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  • g94 8/4 pp. 23-25
  • Il suicidio è la soluzione giusta?

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  • Il suicidio è la soluzione giusta?
  • Svegliatevi! 1994
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  • Perché alcuni la pensano così
  • Problemi angosciosi in famiglia
  • Altre cause di angoscia
  • Come ottenere aiuto
  • Come far fronte alla situazione
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g94 8/4 pp. 23-25

I giovani chiedono...

Il suicidio è la soluzione giusta?

“Sono stanco di svegliarmi ogni mattina. Mi sento perso. Sono arrabbiato. Dentro di me soffro. . . . Perciò penso di andarmene. . . . Non è che voglio andarmene, ma sento di doverlo fare. . . . Se penso al futuro non vedo altro che buio e sofferenza”. — Da un biglietto lasciato da Peter, un suicida di 21 anni.a

SECONDO gli esperti, negli Stati Uniti ben due milioni di giovani hanno tentato il suicidio. Tragicamente, ogni anno 5.000 riescono nel loro intento. Ma il problema dei giovani suicidi non è affatto limitato agli Stati Uniti. In India, nel 1990, si sono suicidati circa 30.000 giovani. Paesi come Canada, Finlandia, Francia, Israele, Nuova Zelanda, Paesi Bassi, Spagna, Svizzera e Thailandia hanno visto aumentare drasticamente il numero dei suicidi tra i giovani.

Che dire se qualcuno si sente sopraffatto dalla tristezza, o dal dolore, e non vede nessuna via d’uscita? Il suicidio potrebbe sembrare un’idea allettante, ma in realtà non è che un tragico spreco. Dietro di sé lascia solo tristezza e dolore per gli amici e i familiari. Per quanto nero possa sembrare il futuro, e per quanto grandi possano apparire i problemi, uccidersi non è la soluzione giusta.

Perché alcuni la pensano così

Il giusto Giobbe sapeva cosa significava essere disperati. Dopo aver perso la famiglia, i possedimenti e la salute, disse: “La mia anima sceglie la soffocazione, la morte anziché le mie ossa”. (Giobbe 7:15) Alcuni giovani odierni hanno avuto lo stesso pensiero. Per usare le parole di uno scrittore: “Lo stress . . . porta alla sofferenza (sentimenti di dolore e di timore) [la quale] porta alla difesa (tentativi di sfuggire alla sofferenza)”. Il suicidio è quindi un tentativo maldestro di sfuggire a una sofferenza apparentemente insopportabile.

Cosa provoca questa sofferenza? Può trattarsi di qualche episodio, come una lite furiosa con i genitori, il proprio ragazzo o la ragazza. Dopo aver rotto con la sua ragazza, il sedicenne Brad cadde nella disperazione. Egli però non parlò mai del suo stato d’animo. Semplicemente la fece finita impiccandosi.

La diciannovenne Sunita divenne depressa quando i genitori scoprirono che aveva rapporti immorali con il suo ragazzo. “Sapevo di non voler continuare a vivere in quel modo”, ricorda. “E così una sera, quando rincasai, cominciai a trangugiare aspirine. La mattina dopo vomitavo sangue. Non era alla mia vita che volevo porre fine, ma al mio modo di vivere”.

Anche la scuola può essere fonte di grande stress. Antonio, un giovane i cui genitori, medici essi stessi, insistevano perché diventasse medico, cominciò a soffrire di insonnia e a isolarsi. Non riuscendo a conseguire i risultati scolastici che i genitori si aspettavano da lui, prese un’overdose di sonniferi. Questo richiama alla mente ciò che la Bibbia dice in Proverbi 15:13: “A causa della pena del cuore c’è lo spirito abbattuto”.

Problemi angosciosi in famiglia

I problemi in famiglia — come il divorzio o la separazione dei genitori, la morte di un familiare o un trasferimento — sono un altro elemento che porta alcuni giovani al suicidio. Ad esempio Brad, menzionato sopra, perse due cari amici e un parente in un incidente automobilistico. Poi la sua famiglia cominciò ad avere problemi economici. Brad fu semplicemente sopraffatto. Forse si sarà sentito come il salmista che gridò: “La mia anima ne ha avuto abbastanza delle calamità . . . Mi hanno accerchiato tutti nello stesso tempo”. — Salmo 88:3, 17.

Un numero allarmante di giovani subiscono uno stress di un altro tipo: sono vittime di violenza fisica, psicologica o sessuale. Nello stato indiano del Kerala l’indice dei suicidi tra i giovani è fra i più alti del paese. Lì molte adolescenti hanno tentato di togliersi la vita perché il padre aveva abusato di loro. Gli abusi all’infanzia di vario genere hanno raggiunto proporzioni epidemiche in tutto il mondo, e le vittime innocenti possono provare un’angoscia molto grave.

Altre cause di angoscia

Ma non sempre i pensieri suicidi nascono da fattori esterni. Un articolo relativo a uno studio condotto su adolescenti non sposati afferma: “Maschi e femmine che avevano rapporti sessuali e bevevano alcolici erano maggiormente a rischio [per quanto riguarda il suicidio] di chi se ne asteneva”. La promiscuità costò a Sunita una gravidanza, a cui lei pose fine con l’aborto. (Confronta 1 Corinti 6:18). Perseguitata dal rimorso, Sunita voleva morire. Analogamente, Brad aveva cominciato a bere già a 14 anni, e faceva regolarmente baldoria. Sì, quando si eccede con l’alcool, questo può ‘mordere proprio come un serpente’. — Proverbi 23:32.

Pensieri suicidi possono nascere anche dai propri “inquietanti pensieri”. (Salmo 94:19) I medici dicono che a volte la depressione può risultare da vari fattori biologici. A Peter, ad esempio, il giovane menzionato all’inizio, prima del suicidio era stato diagnosticato uno squilibrio chimico nel cervello. Se la depressione non viene tenuta sotto controllo può intensificarsi; il suicidio può cominciare a sembrare una possibile via d’uscita.

Come ottenere aiuto

Il suicidio, però, non deve essere considerato una possibile via d’uscita. Che ce ne rendiamo conto o meno, tutti noi abbiamo quelle che gli psichiatri Alan L. Berman e David A. Jobes chiamano ‘risorse interne ed esterne per affrontare con successo lo stress e i conflitti’. Una risorsa potrebbero essere i familiari e gli amici. Proverbi 12:25 dice: “L’ansiosa cura nel cuore dell’uomo è ciò che lo farà chinare, ma la parola buona è ciò che lo fa rallegrare”. Sì, una parola buona detta da una persona comprensiva può fare un’enorme differenza!

Perciò, se qualcuno si sente depresso o ansioso, è consigliabile che non soffra da solo. (Proverbi 18:1) Può aprire il suo cuore a una persona di cui si fida. Parlare con qualcuno contribuisce a mitigare l’intensità delle proprie emozioni, e può far vedere i problemi in una luce diversa. Se qualcuno è a terra perché gli è morto un amico o una persona cara, dovrebbe parlarne con un confidente. Quando una persona esprime il dolore che prova per una perdita del genere e il suo dolore viene compreso, essa trova conforto. (Ecclesiaste 7:1-3) Potrebbe essere utile che la persona promettesse di mettersi in contatto con un confidente se gli istinti suicidi dovessero riaffacciarsi.

È vero che può essere difficile confidare in qualcuno. Ma visto che è in gioco la vita stessa, non vale forse la pena provare? Probabilmente se si parlerà della cosa la spinta a farsi del male passerà. ‘Con chi?’, potrebbero chiedersi alcuni. Se i propri genitori sono timorati di Dio, perché non provare a ‘dar loro il proprio cuore’? (Proverbi 23:26) Essi possono capire meglio di quanto molti pensino, e possono essere in grado di aiutare. Se sembra che ci sia bisogno di ulteriore aiuto — ad esempio di un esame medico — essi possono disporre al riguardo.

I membri della congregazione cristiana sono un’altra fonte di aiuto. Gli uomini che sono anziani spirituali nella congregazione possono dare sostegno e aiuto a chi è angosciato. (Isaia 32:1, 2; Giacomo 5:14, 15) Dopo aver tentato il suicidio, Sunita fu aiutata da un’evangelizzatrice a tempo pieno (pioniera). Sunita dice: “Mi è stata sempre vicina. Se non fosse stato per lei, sarei letteralmente impazzita”.

Come far fronte alla situazione

Ci sono anche risorse interne a cui attingere. Ad esempio, si provano sensi di colpa a motivo di qualche trasgressione commessa? (Confronta Salmo 31:10). Anziché lasciare che tali sentimenti si intensifichino, ci si dovrebbe dare da fare per aggiustare le cose. (Isaia 1:18; confronta 2 Corinti 7:11). Un passo positivo sarebbe quello di confessare ai genitori ciò che si è fatto. È vero che sulle prime potrebbero arrabbiarsi, ma probabilmente si preoccuperanno soprattutto di dare aiuto. Ci viene anche assicurato che Geova ‘perdona in larga misura’ chi è sinceramente pentito. (Isaia 55:7) Il sacrificio di riscatto di Gesù copre il peccato di chi è pentito. — Romani 3:23, 24.

I cristiani possono anche fare appello alla fede, alla conoscenza delle Scritture e alla propria relazione con Geova Dio. In varie occasioni il salmista Davide fu così angustiato che disse: “Il nemico . . . ha schiacciato la mia vita alla medesima terra”. Ma non cedette alla disperazione. Egli scrisse: “Con la mia voce invocavo l’aiuto di Geova; con la mia voce, a Geova gridavo per ottenere favore”. “Ho meditato su tutta la tua attività; volontariamente mi occupai dell’opera delle tue proprie mani”. — Salmo 142:1; 143:3-5.

Se il desiderio di farsi del male diventa forte, si dovrebbe invocare Geova in preghiera. Egli capisce chi soffre e vuole che tale persona viva! (Salmo 56:8) Egli può infondere la “potenza oltre ciò che è normale” per aiutare a superare il dolore. (2 Corinti 4:7) Chi vuole togliersi la vita dovrebbe anche pensare al dolore che darebbe ai familiari, agli amici e a Geova stesso. Riflettere su queste cose può senz’altro aiutare a rimanere in vita.

Infatti, anche se ad alcuni può sembrare che il dolore che provano non passerà mai, costoro possono star certi che ci sono persone sopravvissute allo stesso tipo di sofferenza e in grado di dire per esperienza che le cose possono cambiare, e in effetti cambiano. Altri possono dare aiuto per superare un periodo così doloroso. Chi è depresso dovrebbe cercare l’aiuto di cui ha bisogno e che merita, e continuare a vivere!

[Nota in calce]

a Alcuni nomi sono stati cambiati.

[Immagine a pagina 24]

È meglio parlare con qualcuno di quello che ci fa soffrire

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