“Quando sono debole, allora sono potente”
SONO cresciuta in una cittadina a nord di San Francisco che si chiama Petaluma. La mia mamma era piuttosto religiosa, mentre papà non si interessava affatto di religione. Io ho sempre creduto in un creatore, solo non sapevo chi fosse.
Ho avuto un’infanzia felice. Con quanto piacere ricordo quei giorni spensierati! Non sapevo che nel mio organismo stavano succedendo cose che mi avrebbero privata di gran parte della mia libertà. Ricordo che nel 1960, l’ultimo anno delle superiori, dissi alla mia migliore amica che alcune dita mi dolevano.
Presto cominciò a farmi così male un piede che la mamma mi portò in un ospedale di San Francisco, dove rimasi circa sei giorni. Allora avevo 18 anni, e i risultati delle analisi rivelarono che soffrivo di artrite reumatoide. Cominciai a prendere sali d’oro per iniezione, quindi prednisone e poi un altro derivato del cortisone. Complessivamente ho preso questi farmaci per 18 anni: ciascuno di essi attutiva il dolore per qualche anno, ma poi un po’ alla volta perdeva efficacia e dovevo passare a un altro farmaco. Il dolore costante non si poteva ignorare, e cercavo disperatamente qualche altro rimedio. Ho trovato alcune terapie alternative che mi hanno aiutata un po’. Meno male che non soffro così tanto come negli stadi più acuti della malattia, quando cominciava a estendersi in tutto il corpo.
Un giorno, nel 1975, mio figlio trovò per caso un diario in cui mia madre aveva annotato informazioni su di me quando ero bambina. Scoprii che quando avevo sei mesi un medico mi aveva curato con i raggi X perché avevo il timo ingrossato. Penso che quelle irradiazioni prescrittemi nell’infanzia possano essere state la causa della mia condizione attuale. Se è così, che terribile errore fu quello!
Mi sono sposata nel 1962. Nel 1968, durante i primi stadi della malattia, mio marito, Lynn, ed io lavoravamo insieme in un panificio di nostra proprietà. Ci alzavamo verso le 4 del mattino, mio marito preparava l’impasto e poi, mentre il pane era nel forno, qualche volta si appisolava sui sacchi di farina. Affettavamo e impacchettavamo il pane e poi Lynn faceva le consegne. Ogni tanto un agente d’assicurazioni passava dal panificio e ci parlava del promesso Regno di Dio. Ci piaceva quello che diceva, ma eravamo troppo occupati. I clienti aumentavano ed eravamo sempre più oberati di lavoro. Con nostra gioia un altro panificio rilevò il nostro! Lynn andò a lavorare per i nuovi proprietari e io andai a lavorare in un istituto di bellezza. Via via che l’artrite peggiorava, però, potevo lavorare solo tre giorni alla settimana e infine dovetti smettere del tutto.
In quel periodo una testimone di Geova passava regolarmente da casa e mi offriva le riviste Torre di Guardia e Svegliatevi! Le davo sempre una contribuzione e prendevo le riviste, pensando di farle un favore. Dopo che se n’era andata le mettevo sullo scaffale, senza nemmeno aprirle; rimanevano lì per qualche giorno, dopo di che uno di noi le buttava via. Era proprio un peccato, poiché adesso apprezziamo il loro valore spirituale. In quel tempo, invece, gli argomenti spirituali non ci sembravano molto importanti.
Consci del nostro bisogno spirituale
Una sera mio marito ed io stavamo parlando di come la vita non poteva consistere solo nel mangiare, dormire e lavorare così duramente. Cominciammo a cercare quella dimensione spirituale che mancava nella nostra vita. Rivolgemmo la nostra attenzione a una chiesetta lungo la strada, ma non trovammo il sostegno spirituale che avevamo sperato. Quelli che la frequentavano parlavano soprattutto dei loro problemi locali.
La Testimone che mi portava le riviste veniva ormai da un anno circa, ma il mio atteggiamento verso di esse non cambiò finché non lessi il numero di Svegliatevi! dell’8 ottobre 1968 (22 aprile 1969 nell’edizione italiana), intitolato “È più tardi di quanto pensiate?” Piacque a me e anche a mio marito. Cominciammo a studiare e ad assorbire la verità come spugne. Non ci stancavamo mai di imparare quelle cose meravigliose. Nel 1969 ci battezzammo.
Con il passare del tempo diventò difficile per me alzarmi e sedermi e ancor più camminare. Dovevo costringere le ginocchia a piegarsi per entrare e uscire dall’automobile. Avevo imparato a convivere con le limitazioni e il dolore che mi faceva piangere per buona parte del tempo. Quindi mi ritoccavo il trucco e via alle adunanze o nel servizio di campo. Andai di porta in porta finché riuscii a camminare. Cercavo di uscire nel servizio di campo una o due volte la settimana, poi il dolore e la rigidità alle articolazioni delle ginocchia e dei piedi me lo impedirono. Spesso temevo di cadere e di non riuscire a rialzarmi. Provo sollievo parlando con Geova. A volte, quando mi rivolgo a lui, ho il viso rigato di lacrime.
Ma non sempre riuscivo a piangere. L’artrite reumatoide può provocare anche secchezza degli occhi. A volte la lacrimazione era così scarsa che avevo difficoltà a leggere. Quando ciò accadeva, ascoltavo la registrazione della Bibbia. Spesso camminavo a occhi chiusi perché sbattere le palpebre mi graffiava gli occhi. Avrei potuto benissimo diventare cieca. Certe volte dovevo mettermi negli occhi lacrime artificiali ogni cinque minuti. Peggio ancora, a volte dovevo mettermi una pomata negli occhi e tenerli bendati per cinque o sei giorni finché non miglioravano. Non è facile rimanere riconoscenti quando si lotta con una malattia cronica che non ci si può ragionevolmente aspettare che regredisca in questo sistema.
Nel 1978 dovetti ricorrere alla sedia a rotelle. Fu difficile prendere questa decisione. L’avevo rimandata finché era stato possibile, ma non avevo più scelta. Sapevo che sarebbe arrivato quel momento, ma speravo che il nuovo mondo di Dio venisse prima. Lynn comprò un’alta sedia da disegnatore con un’ampia base a cinque ruote. Con questa riuscivo a girare per casa.
Mi era difficile afferrare gli oggetti, poiché non riuscivo ad allungare abbastanza il braccio e non riuscivo ad afferrarli bene con le dita piegate e storte. Allora dovevo usare il mio bastone “afferratutto”. Con esso riesco a raccogliere cose sul pavimento, aprire la credenza e tirare fuori un piatto o prendere qualcosa dal frigorifero. Man mano che mi impratichisco nell’uso del mio bastone “afferratutto”, sono in grado di svolgere alcuni lavori di casa. Riesco a cucinare, lavare i piatti, stirare e ripiegare abiti e passare il cencio. Provo un certo orgoglio quando le mie capacità migliorano, e sono felice di poter soddisfare ancora alcuni bisogni della famiglia. Però adesso mi ci vogliono ore per finire quello che una volta riuscivo a fare in pochi minuti.
Testimonianza per telefono
Ci volle tempo, ma trovai il coraggio di provare a dare testimonianza per telefono. Non credevo di farcela, ma ora mi piace proprio e ho avuto dei buoni risultati. Con mia grande sorpresa, è come andare di porta in porta, nel senso che sono in grado di parlare con qualcuno di Geova e dei suoi propositi.
Una delle presentazioni che faccio inizia così: “Pronto, parlo con il signor——? Sono la signora Maass. Sto parlando brevemente con le persone e, se ha qualche minuto, vorrei parlare con lei; è possibile? (Una risposta tipica è: “Di cosa si tratta?”) È spaventoso vedere quello che succede oggi nel mondo, non è vero? (Lascio rispondere). Vorrei comunicarle un pensiero biblico che ci dà una vera speranza per il futuro”. Quindi leggo il “Padrenostro” e possibilmente 2 Pietro 3:13. Ho incaricato altre sorelle cristiane o Lynn di far visita ad alcune persone al posto mio.
Nel corso degli anni ho fatto molte belle conversazioni e ho potuto mandare opuscoli, riviste e libri a coloro che mostravano interesse. Alcuni hanno cominciato a studiare la Bibbia per telefono. Una signora con cui parlavo disse che le bastava studiare per proprio conto. Ma dopo diverse conversazioni acconsentì a venire a casa nostra per fare uno studio biblico, dato che le avevo parlato della mia condizione.
Un’altra volta, mentre telefonavo, una segreteria telefonica diede un nuovo numero. Anche se telefono sempre nelle vicinanze mentre quella sarebbe stata un’interurbana, mi sentii spinta a chiamare comunque quel numero. Dopo aver parlato un po’ con me, la signora che aveva risposto al telefono disse che lei e il marito desideravano mettersi in contatto con persone che sono davvero cristiane. Perciò Lynn ed io andammo a casa loro, a circa un’ora di macchina, per studiare con loro.
Provo ancora gioia e felicità parlando ad altri di Geova e della sua promessa di nuovi cieli e nuova terra in cui dimorerà la giustizia. Recentemente una donna con cui parlo da mesi mi ha detto: “Ogni volta che converso con lei, mi accorgo che acquisto più conoscenza”. So che la conoscenza che trasmetto ad altri conduce alla vita eterna e produce una gioia che può irradiare anche da una persona esteriormente handicappata come me. Certe volte, nel servizio, riesco a fare più di altre, ma vorrei fare molto, molto di più ogni volta! So che Geova conosce la situazione di ciascuno e che apprezza quello che riusciamo a fare, per quanto poco possa sembrare. Spesso penso a Proverbi 27:11: “Sii saggio, figlio mio, e rallegra il mio cuore, affinché io possa rispondere a chi mi biasima”, e desidero proprio essere tra coloro che dimostrano che Satana è un bugiardo.
Essere alle adunanze è sempre incoraggiante, anche se mi è difficile andarci. Geova ha preso così tanti provvedimenti per nutrirci spiritualmente che voglio approfittarne in misura piena. Come siamo felici che i nostri due figli abbiano fatto propria la verità! Nostra figlia, Terri, ha sposato un bravo fratello, e hanno quattro figli che amo moltissimo. Come ci rallegra il cuore vedere che anche i nostri nipoti amano Geova! Nostro figlio, James, e sua moglie, Tuesday, hanno scelto di servire Geova alla Betel di Brooklyn, la sede mondiale dei testimoni di Geova, a New York.
Un paradiso terrestre grazie alla potenza di Geova
Cerco di pensare sempre alla splendida promessa di Geova di una terra paradisiaca. Anche ora nella sua creazione ci sono tante cose di cui rallegrarsi. Mi piace osservare un bel tramonto. La varietà dei fiori e il loro profumo mi rallegrano. Amo le rose! Non posso uscire di casa molto spesso, ma quando ce la faccio, godo pienamente il tepore del sole. Chiudo gli occhi e immagino un bel posto sui monti, con la mia famiglia felice in un gran prato pieno di fiori selvatici. C’è un ruscello che mormora e un sacco di angurie dolci e succose per tutti! Quando ci riesco, dipingo quadri che mi aiutano a pensare al promesso Paradiso terrestre avvenire. Mentre dipingo, immagino di essere lì. So che Geova può rendere reali le preziose immagini mentali che ora mi sono care.
Amo ricordare le parole di Giacomo 1:12, che dicono: “Felice l’uomo che continua a sopportare la prova, perché, essendo approvato, riceverà la corona della vita, che Geova ha promesso a quelli che continuano ad amarlo”. Paolo paragonò il disturbo che aveva a ‘un angelo di Satana che lo schiaffeggiava’. Pregò Geova di eliminarlo, ma gli fu detto che la potenza di Dio era resa perfetta nella sua debolezza. Quindi i risultati che Paolo ebbe nonostante la sua debolezza erano una prova che la potenza di Geova operava su di lui. Paolo disse: “Quando sono debole, allora sono potente”. (2 Corinti 12:7-10) Penso che quel poco che riesco a fare nonostante le mie limitazioni è dovuto solo alla potenza di Geova che opera su di me.
Giovanni descrisse un episodio che mi incoraggia davvero. Il protagonista era un uomo rimasto confinato su una branda per 38 anni. Lui, come pure altri malati, giaceva pieno di speranza vicino a una piscina, desiderando moltissimo ristorarsi nell’acqua. Non era in grado di raggiungere l’acqua, che pensava potesse guarirlo. Un giorno Gesù lo vide e gli chiese: “Vuoi essere sanato?” Con quali lacrime di gioia risponderei a questa domanda! “Gesù gli disse: ‘Alzati, prendi la tua branda e cammina’”. (Giovanni 5:2-9) Molti come me aspettano con ansia di udire un invito simile! — Narrato da Luretta Maass.
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Un giorno che ero di buon umore immaginai un ragazzino avventuroso sui trampoli, con il suo cane fra i piedi
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Raccolgo numeri telefonici per il servizio di campo
Faccio il numero