel nuovo patto ma che vogliono trarne beneficio.

      13 “La legge del Cristo” viene chiamata la “legge perfetta che appartiene alla libertà” e la “legge di un popolo libero”. (Giac. 1:25; 2:12) Molti nacquero sotto la Legge mosaica, mentre nessuno è nato nel nuovo patto o sotto la legge del Cristo. Quelli che divengono ubbidienti alla legge del Cristo non vengono mai costretti a servire Dio. Piuttosto, sono felici di sapere che la legge di Dio può essere scritta nel cuore e che oggi gli esseri umani possono godere dei benefìci eterni del patto predetto da Geremia.

      In che modo, per mezzo del nuovo patto, Dio ha reso possibile il perdono? Come possiamo conoscere la legge che è scritta nel cuore?

      CHI TRAE BENEFICIO DAL NUOVO PATTO

      14. Chi trae chiaramente beneficio dal nuovo patto?

      14 Partendo dal presupposto che i 144.000 sono nel nuovo patto, alcuni potrebbero supporre che solo loro ne traggano beneficio. Forse la pensano così perché solo gli unti prendono gli emblemi all’annuale Commemorazione della morte di Cristo, in occasione della quale il vino rappresenta il “sangue del patto”. (Mar. 14:24) Ricordiamo, però, che coloro che sono nel nuovo patto formano insieme a Gesù il “seme” di Abraamo, tramite il quale tutte le nazioni saranno benedette. (Gal. 3:8, 9, 29; Gen. 12:3) In qualche modo, grazie al nuovo patto, Geova adempirà la promessa di benedire tutta l’umanità per mezzo del “seme” di Abraamo.

      15. Secondo la profezia, che ruolo hanno gli unti?

      15 Gesù Cristo, la parte principale del seme di Abraamo, serve quale Sommo Sacerdote. Ha provveduto il sacrificio perfetto che rende possibile il perdono dell’errore e del peccato. (Leggi Ebrei 2:17, 18). Tuttavia molto tempo fa Dio predisse “un regno di sacerdoti e una nazione santa”. (Eso. 19:6) Nell’Israele naturale i sacerdoti provenivano da una tribù e i re da un’altra. Come si sarebbe dunque formata la promessa nazione di re-sacerdoti? L’apostolo Pietro indirizzò la sua prima lettera a coloro che erano stati santificati mediante lo spirito. (1 Piet. 1:1, 2) Si rivolse loro come a “un regal sacerdozio, una nazione santa, un popolo di speciale possesso”. (1 Piet. 2:9) I cristiani unti che sono nel nuovo patto servono quindi come sottosacerdoti. Pensate a cosa significa questo. Ogni giorno combattiamo contro l’influenza del peccato, che ‘regna’ su di noi. Coloro che serviranno come sottosacerdoti avranno avuto esperienze simili. (Rom. 5:21) Saranno consapevoli di cosa si prova a commettere degli errori e a lottare con il senso di colpa. Quindi saranno in grado, insieme a Cristo, di comprendere i nostri sforzi per vincere le tendenze peccaminose.

      16. Che incoraggiamento può ricevere la “grande folla” da Rivelazione 7:9, 14?

      16 In Rivelazione 7:9, 14 la “grande folla” è vista mentre indossa “lunghe vesti bianche”, il che rappresenta la sua condizione pura agli occhi di Dio. Questa grande folla che ha la prospettiva di sopravvivere alla “grande tribolazione” viene formata proprio ora. Quindi coloro che ne fanno parte possono già avere in una certa misura una condizione giusta dinanzi a Dio. Sono dichiarati giusti quali amici di Geova. (Rom. 4:2, 3; Giac. 2:23) Che dono straordinario! Se fate parte della grande folla potete essere certi che Dio vuole stare al vostro fianco mentre vi sforzate di rimanere puri ai suoi occhi.

      17. In che senso Geova non ‘ricorda più’ i peccati?

      17 Che ne è dei peccati di coloro che hanno il favore di Dio? Come abbiamo già visto, Geova disse per mezzo di Geremia: “Perdonerò il loro errore, e non ricorderò più il loro peccato”. (Ger. 31:34) Dio agisce in questo modo in favore degli unti sulla base del sacrificio di Gesù. Analogamente può perdonare i peccati della grande folla sulla base dello stesso “sangue del patto”. Il fatto che Geremia dica che Dio non avrebbe ‘ricordato più’ i peccati non vuol dire che Egli abbia un vuoto di memoria o che non sia in grado di ricordarli. Piuttosto indica che una volta che ha impartito la necessaria disciplina e perdonato il peccatore pentito, Geova Dio ‘si getta dietro le spalle’ il peccato commesso. Pensate ai peccati che il re Davide commise in relazione a Betsabea e Uria. Davide fu disciplinato e pagò le conseguenze dei suoi peccati. (2 Sam. 11:4, 15, 27; 12:9-14; Isa. 38:17) Dio però non continuò a chiedere conto a Davide per quei peccati. (Leggi 2 Cronache 7:17, 18). Come indicato nel nuovo patto, Geova non ricorda più i peccati che ha perdonato sulla base del sacrificio di Gesù. — Ezec. 18:21, 22.

      18, 19. Cosa impariamo dal nuovo patto in relazione al perdono?

      18 Di conseguenza il nuovo patto mette in risalto un aspetto meraviglioso del modo in cui Geova agisce con gli esseri umani peccatori, che siano unti, e quindi nel patto, o che abbiano la speranza terrena. Possiamo confidare che, una volta che ha perdonato i nostri peccati, Geova non li tirerà più fuori. Ciascuno di noi può imparare qualcosa dalla promessa divina relativa al nuovo patto. Chiediamoci: ‘Mi sforzo di imitare Geova evitando di rivangare le offese e gli errori di altri, quando ho già detto di averli perdonati?’ (Matt. 6:14, 15) Questo si applica sia alle piccole offese che a quelle molto più gravi, come il peccato compiuto da un coniuge cristiano che commette adulterio. Se l’innocente acconsente a perdonare l’adultero pentito, la cosa giusta da fare sarebbe non ‘ricordare più’ il peccato. Certo, ‘gettarsi dietro le spalle’ un errore può non essere facile, ma è un modo in cui possiamo imitare Geova.a

      19 Possiamo applicare questo insegnamento connesso al nuovo patto anche nei nostri rapporti con chi era stato disassociato ma, essendosi pentito, è stato riassociato. Che dire se la persona ci aveva causato un grosso danno o ci aveva in qualche maniera diffamato? Ora è stata riaccolta nella congregazione. Come influiranno le parole di Geremia 31:34 sul nostro modo di pensare e sulla nostra reazione? Perdoneremo il trasgressore evitando di tirare fuori di nuovo il problema o di ritornare sul male subìto? (2 Cor. 2:6-8) Tutti quelli che sono grati per il nuovo patto dovrebbero senz’altro cercare di applicare questo concetto nella vita reale.

      Come possiamo applicare quello che il nuovo patto ci insegna in relazione al perdono?

      BENEDIZIONI PRESENTI E FUTURE DEL NUOVO PATTO

      20. Perché il nostro atteggiamento è diverso da quello di molti contemporanei di Geremia?

      20 Ai giorni di Geremia molti ebrei in effetti dicevano: “Geova non farà bene, e non farà male”. (Sof. 1:12) Anche se in qualche misura conoscevano Geova e le sue qualità, pensavano che non avrebbe mai agito; inoltre secondo loro egli non si aspettava che seguissero delle norme. Noi però sappiamo che nulla sfugge alla sua attenzione. Abbiamo rispettoso timore di Dio e vogliamo assolutamente astenerci dal fare il male. (Ger. 16:17) Allo stesso tempo sappiamo che Geova è un Padre benevolo. Si accorge delle nostre buone azioni, anche quando passano inosservate agli altri. — 2 Cron. 16:9.

      Illustrazione a pagina 179

      Quelli che avranno servito Dio fedelmente godranno delle sue benedizioni

      21, 22. Perché non abbiamo più bisogno che qualcuno ci dica “conoscete Geova”?

      21 Un aspetto significativo del nuovo patto è racchiuso in queste parole: “Certamente metterò la mia legge dentro di loro, e la scriverò nel loro cuore. E di sicuro diverrò il loro Dio . . . E non insegneranno più ciascuno al suo compagno e ciascuno al suo fratello, dicendo: ‘Conoscete Geova!’ Poiché mi conosceranno tutti”. (Ger. 31:33, 34) Gli unti che sono oggi sulla terra hanno dimostrato di avere dentro di sé la legge di Dio. Amano le verità che trovano in essa e non confidano negli insegnamenti umani. Sono anche felici di trasmettere la conoscenza biblica a coloro che formano la grande folla. Così anche quelli che hanno la speranza terrena possono conoscere e amare Geova. Si sottomettono volontariamente alla sua guida e confidano nelle sue promesse. Forse anche voi corrispondete a questa descrizione. Conoscete la Persona di Dio e avete una relazione con lui a livello personale. Che condizione privilegiata!

      22 Come siete riusciti a rafforzare la vostra relazione con Geova? Senza dubbio ricordate occasioni in cui avete sentito che stava rispondendo alle vostre preghiere. Esperienze simili hanno reso più profonda la vostra gratitudine per il tipo di Dio che egli è. Forse avete percepito il suo sostegno quando avete ricordato una scrittura che vi ha aiutato a superare un’avversità. Fate tesoro di queste esperienze. Se continuate a studiare la sua Parola, lo conoscerete sempre meglio, e questo vi recherà ulteriori benefìci.

      23. In che modo conoscere Geova ci è di aiuto se siamo indebitamente turbati dai nostri sentimenti?

      23 In relazione al nuovo patto c’è un’altra benedizione che possiamo ricevere fin d’ora. Sapere che, in armonia con il nuovo patto, Geova è Colui che concede il perdono, ci libera da persistenti sensi di colpa. Ad esempio, alcune donne che prima di conoscere le norme di Dio hanno abortito potrebbero provare rimorso e tristezza avendo deliberatamente posto fine alla vita che stava crescendo dentro di loro. Altri provano sentimenti simili a causa delle vite che hanno stroncato quando erano in guerra. Grazie al sacrificio di riscatto di Gesù, un elemento chiave del nuovo patto, chi è davvero pentito può essere perdonato. Stando così le cose, non dovremmo essere convinti che se Geova ha perdonato i nostri peccati per lui la faccenda è chiusa? Non c’è bisogno che continuiamo a tormentarci per dei peccati che Geova ha pienamente perdonato.

      24. Che incoraggiamento traiamo dalle parole di Geremia 31:20?

      24 In Geremia 31:20 è vividamente presentata una prova del perdono di Dio. (Leggi). Decenni prima di Geremia, Geova aveva punito il regno settentrionale delle dieci tribù di Israele (rappresentato da Efraim, la tribù principale) a causa della sua idolatria. I suoi abitanti erano stati portati in esilio. Eppure Dio era profondamente legato a quel popolo e gli mostrò tenero affetto. Continuava ad amarlo come “un fanciullo diletto”. Quando pensava a loro ‘i suoi intestini divenivano tumultuosi’, a indicare che era toccato nei sentimenti. Queste parole, considerate nel contesto del nuovo patto, mostrano quanto sia magnanimo Geova nei confronti di chi si pente della condotta errata tenuta nel passato.

      25. Perché possiamo essere grati a Geova per il nuovo patto?

      25 La promessa di Geova di perdonare i peccati per mezzo del nuovo patto si adempirà nella misura più piena al termine del Regno millenario di Cristo. Gesù Cristo, insieme ai 144.000 sottosacerdoti, avrà riportato alla perfezione gli esseri umani fedeli. Dopo la prova finale l’umanità farà parte a pieno titolo della famiglia universale di Geova. (Leggi Romani 8:19-22). Dopo secoli di sofferenza sotto il peso del peccato, tutta la creazione umana avrà la “gloriosa libertà dei figli di Dio”, la libertà dal peccato e dalla morte. Abbiamo quindi piena fiducia nell’amorevole disposizione del nuovo patto, che può recarci abbondanti benedizioni. Possiamo trarre beneficio, ora e nel futuro, dal “germoglio” di Davide e godere appieno la “giustizia nel paese”. — Ger. 33:15.

      Come possiamo trarre beneficio, ora e nel futuro, dal nuovo patto?

      a La prontezza di Dio a perdonare fu illustrata da come Osea agì nei confronti di Gomer. Vedi la trattazione di Osea 2:14-16 nel libro Viviamo avendo in mente il giorno di Geova, alle pagine 128-130.

  • “Non posso tacere”
    Dio ci parla per mezzo di Geremia
    • CAPITOLO QUINDICI

      “Non posso tacere”

      1. Perché Geremia e gli altri profeti di Geova non rimasero in silenzio?

      “UDITE la parola di Geova”. A partire dal 647 a.E.V. queste parole risuonarono per le strade e le piazze di Gerusalemme. E il profeta di Dio non smise di annunciarle. Anche quando 40 anni dopo la città fu distrutta, continuò a ripetere quell’esortazione. (Ger. 2:4; 42:15) L’Iddio Onnipotente mandò dei profeti per accertarsi che gli ebrei avessero la possibilità di ascoltare i suoi consigli e pentirsi. Come abbiamo visto in questa pubblicazione, Geremia si distinse tra i portavoce di Dio. Nell’affidargli l’incarico, Dio gli disse: “Devi levarti e pronunciare loro ogni cosa che io stesso ti comando. Non essere colpito da alcun terrore”. (Ger. 1:17) Il compito era impegnativo. Geremia dovette soffrire sul piano fisico ed emotivo, ma nonostante le prove che affrontò non poté desistere dall’assolverlo. Disse: “Il mio cuore è tumultuoso dentro di me. Non posso tacere”. — Ger. 4:19.

      2, 3. (a) In che modo i discepoli di Gesù imitarono Geremia? (b) Perché dovremmo seguire l’esempio di Geremia?

      2 Il modo in cui Geremia assolse il suo incarico profetico costituì un esempio per i futuri servitori di Geova. (Giac. 5:10) Poco dopo la Pentecoste del 33 E.V. le autorità giudaiche arrestarono l’apostolo Pietro e l’apostolo Giovanni, intimando loro di smettere di predicare. Nella Bibbia leggiamo che risposero: “Non possiamo smettere di parlare delle cose che abbiamo visto e udito”. (Atti 4:19, 20) Dopo averli minacciati di infliggere loro un trattamento ancora peggiore, i governanti li lasciarono andare. Sappiamo quello che accadde: quegli uomini fedeli non avrebbero smesso di predicare, e in effetti non lo fecero.

      3 Avete notato che nelle parole di Pietro e Giovanni, riportate in Atti 4:20, si coglie lo stesso fervore di Geremia? In qualità di ministri di Geova Dio in questi cruciali ultimi giorni siamo ugualmente determinati: anche noi ‘non possiamo tacere’. Vediamo come si può essere forti a imitazione di Geremia così da continuare a predicare la buona notizia nonostante il peggioramento delle condizioni che ci circondano.

      CONTINUIAMO NONOSTANTE L’APATIA

      4. Quale atteggiamento era diffuso nell’antica Gerusalemme?

      4 Siamo senz’altro sicuri che la promessa di Dio di un futuro meraviglioso sotto il governo di suo Figlio è la migliore notizia che le persone possano udire. Eppure molti oggi si esprimono come alcuni ebrei, che una volta dissero a Geremia: “Riguardo alla parola che ci hai pronunciato nel nome di Geova, non ti ascolteremo”. (Ger. 29:19; 44:16) Geremia più volte udì pensieri simili. Lo stesso accade ai servitori di Geova odierni, visto che spesso la gente dice: “Non mi interessa”. La diffusa apatia potrebbe indebolire lo zelo dei proclamatori del Regno. Se questo è il caso del vostro territorio o di alcuni componenti della vostra congregazione, o anche il vostro caso, cosa si può fare?

      5. (a) Come reagì Geremia all’apatia delle persone? (b) Perché quelli che sono apatici in relazione alla buona notizia corrono un grave pericolo?

      5 Soffermiamoci sul modo di pensare che Geremia sviluppò nonostante l’apatia prevalente tra gli abitanti di Giuda. Quando il profeta iniziò a prestare servizio, Geova gli diede un’anticipazione del giudizio che avrebbe presto recato. (Leggi Geremia 4:23-26). Il profeta poté così comprendere che la vita di migliaia di persone dipendeva dall’ascoltare le parole che avrebbe pronunciato e dall’agire di conseguenza. Oggi la gente, anche quella del nostro territorio, è in una situazione simile. A proposito di “quel giorno” del giudizio di Dio contro il malvagio mondo odierno, Gesù disse: “Verrà su tutti quelli che abitano sulla faccia di tutta la terra. State svegli, dunque, supplicando in ogni tempo affinché riusciate a scampare da tutte queste cose destinate ad accadere, e a stare in piedi dinanzi al Figlio dell’uomo”. (Luca 21:34-36) Dalle parole di Gesù deduciamo che quelli che rigettano la buona notizia corrono un grave pericolo.

      L’APATIA PUÒ TRASFORMARSI IN INTERESSE

      In Nuova Zelanda una padrona di casa disse che non aveva mai voluto parlare con i Testimoni, ma che ora era interessata. Quella settimana era stata al funerale di una Testimone il cui marito lavorava con suo marito. La donna aveva notato che molti dei presenti davano conforto al vedovo. Inoltre disse che aveva trovato sensata la chiara spiegazione biblica in merito alla speranza della risurrezione.

      Spiegò che per lavoro addestrava infermieri impiegati nelle case di cura per malati terminali. Dopo aver assistito al funerale, aveva incoraggiato i suoi allievi ad andare ai funerali tenuti dai testimoni di Geova. Perché? Come disse ai proclamatori alla sua porta, aveva indicato loro che i Testimoni spiegano la vera condizione dei morti e offrono una splendida speranza per il futuro. Era convinta che gli infermieri potessero utilizzare entrambi i punti per incoraggiare i pazienti.

      È chiaro che il fatto che una persona sia stata per molto tempo apatica non significa che Geova non possa ‘darle un cuore per conoscerlo’. (Ger. 24:7) Le persone apatiche del nostro territorio possono ancora cambiare atteggiamento.

      Illustrazione a pagina 184

      6. Perché dovremmo continuare a predicare anche a coloro che non mostrano interesse per il nostro messaggio?

      6 Tuttavia, sono in serbo inestimabili benedizioni per quelli che si scuotono dalla loro apatia, ascoltano la parola di Geova da noi presentata e agiscono di conseguenza. Dio dà loro l’opportunità di sfuggire alla distruzione ed entrare nel suo nuovo mondo. Sotto certi aspetti il ministero di Geremia era simile. Gli abitanti di Giuda potevano salvarsi. (Leggi Geremia 26:2, 3). Per decenni Geremia cercò di aiutarli esortandoli ad ‘ascoltare e tornare’, e a ubbidire alla parola del vero Dio. Non sappiamo quanti di loro si pentissero e cambiassero condotta in seguito alla testimonianza del profeta. Alcuni però lo fecero, come avviene a molti nei nostri giorni. Mentre continuiamo a predicare la buona notizia, udiamo spesso di persone il cui cuore un tempo non era ricettivo ma che poi si è addolcito. (Vedi il riquadro “L’apatia può trasformarsi in interesse”, a pagina 184). Non ci dà questo un ulteriore motivo per rimanere attivi nel ministero della buona notizia che può salvare delle vite?

      Perché siamo determinati a predicare la buona notizia nonostante l’apatia?

      GLI OPPOSITORI NON POSSONO RECARE DANNI PERMANENTI

      7. In che modo i nemici di Geremia cercarono di stroncare la sua opera profetica?

      7 Un aspetto notevole del ministero di Geremia ha relazione con la frequenza con cui gli oppositori cercarono di stroncare lui e la sua opera. I falsi profeti lo contraddissero in pubblico. (Ger. 14:13-16) Quando Geremia camminava per le strade di Gerusalemme, i passanti lo deridevano gridandogli insulti. (Ger. 15:10) Alcuni nemici ordirono altri complotti per screditarlo. (Ger. 18:18) Altri ancora con i loro ‘sussurri’ avviarono un’estesa campagna diffamatoria per distogliere le persone sincere dall’ascoltare le verità divine predicate da Geremia. (Lam. 3:61, 62) Geremia si diede forse per vinto? Al contrario, continuò a predicare. Come ci riuscì?

      8. Man mano che gli oppositori intensificavano i loro sforzi contro di lui, come reagì Geremia?

      8 L’arma principale di Geremia per contrastare tutta quell’opposizione era la fiducia in Geova. All’inizio del ministero di Geremia, Dio gli aveva detto che l’avrebbe sostenuto e protetto. (Leggi Geremia 1:18, 19). Geremia ripose fede in quella promessa e Geova non lo deluse. Nella misura in cui gli oppositori facevano maggiori pressioni o tentavano dei metodi più drastici, in Geremia crescevano l’intrepidezza, il coraggio e la perseveranza. Quelle qualità gli furono davvero utili.

      9, 10. Quali episodi della vita di Geremia dovrebbero incoraggiarci a essere intrepidi?

      9 Una volta sacerdoti e profeti ribelli trascinarono Geremia dinanzi ai principi di Giuda perché lo facessero mettere a morte. Geremia si fece forse paralizzare dalle minacce? No. Reagì smontando le accuse di quegli apostati in maniera così efficace che alla fine gli fu risparmiata la vita. — Leggi Geremia 26:11-16; Luca 21:12-15.

      10 Ricordiamo che, udito il poderoso messaggio del profeta, un funzionario del tempio di nome Pasur lo fece mettere ai ceppi. Pasur avrà pensato di aver dato a Geremia una bella lezione e di averlo messo a tacere. Così il giorno dopo lo lasciò andare. Di sicuro Geremia era molto dolorante dopo quel supplizio. Tuttavia si rivolse schiettamente a Pasur, dichiarandogli il giudizio emesso da Geova contro di lui. Nemmeno la tortura poteva farlo tacere! (Ger. 20:1-6) Perché? Geremia stesso ce lo dice: “Geova era con me come un terribile potente. Perciò i medesimi che mi perseguitano inciamperanno e non prevarranno”. (Ger. 20:11) Anche dinanzi a feroci oppositori, Geremia non si fece intimorire. La sua fiducia in Geova era ben radicata, e anche la nostra può esserlo.

      11, 12. (a) In che modo Geremia mostrò buon senso quando affrontò l’opposizione di Hanania? (b) Quali benefìci abbiamo ‘mantenendoci a freno nel male’?

      11 È bene ricordare che Geremia non era un fanatico. Dinanzi agli oppositori usava buon senso. Sapeva quando farsi da parte. Per esempio, ripensiamo a quello che gli accadde con Hanania. Dopo che quel falso profeta aveva pubblicamente contraddetto la parola profetica di Geova, Geremia lo corresse, spiegando anche come riconoscere un vero profeta. Geremia portava un giogo di legno per rappresentare la sottomissione al giogo di Babilonia, ma Hanania reagì con violenza rompendo il giogo. Chissà cos’altro avrebbe potuto fare! Come reagì allora Geremia? Leggiamo: “Il profeta se ne andava”. Proprio così, Geremia lasciò la scena. In seguito, su indicazione divina, tornò da Hanania e gli dichiarò quello che Geova aveva in serbo: l’asservimento al re di Babilonia per gli ebrei e la morte per Hanania. — Ger. 28:1-17.

      12 Questo racconto ispirato ci fa capire chiaramente che nell’opera di predicazione ci vogliono sia intrepidezza che buon senso. Se a una porta qualcuno rifiuta di ascoltare i nostri ragionamenti scritturali e si adira, arrivando perfino a minacciarci, possiamo congedarci con gentilezza e passare alla porta successiva. Non c’è alcun bisogno di fare accese discussioni in merito alla buona notizia del Regno. ‘Mantenendoci a freno nel male’ lasciamo aperto uno spiraglio perché il padrone di casa possa essere aiutato in un momento più propizio. — Leggi 2 Timoteo 2:23-25; Prov. 17:14.

      Illustrazione a pagina 187

      Perché la fiducia in Geova è così importante mentre predichiamo la buona notizia? Perché ci vogliono sia intrepidezza che buon senso?

      “NON AVER TIMORE”

      13. Perché Geova disse a Geremia di “non aver timore”, e perché dovremmo riflettere su questo?

      13 I veri adoratori risentivano delle orribili condizioni in cui era Gerusalemme prima della distruzione del 607 a.E.V. Capiamo perché Dio disse a Geremia: “Non aver timore”. (Ger. 1:8; Lam. 3:57) Inoltre Geova volle che egli trasmettesse le stesse parole incoraggianti ad altri suoi servitori. (Leggi Geremia 46:27). Possiamo imparare qualcosa? Nel pericoloso tempo della fine in cui viviamo, a volte potremmo provare timore. In tali circostanze ascolteremo Geova, che in effetti ci dice di “non aver timore”? In questa pubblicazione abbiamo visto in che modo Dio sostenne Geremia in quel periodo davvero spaventoso. Riconsiderare brevemente quegli eventi ci aiuterà a trarne una lezione.

      14, 15. (a) In quale situazione pericolosa si ritrovò Geremia? (b) In che modo Geova mantenne la promessa di proteggere Geremia?

      14 Gerusalemme era sempre più stretta nella morsa dell’assedio babilonese, e ormai la gente era ridotta alla fame. Presto molti non ebbero più niente da mangiare. (Ger. 37:21) Come se la carestia non fosse abbastanza, Geremia fu intrappolato in un luogo che poteva diventare la sua tomba. I principi di Giuda fecero pressioni sul vile re Sedechia perché non si opponesse a far gettare Geremia in una profonda cisterna, dove non c’era acqua ma solo un mare di fango. Mentre cercava di non sprofondare, Geremia avrà pensato che dal punto di vista umano non aveva scampo. In una circostanza del genere, non avremmo avuto timore? — Ger. 38:4-6.

      15 Anche se era un uomo come noi, Geremia confidò in Geova, che gli aveva promesso di non abbandonarlo mai. (Leggi Geremia 15:20, 21). Geova ricompensò la sua fiducia? Lo capiamo da quello che accadde. Dio spinse Ebed-Melec a sfidare i principi e ad andare in soccorso di Geremia. Con il permesso del re tirò fuori il profeta dalla cisterna fangosa, salvandogli la vita. — Ger. 38:7-13.

      16. Da quali pericoli Geova salvò i suoi leali?

      16 Anche se era stato liberato, Geremia era ancora in pericolo. Intercedendo per lui, Ebed-Melec implorò il re: “Morirà dov’è a causa della carestia. Poiché non c’è più pane nella città”. (Ger. 38:9) Il cibo era talmente scarso a Gerusalemme che la gente si stava riducendo al cannibalismo. Geova però intervenne per salvare il profeta. E Geremia disse a Ebed-Melec che Geova garantiva di proteggere anche lui. (Ger. 39:16-18) Geremia non aveva dimenticato l’assicurazione divina: “Io sono con te per liberarti”. (Ger. 1:8) Con l’Iddio Onnipotente che vegliava su di loro, quei due uomini leali non sarebbero stati sopraffatti né dai nemici né dalla carestia. Scamparono alla morte in quella città condannata. Capiamo il punto? Geova promise di proteggerli e mantenne la parola. — Ger. 40:1-4.

      17. Perché dovremmo confidare nella promessa di Geova di proteggere i suoi servitori?

      17 L’adempimento della profezia di Gesù circa il termine del sistema di cose sta giungendo inesorabilmente al culmine. Nel prossimo futuro ci saranno “segni nel sole e nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia delle nazioni, che non sapranno come uscirne . . . mentre gli uomini verranno meno per il timore e per l’aspettazione delle cose che staranno per venire sulla terra abitata”. (Luca 21:25, 26) Dobbiamo aspettare per sapere in che forma si manifesteranno questi segni e in che senso terrorizzeranno molti. Comunque, al di là di quali saranno gli sviluppi, non dobbiamo mai dubitare della capacità di Geova e del suo desiderio di salvare i suoi servitori. Il destino di coloro che non hanno il suo favore, però, sarà ben diverso. (Leggi Geremia 8:20; 14:9). Anche qualora dovesse sembrare che i suoi servitori siano in una condizione disperata, come nel buio di una cisterna fangosa, egli potrà liberarli. Le parole di Dio rivolte a Ebed-Melec si applicano al suo popolo: “‘Immancabilmente ti procurerò scampo, e non cadrai di spada; e certamente avrai la tua anima come spoglia, perché hai confidato in me’, è l’espressione di Geova”. — Ger. 39:18.

      Illustrazione a pagina 190

      PAROLE SCRITTE PER NOI

      18. (a) Quali parole cambiarono la vita di Geremia? (b) Che significato assume per noi il comando di Dio riportato in Geremia 1:7?

      18 “A tutti quelli ai quali ti manderò, devi andare; e tutto ciò che ti comanderò, devi pronunciare”. (Ger. 1:7) Dopo che Geremia ebbe udito questo comando di Dio, la sua vita non fu più la stessa. Da quel momento in poi la sua principale preoccupazione fu annunciare “la parola di Geova”. Quest’espressione appare più volte in tutto il libro di Geremia. Nell’ultimo capitolo, il profeta documenta la conquista di Gerusalemme e l’esilio del suo ultimo re, Sedechia. Geremia continuò quindi a insegnare agli abitanti di Giuda e a esortarli a ubbidire a Geova finché gli eventi non resero chiaro che la sua opera era giunta a compimento.

      19, 20. (a) Perché il servizio svolto da Geremia costituisce un modello per noi? (b) Che relazione c’è tra l’opera di predicazione e il provare gioia e allegrezza? (c) In che modo lo studio di Geremia e Lamentazioni ha influito su di voi?

      19 Ci sono molti paralleli tra l’incarico che assolse Geremia e il ministero pubblico svolto oggi dai testimoni di Geova. Come lui, serviamo il vero Dio in un tempo di giudizio. Dobbiamo assolvere anche altre responsabilità che richiedono tempo ed energie. Tuttavia la predicazione della buona notizia è di gran lunga l’opera più rilevante che possiamo compiere in questo sistema di cose. Per mezzo d’essa esaltiamo il grande nome di Dio e riconosciamo il suo assoluto diritto, nonché la sua autorità, quale Sovrano universale. (Leggi Lamentazioni 5:19). Dimostriamo anche grande amore per il prossimo aiutando altri a conoscere il vero Dio e quello che lui richiede da chi vuole sopravvivere. — Ger. 25:3-6.

      20 In relazione all’opera che Geova gli affidò, Geremia disse: “La tua parola diviene per me l’esultanza e l’allegrezza del mio cuore; poiché il tuo nome è stato invocato su di me, o Geova Dio degli eserciti”. (Ger. 15:16) Tutti quelli che desiderano di cuore parlare in favore del vero Dio possono provare tale gioia e allegrezza. Abbiamo quindi buone ragioni per continuare a proclamare il messaggio di Geova, proprio come fece Geremia.

      In che modo l’esempio di Geremia e di Ebed-Melec ci aiuta a essere coraggiosi? Quali sono le qualità di Geremia che volete imitare nell’opera di predicazione?

Pubblicazioni in italiano (1950-2025)
Disconnetti
Accedi
  • Italiano
  • Condividi
  • Impostazioni
  • Copyright © 2025 Watch Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania
  • Condizioni d’uso
  • Informativa sulla privacy
  • Impostazioni privacy
  • JW.ORG
  • Accedi
Condividi