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  • Dio è stato il nostro soccorritore

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  • Dio è stato il nostro soccorritore
  • Svegliatevi! 1999
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  • Un’educazione religiosa
  • Imparo e metto in pratica la verità
  • Metodi strategici per predicare
  • Un tempo di dura prova
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  • Come predicavamo
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  • Una vecchia forma di intolleranza torna a divampare
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    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1990
Altro
Svegliatevi! 1999
g99 22/6 pp. 20-25

Dio è stato il nostro soccorritore

NARRATO DA FRANCISCO COANA

“Se ti rifiuti di ubbidire alle autorità verrai giustiziato!”, mi avvisò mio fratello.

“Sarebbe molto meglio che vivere in queste orribili condizioni”, ribattei.

QUESTA conversazione fra me e mio fratello maggiore avvenne nel settembre 1975. Io ero detenuto a Maputo (chiamata a quel tempo Lourenço Marques), nel Sud del Mozambico, e lui era venuto a portarmi un po’ di cibo. Eravamo più di 180 stipati in un’unica cella, per la maggior parte testimoni di Geova. Mio fratello era così stizzito con me che non mi lasciò neanche il cibo che mi aveva portato!

Per aiutarvi a capire questo incontro carico di emotività devo tornare indietro nel tempo e spiegare come mi ritrovai in prigione.

Un’educazione religiosa

Sono nato nel 1955 in una famiglia presbiteriana a Calanga, un villaggio del distretto di Manica, non lontano dalla grande città di Maputo. Anche se papà non era praticante, mamma lo era, e la domenica portava i cinque figli in chiesa. Quando eravamo ancora piccoli ci insegnò il “Padrenostro”, e io lo ripetevo spesso. (Matteo 6:9-12) Da ragazzino feci alla mamma domande come: “Perché si muore?” e “Si continuerà sempre a morire?”

Mamma disse che la morte faceva parte del proposito di Dio: i cattivi andranno all’inferno e i buoni in cielo. Anche se non replicai, la sua risposta mi rattristò. La dura realtà della morte mi turbava, specialmente dopo che morì il mio caro papà, quando avevo solo dieci anni. In seguito crebbe in me il desiderio di sapere qual è la condizione dei morti e se c’è una speranza per loro.

Imparo e metto in pratica la verità

Poco dopo la morte di papà, a scuola uno degli insegnanti usò il libro Dal paradiso perduto al paradiso riconquistato per insegnare alla classe. Il libro, pubblicato dalla Watch Tower Bible and Tract Society, era in zulù, una lingua sudafricana. L’insegnante me lo prestò, e anche se non conoscevo bene lo zulù, fui felice di ciò che imparai dai passi biblici citati.

Quando avevo 16 anni, mio fratello, che manteneva la famiglia, fu chiamato per il servizio militare. Fu allora che cominciai a lavorare per una ditta di profumi a Maputo e a frequentare un istituto tecnico serale. Al lavoro, durante la pausa del pranzo, osservavo Teófilo Chiulele, un testimone di Geova, sempre assorto nella lettura della Bibbia. Quando Teófilo notò il mio interesse, cominciò a parlarmi.

In seguito un altro Testimone, Luis Bila, iniziò a studiare la Bibbia con me. Imparare che i morti non sono consci di nulla e che hanno la speranza di essere riportati in vita grazie alla risurrezione mi confortò. (Ecclesiaste 9:5, 10; Giovanni 5:28, 29) Scrissi subito alla mamma per darle le risposte che avevo trovato nella Bibbia alle domande che le avevo fatto. Fu felice di sapere che avevo finalmente trovato risposte attendibili.

Pieno di entusiasmo per quello che imparavo, mi preparai a parlarne ad altri. Mi fu accordato il permesso di pronunciare discorsi biblici a scuola, ma non in chiesa. Nel giro di poco non fui più gradito nella chiesa. Anche i miei familiari cominciarono a perseguitarmi, nonostante mamma fosse contenta delle mie nuove credenze. Il mio fratello maggiore mi picchiò. Dato che questa opposizione non approdò a nulla, i miei familiari si misero a schernirmi, specialmente quando all’ora dei pasti mi vedevano pregare. Così prima di andare a tavola, pregavo in bagno. Sentii che ‘Dio era il mio soccorritore’. — Salmo 54:4.

A Luis fu vietato di mettere piede in casa nostra per studiare la Bibbia con me. Perciò studiavamo a casa sua. Quando iniziai a frequentare le adunanze di congregazione e a partecipare all’opera di predicazione, al ritorno mi ritrovavo chiuso fuori di casa. Di conseguenza finii per passare la notte in casa di vari Testimoni.

Infine, il 13 maggio 1973, simboleggiai la mia dedicazione a Geova Dio con il battesimo in acqua. In quel periodo il Mozambico era sotto il regime coloniale portoghese, che aveva messo al bando i testimoni di Geova in Portogallo e in tutte le sue colonie. Il 1º ottobre 1974 divenni pioniere, come vengono chiamati gli evangelizzatori a tempo pieno dei testimoni di Geova. Poiché il mio obiettivo era quello di diventare missionario, mi misi a studiare l’inglese per poter frequentare la Scuola di Galaad (Watchtower Bible School of Gilead), negli Stati Uniti, dove vengono addestrati i missionari.

Metodi strategici per predicare

Durante gli anni del bando la polizia coloniale portoghese, la PIDE, imprigionò molti Testimoni perché predicavano. Così per evitare di essere scoperti usavamo metodi strategici. Per esempio parlavamo in una casa e poi ci recavamo in un’altra in una zona diversa. Oppure due di noi andavano in un giardino pubblico durante la pausa del pranzo o alla sera. Uno si sedeva vicino a una persona e cominciava a leggere il giornale. Di lì a poco si metteva a sedere l’altro, osservava il giornale e diceva qualcosa come: “Santo cielo, guardi un po’ quanta gente muore! Ma lo sa che sotto il governo di Dio questo non accadrà più?”

Seguiva una conversazione durante la quale quello che leggeva il giornale voleva le prove bibliche di quello che l’altro diceva. Poi ci mettevamo d’accordo per incontrarci il giorno dopo e continuare la conversazione. In questo modo riuscivamo spesso a coinvolgere nelle nostre conversazioni sulle profezie bibliche la persona che sedeva accanto a noi, e furono iniziati molti studi biblici. Ringraziavamo Dio per l’aiuto che ci dava.

Un tempo di dura prova

Il 25 aprile 1974 in Portogallo ebbe fine la dittatura, e nelle colonie portoghesi ci furono molti cambiamenti politici. In Mozambico ai prigionieri politici, così come ai Testimoni che erano stati incarcerati a motivo della loro neutralità politica, fu concessa l’amnistia. Ma poi il 25 giugno 1975, solo 14 mesi dopo, il Mozambico proclamò l’indipendenza dal Portogallo. Pochi giorni dopo iniziò una nuova ondata di persecuzione contro i Testimoni. Per scovare tutti i Testimoni e arrestarli furono mobilitati gruppi di civili in vari quartieri. Ci dipinsero come “spie lasciate dal colonialismo portoghese”.

In settembre fui costretto a presenziare a una riunione di uno di questi gruppi. Al mio arrivo scoprii che c’erano tutti quelli del mio gruppo di studio biblico. Ci fu ordinato di gridare slogan politici per osannare il partito al potere. Quando noi, sia pur con rispetto, ce ne astenemmo, fummo portati in prigione e ammassati nella cella di cui ho parlato all’inizio.

La cella era così sovraffollata che potevamo muoverci a malapena. Solo pochi potevano dormire sul pavimento, gli altri dovevano stare seduti o in piedi. C’era solo un gabinetto e spesso era otturato così che traboccava emettendo un fetore terribile. Il cibo che ci davano consisteva di spaghetti untuosi conditi con lische di pesce e mosconi, che dovevamo mangiare con le mani sporche. Per ben 19 giorni più di 180 di noi sopportarono quelle condizioni orribili. Poi fummo trasferiti in un luogo dove erano detenuti solo Testimoni: uomini, donne e bambini. In pochi mesi molti bambini morirono per le condizioni spaventose della prigione.

Infine il governo si risolse a confinare i Testimoni a Carico, una zona sperduta nel Nord del paese. L’obiettivo era quello di isolarci. In quel periodo in Mozambico c’erano circa 7.000 Testimoni, gran parte dei quali si erano battezzati nel 1974 e 1975. Comprendendo che avremmo avuto bisogno di letteratura biblica durante il confino, ottenni il permesso di tornare a casa per prendere un po’ di cibo ed effetti personali per il viaggio. Non notato dal poliziotto che mi accompagnava, svuotai parzialmente alcune scatole di biscotti e sul fondo vi sistemai pubblicazioni bibliche. In quei momenti non avevamo paura. Confidavamo nell’aiuto di Dio. — Ebrei 13:6.

Vita nei campi profughi

Arrivammo a Carico nel gennaio del 1976 e trovammo molti Testimoni del vicino Malawi che vivevano nei campi profughi che avevano costruito. Dal 1972 al 1975 nel Malawi più di 30.000 persone, inclusi bambini, avevano cercato scampo dalla brutale persecuzione religiosa. Era stato accordato loro il permesso di entrare come profughi nel Mozambico settentrionale, e al nostro arrivo divisero con noi le loro dimore e i pochi viveri che avevano.

Dato che la maggior parte di noi non aveva nessuna esperienza in campo edile, i fratelli del Malawi ci insegnarono a fare i mattoni e a usarli insieme alla vegetazione per fare le case. Ci insegnarono anche a coltivare la terra e a fare altri lavoretti per mantenerci. Così imparai a fare lavori di falegnameria, agricoltura e sartoria. Imparare questi mestieri tornò utile a molti di noi quando ritornammo nelle nostre città di origine.

La nostra principale preoccupazione era mantenerci forti spiritualmente, e devo dire che il cibo spirituale non ci venne mai a mancare. Come è possibile? Quando fummo mandati al confino, come ho detto poc’anzi, molti di noi usarono la loro inventiva per portare, insieme ad altri effetti personali, della letteratura biblica. Inoltre, i testimoni di Geova del Sudafrica stamparono copie minuscole della Torre di Guardia, così che era più facile farle entrare nei campi.

Dopo molte petizioni, il 1º dicembre 1978 fu permesso di celebrare nei campi il primo matrimonio. Quel giorno sposai Alita Chilaule, il cui padre era stato uno dei primi a battezzarsi a Maputo nel 1958. Poi nacquero Dorcas e Samuel. Abbiamo insegnato loro ad amare Geova e li abbiamo portati regolarmente con noi alle adunanze cristiane. In seguito arrivò un altro figlio, Jaimito.

Come predicavamo

Noi Testimoni ottenemmo il permesso di uscire dai campi per vendere alcune cosucce, compreso quello che avevamo coltivato. Molti di noi sfruttavano queste occasioni per predicare. Io di proposito tenevo alto il prezzo del sale così che nessuno lo comprava. D’altra parte molte persone che incontrai si mostrarono sensibili al messaggio del Regno e cominciai diversi studi biblici.

Uno di quelli che studiava la Bibbia con me parlò con il direttore di una certa ditta vicino a Milange, che manifestò interesse per la Bibbia. Quando lo venni a sapere gli scrissi. Egli mi rispose invitandomi a fargli visita. Così mi nascosi addosso della letteratura biblica e partii, col pretesto di vendergli dei mobili che avevo fatto.

Al mio arrivo, trovando la casa sorvegliata da soldati, fui colto dal timore. L’uomo, invece, uscì fuori e disse ai soldati che non desiderava essere disturbato. Cominciammo lo studio biblico alle cinque del pomeriggio per finire, visto il suo grande interesse, alle cinque del mattino dopo! In seguito, dato che la sua corrispondenza non era soggetta a controlli, si offrì di ricevere la nostra letteratura per posta dal Portogallo. Quindi mi consegnava la letteratura e io la portavo nel campo.

A dir la verità alcuni di noi furono fermati e arrestati diverse volte per l’attività di predicazione. Ma quando molti si mostravano sensibili al messaggio del Regno, avevamo fiducia che Dio ci aiutava, proprio come aveva aiutato i cristiani del primo secolo. — Atti, capitoli 3-5.

Liberazione e ritorno a Maputo

Nel settembre 1985, dopo aver considerato la situazione in preghiera, decidemmo di organizzare un esodo in massa dai campi. Anche se alcuni restarono nei campi di Carico e rimasero isolati dal resto dei testimoni di Geova per i sette anni seguenti, gli altri fuggirono in Malawi e nella Zambia. Io e mia moglie decidemmo di andare con i nostri figli nella vicina città di Milange. Lì trovai lavoro e un’abitazione, e continuammo il nostro ministero. L’anno seguente facemmo finalmente ritorno a Maputo.

In un primo momento andammo a stare con dei parenti. Era difficile trovare lavoro, ma col tempo ci riuscii. Alita mi dava una mano a sbarcare il lunario vendendo noccioline americane. Poiché il mio inglese era migliorato, feci domanda di assunzione all’ambasciata della Gran Bretagna. Superai l’esame preliminare e fui assunto con uno stipendio 20 volte superiore a quello che guadagnavo prima! Sentii che Geova mi aveva aiutato, e lo ringraziai in preghiera.

Equilibrio nell’assolvere le responsabilità

Finalmente l’11 febbraio 1991 il governo del Mozambico concesse ai testimoni di Geova il riconoscimento giuridico. Che data memorabile! L’anno seguente fui invitato a servire come membro del comitato che soprintende all’opera di predicazione dei testimoni di Geova in Mozambico. I nostri figli avevano solo 12, 9 e 6 anni. Passai la notte in preghiera, chiedendo a Geova la sapienza per prendere una decisione ponderata che tenesse in considerazione sia le responsabilità familiari che quelle organizzative.

Ci procurammo una piccola roulotte per mettere su un’attività. Assumemmo diversi pionieri per fare e vendere sandwich e la nostra attività andò bene. In questo modo avevo tempo per i nuovi privilegi organizzativi. Avevamo anche bisogno di una casa, visto che non era possibile continuare a pagare l’affitto della casa in cui abitavamo. Così presentai una richiesta al governo, descrivendo la mia situazione familiare. Non passò molto tempo che mi fu concesso di comprare una casa. L’avvenimento ebbe grande eco, poiché ero il primo mozambicano a comprare una casa dallo stato.

Io e Alita siamo stati benedetti perché i nostri figli hanno accolto di buon grado il programma di istruzione spirituale. (Deuteronomio 6:6-9) Abbiamo l’abitudine di considerare ogni giorno un versetto biblico alle 5,40 del mattino, dopo di che facciamo la lettura biblica insieme. Poiché devono essere a scuola presto, i nostri figli sono abituati a questo programma mattiniero. Il venerdì pomeriggio alle 6,00 facciamo lo studio familiare, durante il quale trattiamo argomenti biblici su cui i nostri figli hanno fatto ricerche durante la settimana. È anche il momento in cui proviamo le presentazioni per il ministero.

I nostri figli sono tutti battezzati. Dorcas e Samuel svolgono il servizio di pioniere dal 1994 e Jaimito fa il pioniere ausiliario da quando si è battezzato. Frequentano ancora la scuola, e ciascuno di loro ha la meta di accrescere il proprio ministero una volta terminati gli studi. Alita impiega con equilibrio il suo tempo svolgendo il servizio di pioniere e le mansioni domestiche. Per molti anni, compresi gli anni passati nei campi di detenzione, io ho servito come pioniere, ma dal 1993 durante il giorno lavoro nella filiale dei testimoni di Geova.

Le benedizioni divine continuano

Nel 1997 ebbi il grande privilegio di frequentare un corso di due mesi per i membri dei Comitati di Filiale. Questo corso si tenne negli Stati Uniti nel centro di istruzione biblica di Patterson, nello stato di New York. Ancora una volta gli sforzi che avevo fatto per imparare l’inglese furono ricompensati. Mentre facevo ritorno a casa potei visitare servitori di Geova in altri paesi, un’esperienza che mi fece traboccare il cuore di apprezzamento per la nostra fratellanza mondiale.

Questo amore fra i veri cristiani è stato uno dei fattori che ha spinto altre migliaia di persone sincere ad associarsi con i testimoni di Geova in Mozambico. (Giovanni 13:35) Dai 7.000 predicatori che eravamo nel periodo del confino nei campi di detenzione, ora siamo in più di 29.000 a predicare la buona notizia del Regno di Dio. Questi fanno parte di oltre 665 congregazioni, mentre nel 1958 ce n’erano solo 4.

Nel 1993 venne approvata la costruzione di una filiale a Maputo in grado di alloggiare più di 75 lavoratori e curare la meravigliosa espansione della pura adorazione che c’è stata in Mozambico. Dopo quattro anni di lavoro la costruzione fu completata, e il 19 dicembre 1998 non stavamo in noi dalla gioia allorché ci furono 1.098 presenti, provenienti da molti paesi, alla dedicazione di questi bei locali. Nel corso del programma ebbi il privilegio di intervistare alcuni che avevano passato anni al confino a Carico. Chiesi a quelli che erano stati al confino di alzare la mano, e l’uditorio si commosse vedendo centinaia di mani che si alzavano.

Il giorno dopo nella Sala delle Assemblee di Matola era presente una folla di 8.525 persone per ascoltare il riassunto del programma della dedicazione, rapporti incoraggianti da altri paesi e discorsi basati sulla Bibbia pronunciati da oratori provenienti dalla sede mondiale dei testimoni di Geova a Brooklyn.

Da quando, ancora adolescente, ho conosciuto la verità della Bibbia ho dovuto lottare con l’opposizione familiare, ho rischiato di essere giustiziato e ho affrontato una persecuzione così terribile che a volte mi veniva da pensare che era meglio morire che continuare a vivere. Tuttavia sono felice, perché come risultato di queste esperienze la mia relazione con Geova si è rafforzata. Sono proprio vere le parole del salmista: “Dio è il mio soccorritore; Geova è fra quelli che sostengono la mia anima”. (Salmo 54:4) Servirlo insieme alla famiglia mondiale dei suoi adoratori è per me e per la mia famiglia un privilegio inestimabile.

[Immagine a pagina 23]

Testimoni di fronte alla Sala del Regno costruita mentre erano al confino

[Immagine a pagina 24]

Il nostro studio biblico familiare

[Immagine a pagina 25]

Quelli che erano stati nei campi di Carico alzano la mano

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