-
Pagina 2Svegliatevi! 1990 | 8 marzo
-
-
Per secoli Spagna e cattolicesimo sono sembrati così inseparabili come la Madonna e il bambino. La trionfale visita del papa nel 1982, durante la quale milioni di spagnoli acclamarono Giovanni Paolo II con le parole Totus tuus (Tutto tuo), parve confermare la devozione di quel paese alla fede tradizionale.
Ma passata l’euforia, persistevano inquietanti contraddizioni: alcune radicate nella storia, altre, frutto dei nostri tempi. Nei seguenti articoli verranno prese in esame alcune di queste contraddizioni e le loro cause oltre a ciò che esse comportano per la chiesa spagnola un tempo onnipotente.
[Fonte dell’immagine a pagina 2]
Agencia EFE
-
-
La Chiesa Cattolica in Spagna: Le contraddizioniSvegliatevi! 1990 | 8 marzo
-
-
La Chiesa Cattolica in Spagna: Le contraddizioni
Dal corrispondente di Svegliatevi! in Spagna
“Le cose sono di rado come sembrano”. Questa osservazione di sir William Gilbert ben descrive la chiesa della Sagrada Familia a Barcellona (che si vede a pagina 10). I maestosi campanili nascondono un interno vuoto: dopo cent’anni di lavori, di questa chiesa c’è ancora soltanto l’esterno. Anche il cattolicesimo spagnolo è un curioso miscuglio di forza e di vuoto, come rivelano i seguenti commenti fatti da spagnoli:
“Giovanni XXIII? Il nome non mi è nuovo. Era un re?”, ha detto Cristina, un’adolescente spagnola che non aveva mai sentito parlare di questo famoso papa.
Il tassista madrileno José Luis e sua moglie Isabel, che si vedono di rado in chiesa, sono andati in parrocchia per battezzare il loro bambino. “Perché volete battezzare vostro figlio?”, gli hanno chiesto. “Perché siamo cattolici”, ha risposto il padre. Tuttavia, dietro qualche insistenza, ha ammesso che la ragione principale era quella di evitare problemi con la famiglia.
CHI visitasse la Spagna durante la Settimana Santa potrebbe rimanere colpito dalle processioni che si svolgono nelle città da un capo all’altro del paese. Ma alcuni spagnoli — specie i più giovani — sanno poco o nulla della religione che professano.
L’analfabetismo religioso è spesso accompagnato dall’indifferenza religiosa. Sebbene la maggioranza degli spagnoli ricorra alla chiesa per battesimi, matrimoni e funerali — e si consideri in effetti cattolica — vivere secondo i precetti di Roma è un’altra cosa.
Anche se i genitori battezzano i figli, di rado si sentono costretti a insegnare loro la dottrina cattolica. Le coppie sposate celebrano probabilmente il loro matrimonio in chiesa, ma di rado si sentono in dovere di seguire l’insegnamento della chiesa nelle questioni coniugali. E il 10 per cento di quelli che dicono di essere cattolici non crede neppure in un Dio con un’identità personale.
Questa situazione non sorprende del tutto, se si pensa alla vecchia ma contraddittoria relazione fra la Spagna e la chiesa. Descritta come “la luce [del concilio] di Trento, il martello degli eretici e la spada di Roma” di un tempo, la Spagna ha anche dato luogo alla “più sanguinosa persecuzione subita dalla Chiesa Cattolica in tutta la sua esistenza”, afferma un professore di storia contemporanea all’Università di Deusto (Vizcaya).
Nel XVI secolo il denaro e gli eserciti spagnoli difesero il cattolicesimo europeo contro l’ondata protestante, ma nel 1527 Roma e lo stesso Vaticano furono messi a sacco senza pietà dall’esercito di Carlo V, sovrano del Sacro Romano Impero nonché re di Spagna.a Carlo, come altri sovrani spagnoli, ignorava spensieratamente tutti quei decreti vaticani che non gradiva.
Il cattolicesimo spagnolo, indipendente e anche esclusivo, deve queste contraddizioni a una singolare relazione esistente fra Chiesa e Stato, nata quando entrambi erano all’apice della potenza.
[Nota in calce]
a Dopo il sacco di Roma del 1527, Carlo tenne papa Clemente VII praticamente prigioniero a Castel Sant’Angelo, a Roma, per sette mesi.
-
-
La Chiesa Cattolica in Spagna: Poteri e privilegiSvegliatevi! 1990 | 8 marzo
-
-
La Chiesa Cattolica in Spagna: Poteri e privilegi
“Il Signore ha lasciato a Pietro il governo non solo della Chiesa ma del mondo intero”. — Papa Innocenzo III.
QUANDO Innocenzo III scrisse queste parole al principio del XIII secolo, la Chiesa Cattolica medievale aveva raggiunto l’apice della potenza. Ma la strada del potere temporale era stata lastricata con alleanze politiche anziché con quelle spirituali. E questo in Spagna più che in qualsiasi altro posto.
La chiesa spagnola si impadronì del potere e dei privilegi unendo le sue forze a quelle dello Stato.
Unità religiosa: uno strumento politico
Nel 1479, dopo essere stata per secoli sotto il dominio di regni divisi e ribelli, quasi tutta la Spagna fu unita sotto il dominio di Ferdinando e Isabella. Ma come avrebbe fatto la nuova nazione a realizzare unità di pensiero e di intenti? Ferdinando si procurò l’aiuto della chiesa. Nel 1478 era stata instaurata l’Inquisizione con l’appoggio del papa. Ora, controllata dal re e gestita dalla chiesa, essa si dimostrò una delle armi più potenti che fossero mai state escogitate per soffocare il dissenso religioso e politico. Sottomessi rapidamente al suo giogo tutti i cattolici spagnoli battezzati, l’unica cosa che ancora ostacolava l’unità erano i vari milioni di non battezzati: ebrei e mori.
Nel 1492, dietro le insistenze dell’inquisitore generale Torquemada, Ferdinando e Isabella ordinarono l’espulsione dalla Spagna di tutti gli ebrei non battezzati. Dieci anni dopo furono espulsi anche tutti i mori che rifiutavano di diventare cattolici. Il frate Bleda descrisse l’esodo forzato dei musulmani come “‘il più glorioso evento della Spagna dal tempo degli Apostoli. Ora’, egli aggiungeva, ‘l’unità religiosa è assicurata e, senza dubbio, sta per sorgere un’era di prosperità’”. (Storia della Civiltà, La Riforma, di Will Durant, Mondadori, 1959, trad. di C. Bai Lopizzo, p. 292) La España Católica era divenuta una realtà, e come riconoscimento papa Alessandro VI conferì a Isabella e Ferdinando il titolo di “sovrani cattolici”.
Conseguita l’unità religiosa in patria, la chiesa spagnola allargò i suoi orizzonti. Sotto la protezione dei reali spagnoli, Cristoforo Colombo aveva appena scoperto nuove terre e nuovi popoli nelle Americhe. Frati domenicani e francescani accompagnarono i conquistadores nel Nuovo Mondo, decisi a portare i pagani in seno alla chiesa.
A Cortés, il conquistatore del Messico, fu detto che il principale obiettivo delle sue spedizioni era quello di servire Dio e diffondere la fede cristiana. Ciò nondimeno egli ammise francamente: “Io sono venuto per l’oro”. Forse la maggioranza dei conquistatori aveva motivi contrastanti, simili a quelli espressi da uno di loro: “Siamo venuti qui per servire Dio, ma anche per diventare ricchi”.
Prima di intraprendere la conquista di una certa regione, i conquistadores leggevano ad alta voce — agli orecchi dei nativi o meno — un documento dal titolo Los requisitos in base al quale i nativi erano invitati a riconoscere che la chiesa governava il mondo e che il re di Spagna ne era il rappresentante. Se non veniva riconosciuto, questo bastava per considerare l’impresa militare di colonizzazione una “guerra giusta”.
Furono battezzati milioni di nativi, molti immediatamente dopo la conquista. Successivamente preti e frati collaborarono coi sovrani spagnoli nel governare le colonie. Lo storico della chiesa Paul Johnson ha osservato: “La Chiesa Cattolica era un settore del governo spagnolo, nelle Americhe più che in qualsiasi altro luogo. . . . In cambio la Chiesa esigeva protezione, privilegi e l’incrollabile devozione della corona alla fede ortodossa”.
Così per la fine del XVI secolo la chiesa in Spagna era divenuta la più potente chiesa nazionale della cristianità. Esercitava un controllo religioso assoluto su tutta la Spagna e su una vasta parte del Nuovo Mondo. Ma i singolari poteri e privilegi di cui godeva condussero inevitabilmente ad abusi più evidenti che in altri paesi.
[Testo in evidenza a pagina 5]
“Siamo venuti qui per servire Dio, ma anche per diventare ricchi”
-
-
La Chiesa Cattolica in Spagna: Gli abusi di potereSvegliatevi! 1990 | 8 marzo
-
-
La Chiesa Cattolica in Spagna: Gli abusi di potere
“Quanto più grande il potere, tanto più pericoloso l’abuso”. Edmund Burke.a
L’UOMO che esercitò il massimo potere nell’Europa del XVI secolo fu Filippo II, re cattolico di Spagna. Il suo vasto impero, “su cui non tramontava mai il sole”, si estendeva dal Messico alle Filippine, dai Paesi Bassi al Capo di Buona Speranza.
Ma le sue ambizioni erano più religiose che politiche: difendere il cattolicesimo in Europa e divulgare la sua dottrina in tutto l’impero. Educato da sacerdoti, era convinto che la Chiesa Cattolica fosse l’estremo baluardo della sua monarchia e della civiltà stessa. Soprattutto, era un figlio della chiesa.
Per promuovere la causa del cattolicesimo, diede il suo beneplacito ai crudeli metodi dell’Inquisizione; combatté i protestanti nei Paesi Bassi e gli “infedeli” turchi nel Mediterraneo; sposò di malavoglia Maria Tudor, una regina inglese malaticcia, nel vano tentativo di darle un erede cattolico; in seguito inviò l’“invincibile” Armada, che però fu sconfitta, per strappare l’Inghilterra dall’ovile protestante; e alla sua morte lasciò il paese sull’orlo della bancarotta, nonostante le massicce quantità d’oro che venivano inviate dalle colonie.
L’Inquisizione: tre secoli di repressioni
Dopo il re, l’uomo più potente della Spagna era l’inquisitore generale. Il suo compito era quello di salvaguardare la purezza e l’ortodossia del cattolicesimo spagnolo. In quanto ai non ortodossi, o tenevano per sé le proprie idee o prendevano la via dell’esilio, purché non li trovassero prima gli agenti dell’Inquisizione. Tutti, eccezion fatta possibilmente per il re, erano soggetti al potere e agli abusi dell’Inquisizione: neppure la gerarchia cattolica era al di sopra di ogni sospetto.
L’arcivescovo di Toledo rimase sette anni in prigione sulla base di prove assolutamente inconsistenti, e questo nonostante le ripetute proteste del papa. Nessuno in Spagna osò parlare in sua difesa. Si sosteneva che ‘è meglio che un innocente sia condannato piuttosto che l’Inquisizione sia disonorata’.
L’Inquisizione seguì i conquistadores nelle colonie spagnole d’America. Nel 1539, solo pochi anni dopo la conquista del Messico, il capo azteco Ometochtzin fu accusato di idolatria, in base alle prove fornite dal suo stesso figlio di dieci anni. Nonostante si fosse appellato alla libertà di coscienza, venne condannato a morte. Sia in Spagna che nelle colonie la Bibbia nella lingua volgare fu proibita. Nel 1541 Jerónimo López scriveva: “È un errore pericolosissimo insegnare le scienze agli indios e lo è ancor più mettere la Bibbia . . . nelle loro mani. . . . Molti si sono persi in questo modo nella nostra Spagna”.
Per tre secoli l’Inquisizione mantenne la sua ferrea vigilanza sulla Spagna e sul suo impero finché non rimase senza denaro e senza vittime. E senza le vittime, che erano costrette a pagare forti somme, l’intera macchina si fermò.b
Venti di cambiamento
Con la fine dell’Inquisizione la Spagna del XIX secolo vide crescere il liberalismo e diminuire progressivamente il potere cattolico. Le terre della chiesa — che fino a quel tempo costituivano un terzo di tutte le terre coltivate — vennero confiscate dai successivi governi. Negli anni ’30 del nostro secolo il primo ministro Azaña, socialista, dichiarò: “La Spagna non è più cattolica”, e il suo governo agì di conseguenza.
La chiesa venne separata completamente dallo Stato, e il clero smise di ricevere sovvenzioni. L’istruzione non sarebbe più stata religiosa, e vennero perfino introdotti il matrimonio civile e il divorzio. Il cardinale Segura deplorò questo ‘duro colpo’ e temette per la sopravvivenza della nazione. Sembrava che il cattolicesimo fosse destinato a un inevitabile declino quando, nel 1936, la nazione fu sconvolta da un’insurrezione militare.
La guerra civile: una spietata crociata
I generali dell’esercito responsabili del colpo di stato erano mossi da ragioni politiche, ma il conflitto assunse ben presto risvolti religiosi. Entro poche settimane dall’insurrezione, la chiesa, il cui potere era già stato indebolito dalle recenti leggi, divenne improvvisamente il bersaglio di estesi e spietati attacchi.c Migliaia di preti e frati furono uccisi da fanatici che si opponevano al colpo di stato militare e che mettevano la chiesa spagnola sullo stesso piano di una dittatura. Chiese e monasteri furono saccheggiati e bruciati. In alcune parti della Spagna vestire l’abito talare equivaleva a firmare la propria condanna a morte. Era come se il mostro dell’Inquisizione si fosse levato dalla tomba per inghiottire i suoi propri progenitori.
Di fronte a questa minaccia, la chiesa spagnola si rivolse ancora una volta alle potenze secolari — in questo caso ai militari — perché difendessero la sua causa e riportassero la nazione all’ortodossia cattolica. Ma prima bisognava far apparire la guerra civile come una “guerra santa”, una “crociata” in difesa del cristianesimo.
Il cardinale Gomá, arcivescovo di Toledo e primate di Spagna, scrisse: “La guerra di Spagna è una guerra civile? No. È la lotta dei senza Dio . . . contro la vera Spagna, contro la religione cattolica”. Definì il generale Franco, capo degli insorti, lo “strumento con cui Dio realizzerà i suoi progetti sulla terra”. Altri vescovi spagnoli espressero opinioni simili.
Naturalmente la verità non era così semplice. Anche molti che combattevano dalla parte dei repubblicani erano cattolici sinceri, specie nella regione basca, tradizionale roccaforte del cattolicesimo. Così nella guerra civile cattolici combattevano contro altri cattolici: tutto per la causa del cattolicesimo spagnolo, stando alla definizione che i vescovi davano del conflitto.d
Quando alla fine invasero le Province Basche, le forze di Franco giustiziarono 14 sacerdoti e ne misero molti altri in prigione. Il filosofo francese Jacques Maritain, scrivendo in merito alle atrocità commesse contro i cattolici baschi, osservò che “la Guerra Santa odia i credenti che non combattono con più fervore dei non credenti”.
Dopo tre anni di atrocità e spargimenti di sangue compiuti da ambo le parti, la guerra civile finì, con la vittoria delle forze di Franco. Persero la vita da 600.000 a 800.000 spagnoli, molti di essi a causa delle spietate rappresaglie compiute dai vincitori.e Per nulla sconcertato, il cardinale Gomá dichiarò in una lettera pastorale: “Nessuno può negare che l’autorità che ha deciso questa guerra è stata Dio stesso, la sua religione, i suoi statuti, la sua legge, la sua esistenza e la sua influenza ricorrente nella nostra storia”.
Da che venne instaurata l’Inquisizione nel XV secolo fino al tempo della guerra civile spagnola (1936-39), salvo poche eccezioni, Chiesa e Stato avevano fatto causa comune. Indubbiamente questa alleanza tutt’altro che sacra era servita ai loro reciproci interessi. Ciò nondimeno, cinque secoli di potere temporale — e gli abusi che li avevano accompagnati — avevano fortemente indebolito l’autorità spirituale della chiesa, come mostrerà l’articolo che segue.
[Note in calce]
a Dizionario di citazioni, a cura di Elena Spagnol, Feltrinelli, 1971, p. 10.
b L’ultima vittima fu un povero maestro di scuola impiccato a Valencia nel 1826 per avere usato la frase “Dio sia lodato” invece di “Ave Maria” nelle preghiere a scuola.
c Secondo un rapporto ecclesiastico compilato dal canonico Arboleya nel 1933, gli operai consideravano la chiesa parte intrinseca della classe ricca e privilegiata che li sfruttava. Arboleya spiegò: “Le masse hanno abbandonato la Chiesa perché la consideravano il loro più grande nemico”.
d Alcuni sacerdoti cattolici combatterono effettivamente nell’esercito di Franco. Il parroco di Zafra, nell’Estremadura, divenne particolarmente famoso per la sua brutalità. Altri sacerdoti invece protestarono coraggiosamente contro l’uccisione di coloro che erano sospettati di simpatizzare per i repubblicani, e per questo almeno un sacerdote fu giustiziato. Il cardinale Vidal y Barraquer, che cercò di mantenersi imparziale per tutta la durata del conflitto, fu costretto dal governo di Franco a restare in esilio fino alla sua morte avvenuta nel 1943.
e È impossibile ottenere cifre esatte e i calcoli sono approssimativi.
[Riquadro a pagina 8]
La guerra civile spagnola
Le dichiarazioni dei vescovi
Subito dopo lo scoppio della guerra (1936), il cardinale Gomá descrisse il conflitto come una lotta fra “Spagna e anti-Spagna, religione e ateismo, civiltà cristiana e barbarie”.
La Guerra de España, 1936-1939, pagina 261.
Il vescovo di Cartagena disse: “Benedetti i cannoni, se il Vangelo fiorisce nelle brecce che essi aprono”.
La Guerra de España, 1936-1939, pagine 264-5.
Il 1º luglio 1937 i vescovi spagnoli emanarono congiuntamente una lettera che indicava la posizione cattolica nei confronti della guerra civile. Fra l’altro, diceva quanto segue:
“La chiesa, nonostante il suo spirito pacifico, . . . non potrebbe rimanere indifferente alla lotta. . . . In Spagna non c’era nessun altro modo per ristabilire la giustizia e la pace e per riavere i benefìci che da esse derivano se non attraverso il Movimento nazionale [le forze fasciste di Franco]”.
“Crediamo che il nome Movimento nazionale sia appropriato, prima a motivo del suo spirito, che rispecchia il modo di pensare della stragrande maggioranza degli spagnoli, ed è la sola speranza dell’intera nazione”.
Enciclopedia Espasa-Calpe, supplemento 1936-1939, pagine 1553-5.
I vescovi cattolici di altri paesi furono pronti a dare il loro appoggio a quelli spagnoli. Il cardinale Verdier, arcivescovo di Parigi, descrisse la guerra civile come “una lotta fra civiltà cristiana e . . . civiltà dell’ateismo”, mentre in Germania il cardinale Faulhaber esortò tutti i tedeschi a pregare per quelli che “difendono i sacri diritti di Dio, affinché Egli conceda la vittoria a coloro che combattono in [questa] guerra santa”.
Enciclopedia Espasa-Calpe, supplemento 1936-1939, pagine 1556-7.
[Immagine a pagina 7]
Da questo complesso del monastero-palazzo di San Lorenzo del Escorial, Filippo II governava il suo impero, “su cui non tramontava mai il sole”
-
-
La Chiesa Cattolica in Spagna: Perché è in crisi?Svegliatevi! 1990 | 8 marzo
-
-
La Chiesa Cattolica in Spagna: Perché è in crisi?
“Hanno seminato vento raccoglieranno tempesta”. Osea 8:7, “CEI”.
IL 20 MAGGIO 1939, nella chiesa di Santa Bárbara a Madrid, il generalissimo Franco presentò la sua spada, simbolo della vittoria, all’arcivescovo Gomá, primate di Spagna. L’esercito e la chiesa celebrarono insieme il trionfo che il papa definì la “desiderata vittoria cattolica”. La guerra civile era finita e, a quanto pareva, stava iniziando una nuova era per il cattolicesimo spagnolo.
La chiesa esultante ricevette generose sovvenzioni dallo Stato, il controllo dell’istruzione e ampi poteri di censura su qualsiasi cosa non fosse favorevole al cattolicesimo nazionale. Ma la riuscita crociata militare–religiosa aveva anche seminato i semi del declino della chiesa.
Agli occhi di molti spagnoli la chiesa era implicata nelle atrocità commesse dalle forze vittoriose. È vero che durante l’immediato dopoguerra la maggioranza della popolazione andava a messa. Per avere un lavoro o una promozione, era prudente essere buoni cattolici. Ma la forza delle armi e le pressioni politiche avevano generato autentica fede?
Quarant’anni dopo una serie di crisi avrebbe risposto a questa domanda.
Crisi della fede: Nel 1988 solo 3 spagnoli su 10 erano cattolici praticanti, e la maggioranza si considerava “meno religiosa che dieci anni fa”. Da un sondaggio effettuato per conto del settimanale spagnolo El Globo è emerso che sebbene la maggioranza degli spagnoli creda in Dio, meno della metà è convinta che ci sia la vita dopo la morte. Il dato più sorprendente è che ben il 10 per cento di coloro che si consideravano cattolici praticanti ha detto di non credere in un Dio con un’identità personale.
Crisi delle vocazioni: Un tempo la Spagna inviava sacerdoti ai quattro angoli della terra. Trent’anni fa ne venivano ordinati 9.000 all’anno. Ora quel numero è sceso a mille e molti grandi seminari sono inutilizzati. Di conseguenza l’età media dei sacerdoti spagnoli sale: il 16 per cento ha ora più di 70 anni, mentre solo il 3 per cento è al di sotto dei 30 anni.
Crisi economica: In virtù della nuova costituzione spagnola Chiesa e Stato sono separati. In precedenza venivano automaticamente assegnate alla Chiesa Cattolica generose sovvenzioni governative. Il governo attuale ha introdotto un nuovo sistema secondo il quale una piccola percentuale delle tasse di ciascun contribuente è destinata alla chiesa o a qualche causa umanitaria, secondo come desidera il contribuente. Sorprendentemente solo 1 contribuente spagnolo su 3 ha scelto di far finire il suo denaro nelle casse della chiesa. Questo è stato un colpo per le autorità cattoliche, le quali avevano calcolato che quasi il doppio di quel numero avrebbe destinato alla chiesa questa “tassa religiosa”. Ciò significa che una chiesa economicamente indipendente è di là da venire.
Intanto sembra che il governo dovrà di malavoglia continuare a sovvenzionare la chiesa in ragione di 120 milioni di dollari all’anno. Non tutti i cattolici sono contenti di questa situazione. Un teologo spagnolo, Casiano Floristán, ha fatto notare che “se una chiesa non riceve sufficienti contributi dai fedeli, o non ha fedeli o non è una chiesa”.
Crisi dell’ubbidienza: Questa crisi colpisce sia i sacerdoti che i parrocchiani. Spesso i sacerdoti e i teologi più giovani si preoccupano più dei problemi sociali che di quelli religiosi. Le loro tendenze “progressiste” si scontrano con la gerarchia spagnola conservatrice e anche col Vaticano. Un esempio tipico è quello di José Sánchez Luque, un sacerdote di Málaga, secondo il quale “la Chiesa non ha il monopolio della verità” e dovrebbe “orientare i cittadini, ma senza dominarli”.
Molti cattolici spagnoli la pensano allo stesso modo: solo un terzo dei cattolici spagnoli è generalmente d’accordo con quello che dice il papa. E l’episcopato spagnolo è giudicato ancor meno favorevolmente. Dei cattolici intervistati in un recente sondaggio, un quarto ha spiegato che “non gliene importa nulla” dei vescovi, mentre il 18 per cento ha detto di non riuscire comunque a capirli.
“Una seconda evangelizzazione”
Di fronte a questa situazione allarmante, nel 1985 i vescovi spagnoli pubblicarono una serie straordinaria di confessioni. Fra l’altro ammisero:
“Abbiamo velato anziché rivelare
la vera faccia di Dio”.
“Forse abbiamo incatenato
la Parola di Dio”.
“Non tutti abbiamo spiegato
il puro messaggio di Gesù”.
“Abbiamo confidato poco in Dio e troppo
nelle potenze di questo mondo”.a
I vescovi riconobbero pure che il paese era sempre più secolarizzato, vale a dire religiosamente indifferente. Raccomandarono “una seconda evangelizzazione” della Spagna. Pochi, tuttavia, accolsero il loro invito. Due signore cattoliche che andavano di casa in casa ebbero una sorpresa. Dovettero impiegare più tempo a spiegare ai padroni di casa che esse non erano testimoni di Geova di quanto ne impiegarono a trasmettere il loro messaggio cattolico.
Questo non avrebbe dovuto sorprenderle, poiché l’anno scorso, in Spagna, i testimoni di Geova dedicarono più di 18 milioni di ore a visitare le persone nelle loro case nel corso di un’autentica opera di evangelizzazione nazionale. Tutti i Testimoni — come i cristiani del primo secolo — si sentono in dovere di fare “opera di evangelista”. (2 Timoteo 4:5, Garofalo) E sebbene incontrino estesa apatia nei confronti della chiesa, il vangelo da essi annunciato, la buona notizia inerente al Regno di Dio, trova molti orecchi disponibili.
Tra le persone che hanno incontrato c’era un uomo anziano di nome Benito. Quando scoppiò la guerra civile si trovò in una zona controllata dai militari ribelli. Fu costretto ad arruolarsi, ma in cuor suo sentiva che era sbagliato impugnare le armi. Si rifiutò di considerarla una “guerra santa”. Anziché uccidere il suo prossimo, si sparò deliberatamente a una mano per essere nell’impossibilità di premere il grilletto.
Quarant’anni dopo lui e sua moglie cominciarono a studiare la Bibbia con i testimoni di Geova. Benito apprese con gioia che Dio stesso esorta a ‘fare delle proprie spade vomeri’, come la sua coscienza lo aveva esortato a fare molti anni prima. (Isaia 2:4) Malgrado la salute cagionevole, dopo non molto tempo anch’egli compiva l’opera di evangelista.
“Una bella bolla di sapone”
Gloria era una cattolica che si era rassegnata ad adorare Dio a modo suo. Per anni aveva dedicato la sua vita alla chiesa come suora missionaria in Venezuela. Ma era rimasta delusa non riuscendo a trovare la risposta alle sue domande circa dottrine della chiesa come l’Immacolata Concezione di Maria, il purgatorio e la Trinità.
Quando chiedeva spiegazioni, le dicevano sempre che era un mistero. ‘Perché Dio rende le cose così difficili da capire?’, si domandava. Una volta fu avvertita che se fosse vissuta al tempo dell’Inquisizione, sarebbe finita sul rogo. ‘E probabilmente è così’, pensò.
A causa di queste esperienze negative, era scettica quando i testimoni di Geova le fecero visita. Ma quando si rese conto che tutto quello che insegnavano era confermato dalle Scritture, che poteva finalmente capire il messaggio di Dio per l’umanità, fu piena di gioia. Ora dedica gran parte del suo tempo alla predicazione della buona notizia del Regno di Dio.
“Ora, quando penso a tutte le cerimonie religiose della Chiesa Cattolica”, dice Gloria, “le paragono a una bella bolla di sapone, di tanti luccicanti colori, ma vuota: se si cerca di guardare più a fondo, scompare”.
Benito, Gloria e altre migliaia di testimoni di Geova in Spagna hanno trovato vero ristoro spirituale volgendosi alle pure acque di verità contenute nelle Sacre Scritture. Un tale ristoro mancava in quella venerabile istituzione iberica — la chiesa spagnola — così ricca di tradizioni ma così povera di contenuti spirituali, così potente per secoli ma ora troppo debole per risvegliare dall’apatia il suo gregge che si assottiglia sempre più.
Riferendosi al bisogno di identificare ed evitare l’errore religioso, Gesù Cristo disse in un’occasione: “Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro son lupi rapaci. Dai loro frutti li riconoscerete. . . . Dai loro frutti dunque li potrete riconoscere”. — Matteo 7:15-20, CEI.
Lasciamo che sia il lettore a giudicare i frutti del cattolicesimo spagnolo.
[Nota in calce]
a Un’altra confessione fu fatta a un’assemblea congiunta di sacerdoti e vescovi tenuta nel 1971. Sebbene non fosse approvata dalla maggioranza richiesta di due terzi, più di metà sottoscrisse questa dichiarazione: “Riconosciamo e chiediamo umilmente perdono per non aver saputo, quando era necessario, essere veri ‘ministri della riconciliazione’ in mezzo al nostro popolo dilaniato da una guerra fratricida”.
[Testo in evidenza a pagina 12]
I vescovi cattolici chiesero una seconda evangelizzazione della Spagna. Pochi accolsero il loro invito
[Immagine a pagina 9]
Solo 3 spagnoli su 10 vanno in chiesa regolarmente
[Immagine a pagina 10]
La chiesa della Sagrada Familia di Barcellona è tuttora incompiuta dopo cent’anni di lavori e di richieste di offerte
[Fonte]
Godo-Foto
-