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  • Aborto: Il mondo è diviso
  • Svegliatevi! 1987
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  • I problemi principali
  • Quando ha inizio la vita?
  • Pensiero contrastante
  • Il dilemma dei cattolici
  • I pericoli dell’aborto illegale
  • L’aborto è la soluzione?
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  • Uno sguardo al problema degli aborti
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    Svegliatevi! 1993
Altro
Svegliatevi! 1987
g87 8/4 pp. 4-8

Aborto: Il mondo è diviso

QUANTI aborti — legali e illegali — sono eseguiti ogni anno nel mondo? Il libro Abortion dice che il loro numero potrebbe essere “a dir poco uguale al numero di decessi degli adulti”: sui 45 milioni. Ma l’Associazione Internazionale per la Pianificazione Familiare calcola che il numero possa essere di ben 55 milioni!

L’URSS fu il primo paese a legalizzare questo tipo di intervento, nel 1920. Una recente notizia non confermata indica che vi sono circa cinque milioni di aborti all’anno. Secondo funzionari del ministero della Sanità in Cina, in quel paese il numero degli aborti si avvicina ai nove milioni, un terzo di quello delle gravidanze. In Giappone è di oltre due milioni e negli Stati Uniti di oltre un milione e mezzo. In Gran Bretagna gli aborti sono quasi 250.000.

Nella Spagna e nell’Irlanda cattoliche l’aborto non è legalizzato. Tuttavia ogni anno decine di migliaia di donne riescono ugualmente ad abortire. Come? È ovvio che esistono cliniche che operano illegalmente. Il sistema che molte donne usano però è semplicemente quello di andare in un altro paese dove questo tipo di intervento è legale, e la Gran Bretagna è uno dei paesi preferiti.

Ovviamente non tutti questi aborti vengono eseguiti perché i bambini potrebbero nascere con qualche difetto, fisico o mentale, o perché le gravidanze siano la conseguenza di stupro o di incesto. Le cifre inglesi indicano che appena il 2 per cento degli aborti sono eseguiti per questi motivi. Perché allora sono così numerosi? Per due ragioni principali.

I problemi principali

Nell’antichità il controllo demografico non costituiva un problema. Tribù e nazioni erano contente dell’aumento numerico e di rado le donne avevano motivo di limitare il numero dei figli. Gli aborti erano di solito eseguiti illegalmente e come conseguenza di adulterio o di fornicazione.

Oggi invece una politica abortista può essere appoggiata dal governo. È un mezzo con cui si può tenere sotto controllo il tasso di natalità nei paesi dove c’è pericolo di esplosione demografica.

Sebbene in molte nazioni occidentali questo pericolo non esista, il numero degli aborti continua ad aumentare. Perché? “Se crediamo nella libertà delle donne”, ribadisce una portavoce dell’Alleanza Religiosa per i Diritti sull’Aborto, un’organizzazione con sede a New York, “dobbiamo credere che le donne hanno il diritto di fare le proprie scelte morali”.

Una volta però che una donna ha concepito, ha forse l’incontestabile diritto di scegliere di rifiutare il ruolo di madre, cioè di abortire? Una simile condotta è accettabile? Questo è il punto focale dell’odierno dibattito pro e contro l’aborto. Qual è la risposta?

Molto dipende dalle definizioni. Cos’è la vita? Quando ha inizio? Il nascituro ha dei diritti dal punto di vista legale?

Quando ha inizio la vita?

Quando uno spermatozoo unisce i suoi 23 cromosomi con un ugual numero d’essi nell’ovulo, viene concepita una nuova vita umana. Sin dal momento del concepimento vengono immutabilmente stabiliti il sesso e altre caratteristiche della persona. Il solo cambiamento sarà la crescita durante i nove mesi della gravidanza. “Si dichiara un fatto biologico quando si dice che una volta voi eravate una singola cellula”, scrive il dott. John C. Willke. Pertanto la vita comincia al momento del concepimento? Molti rispondono di sì. Per coloro che la pensano in questo modo, un aborto, in qualsiasi momento lo si faccia, equivale a un omicidio.

Altri sostengono che ‘la vita ha inizio circa 20 settimane dopo il concepimento’. Perché vedono le cose in questo modo? Perché è pressappoco a questo punto che la madre comincia a sentire i primi movimenti del feto. Il feto può nascere vivo dalla ventesima settimana in poi, e di solito gli aborti sono eseguiti a qualsiasi punto della gravidanza prima della ventiquattresima settimana, limite generalmente accettato. È dunque a questo punto che un bambino è considerato vivo dal punto di vista legale?

In Gran Bretagna la legge non riconosce il nascituro come essere umano. In tal modo nessun aborto può essere definito omicidio dal punto di vista legale. Una volta però che il bambino lascia il grembo materno, anche se il cordone ombelicale rimane intatto, uccidere quel bambino diventa un reato. A quel punto il bambino ha dei diritti legali. Dal punto di vista legale, quindi, la vita comincia alla nascita.

Il punto di vista ebraico, espresso dal rabbino capo di Gran Bretagna, è simile. La vita non “comincia fino al momento della nascita”, dice lui, aggiungendo: “Non consideriamo omicidio la soppressione del nascituro”. Che dire allora del feto, il bambino che cresce nel grembo? In Marital Relations, Birth Control and Abortion in Jewish Law, il rabbino David M. Feldman di New York dichiara: “Il feto è ignoto, futuro, potenziale, parte dei ‘segreti di Dio’”.

Pensiero contrastante

Da quanto sopra sarebbe facile arguire che l’aborto sia accettabile dal punto di vista religioso. Ma non tutte le religioni la pensano allo stesso modo. Prendete il punto di vista ufficiale della Chiesa Cattolica.

Nel 1869 papa Pio IX stabilì la pena della scomunica per l’aborto eseguito in qualsiasi momento della vita dell’embrione. Nel 1951 Pio XII riaffermò questo principio, dicendo: “Ogni essere umano, perfino il bambino nel grembo della madre, riceve il diritto alla vita direttamente da Dio, non dai genitori”. In un discorso pronunciato in Kenya nel 1985, Giovanni Paolo II disse esplicitamente: “Pratiche come contraccezione e aborto sono errate”.

Oggi però molti cattolici sostengono che un simile atteggiamento sia superato e debba essere riveduto. Come risultato, i cattolici hanno pareri contrastanti in proposito. Ecco alcuni fatti.

Il dilemma dei cattolici

Il cardinale Bernardin, presidente del Comitato per le Attività a Favore della Vita (un’organizzazione di vescovi americani), afferma che l’aborto sia moralmente errato e che la posizione ufficiale della Chiesa sia vincolante per tutti i cattolici. Inoltre, James T. Burtchaell, professore cattolico di teologia morale presso la Notre Dame University degli Stati Uniti, scrisse nel 1982: “Il mio argomento è semplice. L’aborto è omicidio: l’uccisione di un bambino”. Quattro anni dopo, però, il sacerdote Richard P. McBrien, preside della facoltà di teologia della stessa università, si diede da fare per spiegare che l’aborto non è una dottrina definita della sua chiesa.a Secondo questo punto di vista, i cattolici che approvano l’aborto non possono essere scomunicati, anche se possono essere considerati sleali.

A motivo di questa ambiguità dell’autorità ecclesiastica, molti eminenti cattolici si esprimono apertamente a favore dell’aborto. Fra questi ultimi negli Stati Uniti ci sono alcuni sacerdoti, e anche delle suore, alcune delle quali sono state minacciate di espulsione dai rispettivi ordini per avere sottoscritto una controversa pubblicità giornalistica sull’aborto.

Per di più, i cattolici laici costituiscono ora un attivo gruppo di pressione pro-aborto. “Condivido il pensiero della maggioranza dei cattolici laici”, ha affermato Eleanor C. Smeal, presidentessa dell’Organizzazione Nazionale per le Donne (NOW), a un raduno sull’aborto tenuto a Washington (USA). Nello stesso tempo, secondo il New York Times, essa ha riso dell’idea secondo cui rischiava d’essere scomunicata dalla Chiesa Cattolica per il suo sostegno alla campagna per il diritto all’aborto.

La Chiesa di Roma trova sempre più difficile decidere in merito a queste idee contrastanti all’interno delle sue stesse file.

I pericoli dell’aborto illegale

Approvare leggi e decreti è una cosa. Ma la faccenda cambia completamente quando una qualsiasi autorità, sia pure con le migliori intenzioni, cerca di far osservare una legge sull’aborto. Vi sono coinvolte persone, in modo molto intimo. E le persone, sotto pressione, possono essere imprevedibili.

Se un gruppo di pressione anti-aborto riesce nel suo intento, si tratti di impedire a un governo di legalizzare l’aborto o di abrogare leggi esistenti, cosa si ottiene? Si risolvono tutti i problemi? “Le donne troveranno il modo [di abortire], rimettendoci a volte la vita”, ha commentato Marilyn Waring, parlamentare neozelandese favorevole all’aborto, “e non c’è nulla che gli uomini politici, o le leggi, possano fare per impedirlo”. E in questo si può trovare un efficace argomento. ‘Cosa è preferibile?’, chiedono i fautori dell’aborto.

Nei paesi in cui l’aborto è legalizzato, anche se si verificano ancora alcuni decessi, l’intervento viene eseguito sotto stretta sorveglianza medica. Invece gli aborti illegali, “clandestini”, hanno un sorprendente tasso di mortalità, poiché sono spesso eseguiti da personale non qualificato in condizioni non igieniche. Si calcola che nel Bangladesh, per esempio, muoiano ogni anno 12.000 donne in conseguenza di questi aborti.

In tutto questo però c’è un altro elemento umano da tenere presente. Come si sentono medici e infermiere dovendo eseguire aborti “in serie”? Che specie di ripercussioni fisiche, psichiche ed emotive ha un aborto sui potenziali madre e padre? Sono queste le domande che ora prenderemo in esame.

[Nota in calce]

a Una “dottrina definita” è considerata infallibile perché promulgata dalla Chiesa Cattolica in virtù dell’autorità del papa.

[Riquadro a pagina 5]

Altri termini

I sostenitori dell’aborto preferiscono in molti casi che le loro campagne siano definite “in favore della scelta”, come coloro che sono contrari definiscono spesso la loro attività “in favore della vita”. In questi articoli, per chiarezza, vengono usate le espressioni “pro-aborto” e “anti-aborto”.

[Immagine a pagina 5]

“Dobbiamo credere che le donne hanno il diritto di fare le proprie scelte morali”, dicono molti

[Fonte]

H. Armstrong Roberts

[Immagine a pagina 7]

Molte donne sono apertamente contro l’aborto

[Fonte]

H. Armstrong Roberts

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