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  • Primo e Secondo Corinzi (Lezione 60)

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  • Primo e Secondo Corinzi (Lezione 60)
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1958
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1958
w58 1/5 pp. 282-285

Primo e Secondo Corinzi (Lezione 60)

NEL suo secondo giro di predicazione Paolo fece opera di pioniere in Grecia. Durante i diciotto mesi della sua permanenza a Corinto fondò e organizzò la prima congregazione cristiana di quella città. Alcuni anni dopo, verso il 55 d.C., egli si trovava ad Efeso nel corso del suo terzo giro di predicazione. In quel tempo scrisse la sua prima epistola canonica alla congregazione di Corinto. Pare che avesse ricevuto una lettera dai Corinzi nella quale essi fanno alcune domande che esigono risposta. Inoltre, Paolo è spinto a scriver loro a motivo di alcune notizie inquietanti pervenute ai suoi orecchi (1 Cor. 7:1; 1:11; 5:1; 11:18; 16:17) Evidentemente queste notizie implicavano questioni più urgenti delle domande contenute nella lettera dei Corinzi; Paolo considera prima queste, e non menziona neanche la loro lettera fino al settimo capitolo. Egli è molto preoccupato del benessere spirituale di questa congregazione che egli ha formato per grazia di Dio, e adopera la penna con estremo vigore in questa prima epistola perché essi tornino ad essere puri e accettevoli agli occhi di Geova. I due versetti iniziali precisano che Paolo fu lo scrittore e i Corinzi i destinatari dell’epistola.

Il primo punto importante che Paolo considera è quello delle divisioni nella congregazione di Corinto. Alcuni erano divenuti vittime del culto della creatura, considerando certi uomini come loro maestri e capi. Egli colpisce duramente questa diabolica insidia. Sembra che i discorsi di Paolo non fossero abbastanza eloquenti per piacere ad alcuni; non parlava il greco classico dei vani filosofi gonfi della loro propria sapienza, ma il koiné ossia il greco comune parlato dall’uomo della strada. Ma Paolo non speculava con le parole ingannevoli della sapienza umana; egli proclamava la gloriosa sapienza di Dio nella lingua che tutti potevano facilmente comprendere. Per di più, essendo divisi in fazioni che seguivano gli uomini, i Corinzi erano carnali e non spirituali, non erano teocratici. Uno pianta il seme di verità, un altro l’annaffia, ma è Dio che fa crescere. Cristo Gesù, e nessuno dei loro predicatori umani, è il sicuro fondamento su cui edificare opere sostanziali. La bruciante verità purificherà e consumerà le opere edificate su qualsiasi altro fondamento. La sapienza del mondo è follia presso Dio, e nessuna carne dedicata dovrebbe gloriarsi di essa. Nessuno si glori degli uomini, ma di Dio e Cristo. — 1:10–3:23.

Paolo fa seguire a questo una relazione del suo ministero, e in via generale accenna ai vituperi che ha subìti come apostolo dei Gentili. Essi hanno molti istruttori in Cristo, ma dovrebbero ricordare che fu Paolo che sopportò molto per essere il primo a predicare loro e a generarli mediante il vangelo. Nel loro interesse ha mandato loro Timoteo, e più tardi si recherà egli stesso da loro. (4:1-21) Nel quinto capitolo Paolo considera un caso di fornicazione che è stato largamente reso noto, quello di un figlio che aveva rapporti con la moglie di suo padre. Egli paragona questa impurità morale al lievito che corrompe tutta la pasta; dovevano eliminare questo lievito d’immoralità per preservare la purezza della congregazione cristiana. Un altro argomento è trattato: i fratelli corinzi ricorrevano ai tribunali mondani per risolvere le controversie fra loro. Questo non doveva avvenire. I santificati di Cristo dovranno giudicare il mondo; perché dunque sottoponevano i loro casi al mondo per il giudizio? Meglio per un fratello subire qualche torto che trascinare il proprio fratello davanti al tribunale degli increduli. In tutte queste cose essi devono esser puri perché non appartengono a loro stessi; sono stati da Dio comprati a prezzo, e il corpo dei membri di Cristo deve essere adoperato per glorificare Dio. — 6:1-20.

All’inizio del settimo capitolo Paolo considera alcune domande fatte dai Corinzi nella loro lettera. Egli parla del matrimonio e delle persone sposate, non sposate e vedove, e dei celibi. La tendenza di chi è sposato è di cercare di piacere al proprio coniuge, mentre il celibe cerca unicamente di piacere al Signore. Quindi egli opina che colui che si sposa fa bene, ma colui che non si sposa fa meglio. Riguardo al cibo che è stato offerto agli idoli, Paolo spiega che un idolo non può contaminare il cibo e che il mangiarne o l’astenersene non altera affatto la posizione del Cristiano davanti a Dio. Tuttavia, se mangiando una certa carne il Cristiano facesse inciampare un fratello debole, farebbe male a mangiarla davanti a lui. Da questo punto Paolo procede nella sua argomentazione per dimostrare che egli non vuole offendere in alcun modo. Quantunque sia legittimo diritto del ministro essere sostenuto nella sua opera da coloro che serve, egli non si era valso di questo aiuto. Egli è il servitore di tutti, e diviene ogni cosa per tutti, affinché nessuno inciampi a motivo di lui. — 7:1–9:27.

Egli ammonisce il popolo di Dio di evitare il peccato, additandone i disastrosi risultati dagli esempi tipici durante il viaggio d’Israele verso la Terra Promessa, che furono scritti per nostro ammonimento. Dichiara di nuovo che è lecito mangiare la carne venduta al mercato, sebbene il suo sangue possa essere stato offerto ad un idolo. Ma qui di nuovo egli consiglia di non offendere, così facendo, un fratello debole. Dà alcune istruzioni sulla condotta da seguire nell’adorazione della congregazione, rimprovera ancora i Corinzi per le loro divisioni, e li riprende per l’irriverenza e il disordine con cui celebrano il Memoriale e indica loro come devono evitare di parteciparvi indegnamente. — 10:1–11:34.

Quindi i doni spirituali sono l’argomento trattato nella lettera composta secondo una disposizione per soggetti. I capitoli da dodici a quattordici si attengono alquanto strettamente a questa disposizione, mostrando i vari doni spirituali e i diversi incarichi di servizio nell’assemblea di Dio; egli paragona appropriatamente il concorde funzionamento di tutto ciò alle membra del naturale corpo umano. Mostra che il dono di profezia è preferibile a quello di parlare in altre lingue, ma che l’amore è il maggiore di tutti i doni. Egli indica come devono essere adoperati questi doni spirituali, particolarmente quello di parlare in altre lingue.

Poi segue una vigorosa argomentazione con cui si stabilisce la certezza di una risurrezione dai morti. Non tutti i membri del corpo di Cristo si addormenteranno nella morte; al suono dell’ultima tromba i viventi del rimanente saranno alla loro morte istantaneamente mutati da mortali ad immortali. Quale vittoria sulla morte! Con questa gloriosa prospettiva, vi è certamente ogni ragione di rimaner saldi e incrollabili nell’integrità e di sovrabbondare nell’opera del Signore. (15:1-58) Concludendo, Paolo consiglia la congregazione dei Corinzi circa le contribuzioni per i fratelli poveri. Li informa della sua intenzione di visitarli, dopo essersi trattenuto a Efeso fino alla Pentecoste. Li esorta ad accogliere fraternamente Timoteo, e dice che Apollo verrà quando ne avrà l’opportunità. Dopo alcuni altri consigli e i saluti da parte dei fratelli di Efeso e di tutta l’Asia, egli termina con un saluto scritto di sua propria mano. — 16:1-24.

SECONDO CORINZI

Paolo scrisse la sua seconda lettera ai Corinzi dalla Macedonia, probabilmente da Filippi, e solo alcuni mesi dopo la prima, forse verso la fine dell’estate del 55 d.C. Sembra che, dopo aver mandato la prima epistola da Efeso, Paolo inviasse Tito a Corinto, probabilmente per osservare la reazione dei Corinzi alla sua lettera e anche per aiutare ad organizzare la colletta che si stava facendo per i fratelli poveri della Giudea. Paolo era molto preoccupato per i Corinzi, desiderava sapere come avrebbero accolto i rimproveri della prima lettera, se si sarebbero purificati come congregazione. Aveva previsto di incontrarsi con Tito a Troas mentre era in viaggio da Efeso verso la Macedonia, ma fu deluso. Tito tornò da lui in Macedonia e Paolo fu assai consolato dal suo rapporto su come i Corinzi avevano accolto la prima epistola e sul dolore e pentimento devoto che aveva prodotto in loro. Rallegrato e col cuore aperto verso i fratelli corinzi, Paolo invia loro la seconda epistola, evidentemente per mezzo dello stesso Tito. Tutte le circostanze e gli avvenimenti riferiti risultano dalle seguenti informazioni sul contenuto della lettera, e con particolare riferimento a Primo Corinzi 16:1-8 e Secondo Corinzi 2:12, 13; 6:11; 7:4-16; 8:1-6, 16, 23; 9:1-5.

Dopo aver dichiarato che “l’Iddio di ogni consolazione” conforta quelli che soffrono persecuzioni ed aver menzionato la sua stessa liberazione dalle aggressioni violente subite a Efeso, Paolo spiega perché non fece ai Corinzi la visita progettata. Evidentemente egli aveva progettato di andare da loro a Corinto direttamente da Efeso e di recarsi quindi in Macedonia per poi ritornare a Corinto mentre era in viaggio verso Gerusalemme. Ma le notizie che aveva avuto da Corinto e la necessità di scrivere le cose dette nella prima epistola lo indussero a cambiare itinerario, e passare prima per la Macedonia e dopo andare a Corinto per passare tutto l’inverno con loro. (1:1–2:4) Successivamente, pare che il peccatore di cui si è parlato nel quinto capitolo della prima epistola fosse stato espulso dalla congregazione, ma che più tardi si fosse pentito; perciò Paolo consiglia che sia perdonato. — 2:5-11.

Paolo non aveva bisogno di lettere di raccomandazione per presentarsi ai Corinzi come per esempio ne aveva avuto bisogno Apollo. (Atti 18:24-28) Essi stessi erano epistole viventi comprovanti il suo apostolato. Egli continua dimostrando come sia molto più glorioso il ministero dello spirito che quello della legge. La lettera della legge uccide, ma lo spirito di Dio dà vita. (3:1-18) Nei tre capitoli seguenti (4-6) Paolo parla del glorioso tesoro di servizio posseduto in corpi simili a fragili vasi d’argilla, delle afflizioni del momento, della sicura speranza di gloria celeste, dell’incarico di ambasciatori concesso alle nuove creature in Cristo, e della necessità per i Cristiani di essere separati da questo mondo, non sottoposti ad un giogo inuguale con gli increduli.

I capitoli 7, 8 e 9 descrivono l’incontro di Paolo e Tito in Macedonia e la sua gioia nell’udire che i Corinzi si erano pentiti, il resoconto della liberalità dei Macedoni nell’aiutare i fratelli poveri della Giudea, il suo vanto presso i Macedoni della generosità dei fratelli di Corinto, e la sua fervida espressione di gratitudine verso Dio per il Suo inesprimibile dono di grazia divina estesa a tutte le creature umane, il quale trabocca da loro con tale spirito di generosità.

I quattro ultimi capitoli (10-13) rievocano apparentemente le recenti divisioni nella congregazione dei testimoni di Corinto e la questione dell’apostolato e dell’autorità di Paolo. È una vigorosa difesa e rivendicazione delle sue lettere e della sua condotta nel servizio. Egli smaschera i falsi apostoli, enumera le proprie qualifiche ed opere compiute malgrado le persecuzioni; narra di una rivelazione, di gloria nei vituperi, e dice di esser pronto a recarsi da loro per la terza volta. (12:14; 13:1) Questo non voleva dire che fosse già stato da loro due volte in precedenza. Al momento di scrivere vi era stato una volta sola e aveva progettato una seconda visita, ma aveva in seguito mutato i suoi piani. (1:15) E ora per la terza volta egli progetta di andare da loro, ma in realtà sarà solo la seconda visita. Se all’atto di scrivere vi fosse effettivamente già stato due volte, non avrebbe parlato della visita progettata ma non effettuata come se fosse stata “una seconda occasione di gioia”, sarebbe stata la terza. Come consiglio finale egli ammonisce i Corinzi di esaminare se stessi e provare se sono o no nella fede.

[Domande per lo studio]

1. Quando, da dove e perché Paolo scrisse la prima epistola ai 1 Corinzi?

2. Qual è il contenuto di (a) capitoli 1-3? (b) Capitoli 4-6? (c) Capitoli 7-9? (d) Capitoli 10, 11? (e) Capitoli 12-14? (f) Capitoli 15, 16?

3. Quando, da dove e in quali circostanze Paolo scrisse la seconda epistola ai 2 Corinzi?

4. Qual è il contenuto di (a) capitoli 1, 2? (b) Capitoli 3-6? (c) Capitoli 7-9? (d) Capitoli 10-13?

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