BIBLIOTECA ONLINE Watchtower
BIBLIOTECA ONLINE
Watchtower
Italiano
  • BIBBIA
  • PUBBLICAZIONI
  • ADUNANZE
  • g76 22/2 pp. 9-13
  • La corrida: Festa in Spagna

Nessun video disponibile.

Siamo spiacenti, c’è stato un errore nel caricamento del video.

  • La corrida: Festa in Spagna
  • Svegliatevi! 1976
  • Sottotitoli
  • Vedi anche
  • Comincia la corrida
  • L’uccisione
  • Dopo l’uccisione
  • La tauromachia nel corso dei secoli
  • L’effetto che produce
  • La Chiesa Cattolica e la tauromachia
  • La tauromachia si addice ai cristiani?
  • Corrida: Espressione artistica o violenza gratuita?
    Svegliatevi! 1990
  • La vita del matador è soddisfacente?
    Svegliatevi! 1976
  • Toro
    Ausiliario per capire la Bibbia
  • Toro
    Perspicacia nello studio delle Scritture, volume 2
Altro
Svegliatevi! 1976
g76 22/2 pp. 9-13

La corrida: Festa in Spagna

Dal corrispondente di “Svegliatevi!” in Spagna

ALLE pareti di numerose case del mondo sono appesi quadri in cui è rappresentata l’abilità di un torero. La tauromachia affascina persone di ogni luogo. Ma in effetti la maggioranza delle persone non ha mai visto una corrida. In che cosa consiste? Vi condurremo a visitare un’arena di Barcellona, in Spagna, cioè la Plaza de Toros Monumental.

Mentre vi avvicinate, notate un’atmosfera di eccitazione e tensione. La gente sosta all’ingresso della costruzione scoperta di stile moresco. Pagano il biglietto con banconote da 500 e 1.000 pesetas (circa 6.000 e 12.000 lire). Ma, qualunque sia il prezzo, c’è una discreta folla.

Entrando nella plaza, vedete lassù sulle tribune, a sinistra, l’orchestra che ha attaccato un paso doble, la musica che accompagna sempre la corrida. A destra, pure lassù in alto, c’è il palco del presidente, di solito una personalità locale che presiede il combattimento e consegna i premi. C’è anche una sezione su cui è scritto toriles, dove attendono sei tori di razza; sono stati preparati e addestrati per almeno quattro anni. In questa occasione ciascun toro pesava 500 chili.

Giù a sinistra attendono tre toreri (matadores) con le rispettive cuadrillas, o squadre di assistenti, alcuni a cavallo e altri a piedi. Prima che la giornata si concluda, questi tre matadores avranno affrontato tutt’e sei i tori, due ciascuno.

Comincia la corrida

Nell’arena è rimasto solo il più anziano dei tre toreri. Si apre il recinto dei tori ed entra tempestosamente un magnifico toro nero. Questa mezza tonnellata di muscoli in movimento trotterella nell’arena a testa alta, come a sfidare chiunque a scendere e ad affrontarlo. Non deve aspettare molto. Sotto gli occhi del torero, i suoi aiutanti cominciano a mettere alla prova il toro con le rispettive cappe.

Ora il torero si porta al centro dell’arena, facendo qualche iniziale passaggio con la capote, o grande cappa, allontanandosi lentamente dal toro che carica. Se il torero si sente particolarmente sicuro, manovrerà la cappa in ginocchio, facendo passare più volte il toro sotto la cappa roteante. La folla risponde con un grido di approvazione a piena gola: “¡Ole! . . . ¡Ole!” Ma si ode un suono di tromba.

Esso segna la fine dei passaggi con la cappa e l’inizio delle varas, parte dello spettacolo affidata al picador a cavallo. Con la lancia in mano il picador sceglie un punto sul bordo esterno dell’arena da cui indurre il toro ad attaccarlo. All’improvviso il toro vede questo bersaglio molto più grosso. Si lancia avanti per colpire il fianco destro del cavallo. Mentre il toro conficca le corna nell’armatura che protegge il cavallo con gli occhi bendati, l’urto spinge indietro sia il cavallo che il cavaliere. Il cavallo lotta per mantenere l’equilibrio e, nello stesso tempo, il picador pianta la lancia nella spalla del toro spingendo con tutto il suo peso, recidendo alcuni muscoli e tendini del toro, per far abbassare la testa al poderoso animale, ciò che è necessario perché poi il torero possa manovrare la muleta (drappo più piccolo). Il toro si ritira momentaneamente e poi attacca di nuovo, solo per sentir penetrare ancora una volta la lancia nelle spalle, così che la sua energia e velocità è ulteriormente ridotta.

Ora è tempo che entrino in azione i banderilleros. Il loro compito è di piantare nelle spalle del toro aste lunghe settantacinque centimetri con la punta acuminata a forma di rampone, dette banderillas. Da una distanza di 20 o 30 metri il banderillero richiama gridando l’attenzione del toro. Poi corre verso il toro con una banderilla in ciascuna mano. Nel momento cruciale si alza sulla punta dei piedi e, a braccia distese, affonda nel toro le aste uncinate. Questo può avvenire fino a quattro volte e si può fare anche a dorso di cavallo.

A questo punto il toro ha perso gran parte della sua energia. Il sangue sgorga dalle ferite che ha nelle spalle, colandogli per tutto il corpo. Tutto il suo corpo è teso nell’enorme sforzo. La tromba suona di nuovo, dando inizio alla parte della corrida in cui l’animale trova la morte.

L’uccisione

Prima di avanzare per uccidere il toro, il torero leverà il copricapo da matador e dedicherà il toro a qualcuno presente nell’uditorio, forse a una persona importante, o anche al pubblico in generale. Poi avanza verso l’animale con la muleta spiegata, servendosi di questo piccolo drappo per provocare il toro all’attacco. Il toro, benché esausto, accetta la sfida e carica, ma non perché il drappo sia rosso (i bovini non distinguono i colori). Sono i movimenti del drappo ad attirarlo.

Il torero esegue vari passaggi, cercando ogni volta di portare il toro più vicino a sé, pur facendo attenzione a quelle pericolose corna. In un passaggio se lo trova così vicino che quasi perde l’equilibrio. Quando il torero si gira per affrontare ancora una volta il toro, il suo vestito è macchiato di sangue del toro.

Ora il torero si prepara a uccidere il toro con l’estoque, o speciale spada per esecuzioni. Toro e torero si fronteggiano per l’ultima volta. L’uno, esausto e sanguinante, col respiro affannoso, e con sei aste uncinate che gli pendono dalla groppa. L’altro, a piè pari, con la spada levata, deciso.

Per uccidere d’un sol colpo e secondo le regole, la spada dovrebbe scendere la prima volta fra le scapole fino all’elsa, recidendo un’arteria o un organo vitale. Ma di rado questo accade al primo colpo. In questa occasione deve provarci due volte. Quando è proprio finito il toro se ne sta immobile per alcuni istanti, con la lingua penzoloni e la saliva che gli esce dalla bocca. Poi cade giù, morto. Per essere sicuri che sia morto, sopraggiunge un aiutante che con un pugnale speciale taglia il midollo spinale, proprio dietro le corna.

Dopo l’uccisione

Ora è tempo che la folla esprima il suo parere. Può variare dal silenzio completo (indicante disapprovazione) a fischi, applausi e agitar di fazzoletti. Mentre questo avviene, un gruppo di cavalli trascina via la carogna. Tutto questo, dal momento in cui il toro ha fatto la sua comparsa, ha richiesto una quindicina di minuti.

Ora il presidente decide se assegnare un trofeo. Se il torero ha fatto un lavoro lodevole, riceverà un orecchio del toro. Se ha dato prova di speciale grazia e abilità, riceverà entrambi gli orecchi. Un superbo combattimento gli farà avere la ricompensa suprema, tutt’e due gli orecchi e la coda, oltre a gloria, fama e, forse, un compenso più elevato nei futuri combattimenti.

La tauromachia nel corso dei secoli

La tauromachia si è andata sviluppando per migliaia d’anni, specie in Spagna. Una ragione è che i tori di razza spagnola possiedono le speciali qualità necessarie per questa attività. Negli scorsi quindici anni la tauromachia ha ricevuto grande appoggio finanziario in Spagna grazie al boom turistico che ora richiama in Spagna circa trenta milioni di persone all’anno. La maggior parte dei turisti assiste a una corrida, poiché pensano si tratti di un’esperienza tipicamente spagnola. Questo, però, è tutt’altro che vero. Sebbene la tauromachia sia considerata la fiesta nacional (festa nazionale) della Spagna, la maggioranza degli Spagnoli non va alle corride e poco se ne interessa. Ma finché ci sono abbastanza persone disposte a pagare, ci saranno toreri disposti a combattere e allevatori disposti ad allevare altri tori. Ma che effetto ha una corrida su chi vi assiste?

L’effetto che produce

La tauromachia genera reazioni svariate. Alcuni la considerano repulsiva, mentre altri ne sono affascinati. L’aficionado (tifoso), ad esempio, non è affatto turbato dalla morte del toro. Gli interessa maggiormente l’arte, la grazia e l’abilità con cui il torero manovra la cappa e la muleta. Ma, benché si parli molto dell’arte e della grazia del torero, anche i moderni sostenitori della tauromachia riconoscono che si è crudeli verso l’animale. Un’enciclopedia, ad esempio, pur asserendo che le corride sono gradualmente cambiate nel corso degli anni, “perdendo gran parte del loro aspetto spietato”, ammette che sono “ancora crudeli in certi dettagli”. — Il carattere corsivo è nostro.

Un’altra cosa da considerare è il rischio deliberato che il torero corre per compiacere il pubblico. L’Encyclopædia Britannica spiega:

“La folla non desidera effettivamente veder uccidere un uomo, ma la possibilità della morte e lo sprezzo per il pericolo e l’abilità con cui l’uomo evita di farsi male elettrizzano la folla. Gli spettatori non desiderano solo vedere un uomo scendere nell’arena, uccidere un animale nel modo più sicuro possibile e uscirne illeso; vogliono vedere abilità, grazia e audacia. Perciò una corrida non è in realtà una lotta fra un uomo e un toro ma piuttosto fra un uomo e se stesso: quanto lascerà che le corna gli si avvicinino, o fino a che punto arriverà per compiacere la folla?”

In modo interessante, le corride portoghesi (in cui non è permesso uccidere il toro) non sono altrettanto popolari presso il pubblico pagante.

Com’è da attendersi, non tutti i combattimenti finiscono con la vittoria del torero. L’Encyclopædia Britannica spiega: “Praticamente ogni matador è incornato almeno una volta ogni stagione in misura più o meno grave. Belmonte (uno dei più famosi toreri degli anni venti) fu incornato più di 50 volte. Dei circa 125 maggiori matadores (dal 1700), 42 sono stati uccisi nell’arena; questo non include i matadores principianti o i banderilleros o i picadores rimasti uccisi”. Ciò nonostante, durante questa stagione più di 3.000 tori saranno uccisi secondo il rito nelle arene spagnole, e decine di toreri rischieranno la vita parecchie volte la settimana.

La Chiesa Cattolica e la tauromachia

Per anni la Chiesa Cattolica proibì le corride. Papa Pio V (1566-1572) emanò lettere pontificie che minacciavano di scomunica i toreri e negavano loro la sepoltura cristiana. Altri papi sostennero questa presa di posizione fino a Clemente VIII (1592-1605), che ritirò le precedenti scomuniche, ma, contemporaneamente, decretò che in Spagna le corride non si tenessero nei giorni festivi. Ciò nondimeno, le corride divennero la norma nella celebrazione di avvenimenti e feste religiose. Questo è illustrato dai commenti contenuti nell’Enciclopedia Universal Ilustrada:

“I trasferimenti del santissimo sacramento (Santísimo Sacramento) da un altare all’altro si celebravano con le corride; anche quello delle reliquie e delle immagini dei santi; la commemorazione dei santi patroni di paesi e città; l’edificazione di chiese; la canonizzazione e molte altre feste religiose. Oltre 200 tori, in una trentina di corride, furono allegramente sacrificati per celebrare la canonizzazione di santa Teresa di Gesù. Tori furono uccisi dentro la cattedrale di Palencia; la carne dei tori uccisi in onore dei santi era conservata come reliquia e per effettuare guarigioni; i capitoli ecclesiastici [corpi del clero] organizzavano e finanziavano le corride . . . A Tudela, la mattina della corrida un frate cappuccino era condotto a gettare un incantesimo sui tori per renderli feroci”.

I toreri hanno inclinazioni religiose; ma, come ammettono alcuni di loro, sono superstiziosi. Uno spiegò che ciascuna arena ha la propria cappella privata dove i toreri possono andare a pregare prima di affrontare i tori. Anzi, molti toreri portano con sé nei loro viaggi una specie di altare portatile che possono montare in una stanza d’albergo per pregarvi davanti prima di uscire per recarsi alla plaza.

La tauromachia si addice ai cristiani?

Oggi il cristiano come deve considerare la tauromachia? A questo riguardo si presentano varie domande. Ad esempio, se l’uomo è stato fatto a immagine di Dio, e Dio è amore, si può rispecchiare tale amore essendo crudeli con gli animali? (Gen. 1:26; 1 Giov. 4:8) Se il cristiano ha dedicato la sua vita a Dio, è ragionevole che metta a repentaglio la propria vita provocando deliberatamente un toro selvaggio? Tale usanza continuerà nel nuovo ordine di Dio quando ne uomo né animale ‘farà nessun danno né causerà alcuna rovina’? — Isa. 11:9.

Che dire dunque del fare collezione o di esporre fotografie di corride e di matadores in casa propria? Si dà prova d’avere una veduta equilibrata, mente sana e buon giudizio idoleggiando uomini che disprezzano il dono della vita e poi si guadagnano da vivere con una pubblica esibizione di crudeltà verso gli animali? Un’altra cosa: L’avere tali fotografie in casa propria che effetto produrrebbe sui conservi cristiani? O che dire se qualcuno vedesse un altro cristiano assistere a una corrida? Queste sono domande serie per i cristiani riflessivi, poiché l’apostolo Paolo scrisse: “Ciascuno continui a cercare non il proprio vantaggio, ma quello altrui”. — 1 Cor. 10:24.

[Immagine a pagina 12]

Ingresso della cappella della Plaza de Toros Monumental, a Barcellona

    Pubblicazioni in italiano (1950-2025)
    Disconnetti
    Accedi
    • Italiano
    • Condividi
    • Impostazioni
    • Copyright © 2025 Watch Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania
    • Condizioni d’uso
    • Informativa sulla privacy
    • Impostazioni privacy
    • JW.ORG
    • Accedi
    Condividi