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  • Come nasce un’automobile

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  • Come nasce un’automobile
  • Svegliatevi! 1977
  • Sottotitoli
  • Alla ricerca dell’auto ideale
  • L’auto ideale assume una forma
  • La fase più importante
  • Costruzione sperimentale
  • “Primi passi”
  • Verso l’ignoto
Svegliatevi! 1977
g77 22/11 pp. 23-25

Come nasce un’automobile

CHE fatica essere un’automobile! Con i tempi che corrono, la mia vita è sempre più in pericolo. Ogni giorno sono esposta alle intemperie, devo sopportare il freddo gelido o il caldo tropicale, continui sobbalzi, corse pazze, curve vertiginose, ruzzoloni e . . . anche scontri paurosi! E, se per disgrazia mi “ammalo” e mi fermo, mi coprono di insulti e mi curano a malincuore.

Infine, dopo tante avventure, sarò abbandonata in un cimitero di automobili alla periferia di qualche città, piena di acciacchi e divorata dalla ruggine. Questo è ciò che mi aspetta da quando esco nuova scintillante dal luogo dove sono nata. Ma, vi siete mai chiesti come nasce un’automobile?

È una storia interessante e voglio raccontarvela.

Alla ricerca dell’auto ideale

Nella grande “casa” dove sono nata, lavorano migliaia di persone suddivise in vari settori e dipartimenti con funzioni precise da svolgere. Siccome lavorano per noi automobili, le consideriamo, con un po’ di vanto, le nostre persone di servizio.

Un gruppo di queste persone si interessa dell’andamento mondiale del mercato dell’automobile; esse hanno a disposizione molti dati delle vendite e raccolgono informazioni sui gusti del pubblico per sapere quali sono i modelli più richiesti. Preparano delle statistiche e, tenendo in considerazione anche la situazione economica dei vari paesi, fanno delle previsioni sul tipo di automobile che, in futuro, potrebbe avere maggior successo in un dato paese o area di mercato. Ad esempio, in Europa sono più richieste le automobili di piccola e media cilindrata; nelle Americhe e nei paesi più industrializzati dell’Africa, preferiscono le automobili di media e grossa cilindrata. Poi ci sono altri fattori ambientali e culturali da non trascurare.

Il problema è riuscire a trovare l’auto ideale. E fu così che dopo lunghe elaborazioni e consultazioni pensarono di far nascere un’automobile come me: di media cilindrata, confortevole, con una linea moderna che piacesse un po’ a tutti.

L’idea venne presentata alla Direzione Generale che, dopo averla esaminata, diede il via al progetto.

L’auto ideale assume una forma

Si trattava ora di darmi una forma: quale sarebbe stata la mia linea? A risolvere questo problema ci pensarono un gruppo di stilisti, che si possono paragonare ai sarti di alta moda. Essi si misero al lavoro con entusiasmo per prepararmi un bel “vestito” che gli uomini chiamano carrozzeria e, dalla loro fantasia, scaturirono diversi modelli. Dopo averli valutati ne scelsero uno che sembrava essere quello ideale: un modello aerodinamico, affinché non facessi tanta fatica a penetrare nell’aria; un modello che in proporzione al volume totale riservava il massimo spazio all’abitacolo e al vano bagagli. Nel mio interno previdero dei sedili anatomici che si adattassero al corpo dei passeggeri.

Tutti gli accessori all’interno, quali il volante, il piano portaoggetti, e altri comandi, furono progettati in materiali morbidi quando era possibile, con superfici opache antiriflesso, e con gli spigoli arrotondati per salvaguardare la vostra incolumità in caso di incidente.

Dopo aver deciso a grandi linee il mio “vestito”, prepararono un modello di gesso di grandezza naturale, verniciato, e lo mostrarono ai responsabili del progetto i quali furono soddisfatti.

A questo punto mi diedero un nome: “automobile modello XY”, e da quel momento fui conosciuta come un “tipo XY”! E con questo nome misterioso varcai la soglia e mi presentai ai tecnici dell’ufficio progettazione.

La fase più importante

È impossibile spiegare l’attenzione che ricevetti in questo ufficio. Per un periodo di circa due anni fui al centro del loro interesse. Fu proprio qui nell’ufficio progettazione che fui formata in tutte le mie parti, anche nei più piccoli dettagli.

I disegnatori e i progettisti di questo ufficio, partendo dal profilo e dall’estetica del modello di gesso, mi hanno completamente definita e “costruita” sulla carta.

Un gruppo di specialisti di carrozzeria ha studiato tutte le mie parti di lamiera: dal cofano al tetto, dalle porte al pavimento, e fino al più piccolo pezzo, hanno disegnato tutto.

Hanno dedicato particolare attenzione alla mia struttura, che si può paragonare alle vostra ossa, perché da molti anni ormai la mia carrozzeria è “portante”, cioè sostiene anche le parti meccaniche. Per rendere più sicura la vostra vita, la mia parte anteriore ha una struttura “differenziata”, cioè progettata in modo tale che, in caso di urto frontale, il mio muso (povera me!) si schiaccia completamente assorbendo così il colpo; ma l’abitacolo deve subire solo delle minime deformazioni.

In questo ufficio altri specialisti, tenendo conto di come reagisco nelle curve e nei sobbalzi, hanno progettato tutte le mie parti meccaniche, eseguendo molti calcoli affinché ogni organo possa sopportare le più svariate sollecitazioni. Altri hanno progettato l’impianto elettrico, con i vari accessori e l’impianto di climatizzazione per l’inverno e l’estate.

Anche il mio “cuore”, cioè il motore, è nato qui. Nel progettarlo si sono dati molto da fare per curare il mio vizio di “bere”; sebbene in questi ultimi tempi ci sia stato un miglioramento, nessuno spera in una guarigione! Così per molto tempo sarò ancora oggetto delle vostre lamentele.

Dopo avere eseguito centinaia di disegni di tutti i pezzi, hanno compilato una distinta completa di tutte le parti che mi compongono, fino alla più piccola vite. Questa distinta servirà poi per l’approvvigionamento dei materiali per la mia costruzione, e anche per compilare i cataloghi dei pezzi di ricambio.

Costruzione sperimentale

Terminata questa fase, che è sicuramente la più importante, si consegnarono diverse copie dei disegni a un’officina specializzata per la costruzione dei primi prototipi sperimentali del mio modello.

Gli operai di questa officina sono tutti molto bravi nel loro lavoro; sono altamente specializzati e ci sono perfino degli artigiani, dei veri maestri del modellismo.

Un gruppo di questi artigiani chiamati “modellatori” prepararono molti stampi di legno, con l’aiuto dei quali in seguito si costruirono a mano tutte le mie parti di carrozzeria dei primi modelli sperimentali. Ma vi chiederete: com’è possibile costruire parti di carrozzeria in lamiera con l’aiuto di stampi in legno?

Di questo si occuparono i “battilastra”, operai dotati di particolare abilità nel lavorare la lamiera. Essi appoggiano i fogli di lamiera su stampi di legno e con martelli di varie forme e altri attrezzi “battono” la lastra — da qui il loro nome — con abilità fino a farle assumere la forma dello stampo.

Così nascono artigianalmente le mie fiancate, le mie porte e ogni mio altro particolare in lamiera dei modelli sperimentali.

Nel frattempo, altri operai specializzati usando delle macchine modernissime hanno costruito il motore e, a poco a poco, da quella montagna di disegni è uscito il primo prototipo veramente funzionante. Dopo questo, ne sono stati costruiti altri, sempre a mano. Certamente durante la costruzione sono emersi diversi miei difetti che poco alla volta sono stati poi eliminati, in collaborazione con l’ufficio progettazione che è responsabile della buona riuscita del progetto sino alla fine. Sapete a cosa son serviti questi modelli sperimentali?

“Primi passi”

Son serviti per le innumerevoli prove di collaudo. Non vi dico come mi sono stancata in questo periodo! Ho dovuto percorrere centinaia di chilometri su una pista accidentata. Poi decisero di farmi uscire per le prove su strada; prima però mi mascherarono con cerotti, pezzi di plastica, ecc., per nascondermi da occhiate indiscrete. Quindi via come pazzi; ne ho subite di tutti i colori, mi hanno fatto viaggiare giorno e notte continuamente senza riposo mentre i miei collaudatori si davano il cambio. Ho percorso delle strade molto brutte, mentre dal mio motore partivano decine di fili collegati a strumenti di controllo. Hanno misurato e controllato ogni cosa.

Infine mi portarono su una pista piuttosto lunga, in fondo alla quale c’è un muro di cemento armato. Mi misero dentro un uomo finto con tanti fili sul petto e sulla testa, poi mi collegarono a un telecomando. Non vi dico che paura! Mi lanciarono contro il muro, io chiusi gli occhi e . . . crash! Pezzi che volavano da tutte le parti, il mio muso si appiattì contro il muro, ma l’abitacolo rimase in buone condizioni; i tecnici furono soddisfatti, io . . . non troppo!

Intanto in altre parti dello stabilimento si stavano preparando gli stampi definitivi e le attrezzature per la costruzione in serie di una numerosissima famiglia di “gemelle”.

Vennero installate anche varie linee di montaggio secondarie, quella dei motori, dei gruppi sterzo, delle sospensioni, ecc., che, come tanti affluenti di un fiume, si immettono nella linea di montaggio principale.

Desta meraviglia osservare una linea di montaggio principale, al cui inizio appare una spoglia struttura o carrozzeria portante che, lungo il percorso, è rivestita di tutte le parti componenti un’automobile da squadre di operai che lavorano con perfetto automatismo intorno ad essa.

Al termine della linea, percorsa in alcune ore soltanto, escono molte mie “gemelle” complete, perfettamente in grado di camminare . . . cioè di viaggiare.

Verso l’ignoto

Dopo aver superato tutte le prove venne il giorno in cui mi fecero bella, mi lucidarono bene e finalmente mi presentarono al pubblico. Come mi sentivo importante! Avevo giornalisti tutto intorno che mi ammiravano; i fotografi mi abbagliavano con i loro flash, come se fossi stata una diva del cinema.

Le mie fotografie apparvero sulle riviste specializzate e tutti parlavano di me. Com’ero felice! Ma . . . ahimè, la mia felicità fu breve. Da allora la mia vita è diventata un’incognita: a volte capito in mano a persone prudenti, a volte in mano a giovinastri che mi maltrattano.

E tu, come mi tratti?

Se avrai cura di me e sarai prudente nella guida, io ti prometto che non ti darò noie e ti renderò un buon servizio! Ma se dovessi trascurarmi e farmi correre troppo forte, potrei divenire un pericoloso strumento nelle tue mani.

Perciò la prossima volta che mi condurrai, invece di sfogare il tuo nervosismo sull’acceleratore, sarà per te una protezione ricordare il consiglio dell’antico proverbio biblico: “Il cuore calmo è la vita dell’organismo carnale”. — Prov. 14:30.

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