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Un libro che va lettoUn libro per tutti
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Un libro che va letto
“La Bibbia non va presa sul serio”. Così disse un professore universitario a una giovane molto schietta.
“Ha mai letto la Bibbia?”, chiese lei.
Preso alla sprovvista, il professore dovette ammettere che non l’aveva letta.
“Come fa a esprimere un giudizio categorico su un libro che non ha mai letto?”
Aveva ragione. Egli decise di leggere la Bibbia per farsene un’idea.
LA BIBBIA, composta di 66 scritti, è considerata da molti “probabilmente la raccolta di libri più autorevole della storia umana”.1 Infatti ha ispirato alcuni dei massimi capolavori dell’arte, della letteratura e della musica. Ha influito in maniera significativa sulla giurisprudenza. È stata esaltata per il suo stile letterario ed è stata tenuta in gran conto da molte persone colte. L’effetto che ha avuto sulla vita di uomini e donne di ogni ceto è stato particolarmente profondo. Ha infuso in molti lettori un grande senso di lealtà. Alcuni hanno persino rischiato la vita solo per leggerla.
Allo stesso tempo la Bibbia è circondata da scetticismo. Alcuni si sono fatti determinate idee pur non avendola mai letta di persona. Forse ne riconoscono il valore letterario o storico, ma si chiedono: Che importanza può avere in questo mondo moderno un libro scritto migliaia di anni fa? Viviamo nell’“era dell’informazione”. Abbiamo a portata di mano tecnologie e informazioni aggiornatissime sugli avvenimenti in corso. È subito disponibile il consiglio di un “esperto” praticamente su ogni problema della vita moderna. La Bibbia può contenere davvero informazioni che siano pratiche oggi?
Questo opuscolo cerca di rispondere a simili domande. Non si propone di imporre opinioni o credenze religiose, ma intende mostrare che questo libro storicamente autorevole, la Bibbia, merita di essere preso in considerazione. Secondo una relazione pubblicata nel 1994, alcuni educatori sono convinti che la Bibbia è così profondamente radicata nella cultura occidentale che “chiunque, credente o miscredente, non ha familiarità con ciò che dice e insegna la Bibbia è culturalmente analfabeta”.2
Forse dopo aver letto quanto qui pubblicato converrete — sia che siate religiosi o no — che la Bibbia è, perlomeno, un libro che va letto.
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Un libro che viene travisatoUn libro per tutti
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Un libro che viene travisato
“La dottrina del duplice moto della terra attorno al proprio asse e intorno al sole è falsa, e interamente contraria alla Sacra Scrittura”. Così sentenziò la Congregazione dell’Indice della Chiesa Cattolica Romana in un decreto del 1616.1 La Bibbia è davvero in disaccordo con i fatti scientifici? O è stata travisata?
NELL’INVERNO 1609-10 Galileo Galilei puntò verso i cieli il suo telescopio appena perfezionato e scoprì i quattro satelliti di Giove. Quello che vide mandò in frantumi l’idea prevalente che tutti i corpi celesti dovessero orbitare intorno alla terra. Già nel 1543 l’astronomo polacco Niccolò Copernico aveva teorizzato che i pianeti ruotavano intorno al sole. Galileo confermò che questa era una verità scientifica.
Per i teologi cattolici, però, era un’eresia. La chiesa aveva sostenuto per tanto tempo che la terra era il centro dell’universo.2 Questa idea si basava su un’interpretazione letterale di brani scritturali che descrivevano la terra ben fondata “sulle sue basi, sicchè non vacillerà mai in eterno”. (Salmo 104:5, Pontificio Istituto Biblico) Convocato a Roma, Galileo comparve davanti all’Inquisizione. Sottoposto a duri interrogatori, fu costretto a ritrattare le scoperte fatte, e trascorse il resto della sua vita agli arresti domiciliari.
Nel 1992, circa 350 anni dopo la sua morte, la Chiesa Cattolica riconobbe finalmente che dopo tutto Galileo aveva ragione.3 Ma se Galileo aveva ragione, allora la Bibbia aveva torto?
Il vero senso dei passi biblici
Galileo credeva che la Bibbia è verace. Quando le sue scoperte scientifiche contraddissero l’invalsa interpretazione di certi versetti biblici, concluse che i teologi non afferravano il vero senso di quei passi. Dopo tutto “due verità non posson mai contrapporsi”, scrisse.4 Sostenne che i termini esatti della scienza non contraddicono il linguaggio di ogni giorno della Bibbia. Ma i teologi non si lasciarono convincere. Insisterono che tutte le dichiarazioni bibliche riguardo alla terra andavano prese alla lettera. Di conseguenza non solo respinsero le scoperte di Galileo, ma non afferrarono neanche il vero senso di quelle espressioni scritturali.
In realtà il buon senso dovrebbe dirci che quando la Bibbia parla dei “quattro angoli della terra” non significa che gli scrittori biblici considerassero la terra letteralmente quadrata. (Rivelazione [Apocalisse] 7:1) La Bibbia è scritta nella lingua della gente comune e usa spesso vivide espressioni. Perciò quando attribuisce alla terra “quattro angoli”, durevoli “fondamenta”, “piedistalli” e una “pietra angolare”, la Bibbia non presenta una descrizione scientifica della terra; ovviamente si esprime in modo metaforico, come facciamo spesso nel parlare di ogni giorno.a — Isaia 51:13; Giobbe 38:6.
Nel suo libro Galileo Galilei Ludovico Geymonat, storico della filosofia, osservava: “I teologi di mentalità troppo ristretta, i quali vogliono fondarsi sul discorso biblico per porre dei limiti alla scienza, non fanno che gettare il discredito sulla Bibbia stessa”.5 Questo fecero. In realtà è stata l’interpretazione della Bibbia da parte dei teologi — non la Bibbia stessa — a imporre limiti irragionevoli alla scienza.
Similmente oggi i fondamentalisti svisano la Bibbia quando sostengono che la terra fu creata in sei giorni di 24 ore. (Genesi 1:3-31) Un’idea del genere non concorda né con la scienza né con la Bibbia. Nella Bibbia, come nel parlare quotidiano, la parola “giorno” è un termine flessibile, che indica unità di tempo di varia durata. In Genesi 2:4 si parla di tutti e sei i giorni creativi come di un unico “giorno” che li include tutti. La parola ebraica tradotta “giorno” nella Bibbia può significare semplicemente “un lungo periodo di tempo”.6 Quindi non c’è nessuna ragione biblica per sostenere che i giorni della creazione fossero di 24 ore ciascuno. Insegnando altrimenti i fondamentalisti travisano la Bibbia. — Vedi anche 2 Pietro 3:8.
Nel corso della storia i teologi hanno spesso svisato la Bibbia. Vediamo alcuni altri modi in cui le religioni della cristianità hanno travisato ciò che dice la Bibbia.
Travisata dalla religione
Le azioni di coloro che dicono di seguire la Bibbia spesso infangano la reputazione del libro che asseriscono di riverire. Cosiddetti cristiani hanno in nome di Dio sparso il sangue gli uni degli altri. Eppure la Bibbia esorta i seguaci di Cristo ad ‘amarsi gli uni gli altri’. — Giovanni 13:34, 35; Matteo 26:52.
Alcuni ecclesiastici tosano i loro greggi, sottraendo loro con blandizie denaro guadagnato a fatica, ben lontani dall’insegnamento scritturale: “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”. — Matteo 10:8; 1 Pietro 5:2, 3.
La Bibbia, chiaramente, non può essere giudicata in base alle parole e alle azioni di chi si limita a citarla o asserisce di vivere secondo i suoi dettami. La persona di mente aperta vorrà dunque scoprire da sé che cos’è la Bibbia e perché è un libro così notevole.
[Nota in calce]
a Per esempio, perfino gli astronomi più rigorosi parlano del “sorgere” e del “tramontare” del sole, delle stelle e delle costellazioni, anche se in effetti si tratta di un moto apparente dovuto alla rotazione della terra.
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Due telescopi di Galileo
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Galileo di fronte ai suoi inquisitori
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Il libro più diffuso del mondoUn libro per tutti
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Il libro più diffuso del mondo
“La Bibbia”, spiega un’enciclopedia, “è il libro più letto di tutta la storia . . . Ne sono state distribuite più copie che di qualsiasi altro libro. È stata anche tradotta più volte e in più lingue di qualsiasi altro libro”.1
SOTTO certi aspetti, la maggior parte dei libri sono come le persone. Entrano in scena, forse acquistano popolarità e — a parte pochi classici — invecchiano e muoiono. Le biblioteche spesso fungono da cimiteri per innumerevoli libri obsoleti, che nessuno legge e che sono, in effetti, morti.
La Bibbia, invece, è eccezionale persino fra le opere classiche. Anche se cominciò a essere messa per iscritto 3.500 anni fa, è ancora estremamente viva. È di gran lunga il libro più diffuso sulla terra.a Ogni anno vengono distribuite circa 60 milioni di copie dell’intera Bibbia o di parti di essa. La prima edizione stampata con caratteri mobili uscì dal torchio dell’inventore tedesco Johann Gutenberg verso il 1455. Da allora si calcola che della Bibbia (per intero o in parte) siano state stampate quattro miliardi di copie. Nessun altro libro, religioso o no, si avvicina neanche lontanamente a questa cifra.
La Bibbia è anche il libro più tradotto di tutti i tempi. La Bibbia completa o parti di essa sono state tradotte in oltre 2.100 lingue e dialetti.b Più del 90 per cento dell’umanità ha accesso almeno a parte della Bibbia nella propria lingua.2 Questo libro quindi ha passato confini nazionali e superato barriere etniche e razziali.
Forse le sole statistiche non sono per voi un incentivo sufficiente per esaminare la Bibbia. Nondimeno le cifre relative alla tiratura e alla traduzione sono imponenti, e attestano l’interesse universale che esiste per la Bibbia. Certo il libro più venduto e più tradotto di tutta la storia merita di essere preso in considerazione.
[Note in calce]
a La seconda pubblicazione più diffusa si pensa sia il libretto rosso Citazioni dalle opere di Mao Tse-tung, di cui si calcola che siano state vendute o distribuite 800 milioni di copie.
b Le statistiche relative al numero di lingue si basano su cifre pubblicate dall’Alleanza Biblica Universale.
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La Bibbia di Gutenberg, in latino, il primo libro stampato con caratteri mobili
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Come ha fatto questo libro a sopravvivere?Un libro per tutti
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Come ha fatto questo libro a sopravvivere?
Gli scritti antichi avevano dei nemici naturali: il fuoco, l’umidità e la muffa. La Bibbia non è stata immune da rischi del genere. La storia di come è sopravvissuta ai danni del tempo per diventare il libro più accessibile del mondo la distingue fra gli scritti antichi. Questa storia merita più che un interesse superficiale.
GLI scrittori biblici non incisero le loro parole nella pietra, né le impressero su durevoli tavolette di argilla. Evidentemente le scrissero su materiali deperibili: il papiro (ricavato dall’omonima pianta che cresce in Egitto) e la pergamena (ricavata da pelli di animali).
Cosa accadde agli scritti originali? Probabilmente si disintegrarono molto tempo fa, in gran parte nell’antico Israele. Lo studioso Oscar Paret spiega: “Entrambi questi materiali scrittori [papiro e pergamena] sono gravemente minacciati dall’umidità, dalla muffa e da vari vermi. Sappiamo dall’esperienza quotidiana quanto è facile che la carta, e persino il robusto cuoio, si deteriorino all’aria aperta o in una stanza umida”.1
Se gli originali non esistono più, come hanno fatto le parole degli scrittori biblici a sopravvivere fino ai nostri giorni?
Preservate da copisti meticolosi
Poco dopo che erano stati scritti gli originali, si cominciarono a produrre copie scritte a mano. Nell’antico Israele la copiatura delle Scritture diventò in effetti una professione. (Esdra 7:6; Salmo 45:1) Anche le copie, però, erano scritte su materiali deperibili. Col tempo queste dovettero essere sostituite con altre copie scritte a mano. Quando gli originali scomparvero, queste copie divennero la base dei manoscritti successivi. La ricopiatura fu un processo che continuò per molti secoli. Gli errori fatti dai copisti nel corso dei secoli modificarono radicalmente il testo della Bibbia? I fatti dicono di no.
I copisti di professione erano molto devoti. Avevano profondo rispetto per le parole che copiavano. Erano anche meticolosi. La parola ebraica resa “copista” è sofèr, termine che ha attinenza col far di conto e tenere registrazioni. Per fare un esempio dell’accuratezza dei copisti, consideriamo i masoreti.a Di loro lo studioso Thomas Hartwell Horne dice: “Calcolarono qual è la lettera mediana del Pentateuco [i primi cinque libri della Bibbia], qual è la frase mediana di ciascun libro, e quante volte ciascuna lettera dell’alfabeto [ebraico] ricorreva in tutte le Scritture Ebraiche”.3
Quindi copisti esperti ricorsero a diversi metodi di controllo incrociato. Per evitare di omettere anche una sola lettera del testo biblico, arrivarono al punto di contare non solo le parole copiate, ma anche le lettere. Pensate alla scrupolosità che questo richiedeva: a quanto si dice, nelle Scritture Ebraiche contarono complessivamente 815.140 singole lettere!4 Uno sforzo così diligente assicurò la massima precisione.
Tuttavia i copisti non erano infallibili. C’è qualche prova che, nonostante i secoli di ricopiatura, il testo biblico sia sopravvissuto in forma attendibile?
Una valida ragione per avere fiducia
C’è buona ragione per credere che la Bibbia sia stata tramandata accuratamente fino ai nostri giorni. Ne danno prova i manoscritti esistenti: 6.000 si calcola delle Scritture Ebraiche o di parti di esse e circa 5.000 delle Scritture Cristiane in greco. Fra questi c’è un manoscritto delle Scritture Ebraiche scoperto nel 1947 che dimostra quanto fosse accurata la copiatura delle Scritture. In seguito è stata definita “la più grande scoperta di manoscritti dei tempi moderni”.5
All’inizio di quell’anno, mentre badava ai greggi, un giovane pastore beduino scoprì una grotta vicino al Mar Morto. Dentro trovò alcune giare di terracotta, quasi tutte vuote. In una delle giare, però, che era ben sigillata, trovò un rotolo di pelle il quale era avvolto con cura in tela di lino e conteneva il libro biblico di Isaia completo. Questo rotolo logoro ma ben conservato mostrava di essere stato riparato. Il giovane pastore non si rendeva certo conto che il rotolo antico che teneva fra le mani sarebbe poi diventato famoso in tutto il mondo.
Cosa c’era di così importante in quel particolare rotolo? Nel 1947 i più antichi manoscritti ebraici completi disponibili erano del X secolo E.V. circa. Ma questo rotolo risaliva al II secolo a.E.V.,b più di mille anni prima.c Gli studiosi erano ansiosi di scoprire come quel rotolo avrebbe retto al confronto con manoscritti prodotti molto più tardi.
In uno studio alcuni filologi paragonarono il 53º capitolo di Isaia nel Rotolo del Mar Morto con il testo masoretico prodotto mille anni dopo. Un libro spiega i risultati dello studio: ‘Delle 166 parole di Isaia 53, solo diciassette lettere sono dubbie. Dieci di queste lettere sono semplicemente una variante ortografica che non altera il senso. Altre quattro lettere sono cambiamenti stilistici minori, come congiunzioni. Le restanti tre lettere formano la parola “luce”, che è aggiunta al versetto 11 e non cambia gran che il significato. . . . Pertanto, in un capitolo di 166 parole, c’è una sola parola (di tre lettere) dubbia dopo mille anni di trasmissione, e questa parola non cambia in modo rilevante il significato del brano’.7
Il professor Millar Burrows, che ha lavorato sui rotoli per anni analizzandone il contenuto, è arrivato a una conclusione simile: “Molte delle differenze tra il testo contenuto nel rotolo [di Isaia] . . . e quello masoretico possono essere interpretate quali errori di trascrizione; a parte questo, si osserva nel complesso una notevole concordanza tra il primo e i manoscritti medioevali; che un testo di tanto più antico concordi con altri più recenti, costituisce una prova di più dell’accuratezza della versione tradizionale”.8
Una “prova di più” si può avere anche per quanto riguarda la copiatura delle Scritture Greche Cristiane. Per esempio, nel XIX secolo la scoperta del codice Sinaitico, un codice su velino che risale al IV secolo E.V., contribuì a confermare l’accuratezza dei manoscritti delle Scritture Greche Cristiane prodotti secoli dopo. Un frammento papiraceo del Vangelo di Giovanni, scoperto nella regione di El Faiyûm, in Egitto, risale alla prima metà del II secolo E.V., meno di 50 anni dopo la stesura dell’originale. Era stato preservato per secoli nella sabbia asciutta. Il testo concorda con quello che si trova in manoscritti molto posteriori.9
I fatti confermano dunque che i copisti in effetti erano molto accurati. Comunque fecero degli sbagli. Nessun singolo manoscritto è perfetto, neanche il Rotolo del Mar Morto di Isaia. Ad ogni modo, gli studiosi hanno potuto scoprire e correggere simili deviazioni dall’originale.
Corretti gli errori dei copisti
Supponiamo che 100 persone siano invitate a copiare a mano un documento lungo. Senza dubbio almeno alcuni copisti farebbero sbagli. Non tutti però farebbero gli stessi sbagli. Se prendeste tutte le 100 copie e le confrontaste con molta cura, riuscireste a individuare gli errori e a definire il testo esatto del documento originale, anche se non lo aveste mai visto.
Similmente i copisti non fecero tutti gli stessi sbagli. Ora, avendo letteralmente migliaia di manoscritti biblici a disposizione, gli studiosi sono stati in grado di individuare gli sbagli, stabilire la lezione originale e prendere nota delle correzioni necessarie. Grazie a questo studio accurato, sono stati prodotti testi base nelle lingue originali. Queste edizioni accurate del testo ebraico e di quello greco adottano i termini più generalmente accettati come originali, spesso indicando nelle note le varianti o lezioni alternative che potrebbero esistere in certi manoscritti. I testi perfezionati dagli studiosi sono quelli usati dai traduttori per tradurre la Bibbia nelle lingue moderne.
Perciò, quando prendete in mano una traduzione moderna della Bibbia, c’è ogni ragione per confidare che i testi ebraico e greco su cui si basa rappresentino con notevole fedeltà le parole degli scrittori originali della Bibbia.d La storia di come la Bibbia è sopravvissuta a migliaia di anni di ricopiatura a mano è davvero straordinaria. Frederic Kenyon, per molto tempo direttore del British Museum, poté infatti dichiarare: “Non è troppo esagerato asserire che in sostanza il testo della Bibbia è sicuro . . . Questo non può dirsi di nessun altro libro antico al mondo”.10
[Note in calce]
a I masoreti (“maestri della tradizione”) erano copisti delle Scritture Ebraiche vissuti fra il VI e il X secolo E.V. Le copie manoscritte che produssero si chiamano testi masoretici.2
b E.V. significa “dell’era volgare”, a.E.V. “avanti l’era volgare”. Comunemente vengono usate le abbreviazioni d.C. e a.C., che significano “dopo Cristo” e “avanti Cristo”.
c Emanuel Tov dice: “Grazie alla datazione con il carbonio 14, 1QIsa [il Rotolo del Mar Morto di Isaia] viene ora datato fra il 202 e il 107 a.E.V. (datazione paleografica: 125-100 a.E.V.) . . . Il suddetto metodo di datazione paleografica, che è stato migliorato in anni recenti, e che consente di arrivare a una data assoluta in base al confronto della forma e della posizione delle lettere con fonti esterne quali monete e iscrizioni datate, si è affermato come un metodo relativamente affidabile”.6
d Naturalmente i singoli traduttori possono essere più o meno rigorosi nell’attenersi ai testi originali ebraico e greco.
[Immagine a pagina 8]
La Bibbia è stata preservata da copisti esperti
[Immagini a pagina 9]
Il Rotolo del Mar Morto di Isaia (facsimile qui sotto) è praticamente identico al testo masoretico prodotto mille anni dopo
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Un libro che “parla” lingue viveUn libro per tutti
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Un libro che “parla” lingue vive
Se la lingua in cui è scritto un libro muore, a tutti i fini pratici anche il libro muore. Pochi oggi sanno leggere le lingue antiche in cui fu scritta la Bibbia. Eppure la Bibbia è viva. È sopravvissuta perché ha “imparato a parlare” le lingue vive degli uomini. I traduttori che le hanno “insegnato” a parlare altre lingue a volte hanno incontrato ostacoli apparentemente insormontabili.
TRADURRE la Bibbia, con i suoi oltre 1.100 capitoli e 31.000 versetti, è una bella impresa. Tuttavia, nel corso dei secoli, traduttori devoti si addossarono volentieri l’arduo compito. Molti di loro furono disposti a sopportare privazioni e persino a morire per la loro opera. La storia di come la Bibbia poté essere tradotta nelle lingue degli uomini è una notevole testimonianza di perseveranza e ingegnosità. Considerate una piccola parte di questa interessante vicenda.
Le difficoltà incontrate dai traduttori
Come tradurre un libro in una lingua che non ha un sistema di scrittura? Numerosi traduttori della Bibbia incontrarono proprio questa difficoltà. Per esempio, Ulfila, nel IV secolo E.V., si accinse a tradurre la Bibbia in quella che allora era una lingua moderna, ma non era una lingua scritta: il gotico. Ulfila sormontò l’ostacolo inventando l’alfabeto gotico di 27 caratteri, che derivò principalmente dall’alfabeto greco e da quello latino. La sua traduzione in gotico di quasi l’intera Bibbia fu completata prima del 381 E.V.
Nel IX secolo due fratelli di lingua greca, Cirillo (il cui vero nome era Costantino) e Metodio, entrambi eminenti studiosi e linguisti, intendevano tradurre la Bibbia per le popolazioni di lingua slava. Ma il paleoslavo, precursore delle odierne lingue slave, non era una lingua scritta. Perciò i due fratelli inventarono un alfabeto al fine di fare una traduzione della Bibbia. Così la Bibbia ora poteva “parlare” a molte più persone, nel mondo slavo.
Nel XVI secolo William Tyndale si accinse a tradurre la Bibbia dalle lingue originali in inglese, ma incontrò la dura opposizione della Chiesa e dello Stato. Tyndale, che aveva studiato a Oxford, voleva produrre una traduzione che fosse comprensibile anche “a un ragazzo che guida l’aratro”.1 Ma per far questo dovette rifugiarsi in Germania, dove nel 1526 fu stampato il suo “Nuovo Testamento” inglese. Quando alcune copie furono introdotte clandestinamente in Inghilterra, le autorità erano così adirate che cominciarono a bruciarle in pubblico. In seguito Tyndale fu tradito. Poco prima di essere strangolato e arso al rogo, pronunciò queste parole ad alta voce: “Signore, apri gli occhi al re d’Inghilterra!”2
La traduzione della Bibbia continuò; i traduttori non si fecero intimidire. Nel 1800 almeno parti della Bibbia avevano già “imparato a parlare” 68 lingue. Poi, con la costituzione di società bibliche — in particolare della Società Biblica Britannica e Forestiera, fondata nel 1804 — la Bibbia “imparò” rapidamente ancora altre lingue. Centinaia di giovani si offrirono di andare in paesi stranieri come missionari, molti con il principale obiettivo di tradurre la Bibbia.
Impara le lingue africane
Nel 1800 in Africa c’erano solo una decina di lingue scritte. Centinaia di altre lingue parlate dovevano aspettare che qualcuno inventasse un sistema di scrittura. Missionari vennero e impararono le lingue, senza l’aiuto di sillabari o dizionari. Quindi si sforzarono di elaborare una forma scritta e poi insegnarono al popolo a leggere. Fecero questo affinché un giorno la gente potesse leggere la Bibbia nella propria lingua.3
Uno di questi missionari era uno scozzese di nome Robert Moffat. Nel 1821, a 25 anni, Moffat fondò una missione fra la popolazione di lingua tswana dell’Africa meridionale. Per imparare quella lingua non scritta si mescolò agli abitanti, a volte spingendosi all’interno del paese per vivere in mezzo a loro. “Le persone erano gentili”, scrisse in seguito, “e gli strafalcioni che dicevo provocavano molte risate. Non accadeva mai che qualcuno correggesse una parola o una frase prima di aver imitato con tanta efficacia l’originale da far divertire un mondo gli altri”.4 Moffat perseverò e infine divenne padrone della lingua, inventando una forma scritta.
Nel 1829, dopo aver lavorato per otto anni fra gli tswana, Moffat finì di tradurre il Vangelo di Luca. Per farlo stampare, percorse circa 900 chilometri su un carro trainato da buoi onde raggiungere la costa e poi imbarcarsi alla volta di Città del Capo. Là il governatore gli diede il permesso di usare una macchina da stampa del governo, ma Moffat dovette comporre e stampare il Vangelo lui stesso, riuscendo a pubblicarlo nel 1830. Per la prima volta gli tswana potevano leggere una parte della Bibbia nella propria lingua. Nel 1857 Moffat ultimò la traduzione dell’intera Bibbia in tswana.
Moffat in seguito descrisse la reazione degli tswana quando per la prima volta ebbero a disposizione il Vangelo di Luca. Egli notò: “Ho conosciuto alcuni che hanno percorso centinaia di chilometri per procurarsi copie di S. Luca. . . . Li ho visti ricevere parti di S. Luca, e piangerci su, e stringersele al petto, e versare lacrime di gratitudine, finché ho detto a più di uno: ‘Rovinerai i tuoi libri con le tue lacrime’”.5
Così traduttori devoti come Moffat diedero per la prima volta a molti africani — alcuni dei quali all’inizio non vedevano alcuna necessità di avere una lingua scritta — la possibilità di comunicare per iscritto. I traduttori, però, erano convinti di fare un regalo ancora più prezioso alle popolazioni dell’Africa: la Bibbia nella loro lingua. Oggi la Bibbia, per intero o in parte, “parla” oltre 600 lingue africane.
Impara le lingue asiatiche
Mentre in Africa i traduttori si affannavano per dare una forma scritta alle lingue parlate, dall’altra parte del mondo altri traduttori incontravano un ostacolo molto diverso: la traduzione in lingue che possedevano già sistemi di scrittura complessi. Questo era il problema che incontrava chi traduceva la Bibbia nelle lingue asiatiche.
All’inizio del XIX secolo William Carey e Joshua Marshman andarono in India e impararono molte delle sue lingue scritte. Con l’aiuto di un tipografo, William Ward, produssero traduzioni almeno di parti della Bibbia in quasi 40 lingue.6 Parlando di William Carey, lo scrittore J. Herbert Kane spiega: “Inventò uno stile colloquiale bello e scorrevole [della lingua bengali] che ha preso il posto dell’antica forma classica, rendendola così più intelligibile e piacevole per i lettori moderni”.7
Adoniram Judson, nato e cresciuto negli Stati Uniti, andò in Birmania, e nel 1817 cominciò a tradurre la Bibbia in birmano. Descrivendo la difficoltà di imparare una lingua orientale al punto di poter tradurre la Bibbia, scrisse: ‘Quando ci mettiamo a studiare una lingua parlata da un popolo dall’altra parte della terra, i cui pensieri seguono schemi mentali diversi dai nostri, e i cui modi di esprimersi sono di conseguenza del tutto nuovi, e le lettere e le parole non hanno la minima somiglianza con qualsiasi lingua abbiamo mai incontrato; quando non abbiamo né un dizionario né un interprete e dobbiamo afferrare qualcosa della lingua prima di poterci avvalere dell’aiuto di un insegnante locale, è un lavorone!’8
Nel caso di Judson, ci vollero 18 anni di diligente lavoro. L’ultima parte della Bibbia in birmano fu stampata nel 1835. La sua permanenza in Birmania, però, gli costò cara. Mentre lavorava alla traduzione, fu accusato di essere una spia e perciò passò quasi due anni in una prigione infestata dalle zanzare. Non molto dopo che fu rimesso in libertà, la moglie e la figlioletta morirono per una febbre.
Quando arrivò in Cina nel 1807, il venticinquenne Robert Morrison si assunse il difficilissimo compito di tradurre la Bibbia in cinese, una delle più complesse lingue scritte. Aveva solo una conoscenza limitata del cinese, che aveva cominciato a studiare soltanto due anni prima. Morrison dovette inoltre lottare con la legge cinese, che cercava di mantenere l’isolamento della Cina. Ai cinesi era vietato, pena la morte, di insegnare la lingua agli stranieri. Per uno straniero tradurre la Bibbia in cinese era un reato capitale.
Imperterrito ma cauto, Morrison continuò a studiare la lingua, che imparò rapidamente. Nel giro di due anni fu assunto come interprete dalla Compagnia delle Indie Orientali. Di giorno lavorava per la compagnia, ma in segreto e con il costante pericolo di venire scoperto, lavorava alla traduzione della Bibbia. Nel 1814, sette anni dopo essere arrivato in Cina, aveva pronte per la stampa le Scritture Greche Cristiane.9 Cinque anni dopo, con l’aiuto di William Milne, completò le Scritture Ebraiche.
Fu un risultato straordinario: ormai la Bibbia poteva “parlare” la lingua usata dal maggior numero di persone al mondo. Grazie a capaci traduttori, seguirono traduzioni in altre lingue dell’Asia. Oggi parti della Bibbia sono disponibili in oltre 500 lingue asiatiche.
Perché uomini come Tyndale, Moffat, Judson e Morrison faticarono per anni, alcuni anche rischiando la vita, per tradurre un libro destinato a persone che essi non conoscevano e, in certi casi, a persone che non avevano una lingua scritta? Certo non per la gloria o per un guadagno finanziario. Erano convinti che la Bibbia è la Parola di Dio e che dovrebbe “parlare” alla gente — a tutti — nella loro lingua.
Sia che pensiate che la Bibbia è la Parola di Dio o no, forse converrete che lo spirito di abnegazione manifestato da quei devoti traduttori è assai raro nel mondo odierno. Un libro che ispira un simile altruismo non merita di essere esaminato?
[Grafico a pagina 12]
(Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)
Numero di lingue in cui sono state stampate parti della Bibbia dal 1800 in poi
68 107 171 269 367 522 729 971 1.199 1.762 2.123
1800 1900 1995
[Immagine a pagina 10]
Tyndale intento alla traduzione della Bibbia
[Immagine a pagina 11]
Robert Moffat
[Immagine a pagina 12]
Adoniram Judson
[Immagine a pagina 13]
Robert Morrison
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Il contenuto di questo libroUn libro per tutti
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Il contenuto di questo libro
Chi entra per la prima volta in una biblioteca può rimanere sconcertato davanti alla quantità di libri. Ma con qualche spiegazione sulla collocazione dei volumi impara subito a localizzarli. Similmente sarà più facile cercare qualcosa nella Bibbia quando si comprende come è disposto il contenuto.
LA PAROLA “Bibbia” deriva dal termine greco biblìa, che significava ‘rotoli’ o ‘libri’.1 La Bibbia in effetti è una raccolta — una biblioteca — di 66 singoli libri, la cui stesura richiese oltre 1.600 anni, dal 1513 a.E.V. al 98 E.V. circa.
I primi 39 libri, circa tre quarti del contenuto della Bibbia, sono chiamati Scritture Ebraiche, dato che furono scritti principalmente in quella lingua. Questi libri si possono grosso modo dividere in tre gruppi: (1) Storici, da Genesi a Ester, 17 libri; (2) Poetici, da Giobbe al Cantico dei Cantici, 5 libri; (3) Profetici, da Isaia a Malachia, 17 libri. Le Scritture Ebraiche trattano la storia iniziale della terra e dell’uomo e anche la storia dell’antica nazione di Israele da che fu formata fino al V secolo a.E.V.
Gli altri 27 libri sono chiamati Scritture Greche Cristiane perché furono scritti in greco, la lingua internazionale dell’epoca. Fondamentalmente sono in ordine di soggetto: (1) i 5 libri storici, cioè i Vangeli e gli Atti, (2) le 21 lettere, (3) la Rivelazione (o Apocalisse). Le Scritture Greche Cristiane si concentrano sugli insegnamenti e le attività di Gesù Cristo e dei suoi discepoli nel I secolo E.V.
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Si può avere fiducia in questo libro?Un libro per tutti
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Si può avere fiducia in questo libro?
“Trovo segni più sicuri di autenticità nella Bibbia che in qualsivoglia storia profana [secolare]”. — Isaac Newton, famoso scienziato inglese.1
QUESTO libro — la Bibbia — è degno di fiducia? Parla di persone realmente vissute, di luoghi effettivamente esistiti e di avvenimenti veramente accaduti? In tal caso dovrebbero esserci le prove che fu scritto da scrittori onesti e accurati. Le prove in effetti esistono. Molte sono state trovate sepolte sottoterra, e altre ancora si trovano nel libro stesso.
Riportate alla luce le prove
La scoperta di antichi manufatti nei paesi biblici ha confermato l’accuratezza storica e geografica della Bibbia. Ecco solo alcune delle prove riportate alla luce dagli archeologi.
Davide, il giovane pastore coraggioso che diventò re di Israele, è ben noto ai lettori della Bibbia. Il suo nome compare 1.138 volte nella Bibbia, e l’espressione “casa di Davide” — che spesso si riferisce alla dinastia davidica — ricorre 25 volte. (1 Samuele 16:13; 20:16) Fino a poco tempo fa, però, non esistevano chiare prove extrabibliche dell’esistenza di Davide. Davide era solo un personaggio immaginario?
Nel 1993 un’équipe di archeologi, diretti dal professor Avraham Biran, fece una scoperta straordinaria, di cui ha parlato la rivista Israel Exploration Journal. Sul luogo di un antico tell, chiamato Tel Dan, nella parte settentrionale di Israele, fu rinvenuta una pietra di basalto. Nella pietra sono incise le parole “casa di Davide” e “re d’Israele”.2 Si ritiene che l’iscrizione, risalente al IX secolo a.E.V., appartenesse a un monumento celebrativo di una vittoria eretto dagli aramei, nemici di Israele che vivevano più a est. Perché questa antica iscrizione è così importante?
Un articolo del periodico Biblical Archaeology Review, basato su una relazione del professor Biran e del suo collega, il professor Joseph Naveh, diceva: “È la prima volta che il nome Davide viene rinvenuto in un’antica iscrizione extrabiblica”.3a Qualcos’altro è degno di nota in questa iscrizione. L’espressione “casa di Davide” è scritta in un’unica parola. Un esperto linguista, il professor Anson Rainey, spiega: “Spesso il segno di divisione fra le parole manca, specialmente se le parole formano un nome molto conosciuto. Verso la metà del IX secolo a.E.V. ‘la casa di Davide’ era sicuramente un nome politico e geografico molto noto”.5 È quindi evidente che il re Davide e la sua dinastia erano ben noti nel mondo antico.
Ninive — la grande città dell’Assiria menzionata nella Bibbia — è realmente esistita? Fino agli inizi del XIX secolo alcuni critici della Bibbia rifiutavano di crederci. Nel 1849, però, Austen Henry Layard riportò alla luce le rovine del palazzo del re Sennacherib a Kuyunjik, sito che risultò far parte dell’antica Ninive. I critici furono così messi a tacere sull’argomento. Ma quelle rovine hanno rivelato dell’altro. Sulle pareti di una camera in eccellente stato di conservazione era raffigurata la cattura di una città ben fortificata con prigionieri costretti a sfilare davanti al re invasore. Sopra il re c’è questa iscrizione: “Sennacherib, re del mondo, re d’Assiria, sedette su un trono-nimedu e passò in rassegna il bottino (preso) da Lachis (La-ki-su)”.6
Il bassorilievo con questa iscrizione, esposto al British Museum, concorda con la descrizione della conquista della città giudea di Lachis da parte di Sennacherib, che la Bibbia fa in 2 Re 18:13, 14. Parlando dell’importanza della scoperta, Layard scrisse: “Chi avrebbe creduto probabile o possibile, prima di queste scoperte, che sotto il mucchio di terra e detriti che contrassegnava il sito di Ninive si trovasse la storia delle guerre fra Ezechia [re di Giuda] e Sennacherib, scritta da Sennacherib stesso proprio all’epoca degli avvenimenti e corrispondente fin nei minimi particolari al racconto biblico?”7
Gli archeologi hanno dissotterrato molti altri manufatti — ceramiche, ruderi, tavolette di argilla, monete, documenti, monumenti e iscrizioni — che confermano l’accuratezza della Bibbia. Gli scavi hanno riportato alla luce la città caldea di Ur, il centro commerciale e religioso dove visse Abraamo.8 (Genesi 11:27-31) La Cronaca di Nabonedo, rinvenuta nel XIX secolo, descrive la caduta di Babilonia nelle mani di Ciro il Grande nel 539 a.E.V., avvenimento descritto in Daniele capitolo 5.9 Un’iscrizione (frammenti della quale sono conservati al British Museum) trovata su un arco di trionfo nella Tessalonica antica contiene i nomi dei capi della città chiamati “politarchi”, termine sconosciuto nella letteratura greca classica, ma usato dallo scrittore biblico Luca.10 (Atti 17:6, nota in calce) L’accuratezza di Luca è stata così rivendicata in questo particolare, come lo era già stata in altri. — Confronta Luca 1:3.
Gli archeologi, però, non sempre sono d’accordo tra loro, per non dire con la Bibbia. Ad ogni modo la Bibbia stessa contiene valide prove che è un libro degno di fiducia.
Imparzialità nel descrivere gli avvenimenti
Gli storici onesti non descrivono solo le vittorie (come l’iscrizione relativa alla conquista di Lachis da parte di Sennacherib) ma anche le sconfitte, non solo i successi ma anche gli insuccessi, non solo i punti forti ma anche quelli deboli. Pochi storici secolari manifestano questa onestà.
Parlando degli storici assiri, Daniel D. Luckenbill spiega: “Spesso è evidente che la vanità del sovrano imponeva di rimaneggiare con grande disinvoltura la storia”.11 Un esempio della “vanità del sovrano” è dato dagli annali del re assiro Assurnasirpal che si vanta: “Sono regale, sono superbo, sono esaltato, sono potente, sono onorato, sono glorificato, sono preminente, sono forte, sono valoroso, ho un coraggio da leone e sono un eroe!”12 Prendereste per storia accurata tutto quello che si legge in annali del genere?
Invece gli scrittori biblici dimostrarono un’imparzialità rassicurante. Mosè, condottiero di Israele, riferì con franchezza le mancanze del fratello, Aaronne, della sorella, Miriam, dei nipoti Nadab e Abiu, e del suo popolo, come pure i propri errori. (Esodo 14:11, 12; 32:1-6; Levitico 10:1, 2; Numeri 12:1-3; 20:9-12; 27:12-14) I gravi errori del re Davide non vennero nascosti, ma furono messi per iscritto, e ciò mentre Davide regnava ancora. (2 Samuele, capitoli 11 e 24) Matteo, scrittore del libro che porta il suo nome, riferisce che gli apostoli (uno dei quali era lui) disputavano riguardo alla propria importanza e abbandonarono Gesù la sera del suo arresto. (Matteo 20:20-24; 26:56) Gli scrittori delle lettere delle Scritture Greche Cristiane ammisero francamente i problemi, fra cui immoralità sessuale e dissensi, esistenti in alcune delle prime congregazioni cristiane. E non usarono mezzi termini nell’affrontare quei problemi. — 1 Corinti 1:10-13; 5:1-13.
Questo modo franco e aperto di riferire i fatti indica un interesse sincero per la verità. Dato che gli scrittori biblici furono disposti a riportare informazioni negative riguardanti i loro cari, il loro popolo e persino se stessi, non c’è buona ragione di avere fiducia nei loro scritti?
Accuratezza nei particolari
Nei processi la credibilità di una testimonianza si può spesso determinare in base a fatti di secondaria importanza. L’accordo su piccoli particolari può dimostrare che una testimonianza è accurata e onesta, mentre gravi divergenze possono indicare che è falsa. D’altra parte anche una descrizione eccessivamente esatta — in cui ogni minimo particolare è esposto con precisione — può tradire una falsa testimonianza.
Come si rivela sotto questo aspetto la “testimonianza” degli scrittori biblici? Coloro che hanno messo per iscritto la Bibbia hanno manifestato notevole coerenza. C’è pieno accordo anche nei minimi particolari. Però l’armonia non è studiata ad arte, cosa che farebbe sorgere sospetti di collusione. Nei punti che coincidono è evidente che non c’è intenzione, infatti gli scrittori spesso concordano involontariamente. Considerate alcuni esempi.
Lo scrittore biblico Matteo scrisse: “E Gesù, entrando nella casa di Pietro, vide la suocera di lui che giaceva con la febbre”. (Matteo 8:14) Matteo qui forniva un dettaglio interessante ma non essenziale: Pietro era sposato. Questo particolare è confermato da Paolo, che scrisse: “Non abbiamo anche noi il diritto di portare con noi una moglie credente come l’hanno gli altri apostoli e . . . Pietro [Cefa]?”b (1 Corinti 9:5, Parola del Signore) Il contesto indica che Paolo si stava difendendo da critiche infondate. (1 Corinti 9:1-4) Chiaramente questo particolare — che Pietro era sposato — non è presentato da Paolo a conferma dell’accuratezza delle parole di Matteo, ma viene riferito incidentalmente.
I quattro scrittori dei Vangeli — Matteo, Marco, Luca e Giovanni — riferiscono tutti che la sera dell’arresto di Gesù uno dei suoi discepoli trasse la spada e colpì uno schiavo del sommo sacerdote, staccandogli l’orecchio. Solo il Vangelo di Giovanni riporta un particolare apparentemente superfluo: “Il nome dello schiavo era Malco”. (Giovanni 18:10, 26) Perché solo Giovanni fa il nome dell’uomo? Alcuni versetti più avanti viene fornito un particolare che non è menzionato in nessun altro posto: Giovanni “era noto al sommo sacerdote”. Era noto anche ai familiari del sommo sacerdote; i servitori lo conoscevano, e lui conosceva loro. (Giovanni 18:15, 16) Quindi è solo naturale che Giovanni menzioni il nome del ferito, mentre gli altri scrittori dei Vangeli, che non lo conoscevano, non lo menzionano.
A volte spiegazioni dettagliate sono omesse da un Vangelo, ma sono fornite in un altro da dichiarazioni fatte incidentalmente. Per esempio, nel descrivere il processo di Gesù davanti al Sinedrio, Matteo riferisce che alcuni presenti “lo schiaffeggiarono, dicendo: ‘Profetizzaci, Cristo. Chi ti ha colpito?’” (Matteo 26:67, 68) Perché avrebbero detto a Gesù di ‘profetizzare’ chi l’aveva colpito, quando questi era lì davanti a lui? Matteo non lo spiega. Ma altri due scrittori dei Vangeli forniscono il particolare mancante: i persecutori di Gesù gli coprirono la faccia prima che venisse schiaffeggiato. (Marco 14:65; Luca 22:64) Matteo presenta il materiale senza preoccuparsi di fornire ogni minimo particolare.
Il Vangelo di Giovanni parla di un’occasione in cui una grande folla si raccolse per sentire insegnare Gesù. Secondo la descrizione, quando Gesù osservò la folla, “disse a Filippo: ‘Dove compreremo dei pani perché questi mangino?’” (Giovanni 6:5) Di tutti i discepoli presenti, perché Gesù chiese proprio a Filippo dove potevano comprare del pane? Lo scrittore non lo dice. Nella descrizione parallela, però, Luca riferisce che l’episodio si verificò vicino a Betsaida, città sulla riva settentrionale del Mar di Galilea, e precedentemente nel Vangelo di Giovanni si legge che “Filippo era di Betsaida”. (Giovanni 1:44; Luca 9:10) È dunque logico che Gesù lo chiedesse a uno che abitava nelle vicinanze. L’armonia fra i particolari è notevole, ma chiaramente involontaria.
In alcuni casi l’omissione di certi particolari contribuisce solo alla credibilità dello scrittore biblico. Per esempio, lo scrittore di 1 Re parla di una grave siccità in Israele. Era così grave che il re non riusciva a trovare acqua e erba sufficienti per tenere in vita i suoi cavalli e i suoi muli. (1 Re 17:7; 18:5) Eppure poco più avanti dice che il profeta Elia ordinò che gli venisse portata sul monte Carmelo abbastanza acqua (da usare in relazione a un sacrificio) per riempire un fosso tutto intorno a un’area di forse 1.000 metri quadrati. (1 Re 18:33-35) Nel bel mezzo della siccità, da dove veniva tutta quell’acqua? Lo scrittore di 1 Re non si preoccupò di spiegarlo. Ma chiunque vivesse in Israele sapeva che il Carmelo arrivava fino alla costa del Mediterraneo, come indica un’osservazione incidentale poco più avanti. (1 Re 18:43) Quindi sarebbe stato facile procurarsi acqua marina. Se questo libro altrimenti particolareggiato fosse stato un frutto della fantasia spacciato per storia vera, perché lo scrittore, che in tal caso sarebbe stato un abile falsificatore, avrebbe lasciato una simile incongruenza nel testo?
Si può dunque avere fiducia nella Bibbia? Gli archeologi hanno riportato alla luce sufficienti manufatti da confermare che la Bibbia parla di persone reali, di luoghi reali e di avvenimenti reali. Ancora più interessanti, però, sono le prove che si trovano nella Bibbia stessa. Scrittori imparziali non hanno risparmiato nessuno — neanche se stessi — nel riferire fatti sgradevoli. L’intrinseca coerenza degli scritti, incluse le coincidenze non volute, dà alla “testimonianza” il chiaro accento della verità. Con questi ‘segni sicuri di autenticità’, la Bibbia è senz’altro un libro degno di fiducia.
[Note in calce]
a Dopo questa scoperta il professor André Lemaire riferì che una nuova ricostruzione di una riga danneggiata della Stele di Mesa (o Stele moabita), scoperta nel 1868, rivela che anche lì si fa riferimento alla “casa di Davide”.4
b “Cefa” è l’equivalente semitico di “Pietro”. — Giovanni 1:42.
[Immagine a pagina 15]
Il frammento di Tel Dan
[Immagine alle pagine 16 e 17]
Bassorilievo assiro in cui è raffigurato l’assedio di Lachis, menzionato in 2 Re 18:13, 14
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Questo libro è d’accordo con la scienza?Un libro per tutti
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Questo libro è d’accordo con la scienza?
La religione non ha sempre visto la scienza di buon occhio. Secoli fa alcuni teologi si opposero alle scoperte scientifiche ritenendo che queste mettessero a repentaglio la loro interpretazione della Bibbia. Ma la scienza è davvero nemica della Bibbia?
SE COLORO che scrissero la Bibbia avessero avallato le più diffuse idee scientifiche dell’epoca, il risultato sarebbe stato un libro pieno di madornali inesattezze scientifiche. Ma gli scrittori non incoraggiarono quelle idee sbagliate, tutt’altro che scientifiche. Al contrario, misero per iscritto diverse dichiarazioni che non solo sono scientificamente valide, ma anche diametralmente opposte alle opinioni tenute per buone in quel tempo.
Che forma ha la terra?
Questa domanda ha incuriosito gli uomini per millenni. Nell’antichità l’idea più diffusa era che la terra fosse piatta. I babilonesi, per esempio, credevano che l’universo fosse una scatola o una stanza e la terra il pavimento. In India i sacerdoti vedici immaginavano che la terra fosse piatta e che fosse abitata solo da una parte. Una primitiva tribù dell’Asia raffigurava la terra come un immenso vassoio.
Già nel VI secolo a.E.V. il filosofo greco Pitagora formulò la teoria che, dal momento che la luna e il sole sono sferici, anche la terra deve essere una sfera. Aristotele (IV secolo a.E.V.) in seguito ne convenne, spiegando che la sfericità della terra è dimostrata dalle eclissi lunari. L’ombra della terra sulla luna è curva.
Comunque la nozione di una terra piatta (con la sola parte superiore abitata) non scomparve completamente. Alcuni non potevano accettare la conseguenza logica di una terra rotonda, il concetto di antipodi.a Lattanzio, apologeta cristiano del IV secolo E.V., ne mise in ridicolo l’idea stessa. Egli ragionava: “Vi può essere qualcuno tanto sciocco da credere che vi siano uomini le cui orme restino più in alto delle loro teste? . . . che le messi e gli alberi crescano volti al basso e le pioggie e le nevi e la grandine cadano in terra da una direzione contraria?”2
Per alcuni teologi il concetto di antipodi era un dilemma. Secondo certe teorie, se esistevano antipodi non potevano avere alcun legame con gli esseri umani conosciuti, o perché il mare era troppo vasto da attraversare o perché un’invalicabile zona torrida circondava l’equatore. Quindi da dove sarebbero mai potuti venire degli antipodi? Perplessi, alcuni teologi preferivano credere che non potevano esistere antipodi, o persino, come sosteneva Lattanzio, che in primo luogo la terra non poteva essere una sfera!
Tuttavia l’idea di una terra sferica prevalse e alla fine fu universalmente accettata. Ma solo con l’inizio dell’era spaziale nel XX secolo l’uomo ha avuto la possibilità di spingersi abbastanza lontano nello spazio da verificare per osservazione diretta che la terra è una sfera.b
E qual era la posizione della Bibbia sull’argomento? Nell’VIII secolo a.E.V., quando l’idea prevalente era che la terra fosse piatta, secoli prima che i filosofi greci teorizzassero che probabilmente fosse sferica, e migliaia di anni prima che degli uomini vedessero dallo spazio il globo terrestre, il profeta ebreo Isaia disse con rimarchevole semplicità: “C’è Uno che dimora sul circolo della terra”. (Isaia 40:22) La parola ebraica chugh, qui tradotta “circolo”, può essere resa anche “sfera”.3 Altre traduzioni della Bibbia leggono “globo della terra”. — Martini, Versione Riveduta.c
Lo scrittore biblico Isaia evitò i comuni miti riguardanti la terra. Invece mise per iscritto una dichiarazione che non fu minacciata dai progressi delle scoperte scientifiche.
Da cosa è sostenuta la terra?
Nell’antichità gli uomini erano disorientati da altre domande sul cosmo: Su cosa poggia la terra? Cosa sostiene il sole, la luna e le stelle? Non conoscevano affatto la legge della gravitazione universale, formulata da Isaac Newton e pubblicata nel 1687. L’idea che i corpi celesti sono, in effetti, sospesi nel vuoto era loro sconosciuta. Quindi le loro spiegazioni spesso facevano pensare che oggetti o sostanze tangibili sostenessero la terra e gli altri corpi celesti.
Per esempio, secondo un’antica teoria, forse inventata da gente che abitava su un’isola, la terra era circondata dall’acqua e galleggiava in queste acque. Gli indù pensavano che la terra avesse diverse fondamenta, poste una sull’altra. Poggiava su quattro elefanti, gli elefanti stavano in piedi su una gigantesca testuggine, la testuggine stava sopra un enorme serpente e il serpente avvolto nelle sue spire galleggiava nelle acque universali. Empedocle, filosofo greco del V secolo a.E.V., credeva che la terra fosse sostenuta da un vortice e che questo vortice fosse la causa del moto dei corpi celesti.
Fra le idee più autorevoli c’erano quelle di Aristotele. Pur avendo teorizzato che la terra fosse sferica, egli negava che potesse mai essere sospesa nel vuoto. Nel suo trattato Del cielo, per confutare l’idea che la terra poggiasse sull’acqua, disse: “La medesima ragione [vale], come per la terra, anche per l’acqua che sostiene la terra: neppure l’acqua infatti ha la proprietà di rimaner sospesa, ma poggia a sua volta su qualcos’altro”.4 Su cosa “poggia” dunque la terra? Aristotele insegnava che il sole, la luna e le stelle erano fissati alla superficie di sfere solide, trasparenti. Le sfere erano concentriche, con la terra — immobile — al centro. Mentre le sfere ruotavano una dentro l’altra, gli oggetti su di esse — il sole, la luna e i pianeti — si muovevano nel cielo.
La spiegazione di Aristotele sembrava logica. Se i corpi celesti non erano saldamente fissati a qualcosa, come facevano a stare su? Le idee del grande Aristotele furono accettate come verità per circa 2.000 anni. Secondo la New Encyclopædia Britannica, nel XVI e nel XVII secolo E.V. i suoi insegnamenti “assursero al rango di dogma religioso” agli occhi della chiesa.5
Con l’invenzione del telescopio, gli astronomi cominciarono a mettere in dubbio la teoria di Aristotele. Eppure non trovarono una soluzione finché Isaac Newton spiegò che i pianeti sono sospesi nello spazio, mantenuti in orbita da una forza invisibile: la forza di gravità. Sembrava incredibile, e alcuni colleghi di Newton trovarono difficile credere che lo spazio potesse essere vuoto, in gran parte privo di materia.d6
Cos’ha da dire la Bibbia al riguardo? Quasi 3.500 anni fa la Bibbia affermava con straordinaria chiarezza che la terra è sospesa “sul nulla”. (Giobbe 26:7) Nell’ebraico originale, il termine reso “nulla” (beli-màh) usato qui significa letteralmente “senza niente”.7 La versione a cura del Pontificio Istituto Biblico usa l’espressione “nel vuoto”.
All’epoca la maggior parte della gente non immaginava affatto che la terra fosse un pianeta sospeso “nel vuoto”. Eppure, precorrendo di molto i tempi, lo scrittore biblico mise per iscritto una dichiarazione scientificamente valida.
La Bibbia e la scienza medica: sono d’accordo?
La scienza medica moderna ci ha insegnato molto circa la propagazione e la prevenzione delle malattie. I progressi fatti in campo medico nel XIX secolo portarono all’introduzione dell’antisepsi: sterilizzazione per ridurre le infezioni. Il risultato fu sensazionale. Si ebbe una notevole riduzione di infezioni e morti premature.
Nell’antichità, invece, i medici non capivano bene come si diffondessero le malattie, né si rendevano conto dell’importanza dell’igiene per prevenirle. Non meraviglia che molte delle loro pratiche sembrerebbero barbare secondo i criteri moderni.
Uno dei più antichi testi di medicina pervenutici è il papiro Ebers, compendio della scienza medica egiziana, che risale al 1550 a.E.V. circa. Questo rotolo contiene sui 700 rimedi per vari mali “che vanno dal morso di coccodrillo all’unghia incarnita dell’alluce”.8 Un’enciclopedia biblica dice: “Le nozioni di medicina di quei medici erano puramente empiriche, in gran parte basate sulla magia e assolutamente non scientifiche”.9 La maggior parte dei rimedi erano solo inefficaci, ma alcuni erano estremamente pericolosi. Per curare le ferite, una delle prescrizioni raccomandava un miscuglio di escrementi umani e altre sostanze.10
Questo testo di medicina egiziana fu scritto più o meno nello stesso tempo dei primi libri della Bibbia, che includevano la Legge mosaica. Mosè, nato nel 1593 a.E.V., crebbe in Egitto. (Esodo 2:1-10) Poiché faceva parte della famiglia del faraone, “fu istruito in tutta la sapienza degli egiziani”. (Atti 7:22) Aveva familiarità con “i medici” dell’Egitto. (Genesi 50:1-3) Le loro pratiche mediche inefficaci o pericolose influirono sui suoi scritti?
No. Al contrario, la Legge mosaica conteneva norme sanitarie che precorrevano di molto i tempi. Per esempio, una legge relativa agli accampamenti militari richiedeva che si seppellissero gli escrementi lontano dal campo. (Deuteronomio 23:13) Questa era una misura preventiva estremamente progredita. Aiutava a mantenere l’acqua incontaminata e proteggeva dalla shigellosi, trasmessa dalle mosche, e da altre malattie diarroiche che ogni anno fanno ancora milioni di vittime nei paesi in cui le condizioni igieniche sono deplorevoli.
La Legge mosaica conteneva altre norme sanitarie che salvaguardavano Israele dal diffondersi di malattie infettive. Chi aveva o si sospettava che avesse una malattia contagiosa veniva messo in quarantena. (Levitico 13:1-5) Gli abiti o i recipienti che venivano a contatto con un animale morto da sé (forse di malattia) andavano lavati prima di essere usati di nuovo, oppure distrutti. (Levitico 11:27, 28, 32, 33) Chiunque avesse toccato un cadavere era considerato impuro e doveva sottoporsi a un procedimento di purificazione che includeva di lavare i propri abiti e fare il bagno. Durante il periodo di impurità di sette giorni, doveva evitare qualsiasi contatto fisico con altri. — Numeri 19:1-13.
Questo codice sanitario rivela una sapienza che i medici delle nazioni circostanti dell’epoca non avevano. Migliaia di anni prima che la medicina scoprisse come si diffondono le malattie, la Bibbia aveva prescritto ragionevoli misure preventive per evitarle. Non sorprende che Mosè potesse dire che in genere gli israeliti dei suoi giorni vivevano 70 o 80 anni.e — Salmo 90:10.
Forse riconoscete che queste dichiarazioni bibliche sono scientificamente accurate. Ma nella Bibbia ci sono altre dichiarazioni che non si possono dimostrare scientificamente. Questo pone per forza la Bibbia in contrasto con la scienza?
Accettare quello che non si può dimostrare
Una dichiarazione che non si può dimostrare non è necessariamente falsa. Le dimostrazioni scientifiche sono limitate dalla capacità dell’uomo di scoprire prove sufficienti e di interpretare i dati in modo corretto. Ma certe verità non si possono dimostrare perché le prove non sono state conservate, sono confuse o non sono state scoperte, oppure perché la perizia e le cognizioni scientifiche sono insufficienti per arrivare a una conclusione incontestabile. Potrebbe essere così nel caso di certe dichiarazioni bibliche di cui mancano prove materiali indipendenti?
Per esempio, il riferimento che la Bibbia fa a un reame invisibile abitato da persone spirituali non può essere scientificamente dimostrato, né smentito. Lo stesso si può dire di avvenimenti miracolosi menzionati nella Bibbia. Non ci sono prove geologiche del diluvio universale dei giorni di Noè sufficientemente chiare da soddisfare alcuni. (Genesi, capitolo 7) Dobbiamo concludere che non sia accaduto? Avvenimenti storici possono essere offuscati dal tempo e alterati. Non è quindi possibile che migliaia d’anni di attività geologica abbiano cancellato buona parte delle prove a favore del Diluvio?
Bisogna ammettere che la Bibbia contiene dichiarazioni che non possono essere dimostrate o smentite dalle prove materiali disponibili. Ma questo ci dovrebbe sorprendere? La Bibbia non è un testo di scienza. È, però, un libro di verità. Abbiamo già considerato le valide prove che gli scrittori erano uomini integri e onesti. E quando accennano a soggetti che hanno relazione con la scienza, le loro parole sono precise e assolutamente libere dalle antiche teorie “scientifiche” che si rivelarono semplici favole. La scienza dunque non è affatto nemica della Bibbia. C’è ogni ragione di soppesare con mente aperta quello che dice la Bibbia.
[Note in calce]
a Antipodi, dal greco antìpodes, che si oppongono con i piedi. Detto di “chi abita in punti della Terra diametralmente opposti” e “dei punti della superficie terrestre, o di un qualsiasi corpo sferico, diametralmente opposti tra loro”.1
b Per l’esattezza, la terra è uno sferoide ellissoidale, essendo leggermente schiacciata ai poli.
c Inoltre solo un oggetto sferico appare circolare da ogni angolazione. Un disco piatto più spesso appare ellittico, non circolare.
d Un’idea che andava per la maggiore ai giorni di Newton era che l’universo fosse pieno di un fluido — un “brodo” cosmico — in cui dei vortici facevano ruotare i pianeti.
e Nel 1900 la probabilità di vita in molti paesi europei e negli Stati Uniti era di meno di 50 anni. Da allora è aumentata enormemente non solo grazie ai progressi della medicina nel tenere sotto controllo le malattie, ma anche grazie alle migliori condizioni igieniche e di vita.
[Testo in evidenza a pagina 21]
Una dichiarazione che non si può dimostrare non è necessariamente falsa
[Immagine a pagina 18]
Migliaia di anni prima che degli uomini vedessero dallo spazio il globo terrestre, la Bibbia faceva riferimento al “circolo della terra”
[Immagini a pagina 20]
Isaac Newton spiegò che i pianeti sono mantenuti in orbita dalla forza di gravità
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Un libro pratico per la vita modernaUn libro per tutti
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Un libro pratico per la vita moderna
I libri che offrono consigli sono molto in voga nel mondo d’oggi. Ma tendono a divenire sorpassati e presto vengono riveduti o rimpiazzati. Che dire della Bibbia? Fu completata quasi 2.000 anni fa. Eppure il suo messaggio originale non è mai stato migliorato o aggiornato. È possibile che un libro del genere provveda una guida pratica per i nostri giorni?
ALCUNI dicono di no. “Nessuno consiglierebbe di usare un testo di chimica del 1924 in un odierno corso di chimica”, scrisse Eli S. Chesen spiegando perché riteneva che la Bibbia fosse sorpassata.1 Apparentemente questo ragionamento è sensato. Dopo tutto l’uomo ha imparato molto sull’igiene mentale e sul comportamento umano da che fu scritta la Bibbia. Com’è dunque possibile che un libro così antico sia ancora valido per la vita moderna?
Princìpi senza tempo
È vero che i tempi sono cambiati, ma le fondamentali esigenze umane sono rimaste le stesse. Le persone hanno sempre avuto bisogno di amore e affetto. Hanno desiderato essere felici e avere una vita significativa. Hanno avuto bisogno di consigli su come far fronte a difficoltà economiche, avere un matrimonio felice e instillare buoni princìpi morali e valori etici nei figli. La Bibbia contiene consigli che rispondono a queste esigenze fondamentali. — Ecclesiaste 3:12, 13; Romani 12:10; Colossesi 3:18-21; 1 Timoteo 6:6-10.
I consigli della Bibbia rivelano profonda conoscenza della natura umana. Ecco alcuni esempi dei suoi princìpi specifici, senza tempo, che sono pratici per la vita moderna.
Guida pratica per il matrimonio
La famiglia, dice un periodico, “è il nucleo più antico e più essenziale dell’organizzazione umana; il più importante anello di congiunzione tra una generazione e l’altra”. Questo “importante anello di congiunzione”, però, si spezza a un ritmo allarmante. “Nel mondo d’oggi”, osserva lo stesso periodico, “molte famiglie incontrano problemi terribili che minacciano la loro possibilità di funzionare, anzi, di sopravvivere”.2 Che consigli offre la Bibbia per aiutare il nucleo familiare a sopravvivere?
Per cominciare, la Bibbia ha molto da dire sul modo in cui marito e moglie dovrebbero trattarsi a vicenda. Dei mariti, per esempio, dice: “I mariti devono amare le loro mogli come i propri corpi. Chi ama sua moglie ama se stesso, poiché nessun uomo odiò mai la propria carne, ma la nutre e ne ha tenera cura”. (Efesini 5:28, 29) Alla moglie viene consigliato di avere “profondo rispetto per il marito”. — Efesini 5:33.
Pensate ai risultati che si avrebbero applicando questi consigli biblici. Il marito che ama la moglie ‘come il proprio corpo’ non è ostile né brutale verso di lei. Non la picchia, né la maltratta verbalmente o emotivamente. Invece le accorda la stessa stima e considerazione che mostra a se stesso. (1 Pietro 3:7) Così la moglie si sente amata e al sicuro nel matrimonio. In tal modo egli dà ai figli un buon esempio di come vanno trattate le donne. D’altra parte la moglie che ha “profondo rispetto” per il marito non lo priva della sua dignità criticandolo di continuo o disprezzandolo. Poiché lei lo rispetta, lui si sente considerato, accettato e apprezzato.
Consigli del genere sono pratici in questo mondo moderno? È interessante che i sociologi che oggi studiano le famiglie sono arrivati a conclusioni simili. L’amministratrice di un programma di consulenza familiare osserva: “Le famiglie più sane che conosco sono quelle in cui tra la madre e il padre esiste un rapporto forte e affettuoso. . . . Questo solido rapporto fondamentale sembra infondere un senso di sicurezza nei figli”.3
Nel corso del tempo i consigli della Bibbia sul matrimonio si sono dimostrati di gran lunga più fidati dei consigli di innumerevoli consulenti familiari benintenzionati. Dopo tutto, non tanto tempo fa molti esperti erano a favore del divorzio come rapida e facile soluzione di un matrimonio infelice. Oggi molti di loro esortano a tenere in piedi il matrimonio se solo è possibile. Ma questo cambiamento è avvenuto soltanto dopo aver fatto molti danni.
Viceversa la Bibbia dà consigli fidati, equilibrati sul soggetto del matrimonio. Riconosce che in circostanze estreme il divorzio è ammesso. (Matteo 19:9) Allo stesso tempo condanna il divorzio per motivi futili. (Malachia 2:14-16) Inoltre condanna l’infedeltà coniugale. (Ebrei 13:4) Il matrimonio, dice la Bibbia, comporta un impegno: “Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si dovrà tenere stretto a sua moglie e dovranno divenire una sola carne”.a — Genesi 2:24; Matteo 19:5, 6.
I consigli della Bibbia sul matrimonio sono validi oggi come lo erano quando fu scritta. Se marito e moglie si amano e si rispettano e considerano il matrimonio una relazione esclusiva, è più probabile che il matrimonio sopravviva, e con esso la famiglia.
Guida pratica per i genitori
Diversi decenni fa molti genitori — spronati da “idee innovative” sull’educazione dei figli — pensavano che fosse “vietato vietare”.8 Stabilire dei limiti per i figli, temevano, avrebbe causato traumi e frustrazione. Benintenzionati consulenti sull’educazione dei figli insistevano che i genitori non dovessero impartire ai figli niente più della correzione più dolce. Ma ora molti di questi esperti stanno riconsiderando il ruolo della disciplina, e genitori preoccupati cercano un po’ di chiarezza sull’argomento.
Da sempre, tuttavia, la Bibbia dà consigli chiari e ragionevoli sull’educazione dei figli. Quasi 2.000 anni fa disse: “Padri, non irritate i vostri figli, ma continuate ad allevarli nella disciplina e nella norma mentale di Geova”. (Efesini 6:4) Il sostantivo greco tradotto “disciplina” significa “educazione, formazione, cultura”.9 La Bibbia dice che questa disciplina o educazione è una prova dell’amore dei genitori. (Proverbi 13:24) I figli hanno bisogno di avere chiare norme morali e di sviluppare il senso del bene e del male. La disciplina li assicura che i genitori si preoccupano di loro e del tipo di persona che stanno diventando.
Ma i genitori non dovrebbero mai abusare della “verga della disciplina”, cioè della loro autorità.b (Proverbi 22:15; 29:15) La Bibbia avverte i genitori: “Non fate arrabbiare i vostri figli, affinché non si perdano di animo”. (Colossesi 3:21, Pontificio Istituto Biblico) Riconosce inoltre che di solito le punizioni fisiche non sono il metodo didattico più efficace. Proverbi 17:10 dice: “Il rimprovero opera più profondamente in chi ha intendimento che il colpire cento volte uno stupido”. Inoltre la Bibbia raccomanda la disciplina preventiva. In Deuteronomio 11:19 i genitori sono incoraggiati ad approfittare di ogni occasione per instillare valori morali nei figli. — Vedi anche Deuteronomio 6:6, 7.
I consigli senza tempo della Bibbia per i genitori sono chiari. I figli hanno bisogno di disciplina coerente e amorevole. L’esperienza pratica dimostra che questi consigli funzionano davvero.c
Superare le barriere divisive
Oggi la gente è divisa da barriere etniche, nazionali e razziali. Queste barriere artificiali hanno contribuito alla strage di esseri umani innocenti in guerre combattute in tutto il mondo. Se guardiamo la storia, la probabilità che uomini e donne di razze e nazioni diverse si considerino e si trattino da pari a pari è davvero minima. “La soluzione”, dice uno statista africano, “sta nel nostro cuore”.11 Ma non è facile trasformare il cuore dell’uomo. Considerate, invece, come il messaggio della Bibbia fa appello al cuore e incoraggia l’uguaglianza.
L’insegnamento della Bibbia che Dio “ha fatto da un solo uomo ogni nazione degli uomini” esclude qualsiasi idea di superiorità razziale. (Atti 17:26) Indica che in realtà esiste una sola razza: la razza umana. La Bibbia inoltre ci incoraggia a ‘divenire imitatori di Dio’, del quale dice che “non è parziale, ma in ogni nazione l’uomo che lo teme e opera giustizia gli è accetto”. (Efesini 5:1; Atti 10:34, 35) Su coloro che prendono sul serio la Bibbia e cercano davvero di vivere secondo i suoi insegnamenti, questa conoscenza ha un effetto unificatore. Agisce al livello più profondo, sul cuore umano, abbattendo le barriere divisive create dall’uomo. Ecco un esempio.
Quando Hitler portò la guerra in tutta l’Europa, ci fu un solo gruppo di cristiani — i testimoni di Geova — che rifiutarono con fermezza di partecipare alla strage di esseri umani innocenti. Non intendevano ‘alzare la spada’ contro i loro simili. La loro presa di posizione era dovuta al desiderio di piacere a Dio. (Isaia 2:3, 4; Michea 4:3, 5) Credevano veramente a quello che insegna la Bibbia: che nessuna nazione o razza è migliore di un’altra. (Galati 3:28) Per la loro presa di posizione quali amanti della pace, i testimoni di Geova furono fra i primi a essere deportati nei campi di concentramento. — Romani 12:18.
Ma non tutti coloro che asserivano di seguire la Bibbia assunsero una posizione simile. Poco dopo la seconda guerra mondiale un ecclesiastico protestante tedesco scrisse: “Chiunque voglia dare a Dio la colpa [delle guerre] non conosce, o non vuole conoscere, la Parola di Dio. . . . Le chiese cristiane sono state pronte, ripetutamente, a benedire guerre, soldati e armi e . . . hanno pregato in modo assolutamente non cristiano per l’annientamento degli avversari in guerra. Tutto questo è colpa nostra e colpa dei nostri padri, ma certo non di Dio. E noi cristiani odierni ci vergogniamo davanti a una cosiddetta setta come quella degli Zelanti Studenti Biblici [Testimoni di Geova], i quali a centinaia e a migliaia sono finiti nei campi di concentramento e sono [perfino] morti per aver rifiutato di prendere parte alla guerra e di uccidere altri uomini”.12
Tuttora i testimoni di Geova sono ben noti per la loro fratellanza, che unisce arabi ed ebrei, croati e serbi, hutu e tutsi. Tuttavia i Testimoni sono pronti ad ammettere che questa unità è possibile non perché siano migliori degli altri, ma perché sono motivati dalla potenza del messaggio della Bibbia. — 1 Tessalonicesi 2:13.
Guida pratica che favorisce buona salute mentale
La salute fisica spesso è legata allo stato di salute mentale e alla condizione psicologica. Per esempio studi scientifici hanno dimostrato gli effetti nocivi dell’ira. “Quasi tutte le prove disponibili indicano che le persone irascibili corrono un rischio più alto di contrarre malattie cardiovascolari (come pure altre malattie) per svariate ragioni, fra cui meno amici, maggiore reattività biologica quando sono adirate e comportamenti maggiormente a rischio per la salute”, spiegano in un loro libro il dott. Redford Williams, direttore delle ricerche nel campo della medicina comportamentale presso il Centro Medico della Duke University, e sua moglie, Virginia.13
Migliaia di anni prima di questi studi scientifici, la Bibbia, in parole semplici ma chiare, indicò una relazione fra la nostra condizione psicologica e la nostra salute fisica: “Il cuore calmo è la vita dell’organismo carnale, ma la gelosia è marciume alle ossa”. (Proverbi 14:30; 17:22) Saggiamente la Bibbia consigliava: “Lascia stare l’ira e abbandona il furore” e “non ti affrettare nel tuo spirito a offenderti [o “ad adirarti”, Diodati]”. — Salmo 37:8; Ecclesiaste 7:9.
La Bibbia contiene anche consigli sensati per dominare l’ira. Per esempio Proverbi 19:11 dice: “La perspicacia di un uomo certamente rallenta la sua ira, ed è bellezza da parte sua passare sopra alla trasgressione”. La parola ebraica per “perspicacia” deriva da un verbo che fa pensare alla “conoscenza della ragione” di qualche cosa.14 Il consiglio saggio è: “Pensa prima di agire”. Sforzarsi di capire le ragioni per cui altri parlano o agiscono in un certo modo può aiutare a essere più tolleranti, e meno inclini all’ira. — Proverbi 14:29.
Un altro consiglio pratico si trova in Colossesi 3:13, che dice: “Continuate a sopportarvi gli uni gli altri e a perdonarvi liberalmente gli uni gli altri”. Piccole irritazioni fanno parte della vita. L’espressione ‘continuare a sopportare’ dà l’idea di tollerare le cose che non ci piacciono negli altri. ‘Perdonare’ significa ‘lasciar andare’, non provare risentimento. A volte è saggio lasciar andare i sentimenti ostili invece di nutrirli; covare ira non farà che rendere più pesante il nostro carico. — Vedi il riquadro “Guida pratica nei rapporti umani”.
Oggi si possono ricevere consigli e guida da molte fonti. Ma la Bibbia è davvero unica. I suoi consigli non sono semplice teoria, e non tornano mai a nostro danno. Anzi la sua saggezza si è dimostrata ‘molto degna di fede’. (Salmo 93:5) Inoltre i consigli della Bibbia sono senza tempo. Benché sia stata completata quasi 2.000 anni fa, le sue parole sono ancora attuali. E si applicano con uguale efficacia indipendentemente dal colore della nostra pelle o dal paese in cui viviamo. Le parole della Bibbia inoltre sono potenti: hanno il potere di trasformare in meglio le persone. (Ebrei 4:12) Leggendo questo libro e applicandone i princìpi si può quindi migliorare la qualità della propria vita.
[Note in calce]
a La parola ebraica davàq, qui resa “tenere stretto”, “contiene l’idea dello stare attaccato a qualcuno per affetto e lealtà”.4 In greco il verbo reso ‘unirsi’ in Matteo 19:5 è affine al verbo che significa “incollare”, “cementare”, “congiungere strettamente”.5
b Nei tempi biblici la parola “verga” (ebraico: shèvet) indicava un bastone, come quello usato dai pastori.10 In questo contesto la verga dell’autorità dà l’idea di guida amorevole e non di brutalità. — Confronta Salmo 23:4.
c Vedi i capitoli “Addestrate i figli dall’infanzia”, “Aiutate i figli nell’adolescenza”, “C’è un ribelle in casa?” e “Proteggete la famiglia dalle influenze deleterie” nel libro Il segreto della felicità familiare, edito in Italia dalla Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova.
[Testo in evidenza a pagina 24]
La Bibbia dà consigli chiari e ragionevoli sulla vita familiare
[Riquadro a pagina 23]
Caratteristiche delle famiglie sane
Diversi anni fa un’educatrice specializzata nel campo della famiglia fece un’indagine approfondita in cui fu chiesto a oltre 500 consulenti familiari di indicare gli aspetti che osservavano nelle famiglie “sane”. È interessante che fra gli aspetti più comuni elencati c’erano cose raccomandate tanto tempo fa dalla Bibbia.
In cima all’elenco c’era un buon dialogo, che includeva metodi efficaci per appianare le divergenze. Nelle famiglie sane un comune accorgimento è che “nessuno va a letto arrabbiato con qualcun altro”, osservò l’autrice dell’indagine.6 Già più di 1.900 anni fa la Bibbia consigliava: “Siate adirati, eppure non peccate; il sole non tramonti sul vostro stato d’irritazione”. (Efesini 4:26) Nei tempi biblici i giorni si contavano da un tramonto all’altro. Quindi molto tempo prima che gli esperti moderni studiassero le famiglie, la Bibbia aveva saggiamente consigliato: Risolvete prontamente le questioni che causano divisione, prima che il giorno termini e ne inizi un altro.
Le famiglie sane “non cominciano a discutere argomenti potenzialmente esplosivi prima di uscire o prima di coricarsi”, ha scoperto l’autrice. “Ho sentito ripetere tante volte l’espressione ‘al momento giusto’”.7 Senza volerlo queste famiglie fanno eco al proverbio biblico scritto oltre 2.700 anni fa: “Come mele d’oro in cesellature d’argento è una parola pronunciata al tempo giusto”. (Proverbi 15:23; 25:11) Questa similitudine forse allude agli ornamenti d’oro a forma di mela su vassoi d’argento cesellati, oggetti belli e preziosi nei tempi biblici. Fa pensare alla bellezza e al valore delle parole pronunciate al momento opportuno. In circostanze stressanti, le parole giuste dette al momento giusto hanno un valore inestimabile. — Proverbi 10:19.
[Riquadro a pagina 26]
Guida pratica nei rapporti umani
“Agitatevi, ma non peccate. Abbiate il vostro dire nel vostro cuore sul vostro letto, e tacete”. (Salmo 4:4) Nella maggior parte dei casi che riguardano piccole offese, può essere saggio trattenersi dal parlare, evitando così uno scontro.
“C’è chi parla sconsideratamente come con i colpi di una spada, ma la lingua dei saggi è salute”. (Proverbi 12:18) Pensate prima di parlare. Le parole sconsiderate possono ferire altri e guastare un’amicizia.
“La risposta, quando è mite, allontana il furore, ma la parola che causa pena fa sorgere l’ira”. (Proverbi 15:1) Ci vuole padronanza per rispondere con gentilezza, ma un comportamento del genere spesso appiana problemi e favorisce rapporti pacifici.
“Il principio della contesa è come uno che fa uscire acque; vattene, dunque, prima che la lite sia scoppiata”. (Proverbi 17:14) È saggio togliersi da una situazione che potrebbe degenerare prima di perdere le staffe.
“Non ti affrettare nel tuo spirito a offenderti, poiché l’offendersi è ciò che riposa nel seno degli stupidi”. (Ecclesiaste 7:9) I sentimenti spesso precedono le azioni. Chi si offende subito è stolto, perché questo comportamento può portare a parole o azioni avventate.
[Immagine a pagina 25]
I testimoni di Geova furono tra i primi deportati nei campi di concentramento
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Un libro di profezieUn libro per tutti
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Un libro di profezie
La gente si interessa del futuro. Va in cerca di predizioni attendibili su molti soggetti, dalle previsioni meteorologiche agli indicatori economici. Chi agisce in base a queste predizioni, però, spesso rimane deluso. La Bibbia contiene molte predizioni o profezie. Fino a che punto queste profezie sono accurate? Sono storia scritta in anticipo? Oppure sono storia spacciata per profezia?
PARE che Catone, uomo politico dell’antica Roma (234-149 a.E.V.), ‘si meravigliasse che gli aruspici [indovini], incontrandosi, non ridessero l’un dell’altro’.1 Indubbiamente tuttora molti sono scettici nei confronti di chiromanti, astrologi e indovini. Spesso le loro predizioni sono espresse in termini vaghi e sono soggette alle più svariate interpretazioni.
Che dire delle profezie della Bibbia? C’è ragione di essere scettici? Oppure abbiamo una base per essere fiduciosi?
Non semplici ipotesi plausibili
Le persone bene informate forse cercano di basarsi sulle tendenze che possono osservare per fare accurate ipotesi riguardo al futuro, ma non sempre ci riescono. Un libro osserva: “Ogni società ha di fronte non solo una successione di probabili avvenimenti futuri, ma una quantità di possibili avvenimenti futuri e un conflitto su quelli che sarebbero avvenimenti futuri preferibili”. E aggiunge: “Naturalmente, nessuno può ‘conoscere’ il futuro in senso assoluto. Possiamo solo ordinare in modo sistematico e approfondire le nostre supposizioni e tentare di attribuire a queste qualche probabilità”.2
Ma gli scrittori biblici non si limitarono ad ‘attribuire qualche probabilità’ a “supposizioni” riguardanti il futuro. Né si possono scartare le loro predizioni come se fossero dichiarazioni confuse che si prestano alle più svariate interpretazioni. Al contrario molte loro predizioni erano espresse con straordinaria chiarezza ed erano insolitamente specifiche, spesso nel predire proprio il contrario di quello che ci si sarebbe potuto aspettare. Prendete ad esempio quello che la Bibbia disse in anticipo dell’antica città di Babilonia.
‘Sarà spazzata con la scopa dell’annientamento’
L’antica Babilonia diventò la “perla dei regni”. (Isaia 13:19, CEI) Quella estesa città si trovava in posizione strategica sulla via carovaniera che dal Golfo Persico raggiungeva il Mediterraneo e serviva da centro di scambi commerciali sia via terra che via mare fra l’Oriente e l’Occidente.
Nel VII secolo a.E.V. Babilonia era la capitale apparentemente inespugnabile dell’impero babilonese. La città si estendeva su entrambe le rive dell’Eufrate, e le acque del fiume furono usate per formare un largo e profondo fossato e una rete di canali. Inoltre la città era protetta da una imponente doppia cinta di mura, rinforzata da numerose torri di difesa. È naturale che gli abitanti si sentissero al sicuro.
Comunque, nell’VIII secolo a.E.V., prima che Babilonia raggiungesse l’apice della gloria, il profeta Isaia predisse che Babilonia sarebbe stata ‘spazzata con la scopa dell’annientamento’. (Isaia 13:19; 14:22, 23) Isaia descrisse anche il modo stesso in cui Babilonia sarebbe caduta. Gli invasori avrebbero ‘prosciugato’ i suoi fiumi — che alimentavano il fossato difensivo — rendendo vulnerabile la città. Isaia fornì persino il nome del conquistatore: “Ciro”, un grande re persiano, davanti al quale ‘si sarebbero aperti gli usci a due battenti, così che nemmeno le porte sarebbero state chiuse’. — Isaia 44:27–45:2.
Queste erano predizioni audaci. Ma si avverarono? La storia risponde.
“Senza combattere”
Due secoli dopo che Isaia aveva messo per iscritto la sua profezia, la notte del 5 ottobre 539 a.E.V., gli eserciti medo-persiani al comando di Ciro il Grande erano accampati vicino a Babilonia. Ma i babilonesi erano sicuri di sé. Secondo Erodoto, storico greco del V secolo a.E.V., “avevano accumulato viveri in abbondanza per molti anni”.3 Inoltre avevano la protezione dell’Eufrate e delle possenti mura di Babilonia. Comunque secondo la Cronaca di Nabonedo, quella notte stessa ‘l’esercito di Ciro entrò a Babilonia senza combattere’.4 Come fu possibile?
Erodoto spiega che all’interno della città gli abitanti “si davano alla danza (capitava infatti, che per loro fosse giorno di festa) e alla pazza gioia”.5 Fuori, però, Ciro aveva deviato le acque dell’Eufrate. Appena il livello dell’acqua calò, il suo esercito marciò lungo il greto del fiume, con l’acqua fino alla coscia. Superò le torreggianti mura ed entrò per quelle che Erodoto definì “le piccole porte che davano sul fiume”, che per incuria erano state lasciate aperte.6 (Confronta Daniele 5:1-4; Geremia 50:24; 51:31, 32). Altri storici, fra cui Senofonte (ca. 431–ca. 352 a.E.V.), e anche tavolette cuneiformi rinvenute dagli archeologi, confermano l’improvvisa caduta di Babilonia nelle mani di Ciro.7
La profezia di Isaia riguardante Babilonia fu così adempiuta. Oppure le cose andarono altrimenti? È possibile che questa non fosse una predizione, ma che in effetti sia stata scritta a posteriori? In realtà si potrebbe chiedere la stessa cosa di altre profezie bibliche.
Storia spacciata per profezia?
Se i profeti biblici — incluso Isaia — si fossero limitati a riscrivere la storia per farla sembrare una profezia, allora quegli uomini non sarebbero stati altro che abili impostori. Ma per quale motivo sarebbero ricorsi a simili astuzie? I veri profeti furono pronti a dichiarare che non si sarebbero lasciati corrompere da regali. (1 Samuele 12:3; Daniele 5:17) E abbiamo già considerato le prove inconfutabili che gli scrittori biblici (molti dei quali erano profeti) erano uomini degni di fiducia, disposti a rivelare anche i loro stessi errori imbarazzanti. Non sembra probabile che uomini di tale sorta fossero inclini a commettere frodi complicate, spacciando la storia per profezia.
C’è un’altra cosa da considerare. Molte profezie bibliche contenevano severe denunce contro lo stesso popolo dei profeti, inclusi i sacerdoti e i governanti. Isaia, per esempio, condannò la deplorevole condizione morale degli israeliti — sia dei capi che della popolazione — dei suoi giorni. (Isaia 1:2-10) Altri profeti smascherarono con vigore i peccati dei sacerdoti. (Sofonia 3:4; Malachia 2:1-9) È difficile immaginare perché avrebbero architettato delle profezie che contenevano le più aspre denunce immaginabili contro il loro stesso popolo e perché i sacerdoti avrebbero cooperato in un inganno del genere.
Inoltre, come avrebbero potuto i profeti — se non fossero stati che degli impostori — farla franca? In Israele era incoraggiata l’istruzione. Sin dalla tenera età si insegnava ai bambini a leggere e scrivere. (Deuteronomio 6:6-9) Tutti erano esortati a leggere le Scritture in privato. (Salmo 1:2) Il sabato nelle sinagoghe veniva fatta una lettura pubblica delle Scritture. (Atti 15:21) Sembra improbabile che un’intera nazione che sapeva leggere e che conosceva bene le Scritture potesse lasciarsi ingannare da una truffa del genere.
Per di più, c’è dell’altro riguardo alla profezia di Isaia sulla caduta di Babilonia. Essa includeva un particolare che non poteva assolutamente essere stato messo per iscritto dopo l’adempimento.
“Non sarà mai abitata”
Che ne sarebbe stato di Babilonia dopo la sua caduta? Isaia predisse: “Non sarà mai abitata, né risiederà di generazione in generazione. E l’arabo non vi pianterà la sua tenda, e i pastori non vi faranno giacere i loro greggi”. (Isaia 13:20) Poteva sembrare a dir poco strano predire che una città che godeva di una posizione così favorevole non sarebbe stata mai più abitata. Le parole di Isaia possono essere state scritte dopo che lui aveva osservato la città desolata?
Dopo la conquista da parte di Ciro, Babilonia continuò a essere abitata per secoli, pur avendo perso il suo splendore. Ricordate, i Rotoli del Mar Morto includono una copia del libro di Isaia completo la quale risale al II secolo a.E.V. All’epoca in cui fu copiato questo rotolo, Babilonia cadde sotto la dominazione dei parti. Nel I secolo E.V. c’era un insediamento ebraico, e lo scrittore biblico Pietro si recò a Babilonia. (1 Pietro 5:13) A quel tempo il Rotolo del Mar Morto di Isaia esisteva quasi da due secoli. Quindi nel I secolo E.V. Babilonia non era ancora completamente desolata, mentre il libro di Isaia era stato terminato molto tempo prima.a
Come era stato predetto, Babilonia alla fine diventò nient’altro che “mucchi di pietre”. (Geremia 51:37) Secondo Girolamo (ebraista del IV secolo E.V.) ai suoi giorni Babilonia era un terreno di caccia popolato da “animali di ogni sorta”.9 Babilonia è tuttora desolata.
Isaia non visse abbastanza da vedere Babilonia disabitata. Ma oggi le rovine di quella potente città, circa 80 chilometri a sud di Baghdad, in Iraq, sono una silenziosa testimonianza dell’adempimento delle sue parole: “Non sarà mai abitata”. Ricostruire Babilonia come attrazione turistica potrebbe richiamare visitatori, ma “progenie e posterità” di Babilonia sono finite per sempre. — Isaia 13:20; 14:22, 23.
Il profeta Isaia non pronunciò dunque predizioni vaghe che si potevano adattare a qualsiasi avvenimento futuro. Né riscrisse la storia per farla sembrare una profezia. Pensate: Perché un impostore avrebbe rischiato di “predire” qualcosa su cui non avrebbe avuto assolutamente nessun controllo, cioè che la potente Babilonia non sarebbe stata mai più abitata?
Questa profezia sulla caduta di Babilonia non è che un esempio tratto dalla Bibbia.b Molti vedono nell’adempimento delle sue profezie un’indicazione che la Bibbia deve venire da una fonte superiore all’uomo. Forse converrete, perlomeno, che questo libro di profezie merita di essere preso in esame. Una cosa è certa: C’è un’enorme differenza fra le vaghe o sensazionali predizioni degli odierni indovini e le chiare, serie e specifiche profezie della Bibbia.
[Note in calce]
a Ci sono valide prove che i libri delle Scritture Ebraiche — incluso Isaia — furono scritti molto prima del I secolo E.V. Lo storico Giuseppe Flavio (I secolo E.V.) indicò che il canone delle Scritture Ebraiche era stato stabilito molto prima dei suoi giorni.8 Inoltre la Settanta, traduzione delle Scritture Ebraiche in greco, era stata iniziata nel III secolo a.E.V. e completata entro il II secolo a.E.V.
b Per un ulteriore esame delle profezie bibliche e degli avvenimenti storici che ne documentano l’adempimento, vedi il libro La Bibbia: Parola di Dio o dell’uomo?, edito in Italia dalla Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova, pagine 117-33.
[Testo in evidenza a pagina 28]
Gli scrittori biblici erano profeti accurati o abili impostori?
[Immagine a pagina 29]
Rovine dell’antica Babilonia
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Un libro per voi?Un libro per tutti
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Un libro per voi?
“Al fare molti libri non c’è fine”, affermò Salomone circa 3.000 anni fa. (Ecclesiaste 12:12) Oggi questa osservazione è più appropriata che mai. Oltre ai classici, ogni anno si stampano migliaia di libri nuovi. Con tanti libri fra cui scegliere, perché leggere la Bibbia?
MOLTI leggono libri per svago o per essere informati, o forse per entrambe le ragioni. Lo stesso si può dire della lettura della Bibbia. Può costituire una lettura edificante e anche piacevole. Ma la Bibbia non è solo questo. È una straordinaria fonte di conoscenza. — Ecclesiaste 12:9, 10.
La Bibbia risponde a domande su cui l’uomo riflette da tempo: domande sul nostro passato, sul nostro presente e sul nostro futuro. Molti si chiedono: Da dove veniamo? Che scopo ha la vita? Come possiamo provare felicità nella vita? Esisterà sempre la vita sulla terra? Cosa ci riserva il futuro?
Nel loro insieme tutte le prove qui presentate stabiliscono chiaramente che la Bibbia è accurata e autentica. Abbiamo già considerato come i suoi consigli pratici possono aiutarci ad avere sin d’ora una vita significativa e felice. Poiché le sue risposte riguardo al presente sono convincenti, certo le sue risposte riguardo al passato e le sue profezie riguardo al futuro meritano di essere esaminate con grande attenzione.
Come trarne il massimo beneficio
Molti hanno iniziato a leggere la Bibbia solo per fermarsi appena hanno trovato parti difficili da capire. Se è capitato anche a voi, ci sono alcuni accorgimenti che possono essere utili.
Scegliete una buona traduzione in lingua moderna, come la Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture.a Alcuni iniziano leggendo i Vangeli, che descrivono la vita di Gesù, i cui saggi insegnamenti, come quelli che si trovano nel Sermone del Monte, rispecchiano una profonda conoscenza della natura umana e indicano come migliorare la nostra condizione di vita. — Vedi Matteo, capitoli da 5 a 7.
Oltre a leggere la Bibbia da cima a fondo, uno studio per soggetti può essere molto istruttivo. Questo vuol dire analizzare cosa dice la Bibbia su un particolare argomento. Forse sarete sorpresi di apprendere quello che dice veramente la Bibbia su soggetti come l’anima, il cielo, la terra, la vita e la morte, e anche cos’è il Regno di Dio e cosa farà.b I testimoni di Geova hanno un programma di studio biblico per soggetti, che viene offerto gratuitamente. Potete informarvi scrivendo agli editori, all’indirizzo appropriato fra quelli elencati a pagina 2.
Dopo aver esaminato le prove, molti hanno concluso che la Bibbia è da Dio, il cui nome, come indicano le Scritture, è “Geova”. (Salmo 83:18) Forse non siete convinti dell’origine divina della Bibbia. Ma perché non esaminarla personalmente? Siamo sicuri che, dopo aver imparato, ponderato e magari provato di persona il valore pratico della sua saggezza senza tempo, arriverete alla conclusione che la Bibbia è davvero un libro per tutti, e non solo: è un libro per voi.
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