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  • “I fanciulli sono delicati”

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  • “I fanciulli sono delicati”
  • Svegliatevi! 1999
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Svegliatevi! 1999
g99 22/5 pp. 10-13

“I fanciulli sono delicati”

‘I fanciulli sono delicati; viaggerò lentamente, al passo dei fanciulli’. — Giacobbe, un uomo del XVIII secolo a.E.V. che aveva molti figli.

I MALTRATTAMENTI all’infanzia non sono una novità. Antichi popoli, ad esempio gli aztechi, i cananei, gli inca e i fenici, sono tristemente noti per la pratica dei sacrifici di bambini. Scavi effettuati nella città fenicia di Cartagine (che oggi è un sobborgo di Tunisi, nell’Africa settentrionale) hanno rivelato che tra il V e il III secolo a.E.V. ben 20.000 bambini furono sacrificati al dio Baal e alla dea Tanit! Il numero è ancora più scioccante se si tiene conto che nel periodo del suo massimo splendore Cartagine probabilmente contava solo 250.000 abitanti circa.

Tuttavia, un popolo dell’antichità era diverso. Pur vivendo in mezzo a popolazioni che erano crudeli con i bambini, la nazione di Israele si distingueva per il modo in cui trattava i piccoli. Il padre di quella nazione, il patriarca Giacobbe, diede l’esempio. Secondo il libro biblico di Genesi, mentre tornava in patria Giacobbe adeguò il passo di tutto il suo seguito a quello dei bambini per non affaticarli troppo. “I fanciulli sono delicati”, disse. A quel tempo i suoi figli avevano più o meno dai 5 ai 14 anni. (Genesi 33:13, 14) I discendenti di Giacobbe, gli israeliti, si mostrarono altrettanto sensibili nei confronti dei bisogni e della dignità dei bambini.

Non c’è dubbio che nei tempi biblici i bambini avevano molto da fare. Quando i figli maschi diventavano grandicelli il padre insegnava loro i lavori agricoli oppure un mestiere, come quello di falegname. (Genesi 37:2; 1 Samuele 16:11) Alle figlie, finché erano in casa, la madre insegnava i lavori domestici, cosa che sarebbe stata loro utile da adulte. Rachele, la moglie di Giacobbe, da piccola faceva la pastorella. (Genesi 29:6-9) Giovani donne lavoravano nei campi durante la mietitura del grano e nelle vigne. (Rut 2:5-9; Il Cantico dei Cantici 1:6)a In genere i bambini svolgevano tali lavori sotto l’amorevole guida dei genitori e ricevevano anche un’istruzione.

Nel contempo, i bambini israeliti avevano anche modo di svagarsi e divertirsi. Il profeta Zaccaria parlò di ‘pubbliche piazze della città piene di ragazzi e ragazze che giocavano’. (Zaccaria 8:5) E Gesù Cristo menzionò bambini seduti nei luoghi di mercato che suonavano il flauto e ballavano. (Matteo 11:16, 17) Cosa c’era dietro questo modo dignitoso di trattare i bambini?

Princìpi elevati

Fintanto che osservarono le leggi di Dio, gli israeliti non giunsero mai al punto di maltrattare o sfruttare i bambini. (Confronta Deuteronomio 18:10 con Geremia 7:31). Per loro, figli e figlie erano “un’eredità da Geova”, “una ricompensa”. (Salmo 127:3-5) Per un genitore i figli erano come ‘rampolli di olivi tutt’intorno alla sua tavola’, e gli olivi erano molto preziosi in quella società agricola! (Salmo 128:3-6) Lo storico Alfred Edersheim fa notare che oltre alle parole per figlio e figlia, gli antichi ebrei avevano nove parole per dire bambino, ciascuna delle quali si riferiva a una diversa fase della crescita. E conclude dicendo: “Non c’è dubbio che coloro che osservavano la vita dei bambini con tanta attenzione da attribuire un nome descrittivo a ciascuna fase della loro esistenza dovevano nutrire profondo attaccamento per i propri figli”.

In epoca cristiana i genitori erano incoraggiati a trattare i figli con dignità e rispetto. Gesù diede un ottimo esempio con il modo in cui trattò i figli altrui. In un’occasione, verso la fine del suo ministero terreno, le persone cominciarono a portargli i loro piccoli. Evidentemente convinti che Gesù avesse troppo da fare per essere disturbato, i discepoli cercarono di fermarle. Gesù, però, rimproverò i discepoli dicendo: “Lasciate che i bambini vengano a me; non cercate di impedirglielo”. E addirittura “prese i bambini fra le braccia”. Non c’è dubbio che per lui i bambini erano preziosi e andavano trattati bene. — Marco 10:14, 16; Luca 18:15-17.

In seguito l’apostolo Paolo disse ai padri: “Non esasperate i vostri figli, affinché non si scoraggino”. (Colossesi 3:21) In armonia con questo comando, i genitori cristiani non avrebbero mai permesso che i propri figli fossero costretti a lavorare in condizioni di pericolo o di sfruttamento. Oggi le cose non sono cambiate. I genitori cristiani si rendono conto che per il loro benessere fisico, psicologico e spirituale i bambini hanno bisogno di un ambiente amorevole, benevolo e sicuro. I genitori devono mostrare il loro amore in maniera concreta. Questo include che proteggano i figli da condizioni di lavoro debilitanti.

Realtà moderne

È vero che viviamo in “tempi difficili”. (2 Timoteo 3:1-5) A motivo di condizioni economiche difficili, in molti paesi anche famiglie cristiane possono trovarsi costrette a far lavorare i figli. Come abbiamo già detto, se il lavoro è sano e formativo non c’è nulla di male in questo. Un lavoro del genere può favorire lo sviluppo fisico, psicologico, spirituale, morale o sociale del bambino senza interferire con la necessaria istruzione scolastica, con uno svago equilibrato e con il riposo necessario.

Non c’è dubbio che i genitori cristiani vogliono che i propri figli lavorino sotto la loro amorevole sorveglianza anziché diventare veri e propri schiavi di datori di lavoro crudeli, insensibili o privi di scrupoli. Tali genitori vogliono essere sicuri che, indipendentemente dal tipo di lavoro che svolgono, i loro figli non siano esposti a maltrattamenti, abusi sessuali o traumi psicologici. Inoltre, vogliono essere vicini ai loro figli. In questo modo possono assolvere il ruolo di educatori spirituali che la Bibbia assegna loro: “Devi inculcare [le parole di Dio] a tuo figlio e parlarne quando siedi nella tua casa e quando cammini per la strada e quando giaci e quando ti levi”. — Deuteronomio 6:6, 7.

A ciò si aggiunga che il cristiano deve mostrare empatia, affetto e tenera compassione. (1 Pietro 3:8) È incoraggiato a ‘operare ciò che è bene verso tutti’. (Galati 6:10) Se queste sante qualità devono essere mostrate verso le persone in generale, quanto più verso i propri figli! In armonia con la regola aurea (“tutte le cose . . . che volete che gli uomini vi facciano, anche voi dovete similmente farle loro”) i cristiani non si permetterebbero mai di sfruttare i figli di altri, compagni di fede o no. (Matteo 7:12) Inoltre, essendo cittadini che rispettano le leggi, i cristiani stanno attenti a non violare la legge per quanto riguarda il limite d’età dei loro dipendenti. — Romani 13:1.

La vera soluzione

Che dire del futuro? Possiamo aspettarci tempi migliori tanto per i bambini quanto per gli adulti. I veri cristiani hanno fiducia che la soluzione permanente del problema del lavoro minorile è un governo mondiale ormai prossimo, che la Bibbia chiama “il regno dei cieli”. (Matteo 3:2) Persone timorate di Dio pregano da secoli per questo governo dicendo: “Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome. Venga il tuo regno. Si compia la tua volontà, come in cielo, anche sulla terra”. — Matteo 6:9, 10.

Fra le altre cose, questo Regno eliminerà le condizioni che sono alla radice del lavoro minorile. Eliminerà la povertà. “La terra stessa darà certamente il suo prodotto; Dio, il nostro Dio, ci benedirà”. (Salmo 67:6) Il Regno di Dio farà in modo che tutti ricevano un’istruzione adeguata, basata su sante qualità. “Quando da [Dio] ci sono giudizi per la terra, gli abitanti del paese produttivo certamente imparano la giustizia”. — Isaia 26:9.

Il governo di Dio abolirà i sistemi economici che promuovono la disuguaglianza. Non ci sarà più spazio per discriminazioni razziali, sociali, di età o di sesso, perché la legge fondamentale di quel governo sarà la legge dell’amore, che comprende il comando: “Devi amare il tuo prossimo come te stesso”. (Matteo 22:39) Sotto questo giusto governo mondiale il problema del lavoro minorile sarà eliminato in maniera definitiva!

[Nota in calce]

a Questo non metteva le donne su un piano di inferiorità, come se fossero adatte solo a lavorare in casa o nei campi. La descrizione della “moglie capace” fatta in Proverbi rivela che una donna sposata non si intendeva solo di economia domestica, ma era anche in grado di compiere transazioni immobiliari, mettere su un’impresa agricola e gestire un piccolo commercio. — Proverbi 31:10, 16, 18, 24.

[Riquadro a pagina 12]

La tenutaria di un bordello lascia libere le sue ragazze

PER 15 anni Ceciliab ha posseduto e gestito bordelli in un’isola delle Antille. Comprava dalle 12 alle 15 ragazze per volta, quasi tutte al di sotto dei 18 anni. Queste venivano trattenute contro la loro volontà a motivo di debiti che le loro famiglie avevano fatto. Cecilia pagava tali debiti e prendeva le ragazze perché lavorassero per lei. Con una parte dei soldi che guadagnava in questo modo manteneva le ragazze, e una piccola parte di quei soldi andava pure ad estinguere l’originale prezzo d’acquisto. Le ragazze dovevano lavorare per anni prima di riguadagnarsi la libertà e non potevano mai uscire dalla casa se non scortate da una guardia.

Cecilia ricorda benissimo una ragazza in particolare. La madre di questa prostituta veniva ogni settimana a prendere delle scatole di cibo, cibo che la figlia guadagnava con il suo “lavoro”. La ragazza aveva anche un bambino, e non ce la faceva a ripagare i suoi debiti, per cui non aveva nessuna speranza di tornare ad essere libera. Un giorno questa ragazza si tolse la vita, lasciando un biglietto in cui affidava il figlio alla tenutaria del bordello. Cecilia ha cresciuto il bambino insieme ai suoi quattro figli.

Una delle figlie di Cecilia cominciò a studiare la Bibbia con dei missionari dei testimoni di Geova. Cecilia fu incoraggiata a partecipare allo studio, ma all’inizio rifiutò perché non sapeva leggere e scrivere. Un po’ alla volta, però, sentendo di sfuggita conversazioni bibliche, capì quanto sono grandi l’amore e la pazienza di Dio e cominciò a desiderare il suo perdono. (Isaia 43:25) Spinta dal desiderio di studiare lei stessa la Bibbia, ben presto cominciò a imparare a leggere e scrivere. Man mano che progrediva nella conoscenza della Bibbia capì che doveva conformarsi alle elevate norme morali di Dio.

Un giorno, con sorpresa delle sue ragazze, annunciò loro che erano libere di andarsene! Spiegò che Geova disapprovava molto ciò che facevano. Nessuna di loro pagò il debito che aveva con lei. Due ragazze, però, andarono a vivere con lei. In seguito, un’altra divenne una Testimone battezzata. Sono ormai 11 anni che Cecilia insegna la Bibbia a tempo pieno, aiutando altri ad abbandonare pratiche che disonorano Dio.

[Nota in calce]

b Il nome è stato cambiato.

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