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  • Siate fieri di essere cristiani!
    La Torre di Guardia 2005 | 15 febbraio
    • Siate fieri di essere cristiani!

      “Chi si vanta, si vanti in Geova”. — 1 CORINTI 1:31.

      1. Quale tendenza è evidente nell’atteggiamento delle persone verso la religione?

      “APATEISMO”. Di recente un commentatore religioso ha coniato questa parola per descrivere l’atteggiamento che molti hanno nei confronti del proprio credo. Ha spiegato: “La tendenza principale nella religione moderna non è affatto la religiosità, ma un atteggiamento che si può descrivere come ‘apateismo’”. Approfondendo l’argomento ha definito l’apateismo “un’avversione verso tutto ciò che ha a che fare con la propria religione”. Ha osservato che molti “credono in Dio . . . ma non si interessano minimamente di lui”.

      2. (a) Perché non sorprende che le persone siano diventate spiritualmente apatiche? (b) Perché l’indifferenza è pericolosa per i cristiani?

      2 Questa tendenza all’apatia non sorprende chi studia la Bibbia. (Luca 18:8) In merito alla religione in generale, c’è da aspettarsi tale disinteresse. La falsa religione ha sviato e deluso l’umanità per troppo tempo. (Rivelazione [Apocalisse] 17:15, 16) Per i veri cristiani, però, il dilagante spirito di indifferenza religiosa rappresenta un pericolo. Non possiamo permetterci di vivere la nostra fede con distacco, né di perdere lo zelo per il servizio di Dio e per la verità biblica. Gesù mise in guardia contro tale tiepidezza quando ammonì i cristiani del I secolo che vivevano a Laodicea: “Non sei né freddo né caldo. Oh, fossi tu freddo oppure caldo! . . . Sei tiepido”. —Rivelazione 3:15-18.

      Occorre capire chi siamo

      3. Di quali aspetti della loro identità i cristiani possono essere fieri?

      3 Per combattere l’apatia spirituale i cristiani devono capire chi sono ed essere fieri della loro identità. Dal momento che siamo servitori di Geova e discepoli di Cristo, è nella Bibbia che troviamo la descrizione di ciò che siamo. Siamo “testimoni” di Geova, “collaboratori di Dio”, in quanto predichiamo con zelo la “buona notizia”. (Isaia 43:10; 1 Corinti 3:9; Matteo 24:14) Ci amiamo “gli uni gli altri”. (Giovanni 13:34) I veri cristiani sono persone che “mediante l’uso hanno le loro facoltà di percezione esercitate per distinguere il bene e il male”. (Ebrei 5:14) Siamo “illuminatori nel mondo”. (Filippesi 2:15) Ci sforziamo di ‘mantenere la nostra condotta eccellente fra le nazioni’. — 1 Pietro 2:12; 2 Pietro 3:11, 14.

      4. Come può un adoratore di Geova determinare ciò che non è?

      4 I veri adoratori di Geova sanno anche ciò che non sono. “Non fanno parte del mondo”, proprio come il loro capo, Gesù Cristo, non fece parte del mondo. (Giovanni 17:16) Rimangono separati dalle “nazioni”, che ‘sono mentalmente nelle tenebre, ed escluse dalla vita che appartiene a Dio’. (Efesini 4:17, 18) Di conseguenza i seguaci di Gesù ‘ripudiano l’empietà e i desideri mondani e vivono con sanità di mente e giustizia e santa devozione in questo presente sistema di cose’. — Tito 2:12.

      5. Cosa implica l’esortazione a ‘vantarsi in Geova’?

      5 Comprendendo chiaramente la nostra identità e la relazione che abbiamo col Sovrano Signore dell’universo, possiamo ‘vantarci in Geova’. (1 Corinti 1:31) Vantarci in che senso? Quali veri cristiani siamo fieri che Geova sia il nostro Dio. Seguiamo l’esortazione: “Chi si vanta si vanti a causa di questa medesima cosa, di avere perspicacia e di avere conoscenza di me, che io sono Geova, Colui che esercita amorevole benignità, diritto e giustizia sulla terra”. (Geremia 9:24) Ci ‘vantiamo’ dell’onore di conoscere Dio e di essere da lui impiegati per aiutare altri.

      Non è facile

      6. Perché alcuni trovano difficile mantenere una chiara percezione della loro identità quali cristiani?

      6 Bisogna ammettere che mantenere una chiara percezione della nostra identità cristiana non è sempre facile. Un ragazzo cresciuto in una famiglia cristiana ricorda che in un certo periodo attraversò uno stato di debolezza spirituale: “A volte non sapevo perché ero testimone di Geova. La verità mi era stata insegnata sin dall’infanzia. Certe volte pensavo che si trattasse di una religione come un’altra”. Alcuni hanno lasciato che la loro identità fosse alterata dal mondo del divertimento, dai mezzi di informazione e dall’attuale mentalità irreligiosa. (Efesini 2:2, 3) Forse alcuni cristiani attraversano di tanto in tanto periodi di insicurezza durante i quali mettono in dubbio i propri valori e obiettivi.

      7. (a) Che tipo di autoesame è appropriato per i servitori di Dio? (b) Dove può nascondersi il pericolo?

      7 È sbagliato fare un accurato autoesame di tanto in tanto? No. Ricorderete che l’apostolo Paolo incoraggiò i cristiani a continuare ad autoesaminarsi: “Continuate a provare se siete nella fede, continuate a provare ciò che voi stessi siete”. (2 Corinti 13:5) Qui l’apostolo incoraggiava i cristiani a individuare eventuali debolezze spirituali con l’obiettivo di porvi rimedio. Nell’esaminare se è nella fede, il cristiano deve determinare se le sue parole e le sue azioni sono in armonia con ciò in cui afferma di credere. Comunque, se l’autoesame ci porta nella direzione sbagliata, a cercare la nostra “identità” oppure delle risposte al di fuori della congregazione cristiana o in modo indipendente dalla nostra relazione con Geova, risulterà inutile e potrà essere spiritualmente letale.a Non vorremo mai ‘fare naufragio riguardo alla nostra fede’! — 1 Timoteo 1:19.

      Non siamo immuni dalle difficoltà

      8, 9. (a) Come espresse Mosè i suoi dubbi? (b) Come reagì Geova ai sentimenti di inadeguatezza di Mosè? (c) Che effetto hanno su di voi le rassicurazioni di Geova?

      8 I cristiani che di tanto in tanto mancano di fiducia in se stessi devono forse pensare di essere dei falliti? Assolutamente no! Anzi, forse si sentiranno confortati sapendo che tali sentimenti non sono nuovi. Li hanno provati anche fedeli testimoni di Dio del passato. Prendete il caso di Mosè, che manifestò fede, lealtà e devozione straordinarie. Quando gli fu assegnato un compito che gli sembrava al di sopra delle sue capacità, Mosè, manifestando scarsa fiducia in se stesso, chiese: “Chi sono io?” (Esodo 3:11) Forse la risposta che aveva in mente era: ‘Non sono nessuno!’ o ‘Sono un incapace!’ Diversi aspetti del suo retaggio potrebbero aver alimentato questi sentimenti di inadeguatezza: Apparteneva a una nazione di schiavi. Era stato respinto dagli israeliti. Non era un oratore dalla parola facile. (Esodo 1:13, 14; 2:11-14; 4:10) Era un pastore, mestiere odiato dagli egiziani. (Genesi 46:34) Non sorprende che si sentisse inadatto a divenire il liberatore del popolo di Dio tenuto in schiavitù!

      9 Geova rassicurò Mosè facendogli due sorprendenti promesse: “Io mostrerò d’essere con te, e questo è per te il segno che sono io che ti ho mandato: Dopo che avrai fatto uscire il popolo dall’Egitto, servirete il vero Dio su questo monte”. (Esodo 3:12) Dio stava dicendo al suo esitante servitore che sarebbe stato sempre con lui. Inoltre stava indicando che avrebbe senz’altro liberato il suo popolo. Nel corso dei secoli Dio ha fatto altre promesse del genere per sostenere i suoi servitori. Per esempio, tramite Mosè disse alla nazione di Israele che stava per entrare nella Terra Promessa: “Siate coraggiosi e forti. . . . Geova tuo Dio è colui che marcia con te. Egli non ti abbandonerà né ti lascerà interamente”. (Deuteronomio 31:6) Geova inoltre assicurò a Giosuè: “Nessuno ti potrà tener testa per tutti i giorni della tua vita. . . . Mostrerò d’essere con te. Non ti abbandonerò né ti lascerò interamente”. (Giosuè 1:5) E al cristiano promette: “Non ti lascerò affatto né in alcun modo ti abbandonerò”. (Ebrei 13:5) Un appoggio così forte dovrebbe farci sentire fieri di essere cristiani!

      10, 11. Come fu aiutato il levita Asaf a conservare il giusto atteggiamento verso il privilegio di servire Geova?

      10 Circa cinque secoli dopo Mosè, un fedele levita chiamato Asaf mise francamente per iscritto i suoi dubbi circa l’utilità di comportarsi in modo retto. Mentre lui doveva lottare per servire Dio in mezzo a prove e tentazioni, vedeva che alcuni, pur facendosi beffe di Dio, diventavano sempre più potenti e prosperi. Come si sentiva? “In quanto a me, i miei piedi si erano quasi sviati”, ammise. “Poco mancò che si facessero scivolare i miei passi. Poiché ebbi invidia di quelli che si vantavano, quando vedevo la medesima pace dei malvagi”. Cominciò a chiedersi se valeva la pena di essere un adoratore di Geova. “Sicuramente è invano che ho mondato il mio cuore e che lavo le mie mani nella stessa innocenza”, pensò Asaf. “E fui piagato tutto il giorno”. — Salmo 73:2, 3, 13, 14.

      11 Cosa fece Asaf di fronte a questi sentimenti sconvolgenti? Li ignorò? No. Li espresse in preghiera a Dio, come leggiamo nel 73º Salmo. Per Asaf la svolta fu una visita al santuario del tempio. Mentre era lì capì che essere devoti a Dio è sempre la scelta migliore. Con rinnovato apprezzamento spirituale comprese che Geova odia la malvagità e che a tempo debito chi la pratica sarà punito. (Salmo 73:17-19) In questo modo Asaf rafforzò il suo senso di identità quale privilegiato servitore di Geova. Disse a Dio: “Io sono di continuo con te; hai afferrato la mia mano destra. Col tuo consiglio mi guiderai, e poi mi porterai fino alla gloria”. (Salmo 73:23, 24) Asaf fu nuovamente fiero di essere un servitore di Dio. — Salmo 34:2.

      Erano ben consapevoli della propria identità

      12, 13. Fate esempi di personaggi biblici che erano fieri della loro relazione con Dio.

      12 Un modo per rafforzare il nostro senso di identità cristiana è quello di esaminare e imitare la fede di leali adoratori di Dio che, nonostante le avversità, furono veramente fieri della loro relazione con lui. Considerate Giuseppe, il figlio di Giacobbe. In tenera età fu slealmente venduto come schiavo e portato in Egitto, centinaia di chilometri lontano dal padre timorato di Dio e dall’ambiente caloroso e rassicurante di casa sua. In Egitto Giuseppe non poté rivolgersi a nessuno per avere consigli basati sulle norme divine, eppure affrontò situazioni difficili che misero alla prova i suoi valori morali e la sua fiducia in Dio. Comunque, è evidente che fece uno sforzo consapevole per mantenere chiara la propria identità come servitore di Dio e rimase fedele a ciò che sapeva essere giusto. Era fiero di essere un adoratore di Geova, anche in quell’ambiente ostile, e non esitò a esprimere i suoi sentimenti. — Genesi 39:7-10.

      13 Otto secoli più tardi, una ragazza israelita prigioniera, che divenne schiava del generale siro Naaman, non dimenticò la sua identità come adoratrice di Geova. Quando le si presentò l’occasione, diede un’eccellente e intrepida testimonianza a favore di Geova identificando Eliseo come profeta del vero Dio. (2 Re 5:1-19) Anni dopo, il giovane re Giosia, pur vivendo in un ambiente corrotto, attuò riforme religiose a lungo termine, riparò il tempio di Dio e ricondusse la nazione a Geova. Era fiero della sua fede e del suo modo di adorare. (2 Cronache, capitoli 34, 35) A Babilonia, Daniele e i suoi tre compagni ebrei non dimenticarono mai la loro identità come servitori di Geova e mantennero l’integrità anche di fronte a pressioni e tentazioni. È evidente che erano orgogliosi di essere servitori di Geova. — Daniele 1:8-20.

      Siate fieri di essere cristiani

      14, 15. Cosa significa essere fieri della nostra identità cristiana?

      14 Questi servitori di Dio riuscirono perché furono fieri della loro reputazione agli occhi di Dio. Che dire di noi oggi? Cosa significa essere fieri della nostra identità cristiana?

      15 Innanzi tutto significa apprezzare profondamente di far parte del popolo che porta il nome di Geova e che ha la sua benedizione e la sua approvazione. Dio non ha dubbi circa quelli che gli appartengono. L’apostolo Paolo, che visse in un’epoca di considerevole confusione religiosa, scrisse: “Geova conosce quelli che gli appartengono”. (2 Timoteo 2:19; Numeri 16:5) Geova è fiero di quelli “che gli appartengono”. Egli dichiara: “Chi tocca voi tocca la pupilla del mio occhio”. (Zaccaria 2:8) È chiaro che Geova ci ama. Di conseguenza la nostra relazione con lui dovrebbe basarsi su un profondo amore nei suoi riguardi. Paolo osservò: “Se qualcuno ama Dio, è conosciuto da lui”. — 1 Corinti 8:3.

      16, 17. Perché i cristiani, giovani e meno giovani, possono essere fieri della loro eredità spirituale?

      16 I giovani che sono cresciuti in una famiglia di testimoni di Geova fanno bene a esaminare se la loro identità cristiana diventa sempre più netta e se si basa su una relazione personale con Dio. Non possono dipendere solo dalla fede dei loro genitori. Riferendosi a ciascun servitore di Dio, Paolo scrisse: “Egli sta in piedi o cade al suo proprio signore”. Quindi aggiunse: “Ciascuno di noi renderà conto di se stesso a Dio”. (Romani 14:4, 12) È chiaro che il semplice fatto di portare tiepidamente avanti una tradizione di famiglia non è sufficiente a sostenere una relazione intima e duratura con Geova.

      17 Nel corso della storia si sono susseguiti molti testimoni di Geova: dal fedele uomo Abele, vissuto circa 60 secoli fa, alla “grande folla” di Testimoni odierni, fino al gran numero di adoratori di Geova che godranno di un futuro senza fine. (Rivelazione 7:9; Ebrei 11:4) Noi siamo gli ultimi che si sono aggiunti a questo folto gruppo di fedeli adoratori. Abbiamo una meravigliosa eredità spirituale!

      18. In che modo i nostri valori e le nostre norme ci distinguono dal mondo?

      18 La nostra identità cristiana include anche i valori, le qualità, le norme e le caratteristiche che ci contraddistinguono come cristiani. È la “Via”, l’unica via per avere successo nella vita e per piacere a Dio. (Atti 9:2; Efesini 4:22-24) I cristiani si ‘accertano di ogni cosa’ e si ‘attengono a ciò che è eccellente’. (1 Tessalonicesi 5:21) Comprendiamo chiaramente l’enorme differenza tra il cristianesimo e il mondo che si è estraniato da Dio. Geova distingue chiaramente la vera adorazione dalla falsa. Attraverso il suo profeta Malachia, dichiarò: “Voi certamente vedrete di nuovo la distinzione fra il giusto e il malvagio, fra chi serve Dio e chi non lo ha servito”. — Malachia 3:18.

      19. Che cosa i veri cristiani non diverranno mai?

      19 Dato che vantarsi in Geova è così importante in questo mondo confuso e disorientato, cosa può aiutarci a rimanere leali a Dio e a conservare un forte senso di identità cristiana? Il prossimo articolo contiene utili suggerimenti. Mentre li esaminate potete essere certi di questo: I veri cristiani non diverranno mai vittime dell’“apateismo”.

      [Nota in calce]

      a Qui si fa riferimento solo alla nostra identità spirituale. Chi soffre di turbe mentali potrebbe aver bisogno di cure specialistiche.

  • Salvaguardiamo la nostra identità cristiana
    La Torre di Guardia 2005 | 15 febbraio
    • Salvaguardiamo la nostra identità cristiana

      “‘Voi siete i miei testimoni’, è l’espressione di Geova”. — ISAIA 43:10.

      1. Che tipo di persone Geova attira a sé?

      QUANDO siete nella Sala del Regno, guardatevi bene intorno. Chi c’è in questo luogo di adorazione? Forse vedete giovani sinceri e attenti che assimilano la sapienza delle Scritture. (Salmo 148:12, 13) Probabilmente vedete anche capifamiglia che si sforzano di piacere a Dio in un mondo che snatura la vita familiare. Forse vedete anche cari fratelli avanti negli anni che rimangono saldi e tengono fede alla loro dedicazione nonostante gli acciacchi della vecchiaia. (Proverbi 16:31) Tutti amano Geova profondamente, ed egli ha ritenuto opportuno stringere una relazione con loro. “Nessuno può venire a me”, dichiarò il Figlio di Dio, “a meno che il Padre, che mi ha mandato, non lo attiri”. — Giovanni 6:37, 44, 65.

      2, 3. Perché può essere difficile conservare un forte senso di identità cristiana?

      2 Non siamo felici di far parte di un popolo che gode dell’approvazione e della benedizione di Geova? Nondimeno conservare un forte senso di identità cristiana in questi “tempi difficili” non è affatto semplice. (2 Timoteo 3:1) Questo vale specialmente per i giovani che crescono in famiglie cristiane. “Sebbene frequentassi le adunanze cristiane”, ha ammesso un ragazzo, “non avevo mete spirituali chiare e, francamente, non ero sicuro di voler servire Geova”.

      3 Alcuni, pur desiderando sinceramente servire Geova, si fanno distrarre dalle pressioni dei coetanei, che possono essere molto intense, dalle influenze mondane e da tendenze peccaminose. Quando siamo sottoposti a forti pressioni potremmo gradualmente perdere l’identità cristiana. Per esempio, oggi molti credono che le norme bibliche sulla moralità siano superate o irrealistiche. (1 Pietro 4:4) Alcuni ritengono che non sia indispensabile adorare Dio nel modo da lui richiesto. (Giovanni 4:24) Nella sua lettera agli Efesini, Paolo dice che il mondo ha uno “spirito” o atteggiamento prevalente. (Efesini 2:2) Tale spirito condiziona la gente perché si conformi al modo di pensare di una società che non conosce Geova.

      4. In che modo Gesù mise in risalto la necessità di salvaguardare la nostra chiara identità cristiana?

      4 Comunque, in qualità di dedicati servitori di Geova, ci rendiamo conto che sarebbe tragico per chiunque, giovane o meno giovane, perdere la propria identità cristiana. Un sano senso di identità cristiana si può basare solo sulle norme di Geova e su ciò che egli si aspetta da noi. Dopo tutto siamo fatti a sua immagine. (Genesi 1:26; Michea 6:8) La Bibbia paragona la nostra chiara identità cristiana a indumenti o vesti che tutti possono vedere. Riguardo al nostro tempo Gesù avvertì: “Ecco, io vengo come un ladro. Felice chi sta sveglio e mantiene le sue vesti, affinché non cammini nudo e non si veda la sua vergogna”.a (Rivelazione [Apocalisse] 16:15) Non vogliamo spogliarci delle nostre qualità e norme di condotta cristiane permettendo al mondo di Satana di modellarci. Se ciò accadesse, perderemmo queste “vesti”. Tale situazione sarebbe deplorevole e vergognosa.

      5, 6. Perché la stabilità spirituale è indispensabile?

      5 Un forte senso di identità cristiana influisce notevolmente sul tipo di scelte che si fanno nella vita. In che modo? Se un adoratore di Geova perdesse il suo senso di identità potrebbe distrarsi e ritrovarsi senza mete precise. La Bibbia avverte ripetutamente di guardarsi da un tale stato di indecisione. “Chi dubita”, avvertì il discepolo Giacomo, “è come un’onda del mare mossa dal vento e spinta qua e là. Infatti, non supponga quell’uomo che riceverà alcuna cosa da Geova; è un uomo indeciso, instabile in tutte le sue vie”. — Giacomo 1:6-8; Efesini 4:14; Ebrei 13:9.

      6 Come possiamo salvaguardare la nostra identità cristiana? Cosa può renderci ancora più consapevoli del grande privilegio che abbiamo quali adoratori dell’Altissimo? Vediamo.

      Consolidate la vostra identità cristiana

      7. Perché è utile supplicare che Geova ci esamini?

      7 Rafforzate di continuo la vostra relazione con Geova. La cosa più preziosa che un cristiano possegga è la sua relazione con Dio. (Salmo 25:14; Proverbi 3:32) Se iniziano a sorgerci dei dubbi sulla nostra identità cristiana, è il caso di esaminare attentamente quanto sia autentica e profonda tale relazione. Appropriatamente il salmista supplicò: “Esaminami, o Geova, e mettimi alla prova; raffina i miei reni e il mio cuore”. (Salmo 26:2) Perché un esame del genere è indispensabile? Perché non possiamo fidarci di noi stessi quando si tratta di giudicare i nostri motivi più profondi e le nostre più intime inclinazioni. Solo Geova è in grado di sondare il nostro intimo, cioè i nostri motivi, i pensieri e le emozioni. — Geremia 17:9, 10.

      8. (a) In che senso ci è utile essere messi alla prova da Geova? (b) In che modo questo vi ha aiutato a fare progresso come cristiani?

      8 Chiedendo a Geova di esaminarci lo invitiamo a metterci alla prova. Egli potrebbe permettere che si sviluppino certe situazioni che mettono a nudo i veri motivi e la condizione del nostro cuore. (Ebrei 4:12, 13; Giacomo 1:22-25) Dovremmo accettare di buon grado tali prove perché ci permettono di dimostrare quanto sia profonda la nostra lealtà a Geova e se siamo “compiuti e sani sotto ogni aspetto, non mancando di nulla”. (Giacomo 1:2-4) Inoltre, mentre ciò avviene cresciamo spiritualmente. — Efesini 4:22-24.

      9. Provare le verità bibliche a noi stessi è facoltativo? Spiegate.

      9 Provate le verità bibliche a voi stessi. Il nostro senso di identità quali servitori di Geova può affievolirsi se non è basato solidamente sulla conoscenza delle Scritture. (Filippesi 1:9, 10) Ogni cristiano, giovane e meno giovane, deve provare a se stesso in maniera soddisfacente che ciò in cui crede è davvero la verità della Bibbia. Paolo esortò i compagni di fede: “Accertatevi di ogni cosa; attenetevi a ciò che è eccellente”. (1 Tessalonicesi 5:21) I ragazzi allevati in famiglie timorate di Dio devono comprendere che non possono essere veri cristiani semplicemente grazie alla fede dei genitori. Davide, padre di Salomone, lo esortò: “Conosci l’Iddio di tuo padre e servilo con cuore completo”. (1 Cronache 28:9) A Salomone non bastava guardare come suo padre alimentava la propria fede in Geova. Doveva imparare in prima persona a conoscere Geova, ed è proprio ciò che fece. Rivolse questa supplica a Dio: “Dammi ora sapienza e conoscenza perché io possa uscire ed entrare davanti a questo popolo”. — 2 Cronache 1:10.

      10. Perché non c’è nulla di sbagliato nel porre domande sincere col giusto motivo?

      10 La forte fede si edifica con la conoscenza. “La fede segue ciò che si ode”, dichiarò Paolo. (Romani 10:17) Cosa intese dire? Che nutrendoci della Parola di Dio edifichiamo la nostra fede e fiducia in Geova, nelle sue promesse e nella sua organizzazione. Porsi domande sincere sulla Bibbia può far trovare risposte rassicuranti. Inoltre in Romani 12:2 è riportato il consiglio di Paolo di ‘provare a noi stessi la buona e accettevole e perfetta volontà di Dio’. Come possiamo farlo? Acquistando “accurata conoscenza della verità”. (Tito 1:1) Lo spirito di Geova può aiutarci a comprendere anche argomenti difficili. (1 Corinti 2:11, 12) Quando non riusciamo a capire qualcosa, dovremmo pregare Dio di aiutarci. (Salmo 119:10, 11, 27) Geova desidera che comprendiamo la sua Parola e che crediamo e ubbidiamo ad essa. Non scoraggia le domande sincere che vengono poste col giusto motivo.

      Siate determinati a piacere a Dio

      11. (a) Quale desiderio naturale potrebbe rivelarsi un laccio? (b) Come possiamo trovare il coraggio per resistere all’influenza degli altri?

      11 Sforzatevi di piacere a Dio, non agli uomini. È solo naturale che l’appartenenza a un gruppo, in una certa misura, determini la nostra identità. Tutti hanno bisogno di amici, e sentirsi accettati fa piacere. Nel periodo dell’adolescenza, ma anche in seguito, l’opinione altrui può influenzarci notevolmente e far nascere in noi il forte desiderio di imitare gli altri o di essere accettati. Ma non sempre gli amici e i compagni hanno a cuore i nostri migliori interessi. A volte vogliono soltanto qualcuno con cui fare ciò che è sbagliato. (Proverbi 1:11-19) Quando il cristiano soccombe alle pressioni degli altri di solito cerca di celare la sua identità. (Salmo 26:4) “Non adattatevi alla mentalità di questo mondo”, avvertì l’apostolo Paolo. (Romani 12:2, Parola del Signore) Geova ci dà la forza interiore necessaria per combattere le pressioni volte a farci conformare. — Ebrei 13:6.

      12. Quale principio e quale esempio possono rafforzarci e aiutarci a non mollare quando ne va della nostra fiducia in Dio?

      12 Quando le pressioni esterne minacciano il nostro senso di identità cristiana, è bene ricordare che la lealtà a Dio è di gran lunga più importante dell’opinione pubblica o delle tendenze della maggioranza. Troviamo un principio utile in Esodo 23:2: “Non devi seguire la folla per fini empi”. Quando la maggioranza degli israeliti dubitarono della capacità di Geova di adempiere le Sue promesse, Caleb si rifiutò fermamente di seguirli. Era sicuro che le promesse di Dio erano degne di fede e fu riccamente ricompensato per la sua presa di posizione. (Numeri 13:30; Giosuè 14:6-11) E voi siete disposti a resistere al peso dell’opinione comune pur di salvaguardare la vostra relazione con Dio?

      13. Perché è saggio far sapere agli altri la nostra posizione quali cristiani?

      13 Fate sapere che siete cristiani. Il detto secondo cui la migliore difesa è l’attacco è vero anche per quel che concerne il difendere la nostra identità cristiana. Quando i loro sforzi di fare la volontà di Geova ai giorni di Esdra furono ostacolati, i fedeli israeliti dichiararono: “Noi siamo i servitori dell’Iddio dei cieli e della terra”. (Esdra 5:11) Se ci lasciamo influenzare dalle reazioni e dalle critiche di persone ostili, il timore ci paralizzerà. Se cerchiamo di accontentare sempre tutti, non andremo molto lontano. Perciò non lasciatevi intimidire. È sempre bene far sapere chiaramente che siete testimoni di Geova. In modo rispettoso ma fermo, potete spiegare i vostri valori, le vostre convinzioni religiose e la vostra posizione quali cristiani. Fate sapere che siete determinati ad attenervi alle elevate norme di Geova sulla moralità. Rendete chiaro che la vostra integrità cristiana non è negoziabile. Dimostrate di essere fieri delle vostre norme morali. (Salmo 64:10) Distinguervi come cristiani risoluti può rafforzarvi, proteggervi e persino spingere alcuni a chiedere informazioni su Geova e sui suoi servitori.

      14. Gli scherni o l’opposizione dovrebbero scoraggiarci? Spiegate.

      14 Alcuni potrebbero schernirvi o farvi opposizione. (Giuda 18) Se non reagiscono favorevolmente quando tentate di spiegare i vostri valori, non scoraggiatevi. (Ezechiele 3:7, 8) Non importa quanto siete determinati, non riuscirete a convincere chi non vuole convincersi. Pensate al faraone: Nessuna piaga o miracolo, nemmeno la perdita del primogenito, riuscì a persuaderlo che Mosè parlava a nome di Geova. Pertanto non lasciate che il timore dell’uomo vi paralizzi. La fiducia e la fede in Dio possono aiutarci a superare il timore. — Proverbi 3:5, 6; 29:25.

      Imparate dal passato, edificate per il futuro

      15, 16. (a) Cos’è la nostra eredità spirituale? (b) Come può esserci utile meditare sulla nostra eredità spirituale alla luce della Parola di Dio?

      15 Fate tesoro della vostra eredità spirituale. Alla luce della Parola di Dio, sarà utile ai cristiani meditare sulla loro ricca eredità spirituale. Questa eredità include la verità della Parola di Geova, la speranza della vita eterna e l’onore di rappresentare Dio quali proclamatori della buona notizia. Riuscite a capire qual è il vostro posto fra i suoi Testimoni, questo gruppo privilegiato che è stato incaricato di svolgere la salvifica opera di predicare il Regno? Ricordate che è Geova in persona a dichiarare: “Voi siete i miei testimoni”. — Isaia 43:10.

      16 Chiedetevi: ‘Quanto considero preziosa questa eredità spirituale? La stimo al punto che fare la volontà di Dio è la cosa più importante della mia vita? La apprezzo abbastanza da resistere alle tentazioni che potrebbero farmela perdere?’ La nostra eredità spirituale può anche infonderci un profondo senso di sicurezza spirituale che si può provare solo nell’organizzazione di Geova. (Salmo 91:1, 2) Se riesaminiamo avvenimenti notevoli nella storia moderna dell’organizzazione di Geova ci convinceremo che nulla e nessuno può eliminare il popolo di Geova dalla faccia della terra. — Isaia 54:17; Geremia 1:19.

      17. Cos’altro ci vuole oltre alla nostra eredità spirituale?

      17 Naturalmente non possiamo contare solo sulla nostra eredità spirituale. Ognuno di noi deve coltivare un’intima relazione con Dio. Dopo essersi impegnato a fondo per edificare la fede dei cristiani di Filippi, Paolo scrisse loro: “Quindi, miei diletti, nel modo in cui avete sempre ubbidito, non solo durante la mia presenza, ma ora ancor più prontamente durante la mia assenza, continuate a operare la vostra salvezza con timore e tremore”. (Filippesi 2:12) Non possiamo fare assegnamento sugli altri per la nostra salvezza.

      18. In quali modi le attività teocratiche consolidano il nostro senso di identità cristiana?

      18 Impegnatevi a fondo nelle attività cristiane. È stato detto che il lavoro plasma l’identità. Oggi i cristiani hanno l’incarico di svolgere la vitale opera di predicare la buona notizia dello stabilito Regno di Dio. Paolo dichiarò: “Dal momento che sono, in realtà, apostolo delle nazioni, glorifico il mio ministero”. (Romani 11:13) L’opera di predicazione ci distingue dal mondo e il parteciparvi rende inconfondibile la nostra identità cristiana. Impegnandoci a fondo in altre attività teocratiche, come ad esempio le adunanze cristiane, i programmi per la costruzione di luoghi di adorazione, l’assistenza a chi è nel bisogno e altre cose simili, consolideremo il nostro senso di identità cristiana. — Galati 6:9, 10; Ebrei 10:23, 24.

      Identità chiara, benedizioni tangibili

      19, 20. (a) Personalmente, che benefìci avete essendo cristiani? (b) Cosa c’è alla base della nostra vera identità?

      19 Riflettiamo per un momento sulle molte benedizioni che abbiamo come veri cristiani. Geova conosce ognuno di noi. Il profeta Malachia disse: “Quelli che avevano timore di Geova parlarono gli uni con gli altri, ciascuno col suo compagno, e Geova prestava attenzione e ascoltava. E si cominciò a scrivere dinanzi a lui un libro di memorie per quelli che avevano timore di Geova e per quelli che pensavano al suo nome”. (Malachia 3:16) Possiamo essere considerati amici di Dio. (Giacomo 2:23) La nostra vita è arricchita perché ha uno scopo chiaro, profondo significato, mete sane e produttive, e ci è stata data la speranza di un futuro eterno. — Salmo 37:9.

      20 Ricordate che ciò che siete, il vostro vero valore, dipende da come vi considera Dio, non da come vi vedono gli altri. Le persone potrebbero valutarci in base a inadeguati criteri umani. Ma l’amore e l’interesse di Dio ci forniscono la vera base del nostro valore: apparteniamo a lui. (Matteo 10:29-31) D’altra parte, l’amore che proviamo verso Dio ci dà un profondo senso di identità e un chiaro indirizzo. “Se qualcuno ama Dio, è conosciuto da lui”. — 1 Corinti 8:3.

      [Nota in calce]

      a Queste parole potrebbero alludere ai doveri del sorvegliante addetto alla guardia del monte del tempio di Gerusalemme. Durante le veglie, egli passava nel tempio per vedere se i leviti di guardia erano svegli oppure dormivano. Se chi era di guardia era sorpreso a dormire, veniva picchiato con un bastone e le sue vesti potevano essere bruciate per svergognarlo pubblicamente.

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