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  • Cose alle quali è simile il “regno dei cieli”
    La Torre di Guardia 1976 | 15 marzo
    • Cose alle quali è simile il “regno dei cieli”

      “A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo paragonerò?” — Luca 13:18.

      1, 2. Facendo uso di illustrazioni nel suo insegnamento, quale profezia adempì Gesù?

      LE ILLUSTRAZIONI o parabole furono una parte importante del metodo di insegnamento di Gesù Cristo diciannove secoli fa. In questo modo adempì una profezia biblica. Ce n’è data l’assicurazione nel racconto della vita di Gesù Cristo scritto dal suo apostolo Matteo Levi. Questo biografo ci dice:

      2 “Gesù dichiarò tutte queste cose alle folle mediante illustrazioni. Realmente, senza illustrazioni egli non parlava loro; affinché si adempisse ciò ch’era stato dichiarato dal profeta, che disse: ‘Io aprirò la mia bocca in illustrazioni, proclamerò cose nascoste sin dalla fondazione [del mondo]’”. — Matt. 13:34, 35; Sal. 78:2.

      3. Come si potrebbero chiamare le illustrazioni attinenti al regno di Dio, e come le introdusse Gesù?

      3 Le illustrazioni o parabole che avevano speciale attinenza con il messianico regno di Dio si possono appropriatamente chiamare illustrazioni o parabole del Regno. Talora furono introdotte con le parole: “Il regno dei cieli è simile”, o: “A che cosa assomiglieremo il regno di Dio?” o: “A che cosa paragonerò il regno di Dio?” — Matt. 13:47; Mar. 4:30; Luca 13:20.

      4, 5. (a) Quante illustrazioni fece Gesù, e quale serie ne narrò in Matteo, capitolo tredici? (b) Secondo Luca 13:17-21, in quali circostanze Gesù narrò le illustrazioni del granello di senapa e del lievito?

      4 Secondo il racconto, Gesù narrò trenta illustrazioni o parabole. Il tredicesimo capitolo del Vangelo di Matteo mostra che una volta Gesù narrò una serie di sette illustrazioni del Regno ciascuna in stretta relazione con l’altra. Prima ci fu l’illustrazione del seminatore, poi quella del grano e delle zizzanie, del granello di senapa, del lievito nascosto nella misura di pasta, del tesoro nascosto nel campo, della perla d’alto valore e della rete. (Matt. 13:1-50) Lo scrittore evangelico Luca introduce diversamente le parabole del seme di senapa e del lievito, dicendo:

      5 “E, quando egli ebbe detto queste cose, tutti i suoi oppositori provavano vergogna: ma tutta la folla si rallegrava di tutte le gloriose cose fatte da lui. Perciò egli proseguì, dicendo: ‘A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo paragonerò? È simile a un granello di senapa che un uomo prese e mise nel suo orto, ed esso crebbe e divenne un albero, e gli uccelli del cielo si ripararono nei suoi rami’. E ancora disse: ‘A che cosa paragonerò il regno di Dio? È simile al lievito, che una donna prese e nascose in tre grosse misure di farina finché tutta la massa fermentò’”. — Luca 13:17-21.

      6. Siccome Gesù narrò le parabole dopo che il popolo si era rallegrato delle cose che aveva fatte, che cosa si potrebbe pensare che Gesù volesse illustrare con le parabole?

      6 Poiché “tutta la folla si rallegrava di tutte le gloriose cose fatte da lui”, c’è la tendenza a pensare che Gesù reagisse all’allegrezza di “tutta la folla” narrando due illustrazioni profetiche per raffigurare come il regno di Dio non sarebbe stato formato solo da un “piccolo gregge”, come aveva indicato in precedenza Gesù, in Luca 12:32. Invece, sarebbe divenuto molto grande e tutto il mondo del genere umano sarebbe stato simile a uccelli riparando nel rifugio provveduto dal Regno. Inoltre, che la grande massa dell’umanità si sarebbe infine imbevuta dei veri insegnamenti del cristianesimo. Per esempio, the Critical and Exegetical Handbook to the Gospel of Matthew, del teologo H. A. W. Meyer, edizione inglese del 1884, dice a pagina 259, paragrafo tre:

      La parabola del seme di senapa ha lo scopo di mostrare che la grande comunità, formata di quelli che parteciperanno al regno messianico, cioè il vero popolo di Dio che costituisce lo Stato del regno futuro, è destinata a svilupparsi da un piccolo inizio in una vasta moltitudine, e perciò a crescere estesamente; . . . “essendo un piccolo gregge, aumentarono divenendo un gregge innumerevole”. La parabola del lievito, d’altra parte, serve a mostrare come le specifiche influenze del regno del Messia (Ef. iv.4 segg.) penetrano gradualmente per intero nei futuri sudditi, finché in questo modo l’intera massa è portata intensamente in quella condizione spirituale che la rende qualificata per essere ammessa nel regno.

      7, 8. Successivamente quale seria domanda riporta Luca, e quale parabola di Gesù attinente al Regno?

      7 Tuttavia, c’è un fatto che vale qui la pena di considerare significativo. È questo: Subito dopo avere scritto quelle due parabole di Gesù e detto come in seguito andò a insegnare di luogo in luogo, lo scrittore evangelico Luca inserisce la domanda di un cert’uomo: “Signore, son pochi quelli che sono salvati?” La risposta di Gesù sembrò d’accordo con tale suggerimento? Additò essa il regno di un “piccolo gregge”? — Luca 13:22, 23.

      8 Ascoltate: “Disse loro: ‘Sforzatevi con vigore per entrare dalla porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrare ma non potranno, quando il padrone di casa si sarà alzato e avrà serrato la porta, e stando di fuori voi comincerete a bussare, dicendo: “Signore, aprici”. Ma rispondendo, egli vi dirà: “Non so di dove siete”. Quindi comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto dinanzi a te, e tu hai insegnato nelle nostre ampie vie”. Ma egli parlerà, dicendovi: “Non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti, operatori d’ingiustizia!” Ivi sarà il vostro pianto e lo stridor dei vostri denti, quando vedrete Abraamo e Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, ma voi stessi gettati fuori’”. (Luca 13:23-28) Quindi, tutti quelli che entreranno dalla “porta stretta” dovranno ‘sforzarsi con vigore’. — Si noti anche Luca 13:5-9.

      9. In un articolo scritto per La Torre di Guardia dell’aprile 1881, come J. H. Paton spiego la parabola del lievito?

      9 Nel numero de La Torre di Guardia di Sion (inglese) dell’aprile 1881, a pagina 5, fu pubblicato un articolo di J. H. Paton, sulla parabola del lievito. Nel corso della sua considerazione, disse:

      Quest’opera di progresso e glorioso successo pare sia illustrata dalla parabola del Salvatore, in cui paragonò il regno del cielo a lievito, che una donna prese e nascose in tre misure di farina finché l’intera massa fu lievitata. Matt. 13:33. Un’obiezione plausibilissima e aggiungeremo, efficace, di quest’applicazione della parabola, si basa sul fatto che il lievito del pane e della dottrina sono citati nella Bibbia come elementi di impurità e corruzione. Avrebbe il Salvatore rappresentato il regno del cielo con un elemento e con il processo della corruzione? Comprendiamo che in questo caso il Salvatore, nella Sua illustrazione, si riferisce a un unico aspetto del lievito, cioè al suo potere di permeare. Non si ferma finché non ha finito il lavoro, così il regno di Dio non cesserà le sue operazioni finché la maledizione non sarà stata rimossa.

      10. Come il numero de La Torre di Guardia del 15 maggio 1900 commentò la parabola del lievito?

      10 Tuttavia, La Torre di Guardia di Sion (inglese), in data 15 maggio 1900, pagina 154, obiettò a tale veduta. Al sottotitolo “La parabola del lievito”, diceva: “Il lievito rappresenta in tutte le Scritture la corruzione: In ogni altro caso in cui è usato nelle Scritture è rappresentato come un male, un’impurità, qualcosa che contamina. . . . Non parrebbe ragionevole che nostro Signore usasse lì la parola lievito come suppongono in genere i cristiani, in senso buono, per indicare qualche grazia dello spirito santo. Al contrario, riconosciamo che c’è coerenza in tutti i suoi insegnamenti, e possiamo essere sicuri che non avrebbe usato il lievito come simbolo di giustizia come non avrebbe usato la lebbra come simbolo di santità”.

      11. Come in data 15 giugno 1910 La Torre di Guardia spiegò la parabola del lievito?

      11 La Torre di Guardia (inglese), in data 15 giugno 1910, fece a pagina 205 lo stesso ragionamento. Nell’articolo intitolato “Lievito nascosto nella farina”, disse quanto segue: “La parabola del ‘lievito’ (vers. 33) illustra il processo mediante cui, secondo quanto era predetto, la chiesa sarebbe venuta a trovarsi nella condizione sbagliata. Come una donna avrebbe preso la sua misura di farina per fare il pane e vi avrebbe messo il lievito, e come risultato la massa sarebbe lievitata, così sarebbe avvenuto nella chiesa di Cristo; il cibo di tutta la casa sarebbe lievitato o si sarebbe corrotto. Ogni parte sarebbe stata più o meno guastata dal lievito delle false dottrine che avrebbero permeato l’intera massa. Pertanto oggi quasi ogni dottrina inculcata da Gesù e dai suoi apostoli è stata più o meno pervertita o svisata dagli errori del medioevo”. — Si veda anche La Torre di Guardia (inglese) del 15 giugno 1912, pagine 198, 199, sotto l’intestazione “Parabola del lievito”.

      LIEVITO E VINO

      12. Obiettando, su che cosa avrebbe potuto insistere il summenzionato collaboratore de La Torre di Guardia, e quale illustrazione di Gesù sul vino e sugli otri avrebbe potuto menzionare?

      12 Ora, se come l’editore de La Torre di Guardia C. T. Russell, J. H. Paton fosse stato vivo a quel tempo, avrebbe potuto fare obiezione a quegli articoli dei numeri de La Torre di Guardia del 1900, 1910 e 1912. Avrebbe potuto insistere che La Torre di Guardia si attiene all’‘unico aspetto del lievito, nell’illustrazione di Gesù, cioè al suo potere di permeare’. Poiché nella fermentazione prodotta c’è il potere di permeare, egli avrebbe potuto sostenere che la fermentazione è fermentazione, qualcosa da considerare in modo obiettivo. Quindi avrebbe potuto citare Matteo 9:17, dove Gesù dice: “Né si mette vino nuovo in otri vecchi; e se vi si mette, gli otri si rompono e il vino si versa e gli otri si rovinano. Ma si mette il vino nuovo in otri nuovi, e l’uno e gli altri si conservano”. — Anche, Marco 2:22; Luca 5:37, 38.

      13. (a) In che senso, dunque, è usata come simbolo la fermentazione del vino? (b) In considerazione di ciò, quale domanda sorge sul significato simbolico della fermentazione causata dal lievito?

      13 Poiché la fermentazione del vino nuovo continua, si formano bolle di gas e gli otri vecchi e privi di elasticità si rompono. La fermentazione del vino avviene per un fine buono e quindi lì la fermentazione è usata in senso buono e simboleggia qualcosa di buono. Ma ne consegue forse che la fermentazione causata dal lievito sia usata come simbolo di qualcosa di buono nella parabola della donna che nascose il lievito in tre grosse misure di farina finché l’intera massa fu fermentata? C’è dunque un’eccezione o due all’uso biblico del lievito come simbolo di ciò che è malvagio e cattivo? La Bibbia usa forse il lievito come simbolo in due sensi, sia come simbolo di ciò che è buono e giusto che come simbolo di ciò che è cattivo e malvagio?

      14. Quale fatto mostra che la Bibbia non considera la fermentazione del vino alla stessa stregua della fermentazione causata dal lievito aggiunto a una misura di farina?

      14 Ma come si può giustamente sostenere che la Bibbia usa il lievito della pasta in tale duplice senso, quando, alla celebrazione della Pasqua e della festa di sette giorni che seguiva, era permesso bere vino mentre tutto il lievito del pane era proibito, vietato, sotto pena di morte per il trasgressore? (Lev. 23:5-13; Luca 22:7-20) La Bibbia considera dunque alla stessa stregua ogni fermentazione e il suo potere di permeare? La Bibbia tratta solo il potere di permeare derivante dalla fermentazione come unico fattore da considerare, indipendentemente da ciò che causa la fermentazione? La risposta scritturale è No! Altrimenti, non troveremmo l’apparente contraddizione alla celebrazione della Pasqua e della festa dei pani non lievitati, della durata di una settimana, che seguiva la Pasqua.

      15. Riguardo alla fermentazione, qual è il fattore determinante, e così la parabola del lievito illustra qualcosa di positivo o no?

      15 Perciò, è evidente che la fermentazione col suo potere di permeare non è in se stessa il fattore determinante così che abbia un significato simbolico buono o cattivo. Piuttosto, il fattore determinante è la cosa aggiunta per favorire la fermentazione. Nelle Sacre Scritture, la fermentazione (come fattore) non è isolata da ciò che la causa. Perciò, la fermentazione causata naturalmente quando si fa il vino non è classificata alla stessa stregua della fermentazione favorita nella farina con una sostanza aggiunta, cioè il lievito o pasta acida.a Pertanto, se qualcuno si riferisce alla fermentazione del vino nuovo messo in otri nuovi per mostrare che il lievito (pasta acida) aggiunto nella panificazione è simbolo di ciò che è buono e giusto non dimostra nulla. Il suo argomento non si basa sulla Bibbia. Per tale ragione l’argomento usato da J. H. Paton nel numero de La Torre di Guardia di Sion dell’aprile 1881 non regge. Le Scritture ispirate ci obbligano a fare una distinzione nel caso del lievito (pasta acida) usato come simbolo. Perciò, la parabola del lievito non è un’illustrazione di qualcosa di positivo; al contrario, illustra qualcosa di negativo. Ma nella nostra considerazione presenteremo più avanti altre informazioni su questo soggetto del lievito.

      “IL REGNO DEI CIELI È SIMILE” A VARIE COSE

      16, 17. Perché qualcuno potrebbe obiettare a quanto è stato detto sopra per il modo in cui sono introdotte le parabole del granello di senapa e del lievito? Ma che tipo di introduzione viene fatta alla parabola della rete, usata per quale operazione?

      16 La precedente spiegazione data sulla parabola del lievito nei numeri de La Torre di Guardia del 1900, 1910 e 1912 è dunque valida oggi, quando le parabole o illustrazioni di Gesù giungono al culmine del loro adempimento? In effetti, sì! Alcuni studiosi della Bibbia potrebbero essere inclini a obiettare perché, dicono, è “il regno dei cieli” che viene assomigliato al lievito e al granello di senapa. (Matt. 13:31-33) Sì, ma è pure vero che, nella settima e ultima parabola della serie di Matteo, capitolo tredici, Gesù disse:

      17 “Ancora il regno dei cieli è simile a una rete calata in mare che radunò pesci d’ogni specie. Quando fu piena la tirarono a riva e, messisi a sedere, raccolsero gli eccellenti in vasi, ma gli inadatti li gettarono via. Così sarà al termine del sistema di cose: gli angeli usciranno e separeranno i malvagi dai giusti e li getteranno nella fornace ardente. Ivi saranno il loro pianto e lo stridor dei loro denti”. — Matt. 13:47-50.

      18. (a) Quali domande sorgono dunque riguardo alla parabola della rete e a quella delle vergini sagge e stolte? (b) Evidentemente che cosa intese dire Gesù con le parole “il regno dei cieli è simile”?

      18 Ora sappiamo che il “regno dei cieli” o messianico “regno di Dio” è formato dall’Agnello Gesù Cristo e dai suoi 144.000 seguaci dell’Israele spirituale. (Riv. 7:4-8; 14:1-5) Siamo dunque obbligati a chiederci: Intese dire Gesù che questa classe del Regno di 144.001 è simile a una rete che trattiene i “malvagi” e i “giusti” e che è maneggiata da angeli inferiori a Gesù Cristo? Ricordiamo pure che Gesù introdusse un’altra parabola, dicendo: “Il regno dei cieli diverrà allora simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, andarono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque erano discrete”. (Matt. 25:1, 2) Dobbiamo forse capire che la classe del Regno di centoquarantaquattromila e uno è composta per metà di stolti e per metà di discreti? Questo non sarebbe mai possibile! Evidentemente, quindi, con l’espressione “il regno dei cieli è simile” Gesù intese che, in relazione al regno dei cieli vi è un aspetto simile a questo o simile a quello. Oppure, questioni relative al Regno saranno simili a una particolare cosa.

      19, 20. (a) Per ottenere il corretto intendimento, che cosa dobbiamo sapere circa lo scopo della serie di parabole? (b) Secondo le sue stesse parole, perché Gesù parlava al popolo narrando parabole?

      19 Comprendendo in questo modo il senso delle espressioni, si consente che Gesù illustrasse sviluppi sia cattivi che buoni rispetto al “regno dei cieli” o al messianico “regno di Dio”. Per ottenere il corretto intendimento, dobbiamo tener conto dello scopo per cui fu narrata la parabola o la serie di parabole. Gesù stesso ci informò di tale scopo. Dopo che aveva pubblicamente narrato la parabola o illustrazione delle quattro specie di suolo su cui cadde il seme del seminatore, i discepoli gli chiesero: “Perché parli loro per mezzo di illustrazioni?” Notiamo ora questa risposta di Gesù:

      20 “A voi [discepoli] è concesso di capire i sacri segreti del regno dei cieli, ma a loro non è concesso. Poiché a chiunque ha sarà dato dell’altro e sarà nell’abbondanza; ma a chiunque non ha sarà tolto anche quello che ha. Per questo parlo loro usando illustrazioni, perché [per citare Isaia 6:9, 10], guardando, guardano invano, e udendo, odono invano, né ne afferrano il significato; e in loro si adempie la profezia d’Isaia, che dice: ‘Udendo, voi udrete, ma non ne afferrerete affatto il significato; e, guardando, guarderete ma non vedrete affatto. Poiché il cuore di questo popolo si è ingrossato, e coi loro orecchi hanno udito con noia, e han chiuso i loro occhi; affinché non vedano con gli occhi e non odano con gli orecchi e non ne afferrino il significato col cuore e non si convertano, e io non li sani’”. — Matt. 13:10-15.

      21. (a) Con le parabole narrate da Gesù, come si adempì Isaia 6:9, 10 nel caso d’Israele? (b) In che modo la parabola dei quattro tipi di suolo illustra questo medesimo fatto?

      21 Questo era l’espresso proposito di Gesù nel parlare al popolo d’Israele per mezzo di parabole, per adempiere Salmo 78:2; e mediante le parabole Gesù mostrò che si sarebbe adempiuta la profezia di Isaia 6:9, 10, cioè che comparativamente pochi, un rimanente, avrebbero accettato il suo vero messaggio e sarebbero divenuti veri cristiani degni del “regno dei cieli”. Per esempio, nella parabola del seminatore egli parlò di quattro tipi di suolo, ma tre su quattro furono improduttivi. Solo il tipo di suolo eccellente produsse in abbondanza, il trenta, il sessanta, il cento, nella proclamazione del messaggio del Regno. (Matt. 13:3-8) Quindi, proprio nella prima parabola della serie predominò l’aspetto negativo riguardo al “regno dei cieli”.

      22. Nella parabola di Gesù circa il grano e le zizzanie, verso quale classe si adempie Isaia 6:9, 10?

      22 Nella parabola narrata successivamente, quella del grano e delle zizzanie, il nemico seminò zizzanie nel campo di grano così che, quando venne il tempo della mietitura, il campo era rovinato dalla presenza di una gran quantità di zizzanie. Gesù spiegò che il “seme eccellente” sono i veri unti cristiani, “i figli del regno”. Le zizzanie sono il contrario, i cristiani finti, anzi, “i figli del malvagio”, del Diavolo che le seminò. Il tempo della mietitura è il “termine di un sistema di cose”, in cui ora ci troviamo. Mentre consideriamo la spirituale opera di mietitura in corso dalla primavera del 1919 E.V., che cosa osserviamo? I “figli del regno” mietuti sotto la guida angelica sono un semplice rimanente, e oggi sono circa diecimila quelli che partecipano al pane e al vino emblematici alla celebrazione della Cena del Signore. Dall’anno 1948, quando secondo il rapporto erano 25.395, il loro numero è diminuito. D’altronde, i finti “figli del regno”, quelli verso i quali si adempie la profezia di Isaia 6:9, 10, si aggirano sui mille milioni di membri delle chiese della cristianità. — Matt. 13:24-30, 36-43.

      23. Nella parabola del tesoro nascosto, quanti agiscono in modo positivo?

      23 Nella parabola del tesoro nascosto nel campo, solo un uomo scopre questo tesoro e “vende tutto ciò che ha e compra quel campo”. Tutti gli altri hanno rivolto il proprio senso dei valori in una direzione diversa perché essendo i loro occhi come ‘incollati’ non hanno visto il valore nascosto in quel campo. — Matt. 13:44.

      24. Nella parabola della perla di alto valore, quanti commercianti viaggiatori furono disposti a pagarne il prezzo?

      24 Nella parabola della “perla di alto valore”, solo un “commerciante viaggiatore” desidera avere la perla più rara che ci sia. È l’unico che “andò e vendette prontamente tutte le cose che aveva e la comprò”. Tutti gli altri commercianti viaggiatori cercavano qualche altra cosa che consideravano preziosa, qualcosa che probabilmente non sarebbe costata loro tutto quello che avevano pur di acquistarla. — Matt. 13:45, 46.

      25, 26. (a) In quale tempo le parabole della rete e del campo di grano giungono al culmine del loro adempimento? (b) In che modo si adempiono le profezie verso i “giusti” e verso i finti cristiani?

      25 Nella parabola della rete, questo strumento per prendere pesci in grande quantità, maneggiato da pescatori che raffigurano “gli angeli”, raduna “pesci d’ogni specie”, pesci che i Giudei osservanti della Legge potevano mangiare e altri pesci proibiti dalla legge di Mosè. Solo i pesci che si potevano mangiare furono raccolti in vasi, e gli altri furono gettati via essendo considerati abominevoli. — Matt. 13:47-50.

      26 È qui sulla terra, al “termine del sistema di cose”, dove ci troviamo dall’anno 1914 E.V., che la parabola del campo di grano giunge al culmine del suo adempimento. Quindi mentre le operazioni proseguono, per ‘separare i malvagi dai giusti’, sotto l’invisibile guida dei santi angeli di Dio, quali sono i fatti che notiamo in relazione al “regno dei cieli”? I “giusti” che sono chiamati al regno celeste sono forse la stragrande maggioranza? Al contrario, sono un insignificante “rimanente” spirituale, mentre i seguaci delle chiese della cristianità che alla morte si attendono di andare in cielo sono centinaia di milioni, secondo i calcoli. La profezia di Isaia 6:9, 10 si adempie verso questi finti cristiani. Essi saranno gettati nel “fuoco” dell’imminente “grande tribolazione”. (Matt. 13:47-50) La cristianità, il falso “regno dei cieli”, non è dunque il luogo in cui cercare rifugio.

      [Nota in calce]

      a “Il processo della fermentazione alcolica richiede un un attento controllo nella produzione di vini d’ottima qualità. . . . Normalmente le bucce d’uva sono coperte di batteri, muffe e lievito. I lieviti che si trovano in natura come Pichia, Kloeckera e Torulopsis sono spesso più numerosi dei Saccaromiceti, il lievito del vino. Benché specie di Saccaromiceti siano in genere ritenute preferibili per un efficace fermentazione alcolica, è possibile che altri generi di lievito contribuiscano al sapore, specialmente nei primi stadi della fermentazione. Sono preferiti i Saccaromiceti per la loro efficacia nel trasformare lo zucchero in alcool e perché sono meno sensibili all’effetto inibitorio dell’alcool”. — Encyclopædia Britannica, Volume 19, edizione del 1974, pagina 879, alla voce “Fermentazione”.

  • Smascherato il rifugio del falso regno
    La Torre di Guardia 1976 | 15 marzo
    • Smascherato il rifugio del falso regno

      1. A quale scopo Gesù narrò la parabola del granello di senapa, in armonia con quale profezia?

      QUALE dev’essere dunque lo scopo della parabola di Gesù circa il granello di senapa, un seme così piccolo allo stadio embrionale ma che diventa un albero? Lo scopo dev’essere quello di mostrare qualcosa in armonia con il riferimento di Gesù alla descrizione negativa fatta in Isaia 6:9, 10. (Matt. 13:13-15) Narrando questa terza parabola della serie di sette, Gesù disse: “Il regno dei cieli è simile a un granello di senapa, che un uomo prese e seminò nel suo campo; il quale è infatti il più piccolo di tutti i semi, ma quando è cresciuto è il più grosso dei vegetali e diviene un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono e trovano dimora fra i suoi rami”. — Matt. 13:31, 32.

      2. Paragonando l’albero nato dal granello di senapa alla chiesa nominale, in che modo La Torre di Guardia di Sion del 15 maggio 1900 interpretò il fatto che gli uccelli del cielo trovarono dimora fra i rami dell’albero?

      2 Il numero de La Torre di Guardia di Sion (inglese) del 15 maggio 1900 disse a pagina 153: “La terza parabola o quadro del regno nel suo attuale stadio embrionale di sviluppo dovrebbe indicare che da un piccolissimo inizio la chiesa nominale di questa età del Vangelo avrebbe conseguito proporzioni piuttosto considerevoli. . . . Tuttavia, questo grande sviluppo non significa necessariamente un vantaggio o qualcosa di specialmente desiderabile, ma diventa al contrario uno svantaggio, in quanto gli uccelli del cielo vengono e trovano dimora sui suoi rami e lo contaminano. Gli ‘uccelli del cielo’ della precedente parabola del seminatore raffiguravano Satana e i suoi rappresentanti, e noi, pensiamo, siamo giustificati a fare qui un’applicazione simile, interpretandolo nel senso che la chiesa piantata dal Signore Gesù fiorì rapidamente e straordinariamente, e che a motivo dei suoi risultati, della sua forza, ecc., Satana per mezzo dei suoi rappresentanti venne e trovò dimora sui vari rami della Chiesa. Essi han dimorato sui rami di questa chiesa evangelica per tutti questi secoli e vi si trovano ancora, come elemento contaminatore”.

      3. In data 15 giugno 1910, che cosa disse La Torre di Guardia che rappresentava l’“albero” pienamente sviluppato, insieme agli uccelli?

      3 Presentando una veduta simile a quella appena citata, il numero de La Torre di Guardia (inglese) del 15 giugno 1910, pagina 204, proseguiva dicendo: “Pertanto l’insegnamento di questa parabola ci farebbe concludere che, un tempo, la chiesa di Cristo era così priva d’importanza nel mondo che era una vergogna e un disonore appartenerle, ma che infine sarebbe divenuta onorata e grande e i servitori dell’avversario avrebbero provato piacere nella sua ombra. Nelle Scritture tutto questo è rappresentato col simbolo di Babilonia, ed esse dichiarano che, nel complesso, con le varie ramificazioni e denominazioni, la chiesa nominale di Cristo è babilonica. Ascoltate le parole del Signore: ‘Essa è divenuta il rifugio di ogni spirito immondo e il ricetto di ogni uccello impuro e odioso’”. — Si veda pure La Torre di Guardia (inglese) del 15 giugno 1912, pagina 198, sotto il titolo “Come un seme di senapa”.

      4. (a) Quei due articoli de La Torre di Guardia che cosa non dissero che era l’“albero” simbolico? (b) In quanto al tempo e al luogo, che tipo di quadro e scena non illustra la parabola del granello di senapa?

      4 Eccoci dunque, in quest’anno 1976, a dover rispondere all’importante domanda: Che cosa raffigura quell’albero cresciuto dal seme di senapa? Babilonia la Grande, dicono i succitati due numeri della rivista Torre di Guardia. Non dicono che questa pianta che diventa un albero raffiguri la classe del Regno di 144.001 cristiani intronizzati nel potere celeste. Ma oggi che dobbiamo dire noi? Anzitutto, dobbiamo ricordare che questa illustrazione del granello di senapa non presenta un quadro del millennio, per mostrare il numero finale della classe del Regno al potere nella gloria celeste e con tutto il genere umano che si rifugia sotto il regno messianico. Non presenta una scena celeste inerente agli eredi del “regno dei cieli”. Raffigura uno stato di cose terrestre in un particolare periodo di tempo.

      5. Che cos’è lo speciale periodo di tempo in cui la parabola giunse al culmine del suo adempimento, e dove ha luogo tale adempimento?

      5 Lo speciale periodo di tempo è quello indicato da Gesù nella parabola del grano e delle zizzanie e in quella della rete. Nella parabola del campo di grano in cui furono seminate le zizzanie, Gesù disse: “La mietitura è il termine di un sistema di cose, e i mietitori sono gli angeli”. Nella parabola della rete, Gesù disse: “Così sarà al termine del sistema di cose: gli angeli usciranno e separeranno i malvagi dai giusti e li getteranno nella fornace ardente. Ivi saranno il loro pianto e lo stridor dei loro denti”. (Matt. 13:39, 49, 50) La “mietitura” avviene qui sulla terra, dove si trovano le “zizzanie” da separare. Nello stesso modo, la separazione dei “pesci” che si potevano mangiare da quelli inadatti avviene qui sulla terra, dove sono le ‘acque’ di pesca. Le simboliche “zizzanie” e i “pesci” inadatti sono quelli che si professano cristiani e che hanno il cuore indifferente, gli orecchi insensibili, e gli occhi incollati così che la guarigione spirituale di tali cristiani professanti è impossibile. — Isa. 6:9, 10; Matt. 13:14. Si paragoni Atti 28:25-28. Si veda l’articolo “Nessuna guarigione finché le case non siano senza uomo”, nel numero de La Torre di Guardia del 1º maggio 1967.

      6. Che cosa asserisce d’essere questo odierno “albero”, e perché, dunque, questo simbolico “albero” non potrebbe simboleggiare Babilonia la Grande?

      6 Al “termine del sistema di cose” nei nostri tempi, il simbolico albero nato dal seme di senapa doveva essere pienamente cresciuto. Lo stato della crescita avrebbe corrisposto al tempo della mietitura. Dato che la mietitura del “grano” spirituale o dei “figli del regno” è in atto dal 1919 E.V., possiamo discernere qui sulla terra il simbolico albero nato dal seme di senapa e ora pienamente cresciuto. Questa pianta che diventa un albero asserisce di rappresentare il “regno dei cieli”, poiché Gesù disse che “il regno dei cieli è simile” ad esso. Per questa ragione l’albero cresciuto dal granello di senapa non potrebbe raffigurare Babilonia la Grande, poiché tale organizzazione è l’impero mondiale della falsa religione che ebbe inizio con l’antica Babilonia. Babilonia la Grande nel complesso non afferma d’essere o di rappresentare “il regno dei cieli” o il messianico “regno di Dio”. Tuttavia, la parte più numerosa e preminente di Babilonia la Grande asserisce in effetti di rappresentare il celeste regno messianico di Dio. Questa parte più potente di Babilonia la Grande è la cristianità con le sue mille o più ramificazioni e denominazioni religiose.

      7. A che cosa si deve la massima crescita della cristianità nella storia, e quando cominciò realmente e come?

      7 La cristianità afferma d’essere venuta dall’originaria piccola congregazione cristiana esistita a Gerusalemme nel primo secolo E.V. Oggi vi sono milioni di congregazioni della cristianità. Ha raggiunto la sua massima crescita! Ma la sua attuale scandalosa mondanità e la sua mancanza di spiritualità rendono certo che la sua enorme crescita non è avvenuta per le sue virtù spirituali e perché avesse la progressiva luce della verità biblica. La storia religiosa mostra che in effetti la cristianità fu fondata nel quarto secolo E.V. dal pagano imperatore romano Costantino il Grande, che asserì d’essersi convertito al cristianesimo nel 312 E.V. ma che non fu battezzato che poco prima della sua morte avvenuta il 22 maggio 337 E.V. Fece del degradato cristianesimo del suo giorno la Chiesa di Stato dell’Impero Romano, servendosi a tal fine di circa trecento “vescovi” apostati scesi a un compromesso. Quale Pontefice Massimo dell’Impero Romano, convocò il primo Concilio di Nicea, in Asia Minore, e stabilì quali dottrine dovevano essere decretate dottrina della Chiesa.

      8. In quanto a dottrina e pratica, che cosa permea oggi la cristianità, e in adempimento di quale parabola?

      8 Oggi, che cosa permea l’intera massa delle chiese della cristianità? Il vero insegnamento e la struttura e la procedura e l’osservanza della Bibbia? No! È la religione risultante dalla fusione promossa dal Pontefice Massimo Costantino, in cui le cose fondamentali sono le dottrine e i metodi babilonici, anziché gli insegnamenti dell’ispirata Sacra Parola di Dio. Fu Costantino a presiedere il Concilio di Nicea e ad appianare la disputa inerente alla personalità e agli attributi di Geova Dio, decretando in favore della dottrina babilonica della Trinità. Gesù Cristo predisse questa corruzione della dottrina e della pratica cristiana narrando la parabola del lievito. Egli disse: “Il regno dei cieli è simile a lievito, che una donna prese e nascose in tre grosse misure di farina, finché l’intera massa fermentò”. — Matt. 13:33.

      9. Per quanto tempo è stata esercitata nella cristianità questa corruttrice influenza religiosa, con quale opportunità per i rappresentanti del Diavolo?

      9 La fermentazione dell’intera massa della cristianità ha avuto sedici secoli di tempo per avvenire. Chi può negare che oggi la cristianità è completamente lievitata dalla corruttrice influenza della dottrina e della mondanità babilonica e della sfida alla sovranità universale di Geova Dio simile a quella lanciata da Nimrod? Questa corruzione dell’enorme massa di finti “figli del regno” della cristianità ha reso il falso “regno di Dio” terreno un eccellente luogo di rifugio per i rappresentanti di Satana il Diavolo, come gli “uccelli del cielo” dimorano tra i rami dell’albero cresciuto dal seme di senapa. — Matt. 13:31, 32.

      10, 11. (a) Perché nella parabola del granello di senapa non è raffigurato nulla di vantaggioso per l’umanità? (b) Pertanto, quale “regno” odierno raffigura l’“albero” cresciuto dal granello di senapa?

      10 La dimora di tutti questi simbolici “uccelli del cielo” nelle molte ramificazioni della cristianità non ha recato un vantaggio spirituale alla cristianità. È come l’albero che crebbe dal granello di senapa piantato dal contadino nel suo orto o campo. Gli uccelli del cielo che dimoravano tra i suoi rami potevano mangiare i semi di senapa, come gli uccelli della parabola di Gesù sui quattro tipi di suolo che mangiarono i semi caduti lungo la strada dalla mano del seminatore. (Matt. 13:4) Per quello che ne dice la parabola di Gesù, l’albero non fu di alcun vantaggio per l’uomo. Per esempio, la parabola non dice in che modo, una volta che l’albero fu cresciuto, il contadino venne per cacciare quegli uccelli e raccogliere una gran quantità di semi di senapa per farne una buona salsa con cui condire alcuni cibi. Ma, certo il contadino non piantò nel suo orto il granello di senapa solo per provvedere una dimora agli “uccelli del cielo”.

      11 Tutto considerato, è evidente che il simbolico odierno “albero” nato dal seme di senapa è il falso “regno dei cieli”, cioè la cristianità, in cui il clero signoreggia sui laici. L’“albero” non potrebbe coerentemente raffigurare il rimanente dei suggellati Israeliti spirituali che sono oggi sulla terra, perché essi sono soltanto una frazione, non il numero completo di 144.000 eredi del Regno. Infatti, per oltre ventisette anni il rimanente spirituale è diminuito di numero. Alla celebrazione della Commemorazione nel 1975 il loro numero era sceso a 10.454.

      UNA PIANTA DI SENAPA DIVERSA DA QUELLA CHE CI ASPETTEREMMO

      12. Conformemente alla norma biblica che un seme deve riprodursi secondo la sua specie, quale obiezione potrebbe sollevare logicamente qualcuno riguardo alla spiegazione che l’“albero” nato dal granello di senapa raffigura la cristianità?

      12 In modo del tutto logico, qualcuno potrebbe obiettare al suddetto ragionamento in questo modo: Nella parabola di Gesù, l’uomo che seminò il granello di senapa lo seminò con buone intenzioni. Egli si attendeva che da questo granello crescesse una pianta di senapa “secondo la sua specie”. (Gen. 1:11, 12) Non si attendeva qualcosa di estraneo a quanto aveva seminato. Non aveva in mente una finta pianta di senapa. Stando così le cose, come possiamo dire che il seminatore ottenesse esattamente una tale cosa finta? Perciò, come possiamo dire, com’è detto sopra, che l’“albero” che crebbe dal granello di senapa rappresentava la cristianità, il finto “regno dei cieli”?a Non è questo contrario alla legge di Dio secondo cui un seme deve riprodursi secondo la sua specie? Questa legge divina, applicata in senso spirituale, non escluderebbe l’idea della cristianità, l’opposto del “regno dei cieli”?

      13, 14. (a) Perché la cristianità non ci sarebbe stata, se non ci fosse stato Gesù Cristo? (b) Secondo quale norma Dio la considera responsabile verso di Lui, e di che cosa è essa la controparte?

      13 A questo riguardo, tutto cominciò con Cristo. Se non ci fosse stato Cristo, non ci sarebbe stata la cristianità. Dichiarazione semplice, ma pur sempre verace! Nel quarto secolo della nostra Èra Volgare la cristianità aderì al vero Cristo, non a un falso Cristo, un falso Messia, così da rendere meno riconoscibile la falsificazione. Prese anche il suo nome ufficiale chiamandosi cristianità. Essa si appropriò le varie cose che avevano relazione con Gesù Cristo. Pratica il battesimo in acqua, e alcune sue chiese praticano ancor oggi l’immersione totale. Celebra la Cena del Signore con il pane e il prodotto della vite. Ha gli anziani o vescovi e diaconi. (Filip. 1:1, La Bibbia di Gerusalemme) E, in quanto alla Sacra Bibbia nel complesso, le Bibbie stesse di cui i cristiani testimoni di Geova si sono serviti fino a che non si cominciò a pubblicare la Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture nel 1950 E.V. ci sono pervenute dalle società bibliche gestite dalle chiese della cristianità.

      14 È assai chiaro che Gesù Cristo fu coinvolto nella formazione della cristianità, che ha professato finora d’essere la sua vera chiesa. Inoltre, Geova Dio prende la cristianità in parola e secondo le sue pretese. Per questa ragione Geova richiede che viva secondo le sue pretese e la ritiene responsabile di non vivere secondo le Sue esigenze. Per tale motivo le infliggerà la debita punizione. In questo “termine del sistema di cose” la giudica infedele alle sue stesse dichiarazioni religiose. Essa è la controparte moderna dell’infedele Israele dei tempi antichi.

      15, 16. In che modo la parabola di Gesù circa il grano e le zizzanie mostra che egli è coinvolto nella crescita avuta finora dalla cristianità?

      15 La prova scritturale che Gesù Cristo è coinvolto nella crescita della cristianità è confermata dalla parabola del grano e delle zizzanie. È vero che Gesù Cristo, “il Figlio dell’uomo”, non seminò quelle zizzanie nel suo campo. Ve le seminò il suo nemico, Satana il Diavolo. Nella parabola, gli schiavi del Seminatore scoprirono subito la presenza delle zizzanie nel campo di grano. Volevano sradicare i germogli delle zizzanie. Ma il Seminatore, il padrone del campo di grano, non glielo permise. Nella sua pazienza e longanimità ordinò agli schiavi di lasciar crescere insieme le zizzanie e il grano fino alla mietitura verso il tempo di Pentecoste. Allora avrebbe fatto separare le zizzanie, pienamente cresciute, dal grano.

      16 In adempimento di questo aspetto della sua parabola, Gesù non fece distruggere la cristianità appena si manifestò. Permise che si espandesse. In questo senso è coinvolto nella crescita della cristianità fino alle sue attuali proporzioni, le massime della storia. Fino a che è stato scritto questo articolo, Gesù Cristo non ha distrutto la cristianità. Per suo permesso, essa occupa ancora spazio nel campo del Seminatore, nel “suo campo”, nel suo “coltivato campo” religioso. — Matt. 13:24-27; si paragoni I Corinti 3:9.

      17. Da chi è stata maneggiata la simbolica “rete” e, nel 1891 e nel 1912, che cosa fu detto che raffigura questa “rete”?

      17 Il legame di Gesù con la cristianità è ulteriormente illustrato nella parabola della rete. (Matt. 13:47-50) I pescatori che maneggiano la rete raffigurano gli angeli celesti sotto la guida del glorificato Gesù Cristo. Ma che cosa raffigura la rete stessa? Dato che la parabola dice che “il regno dei cieli è simile a una rete”, la rete raffigura forse i 144.001 membri della classe del “regno dei cieli”? No, questo non è possibile, quando consideriamo gli aspetti della parabola tutti insieme. Il libro “Venga il tuo Regno” (inglese), pubblicato nel 1891, diceva a pagina 214 che la rete raffigurava “la Chiesa cristiana nominale”. La Torre di Guardia (inglese), in data 15 giugno 1912, a pagina 201 e nell’articolo intitolato “La parabola di una rete da pesca”, ne parlò chiamandola “la rete del Vangelo, con tutto il suo assortimento di chiese d’ogni tipo”.

      18. In data 15 marzo 1968, che cosa disse La Torre di Guardia che la rete raffigurava?

      18 Più recentemente, nel numero de La Torre di Guardia del 15 marzo 1968, fu pubblicato l’articolo di studio intitolato “Calate le vostre reti per la pesca”. Alle pagine 177, 178, il sesto paragrafo dice che “la rete simboleggia l’organizzazione terrestre che professa d’essere la congregazione di Dio, la quale è nel nuovo patto con Dio per mezzo del Mediatore Gesù Cristo. Essa asserisce dunque d’essere l’Israele spirituale, la nazione santa unta con lo spirito di Dio per regnare con Gesù Cristo nel regno celeste. Essa include i professanti veri e i professanti falsi o infedeli. Logicamente include la cristianità, con le sue centinaia di migliaia di sedicenti cristiani, appartenenti a centinaia di sette chiamate cristiane”.

      19, 20. (a) L’esperienza di Gesù in relazione al simbolico granello di senapa è stata simile a quale esperienza di Geova, narrata in Geremia 2:21-23? (b) In Osea 10:1-4, come Geova raffigura la degenerazione della simbolica “vigna” d’Israele?

      19 Pertanto nelle parabole del Regno Gesù Cristo illustrò il suo legame con la formazione e la crescita dell’organizzazione cristiana nominale della cristianità. La sua relazione con la cristianità è simile alla relazione del suo celeste Padre Geova con l’apostata Israele dei tempi antichi. Nel 1513 a.E.V. Geova stabilì la nazione d’Israele per uno scopo buono e giusto. Ma che cosa accadde alla nazione che aveva scelto e piantato nella Terra Promessa in Palestina? In Geremia 2:21-23 Geova stesso risponde a questa domanda, dicendo: “‘In quanto a me, t’avevo piantata come una scelta vite rossa, tutta di vero seme. Come ti sei dunque cambiata verso di me in degenerati germogli di vite straniera? Ma benché tu ti lavassi con gli alcali e ti prendessi gran quantità di liscivia, il tuo errore sarebbe per certo una macchia dinanzi a me’, è l’espressione del Signore Geova. ‘Come puoi dire: “Non mi sono contaminata. Non ho camminato dietro ai Baal”? Vedi la tua via nella valle. Prendi nota di ciò che hai fatto. Una veloce, giovane cammella che senza mira corre da una parte all’altra nelle sue vie’”.

      20 E in Osea 10:1-4, Geova dice: “Israele è una vite degenerata. Continua a portar frutto per se stesso. In proporzione all’abbondanza del suo frutto ha moltiplicato i suoi altari. In proporzione alla bontà del suo paese, erigono buone colonne. Il loro cuore è divenuto ipocrita; ora saranno trovati colpevoli. . . . Pronunciano parole, fanno giuramenti falsi, concludono un patto; e il giudizio è germogliato come una pianta velenosa nei solchi della campagna”.

      21. (a) In che modo la generazione giudaica del giorno di Gesù mostrò la sua apostasia? (b) L’esperienza di chi risponde alla domanda se Gesù poté piantare un simbolico granello di senapa da cui nascesse una pianta straniera?

      21 Ai giorni di Gesù Cristo e dei suoi apostoli la nazione d’Israele era apostata come ai giorni di Geremia e Osea. Infatti, fu la generazione d’Israele a causare la morte del Messia Gesù e a perseguitare i suoi apostoli e i discepoli del primo secolo. A tali Israeliti in special modo si riferirono sia Gesù che Isaia, dicendo che avevano gli occhi incollati, gli orecchi insensibili e il cuore indifferente così che non ci fu per loro nessuna guarigione spirituale. (Isa. 6:9, 10; Matt. 13:13-15; Atti 28:24-28) Nel 70 E.V. quell’apostata generazione subì pertanto la calamità nazionale. Or dunque, chiede qualcuno: Quale Seminatore della parabola, come poté Gesù piantare il simbolico granello di senapa e tuttavia farlo divenire un albero di una specie straniera, quella corrotta falsificazione detta cristianità? L’esperienza di Geova Dio con l’antica nazione d’Israele dà la risposta divina a chi fa tale domanda!

      22. Perché Gesù potè narrare la parabola del granello di senapa e pensare che l’“albero” cresciuto raffigurava un’organizzazione finta?

      22 Gesù Cristo, con la sua profetica previdenza, poté preconoscere il risultato del simbolico granello di senapa che seminò nel primo secolo. Conosceva la storia d’Israele e conosceva tutte le profezie. Così poté dire la parabola del granello di senapa e pensare al finto “regno dei cieli”, la cristianità, raffigurata dalla pianta di senapa cresciuta in cui dimorarono gli “uccelli del cielo”. — Si noti Matteo 13:25, 38, 39; 24:23-25.

      23. (a) Che cosa non dobbiamo pensare per il fatto che la parabola non mostra la distruzione dell’“albero” nato dal granello di senapa? (b) La parabola della rete che cosa non mostra riguardo a quella rete da pesca?

      23 La parabola di Gesù non illustrò di per se stessa o con quanto essa dice che la cosa simboleggiata dall’“albero” infestato dagli uccelli sarebbe stata distrutta. Tuttavia questo non è un argomento per dimostrare che tale distruzione non sopravverrà sull’“albero” simbolico, cioè la cristianità. (Si paragoni Luca 13:5-9). Si può dire la stessa cosa della rete: La parabola di Gesù non mostra che la rete avrebbe cessato di esistere. Ma non mostra neppure che la rete fosse usata un’altra volta. Se fosse stata usata di nuovo, avrebbe di nuovo radunato dal “mare” lo stesso miscuglio di vita marina descritto nella parabola. Quindi, il fatto che la parabola non arriva al punto di illustrarlo non vuol dire che quanto è raffigurato dalla rete non sarà eliminato al tempo fissato da Dio. Negli scorsi diciannove secoli, sotto la guida degli angeli, si sono effettuate operazioni con quella simbolica rete. Ma, una volta terminata l’opera di separare le forme di vita marina che sono state radunate da quella simbolica rete, quell’operazione di pesca non si ripeterà.

      24. Malgrado la parabola non lo mostri, perché la simbolica rete sarà eliminata al tempo fissato da Dio?

      24 Poiché la rete raffigurò “la Chiesa cristiana nominale” o ‘l’organizzazione di cristiani professanti, inclusi i veri e i falsi’, la rete simbolica sarà effettivamente eliminata. Tale strumento religioso che include la cristianità sarà gettato via per non essere mai più usato. Alla fine del “termine del sistema di cose” Geova Dio avrà preso tutti i suoi “pesci” buoni per il vero “regno dei cieli”. (Matt. 4:17; 13:47-50) Il fatto che la parabola non lo illustra non è la prova che la rete figurativa non sarà servita al suo scopo e non sarà eliminata, messa da parte, per non essere mai più usata. Tuttavia Gesù disse che “il regno dei cieli” era simile a quella rete. Quindi la rete, di per se stessa, non raffigurò certo la classe del Regno di 144.001 membri.

      CHE DIRE DELLE COSE LIEVITATE OFFERTE A GEOVA?

      25. Sebbene l’organizzazione cristiana nominale sia lievitata con cose babiloniche, quale domanda potrebbe ancora fare qualcuno circa il lievito nascosto dalla donna nella pasta, e perché?

      25 Non c’è dubbio che l’organizzazione cristiana nominale, raffigurata dall’“albero” infestato di uccelli e cresciuto dal granello di senapa, si è corrotta a causa degli insegnamenti e delle pratiche babiloniche. Nella precedente considerazione è stato indicato che questa corruzione dell’organizzazione di sedicenti cristiani fu raffigurata nella parabola di Gesù in cui una donna nascose un po’ di lievito in tre grandi misure di farina, perché lievitasse l’intera massa. (Matt. 13:33) Tuttavia qualcuno troverà ancora difficile questa spiegazione della parabola. Forse si chiede: Il lievito di quella parabola raffigura davvero qualcosa di cattivo, che corrompe la religione? Non potrebbe raffigurare il potere che permea di giustizia e santità la vera congregazione cristiana di eredi del Regno? Infatti, guardate le cose offerte a Geova Dio secondo la legge di Mosè e contenenti lievito che Egli accettava! Non indica questo che le Sacre Scritture usano il lievito come simbolo di bontà e giustizia? Non potrebbe essere così anche nel caso della parabola di Gesù circa il lievito nascosto in una grossa misura di pasta?

      26. Chi pone tale domanda quale ragionamento può fare circa il lievito contenuto nei due pani di grano offerti dal sommo sacerdote il giorno di Pentecoste?

      26 Un notevole esempio che si potrebbe citare, in cui dietro suo comando erano offerte a Geova cose lievitate, cose che erano accettate da lui, è quello dei due pani di grano lievitati che il sommo sacerdote giudaico offriva il giorno della Festa delle Settimane, o Pentecoste, che cadeva il sesto giorno del mese lunare primaverile di Sivan. Era il cinquantesimo giorno dal 16 Nisan, quando il sommo sacerdote offriva i primi frutti della raccolta dell’orzo. (Lev. 23:15-17; Deut. 16:9-12; Atti 20:16; 1 Cor. 16:8) Se si considera tutto il rispetto mostrato a questi due pani, si potrebbe fare questo ragionamento: il giorno della festa Geova accetta i due pani di grano contenenti lievito. Allora, che in questo caso Geova accetti qualcosa di lievitato non significa forse che il lievito assuma lì un senso buono? Non è questa la prova che talora il lievito ha un buon valore simbolico presso Dio? Infatti, si noti come il pane lievitato era il pane preferito dall’eletto popolo di Geova dell’antichità, mentre il pane non lievitato veniva chiamato “il pane d’afflizione”. (Deut. 16:1-3) Certo questo deve dare al lievito un aspetto favorevole quando è usato come simbolo nella Bibbia!

      27. Facendo questo ragionamento, a quale conclusione perveniamo circa il significato del lievito nell’antitipo dei due pani di grano alla Pentecoste?

      27 Se facciamo tale ragionamento riguardo ai due pani di grano lievitati che venivano presentati il giorno della festa delle settimane, a quale conclusione giungiamo logicamente? A questa: Quei due pani pentecostali erano tipici e raffiguravano cose avvenire secondo il proposito di Dio. Quindi nell’antitipo di quella presentazione dei due pani lievitati il 6 Sivan, la cosa simboleggiata dal lievito contenuto nei pani dev’essere qualcosa di buono, giusto, virtuoso. Pertanto chiediamo: Che cosa raffigurano quei due pani di grano lievitati? Raffigurano la vera congregazione cristiana di credenti umani imperfetti venuta all’esistenza il giorno di Pentecoste dell’anno 33 E.V. (La Torre di Guardia di Sion [inglese] del 1º marzo 1898, pagina 68, paragrafo 4) Se dunque il giorno di Pentecoste il lievito raffigurò qualcosa di buono, logicamente è raffigurato che la nuova congregazione cristiana ebbe inizio con un antitipico lievito di bontà in se stessa, qualche speciale “grazia dello spirito santo”. Tutto questo, prima che fosse versato lo spirito santo!

      28. Tuttavia, in armonia con La Torre di Guardia, che cosa raffigura il lievito contenuto nei tipici pani di grano della Pentecoste?

      28 Tuttavia, il giorno di Pentecoste, quando lo spirito santo di Dio fu versato sui componenti umani della congregazione cristiana, cominciarono con qualche interiore merito personale? No; non avevano nessuna giustizia personale. Pertanto, da molto tempo viene spiegato che il lievito contenuto nell’offerta dei primi frutti della raccolta del grano significa il peccato, il peccato che i componenti della congregazione cristiana di eredi del Regno ereditarono dal disubbidiente Adamo. (Rom. 5:12; si veda La Torre di Guardia [inglese] del 15 giugno 1912, pagina 198, secondo paragrafo, sotto l’intestazione “Parabola del lievito”). Tuttavia, allora, il giorno di Pentecoste del 33 E.V., si poté dire degli imperfetti componenti della congregazione cristiana che “il sangue di Gesù, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato”. — 1 Giov. 1:7; si veda il libro The Temple di Alfred Edersheim, edizione del 1881, da pagina 229, paragrafo 1, a pagina 231.b

      29. (a) Con quale giorno dell’offerta del primi frutti è messo in relazione il giorno di Pentecoste, e come? (b) Che dire del lievito riguardo a quel giorno precedente in cui si offrivano i primi frutti della raccolta?

      29 Tale spiegazione del lievito contenuto nei due pani di grano pentecostali è confermata da un altro fatto, cioè questo: La Pentecoste, giorno della festa delle settimane (Shabuoth), è messa in relazione dal calcolo del tempo con il giorno dell’offerta dei primi frutti della raccolta dell’orzo. Questa offerta si faceva il 16 Nisan, il terzo giorno dopo Pasqua. (Lev. 23:9-17) Il 16 Nisan, quando il sommo sacerdote agitava da una parte all’altra ‘il covone dei primi frutti della messe’ dell’orzo d’Israele, non si offriva lievito insieme ad esso. Si offrivano due decimi d’efa di fior di farina intrisa con olio insieme a un quarto d’hin di vino, ma senza lievito. (Lev. 23:13) Infatti, questa cerimonia cadeva nella festa di sette giorni del pane non lievitato, tempo nel quale non doveva esserci in giro né si doveva mangiare lievito. Perché allora in occasione di questa cerimonia del 16 Nisan non si usava lievito mentre nell’attinente festa di Pentecoste lo si impiegava?

      30. (a) Se il lievito raffigurava qualcosa di giusto, che cosa indicherebbe la sua assenza il giorno dell’offerta dei primi frutti dell’orzo? (b) Che cosa raffigurò il covone dei primi frutti della raccolta dell’orzo?

      30 Se il lievito dev’essere considerato un simbolo favorevole per il fatto che Dio lo accettava il giorno di Pentecoste, perché non era permesso nelle offerte fatte insieme al covone agitato dei primi frutti della raccolta dell’orzo? Se il lievito era un simbolo con un senso buono, non indicherebbe l’assenza del lievito che mancava qualcosa di buono nell’offerta del covone d’orzo fatta dal sommo sacerdote? Sì, illustrerebbe che nell’adempimento di questo quadro profetico mancava qualche virtù o qualche “grazia dello spirito santo”. Ma è proprio così? Per avere la risposta dobbiamo considerare che cos’era illustrato dal covone dei primi frutti della raccolta dell’orzo. Non raffigura altri che il risuscitato Signore Gesù Cristo stesso. — 1 Cor. 15:20.

      31. (a) In che giorno fu risuscitato Gesù, e perché allora? (b) Il fatto che quel giorno non era permesso lievito in Israele che cosa raffigurò riguardo alla risurrezione di Cristo?

      31 In armonia con questo fatto, Gesù Cristo fu destato dai morti la domenica 16 Nisan 33 E.V., a metà della festa dei pani non lievitati. Alla sua gloriosa risurrezione non gli mancava certo qualcosa di buono, qualche virtù o “grazia dello spirito santo”, fatto che sarebbe raffigurato se il lievito che mancava fosse da considerare un simbolo favorevole, un cosiddetto ‘lievito di giustizia’. Esattamente al contrario, il fatto che il 16 Nisan, quando veniva agitato il covone dei primi frutti della raccolta dell’orzo, mancava il lievito raffigurava che Gesù Cristo fu risuscitato come persona spirituale perfetta, giusta e senza peccato. Alla sua risurrezione, come dice I Timoteo 3:16, egli fu “dichiarato giusto nello spirito”. Non ci fu nessun “lievito” simbolico riguardo a lui.

      32. (a) Che cosa disse Gesù del pane che spezzò quando istituì la Cena del Signore? (b) Pertanto, che cosa simboleggiò il fatto che quel pane non era lievitato?

      32 C’è un fatto da considerare in relazione a ciò. Il 16 Nisan, il giorno in cui venivano presentati a Geova Dio i primi frutti della raccolta dell’orzo, era il terzo giorno dopo Pasqua. Dopo aver celebrato la cena pasquale il 14 Nisan 33 E.V., Gesù Cristo prese un pane non lievitato e lo spezzò, dicendo ai suoi fedeli apostoli: “Prendete, mangiate. Questo significa il mio corpo”. (Matt. 26:26) Poiché nel pane usato non c’era lievito, ne consegue forse che, facendo il ragionamento che il lievito è un simbolo buono, il corpo carnale di Gesù mancava di qualcosa di essenziale, mancava di giustizia, mancava di qualche “grazia dello spirito santo”? Assolutamente no! Il fatto che il pane che Gesù disse tipificava il suo corpo non era lievitato raffigurava che il corpo carnale di Gesù era senza peccato e imperfezione di qualsiasi sorta. — Ebr. 7:26.

      33. Le Sacre Scritture come usano il lievito sotto forma di simbolo, e quali testimoni abbiamo a conferma di ciò?

      33 In armonia con tutto quanto precede, i numeri della rivista Torre di Guardia (inglese) del 15 maggio 1900 e del 15 giugno 1910 dissero correttamente che il lievito, come simbolo, è usato in tutte le Scritture con un senso sfavorevole o dal lato negativo. Dalla prima menzione del lievito o pasta acida nella Bibbia, in Esodo 12:15-20; 13:7, fino all’ultima menzione in Galati 5:9, le Sacre Scritture hanno usato il lievito come simbolo di ciò che è cattivo. Se abbiamo bisogno di testimoni di questo fatto, abbiamo almeno DUE testimoni attestanti che la Bibbia usa invariabilmente il lievito per simboleggiare qualcosa di cattivo, l’ingiustizia, l’errore, il peccato. Gesù si riferì al lievito dei Farisei e al lievito di Erode. (Matt. 16:6-12; Mar. 8:15; Luca 12:1) L’apostolo Paolo mette in guardia contro il lievito che fa fermentare l’intera massa. Egli cita la tipica festa dei pani non lievitati e definisce con chiarezza che cosa simboleggia il lievito, poiché dice: “Cristo, la nostra pasqua, è stato sacrificato. Quindi osserviamo la festa non con vecchio lievito, né con lievito di malizia e malvagità, ma con pani non fermentati di sincerità e verità”. — 1 Cor. 5:6-8; si vedano Deuteronomio 17:6, 7; 19:15; I Timoteo 5:19; Ebrei 10:28.c

      34. Perciò, che cosa illustra la parabola del lievito?

      34 In considerazione di questo fatto, Gesù non fece eccezione riguardo al significato del lievito quando narrò la parabola della donna che nascose un po’ di lievito in tre grandi misure di farina. Essendo coerente nel suo insegnamento, usò il lievito per simboleggiare qualcosa di sfavorevole. La parabola deve quindi illustrare qualcosa di sfavorevole negli aspetti attinenti al “regno dei cieli”. Il fatto che la grossa misura di pasta lievitò raffigura profeticamente la corruzione della congregazione di cristiani professanti dovuta all’errore babilonico nell’insegnamento e nella pratica. Raffigura la lievitazione simbolica di ciò che è illustrato dalla pianta di senapa cresciuta. Appropriatamente, dunque, sia Matteo che Luca pongono la parabola del lievito subito dopo la parabola del granello di senapa, e Luca le pone subito dopo un pungente rimprovero agli ipocriti religionisti. — Luca 13:10-21.

      [Note in calce]

      a Si vedano le pagine 206-209 del libro Vicina la salvezza dell’uomo dall’afflizione mondiale! (inglese) pubblicato nel 1975.

      b La pagina 230, righe 12-14, dice: “Quindi erano lievitati, perché le pubbliche offerte di ringraziamento d’Israele, anche le più sante, sono lievitate dall’imperfezione e dal peccato, e hanno bisogno di un’offerta per il peccato”.

      In armonia con quanto sopra, nel libro Biblical Commentary on the Old Testament, di Keil e Delitzsch, (Volume II - Il Pentateuco) e al sottotitolo (pagina 437) “Santificazione del Sabato e delle Feste di Geova. — Cap. XXIII”, e alle righe 16-34 di pagina 443, leggiamo quanto segue:

      “‘. . . Vers. 20. Il sacerdote li agiterà (i due agnelli delle offerte di pace), insieme ai pani dei primi frutti, come offerta agitata dinanzi a Geova; con i due agnelli (i due appena menzionati), essi (i pani) saranno santi a Geova per il sacerdote’. . . . L’offerta per il peccato doveva suscitare nella congregazione d’Israele il senso e la consapevolezza del peccato, affinché mentre mangiavano il quotidiano pane lievitato non servissero il lievito della loro vecchia natura, ma cercassero e implorassero dal Signore loro Dio il perdono e la purificazione dei peccati”.

      c Nell’edizione dell’Encyclopædia Judaica del 1971, Volume 7, nelle colonne 1235-1237, troviamo un articolo intitolato “Hamez . . . ‘pasta fermentata’”. Nella colonna 1237, sotto l’intestazione “Il lievito nel pensiero giudaico”, leggiamo quanto segue:

      “Il lievito è considerato simbolo di corruzione e impurità. Il ‘lievito nella pasta’ è una delle cose che ‘ci impediscono di compiere la volontà di Dio’ (Ber. 17a). L’idea era molto sviluppata nella cabala. Il Nuovo Testamento si riferisce anche al ‘lievito di malizia e malvagità’ che è messo in contrasto con ‘il pane non lievitato di sincerità e verità’ (1 Cor. 5:8). Similmente la parola viene applicata a ciò che era considerato come dottrina corrotta dei Farisei e dei Sadducei (Matt. 16:12; Mar. 8:15).

      “Si applicava particolarmente alla mescolanza di elementi di discendenza impura in una famiglia. La ‘pasta’ (fermentata) era messa in contrasto in questo contesto con la ‘farina pura setacciata’. . . .”

  • Fuga al rifugio del vero regno
    La Torre di Guardia 1976 | 15 marzo
    • Fuga al rifugio del vero regno

      1. (a) In che modo è stata smascherata l’organizzazione raffigurata dall’“albero” nato dal granello di senapa della parabola di Gesù? (b) In che modo la maggioranza delle persone della cristianità ha dimostrato di corrispondere alla descrizione di Isaia 6:8-10?

      L’ORGANIZZAZIONE raffigurata dall’“albero” cresciuto dal granello di senapa della parabola di Gesù è stata smascherata dalla predicazione mondiale dei cristiani testimoni di Geova. (Matt. 13:31, 32) Relativamente pochi cristiani professanti sono fuggiti da quell’organizzazione religiosa, cioè la cristianità, e si sono rifugiati sotto il regno messianico di Dio proclamato dai cristiani testimoni di Geova. Come il profeta Isaia dell’ottavo secolo a.E.V., questi testimoni sono andati e vanno ancora ripetutamente dai popoli della cristianità, ma in quale condizione spirituale si trova la stragrande maggioranza dei membri della cristianità? Nella condizione predetta dal profeta Isaia, hanno cioè gli occhi incollati, gli orecchi insensibili e il cuore dell’intendimento che non afferra il messaggio del Regno. — Isa. 6:8-10.

      2. Per quanto tempo tali persone spiritualmente malate resteranno nella cristianità?

      2 Per quanto tempo resteranno in quella condizione di malattia spirituale, entro la cristianità? Geova rispose profeticamente a questa domanda con le parole scritte in Isaia 6:11-13. Vi resteranno finché la cristianità, il simbolico “albero” nato dal granello di senapa, sia spazzata via nella futura “grande tribolazione”. (Matt. 24:21, 22) Si veda l’articolo “Avete detto: ‘Eccomi! Manda me’?” nel numero de La Torre di Guardia del 1º maggio 1967.

      3. Perché le persone timorate di Dio si sono rifugiate sotto l’istituito regno messianico di Dio e in che cosa le ha Egli portate?

      3 Le persone timorate di Dio che sono fuggite dalla cristianità condannata hanno esaminato alla luce delle profezie bibliche gli affari e gli avvenimenti del mondo dal 1914. Da tale confronto hanno riconosciuto che in quell’anno lacerato dalla guerra nacque nei cieli il messianico regno di Dio retto da suo Figlio Gesù Cristo. Non si sono rifugiati sotto la Lega delle Nazioni quale “espressione politica del Regno di Dio sulla terra”, né nelle attuali Nazioni Unite quale “ultima speranza” del genere umano. Respingendo completamente tali vedute espresse dagli ecclesiastici della cristianità, e avendo gli occhi aperti, gli orecchi sensibili e il cuore ben disposto, queste persone sono fuggite all’istituito regno di Dio e si sono rifugiate sotto di esso, fuggendo, per così dire “ai monti” fuori della zona di pericolo prima che inizi la “grande tribolazione”. (Matt. 24:16-22) Così sono venute in un “paradiso” di tipo spirituale, stabilito da Geova Dio per il suo popolo restaurato dal 1919, in adempimento alle profezie bibliche sulla restaurazione. — Isa. 35:1-10; 65:17-25.

      4, 5. (a) Come sono descritte in Isaia 32:1, 2, 17, 18 la pace e la sicurezza di quelli che sono portati nel paradiso spirituale? (b) In adempimento a questa profezia, chi sono i “principi” menzionati, e come favoriscono le pacifiche condizioni del paradiso?

      4 La pace e la sicurezza di cui ora godono sotto il regno messianico sono descritte in modo pittoresco in Isaia 32:1, 2, 17, 18, con queste parole: “Ecco, un re regnerà per la stessa giustizia; e rispetto ai principi, governeranno come principi per lo stesso diritto. E ciascuno deve mostrar d’essere come un luogo per celare dal vento e un nascondiglio dal temporale, come corsi d’acqua in un paese senz’acqua, come l’ombra di una gran rupe in una terra esausta. E l’opera della vera giustizia deve divenire pace; e il servizio della vera giustizia, quiete e sicurtà a tempo indefinito. E il mio popolo deve dimorare in un pacifico luogo di dimora e in residenze piene di fiducia e in indisturbati luoghi di riposo”.

      5 Quelli che corrispondono sulla terra ai “principi” lì descritti non sono i “principi della Chiesa” nella cristianità. Sono gli “anziani”, i “sorveglianti” nominati delle oltre trentacinquemila congregazioni del liberato e restaurato popolo di Geova. Poiché devono rendere conto direttamente al Re celeste, il Messia Gesù, saggiamente prestano al gregge le loro cure pastorali “per la stessa giustizia”. In tal modo favoriscono la pace, la quiete, la fiducia e la sicurezza del paradiso spirituale in cui Geova ha portato i suoi adoratori ristabiliti dall’anno 1919 E.V.

      SOTTO IL FUTURO REGNO MILLENARIO DEL MESSIA

      6. In che modo il nuovo ordine di Dio sulla terra comincerà con un paradiso spirituale, ma quale opera terrena sarà riservata a quelli che saranno in tale paradiso?

      6 Come l’arca impermeabilizzata permise a Noè, alla sua famiglia e alle coppie di animali e uccelli di superare il diluvio universale del 2370-2369 a.E.V., così il paradiso spirituale sotto la protezione di Geova sopravvivrà al diluvio avvenire della “grande tribolazione”. I fedeli adoratori di Geova che dimorano in questo paradiso spirituale sopravvivranno con esso a quella “grande tribolazione come non v’è stata dal principio del mondo fino ad ora, no, né vi sarà più”. (Matt. 24:21, 22; Riv. 7:9-14) Per questa ragione, il giusto nuovo ordine di cose che Dio stabilirà sulla terra dopo la tribolazione comincerà con un paradiso spirituale ‘pieno della conoscenza di Geova’ e occupato dai suoi fedeli adoratori. (Isa. 11:9) Alla “grande folla” di superstiti, corrispondente ai tre figli e alle tre nuore di Noè, sarà riservata l’opera di abbellire tutta la terra letterale per renderla simile a un paradiso, a un Giardino d’Eden di proporzioni mondiali. La terra abitata del futuro, sotto il regno millenario di Gesù Cristo e dei suoi 144.000 re associati, sarà dunque un paradiso in senso letterale. Gesù Cristo stesso lo menzionò nella sua promessa. — Luca 23:43.

      7, 8. (a) Chi sopravvisse con Noè e la sua famiglia nell’arca? (b) Perché quando la famiglia di Noè uscì dall’arca non aveva timore delle creature terrestri inferiori?

      7 Nel 2369 a.E.V., dopo che l’arca di Noè si fu posata su un monte dell’Ararat e gli fu permesso di aprire la porta che Geova Dio aveva chiusa, Noè e la sua famiglia uscirono all’aperto. Ma non solo loro, poiché, come ci dice Genesi 8:19, “ogni creatura vivente, ogni animale che si muove e ogni creatura volatile, tutto ciò che si muove sulla terra, uscirono dall’arca secondo le loro famiglie”. Essi dovevano moltiplicarsi sulla terra come i superstiti umani del diluvio. — Gen. 1:20-25.

      8 Quale relazione ci sarebbe stata tra queste inferiori creature terrene e l’uomo? Dio indicò questa relazione quando benedisse Noè e la sua famiglia, dicendo: “E il timore di voi e il terrore di voi continuerà su ogni creatura vivente della terra e su ogni creatura volatile dei cieli, su ogni cosa che si va muovendo sulla terra e su tutti i pesci del mare. Essi son ora dati in mano vostra”. (Gen. 9:1, 2) L’umanità pertanto non uscì dall’arca in cui era stata preservata avendo dinanzi a sé prospettive terrorizzanti, avendo anche terrore degli animali. L’uomo non aveva avuto timore degli animali dentro l’arca, dove anche il leone mangiava la vegetazione, proprio come il toro.

      9. Questo che cosa indica che Dio farà dopo la “grande tribolazione” per adempiere ciò che comandò ad Adamo ed Eva rispetto alle creature terrestri inferiori?

      9 Questa fu senz’altro un’indicazione di come sarà il nostro futuro sulla terra abitata. Insieme agli adoratori umani di Geova nel loro paradiso spirituale, le creature terrestri di specie inferiore saranno preservate perché l’umanità se ne serva e ne goda. Finita la “grande tribolazione”, Dio rassicurerà senz’altro i suoi adoratori superstiti sulla terra rispetto ai pesci, alle creature volatili e agli animali terrestri. L’Onnipotente Creatore instillerà il timore dell’uomo in tutte queste creature terrestri inferiori, così che non molesteranno l’uomo. Secondo il comando che Dio diede al primo uomo e alla prima donna, Adamo ed Eva, l’umanità terrà sottoposte tutte queste creature inferiori. Saranno ubbidienti, innocue, soggette all’umanità. — Gen. 1:27, 28.

      10. Sono ora tutte le creature terrestri inferiori sottoposte all’uomo, e come Davide additò profeticamente l’uomo a cui sarebbero state sottoposte?

      10 Oltre milletrecento anni dopo il Diluvio, quando il re Davide di Gerusalemme scrisse l’ottavo salmo, non tutte le creature terrene inferiori erano sottoposte all’uomo nel senso che fossero addomesticate e innocue per l’uomo. Ma in questo salmo Davide additò profeticamente l’uomo che le avrebbe avute tutte sottoposte. In quel salmo Davide disse: “Quando vedo i tuoi cieli, opere delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai preparate, che cos’è l’uomo mortale che tu ti ricordi di lui, e il figlio dell’uomo terreno che tu ne abbia cura? Lo facevi anche un poco inferiore a quelli simili a Dio, e lo coronasti quindi di gloria e splendore. Lo fai dominare sulle opere delle tue mani; hai posto ogni cosa sotto i suoi piedi: bestiame minuto e buoi, tutti quanti, e anche le bestie della campagna, gli uccelli del cielo e i pesci del mare, tutto ciò che passa per i sentieri dei mari”. — Sal. 8:3-8.

      11. Dove e come è indicato il nome dell’uomo che Dio ha designato perché tutte le cose della terra gli siano sottoposte?

      11 Geova Dio chi ha designato come l’“uomo” a cui devono essere sottoposte tutte le cose della terra? L’ispirato libro di Ebrei, capitolo due, versetti da cinque a nove, ce lo dice con queste parole: “Non agli angeli sottopose egli la terra abitata avvenire, della quale parliamo. Ma un testimone ha dato prova in qualche luogo, dicendo: ‘Che cos’è l’uomo che tu ti ricordi di lui, o il figlio dell’uomo che tu ne abbia cura? Lo facesti un poco inferiore agli angeli; lo coronasti di gloria e di onore, e lo costituisti sulle opere delle tue mani. Sottoponesti tutte le cose sotto i suoi piedi’. Poiché in quanto gli sottopose tutte le cose Dio non ha lasciato nulla che non gli sia sottoposto. Ora, però, non vediamo ancora che tutte le cose gli siano sottoposte; ma vediamo Gesù, che è stato fatto un poco inferiore agli angeli, coronato di gloria e d’onore per aver subìto la morte, affinché per immeritata benignità di Dio egli gustasse la morte per ogni uomo”.

      12. Nella “terra abitata avvenire”, quali creature terrestri viventi saranno pure sottoposte sotto i piedi di Gesù?

      12 Ne consegue che, dopo la “grande tribolazione” e l’incatenamento di Satana il Diavolo e dei suoi demoni e il loro imprigionamento nell’abisso, “la terra abitata avvenire” sarà sottoposta sotto i piedi del Messia Gesù. E tutte le cose della terra abitata, inclusi “bestiame minuto e buoi, tutti quanti, e anche le bestie della campagna, gli uccelli del cielo e i pesci del mare, tutto ciò che passa per i sentieri dei mari”. (Sal. 8:7, 8) Le “bestie della campagna” includono tutti gli animali selvatici che al presente sono selvaggi e pericolosi per l’uomo, come leoni, orso, leopardo, cobra e qualsiasi altro serpente velenoso. “Tutto ciò che passa per i sentieri dei mari” comprenderà piranha, squali e orche marine.

      13. In che modo Gesù Cristo, ora glorificato in cielo, mostrerà che tutte le creature terrestri inferiori gli sono sottoposte nella “terra abitata avvenire”?

      13 Il Messia Gesù, incoronato ora di gloria e d’onore nel cielo, non ha perso il suo potere sulle bestie selvagge e non addomesticate. (Mar. 1:13; 11:2-7) Mostrerà che queste creature attualmente pericolose gli sono sottoposte. Come? Rendendole sottoposte alla “grande folla” di eredi del futuro paradiso terrestre che sopravvivranno alla “grande tribolazione” per entrare nel nuovo ordine di Dio per la nostra terra. Pertanto, gli animali selvaggi, feroci e pericolosi d’oggi saranno resi innocui per i terreni adoratori di Geova Dio. La pacifica relazione che esisterà allora tra l’animale e l’uomo corrisponderà alla descrizione di Isaia 11:6-9, che si è già adempiuta nel paradiso spirituale in cui si trovano ora i cristiani testimoni di Geova.

      14. Perché i morti umani riscattati non avranno nulla da temere quando verranno sulla “terra abitata avvenire”?

      14 Così prenderà forma l’originale proposito di Dio il Creatore che tutta la creazione animale della terra sia sottoposta all’uomo e alla donna perfetti in un mondiale Giardino d’Eden. Il paradiso esteso a tutta la terra sarà un luogo di pace e sicurezza. Tutti i morti umani riscattati che saran fatti uscire dalle tombe per venire su questa “terra abitata avvenire” non avranno nulla da temere. (Atti 24:15; Giov. 5:28, 29; Riv. 20:11-14) Il “leone ruggente”, Satana il Diavolo, e i suoi demoni non saranno nelle vicinanze. Il glorificato “Figlio dell’uomo” nei cieli instaurerà la pace in tutta la terra fra uomo e uomo e fra uomo e bestia e fra bestia e bestia. “Gli abitanti del paese produttivo per certo imparano la giustizia”, e il servizio e l’effetto di tale giustizia in tutta la terra saranno pace, quiete, ragione di vera fiducia, e sicurezza. (Isa. 26:9; 32:17, 18) Oh, quale posto meraviglioso sarà la terra perché l’uomo la occupi in eterno come sua dimora paradisiaca! Tutto questo avverrà perché la “terra abitata avvenire” sarà sotto il vero “regno dei cieli”. — Matt. 4:17; 5:3, 10.

      15. Che cosa abbiamo ora il privilegio e l’occasione di fare rispetto a quelli che sono in pericolo a causa dell’imminente “grande tribolazione”?

      15 Questo è il “regno dei cieli” che ora abbiamo il privilegio e l’occasione di proclamare in tutto il mondo. Noi che ci siamo già rifugiati sotto di esso ci preoccupiamo della salvezza altrui in questo tempo di afflizione mondiale senza precedenti. La più grande di tutte le tribolazioni è imminente. In considerazione di questo fatto, continuiamo a indirizzare al vero “regno dei cieli” messianico tutte le persone ammaestrabili e aiutiamole a rifugiarsi sicuramente sotto di esso. Ne dipende la loro salvezza dalla più grande afflizione mondiale!

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