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  • g98 22/2 pp. 10-11
  • Il guardiano del faro: Un mestiere che va scomparendo

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  • Il guardiano del faro: Un mestiere che va scomparendo
  • Svegliatevi! 1998
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  • Superare le tempeste
  • Solitudine e monotonia
  • Un mestiere che va scomparendo
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Svegliatevi! 1998
g98 22/2 pp. 10-11

Il guardiano del faro: Un mestiere che va scomparendo

DAL CORRISPONDENTE DI SVEGLIATEVI! IN CANADA

“NON vorrei fare nessun altro lavoro”: queste sono le parole ripetute spesso dai guardiani dei fari. Un uomo che rinunciò a un incarico direttivo in una fabbrica di plastica di Toronto, in Canada, per fare il guardiano di un faro di 106 anni disse che questo lavoro lo faceva sentire “più giovane di 10 anni”.

La principale responsabilità del guardiano di un faro è quella di fornire luce ben visibile ai marinai. Deve anche far funzionare e tenere in buone condizioni le sirene da nebbia oltre a comunicare informazioni meteorologiche via radio ai pescatori e al naviglio di passaggio.

In passato i guardiani dei fari dovevano rifornire le cisterne di olio, tenere accesi i lucignoli e pulire dal fumo i vetri delle lampade. Non era insolito che passassero un’intera notte a far ruotare manualmente il faro per guidare le navi in salvo quando la lanterna non poteva essere riparata velocemente o a suonare con un martello una campana da nebbia quando le sirene non funzionavano!

Superare le tempeste

Le forti tempeste sono tra le cose che preoccupano maggiormente. Una volta il guardiano di un faro vide qualcosa che gli sembrò un’“immensa nuvola bianca”, ma in realtà era un’unica onda gigantesca! L’onda salì sulla scogliera alta più di 18 metri e arrivò all’alloggio del guardiano. Quest’onda danneggiò il faro quanto una tempesta.

Un’altra volta, per un’intera notte, una tempesta di vento scagliò ululando le onde contro il faro del porto di Pubnico, nella Nuova Scozia. Il guardiano e la sua famiglia non poterono far altro che aspettare e sperare. La mattina la tempesta si era placata. Ma quando il guardiano uscì fuori si accorse con stupore che tutt’attorno al faro la terra non c’era più. Non erano più attaccati alla terraferma!

Solitudine e monotonia

Quando gli è stato chiesto se soffriva di solitudine, il guardiano di un faro ha fatto una risatina e ha detto: “La gente ci dice: ‘Come fate a sopportare tanta solitudine?’ E di rimando noi chiediamo: ‘E voi come fate a vivere in città e a sopportare tutta quella confusione e quel frastuono?’”

In passato venivano messe a disposizione dei fari più isolati degli Stati Uniti piccole raccolte di libri. Così nel 1885 c’erano 420 biblioteche in circolazione. Evidentemente i guardiani dei fari divennero buoni lettori.

Un mestiere che va scomparendo

In anni recenti i fari in muratura con personale sono stati sostituiti da semplici tralicci di acciaio con potenti luci intermittenti. I naviganti non devono più scrutare nel buio, cercando di vedere una vaga luce o una fiamma indistinta. Oggi potenti lampade alogene al tungsteno e assordanti, penetranti segnali per la nebbia avvertono il marinaio dei pericoli del mare.

Le imbarcazioni equipaggiate per ricevere segnali dai fari possono ora conoscere la propria posizione indipendentemente da quanto sia fitta la nebbia. La tecnologia moderna permette al navigatore di solcare i mari da una riva all’altra con la fiducia di poter evitare rischiose secche, pericolose scogliere e infidi scogli vicino alla spiaggia.

Come conseguenza della tecnologia moderna, i guardiani dei fari vanno rapidamente scomparendo. Rendendosi conto che una parte della sua vita se n’è andata per sempre, il guardiano di un faro che è vissuto su un’isola per 25 anni ha detto con tristezza: “Vivevamo bene qui. Non ce ne saremmo mai andati”.

Tuttavia la lanterna rotante, le luci ausiliarie, le luci di emergenza, le segnalazioni acustiche e i radarfari hanno tutti bisogno di riparazioni, e le torri hanno ancora bisogno di manutenzione. Dei fari isolati si occupano ora tecnici mandati in trasferta.

Coloro che apprezzano i molti anni di servizio reso dai guardiani dei fari condividono i sentimenti di un uomo di Augusta, nel Maine (USA), che ha detto con rammarico: “Non sarà più la stessa cosa guardare il faro e sapere che è un computer a farlo funzionare, sapere che non ci vive più nessuno”.

[Riquadro a pagina 11]

Il primo faro

Il primo faro di cui parla la storia fu portato a termine durante il regno di Tolomeo II Filadelfo. Fu costruito intorno al 300 a.E.V. sull’isola di Faro, poco lontano dall’ingresso dell’attuale porto di Alessandria d’Egitto. Ci vollero 20 anni per costruirlo e costò l’equivalente di 2 milioni e mezzo di dollari.

Documenti storici indicano che era alto più di 100 metri. Sulla cima c’erano finestre rivolte verso il mare, dietro cui ardeva un fuoco o forse torce che, secondo Giuseppe Flavio, si potevano vedere da oltre 50 chilometri di distanza.

L’enorme costruzione in pietra era annoverata tra le sette meraviglie del mondo. Con il suo fuoco fiammeggiante servì di avvertimento per 16 secoli per essere poi distrutto, con tutta probabilità, da un terremoto.

Con il passare dei secoli sono stati costruiti nei porti di tutto il mondo migliaia di fari di varia grandezza e forma. I vecchi fari in muratura sono stati trasformati in musei o sono diventati attrazioni turistiche, inseriti nei parchi nazionali, statali, provinciali e cittadini, e vengono visitati da milioni di persone.

[Immagine a pagina 10]

Faro di Cape Spear, Terranova, Canada

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