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    Svegliatevi! 1989 | 8 luglio
    • Pagina 2

      Fumare o non fumare: questo è il dilemma. Di solito si presenta quando si è adolescenti. Non c’è nessun obbligo. È una libera scelta. Ma secondo le autorità sanitarie, è una decisione che potrebbe avere gravi ripercussioni sulla vostra vita. Potrebbe anche determinare il tempo e il modo della vostra morte.

      Sorgono perciò importanti domande: È morale fare pubblicità ai prodotti del tabacco? È moralmente giustificabile che nazioni cosiddette cristiane esportino i loro prodotti del tabacco, scaricandoli in altre nazioni? I venditori di sigarette vendono in effetti malattie e morte? E giacché fumare è una scelta, ha veramente importanza?

  • Tabacco e salute: C’è davvero un legame?
    Svegliatevi! 1989 | 8 luglio
    • Tabacco e salute: C’è davvero un legame?

      “Grazie a chi non fuma” Un segno dei tempi.

      “Grazie a chi fuma” Controffensiva su una rivista di una casa produttrice di tabacco.

      LE LINEE di battaglia sono tracciate, penne e computer, strumenti di propaganda, sono all’opera. Le agenzie pubblicitarie inviano i loro contrastanti messaggi. È una guerra che si combatte sul mercato mondiale. È la guerra del tabacco, e la posta in gioco è alta. Miliardi di dollari all’anno. Che fumiate o no, ne sentite gli effetti.

      È una guerra che si combatte su due fronti principali: quello economico e quello sanitario. Per chi è contro il fumo, la salute ha la massima priorità. Per i baroni del tabacco e per coloro che hanno a che fare con l’industria, sono in gioco l’economia, i profitti e il posto di lavoro. Gli animi si accendono. In un aeroporto un fumatore chiese a un astante di fargli accendere. “Spiacente, non fumo”, fu l’innocente risposta. “Non le ho chiesto se fuma!”, replicò con stizza il fumatore.

      Ma cosa c’è alla base della controversia? Il fumo fa veramente così male? Dovreste smettere di fumare?

      Avvertimenti governativi contro il fumo

      La questione del tabacco e dei tumori è oggetto di discussioni da decenni negli Stati Uniti. Negli anni ’60 l’industria del tabacco offrì milioni di dollari per le ricerche al fine, così si disse, di aiutare a stabilire la relazione fra tumori e tabacco e trovare quindi un modo per produrre sigarette senza agenti cancerogeni. Un risultato ha superato probabilmente le previsioni dei produttori di tabacco.

      Nel 1964 il Surgeon general, la massima autorità degli Stati Uniti in campo medico, pubblicò il suo primo rapporto che metteva in guardia contro i pericoli del fumo. Dal 1965 i fabbricanti americani di sigarette sono stati obbligati per legge a stampare sui pacchetti degli avvisi. Dapprima il messaggio aveva toni sfumati: “Avvertimento: Il Surgeon general ha stabilito che il fumo delle sigarette è pericoloso per la salute”. Poi dal 1985 le case produttrici di tabacco hanno dovuto stampare nelle pubblicità e sui prodotti quattro messaggi a rotazione. Cominciano tutti con le parole: “AVVERTIMENTO DEL SURGEON GENERAL”. I diversi messaggi quindi dicono: “Il fumo causa cancro del polmone, disturbi cardiaci, enfisema e può complicare la gravidanza”. (Vedi pagina 4). “Quando una donna incinta fuma possono derivarne danni al feto, parto prematuro e un bambino di peso inferiore alla norma”. “Chi smette ora di fumare riduce notevolmente i gravi rischi per la salute”. “Il fumo delle sigarette contiene ossido di carbonio”.a

      Oltre agli Stati Uniti, anche altri paesi stanno stampando avvisi che riguardano le sigarette. La rivista India Today contiene annunci pubblicitari che includono le parole: “AVVISO PRESCRITTO DALLA LEGGE: IL FUMO DELLE SIGARETTE È NOCIVO PER LA SALUTE”. In Canada veniva scritto a caratteri piccoli: “Avviso: Il dipartimento canadese della Sanità e della Previdenza sociale avverte che il pericolo per la salute aumenta con la quantità di sigarette fumate: non aspirate”. Dal 31 maggio 1988 la pubblicità delle sigarette è vietata in Canada. In Gran Bretagna la pubblicità delle sigarette include le parole: “MEDIO CONTENUTO DI CATRAME [o BASSO CONTENUTO DI CATRAME] Secondo la definizione del Governo di S[ua] M[aestà] PERICOLO: AVVISO sanitario del Governo: LE SIGARETTE POSSONO DANNEGGIARE SERIAMENTE LA SALUTE”. In Italia la pubblicità del tabacco è vietata dal 1962. (Tuttavia negli scorsi vent’anni gli italiani hanno raddoppiato il consumo di sigarette!) Con tutti questi avvertimenti basati su prove scientifiche schiaccianti — oltre 50.000 studi condotti nel corso degli anni — la conclusione inevitabile è: il fumo è pericoloso per la salute!

      Sebbene quello del fumo sia un fenomeno mondiale, non tutti i paesi esigono che siano stampati avvisi sul prodotto. E quando in un’area i mercati si restringono, i giganti del tabacco, con la loro insistente pubblicità, aprono mercati in altri paesi. Nel vostro paese la pubblicità del tabacco fa sentire la sua forte influenza? Le sigarette straniere son fatte apparire più attraenti? Cosa c’è veramente dietro il “grande imbroglio”?

      [Nota in calce]

      a L’ossido di carbonio, un gas inodoro, costituisce dall’1 al 5 per cento del fumo delle sigarette e ha grande affinità per l’emoglobina, la molecola del sangue che trasporta l’ossigeno. Questo gas provoca una riduzione nella quantità indispensabile di ossigeno che dovrebbe circolare nel sangue. Questo può essere pericoloso per chi soffre già di disturbi cardiaci.

      [Riquadro/Immagine alle pagine 4 e 5]

      FUMO e gravidanza

      La rivista sovietica Nauka I Zhizn (Scienza e vita) ha recentemente pubblicato un articolo del dott. Victor Kazmin in cui egli descrive minutamente i pericoli che madre e figlio possono correre se la madre fuma durante la gravidanza. Egli afferma: “Il fumo arreca un enorme danno all’organismo della donna, le cui caratteristiche biologiche lo rendono piuttosto sensibile agli avvelenamenti. Dopo tutto, il fumo di tabacco contiene sostanze che costituiscono una grave minaccia per la salute”.

      Egli afferma che le madri che fumano possono effettivamente avvelenare il loro nascituro. “Analisi di laboratorio hanno rivelato la presenza di veleni — la nicotina e il suo metabolita, la cotinina — nel liquido amniotico di tali donne. Ma la cosa più spaventosa, scoperta col microscopio elettronico, è che nelle donne che fumano durante la gravidanza perfino la struttura del cordone ombelicale cambia; ed è attraverso questo cordone che il feto riceve dalla madre tutto quello di cui ha bisogno per vivere. . . .

      “Se la madre fuma nelle prime due o tre settimane dopo il concepimento, di norma, la parte più colpita è il sistema nervoso centrale dell’embrione . . . Nella quarta o quinta settimana di gravidanza si sviluppa il sistema cardiovascolare. Allora è questo che viene avvelenato per primo”.

      A quale conclusione perviene il dott. Kazmin? “Il fumo di tabacco è molto più pericoloso per il feto che per la madre”. Ne vale la pena? Si rammenti l’avvertimento del Surgeon general: “Il fumo . . . può complicare la gravidanza”. E questo è dir poco.

      [Fonte]

      WHO/American Cancer Society

      [Riquadro a pagina 5]

      FUMO ed enfisema

      L’enfisema è una malattia che riduce progressivamente l’elasticità dei polmoni, rendendo alla fine impossibile espirare una sufficiente quantità di aria viziata. Un manuale di medicina (Columbia University College of Physicians and Surgeons Complete Home Medical Guide) spiega: “[Negli Stati Uniti] sono affetti da enfisema soprattutto gli uomini tra i 50 e i 70 anni che sono stati forti fumatori per anni. In passato le donne non contraevano l’enfisema con la stessa frequenza degli uomini, ma le cose stanno cambiando via via che le donne diventano forti fumatrici”.

      La stessa opera aggiunge: “L’enfisema può essere scambiato per anni per qualcos’altro. Chi è affetto da enfisema probabilmente ha avuto alcuni brutti raffreddori ogni inverno per qualche anno, accompagnato ciascuno da tosse insistente, e forse da bronchite cronica. La tosse spesso persiste e diventa cronica”. Quali sono alcuni altri sintomi dell’enfisema?

      “L’enfisema insorge lentamente. Dapprima c’è una lieve insufficienza respiratoria al mattino e alla sera, e qualche tempo dopo si comincia a far fatica a svolgere varie attività. Una breve camminata è sufficiente per causare l’affanno; salire le scale diventa difficile. Infine, man mano che i polmoni sono sempre meno in grado di inspirare, espirare ed effettuare gli scambi gassosi, si può arrivare al punto che ogni respiro richiede un notevole sforzo e il paziente diventa disabile e incapace di svolgere le normali attività”.

      Lo stesso manuale medico aggiunge che l’enfisema può portare a seri disturbi cardiovascolari. Ne vale veramente la pena? Perché rinunciare al prezioso dono della vita per l’effimero piacere dato dalla nicotina?

  • Venditori di morte: Siete loro clienti?
    Svegliatevi! 1989 | 8 luglio
    • Venditori di morte: Siete loro clienti?

      “I fumatori sono stati avvisati in ogni modo possibile che il fumo uccide, e io sono d’accordo. Penso che uccida. Penso che qualsiasi stupido che manda giù il fumo ne subirà le conseguenze. Non ho mai fumato una sigaretta in vita mia. Ho ammassato una fortuna col tabacco. . . . È così che abbiamo costruito questo paese, vendendo tabacco al resto degli stupidi nel mondo”. James Sharp, vecchio coltivatore di tabacco del Kentucky, in “Merchants of Death, The American Tobacco Industry”, di Larry C. White.

      LA SCHIETTA osservazione riportata sopra dice molto, però non risponde a varie domande. Perché nel mondo oltre un miliardo di persone fumano? Cosa le induce a persistere in un vizio di cui è nota la pericolosità? Dopo tutto, la questione del tabacco è sostanzialmente identica a quella della droga: si basa su domanda e offerta. Se non esiste un mercato redditizio, l’offerta si esaurisce. Perché allora la gente fuma?

      A causa dell’assuefazione. Una volta che l’organismo si abitua alla nicotina, si stabilisce un bisogno quotidiano di dosi regolari. All’assuefazione si unisce l’abitudine. Certe situazioni, divenute abituali, fanno insorgere il desiderio della sigaretta. Può essere non appena uno si alza o con la prima tazza di caffè al mattino, col bicchierino dopo pranzo, o possono essere le pressioni e i rapporti sociali sul lavoro, o nello svago. Decine di abitudini apparentemente insignificanti possono essere la “molla” che induce a fumare.

      Perché fumavano?

      Svegliatevi! ha intervistato vari ex fumatori per cercare di capire il motivo per cui fumavano. Ad esempio, c’è Ray, sui 50 anni, ex timoniere della Marina americana. Egli ha spiegato: “La prima volta che fumai avevo forse 9 anni, ma ne avevo 12 quando cominciai sul serio. Ricordo che fui cacciato dai Boy Scout perché fumavo”.

      Svegliatevi!: “Perché hai cominciato a interessarti del fumo?”

      Ray: “Era una prova di virilità. Vedi, era da uomini fumare. Ricordo che a quei tempi nella pubblicità si vedevano pompieri e poliziotti che fumavano. In seguito in Marina avevo un lavoro snervante nella navigazione e pensai che il fumo mi avrebbe aiutato a superare lo stress.

      “Ne fumavo circa un pacchetto e mezzo al giorno [30 sigarette] e non cominciavo la giornata senza la mia sigaretta. Naturalmente aspiravo il fumo. Non ha senso fumare se non si aspira il fumo”.

      Bill, un newyorkese artista di professione, anch’egli sui 50 anni, dice qualcosa di simile:

      “Cominciai che avevo 13 anni. Volevo assomigliare ai grandi. Una volta divenuto schiavo del fumo, non potei più smettere. Avere una sigaretta era come avere un amico. Infatti, se stavo andando a letto e mi accorgevo di non avere sigarette in casa, mi rivestivo e, qualunque tempo facesse, uscivo e ne compravo un pacchetto per il giorno dopo. Fumavo da uno a due pacchetti di sigarette al giorno. Ammetto che era un vizio. Allo stesso tempo bevevo molto. Pareva che le due cose andassero bene insieme, specie nei bar dove passavo un bel po’ di tempo”.

      Amy, giovane ed estroversa, cominciò a fumare a 12 anni. “In principio furono le insistenze dei compagni. Poi quando avevo 15 anni mio papà morì, e il dispiacere fu un’ulteriore spinta. Ma col passare degli anni fu la pubblicità a influenzarmi, specie quella che diceva: ‘Hai fatto molta strada, baby’. Volevo fare carriera e studiavo per prendere il diploma di infermiera professionale. Ben presto fumavo tre pacchetti di sigarette al giorno. I miei momenti preferiti per fumare erano dopo mangiato e tutte le volte che ero al telefono, il che accadeva spesso”. Notò degli effetti negativi? “La mattina avevo tosse e mal di testa e fisicamente non ero più in forma. Il solo salire le scale per arrivare al mio appartamento mi procurava l’affanno. E avevo appena 19 anni!”

      Harley, ex pilota della Marina ora sessantenne, cominciò a fumare durante la Depressione quando aveva 5 anni! Perché? “Tutti i ragazzi fumavano ad Aberdeen, nel South Dakota, dove sono nato. Se fumavi, eri un duro”.

      Harley non usa mezzi termini nel dire perché fumava: “Nel mio caso, era per il semplice piacere. Inalavo profondamente il fumo e lo trattenevo. Poi mi piaceva fare anelli di fumo. Arrivai al punto di non poter vivere senza la sigaretta. Cominciavo e finivo la giornata con una sigaretta. In Marina fumavo da due a tre pacchetti di sigarette al giorno e una scatola di sigari al mese”.

      Bill, Ray, Amy e Harley hanno smesso di fumare. Altrettanto dicasi di milioni di altri: oltre 43 milioni solo negli Stati Uniti. Ma i venditori di tabacco non si sono dati per vinti. Si propongono continuamente di raggiungere nuovi mercati.

      VOI siete un loro obiettivo?

      Nelle nazioni industrializzate molti uomini hanno smesso di fumare; altri clienti sono morti, o di morte naturale o a causa del fumo stesso; come risultato le case produttrici di tabacco si sono viste costrette a cercare nuovi mercati. In certi casi hanno cambiato le loro strategie pubblicitarie per incrementare le vendite. La sponsorizzazione di avvenimenti sportivi, come tornei di tennis e di golf, è un modo efficace per dare al fumo un’immagine ritenuta pulita. Un altro cambiamento di strategia riguarda i mercati da raggiungere. Siete tra i loro potenziali clienti?

      Obiettivo numero uno: le donne. Per decenni una minoranza di donne ha fumato, seguendo l’esempio di attrici cinematografiche come Gloria Swanson che nel 1917, a 18 anni, fumava già. Infatti ottenne uno dei suoi primi ruoli in un film perché, come disse il regista, “i tuoi capelli, il tuo viso, il modo in cui ti siedi, il modo in cui fumi una sigaretta . . . Sei esattamente quello che voglio”.

      Negli anni ’40 anche Lauren Bacall, protagonista di film insieme a suo marito Humphrey Bogart, fumatore inveterato, fu una seducente propagandista del fumo. Ma il settore femminile del mercato delle sigarette era sempre indietro rispetto a quello maschile. E lo stesso dicasi delle statistiche sul cancro relative alle donne. Ora esse stanno velocemente ricuperando, sia per quel che riguarda il fumo che i tumori al polmone.

      In anni recenti si è manifestata nella pubblicità una nuova tendenza, dovuta in parte al ruolo più competitivo svolto dalle donne nella società nonché alla sottile influenza della pubblicità del tabacco. Quale messaggio viene comunicato alle donne? La Philip Morris, che fabbrica varie marche di sigarette, produce le “Virginia Slims”, per la donna moderna. Lo slogan di questa marca è quello che attirò Amy: “Hai fatto molta strada, baby”. La pubblicità presenta una donna moderna e raffinata con una sigaretta fra le dita. Ora però alcune donne cominciano a chiedersi quanta strada abbiano fatto veramente. Negli scorsi due anni il tasso di mortalità femminile per tumore al polmone ha superato il tasso di mortalità per tumore alla mammella.

      Un’altra marca di sigarette offre alle donne un affare: “5 gratis ogni pacchetto!” “50 gratis ogni stecca!” Alcune riviste femminili includono addirittura tagliandi per avere pacchetti omaggio!

      Le allusioni sessuali sono un altro facile modo per far apparire attraenti le sigarette. Una marca suggerisce: “Accresci il piacere”. Il messaggio include un annuncio in questi termini: “Cercasi straniera alta e scura, scopo relazione duratura. Requisiti: bell’aspetto e ottimo gusto. Firmato: Cerco ansiosamente soddisfazione nel fumo”. La sigaretta presentata è “alta” e con la carta scura. Una sottile allusione?

      Un altro aggancio usato per le donne è la moda. Una marca è decantata come “Una festa di stile e di buon gusto di YVES SAINT LAURENT”. Per le donne che si preoccupano del peso viene usata un’altra esca. La pubblicità presenta la foto di un’esile modella, e le sigarette sono definite “Ultraleggere: lo stile più leggero”.

      Perché i produttori di sigarette mirano alle donne? L’Organizzazione Mondiale della Sanità fornisce un ovvio indizio pubblicando una stima secondo cui “nei paesi in via di sviluppo più del 50 per cento degli uomini ma solo il cinque per cento delle donne fuma rispetto al 30 per cento circa di entrambi i sessi nel mondo industrializzato”. In quei paesi c’è un mercato non sfruttato da cui i produttori di tabacco possono ricavare immensi profitti, indipendentemente dal prezzo che probabilmente si dovrà poi pagare in termini di salute. E i venditori di tabacco stanno avendo successo. Secondo il New York Times, il rapporto del Surgeon general, pubblicato nel gennaio 1989, diceva che ‘i ragazzi, specie le femmine, cominciano a fumare a un’età inferiore’, annoverando anche bambini delle elementari. Un’altra fonte dice che negli Stati Uniti il numero delle adolescenti che fumano è aumentato del 40 per cento in anni recenti. Ma le donne non sono l’unico obiettivo dei venditori di malattie e di morte.

      I neri

      Nel suo libro Merchants of Death — The American Tobacco Industry, Larry C. White dichiara: “I neri sono un buon mercato per i produttori di sigarette. Il Centro Nazionale per le Statistiche sulla Salute mostrava che fino al 1986 la percentuale dei neri che fumavano era più alta di quella dei bianchi [negli Stati Uniti] . . . Non sorprende che i neri fumino in proporzioni più alte di quelle dei bianchi, perché essi sono speciali obiettivi della promozione delle vendite di sigarette”. Perché sono speciali obiettivi? Secondo il Wall Street Journal, sono “un gruppo che tra la popolazione in generale è l’ultimo a togliersi il vizio”. Perciò il cliente nero è spesso un cliente “fedele”: ‘finché morte non ci separi’.

      Cosa fanno le case produttrici di tabacco per rivolgersi particolarmente alla popolazione nera? Lo scrittore White afferma: “C’è molta pubblicità delle sigarette in riviste a orientamento nero come Ebony, Jet ed Essence. Nel 1985 le case produttrici di sigarette spesero 3.300.000 dollari in pubblicità solo su Ebony”. Un produttore di tabacco organizza anche un’annuale sfilata di moda per il mercato femminile nero. Vengono distribuite sigarette omaggio. Un’altra casa un tempo sponsorizzava regolarmente un festival di jazz e continua a finanziare festival musicali popolari fra i neri. Fino a che punto i neri sono uno speciale obiettivo? Un portavoce della Philip Morris ha detto: “Il mercato nero è importantissimo. È molto potente”.

      Ma c’è un mercato anche più importante per i giganti del tabacco: non solo razze o gruppi ma intere nazioni!

      [Testo in evidenza a pagina 7]

      “Avere una sigaretta era come avere un amico”

      [Riquadro a pagina 9]

      FUMO e morbo di Bürger

      Un caso recente verificatosi in Canada, di cui ha parlato il periodico Maclean’s, mette in evidenza un’altra malattia attribuita al fumo. Roger Perron cominciò a fumare a 13 anni. A 27 anni soffriva del morbo di Bürger e dovettero amputargli una gamba sotto il ginocchio. Fu avvertito che se continuava a fumare, la malattia poteva manifestarsi di nuovo. Maclean’s scrive: “Perron tuttavia ignorò l’avvertimento e nel 1983 i medici dovettero amputargli l’altra gamba. Dopo di ciò Perron . . . smise finalmente di fumare”. Adesso ha citato per danni una casa produttrice di tabacco.

      Cos’è il morbo di Bürger? “Colpisce soprattutto gli uomini che fumano. La malattia è caratterizzata da infiammazione delle arterie, delle vene e dei nervi, il che porta a un ispessimento delle pareti dei vasi sanguigni causato da infiltrazione di globuli bianchi. I primi sintomi sono di solito una sfumatura bluastra su un dito delle mani o dei piedi e senso di freddo all’arto colpito. Dato che anche i nervi si infiammano, il paziente può accusare forte dolore e i piccoli vasi sanguigni da essi controllati possono restringersi. I nervi simpatici superattivi possono anche far sudare eccessivamente i piedi, nonostante la sensazione di freddo . . . Ulcere ischemiche e cancrena sono comuni complicazioni del morbo di Bürger, che è una malattia ad andamento progressivo.

      “La causa del morbo di Bürger è sconosciuta, ma visto che insorge soprattutto in soggetti maschili giovani che fumano, si pensa sia una reazione a qualcosa che è nelle sigarette. La terapia più importante è smettere di fumare”. (Il corsivo è nostro). — The Columbia University College of Physicians and Surgeons Complete Home Medical Guide.

      [Riquadro a pagina 9]

      FUMO e attacchi cardiaci

      “Sebbene la maggioranza delle persone conosca bene la relazione che c’è tra il fumo delle sigarette e il tumore al polmone e altre affezioni dell’apparato respiratorio, molti non si rendono ancora conto che il fumo è anche uno dei maggiori fattori di rischio negli attacchi cardiaci. Infatti, il . . . rapporto del Surgeon general sul fumo e la salute calcola che [negli USA] dei decessi dovuti annualmente a malattie cardiovascolari, 225.000 abbiano diretta relazione col fumo: molti di più del numero complessivo di decessi per cancro e malattie polmonari attribuiti al fumo.

      “I fumatori chiedono spesso se le sigarette a basso contenuto di catrame e di nicotina riducano il rischio di malattie cardiovascolari. Sembra che la risposta sia ‘no’. Infatti, alcune sigarette con filtro accrescono la quantità di ossido di carbonio inalata, così che per il cuore sono anche peggiori delle marche senza filtro”. (Il corsivo è nostro). — The Columbia University College of Physicians and Surgeons Complete Home Medical Guide.

      [Immagine a pagina 8]

      La pubblicità del tabacco mira alle donne, e ha successo

  • Il vostro paese è uno degli obiettivi principali?
    Svegliatevi! 1989 | 8 luglio
    • Il vostro paese è uno degli obiettivi principali?

      GLI Stati Uniti acquistano tabacco più a buon mercato da Brasile e Zimbabwe, ma così facendo si ritrovano ad averne in eccedenza. Dove potrebbero dunque venderlo i baroni del tabacco? Nei paesi dell’Africa e dell’Asia. Infatti la rivista Asiaweek riporta: “I paesi asiatici consumano ora circa il 50 per cento del tabacco venduto oltreoceano dall’America, sostituendo Gran Bretagna e Germania Occidentale nel ruolo di mercati principali”.

      E che ricco bottino si prospetta ai venditori di tabacco! Un mercato con una popolazione potenziale di quasi due miliardi di persone entro i prossimi 20 anni. L’attuale popolazione di Cina e India soltanto fa venire il capogiro: circa 1 miliardo e 800 milioni di persone fra tutt’e due! E, come diceva World Health, “mentre i mercati del tabacco diminuiscono in occidente in ragione dell’un per cento all’anno, nei paesi in via di sviluppo l’abitudine al fumo aumenta alla media del due per cento all’anno”. E si ricordi che il mercato in diminuzione ha una popolazione molto inferiore a quella del mercato potenziale che si profila in Oriente. L’industria statunitense del tabacco prevede che in Asia le vendite aumenteranno del 18 per cento entro il Duemila. Ma c’è almeno una barriera: quella tariffaria.

      Due pesi e due misure

      Cosa possono fare le case produttrici di tabacco americane per indurre altri paesi ad accettare le loro sigarette in sovrappiù? Paradossalmente, hanno un alleato che, mentre avverte contro i pericoli del fumo sul territorio nazionale, promuove attivamente la vendita del letale tabacco in altri paesi. Chi è? Il governo degli Stati Uniti!

      Asiaweek spiega: “La mostruosa e malefica macchina dell’industria esportatrice di tabacco si è mossa spalleggiata dal governo americano. . . . L’Ufficio del ministro del Commercio americano . . . ce l’ha messa tutta per abbattere le barriere commerciali e trovare per le ditte americane una via di accesso ai mezzi di informazione asiatici, anche se negli USA la pubblicità delle sigarette è vietata da lungo tempo nell’etere”. La rivista World Health riferisce: “Le case produttrici di tabacco [degli Stati Uniti] esercitano una notevole influenza politica. Hong Kong, Taiwan, Giappone e Corea sono state oggetto di sanzioni commerciali, o della minaccia di tali sanzioni, per indurle ad aprire i loro mercati alla vendita e alla pubblicità dei prodotti del tabacco americani”.

      Peggio ancora, i produttori di tabacco non solo vendono i loro prodotti in Asia ma incrementano anche le vendite con pubblicità insistente. Alcuni paesi, come Taiwan e Corea del Sud, oggetto di pressioni, hanno addirittura tolto il divieto di far pubblicità al tabacco! Ora anche la Cina è ai primi posti nella lista dei paesi presi di mira dai fabbricanti americani di sigarette. Non è strano che a un dirigente di una casa produttrice di tabacco siano state attribuite queste parole: “Sapete cosa vogliamo? Vogliamo l’Asia”. Ma alcuni come vedono queste tattiche americane aggressive?

      Secondo un corrispondente del New York Times, un uomo d’affari coreano si è scagliato “contro l’immoralità degli americani che cercano di costringere i coreani ad accettare le sigarette americane”. E il suo argomento è valido. Mentre l’America ingaggia una guerra contro l’importazione di cocaina e di eroina che sono prodotti basilari per l’economia di alcuni altri paesi, vuole scaricare in altre nazioni questa sua pianta velenosa. Dal momento che l’America afferma di avere alte norme morali, dà forse prova di coerenza rifilando ad altre nazioni, molte delle quali si trovano in ristrettezze economiche, le sue eccedenze di pericolosi prodotti del tabacco?

      Passano al contrattacco

      Alcune nazioni africane come Gambia, Mozambico e Senegal hanno vietato la pubblicità delle sigarette. L’anno scorso il ministro della Sanità in Nigeria disse che il governo nigeriano avrebbe “vietato tutta la pubblicità sui giornali, alla radio, alla televisione e sui tabelloni. Vieteremo il fumo in tutti i luoghi e i mezzi di trasporto pubblici”. Un addetto all’ufficio informazioni nigeriano ha comunicato a Svegliatevi! (nel gennaio di quest’anno) che la questione era ancora in discussione.

      La Cina è una nazione con 240 milioni di fumatori. Le autorità sanitarie prevedono che per il 2025 moriranno due milioni di persone all’anno per malattie attribuibili al fumo. La Cina ha un problema immenso, come ammette la rivista China Reconstructs: “Nonostante il governo cinese abbia vietato la pubblicità delle sigarette, nonostante giornali e riviste avvertano frequentemente dei nocivi effetti del fumo e nonostante il prezzo delle sigarette aumenti perennemente, in Cina il numero dei fumatori continua a salire”. E qual è una delle conseguenze? “Tumori e malattie cardiovascolari e dell’apparato respiratorio sono ora le principali cause di morte in Cina”.

      In alcune parti della Cina offrire sigarette agli ospiti è considerato un segno di ospitalità. Ma a che prezzo per i cinesi! China Reconstructs riferisce: “Esperti in medicina avvertono che l’incidenza del cancro al polmone sta aumentando su vasta scala”. Un esperto cinese afferma: “Stiamo già pagando un prezzo troppo alto”.

      Il potere di coloro che fanno pubblicità al tabacco nasconde tuttavia un altro pericolo: l’insidiosa influenza che esercitano sui mezzi di comunicazione di massa.

      [Immagine a pagina 10]

      Pubblicità contro il fumo a Hong Kong

  • Tabacco e censura
    Svegliatevi! 1989 | 8 luglio
    • Tabacco e censura

      “Basta con la censura! La libertà di parola — inclusa la libertà di fare pubblicità — è un diritto da salvaguardare. La maggioranza degli americani non è favorevole al vietare la pubblicità delle sigarette”.

      — Annuncio di giornale, gennaio 1989, basato su “un sondaggio telefonico condotto su scala nazionale tra 1.500 adulti”. Ma 1.500 persone rappresentano “la maggioranza degli americani”?

      COLORO che fanno pubblicità al tabacco sostengono che la loro pubblicità non inizi la gente al fumo. Essa determinerebbe solo la distribuzione del volume di affari tra le varie marche. Tuttavia, l’attuale aumento registrato tra le fumatrici contesta il loro argomento. Comunque, il potere esercitato da coloro che fanno pubblicità al tabacco nasconde un’altra deleteria influenza.

      In anni recenti i produttori americani di tabacco si sono comprati una certa rispettabilità comprando intere ditte produttrici di generi alimentari e togliendo la parola tabacco dal loro nome sociale. Così l’American Tobacco Company è divenuta American Brands; la R. J. Reynolds Tobacco Company è divenuta recentemente RJR/Nabisco; la Brown and Williamson Tobacco Corporation è divenuta Brown and Williamson Industries. Ma qual è uno dei risultati di questi cambiamenti? Un’ulteriore pressione esercitata dalla pubblicità. In che senso?

      Perfino le riviste dove la pubblicità del tabacco non compare mai devono pensarci due volte prima di pubblicare articoli critici nei confronti del fumo e dei prodotti del tabacco. È vero che non perderanno i proventi derivanti da tale pubblicità. Ma che dire delle altre ditte ora appartenenti ai baroni del tabacco e che fanno pubblicità ai generi alimentari o ad altri prodotti? E che dire degli articoli o delle dichiarazioni che possono mettere in cattiva luce il fumo? Ecco la base per un’autocensura sottile, quasi subliminale.

      Un caso interessante a questo proposito è quello del numero di Newsweek del 6 giugno 1983. I numeri che precedettero e seguirono quello del 6 giugno contenevano da sette a dieci pagine di pubblicità delle sigarette. Ma Newsweek del 6 giugno conteneva un articolo polemico di 4,3 pagine intitolato “Il punto sul fumo”. Quante pagine di pubblicità delle sigarette conteneva quel numero? Nessuna. Lo scrittore White afferma: “Quando i produttori di sigarette seppero dell’intenzione di pubblicare l’articolo, chiesero di togliere la loro pubblicità. La rivista può averci rimesso fino a 1 milione di dollari in pubblicità per avere pubblicato quell’articolo”.

      I proventi della pubblicità sono la linfa vitale di riviste e giornali. I fatti mostrano che prima di pubblicare materiale critico nei confronti dell’industria del tabacco i direttori lo vagliano molto attentamente, e non sempre lo pubblicano. Un divulgatore di articoli sulla salute ha scritto: “Se metto il fumo in una lista di fattori che causano, per esempio, disturbi cardiaci, il direttore lo metterà in fondo alla lista o lo toglierà del tutto”. Come si suol dire, “bisogna attaccare l’asino dove vuole il padrone”. L’autocensura è all’ordine del giorno.

      Fatto degno di nota, il Wall Street Journal riferì che in un periodo di sei anni nel quale due riviste per neri avevano fatto pubblicità al tabacco, nessuna delle due aveva pubblicato articoli che trattavano direttamente il fumo e la salute. Una semplice coincidenza? È chiaro che le riviste che fanno pubblicità ai prodotti del tabacco difficilmente possono mordere la mano che le nutre. Così si astengono dal far luce sui pericoli del fumo.

      Questo esame del soggetto del tabacco, del fumo e della pubblicità ci permette di vedere che sono in gioco molte cose. Per i coltivatori di tabacco, sono in gioco i mezzi di sussistenza. Per i baroni del tabacco, i venditori, sono in gioco i loro pingui guadagni. Per i governi, sono in gioco i proventi delle tasse. E per i milioni di fumatori, sono in gioco la salute e la vita.

      Se fumate o state pensando di cominciare a fumare, è una vostra scelta. Come vi rammenteranno i magnati americani del tabacco, fumare è un vostro diritto costituzionale. Ma ricordate: ciò significa che è anche un vostro diritto costituzionale rischiare di morire di tumore al polmone o alla gola, di malattie cardiovascolari, di enfisema, di morbo di Bürger (vedi pagina 9) e di un gran numero di altre letali malattie. D’altro canto, se volete smettere di fumare, cosa potete fare? Cosa ci vuole? Un motivo!

      [Immagine a pagina 12]

      Il Surgeon general Koop ha ripetutamente messo in guardia contro i pericoli del consumo di tabacco

      [Fonte]

      Public Health Service photo

  • Fumo: Il punto di vista cristiano
    Svegliatevi! 1989 | 8 luglio
    • Fumo: Il punto di vista cristiano

      OVVIAMENTE la Bibbia non menziona né il tabacco né il fumo, visto che nell’antico Medio Oriente erano sconosciuti. Infatti la pianta del tabacco è oriunda dell’America Meridionale, del Messico e delle Indie Occidentali, e fu introdotta nel resto del mondo solo a metà del XVI secolo.

      Significa questo che la Bibbia non dica nulla che abbia attinenza col fumo? Tutt’altro. Essa enuncia chiaramente princìpi che hanno un’applicazione universale e indicano la condotta da seguire. Quali sono alcuni di questi princìpi basilari?

      Amore di Dio e del prossimo

      La principale forza motivante del cristiano dev’essere ciò che disse Gesù: “‘Devi amare Geova tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima e con tutta la tua forza e con tutta la tua mente’, e, ‘il tuo prossimo come te stesso’”. — Luca 10:27.

      Come si può amare Dio con tutto il cuore, l’anima, la mente e la forza se si intaccano deliberatamente le proprie facoltà con un’abitudine, un vizio, che conduce a malattie e morte premature? Come si mostra di apprezzare il divino dono della vita se si aspira una droga che dà luogo ad assuefazione come la nicotina? Dio ha dato “a tutti la vita e il respiro”. (Atti 17:24, 25) Dovremmo contaminare il respiro che Dio ci ha dato? Dal punto di vista di Dio è veramente un vizio, un’“abitudine inveterata e [una] pratica costante di ciò che è male”. — Il Nuovo Zingarelli, XI ediz.

      Come si può dire che chi fuma mostri amore per il prossimo quando l’alito pesante del fumatore e il fumo contaminano gli abiti e l’aria tutt’intorno? Che dire dei vicini più prossimi del fumatore, il coniuge e i figli? È una dimostrazione d’amore seguire una condotta che potrebbe portare a una morte precoce, lenta e dolorosa di cui essi devono essere spettatori? Si mostra considerazione cristiana per gli altri obbligandoli a fumare loro malgrado, aspirando le esalazioni venefiche del fumatore? Non è strano che l’orto botanico di Blanes, in Spagna, abbia la pianta del tabacco nella sezione delle piante velenose!

      Che dire dell’amore di se stessi? È giusto amare se stessi fino al punto di aver cura della propria salute fisica, mentale e spirituale. L’apostolo Paolo dichiarò che “nessun uomo odiò mai la propria carne, ma la nutre e ne ha tenera cura”. Si mostra amore per se stessi praticando un vizio che mina lentamente la salute? — Efesini 5:28, 29.

      Geova Dio ha promesso che ci saranno ‘nuovi cieli e nuova terra in cui deve dimorare la giustizia’. (2 Pietro 3:13) Sarà un nuovo mondo pulito, senza alcuna forma di inquinamento. Allora il fumo non sarà permesso e nemmeno desiderato; quindi perché fumare adesso? A questo proposito si applica logicamente il consiglio di Paolo: “Poiché abbiamo queste promesse, diletti, purifichiamoci dunque da ogni contaminazione di carne e di spirito, perfezionando la santità nel timore di Dio”. (2 Corinti 7:1) La nicotina contamina letteralmente la carne. Il fumo rende impossibile al cristiano presentare il suo corpo a Dio “in sacrificio vivente, santo, accettevole a Dio, sacro servizio con la [sua] facoltà di ragionare”. (Romani 12:1) La facoltà di ragionare dice che il fumo è nocivo e va contro i princìpi cristiani. Per chi vuole piacere a Dio questo è dunque il motivo principale per smettere di fumare.

      Perché hanno smesso?

      Nel mondo ci sono milioni di persone che hanno smesso di fumare. Si può smettere. Ma come? Cosa occorre? Un forte motivo. Nel caso di molti, questo motivo è la salute, il rispetto di sé e l’amore per la famiglia. Ma altri hanno anche un motivo religioso: il desiderio di piacere a Dio.

      Che dire dunque di Ray, Bill, Amy e Harley, menzionati nel secondo articolo? Perché hanno smesso di fumare?

      Bill, che prima era un artista barbuto e capellone, studiò la Bibbia con i testimoni di Geova. E poi? “Decisi che volevo avere l’approvazione di Dio e servirlo con corpo e mente puri. Diedi un taglio al fumo. Non cessai gradualmente. Il 1º gennaio 1975 tirai l’ultima boccata da una sigaretta e poi gettai via il pacchetto. Da allora la mia salute è migliorata. Soffro ancora un po’ di enfisema. Ma da quando ho smesso di fumare perfino la mia percezione dei colori è migliorata”.

      Amy, l’infermiera professionale, spiega come ha smesso. “Ho assistito a interventi a cuore aperto e ho visto polmoni di ogni genere: rosa e sani, scuri e avvelenati. Anche se vedevo quei polmoni orribilmente malati, che sembravano impregnati di pepe nero, non smettevo ugualmente di fumare. Ingannavo me stessa, dicendomi: ‘Sei ancora giovane. A te non succederà’.

      “Poi nel 1982 sentii il bisogno di mettere ordine nella mia vita e cominciai a studiare la Bibbia con i Testimoni. Anche se abitavo presso una Testimone, me ne andavo in terrazza a fumare di nascosto! Così dovetti ingaggiare una lotta con me stessa. Pregai a lungo e con fervore. Ma una volta presa la decisione fu facile. I primi due giorni mi misero a dura prova, ma la preghiera costante fu ciò che mi aiutò a uscirne”.

      Harley, l’ex pilota della Marina, fece fatica a liberarsi dell’assuefazione alla nicotina. “Cercai di smettere gradualmente, ma non funzionò. Poi quando decisi che volevo battezzarmi come testimone di Geova, smisi di colpo. Per due o tre giorni fu tremendo. Ero nervoso, teso e arrabbiato. Quanto desideravo una sigaretta! Poi un Testimone mi diede degli ottimi consigli. ‘Quando senti il desiderio della sigaretta, quello è il momento di pregare Geova perché ti aiuti’. Funzionò. Un altro pensiero che mi colpì fu: ‘Potrei immaginare Gesù con una sigaretta in bocca?’ Era fuori questione. Ma mi rendo conto che chi fuma ha bisogno di un forte motivo per smettere. Ero solito dire a mia madre: ‘Mamma, danneggio solo me stesso’. In realtà danneggiavo anche lei, in più di un modo”.

      Neppure per Ray, l’ex timoniere della Marina, fu facile smettere di fumare. “Prima di conoscere i testimoni di Geova avevo cercato varie volte di smettere, ma non c’ero mai riuscito. Stavo sempre in mezzo a gente che fumava ed era difficile rifiutare la sigaretta che mi veniva offerta. Ma quando conobbi la verità della Bibbia, desiderai servire Geova, come aveva fatto Cristo. Così smisi in un giorno. Per due settimane fu una sofferenza. Il mio corpo chiedeva la nicotina. Ma che differenza! All’improvviso avevo di nuovo energie illimitate. Mi sentivo bene. Ero di nuovo padrone della situazione”.

      Ne vale la pena?

      Il buon senso suggerisce di abbandonare qualsiasi pratica nociva. Ma quando si parla di fumo, è troppo poco dire che è nocivo. È letale, mortifero. È velenoso. Patrick Reynolds, erede di una fortuna accumulata col tabacco, nella sua deposizione davanti a una sottocommissione del Congresso americano ha detto: “Credo che la pubblicità delle sigarette equivalga a promuovere la vendita di un prodotto tossico e che sia morale, giusto e appropriato eliminare tutta la pubblicità delle sigarette”.

      Per i cristiani che desiderano avere l’approvazione di Dio, è senz’altro morale, giusto e appropriato eliminare dalla propria vita non solo la pubblicità del tabacco, ma qualsiasi prodotto del tabacco. Sigarette (“sicure” e non), sigari, tabacco da pipa e da fiuto: tutte queste sostanze provengono dalla stessa pianta velenosa contenente nicotina: quella del tabacco. E non ne avete bisogno per dimostrare di ‘aver fatto molta strada’ o per provare gioia e piacere nella vita. Avvelenarsi non è indice di raffinatezza, qualunque cosa vi dicano i venditori di malattie e di morte!

      [Riquadro a pagina 15]

      Rinunciano al commercio del tabacco

      Nel 1875 R. J. Reynolds fondò nella North Carolina (USA) una casa produttrice di tabacco da masticare. Nel 1913 fecero la loro prima sigaretta: la Camel. Gli affari prosperarono e negli Stati Uniti questa casa divenne seconda solo alla Philip Morris per vendite di sigarette ed entità di guadagni. Il pronipote del fondatore è Patrick Reynolds, ora poco più che quarantenne. Dopo aver fumato per 15 anni, fece scoppiare una bomba nel mondo del tabacco.

      Nel 1986 comparve davanti a una sottocommissione del Congresso americano per deporre contro il fumo! Da allora ha partecipato regolarmente alle campagne contro l’uso di tabacco. Da cosa è nata la sua avversione per il prodotto che ha fatto la fortuna della sua famiglia? Ricordare che da ragazzo ha visto suo padre, un forte fumatore, morire lentamente di enfisema. Patrick ha detto: “I ricordi che ho di mio padre sono tutti di un uomo sempre col fiato grosso e che contava i giorni che gli restavano da vivere”.

      Patrick decise di fare qualcosa di concreto riguardo alla sua vita. “Capii che potevo cambiare le cose e fare qualcosa di utile nella vita”. Disse che continuare a promuovere la vendita di prodotti di cui è dimostrata la nocività sarebbe stato “chiaramente immorale”.

      “Se la mano che un tempo mi nutriva è l’industria del tabacco, allora la stessa mano ha ucciso milioni di persone e continuerà a ucciderne altri milioni se la gente non prenderà coscienza dei pericoli delle sigarette”. — The New York Times, 25 ottobre 1986.

      David Goerlitz è il modello diventato famoso grazie alla pubblicità delle sigarette Winston. Ha smesso di fare pubblicità alle sigarette e ora è un portavoce della Società Americana contro i Tumori. Cosa lo ha fatto cambiare? In un’intervista televisiva trasmessa il 29 dicembre 1988 disse: ‘Sono andato a trovare mio fratello malato di cancro in un ospedale di Boston. Ho visto da vicino gli effetti del mio lavoro: malati di tumore che soffrivano a causa del fumo. Ho visto gli effetti devastanti sulle vittime del fumo e sulle vittime delle vittime, i familiari. Ho visto uomini sui quarant’anni senza capelli, con tubi infilati nella gola e nello stomaco. Mi sono sentito colpevole e ho deciso di smettere di fare pubblicità al tabacco’.

      [Immagine a pagina 14]

      “Ho assistito a interventi a cuore aperto e ho visto polmoni di ogni genere”

  • Dieci modi per smettere di fumare
    Svegliatevi! 1989 | 8 luglio
    • 1. Abbiate un valido motivo. Abbiate buone e fondate ragioni per volere smettere: amor proprio, preoccupazione per la vostra salute, presente e futura, preoccupazione per i vostri cari che sono danneggiati dal vostro pericoloso vizio, desiderio d’essere puri, fisicamente e moralmente, davanti a voi stessi e a Dio.

      2. Fissate una data per smettere, e rispettatela. Smettete di colpo; il dolore è immediato, ma la ferita guarisce in fretta.

      3. Compite passi concreti per togliervi il vizio. Fate a pezzi tutte le sigarette che avete in casa e versateci sopra dell’acqua. Fate lavare tutti gli abiti che puzzano di tabacco. Ricominciate da capo, sentitevi rinvigoriti!

      4. Evitate gli ambienti saturi di tabacco e gli amici che fumano mentre ha luogo la vostra totale disassuefazione dalla nicotina. Visitate luoghi dove è vietato fumare, come musei e biblioteche.

      5. Conservate il denaro che avreste speso nel tabacco e dopo un mese contatelo! Comprate qualcosa di cui avete bisogno. Oppure fate un regalo a qualcuno che amate e che pure potrà rallegrarsi della vostra vittoria.

      6. Nei momenti in cui prendereste normalmente una sigaretta tenetevi occupati a fare qualcosa. Masticate gomma americana (non alla nicotina) o succhiate caramelle alla menta quando siete attanagliati dal desiderio di fumare. Dopo aver mangiato, lavatevi i denti invece di fumare. Fate una passeggiata, scrivete lettere, cucite, occupatevi del giardino, fate riparazioni, pulite l’automobile, ecc.

      7. Quando siete nervosi o sotto pressione, respirate profondamente e lentamente. Anziché prendere una sigaretta, bevete acqua e succhi di frutta in abbondanza. I liquidi purificano.

      8. Fate esercizio fisico entro i limiti consentiti dalle vostre forze. Chiedete prima al vostro medico cosa è ragionevole fare. Le vostre migliorate condizioni fisiche vi saranno di incoraggiamento.

      9. Riducete il consumo di alcool. Alcool e sigarette spesso “vanno a braccetto”, visto che l’alcool può far nascere il desiderio di fumare. Evitate quelle occasioni in cui questo può accadere. Osservate con occhio critico la pubblicità delle sigarette: analizzatene la superficialità e la doppiezza. Non fatevi ingannare di nuovo.

      10. Se intendete diventare testimoni di Geova, pregate Dio sinceramente per avere il suo aiuto e poi agite in conformità alle vostre preghiere. Non aspettatevi un miracolo; fate in modo che avvenga.

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