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  • Mantenete l’integrità quando affrontate prove di fede
    La Torre di Guardia 1972 | 15 agosto
    • che Paolo diede specifici consigli sulla perseveranza allorché scrisse la sua seconda lettera ai Corinti: “In ogni modo ci raccomandiamo quali ministri di Dio, in molta perseveranza, in tribolazioni, in casi di bisogno, in difficoltà, in battiture, in prigioni, in disordini, in fatiche, in notti insonni, in tempi senza cibo”. (2 Cor. 6:4, 5) Ci vuole molto incoraggiamento per edificare nella nostra mente la forza di perseverare.

      COME MANTENERE L’INTEGRITÀ

      23. Come ci dovremmo sentire in quanto al voto di dedicazione che abbiamo fatto a Geova?

      23 Alcuni non sono riusciti a vivere secondo i loro voti di dedicazione verso Geova. Dopo aver dedicato la nostra vita al compimento della volontà di Geova, non c’è da tornare indietro. Geova giustamente si attende che ‘paghiamo i nostri voti’. (Eccl. 5:4-6) Quelli che volontariamente e deliberatamente si mostrano falsi agli impegni presi verso Geova meritano la morte.

      24, 25. (a) Da quale fonte possiamo attenderci attacchi? Perché? (b) Anche se dovessimo affrontare la prova suprema in cui sarebbe implicata la nostra vita, quale dovrebbe essere la nostra reazione?

      24 Dobbiamo ricordare che Satana è il grande nemico dei veri cristiani, ed egli ha una potente organizzazione volta a distruggere ogni fede in Geova. Dovremmo anche renderci conto che l’intero mondo giace nella potenza del Diavolo, ed egli è l’iddio di questo sistema di cose e ha accecato le menti degli increduli. — 2 Cor. 4:4.

      25 Poiché ha sotto di sé il mondo intero, rivolge tutto il suo veleno e il suo vigore all’impiego delle sue forze terrestri. Egli fa ciò come un leone ruggente che s’appressa alla sua preda, come scrisse Pietro: “Il vostro avversario, il Diavolo, va in giro come un leone ruggente, cercando di divorare qualcuno”. Quel qualcuno potreste essere voi, un sincero cristiano dedicato a Geova. Pietro ulteriormente avverte: “Prendete la vostra determinazione contro di lui, solidi nella fede, sapendo che le stesse cose in quanto alle sofferenze si compiono nell’intera associazione dei vostri fratelli che sono nel mondo”. (1 Piet. 5:8, 9) Non lasciate che ciò vi spaventi o vi induca a smettere. Questo sarebbe codardia, perfino suicidio, e tale azione non renderà alcuno idoneo per vivere nel regno di Dio. (Riv. 21:8) In contrasto, siate della disposizione mentale che Gesù suggerì in Rivelazione 2:10: “Non aver timore delle cose che stai per soffrire. Ecco, il Diavolo continuerà a gettare alcuni di voi in prigione affinché siate pienamente messi alla prova . . . Mostrati fedele fino alla morte e ti darò la corona della vita”.

  • Il problema di chiamare Gesù “Dio”
    La Torre di Guardia 1972 | 15 agosto
    • Il problema di chiamare Gesù “Dio”

      ● Molti teologi riconoscono il problema di chiamare Gesù “Dio”, poiché come scrisse il teologo H. W. Montefiore nel libro Soundings—Essays Concerning Christian Understanding: “Gesù sapeva d’essere il Figlio del suo celeste Padre: si descrisse come Signore e come Figlio dell’Uomo. Al contrario, non si descrisse come Dio”. E The Christian Century del 19 maggio 1971 osservò riguardo al teologo cattolico romano Karl Rahner che “è disposto a definire Gesù come ‘Signore e Salvatore’ ma fa a meno di chiamarlo Dio”.

      In una conferenza tenuta nel 1968, il professore di teologia G. H. Boobyer diede risalto a questo problema e chiese: “Come si possono tenere insieme, come sembrano ancora fare molti studiosi del Nuovo Testamento, i due atteggiamenti secondo cui da una parte lo studio critico dei Vangeli rivela un Gesù che non aveva nessuna consapevolezza d’essere Dio e non faceva nessuna asserzione d’essere Dio e d’altra parte la credenza che la cristologia nicena, la quale lo dichiara ‘Vero Dio in vero Dio’ sia un credo corretto basato sull’evidenza del Nuovo Testamento? Direi almeno che questo problema sta diventando oggi abbastanza acuto da essere in se stessa una ragione per quella ‘rivalutazione della credenza della Chiesa in Cristo fino al giorno presente’ che . . . A. Grillmeier definisce urgente”.

      In altre parole, ammettono che la credenza nella trinità si basa su un vacillante fondamento.

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