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  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1988
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  • Clown per Cristo?
  • Un “peso sulla coscienza”
  • Francobollo “offensivo”
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    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1971
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    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1961
Altro
La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1988
w88 15/5 p. 27

Significato delle notizie

Clown per Cristo?

“Clown del vangelo in viaggio”, titolava il Church Times, un giornale della Chiesa d’Inghilterra, annunciando la visita annuale del “Church Army Roadshow” (Spettacolo stradale dell’esercito della Chiesa) in località balneari dell’Inghilterra e del Galles. Fondato poco più di cento anni fa come organizzazione fiancheggiatrice della Chiesa d’Inghilterra, il Church Army doveva svolgere l’opera di evangelizzazione “fra i reietti e i delinquenti dei bassifondi di Westminster”.

Oggi gli esponenti del Church Army si interessano ancora di dare all’“evangelizzazione il posto che merita”. Il loro spettacolo si prefigge di presentare il vangelo “in maniera umoristica a persone che hanno scarsa dimestichezza con Dio e che non si sognerebbero mai di assistere a una cerimonia in chiesa o in una sala parrocchiale”. Il Church Times afferma che col loro spettacolo i pittoreschi “clown del vangelo” sperano che “le loro sacre facezie inducano i passanti almeno a fermarsi e ad ascoltare per un po’”.

Comunque, sebbene i loro costumi da clown, gli scherzi e i palloncini in omaggio attirassero molti bambini, gli adulti si chiedevano perplessi cosa c’entrasse tutto questo con l’evangelizzazione iniziata da Gesù.

È vero che l’apostolo Paolo scrisse: “Siamo divenuti uno spettacolo teatrale per il mondo . . . Siamo stolti a causa di Cristo”. (1 Corinti 4:9, 10) Ma cosa aveva in mente? Fare i pagliacci o raccontare “facezie” per attirare i passanti? No. Paolo stava illustrando come il mondo considera stolti i cristiani, “esposti al ridicolo e al pubblico ludibrio”, per dirla con le parole di un dizionario teologico, a motivo della loro fede e dei loro insegnamenti. — The New International Dictionary of New Testament Theology.

In contrasto con i “clown del vangelo” del Church Army, Gesù insegnava alle folle “come una persona che ha autorità”. Nel suo ministero era esplicito e non faceva ricorso a espedienti. Egli spiegò: “Dico queste cose come il Padre mi ha insegnato”. Con quale risultato? “Molti riposero fede in lui”. — Matteo 7:29; Giovanni 8:28, 30.

Un “peso sulla coscienza”

Eugene Stockwell, direttore della Commissione per le missioni e l’evangelizzazione mondiale del Consiglio Ecumenico delle Chiese, ha ammesso di recente il ruolo ipocrita avuto dal clero e dalle chiese della cristianità in entrambe le guerre mondiali. Parlando a un raduno ecumenico tenuto a Varsavia, in Polonia, egli ha detto: “È un grave peso sulla coscienza dei cristiani che le due grandi guerre mondiali di questo secolo siano scoppiate fra nazioni in cui il cristianesimo vanta antiche tradizioni e le cui aggressioni militari erano spesso benedette da esponenti delle chiese cristiane”.

Stockwell aggiunge: “Si asseriva con ardore che Dio fosse con l’uno o con l’altro degli schieramenti. . . . Troppo spesso noi cristiani mettiamo la nostra fede al servizio della nostra violenza”. Egli ha detto che la seconda guerra mondiale è stata “una prova concreta del fatto che come ‘nazioni cristiane’ non siamo capaci di vivere la nostra fede, una fede così spesso dichiarata a parole e così palesemente negata con le azioni”.

Ma questo “grave peso sulla coscienza” ha fatto sì che i cosiddetti cristiani e i loro ecclesiastici imparassero la lezione? Secondo il servizio stampa ecumenico, Stockwell ha ammesso: “Parliamo di amare i nostri nemici, e li uccidiamo. Parliamo di porgere l’altra guancia, e ci armiamo fino ai denti. Parliamo di una pace che sorpassa ogni pensiero, e combattiamo guerre che sorpassano ogni pensiero. Parliamo di fede in Dio e riponiamo la nostra vera fede in strumenti di distruzione”.

Gli ecclesiastici della cristianità, che hanno sostenuto le guerre, e i loro seguaci assomigliano davvero agli “inutili chiacchieroni” dei tempi di Paolo, riguardo ai quali egli disse: “Dichiarano pubblicamente di conoscere Dio, ma lo rinnegano con le loro opere”. — Tito 1:10, 16.

Francobollo “offensivo”

Il 19 novembre 1987 le Poste sudafricane avevano programmato di emettere quattro francobolli commemorativi sulla Bibbia. Uno dei francobolli riportava le espressioni “La Parola di Dio” in greco e “La Parola di Geova” in ebraico. Il francobollo era stato stampato in 1.750.000 esemplari.

Se non che, poco prima della data di emissione, gli uffici postali hanno ricevuto un telegramma che diceva di restituire le scorte di questo francobollo. La ragione? “Perché è stato giudicato offensivo dalla comunità degli ebrei ortodossi”, riferisce The Star, un giornale di Johannesburg, che aggiunge: “Il rabbino David Hazdan di Johannesburg ha detto che il nome di Dio scritto per esteso come appariva sul francobollo era di solito riservato a cerimonie religiose particolari”.

È a motivo di una simile tradizione giudaica che molti moderni traduttori della Bibbia evitano di usare il nome Geova e lo sostituiscono con semplici titoli come “Signore” o “Dio”. Non sorprende che Gesù dicesse ai capi religiosi dei suoi giorni: “Avete reso la parola di Dio senza valore a causa della vostra tradizione”! — Matteo 15:6.

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