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  • g70 22/2 pp. 21-25
  • Combattono intrepidamente il mare

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  • Combattono intrepidamente il mare
  • Svegliatevi! 1970
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  • Bonifica
  • Come evitare il disastro
  • Un altro fronte di combattimento
  • I frutti della vittoria
Svegliatevi! 1970
g70 22/2 pp. 21-25

Combattono intrepidamente il mare

Dal corrispondente di“Svegliatevi!” in Olanda

PASSATO da lungo tempo è il giorno della potenza navale in cui gli Olandesi spazzavano i mari e sfidavano, singolarmente o insieme, le flotte di Inghilterra, Francia, Spagna e Portogallo. Questo avveniva nella seconda metà del diciassettesimo secolo. Ma da quel tempo a ora, gli Olandesi sono stati continuamente impegnati in un’altra specie di campagna sul mare, una serie di battaglie per preservare ed estendere la terra asciutta su cui vivono, lavorano e si divertono.

Quanto successo ha avuto questa guerra? Ebbene, considerate alcuni fatti rimarchevoli riguardo all’Olanda, chiamata pure “Paesi Bassi”. Dal sedicesimo secolo circa 1.185.000 acri di terra asciutta sono stati strappati al mare del Nord. Questo non è molto meno di tutta l’area della Liguria. Circa il 60 per cento degli Olandesi abitano in quelle zone che sono state bonificate, portate via alle schiumeggianti, turbolente acque. Il quaranta per cento dell’attuale terra ferma si trova sotto il livello del mare e tuttavia produce vaste quantità di cereali oltre ad alimentare milioni di bulbi da fiore.

Né i valorosi Olandesi hanno chiesto una tregua nella guerra che dura da secoli. Infatti, essi proseguono la campagna, progettando un’azione sempre più aggressiva. E con ragione! Anche ora le statistiche mostrano che vi sono circa nove persone per acro, densità considerevolmente superiore a quella dell’Inghilterra con 5,5 persone per acro. Non solo, ma il prezzo dell’ozio è troppo alto. Il mare guadagnerebbe rapidamente terreno ancora una volta e annullerebbe le fatiche di molte generazioni che hanno combattuto contro il mare. La lotta deve dunque continuare. Ma che cosa meravigliosa pensare che questo programma di bonifica della terra non turba i confini internazionali, non richiede attività militari o navali, e tuttavia produce risultati così tangibili, così utili!

Bonifica

Il dizionario definisce un “polder” un tratto di terra bassa reclamata da uno specchio d’acqua. Che cosa richiede ciò? Anzitutto e soprattutto, la diga. Si deve costruire una diga tutt’intorno all’area da bonificare, e questo mentre è ancora inondata d’acqua fino a considerevole profondità. Si deve prima preparare il letto per la diga spalando via gli strati teneri di terra, a volte fino alla profondità di dieci metri, e spesso molto di più. In questa fossa subacquea viene depositata della sabbia, che vi viene pompata insieme a una buona proporzione d’acqua. Il fondamento della diga viene riempito di sabbia pura fino a due metri circa sotto il livello dell’acqua. A questo punto il movimento dell’acqua in superficie richiede di usare materiali più resistenti.

Pensate a un’ininterrotta diga subacquea di sabbia, abbastanza piatta lungo la cresta. Lungo entrambi i lati della cresta sono quindi costruite piccole dighe, ma queste sono di argilla morenica. Lo spazio fra queste dighe d’argilla viene poi riempito di sabbia, producendo una diga il cui corpo principale è fatto di sabbia, ma con un rivestimento di argilla morenica esposto alle acque. Naturalmente, questo rivestimento di argilla morenica non durerà molto sotto la pressione delle acque, per cui mentre la diga gradualmente s’alza altri lavoratori preparano ciò che potremmo chiamare enormi “materassi” fatti di arbusti strettamente legati insieme. Questi vengono appesantiti con blocchi di basalto e calati al loro posto ai piedi della diga. Così la diga è protetta contro l’insidiosa forza delle correnti sottomarine.

Quindi, la diga dev’essere protetta con una più pesante corazza sopra il livello dell’acqua, specialmente dalla parte che guarda il mare. Una fila di pali sono spinti lungo l’estremità superiore del “materasso” e fissati mediante una parete di tavole. Stuoie di paglia sono poste sopra il rivestimento d’argilla, sono cosparse di mattoni di scarto e pietre, e tutto questo è ricoperto infine da blocchi di basalto. Il coronamento della diga è poi coperto di fertile argilla su cui viene seminata erba. O può darsi che in cima alla diga sia costruita una strada.

Il terreno è pure bonificato prosciugando laghi d’acqua dolce o laghi formati da scavi nelle torbiere. La procedura generale è quella di costruire una diga ad anello intorno allo specchio d’acqua con un canale lungo l’esterno che serva per raccogliervi l’acqua in eccesso. Tale diga non dev’essere così robusta come quella descritta sopra, giacché non deve lottare con un permanente specchio d’acqua sulla parte esterna, come le dighe lungo il mare. Il prossimo passo è di pompare fuori l’acqua, lavoro compiuto in precedenza dalle pompe dei mulini a vento, ma che si compie oggi in modo molto efficiente con potentissime pompe diesel o elettriche.

Quindi, poiché l’evaporazione non basta a eliminare l’accumulo di acqua in eccesso dovuta a piogge o infiltrazione, si deve costruire un permanente sistema di drenaggio. Un polder viene diviso in lotti detti kavel. Questi sono delimitati da fossati che hanno il doppio scopo di canali di scolo e confini. I kavel sono divisi in lotti più piccoli da secondari fossati di drenaggio che alimentano i fossati dei kavel. Infine l’acqua va a gettarsi nei canali, che servono da vie navigabili nonché per mandare alle installazioni di pompaggio le acque in eccesso.

Che accade se in un polder viene a mancare l’acqua durante la stagione asciutta? Sono costruiti impianti di pompaggio che possano pompare all’incontrario e provvedere la necessaria umidità. Non appena un polder è stato prosciugato, il governo si assume la responsabilità di preparare il terreno per la coltivazione da parte di privati, lavoro che dura non meno di quattro anni. In autunno, vengono seminati colza e grano invernale. Questi vengono raccolti l’anno seguente, quindi i campi sono lasciati incolti fino alla semina dell’orzo primaverile nel terzo anno. Il quarto anno si seminano avena, erba medica e lino. Quindi, nel quinto anno, il terreno è ceduto per il regolare uso.

Come evitare il disastro

A intervalli di anni vi sono state disastrose inondazioni che hanno spinto gli abitanti delle terre basse su vasti rilievi o colli artificiali detti terpen. Lì dovevano semplicemente aspettare che le acque d’inondazione fossero di nuovo messe sotto controllo. Fu evidente che il progetto migliore era quello di accorciare in qualche modo la vulnerabile linea costiera. Ma come? Se date uno sguardo a una vecchia carta dei Paesi Bassi noterete che lo Zuiderzee è un golfo poco profondo che si addentra notevolmente nel paese. A bassa marea è profondo circa quattro metri e mezzo. Fu progettata una diga di trenta chilometri, che avrebbe tagliato fuori questo golfo dal mare nel suo punto più stretto tra la Frisia e l’Olanda del Nord.

Cominciata nel 1927, questa Diga di Chiusura fu terminata nel 1932. È una struttura massiccia dello spessore di 100 metri al livello del mare e di 152 metri alla sua base nel mare. È provvista di paratoie di presa per eliminare il costante deflusso delle acque dei fiumi verso il mare. Altre chiuse permettono il passaggio a imbarcazioni di 2.000 tonnellate. Pertanto, il commercio può continuare, i pericoli derivanti da estese inondazioni sono ridotti, mentre nello stesso tempo vasti territori si aggiungono al Regno d’Olanda. In realtà, 312.000 acri sono stati così reclamati dal precedente Zuiderzee. Ora è in corso un progetto di 100.000 acri, e sono stati pure iniziati i lavori su un progetto di 150.000 acri. Infine, tutto quello che rimarrà dello Zuiderzee sarà un lago d’acqua dolce con un’area di circa 300.000 acri, il lago Ijssel.

Un altro fronte di combattimento

Nel gennaio del 1953 la più grave inondazione nella storia dell’Olanda colpì le terre che si trovano intorno agli estuari di sud-ovest. Fu inondata un’area di 400.000 acri. Il numero delle vittime fu di 1.800. Fu formata una commissione per studiare la possibilità di difendersi da futuri disastri su questo fronte. Il risultato: nel 1957, fu approvato dal governo un disegno legge, che autorizzava quello che si chiama piano Delta, progetto che mira a isolare gli estuari dal mare aperto e accorciare di altri 676 chilometri la costa olandese.

Nel 1961 fu chiuso l’estuario fra il Beveland settentrionale e il Walcheren. Questo braccio del mare del Nord, detto Veersche Gat, è largo due chilometri e ottocento metri, e 70.000.000 di tonnellate metriche di acqua l’attraversano a ogni marea. Da ciascun promontorio, vennero costruiti piedritti finché rimasero da chiudere solo 323 metri. A questo punto vennero usati cassoni. Un cassone è una struttura di metri 45 per 20 per 20, fatta in modo che può galleggiare o essere calata sul fondo a piacere. La lunga estremità del cassone è dotata di sportelli che si possono alzare o abbassare. Sette di questi furono messi nell’apertura rimasta e calati sul fondo. Quindi, allorché la marea era più favorevole, i cassoni furono riempiti di zavorra e le porte vennero chiuse. Una vasta quantità di sabbia fu poi versata sopra la diga di cassoni, provvedendo così una diga che può resistere alla più selvaggia furia del mare del Nord.

Nel frattempo si cominciò a lavorare per chiudere con una diga l’estuario dell’Haringvliet, fiancheggiato dalle isole di Voorne e Putten da una parte e di Goeree-Overflakkee dall’altra. Li a ogni marea 260.000.000 di tonnellate metriche d’acqua passano attraverso la sua apertura di 4.000 metri. A questo volume si devono aggiungere le acque del Reno e della Mosa alla bassa marea. Qui la diga avrà un duplice scopo: proteggere le sorgenti dei fiumi dall’eccessivo flusso di acqua marina, e controllare il flusso, la distribuzione e l’accumulo di acqua fluviale. Questo richiede un complesso di paratoie di presa molto potenti, che sono ora state costruite su un fondamento di 22.000 piloni di cemento. Il complesso è lungo 1.000 metri, con diciassette paratoie di presa, larghe ciascuna 57 metri con una porta da ogni lato del peso di 467 tonnellate. Queste paratoie di presa consentono il passaggio di 17.955.000 litri d’acqua al secondo.

Ancora in fase di progettazione è la chiusura di altri due estuari mediante dighe. Uno di essi, al Brouwershavense Gat, richiederà una diga lunga oltre cinque chilometri e mezzo. L’altra, nel punto dove sfocia la Schelda orientale, dovrà far fronte a una marea che riversa nell’estuario 1.100.000.000 di tonnellate metriche d’acqua. Per fare un confronto, la Diga di Chiusura attraverso l’accesso allo Zuiderzee fu costruita in acqua profonda in media cinque metri, mentre la Schelda orientale è profonda in media diciassette metri, e in certi punti raggiunge i quaranta metri. La Diga di Chiusura ha alla base uno spessore di 150 metri; quella attraverso la Schelda orientale dovrà avere uno spessore di 1.104 metri.

Nei preparativi per questi due maggiori progetti sono incluse due dighe ausiliarie nel piano generale; una, già ultimata, detta Diga di Grevelingen, e l’altra, quasi ultimata, fra Goeree-Overflakkee e il continente, e chiamata Diga di Volkerak. Queste dovranno controllare l’afflusso delle correnti marine durante la costruzione delle dighe più grandi.

A Grevelingen fu adottato un nuovo metodo di costruzione di dighe, l’uso di un cavo aereo. Con questo sistema vennero impiegati due portafili sospesi fra torri d’acciaio, con dodici teleferiche ciascuna delle quali sollevava una rete della capacità di dieci tonnellate di ghiaia o sassi per viaggio. Si dimostrò rapido ed efficiente.

I frutti della vittoria

Gli intrepidi combattenti del mare in Olanda han dovuto lavorare strenuamente e a lungo. Hanno avuto contrattempi e momenti di ansia. Ma il risultato completo ottenuto finora è stato veramente molto fruttuoso. I due maggiori progetti, il Piano Delta e il Piano dello Zuiderzee, effettueranno un aumento di provviste d’acqua dolce, qualcosa di essenziale sia per l’agricoltura che per la fiorente industria. L’afflusso di acqua dolce dai fiumi nello Zuiderzee in un considerevole periodo di tempo ha avuto come risultato uno specchio d’acqua dolce. Così, anche quando saranno chiusi gli estuari a sud-ovest ne risulterà un altro lago d’acqua dolce.

Il Piano Delta, particolarmente, permette la costruzione di una rete stradale molto migliore per il sud-ovest. Entrambi i progetti hanno pure come mira di combattere la salificazione. Il sale delle alte maree si deposita sul fondo dei fiumi, dei canali e dei fossati di drenaggio, s’infiltra nel terreno e riduce la produzione di cereali e di altre messi. I grandi bacini artificiali d’acqua dolce avranno l’effetto di ostacolare l’infiltrazione di acque salate dalla regione costiera.

Il risultato completo si può giudicare dalla cartina nella pagina accanto la quale mostra i contorni di quanta parte dei Paesi Bassi sarebbe sotto il mare se non fosse per il vasto sistema di dighe e dune che stanno fra un grande settore della popolazione e l’incessante spinta e la furia del mare del Nord. Certo, per gli Olandesi che hanno combattuto contro il mare c’è una ricompensa per le loro fatiche molto migliore dei tristi risultati ottenuti nelle loro più riuscite campagne navali.

[Immagine a pagina 22]

Le dighe possono servire da autostrade

[Immagine a pagina 24]

Questa sarebbe l’Olanda senza le sue dighe e dune

    Pubblicazioni in italiano (1950-2025)
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