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A chi dovreste credere?Svegliatevi! 2006 | Settembre
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A chi dovreste credere?
“Naturalmente, ogni casa è costruita da qualcuno, ma chi ha costruito tutte le cose è Dio”. — EBREI 3:4.
SIETE d’accordo con il ragionamento esposto in questo passo biblico? Da che queste parole furono messe per iscritto il genere umano ha visto circa 2.000 anni di progresso scientifico. C’è ancora qualcuno che ritiene che il progetto evidente nella natura implichi l’esistenza di un Progettista, o Creatore, cioè Dio?
Anche nei paesi industrializzati molti risponderebbero affermativamente. Per esempio da un sondaggio condotto nel 2005 dal settimanale Newsweek risultò che negli Stati Uniti l’80 per cento delle persone “credono che sia stato Dio a creare l’universo”. Questa convinzione è da attribuirsi a una carenza di istruzione? Ci sono scienziati che credono in Dio? Nel 1997 il periodico scientifico Nature riferiva che circa il 40 per cento dei biologi, fisici e matematici intervistati credeva in un Dio che non solo esiste ma che ascolta e risponde alle preghiere.
Altri scienziati comunque dissentono fortemente. Di recente, a una conferenza di carattere scientifico, il premio Nobel Herbert A. Hauptman ha affermato che credere nel soprannaturale, e in particolare in Dio, è incompatibile con la scienza. “Questo tipo di credenza”, ha detto, “nuoce al benessere della razza umana”. Anche scienziati che credono in Dio sono restii a insegnare che il progetto evidente in piante e animali presupponga un Progettista. Perché? Indicandone una ragione, Douglas H. Erwin, un paleobiologo dello Smithsonian Institute, afferma: “Una delle norme della scienza è che non si deve credere ai miracoli”.
Sta a voi decidere: potete lasciare che siano gli altri a dirvi cosa dovete pensare e credere, oppure potete esaminare personalmente i fatti e trarre le vostre conclusioni. Mentre leggete in merito alle recenti scoperte scientifiche presentate nelle pagine che seguono, chiedetevi: ‘È logico concludere che esiste un Creatore?’
[Testo in evidenza a pagina 3]
Esaminate personalmente i fatti
[Riquadro a pagina 3]
I TESTIMONI DI GEOVA SONO CREAZIONISTI?
I testimoni di Geova credono alla descrizione della creazione che si trova nel libro biblico di Genesi. Ma non sono dei creazionisti, come potreste pensare. Perché no? Innanzi tutto molti creazionisti credono che l’universo, la terra e tutta la vita su di essa furono creati circa 10.000 anni fa in sei giorni di 24 ore. Questo però non è ciò che la Bibbia insegna.a Inoltre i creazionisti hanno adottato molte dottrine che nella Bibbia non trovano riscontro. I testimoni di Geova basano i loro insegnamenti religiosi esclusivamente sulla Parola di Dio.
Oltre a ciò in alcuni paesi il termine “creazionista” identifica chi appartiene a certi gruppi fondamentalisti di matrice cristiana, che sono attivamente impegnati nella politica. Questi gruppi tentano di fare pressioni su politici, giudici e insegnanti perché vengano approvate leggi e insegnamenti conformi al credo creazionista.
I testimoni di Geova sono politicamente neutrali. Rispettano il diritto dei governi di promulgare e far applicare le leggi. (Romani 13:1-7) Prendono però seriamente la dichiarazione di Gesù secondo la quale i cristiani “non fanno parte del mondo”. (Giovanni 17:14-16) Nel loro ministero pubblico danno alle persone l’opportunità di imparare quali vantaggi si traggono dal seguire le norme di Dio nella propria vita. Ma non violano la loro neutralità cristiana per sostenere le iniziative di gruppi fondamentalisti che cercano di far approvare leggi per costringere altri ad adottare le norme bibliche. — Giovanni 18:36.
[Nota in calce]
a Vedi l’articolo “Il punto di vista biblico: La scienza contraddice la Genesi?”, a pagina 18 di questo numero.
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Cosa insegna la natura?Svegliatevi! 2006 | Settembre
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Cosa insegna la natura?
“Chiedi, ti prego, agli animali domestici, e ti istruiranno; anche alle creature alate dei cieli, e ti informeranno. Oppure mostra la tua preoccupazione alla terra, ed essa ti istruirà; e i pesci del mare te lo dichiareranno”. — GIOBBE 12:7, 8.
NEGLI ultimi anni scienziati e ingegneri si sono lasciati istruire, nel vero senso della parola, da piante e animali. Esiste una scienza, detta biomimesi, che studia e imita le caratteristiche di vari esseri viventi per realizzare nuovi prodotti e migliorare le prestazioni di macchine già esistenti. Mentre considerate gli esempi che seguono chiedetevi: ‘A chi va veramente il merito di questi progetti?’
Imparare dalle pinne di un cetaceo
Cosa possono imparare degli ingegneri aeronautici dalla megattera? Tantissimo. Una megattera adulta pesa circa 30 tonnellate, quanto un grosso autocarro a pieno carico, e ha un corpo relativamente rigido con larghe pinne che assomigliano a delle ali. Sott’acqua questo animale lungo circa 12 metri ha un’agilità sorprendente. Per esempio per nutrirsi può nuotare sotto un banco di crostacei o pesciolini, che diventeranno il suo pranzo, descrivendo una sorta di spirale ascendente e producendo al tempo stesso con gli sfiatatoi un gran numero di bolle. Questa “rete” di bolle, che ha un diametro di appena un metro e mezzo, spinge i crostacei o i pesciolini in superficie, dove la megattera li inghiotte in un boccone.
Ciò che in particolare affascinava i ricercatori era capire come fa questo cetaceo dalla corporatura massiccia a nuotare in tondo descrivendo cerchi incredibilmente piccoli. Poi hanno scoperto che il segreto sta nella forma delle pinne. L’estremità anteriore delle pinne non è liscia come quella delle ali di un aeroplano, ma seghettata, con una fila di protuberanze dette tubercoli.
Mentre questo cetaceo fende l’acqua, i tubercoli aumentano la portanza e riducono l’attrito. In che modo? La rivista Natural History spiega che grazie ai tubercoli l’acqua accelera sopra la pinna creando dei mulinelli regolari, anche quando l’animale sale verso la superficie con un angolo molto elevato. Se l’estremità anteriore della pinna fosse liscia la megattera non riuscirebbe a nuotare descrivendo spirali ascendenti così strette, perché l’acqua formerebbe vortici e mulinelli dietro la pinna, non creando più portanza.
Quali applicazioni pratiche potrebbe avere questa scoperta? Se le ali dei velivoli imitassero le pinne delle megattere avrebbero bisogno di meno flap e altri congegni meccanici per controllare il flusso dell’aria. Queste ali sarebbero più sicure e la loro manutenzione sarebbe più facile. John Long, esperto di biomeccanica, ritiene che un giorno “probabilmente tutti gli aerei di linea avranno protuberanze simili a quelle delle pinne della megattera”.
Imitare le ali del gabbiano
Naturalmente le ali degli aerei imitano già la forma delle ali degli uccelli. Ma di recente in questo campo la biomimesi ha raggiunto nuove vette. “Alcuni ricercatori dell’Università della Florida”, dice la rivista New Scientist, “hanno costruito il prototipo di un aeromobile radioguidato che può librarsi in volo, scendere in picchiata e prendere quota velocemente come fa il gabbiano”.
I gabbiani compiono le loro eccezionali acrobazie flettendo le ali all’altezza delle articolazioni del gomito e della spalla. Copiando la forma di quest’ala, “il prototipo, di circa 70 centimetri, attraverso un piccolo motore controlla una serie di aste metalliche che muovono le ali”, dice la rivista. Queste ali, progettate sapientemente, permettono al piccolo velivolo di librarsi e scendere in picchiata fra edifici alti. L’aeronautica americana vuole sviluppare un aeroplano del genere, estremamente manovrabile, per localizzare armi chimiche o biologiche nelle grandi città.
Copiare le zampe del geco
Anche gli animali terricoli hanno molto da insegnare. Per esempio il geco, un piccolo rettile, ha la capacità di arrampicarsi sulle pareti e restare attaccato al soffitto. Anche nei tempi biblici il geco era conosciuto per questa sorprendente capacità. (Proverbi 30:28) Cosa gli permette di sfidare le leggi della gravità?
La capacità di aderire persino alle superfici lisce come il vetro dipende dalle microscopiche setole, dette microvilli, che ricoprono le zampe dell’animale. Le zampe non secernono una sostanza vischiosa, ma sfruttano una forza intermolecolare. Le molecole delle due superfici si attraggono in virtù di forze attrattive molto deboli conosciute come forze di Van der Waals. Di solito la gravità riesce facilmente a vincere queste forze intermolecolari, ed è per questo che un essere umano non può arrampicarsi su una parete semplicemente appoggiandoci le palme delle mani. Nel caso del geco, le finissime setole che ricoprono le zampe aumentano la superficie a contatto con la parete. Le forze di Van der Waals, moltiplicate per le migliaia di setole presenti sulle zampe, producono un’attrazione sufficiente a sostenere il peso dell’animaletto.
Quale applicazione può avere questa scoperta? Materiali sintetici realizzati imitando le zampe del geco potrebbero essere usati in alternativa al velcro, un altro dispositivo prodotto prendendo spunto dalla natura.a La rivista The Economist cita un ricercatore secondo il quale uno di questi materiali adesivi (il “nastro geco”) potrebbe avere “applicazioni mediche” molto utili “dove non si possono utilizzare adesivi chimici”.
A chi va il merito?
Nel frattempo la NASA, l’ente spaziale americano, sta sviluppando un robot “multizampe” che si muove come uno scorpione, e ingegneri della Finlandia hanno già sviluppato un trattore a sei zampe in grado di scavalcare gli ostacoli come farebbe un gigantesco insetto. Altri ricercatori hanno progettato un tessuto che presenta piccole scaglie che si aprono e si chiudono come le pigne. Un’industria automobilistica sta realizzando un’automobile che imita le sorprendenti caratteristiche idrodinamiche del pesce scatola. E altri ricercatori stanno studiando le conchiglie di certi molluschi, le orecchie di mare, per capire come fanno ad ammortizzare i colpi, poiché sperano di realizzare dei giubbotti antiproiettile più leggeri e più resistenti.
I ricercatori hanno preso così tante buone idee dalla natura che hanno creato una banca dati in cui sono già catalogati migliaia di sistemi biologici. Gli scienziati possono consultare questa banca dati per trovare “soluzioni naturali ai loro problemi di progettazione”, dice The Economist. I sistemi naturali contenuti nella banca dati sono conosciuti come “brevetti biologici”. Di solito il titolare di un brevetto è la persona o la società che registra legalmente una nuova idea o un nuovo dispositivo. A proposito di questa banca dati, The Economist dice: “Chiamando ‘brevetti biologici’ le idee ingegnose copiate dalla natura, i ricercatori non fanno che sottolineare che titolare del brevetto è, in effetti, la natura”.
Come ha fatto la natura ad avere tutte queste idee brillanti? Molti ricercatori attribuiscono i progetti ingegnosi evidenti in natura a milioni di anni di tentativi evoluzionistici. Altri ricercatori, però, arrivano a una conclusione diversa. Nel 2005 il microbiologo Michael Behe ha scritto nel New York Times: “L’evidenza innegabile di un progetto [nella natura] fornisce un argomento di una semplicità disarmante: se una cosa assomiglia a un’anatra, si muove come un’anatra e fa qua qua, in assenza di evidenze inoppugnabili del contrario siamo giustificati a concludere che si tratti davvero di un’anatra”. La sua conclusione? “L’idea di un progetto non va scartata solo perché ovvia”.
Di sicuro un ingegnere che progetta l’ala di un velivolo in modo da renderla più sicura ed efficiente merita di ricevere un riconoscimento. In modo simile chi inventa un bendaggio migliore, un tessuto più comodo, o un veicolo più efficiente deve veder riconosciuti i suoi meriti. Anzi, se un costruttore copia le idee di qualcun altro senza indicare il vero progettista può essere accusato di reato.
Vi sembra logico quindi che ricercatori altamente specializzati cerchino di risolvere difficili problemi di ingegneria copiando rozzamente i sistemi che ci sono in natura ma attribuiscano alla cieca evoluzione la genialità dell’idea? Se la copia richiede un progettista intelligente, che dire dell’originale? A chi va più credito, all’artista o allo studente che ne imita la tecnica?
La conclusione logica
Dopo aver considerato i fatti e aver notato come nella natura sia evidente un progetto, molte persone riflessive sono d’accordo con i sentimenti espressi dal salmista che disse: “Quanto sono numerose le tue opere, o Geova! Le hai fatte tutte con sapienza. La terra è piena delle tue produzioni”. (Salmo 104:24) Lo scrittore biblico Paolo arrivò a una conclusione simile. Riferendosi a Dio scrisse: “Poiché le sue invisibili qualità, perfino la sua sempiterna potenza e Divinità, si vedono chiaramente fin dalla creazione del mondo, perché si comprendono dalle cose fatte”. — Romani 1:19, 20.
Molte persone sincere che rispettano la Bibbia e credono in Dio, però, sostengono che Dio può aver utilizzato l’evoluzione per creare le meraviglie del mondo naturale. Ma cosa insegna la Bibbia?
[Nota in calce]
a Il velcro è un dispositivo di chiusura rapida. È costituito da due nastri di tessuto, di cui uno coperto dalle anse di un filo fittamente aggrovigliato e l’altro rivestito di minuscoli uncini. L’idea è tratta dai semi della bardana.
[Testo in evidenza a pagina 5]
Come ha fatto la natura ad avere tutte queste idee brillanti?
[Testo in evidenza a pagina 6]
Chi è il titolare del brevetto della natura?
[Riquadro/Immagini a pagina 7]
Se la copia richiede un progettista intelligente, che dire dell’originale?
Questo velivolo estremamente manovrabile imita le ali del gabbiano
Le zampe del geco non si sporcano e non lasciano tracce, fanno presa su ogni tipo di superficie ad eccezione del teflon e si attaccano e si staccano facilmente. I ricercatori stanno cercando di imitarle
Le sorprendenti caratteristiche idrodinamiche del pesce scatola hanno dato l’idea per un nuovo modello di automobile
[Fonti]
Aeroplano: Kristen Bartlett/Università della Florida; zampa del geco: Breck P. Kent; pesce scatola e automobile: Mercedes-Benz USA
[Riquadro/Immagini a pagina 8]
ISTINTIVAMENTE SAGGI
In fatto di orientamento, molti animali sono ‘istintivamente saggi’. (Proverbi 30:24, 25) Consideriamo due esempi.
◼ Formiche con il goniometro Come fanno le formiche che vanno in cerca di cibo a ritrovare la strada per tornare nel nido? Ricercatori del Regno Unito hanno scoperto che, oltre a lasciare scie di feromoni, alcune formiche si servono della geometria per creare percorsi che rendono facile trovare la via di casa. Per esempio le formiche faraone (Monomorium pharaonis) “partendo dal nido tracciano dei percorsi che si biforcano formando un angolo compreso fra i 50 e i 60 gradi”, riferisce New Scientist. Cos’ha di notevole questo modello di comportamento? Quando una formica ritorna al nido e arriva a una biforcazione, istintivamente sceglie la strada che devia di meno, che di sicuro è quella che la porta a casa. “La geometria delle strade che si biforcano”, dice l’articolo, “ottimizza il flusso delle formiche che percorrono la ‘rete stradale’, specialmente quando si muovono in entrambe le direzioni, e minimizza la quantità di energia che singole formiche sprecano andando nella direzione sbagliata”.
◼ Uccelli con la bussola Molti uccelli si orientano con estrema precisione su lunghe distanze e in qualsiasi condizione atmosferica. Come fanno? Dei ricercatori hanno scoperto che gli uccelli percepiscono il campo magnetico terrestre. Ma “le linee di forza del campo magnetico [della terra] variano da luogo a luogo e non sempre puntano verso il nord geografico”, afferma il periodico Science. Come fanno gli uccelli migratori a non andare nella direzione sbagliata? Sembra che ogni sera calibrino la loro bussola interna in base alla posizione del sole al tramonto. Dal momento che questa cambia a seconda della latitudine e della stagione, i ricercatori ritengono che gli uccelli riescano a compensare i cambiamenti grazie a “un orologio biologico che dice loro in che periodo dell’anno si trovano”, si legge in Science.
Chi ha programmato la formica in modo che si intenda di geometria? Chi ha dotato gli uccelli di una bussola, di un orologio biologico e di un cervello in grado di interpretare le informazioni che questi strumenti forniscono? L’evoluzione cieca o un Creatore intelligente?
[Fonte]
© E.J.H. Robinson 2004
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Dio si è servito dell’evoluzione per creare la vita?Svegliatevi! 2006 | Settembre
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Dio si è servito dell’evoluzione per creare la vita?
“Degno sei, Geova, Dio nostro, di ricevere la gloria e l’onore e la potenza, perché tu creasti tutte le cose, e a causa della tua volontà esse esisterono e furono create”. — RIVELAZIONE 4:11.
POCO dopo che Charles Darwin rese popolare la teoria dell’evoluzione, molte confessioni cosiddette cristiane iniziarono a cercare di conciliare l’esistenza di Dio con la teoria dell’evoluzione.
Oggi la maggior parte dei principali gruppi religiosi “cristiani” sembrano accettare l’idea che Dio si sia in qualche modo servito dell’evoluzione per creare la vita. Alcuni insegnano che Dio abbia programmato in anticipo l’universo in maniera tale che gli esseri viventi si evolvessero inevitabilmente da elementi chimici privi di vita fino agli esseri umani. Chi sostiene questa teoria, che prende il nome di evoluzione teistica, ritiene che, una volta innescato il processo, Dio non sia più intervenuto. Altri pensano che, in generale, Dio abbia lasciato che l’evoluzione producesse la maggior parte delle famiglie di piante e animali intervenendo solo di tanto in tanto per far avanzare il processo evolutivo.
Idee conciliabili?
La teoria dell’evoluzione è davvero compatibile con gli insegnamenti della Bibbia? Se fosse vera, allora il racconto biblico della creazione del primo uomo, Adamo, nella migliore delle ipotesi sarebbe una storia che si prefigge di insegnare una morale, ma che non va presa alla lettera. (Genesi 1:26, 27; 2:18-24) È così che Gesù considerava questo brano della Bibbia? “Non avete letto”, chiese Gesù, “che colui che li creò dal principio li fece maschio e femmina e disse: ‘Per questo motivo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno una sola carne’? Così che non sono più due, ma una sola carne. Perciò, quello che Dio ha aggiogato insieme l’uomo non lo separi”. — Matteo 19:4-6.
Qui Gesù stava citando il passo relativo alla creazione riportato nel secondo capitolo di Genesi. Se avesse creduto che il racconto del primo matrimonio fosse frutto dell’immaginazione, lo avrebbe citato per avvalorare il suo ragionamento relativo alla santità del matrimonio? Senz’altro no. Gesù fece riferimento al libro di Genesi perché sapeva che si trattava di un racconto storico. — Giovanni 17:17.
Anche i discepoli di Gesù credevano al racconto della creazione che si trova in Genesi. Per esempio il Vangelo di Luca traccia la genealogia di Gesù risalendo fino ad Adamo. (Luca 3:23-38) Se Adamo fosse un personaggio immaginario, in quale punto di questo elenco genealogico si passerebbe dalla realtà alla leggenda? Se il ceppo di tale albero genealogico fosse frutto della fantasia, quanto poteva essere attendibile la dichiarazione di Gesù di essere il Messia, nato dalla linea di discendenza di Davide? (Matteo 1:1) L’evangelista Luca disse che aveva “seguito con accuratezza ogni cosa dall’inizio”. Chiaramente credeva nel racconto della creazione riportato in Genesi. — Luca 1:3.
La fede dell’apostolo Paolo in Gesù era indissolubilmente legata alla sua fiducia nel racconto di Genesi. Scrisse: “Siccome la morte è per mezzo di un uomo, anche la risurrezione dei morti è per mezzo di un uomo. Poiché come in Adamo tutti muoiono, così anche nel Cristo tutti saranno resi viventi”. (1 Corinti 15:21, 22) Se Adamo non fosse davvero il capostipite della razza umana, colui attraverso il quale “il peccato entrò nel mondo e la morte per mezzo del peccato”, perché Gesù avrebbe dovuto morire per annullare gli effetti del peccato ereditato? — Romani 5:12; 6:23.
Mettere in discussione il racconto della creazione che si trova in Genesi significa minare le fondamenta stesse della fede cristiana. La teoria dell’evoluzione e gli insegnamenti di Cristo sono incompatibili. Da qualsiasi tentativo di conciliare le due credenze può solo derivare una fede che vacilla, soggetta a essere ‘agitata come da onde e portata qua e là da ogni vento d’insegnamento’. — Efesini 4:14.
La fede si basa su un fondamento solido
La Bibbia ha resistito a secoli di critiche e attacchi. La veridicità del testo biblico è stata provata più e più volte. Quando la Bibbia tocca argomenti di storia, salute e scienza si è ripetutamente dimostrata attendibile. I suoi consigli nel campo delle relazioni umane sono affidabili e validi in tutte le epoche. Le filosofie e le teorie umane fioriscono e poi col passare del tempo avvizziscono, come l’erba, ma la Parola di Dio “durerà a tempo indefinito”. — Isaia 40:8.
L’evoluzione non è solo una teoria scientifica. È una filosofia umana che è sbocciata ed è stata rigogliosa per decenni. Di recente, però, il tradizionale insegnamento evoluzionistico di Darwin ha subìto esso stesso un’evoluzione, anzi, una vera e propria mutazione, nel tentativo di giustificare le prove sempre più numerose che attestano l’esistenza di un progetto nella natura. Vi invitiamo ad approfondire l’argomento. Potete farlo prendendo in esame gli altri articoli di questo numero. Leggete anche le pubblicazioni a cui si fa riferimento in questa pagina e a pagina 32.
Se approfondirete il soggetto, probabilmente la vostra fiducia in ciò che dice la Bibbia riguardo al passato si consoliderà. Ma, soprattutto, diventerà più forte la vostra fede nelle sue promesse riguardo al futuro. (Ebrei 11:1) Inoltre forse sarete spinti a lodare Geova, il “Fattore del cielo e della terra”. — Salmo 146:6.
PER APPROFONDIRE
Un libro per tutti In questo opuscolo sono trattati esempi specifici relativi all’autenticità della Bibbia
Esiste un Creatore che si interessa di noi? Esaminate ulteriori prove scientifiche e scoprite perché un Dio amorevole avrebbe permesso così tante sofferenze
Cosa insegna realmente la Bibbia? Qual è il proposito di Dio per la terra? Il capitolo 3 di questo libro risponde a questa domanda
[Testo in evidenza a pagina 10]
Gesù credeva nel racconto di Genesi della creazione. Si sbagliava?
[Riquadro a pagina 9]
CHE COS’È L’EVOLUZIONE?
Con il termine “evoluzione” si può intendere “ogni processo di trasformazione, graduale e continuo, per cui una data realtà passa da uno stato all’altro”. (Vocabolario della lingua italiana, Treccani) Il termine però ha diverse accezioni. Per esempio viene usato per descrivere grandi cambiamenti nelle cose inanimate, come lo sviluppo dell’universo. Con questo termine si indicano anche i piccoli cambiamenti che avvengono negli organismi viventi, ad esempio il modo in cui piante e animali si adattano all’ambiente. Per “evoluzione”, però, si intende più comunemente la teoria secondo cui la vita ha avuto origine da sostanze chimiche inanimate, da cui si sono formate cellule in grado di riprodursi, e lentamente organismi viventi sempre più complessi fino all’uomo, che si trova all’apice del processo evolutivo. Nell’articolo la parola “evoluzione” è usata in quest’ultima accezione.
[Fonte dell’immagine a pagina 10]
Foto spaziale: J. Hester e P. Scowen (AZ State Univ.), NASA
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Intervista a un biochimicoSvegliatevi! 2006 | Settembre
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Intervista a un biochimico
NEL 1996 Michael J. Behe, oggi docente di biochimica presso la Lehigh University, in Pennsylvania, pubblicò il libro Darwin’s Black Box—The Biochemical Challenge to Evolution (La scatola nera di Darwin: La sfida biochimica all’evoluzione). Svegliatevi! dell’8 maggio 1997 conteneva una serie di articoli intitolata: “A cosa dobbiamo la nostra esistenza? Al caso o a un progetto?”, che faceva riferimento al libro di Behe. Nei dieci anni trascorsi dalla pubblicazione di Darwin’s Black Box, scienziati evoluzionisti si sono arrabattati per smantellare le argomentazioni di Behe. Visto che è cattolico, alcuni critici lo hanno accusato di permettere alle sue convinzioni religiose di offuscargli il giudizio scientifico. Altri sostengono che i suoi ragionamenti non sono scientifici. Svegliatevi! ha intervistato il professor Behe per scoprire come mai le sue idee hanno suscitato tante polemiche.
SVEGLIATEVI!: PERCHÉ RITIENE CHE LA VITA FORNISCA LE PROVE DI UN DISEGNO INTELLIGENTE?
PROFESSOR BEHE: Capiamo che c’è un progetto ogni qualvolta ci troviamo di fronte a sistemi complessi le cui parti sono disposte in modo da assolvere una determinata funzione. Prendiamo il caso delle macchine che usiamo ogni giorno: un tosaerba, un’automobile o anche cose più semplici. Un esempio che mi piace fare è quello della trappola per topi. Arriviamo alla conclusione che è stata progettata perché vediamo le varie parti che la compongono disposte in modo da assolvere la funzione di prendere i topi.
Oggi la scienza ha compiuto sufficienti passi avanti da farci conoscere la vita ai suoi livelli più elementari. E con nostra grande sorpresa alcuni scienziati hanno scoperto che a livello molecolare ci sono “macchine” complesse che assolvono funzioni specifiche. Per esempio, all’interno delle cellule ci sono piccoli “camion” molecolari che trasportano le sostanze da un punto all’altro della cellula. Ci sono minuscole “insegne” molecolari che dicono a questi “camion” di girare a sinistra o a destra. Alcune cellule hanno “motori fuoribordo” molecolari che permettono loro di muoversi in un liquido. In qualunque altro contesto, di fronte all’evidenza di tale complessità funzionale concluderemmo che queste cose sono state progettate. Non abbiamo altre spiegazioni, a dispetto di quanto sostiene l’evoluzione darwiniana. Dato che in questi sistemi vediamo sempre l’esistenza di un progetto, è ragionevole pensare che anche queste strutture molecolari siano il risultato di un disegno intelligente.
SVEGLIATEVI!: PERCHÉ, SECONDO LEI, LA MAGGIORANZA DEI SUOI COLLEGHI DISSENTE DALLE SUE CONCLUSIONI RIGUARDO A UN DISEGNO INTELLIGENTE?
PROFESSOR BEHE: Molti scienziati non concordano con le mie conclusioni perché si rendono conto che l’idea di un disegno intelligente ha implicazioni che vanno al di là della scienza e sembra additare qualcosa oltre la natura. Di fronte a questa conclusione molti si sentono a disagio. Tuttavia, mi è sempre stato insegnato che la scienza dovrebbe seguire le prove dovunque esse conducano. Dal mio punto di vista, prendere le distanze da qualcosa che le prove dimostrano in modo così schiacciante solo perché si pensa che la conclusione abbia implicazioni filosofiche che non ci piacciono rivela poco coraggio.
SVEGLIATEVI!: COSA RISPONDE AI CRITICI CHE DICONO CHE ACCETTARE L’IDEA DI UN DISEGNO INTELLIGENTE SIGNIFICA PROMUOVERE L’IGNORANZA?
PROFESSOR BEHE: La conclusione che esista un disegno non è frutto dell’ignoranza. Non scaturisce da ciò che non sappiamo, ma da ciò che sappiamo. Quando circa 150 anni fa Darwin pubblicò il suo libro L’origine delle specie si pensava che la vita fosse semplice. Gli scienziati ritenevano che la cellula fosse così semplice da potersi formare spontaneamente dal fango del mare. Poi però la scienza ha scoperto che le cellule sono enormemente complesse, molto più dei macchinari del nostro XXI secolo. Questa complessità funzionale rivela l’esistenza di un progetto finalizzato.
SVEGLIATEVI!: LA SCIENZA HA FORNITO QUALCHE PROVA PER DIMOSTRARE CHE L’EVOLUZIONE, TRAMITE LA SELEZIONE NATURALE, POTREBBE AVER GENERATO LE COMPLESSE MACCHINE MOLECOLARI DI CUI PARLA LEI?
PROFESSOR BEHE: Se cerca nella letteratura scientifica scoprirà che nessuno ha fatto un tentativo serio: non sono state fatte prove sperimentali né sono stati elaborati modelli scientifici dettagliati che spieghino in che modo queste macchine molecolari si siano formate seguendo i percorsi darwiniani. Questo nonostante il fatto che nei dieci anni trascorsi dalla pubblicazione del mio libro molte organizzazioni scientifiche, come l’Accademia Nazionale americana delle Scienze e l’American Association for the Advancement of Science, abbiano rivolto accorati appelli ai loro aderenti affinché facessero tutto il possibile per sfatare l’idea che la vita abbia in sé le prove di un disegno intelligente.
SVEGLIATEVI!: COSA RISPONDE A COLORO CHE PORTANO COME ESEMPIO LE CARATTERISTICHE DI CERTI ANIMALI O PIANTE CHE SEMBREREBBERO A LORO AVVISO FRUTTO DI UN PROGETTO SCADENTE?
PROFESSOR BEHE: Solo perché non conosciamo il motivo di certe caratteristiche di un organismo non significa che non svolgano un ruolo importante. Per esempio, un tempo si pensava che i cosiddetti organi vestigiali dimostrassero che il corpo umano e altri organismi non erano progettati bene. Prendiamo l’appendice e le tonsille: una volta erano considerate organi vestigiali e venivano asportate di routine. Poi però è stato scoperto che questi organi hanno un ruolo nel sistema immunitario e ora non sono più considerati vestigiali.
Un altro aspetto da ricordare è che, a quanto pare, in biologia alcune cose avvengono per caso. Il semplice fatto che la mia auto abbia un’ammaccatura o una gomma bucata, però, non significa che l’auto o la gomma non siano state progettate. In modo simile, il fatto che in biologia certe cose avvengano per caso non significa che la complessa e sofisticata macchina molecolare della vita sia comparsa per caso. Non è un ragionamento logico.
[Testo in evidenza a pagina 12]
“Dal mio punto di vista, prendere le distanze da qualcosa che le prove dimostrano in modo così schiacciante solo perché si pensa che la conclusione abbia implicazioni filosofiche che non ci piacciono rivela poco coraggio”
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L’evoluzione è un fatto?Svegliatevi! 2006 | Settembre
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L’evoluzione è un fatto?
“L’EVOLUZIONE è un fatto come lo è il calore del sole”, afferma Richard Dawkins, un eminente evoluzionista. Che il sole emani calore ovviamente è provato dagli esperimenti e dall’osservazione diretta. Ma gli esperimenti e l’osservazione diretta provano in modo altrettanto incontestabile la teoria dell’evoluzione?
Prima di rispondere a questa domanda, ci sono alcune questioni da mettere in chiaro. Molti scienziati hanno riscontrato che negli organismi viventi, nel corso del tempo e con il susseguirsi delle generazioni, avvengono lievi variazioni. Charles Darwin chiamò questo fenomeno “discendenza con modificazioni”.a Tali variazioni sono diventate oggetto di osservazione diretta nonché di riscontro mediante esperimenti, e sono state impiegate ingegnosamente nella selezione di piante e animali.b Si può affermare che si tratta di fatti. Tuttavia gli scienziati definiscono questo insieme di processi “microevoluzione”. Il termine stesso presuppone che, come asseriscono molti di loro, tali lievi variazioni costituiscano la prova di un processo totalmente diverso, che nessuno ha mai potuto osservare, definito macroevoluzione.
Darwin, partendo da questi cambiamenti osservabili, si spinse molto più in là. Nel suo noto libro, L’origine delle specie, scrisse: “Concepisco tutti gli esseri non come creazioni speciali, bensì come discendenti diretti di alcuni, poco numerosi, esseri”.c Darwin sosteneva che nel corso di lunghi intervalli di tempo questi ‘esseri poco numerosi’, le cosiddette forme di vita semplici, si fossero lentamente evolute nei milioni di diverse forme di vita esistenti sulla terra per mezzo di “modificazioni estremamente leggere”.d Secondo gli evoluzionisti questi piccoli cambiamenti si sarebbero sommati e avrebbero prodotto i grandi cambiamenti necessari perché i pesci si evolvessero in anfibi e le scimmie in esseri umani. Questo processo ipotetico che comporta grandi cambiamenti è detto macroevoluzione. Molti lo considerano plausibile. Fanno questo ragionamento: ‘Se all’interno di una specie possono avvenire piccoli cambiamenti, perché l’evoluzione non potrebbe produrre grandi cambiamenti in lunghi periodi di tempo?’e
La teoria della macroevoluzione poggia su tre presupposti principali:
1. Le mutazioni provvedono la materia prima necessaria alla formazione di nuove specie.f
2. La selezione naturale porta alla formazione di nuove specie.
3. Le testimonianze fossili documentano cambiamenti macroevolutivi in piante e animali.
Le prove a sostegno della macroevoluzione sono tali da poterla considerare un fatto?
Le mutazioni possono produrre nuove specie?
Molte caratteristiche di una pianta o di un animale sono determinate dalle informazioni contenute nel suo patrimonio genetico, il codice racchiuso nel nucleo di ogni cellula.g I ricercatori hanno scoperto che le mutazioni, o variazioni casuali, del codice genetico possono provocare cambiamenti ereditari nelle piante e negli animali. Nel 1946 Hermann J. Muller, premio Nobel e pioniere dello studio delle mutazioni genetiche, affermò: “La somma delle numerose variazioni, rare e di solito lievi, non solo è il mezzo principale con cui si inducono miglioramenti nelle piante e negli animali, ma, cosa ancora più importante, è il modo in cui è avvenuta l’evoluzione naturale, sotto la guida della selezione naturale”.
Quindi la teoria della macroevoluzione poggia sul presupposto che le mutazioni possano produrre non solo nuove specie, ma intere famiglie di organismi vegetali e animali. Questa asserzione è dimostrabile? Vediamo cosa hanno rivelato circa cento anni di ricerche nel campo della genetica.
Alla fine degli anni ’30 del secolo scorso gli scienziati conclusero che se la selezione naturale poteva produrre nuove specie di piante da mutazioni casuali, la selezione artificiale delle mutazioni avrebbe potuto farlo in modo ancor più efficace. “L’entusiasmo contagiò i biologi in generale, ma soprattutto i genetisti e gli esperti di tecniche di selezione”, ha detto a Svegliatevi! il ricercatore Wolf-Ekkehard Lönnig, che lavora in Germania presso l’Istituto Max Planck per la Ricerca sul Miglioramento Genetico delle Piante Coltivate. Perché un tale entusiasmo? Lönnig, che da circa 28 anni studia le mutazioni genetiche nelle piante, afferma: “Quei ricercatori pensarono fosse venuto il momento di rivoluzionare i metodi tradizionali con cui si selezionavano piante e animali. Ritenevano che inducendo e selezionando mutazioni vantaggiose si potessero generare organismi vegetali e animali migliori”.h
Scienziati di Stati Uniti, Asia ed Europa avviarono programmi di ricerca ben finanziati, usando metodi volti ad accelerare i tempi dell’evoluzione. Dopo oltre 40 anni di intensa ricerca quali sono stati i risultati? “Nonostante gli ingenti capitali investiti”, afferma il ricercatore Peter von Sengbusch, “il tentativo di ottenere varietà sempre più produttive tramite irradiazione si è dimostrato in linea generale un fallimento”. Lönnig dice: “Intorno agli anni ’80 le speranze e l’entusiasmo dei ricercatori naufragarono in un insuccesso globale. Nei paesi occidentali la selezione artificiale mediante induzione di mutazioni (mutation breeding) come ramo di ricerca a sé stante fu abbandonata. Quasi tutti gli organismi modificati riportavano ‘caratteri di selezione indesiderati’, cioè morivano o erano più deboli delle varietà presenti in natura”.i
I dati raccolti dopo circa cento anni di ricerca nel campo delle mutazioni in generale e settanta anni di selezione artificiale mediante induzione di mutazioni permettono agli scienziati di tirare le somme riguardo alla possibilità che le mutazioni producano nuove specie. Dopo aver preso in esame le prove, Lönnig ha concluso: “Le mutazioni non possono trasformare una specie [vegetale o animale] in una interamente nuova. Tale conclusione concorda con tutti gli esperimenti e le ricerche effettuate sulle mutazioni nel XX secolo, oltre che con il calcolo delle probabilità. Quindi la legge della variazione ricorrente indica che le specie geneticamente distinte hanno barriere ben precise che non possono essere eliminate o superate da alcuna mutazione casuale”.
Pensate a ciò che comporta quanto detto sopra. Se esperti ricercatori non sono in grado di produrre nuove specie inducendo delle mutazioni e selezionando quelle desiderabili, è plausibile che un processo casuale faccia di meglio? Se le ricerche mostrano che le mutazioni non possono trasformare una specie in una interamente nuova, allora come sarebbe avvenuta la macroevoluzione?
La selezione naturale porta alla formazione di nuove specie?
Darwin riteneva che il fenomeno da lui definito selezione naturale favorisse le forme di vita più adatte all’ambiente, con la conseguente estinzione di quelle meno adatte. Oggi gli evoluzionisti sostengono che, con la diffusione e l’isolamento delle specie, la selezione naturale abbia favorito quelle che erano divenute più adatte a vivere nel nuovo ambiente in seguito a mutazioni genetiche. Di conseguenza ipotizzano che questi gruppi isolati si siano infine evoluti in specie totalmente nuove.
Come già detto, quanto dimostrato dalle ricerche indica chiaramente che le mutazioni non possono produrre specie vegetali o animali completamente nuove. Ma quali prove adducono gli evoluzionisti per dimostrare l’asserzione secondo cui la selezione naturale privilegerebbe le mutazioni desiderabili per produrre nuove specie? Un opuscolo pubblicato nel 1999 dall’Accademia Nazionale americana delle Scienze afferma: “Un esempio di speciazione [formazione di nuove specie] particolarmente interessante riguarda le 13 specie di fringuelli studiati da Darwin alle Galápagos, ora noti come fringuelli di Darwin”.
Negli anni ’70 del secolo scorso un gruppo di ricercatori guidati da Peter e Rosemary Grant si mise a studiare quei fringuelli e scoprì che dopo un anno di siccità quelli con il becco leggermente più grande erano sopravvissuti meglio degli altri. Dato che la classificazione delle 13 specie di fringuelli è determinata principalmente dalle dimensioni e dalla forma del becco, tali scoperte furono ritenute significative. L’opuscolo continua: “I Grant calcolarono che, se sull’isola si fosse verificato un periodo di siccità una volta ogni 10 anni, in soli 200 anni circa avrebbe potuto comparire una nuova specie di fringuelli”.
L’opuscolo summenzionato, tuttavia, non riporta alcuni fatti significativi ma scomodi. Negli anni successivi al periodo di siccità la popolazione di fringuelli col becco più piccolo era di nuovo dominante. Nel 1987 Peter Grant e il dottorando Lisle Gibbs scrissero sul periodico scientifico Nature che avevano osservato “un’inversione di tendenza nella selezione”. Nel 1991 Grant scrisse che “la popolazione soggetta alla selezione naturale subisce oscillazioni” ogni volta che cambiano le condizioni climatiche. I ricercatori notarono anche che “specie” diverse di fringuelli si incrociavano dando vita a una progenie le cui probabilità di sopravvivenza erano più elevate di quelle delle specie dei genitori. Peter e Rosemary Grant conclusero che, se gli incroci fossero continuati, le due “specie” avrebbero potuto fondersi in una sola entro 200 anni.
Nel 1966 George Christopher Williams, biologo evoluzionista, aveva scritto: “Peccato che la teoria della selezione naturale sia stata inizialmente formulata per spiegare i cambiamenti evolutivi. È molto più efficace per spiegare la conservazione dei cambiamenti dovuti all’adattamento”. Nel 1999 l’evoluzionista Jeffrey Schwartz scrisse che, se le conclusioni di Williams sono corrette, la selezione naturale aiuterebbe le specie ad adattarsi ai cambiamenti delle condizioni ambientali, ma “senza dare origine a nulla di nuovo”.
In effetti i fringuelli di Darwin non stanno diventando “nulla di nuovo”. Sono sempre fringuelli. E il fatto che si incrocino tra di loro mette in dubbio i criteri che gli evoluzionisti usano per definire le specie. Inoltre mostra che persino prestigiose accademie scientifiche possono mancare di obiettività nel riportare i fatti.
La documentazione fossile registra cambiamenti macroevolutivi?
L’opuscolo dell’Accademia Nazionale americana delle Scienze lascia intendere che i fossili rinvenuti dagli scienziati comprovino la macroevoluzione in maniera più che soddisfacente. Dichiara: “Sono state scoperte così tante forme di vita intermedie tra pesci e anfibi, tra anfibi e rettili, tra rettili e mammiferi e nell’albero genealogico dei primati che spesso è difficile determinare con certezza quando è avvenuta la transizione tra una specie e l’altra”.
Questa audace dichiarazione lascia perplessi. Perché? National Geographic del novembre 2004 descrive la documentazione fossile come “un film sull’evoluzione da cui siano stati tagliati 999 fotogrammi su 1000”. I “fotogrammi” rimanenti provano davvero il processo della macroevoluzione? Cosa rivela in realtà la documentazione fossile? Niles Eldredge, evoluzionista convinto, ammette che secondo le testimonianze fossili per lunghi periodi di tempo “in molte specie si sono verificati pochissimi cambiamenti evolutivi se non nessuno”.
Finora scienziati di tutto il mondo hanno rinvenuto e catalogato circa 200 milioni di grandi fossili e miliardi di microfossili. Molti ricercatori concordano nel dire che stando a tale documentazione vasta e dettagliata tutti i principali gruppi di animali sono comparsi all’improvviso e sono rimasti sostanzialmente invariati, e molte specie sono scomparse in maniera altrettanto improvvisa. Dopo aver riesaminato le prove fossili, il biologo Jonathan Wells ha scritto: “Ovviamente a livello di regni, phylum e classi la discendenza con modificazioni da antenati comuni non è un fatto dimostrato. A giudicare dai fossili e dalle prove molecolari non è nemmeno una teoria ben suffragata”.
Evoluzione: fatto o fantasia?
Perché molti eminenti evoluzionisti insistono nel presentare la macroevoluzione come un fatto? Dopo aver criticato alcune argomentazioni di Richard Dawkins, il noto evoluzionista Richard Lewontin scrisse che molti scienziati sono propensi ad accettare affermazioni scientifiche che vanno contro il buon senso perché sono “in primo luogo devoti alla causa del materialismo”.j Molti scienziati rifiutano anche solo di prendere in considerazione l’idea che esista un Progettista perché, come scrisse Lewontin, “non possiamo permetterci di aprire la porta a Dio”.
A questo riguardo il sociologo Rodney Stark dice: “Per 200 anni è stata propagandata l’idea che una persona dalla mente scientifica dev’essere libera dalle catene della religione”. Fa anche notare che negli ambienti accademici “i credenti tengono la bocca chiusa”, mentre “i non credenti dettano legge”. Secondo Stark “chi non è credente viene in qualche modo favorito nelle alte sfere” della comunità scientifica. — Scientific American.
Prendere per buona la teoria della macroevoluzione significa credere che scienziati agnostici o atei non si lascino influenzare dalle loro convinzioni personali nell’interpretazione delle scoperte scientifiche. Significa credere che le mutazioni e la selezione naturale abbiano prodotto tutte le complesse forme di vita, sebbene un secolo di ricerche volte allo studio di miliardi di mutazioni mostri che queste non hanno mai trasformato una specie propriamente detta in una completamente nuova. Significa credere che tutte le creature si siano gradualmente evolute da un antenato comune, benché la documentazione fossile indichi chiaramente che le principali categorie vegetali e animali sono comparse all’improvviso e non si sono evolute in altre categorie, nemmeno nel corso di miliardi di anni. Vi pare che questo significhi basarsi sui fatti o affidarsi alla fantasia?
[Note in calce]
a L’origine delle specie, 3ª ed., trad. di C. Balducci, Newton Compton Editori, Roma, 1980, p. 542.
b Gli allevatori di razze canine accoppiano i loro esemplari in modo che i discendenti abbiano caratteristiche come zampe più corte o pelo più lungo. Tuttavia i cambiamenti che ne risultano derivano spesso da una perdita di funzionalità dei geni. Per esempio la piccola taglia del bassotto tedesco è dovuta a un’anomalia nella crescita della cartilagine, che provoca il nanismo.
c Ibid., p. 560.
d Ibid., p. 129.
e Il termine “specie”, che ricorre frequentemente in questo articolo, nel libro biblico di Genesi ha un significato più ampio. Spesso ciò che gli scienziati definiscono evoluzione di una nuova specie costituisce semplicemente una variazione all’interno di ciò che in Genesi si intende per “specie”.
f Vedi il riquadro “Classificazione degli organismi viventi”.
g Le ricerche mostrano che anche il citoplasma, la membrana e altre strutture della cellula hanno un ruolo importante nello sviluppo morfologico e fisiologico di un organismo.
h I commenti di Lönnig riportati in questo articolo rappresentano la sua opinione personale e non la posizione ufficiale dell’Istituto Max Planck per la Ricerca sul Miglioramento Genetico delle Piante Coltivate.
i Gli esperimenti relativi alle mutazioni hanno ripetutamente dimostrato che il numero dei mutanti nuovi era in costante diminuzione, mentre comparivano regolarmente gli stessi tipi di mutanti. Questo fenomeno ha spinto Lönnig a formulare la “legge della variazione ricorrente”. Inoltre meno dell’uno per cento dei vegetali mutanti veniva selezionato per ulteriori ricerche, e meno dell’uno per cento di tale gruppo era ritenuto interessante a fini commerciali. Per quanto riguarda gli animali i risultati della selezione artificiale mediante induzione di mutazioni si sono rivelati ancor più deludenti e il metodo è stato completamente abbandonato.
j Qui per materialismo si intende la teoria secondo cui la materia è il principio unico a cui ricondurre la realtà e secondo cui ogni cosa nell’universo, inclusa ogni forma di vita, è venuta all’esistenza senza alcun intervento soprannaturale.
[Testo in evidenza a pagina 15]
“Le mutazioni non possono trasformare una specie [vegetale o animale] in una interamente nuova”
[Testo in evidenza a pagina 16]
I fringuelli di Darwin dimostrano tutt’al più che una specie può adattarsi ai cambiamenti climatici
[Testo in evidenza a pagina 17]
Stando alla documentazione fossile tutti i principali gruppi di animali sono comparsi all’improvviso e sono rimasti sostanzialmente invariati
[Prospetto a pagina 14]
(Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)
CLASSIFICAZIONE DEGLI ORGANISMI VIVENTI
Gli organismi viventi vengono classificati in una gerarchia di categorie, dalla singola specie al regno di appartenenza.k Confrontate i due esempi di classificazione riportati sotto, quello dell’uomo e quello della drosofila (moscerino dell’aceto).
UOMO DROSOFILA
Specie sapiens melanogaster
Genere Homo Drosophila
Famiglia Ominidi Drosofilidi
Ordine Primati Ditteri
Classe Mammiferi Insetti
Phylum Cordati Artropodi
Regno Animali Animali
[Nota in calce]
k Nota: Il capitolo 1 di Genesi dice che vegetali e animali si riproducevano “secondo le loro specie”. (Genesi 1:12, 21, 24, 25) Tuttavia il termine biblico “specie” non va confuso con l’analogo termine scientifico.
[Fonte]
Tabella basata sul libro Icons of Evolution—Science or Myth? Why Much of What We Teach About Evolution Is Wrong, di Jonathan Wells.
[Immagini a pagina 15]
Una drosofila mutante (sopra), benché malformata, è sempre una drosofila
[Fonte]
© Dr. Jeremy Burgess/Photo Researchers, Inc.
[Immagini a pagina 15]
Numerosi esperimenti relativi alle mutazioni dei vegetali hanno dimostrato che il numero dei mutanti nuovi era in costante diminuzione, mentre comparivano regolarmente gli stessi tipi di mutanti (Il mutante nella foto ha fiori più grandi)
[Fonte dell’immagine a pagina 13]
Da una fotografia di J. M. Cameron/U.S. National Archives photo
[Fonte dell’immagine a pagina 16]
Teste di fringuelli: © Dr. Jeremy Burgess/Photo Researchers, Inc.
[Fonti delle immagini a pagina 17]
Dinosauro: © Pat Canova/Index Stock Imagery; fossili: GOH CHAI HIN/AFP/Getty Images
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Perché crediamo in un CreatoreSvegliatevi! 2006 | Settembre
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Perché crediamo in un Creatore
Molti scienziati esperti in vari campi sono dell’idea che la natura riveli un disegno intelligente. Ritenendo illogico pensare che la complessità della vita sulla terra sia frutto del caso, diversi di loro credono in un Creatore.
Alcuni sono diventati testimoni di Geova. Sono convinti che l’Iddio della Bibbia sia il Progettista e Costruttore dell’universo materiale. Perché sono arrivati a questa conclusione? Svegliatevi! l’ha chiesto ad alcuni di loro. Troverete interessante quello che hanno risposto.a
“Insondabile complessità della vita”
◼ WOLF-EKKEHARD LÖNNIG
PROFILO: Negli ultimi 28 anni, nel mio lavoro ho studiato la mutazione genetica delle piante. Per 21 di questi ho lavorato a Colonia presso l’Istituto Max Planck per la Ricerca sul Miglioramento Genetico delle Piante Coltivate. Da quasi trent’anni servo inoltre come anziano in una congregazione dei testimoni di Geova.
Le mie ricerche nell’ambito della genetica e i miei studi nel campo della fisiologia e della morfologia mi fanno toccare con mano l’enorme e spesso insondabile complessità della vita. Questi studi hanno rafforzato la mia convinzione che la vita, anche nelle sue forme più semplici, richiede un’origine intelligente.
La comunità scientifica è ben consapevole della complessità della vita. Ma ogni scoperta affascinante di solito viene inserita in un contesto fortemente evoluzionistico. A mio avviso, però, le obiezioni mosse alla descrizione biblica della creazione crollano se esaminate scientificamente. Per decenni ho approfondito questi argomenti. Dopo un attento studio delle forme di vita e delle leggi che governano l’universo, le quali sembrano fatte apposta perché possa esistere la vita sulla terra, non posso che credere in un Creatore.
“Tutto quello che osservo ha una causa”
◼ BYRON LEON MEADOWS
PROFILO: Vivo negli Stati Uniti e lavoro alla NASA nel campo della fisica dei laser. Attualmente mi occupo dello sviluppo di tecnologie che permettano di monitorare meglio a livello globale il clima, le condizioni meteorologiche e altri fenomeni planetari. Sono anziano in una congregazione dei testimoni di Geova di Kilmarnock, in Virginia.
Nei miei studi ho spesso a che fare con i princìpi della fisica. Cerco di capire come e perché avvengono certe cose. In questo campo trovo chiare prove che tutto quello che osservo ha una causa. Ritengo scientificamente ragionevole riconoscere che Dio è la causa prima di tutto ciò che esiste in natura. Le leggi della natura sono troppo stabili per non credere che siano state fissate da un Organizzatore, un Creatore.
Se questa conclusione è così ovvia, perché tanti scienziati credono nell’evoluzione? Gli evoluzionisti esaminano forse le loro prove basandosi su conclusioni precostituite? Non sarebbe la prima volta che succede una cosa del genere. Ma la semplice osservazione di un fenomeno, per quanto convincente, non presuppone una conclusione. Per esempio, chi fa ricerche sulla fisica dei laser potrebbe insistere che la luce è un’onda, simile a un’onda sonora, perché spesso la luce si comporta come un’onda. Tuttavia questa conclusione sarebbe incompleta dato che l’evidenza indica pure che la luce si comporta come un fascio di particelle, dette fotoni. Similmente coloro che sostengono che l’evoluzione è un fatto basano le proprie conclusioni solo su parte delle prove, e permettono che le loro opinioni preconcette influenzino il modo in cui interpretano tali prove.
Mi sorprende che qualcuno accetti la teoria dell’evoluzione come un fatto quando gli stessi “esperti” evoluzionisti hanno pareri discordi su come si presume sia avvenuta. Per esempio, pensereste che l’aritmetica sia un fatto provato se alcuni esperti dicessero che 2 più 2 fa 4, e altri esperti affermassero che il totale è 3 o magari 6? Se è ruolo della scienza accettare solo quello che può essere dimostrato, verificato e riprodotto, allora la teoria che ogni forma di vita si sia evoluta da un antenato comune non si può definire una verità scientifica.
“Nulla può venire dal nulla”
◼ KENNETH LLOYD TANAKA
PROFILO: Sono geologo e attualmente lavoro per la U.S. Geological Survey a Flagstaff, in Arizona. Da quasi tre decenni svolgo ricerche scientifiche in vari campi della geologia, inclusa la geologia planetaria. Autorevoli riviste scientifiche hanno pubblicato decine di miei articoli e mappe sulla struttura geologica di Marte. Come testimone di Geova dedico circa 70 ore al mese per incoraggiare la lettura della Bibbia.
Mi era stato insegnato a credere nell’evoluzione, ma non potevo accettare che l’immensa energia necessaria per formare l’universo potesse aver avuto origine senza un potente Creatore. Nulla può venire dal nulla. Inoltre nella Bibbia stessa trovo importanti argomenti a favore di un Creatore. Questo libro contiene numerosi esempi di fatti scientifici nel campo di mia competenza, come quando dice che la terra ha forma sferica ed è sospesa “sul nulla”. (Giobbe 26:7; Isaia 40:22) Queste cose furono scritte nella Bibbia molto tempo prima di essere provate dall’investigazione umana.
Pensate poi al modo in cui siamo fatti. Siamo dotati di percezione sensoriale, consapevolezza, intelligenza, capacità di comunicare e sentimenti. In particolare, possiamo provare ed esprimere amore. L’evoluzione non può spiegare come siano venute all’esistenza queste mirabili caratteristiche umane.
Chiedetevi: ‘Fino a che punto le fonti delle informazioni a sostegno dell’evoluzione sono credibili e degne di fiducia?’ La documentazione geologica è incompleta, complessa e disorientante. Gli evoluzionisti non sono riusciti a dimostrare in laboratorio, usando metodi scientifici, i processi evolutivi da loro ipotizzati. Anche se generalmente per acquisire dati gli scienziati ricorrono a buone tecniche di ricerca, quando si tratta di interpretarli sono spesso influenzati da motivi egoisti. Si sa di scienziati che hanno sostenuto le proprie tesi anche quando i dati erano incompleti o contraddittori. Il desiderio di far carriera e l’alta opinione di sé hanno un ruolo importante.
Sia in campo scientifico che nello studio della Bibbia ricerco l’intera verità, che concilia tutte le osservazioni e gli aspetti noti per giungere all’intendimento più accurato. Per me la cosa più logica è credere nel Creatore.
“L’evidente progetto manifesto nella cellula”
◼ PAULA KINCHELOE
PROFILO: Ho parecchi anni di esperienza come ricercatrice nei campi della biologia molecolare e cellulare e della microbiologia. Attualmente lavoro per la Emory University di Atlanta (Georgia, USA). Inoltre come volontaria insegno la Bibbia nella comunità di lingua russa.
Nei miei studi di biologia, per quattro anni mi sono concentrata unicamente sulla cellula e i suoi componenti. Più imparavo su DNA, RNA, proteine e vie metaboliche, più rimanevo sorpresa dalla loro complessità, organizzazione e precisione. E pur essendo colpita da quanto l’uomo ha imparato riguardo alla cellula, ero ancor più meravigliata da quanto rimane da imparare. L’evidente progetto manifesto nella cellula è una delle ragioni per cui credo in Dio.
Lo studio della Bibbia mi ha rivelato chi è il Creatore, cioè Geova Dio. Sono convinta che non solo è un Progettista intelligente ma anche un Padre amorevole che mi vuol bene. La Bibbia spiega lo scopo della vita e offre la speranza di un futuro felice.
I ragazzi a cui viene insegnata a scuola l’evoluzione forse sono incerti su cosa credere e possono sentirsi confusi. Se credono in Dio, la loro fede può essere messa alla prova. Ma possono superare la prova riflettendo sulle molte meraviglie della natura che ci circondano e continuando a crescere nella conoscenza del Creatore e delle sue qualità. Personalmente io l’ho fatto e ho concluso che la descrizione che la Bibbia fa della creazione è accurata e non è in conflitto con la vera scienza.
“L’elegante semplicità delle leggi”
◼ ENRIQUE HERNÁNDEZ-LEMUS
PROFILO: Sono un ministro a tempo pieno dei testimoni di Geova. Inoltre mi occupo di fisica teorica presso l’Università Nazionale del Messico. Attualmente il mio lavoro consiste nel trovare una spiegazione che sia plausibile secondo i princìpi della termodinamica per la cosiddetta catastrofe gravotermica, un fenomeno che ha a che fare con l’evoluzione stellare. Ho studiato anche la complessità delle sequenze di DNA.
La vita è semplicemente troppo complicata per essere comparsa per caso. Prendiamo, ad esempio, la mole delle informazioni contenute nella molecola di DNA. La probabilità matematica della generazione spontanea di un singolo cromosoma non è neanche di 1 su 9 trilioni, un evento così improbabile che si può considerare impossibile. Penso che sia assurdo credere che forze prive di intelligenza abbiano potuto creare non solo un singolo cromosoma ma tutta la straordinaria complessità presente negli esseri viventi.
Inoltre quando studio il comportamento estremamente complesso della materia, dal livello microscopico fino al moto di giganteschi ammassi stellari nello spazio, ciò che mi colpisce è l’elegante semplicità delle leggi che ne regolano il movimento. Per me queste leggi non sono solo opera di un Matematico geniale: sono la firma di un grande Artista.
Spesso la gente rimane sorpresa quando dico che sono testimone di Geova. Alcuni mi chiedono come faccio a credere in Dio. La loro reazione è comprensibile, dato che la maggioranza delle religioni non incoraggia i credenti a interrogarsi sulla propria fede. Tuttavia la Bibbia ci esorta a usare la nostra “capacità di pensare”. (Proverbi 3:21) Tutta l’evidenza di un progetto intelligente nella natura, unita alle prove bibliche, mi convince che Dio non solo esiste ma anche si interessa delle nostre preghiere.
[Nota in calce]
a Le opinioni degli esperti menzionati in questo articolo non rispecchiano necessariamente quelle degli istituti per cui lavorano.
[Fonte dell’immagine a pagina 22]
Marte sullo sfondo: Per gentile concessione dell’USGS Astrogeology Research Program, http://astrogeology.usgs.gov
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Affascinanti geometrie nelle pianteSvegliatevi! 2006 | Settembre
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Affascinanti geometrie nelle piante
AVETE mai notato che molti organismi vegetali hanno strutture spiraliformi? Sulla buccia dell’ananas, per esempio, si possono riconoscere 8 spirali che vanno in un senso e 5 o 13 nell’altro. (Vedi figura 1). Se osservate il modo in cui sono disposti i semi del girasole potreste contare 55 spirali che ne incrociano 89, se non di più. Troverete spirali anche nel cavolfiore. Una volta che avrete iniziato a notare queste strutture forse andare dal fruttivendolo o dal fioraio diventerà più interessante. Perché le piante si sviluppano in questo modo? Il numero delle spirali ha qualche significato?
Come crescono le piante?
In molte piante i nuovi organi quali steli, foglie e fiori si sviluppano a partire da un piccolo punto centrale, dal cosiddetto meristema. Ogni primordio, cioè l’abbozzo di un nuovo organo, si sviluppa dal centro in una nuova direzione che forma un certo angolo con quella del primordio precedente.a (Vedi figura 2). Nella maggioranza delle piante ogni nuovo organo forma con il precedente un angolo tale da dare origine a delle spirali. Qual è l’ampiezza di quest’angolo?
Immaginate di dover tracciare il progetto di una pianta in modo tale che i nuovi organi si dispongano attorno a un punto centrale ottimizzando lo spazio. Supponete di far sviluppare ogni nuovo primordio in una direzione che sia a due quinti di angolo giro da quella del primordio precedente. Dopo il quinto primordio incontrereste un problema: tutti gli altri si svilupperebbero sullo stesso punto e nella stessa direzione di primordi già esistenti. Si disporrebbero in file lasciando degli spazi inutilizzati. (Vedi figura 3). In realtà qualsiasi frazione semplice di un angolo giro creerebbe delle file anziché una sistemazione ottimale. Solo il cosiddetto “angolo aureo”, di circa 137,5 gradi, dà luogo a una sistemazione idealmente compatta dei nuovi organi. (Vedi figura 5). Cos’ha di particolare quest’angolo?
L’angolo aureo è ideale perché non può essere indicato da una frazione semplice dell’angolo giro. La frazione 5/8 va vicino al suo complemento all’angolo giro, 8/13 ci va più vicino e 13/21 ancor di più, ma nessuna frazione semplice può esprimere esattamente la cosiddetta proporzione aurea. Perciò, se dal meristema ogni nuovo organo cresce in una direzione che forma l’angolo aureo con quella dell’organo precedente, non ci saranno mai due organi che crescano esattamente nella stessa direzione. (Vedi figura 4). Quindi, invece di disporsi a raggiera, i primordi formeranno delle spirali.
Simulando al computer l’accrescimento dei primordi da un punto centrale, si osserva un fatto interessante: si possono individuare delle spirali solo se l’angolo tra le direzioni in cui si sviluppano i nuovi organi è fissato con un alto grado di precisione. Basta scostarsi dall’angolo aureo anche solo di un decimo di grado e l’effetto sparisce. — Vedi figura 5.
Quanti petali hanno i fiori?
È interessante notare che, quando gli organi si sviluppano secondo l’angolo aureo, il numero di spirali risultanti coincide in genere con uno dei numeri della cosiddetta successione di Fibonacci. Questa fu descritta per la prima volta nel XIII secolo da Leonardo Fibonacci, un matematico pisano. Nella successione di Fibonacci ogni numero che segue l’1 è uguale alla somma dei due precedenti: 1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21, 34, 55 e così via.
Nei fiori di molte piante che presentano una struttura spiraliforme il numero dei petali spesso corrisponde a uno dei numeri di Fibonacci. Come qualcuno ha fatto notare, il ranuncolo ha di norma 5 petali, la sanguinaria 8, il Senecio madagascariensis 13, l’aster 21, la margherita dei prati 34 e l’Aster novae-angliae 55 o 89. (Vedi figura 6). Anche frutti e ortaggi hanno spesso caratteristiche riconducibili ai numeri di Fibonacci. Ad esempio la sezione delle banane è una figura con cinque lati.
“Ogni cosa egli ha fatto bella”
Da tempo gli artisti riconoscono che la proporzione aurea è la più gradevole agli occhi umani. Cosa fa sì che le piante sviluppino nuovi organi seguendo esattamente questo affascinante criterio? Molti concludono che si tratta di un’ulteriore evidenza del fatto che gli esseri viventi sono frutto di un progetto intelligente.
Dietro il modo in cui sono progettati gli organismi viventi e dietro la capacità dell’uomo di apprezzarne la bellezza molti vedono la mano di un Creatore che desidera che godiamo la vita. Di lui, il nostro Creatore, la Bibbia dice: “Ogni cosa egli ha fatto bella a suo tempo”. — Ecclesiaste 3:11.
[Nota in calce]
a Il girasole fa eccezione in quanto le spirali formate dai piccoli fiori che danno origine ai semi partono dal bordo del disco anziché dal centro.
[Diagrammi alle pagine 24 e 25]
Figura 1
(Vedi l’edizione stampata)
Figura 2
(Vedi l’edizione stampata)
Figura 3
(Vedi l’edizione stampata)
Figura 4
(Vedi l’edizione stampata)
Figura 5
(Vedi l’edizione stampata)
Figura 6
(Vedi l’edizione stampata)
[Immagine a pagina 24]
Ingrandimento del meristema
[Fonte]
R. Rutishauser, Università di Zurigo, Svizzera
[Fonte dell’immagine a pagina 25]
Fiore bianco: Thomas G. Barnes @ USDA-NRCS PLANTS Database
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Fa differenza a cosa credete?Svegliatevi! 2006 | Settembre
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Fa differenza a cosa credete?
SECONDO voi la vita ha uno scopo? Se l’evoluzione fosse un fatto, sarebbe vera la dichiarazione citata nel periodico Scientific American: “La comprensione che attualmente abbiamo dell’evoluzione implica . . . che non esiste un fine ultimo nella vita”.
Consideriamo cosa significano queste parole. Se non ci fosse un fine ultimo, la vostra vita non avrebbe alcuno scopo se non quello di compiere qualche buona azione e forse trasmettere le vostre caratteristiche genetiche alla generazione successiva. Alla morte, smettereste di esistere per sempre. Il vostro cervello, le vostre facoltà di pensare, ragionare e meditare sul significato della vita sarebbero semplicemente il risultato di un incidente della natura.
Ma c’è dell’altro. Molti che credono nell’evoluzione sostengono o che Dio non esiste o che comunque non interviene negli affari umani. In un caso o nell’altro, questo significherebbe che il nostro futuro è nelle mani di leader politici o religiosi e di esponenti del mondo intellettuale. A giudicare da quanto è successo in passato la società umana continuerebbe a essere nel caos e piagata da guerre e corruzione. Se l’evoluzione fosse un fatto avremmo ampie ragioni per vivere secondo questo motto fatalistico: “Mangiamo e beviamo, poiché domani moriremo”. — 1 Corinti 15:32.
Potete star certi che i testimoni di Geova non condividono affermazioni del genere. Non accettano nemmeno il presupposto su cui queste affermazioni si basano, e cioè l’evoluzione. I Testimoni credono invece che ciò che la Bibbia dice è vero. (Giovanni 17:17) Pertanto credono a quello che vi è scritto sull’origine della vita: “Presso di te [Dio] è la fonte della vita”. (Salmo 36:9) Il significato di queste parole ha profonde implicazioni.
La vita ha uno scopo. Il nostro Creatore ha un proposito amorevole, esteso a tutti coloro che scelgono di vivere in armonia con la sua volontà. (Ecclesiaste 12:13) Questo proposito include la promessa di vivere in un mondo libero da caos, guerre e corruzione, e perfino dalla morte. (Isaia 2:4; 25:6-8) Milioni di testimoni di Geova in tutto il mondo possono confermare che conoscere Dio e fare la sua volontà è ciò che più di qualunque altra cosa dà un senso alla vita. — Giovanni 17:3.
Fa sicuramente differenza a cosa credete perché può influire non solo sulla vostra felicità attuale ma anche sulla vostra vita futura. Sta a voi scegliere. Potete credere in una teoria che non è riuscita a giustificare le prove sempre più numerose dell’esistenza di un progetto nel mondo fisico. Oppure potete accettare quanto dice la Bibbia, e cioè che la terra e la vita su di essa sono il prodotto di un meraviglioso Progettista: Geova, l’Iddio che ‘creò tutte le cose’. — Rivelazione [Apocalisse] 4:11.
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La scienza contraddice la Genesi?Svegliatevi! 2006 | Settembre
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Il punto di vista biblico
La scienza contraddice la Genesi?
MOLTI sostengono che la scienza smentisce il racconto biblico della creazione. In realtà la vera contraddizione è fra la scienza e le idee dei cosiddetti fondamentalisti cristiani, non fra la scienza e la Bibbia. Alcuni di questi gruppi asseriscono, a torto, che secondo la Bibbia tutta la creazione fisica fu completata circa 10.000 anni fa in sei giorni di 24 ore.
La Bibbia, però, non sostiene queste affermazioni. Se lo facesse, numerose scoperte scientifiche degli ultimi 100 anni in effetti getterebbero ombra sulla sua attendibilità. Da un’attenta analisi del testo biblico si evince che non ci sono contrasti con i fatti scientifici dimostrati. Pertanto i testimoni di Geova dissentono dai fondamentalisti “cristiani” e da molti creazionisti. Di seguito indichiamo cosa insegna realmente la Bibbia.
A quando risale il “principio”?
L’incipit della Genesi è semplice e di effetto: “In principio Dio creò i cieli e la terra”. (Genesi 1:1) Secondo i biblisti questo versetto descrive un’azione distinta da quelle dei giorni creativi di cui si parla dal versetto 3 in poi. Questo ha profonde implicazioni. In base all’affermazione iniziale della Bibbia, prima che avessero inizio i giorni creativi l’universo, incluso il pianeta Terra, esisteva già da tempo imprecisato.
I geologi calcolano che la terra ha all’incirca 4 miliardi di anni e secondo gli astronomi l’universo può avere ben 15 miliardi di anni. Queste cifre, o i dati più accurati di cui potremmo disporre in futuro, contraddicono Genesi 1:1? No. La Bibbia non specifica l’età effettiva dei ‘cieli e della terra’. Pertanto, la scienza non smentisce il testo biblico.
Quanto durarono i giorni creativi?
Che dire della durata dei giorni creativi? Furono di 24 ore letterali? Secondo alcuni, dal momento che Mosè, lo scrittore della Genesi, in seguito fece riferimento al giorno successivo ai sei giorni creativi come modello per stabilire il sabato settimanale, ciascun giorno creativo deve essere stato di 24 ore letterali. (Esodo 20:11) La Genesi sostiene questo ragionamento?
No, non lo sostiene. Il fatto è che il termine ebraico tradotto “giorno” può essere usato in riferimento a unità di tempo di varia durata, non solo a un periodo di 24 ore. Per esempio riassumendo l’opera creativa di Dio, Mosè parla di tutti e sei i giorni creativi come di un solo giorno. (Genesi 2:4) Inoltre il primo giorno creativo “Dio chiamava la luce Giorno, ma chiamò le tenebre Notte”. (Genesi 1:5) In questo caso solo una parte delle 24 ore è definita “giorno”. Di sicuro, nelle Scritture non ci sono elementi per affermare in modo arbitrario che ogni giorno creativo fosse di 24 ore.
Allora quanto durarono? I capitoli 1 e 2 della Genesi indicano che si trattò di periodi di tempo piuttosto lunghi.
La creazione prende forma gradualmente
Mosè scrisse il libro in ebraico e lo scrisse dal punto di vista di un osservatore che si trova sulla terra. Tenere conto di questi due fattori, oltre a sapere che l’universo esisteva prima dell’inizio dei periodi, o “giorni”, creativi, consente di fare chiarezza sulle perplessità che sono state sollevate intorno al racconto della creazione. Perché?
Da un’attenta analisi della Genesi emerge che gli eventi iniziati durante un “giorno” proseguirono il giorno o i giorni successivi. Prima che iniziasse il primo “giorno”, per esempio, il sole esisteva già, ma in qualche modo la luce emessa non poteva raggiungere la superficie terrestre, forse a causa di fitte nubi. (Giobbe 38:9) Durante il primo “giorno” questa barriera iniziò ad aprirsi, permettendo alla luce diffusa di penetrare l’atmosfera.a
Il secondo “giorno” evidentemente l’atmosfera continuò a schiarirsi creando una separazione tra le fitte nubi di sopra e il mare di sotto. Il quarto “giorno” l’atmosfera si era gradualmente schiarita al punto da far comparire il sole e la luna “nella distesa dei cieli”. (Genesi 1:14-16) In altre parole, dal punto di vista di un osservatore sulla terra, il sole e la luna iniziarono a essere visibili. Questi avvenimenti ebbero luogo gradualmente.
Secondo il racconto della Genesi inoltre, man mano che l’atmosfera continuava a schiarirsi, il quinto “giorno” iniziarono a comparire creature volatili, fra cui insetti e creature dotate di membrane alari. La Bibbia, però, indica che durante il sesto “giorno” Dio stava ancora ‘formando dal suolo ogni bestia selvaggia del campo e ogni creatura volatile dei cieli’. — Genesi 2:19.
Da ciò che dice la Bibbia, esiste quindi la possibilità che alcuni dei principali eventi di ciascun “giorno”, o periodo creativo, siano avvenuti gradualmente e non istantaneamente, e che alcuni di essi siano addirittura proseguiti nei “giorni” creativi successivi.
Secondo le loro specie
Il fatto che piante e animali siano comparsi gradualmente significa forse che Dio si sia servito dell’evoluzione per ottenere la grande varietà di esseri viventi che conosciamo? No. Il racconto dice chiaramente che Dio creò tutte le fondamentali “specie” di fauna e flora. (Genesi 1:11, 12, 20-25) È possibile che queste “specie” originali di piante e animali siano state programmate con la capacità di adattarsi ai cambiamenti delle condizioni ambientali? Come si definiscono i confini di una “specie”, nel senso biblico del termine? La Bibbia non lo spiega. Dice però che gli esseri viventi “brulicarono secondo le loro specie”. (Genesi 1:21) Questa dichiarazione sottintende che c’è un limite alla quantità di variazioni che possono avvenire all’interno di una “specie”. Sia la documentazione fossile sia le recenti ricerche confermano che nell’arco di lunghi periodi di tempo le fondamentali categorie di piante e animali hanno subìto pochi cambiamenti.
Contrariamente a quanto affermano alcuni fondamentalisti, la Genesi non insegna che l’universo, compresi la terra e tutti gli esseri viventi che la abitano, fu creato in un breve periodo di tempo in un passato relativamente recente. Quanto dice la Genesi sulla creazione dell’universo e la comparsa della vita sulla terra concorda con numerose scoperte che gli scienziati hanno fatto di recente.
A motivo delle proprie convinzioni filosofiche, molti scienziati respingono la dichiarazione della Bibbia che Dio creò tutte le cose. È interessante notare, però, che nell’antico libro della Genesi Mosè scrisse che l’universo ebbe un inizio e che la vita comparve per gradi nel corso di varie epoche. Come faceva Mosè ad avere informazioni così accurate dal punto di vista scientifico circa 3.500 anni fa? Esiste una spiegazione logica. Colui che ebbe il potere e la sapienza necessari per creare i cieli e la terra era certamente in grado di dare a Mosè una conoscenza così avanzata. Questo avvalora la dichiarazione della Bibbia quando dice di essere “ispirata da Dio”. — 2 Timoteo 3:16.
[Nota in calce]
a Nel descrivere ciò che avvenne il primo “giorno” il termine ebraico usato per la luce è ʼohr, luce in senso generale, ma in relazione al quarto “giorno” il termine usato è maʼòhr, che si riferisce alla fonte della luce.
VI SIETE CHIESTI...
◼ Quanto tempo fa Dio creò l’universo? — Genesi 1:1.
◼ La terra fu creata in sei giorni di 24 ore? — Genesi 2:4.
◼ Com’è possibile che quanto scrisse Mosè sugli inizi della terra fosse scientificamente accurato? — 2 Timoteo 3:16.
[Testo in evidenza a pagina 19]
La Genesi non insegna che l’universo fu creato in un breve periodo di tempo in un passato relativamente recente
[Testo in evidenza a pagina 20]
“In principio Dio creò i cieli e la terra”. — Genesi 1:1
[Fonte dell’immagine a pagina 18]
Universo: IAC/RGO/David Malin Images
[Fonte dell’immagine a pagina 20]
NASA photo
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Come posso difendere le mie convinzioni sulla creazione?Svegliatevi! 2006 | Settembre
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I giovani chiedono...
Come posso difendere le mie convinzioni sulla creazione?
“Quando in classe si è parlato dell’evoluzione è stato messo in discussione tutto quello che mi era stato insegnato. L’evoluzione è stata presentata come un fatto, e mi sono sentito a disagio”. — Ryan, 18 anni.
“Quando avevo circa 12 anni avevo un’insegnante che era un’evoluzionista convinta. Aveva perfino attaccato alla macchina un adesivo con un simbolo di Darwin! Per questo esitavo a dire che credevo nella creazione”. — Tyler, 19 anni.
“Quando la professoressa di sociologia ha detto che nella lezione successiva avremmo parlato dell’evoluzione, mi ha preso il panico. Sapevo che avrei dovuto spiegare alla classe la mia posizione su quell’argomento controverso”. — Raquel, 14 anni.
PUÒ darsi che anche tu come Ryan, Tyler e Raquel ti senta a disagio quando in classe si parla dell’evoluzione. Tu credi che Dio ‘creò tutte le cose’. (Rivelazione [Apocalisse] 4:11) Tutt’intorno a te scorgi le prove di un progetto intelligente. I libri di testo, però, dicono che ci siamo evoluti, e l’insegnante fa altrettanto. Chi sei tu per mettere in discussione quello che dicono gli “esperti”? E come reagiranno i tuoi compagni se ti metti a parlare di... Dio?
Se domande come queste ti preoccupano, rilassati! Non sei il solo a credere nella creazione. Anzi, persino diversi scienziati non accettano la teoria dell’evoluzione, e lo stesso vale per molti insegnanti. Negli Stati Uniti, ben 4 studenti su 5 credono in un Creatore, a dispetto di ciò che dicono i libri di testo!a
Potresti comunque chiedere: ‘Cosa posso dire se devo difendere le mie convinzioni sulla creazione?’ Stai pur certo che anche se sei timido puoi prendere posizione. C’è solo bisogno di prepararsi un po’.
Verifica le tue convinzioni
Se sei cresciuto in una famiglia cristiana potresti credere nella creazione solo perché è quello che ti è stato insegnato. Ma ora che sei più grande desideri adorare Dio con le tue “facoltà di ragionare”, in modo che le tue convinzioni poggino su un fondamento solido. (Romani 12:1) Paolo esortò i cristiani del I secolo ad ‘accertarsi di ogni cosa’. (1 Tessalonicesi 5:21) Come puoi fare questo con la creazione?
Per prima cosa, nota cosa scrisse Paolo riguardo a Dio: “Le sue invisibili qualità . . . si vedono chiaramente fin dalla creazione del mondo, perché si comprendono dalle cose fatte”. (Romani 1:20) Con questo in mente, prendi in esame il corpo umano, la terra, il vasto universo, le profondità marine. Osserva l’affascinante mondo degli insetti, delle piante e degli animali... qualunque campo ti interessi personalmente. Poi, usando le tue “facoltà di ragionare”, chiediti: ‘Che cosa mi convince che esiste un Creatore?’
Per rispondere a questa domanda, il quattordicenne Sam si sofferma sul corpo umano. “È così complesso”, dice, “e tutte le sue parti collaborano così bene fra loro! Non è possibile che il corpo umano si sia evoluto!” Holly, che ha 16 anni, è d’accordo. “Da quando mi è stato diagnosticato il diabete”, spiega, “ho imparato un sacco di cose su come funziona l’organismo. È sorprendente per esempio l’enorme lavoro che fa il pancreas, un piccolo organo nascosto dietro lo stomaco, per mantenere in efficienza il sangue e gli altri organi”.
Altri ragazzi si soffermano su aspetti diversi. “Per me”, dice il diciannovenne Jared, “la prova più schiacciante è il lato spirituale che c’è in ognuno di noi, così come la capacità di apprezzare la bellezza e il desiderio di imparare. Queste caratteristiche in effetti non sono essenziali per la sopravvivenza, come vorrebbe farci credere l’evoluzione. L’unica spiegazione per me plausibile è che siamo stati messi qui da qualcuno che voleva che godessimo la vita”. Tyler, menzionato all’inizio, è arrivato a una conclusione simile. “Quando penso al ruolo delle piante nel sostenere la vita e al modo incredibilmente complesso in cui sono fatte, mi convinco che esiste un Creatore”.
Parlare della creazione ti sarà più facile se ci rifletti sopra e ne sei sinceramente convinto. Pertanto, come Sam, Holly, Jared e Tyler, prenditi il tempo di esaminare le meraviglie che Dio ha fatto. Poi “ascolta” quello che queste cose ti “dicono”. Senz’altro giungerai alla stessa conclusione dell’apostolo Paolo, e cioè non solo che Dio esiste ma anche che le sue qualità si possono facilmente ‘comprendere dalle cose fatte’.b
Accertati di cosa insegna realmente la Bibbia
Oltre a esaminare in modo approfondito le cose che Dio ha fatto, per difendere la creazione devi anche sapere cosa insegna realmente la Bibbia al riguardo. Non c’è bisogno di sollevare una questione su cose di cui la Bibbia non parla direttamente. Consideriamo alcuni esempi.
◼ Il mio libro di scienze dice che la terra e il sistema solare esistono da miliardi di anni. La Bibbia non si esprime sull’età della terra o del sistema solare. Ciò che essa dice non esclude che all’inizio del primo “giorno” creativo l’universo esistesse già da miliardi di anni. — Genesi 1:1, 2.
◼ Il mio insegnante dice che la terra non può essere stata creata in soli sei giorni. La Bibbia non dice che ciascun “giorno” creativo fosse un periodo di 24 ore letterali. Per ulteriori informazioni, vedi le pagine 18-20 di questa rivista.
◼ In classe abbiamo trattato diversi esempi di come uomo e animali sono cambiati nel corso del tempo. La Bibbia dice che Dio creò gli esseri viventi “secondo le loro specie”. (Genesi 1:20, 21) Non sostiene l’idea che la vita sia sorta dalla materia inanimata né che Dio abbia dato inizio al processo evolutivo partendo da un’unica cellula. Tuttavia, ciascuna “specie” ha il potenziale per riprodursi con una grande varietà. Per cui la Bibbia non esclude che possano avvenire cambiamenti all’interno di ciascuna “specie” (termine che nella Bibbia ha un significato più ampio che nel linguaggio scientifico).
Non vergognarti delle tue convinzioni
Non c’è motivo di provare imbarazzo o vergogna perché credi nella creazione. Alla luce delle prove esistenti è assolutamente ragionevole, addirittura scientifico, credere che siamo il risultato di un progetto intelligente. In ultima analisi è l’evoluzione, non la creazione, a richiedere una grossa dose di fede cieca e a pretendere che si creda nei miracoli senza nessuno che li faccia. Dopo aver esaminato gli altri articoli di questo numero di Svegliatevi! senza dubbio sarai convinto che le prove depongono a favore della creazione. E una volta che avrai approfondito la questione usando le tue facoltà di ragionare ti sentirai più sicuro nel difendere le tue convinzioni di fronte alla classe.
È stato così nel caso di Raquel, menzionata in precedenza. “Mi ci sono voluti un paio di giorni per rendermi conto che non dovevo tenere per me le mie convinzioni”, dice. “Ho dato alla professoressa il libro Come ha avuto origine la vita? Per evoluzione o per creazione? con evidenziate le parti che volevo portare alla sua attenzione. In seguito mi ha detto che dopo averlo letto considerava l’evoluzione con occhi completamente diversi e che in futuro avrebbe tenuto conto di quelle informazioni durante le sue lezioni sull’argomento”.
Altri articoli della rubrica “I giovani chiedono...” si possono trovare nel sito www.watchtower.org/ypi
[Note in calce]
a Per quanto riguarda l’Italia, secondo una statistica del 2000 (Inchiesta Europea sui Valori), dal 1981 al 1999 la percentuale di giovani tra i 18 e i 29 anni che afferma di credere in Dio è cresciuta dall’83 al 94 per cento.
b Molti ragazzi hanno trovato utile ripassare le informazioni contenute in Come ha avuto origine la vita? Per evoluzione o per creazione? ed Esiste un Creatore che si interessa di noi? Entrambi i libri sono editi dai testimoni di Geova.
RIFLETTI
◼ Quali sono alcuni modi in cui puoi facilmente esprimere le tue convinzioni a scuola?
◼ In che modo puoi mostrare apprezzamento per Colui che creò tutte le cose? — Atti 17:26, 27.
[Riquadro a pagina 27]
“LE PROVE SONO TANTE”
“Che cosa diresti a un giovane a cui sin da piccolo è stato insegnato che esiste un Creatore, ma che a scuola studia l’evoluzione?” Questa domanda è stata fatta a una microbiologa che è testimone di Geova. Cos’ha risposto? “Dovresti considerarla un’opportunità per dimostrare a te stesso che Dio esiste, non solo perché così ti è stato insegnato dai tuoi genitori ma perché personalmente hai esaminato le prove e sei arrivato a questa conclusione. A volte, quando agli insegnanti viene chiesto di ‘dimostrare’ l’evoluzione, si accorgono di non poterlo fare e si rendono conto che accettano questa teoria solo perché è quanto è stato insegnato loro. Potresti cadere nello stesso tranello riguardo alla tua fede in un Creatore. Ecco perché è importante che dimostri a te stesso che Dio esiste veramente. Le prove sono tante. Trovarle non è difficile”.
[Riquadro/Immagine a pagina 28]
COSA TI CONVINCE?
Elenca tre cose che ti convincono dell’esistenza di un Creatore:
1. ․․․․․
2. ․․․․․
3. ․․․․․
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