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  • g78 8/4 pp. 10-14
  • Droga: il nostro viaggio di andata e ritorno

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  • Droga: il nostro viaggio di andata e ritorno
  • Svegliatevi! 1978
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  • Cosa può fare la droga
  • Conoscenza con Nancy
  • Inganno ed evasione
  • In cerca di un cambiamento
  • Trovata la forza necessaria
  • Il mio piccolo libro rosa
    Svegliatevi! 2009
  • La guerra alla droga si può vincere?
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    Svegliatevi! 1970
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Svegliatevi! 1978
g78 8/4 pp. 10-14

Droga: il nostro viaggio di andata e ritorno

INCONTRANDOCI pensereste probabilmente che somigliamo a qualsiasi altra giovane coppia di vostra conoscenza. La differenza è che Nancy ed io eravamo drogati. Forse la nostra storia può aiutare altri che sono schiavi della droga, ma che vogliono liberarsene e condurre una vita utile. Può anche aiutare i genitori di giovani che scherzano con la droga.

Quando ripenso al tempo in cui eravamo adolescenti e ci drogavamo, provo sgomento per alcune delle cose scandalose che caratterizzavano la nostra esistenza, poiché questo era: una semplice esistenza.

Né Nancy né io abbiamo mai sofferto a causa della povertà. Abitavamo in “rispettabili” quartieri periferici e venivamo da quelle che chiamereste due tipiche famiglie americane della classe lavoratrice e dell’alta borghesia. Probabilmente i nostri genitori pensavano di allevare i loro figli in zone “sicure”. Ma lasciate che menzioni un punto molto importante.

Non esiste una zona geograficamente sicura dove si possano proteggere i propri figli dal contatto con la droga. Troppo spesso i genitori sono inclini a tranquillizzare la propria mente con la falsa idea che tutto ciò che ha a che fare con la droga sia associato con le condizioni di povertà. Non è affatto così. Droghe d’ogni specie sono penetrate praticamente in ogni comunità. Chi vuole la droga la può trovare. Non si tratta del posto, ma di ciò che si vuole.

Io, ad esempio, fui allevato da genitori devoti e laboriosi. Ebbi un’infanzia felice e condussi una vita normale e attiva. Essendomi stato insegnato il valore del lavoro, portavo la mia parte di responsabilità nella famiglia. A scuola me la cavavo molto bene; mi interessavo di scienze e di matematica. Desideravo con tutto il cuore diventare pilota d’aerei o astronauta. John Glenn fu l’“eroe” della mia fanciullezza.

Ma il fatto è che, quando entrai nell’adolescenza, cominciai a trovare la vita noiosa. Volevo un po’ di “eccitazione” e fui coinvolto in piccoli reati, “solo per divertimento”. Verso quell’epoca, nel 1964, la mia famiglia si trasferì in un ricco sobborgo di New York.

Ricordo chiaramente che durante il viaggio in auto verso la nostra nuova casa decisi di cambiar vita, di non frequentare i “conformisti”, com’io chiamavo i ragazzi che si comportavano bene. Cominciai a cercare compagni che la pensavano come me. Facevamo a gara, correndo ogni specie di rischio. Volevo essere il più importante del nostro gruppo. Quindi era inevitabile drogarsi. I miei genitori erano del tutto all’oscuro di questo mio mutato modo di pensare e d’agire.

Fu facile cominciare: Un’“innocente” tirata da una sigaretta alla marijuana; poi un’altra e un’altra ancora. In breve tempo passai all’LSD, all’eroina, ai barbiturici, a fiutare liquido per smacchiare: provai tutto!

Cosa può fare la droga

Un giorno un amico e io venimmo in possesso di polveri antiasmatiche. Provammo a mangiare quella roba, berla, fumarla, fiutarla. Infine sotto l’effetto della droga caddi in uno stato di torpore. Riuscii in qualche modo ad arrivare a casa. Era l’ora di pranzo. Mi sedetti a tavola, ma avevo la sensazione che la tavola e il cibo cadessero per terra. Nulla stava fermo.

Incespicando mi alzai da tavola e a tentoni andai di sopra. Questa è l’ultima cosa che ricordo. Mia madre mi trovò nel guardaroba di mia sorella, nudo, che giocavo con le bambole al buio. Quando accese la luce, feci un salto, attraversai di corsa la stanza e caddi giù dalle scale. Mio padre mi trattenne con la forza finché arrivò l’ambulanza. Il medico mi prese in tempo, mi somministrò un antidoto e la mia vita, per quello che era, fu salva.

Non provavo rammarico, neppure dopo averla scampata per un pelo, e questo si sarebbe ripetuto molte volte. Tuttavia, in fondo alla mente, avvertivo un certo senso di colpa.

Conoscenza con Nancy

Nancy, che in seguito sarebbe divenuta mia moglie, proviene da una famiglia dell’alta borghesia. I genitori le hanno sempre dato tutto. Le erano state insegnate le belle maniere e aveva finito per sentirsi qualcosa di speciale. Secondo le previsioni, dopo essersi goduta gli anni della scuola avrebbe fatto un buon matrimonio. Cioè avrebbe sposato un giovane del suo ceto che potesse darle il tenore di vita a cui era abituata.

La famiglia di Nancy si trasferì nella nostra città verso l’epoca in cui essa andò alla scuola superiore. Un giorno le chiesi di uscire con me. Rifiutò, perché fra i giovani avevo fama di uno che prendeva la droga. Ma, aumentando la popolarità della droga, crebbe pure il numero dei giovani della nostra città che la prendevano, e fra questi ci fu Nancy.

Anche lei cominciò con la marijuana. Era forse perché era in cerca di evasione o di eccitazioni? No, fu per semplice curiosità. Non passò molto che uscivamo regolarmente e ci abbandonavamo insieme al nostro reciproco desiderio di droga. Due figli normali di “buona” famiglia e di quartieri “rispettabili” erano divenuti schiavi della droga, e compivano insieme le azioni tipiche di chi si droga.

Inganno ed evasione

Né Nancy né io parlammo mai del vizio della droga con i nostri genitori. Anzi, facevamo ogni sforzo possibile per ingannarli. Forse lo sospettavano, ma in tal caso non ne fecero mai parola. Se lo sapevano, probabilmente non volevano ammetterlo preferendo credere diversamente. Sono sicuro che mia madre mi vedeva ancora come il migliore dei ragazzi.

Uno dei nostri inganni preferiti dopo esserci drogati, e poco prima di tornare a casa, era di bere una lattina di birra. Quando arrivavo a casa riuscivo appena a salire le scale e i miei genitori dicevano: “Oh, ha solo bevuto un po’ troppo!” Erano tanto restii ad ammettere che forse il loro figlio si drogava da preferire che avesse un altro vizio altrettanto nocivo, ma socialmente più accettevole, l’eccessivo uso di alcool.

Nella nostra città la polizia sospettava che mi drogassi, ma non riuscirono mai a trovarmene addosso. Fui più volte fermato e perquisito. Avevo diciassette anni quando mi portarono alla polizia, mi legarono e mi appesero con la testa in giù come un pezzo di carne. I poliziotti mi presero a calci e a pugni nello stomaco e in tutto il corpo. Cercarono di spaventarmi, di piegarmi. Capisco il loro disgusto. Io rappresentavo ciò che vi era di male nella loro città. Ma le loro minacce non valsero a nulla.

In cerca di un cambiamento

Gli anni dell’adolescenza passavano, e Nancy ed io cominciammo a pensare più spesso al futuro e all’effetto che avrebbe avuto su di noi il continuo uso di droga. Eravamo in ansia e il vizio che avevamo in comune ci spaventava perché non era possibile negarne gli effetti nocivi.

Quando ci si droga da un po’ di tempo, i rapporti con gli altri diventano difficili, ed è difficile esprimersi o pensare chiaramente. Ci si sente isolati e incapaci di comunicare, particolarmente con chi non si droga. Ne risultano profonda depressione, distacco e perfino aggressività. Nei periodi in cui avevamo le idee relativamente chiare, periodi che diventavano meno frequenti ogni mese che passava, ci rendevamo conto di dover smettere. Dovevamo uscire dall’ambiente della droga se volevamo sopravvivere. Ma come?

Decisi di fare un cambiamento radicale nella mia vita. Forse così avrei potuto aiutare Nancy. Mi arruolai nei Marines americani. Ma neppure lì potei evitare la droga. Qualche settimana dopo il mio arrivo al campo di addestramento sapevo già riconoscere quelli che si drogavano e così ripresi subito il mio vizio. Non c’era modo di sfuggire!

Infine, durante una licenza, proposi a Nancy di sposarmi. Ci amavamo; forse insieme avremmo ottenuto risultati migliori. Essa accettò. Durante la successiva licenza ci sposammo e Nancy venne a preparare la nostra casa vicino alla base dei Marines. Continuammo anche a drogarci.

Parlavamo sempre più spesso delle condizioni del mondo, del fatto che non c’era nessuna speranza e di quello che avremmo dovuto fare per risolvere il nostro particolare problema. Sapevamo che per costruirci un futuro dovevamo troncare il vizio della droga. Ma ci rendevamo pure conto di non averne la forza. Chiunque si droghi e dica di poter smettere quando vuole avrà un duro risveglio il giorno che decide di provare.

In retrospettiva, però, mi rendo conto che ci era accaduto veramente qualcosa di molto importante. Era cambiata la nostra motivazione. Non desideravamo più eccitarci, soddisfare la nostra curiosità o frequentare i vecchi compagni ed esserne accettati. Tuttavia eravamo ancora spaventati, disperati, in cerca di una via d’uscita.

Trovata la forza necessaria

Nancy andò a fare la cameriera in un ristorante del posto. Questo fu il primo passo verso la cosa più meravigliosa che ci fosse mai accaduta. Un giorno, conversando con un’altra cameriera, fu menzionato, fra tutti i soggetti, quello delle case visitate dai fantasmi. La ragazza disse di avere appreso recentemente alcune informazioni molto interessanti sugli spiriti, e chiese a Nancy se desiderava che qualcuno ci visitasse nella nostra casa mobile per discutere il soggetto. Nancy disse di sì. La giovane coppia che alcuni giorni dopo venne a trovarci erano testimoni di Geova.

La prima volta che esaminammo la Bibbia fu con l’aiuto del libro La Verità che conduce alla Vita Eterna. Considerammo il capitolo “Ci sono spiriti malvagi?” La discussione ci aprì gli occhi in parecchi modi. Non solo avemmo la risposta alle nostre domande sugli spiriti malvagi, ma potemmo vedere ciò che dice la Bibbia dei nostri tempi e del futuro, e questo ci ispirò fede. Francamente, fummo entrambi colpiti e non poco meravigliati per tutte le cose scoperte nella Bibbia in una sera soltanto. Accettammo con gratitudine l’invito dei Testimoni a fare un settimanale studio biblico a domicilio gratuito. Improvvisamente un barlume di speranza illuminò il futuro.

Nancy e io eravamo pronti per le verità bibliche che imparammo le settimane successive. Era tutto così logico. Finalmente potevamo vedere che c’era un sicuro rimedio ai mali della terra e un modo pratico e valido per uscire dal nostro spaventoso problema personale, la droga. Nelle successive settimane di studio apprendemmo perché dobbiamo onorare Geova e rispettare i suoi princìpi inerenti alla vita. Comprendemmo il significato del vero amore cristiano e ci rendemmo conto che tale amore esiste veramente fra i cristiani testimoni di Geova. Acquistammo conoscenza in merito all’istituito regno di Dio retto da Cristo e alle benedizioni che sono in serbo per l’umanità. E, soprattutto, apprendemmo che queste benedizioni sarebbero divenute realtà molto presto, durante la nostra vita. Ogni giorno la nostra fede si rafforzava. E ogni giorno aumentava il nostro desiderio di far conoscere le cose imparate a un crescente numero di persone.

Il mio servizio nei Marines finì, e con Nancy dicemmo addio alle meravigliose persone che ci avevano tanto aiutato parlandoci delle verità della Bibbia. Tornammo nella nostra città, ma non alle vecchie compagnie. Invece riempimmo le nostre giornate continuando a studiare la Bibbia e frequentando i testimoni di Geova.

Sebbene nessuno di noi due possa dire che sia stato facile, finalmente venne il gran giorno in cui la droga non ebbe più alcun posto nella nostra vita. Qualcosa di valore e potere incomparabilmente più grande riempiva ora la nostra vita: la verità della Parola di Dio e il desiderio di servire Geova per sempre. Felicemente, giungemmo insieme alla decisione di dedicare a Geova la nostra vita rinnovata ed essere battezzati. Ciò avvenne il 2 dicembre 1972.

Oggi la dura esperienza della droga è una cosa del passato. Ho il privilegio d’essere un servitore di ministero nella locale congregazione dei Testimoni di Geova, e Nancy è molto impegnata nell’attività di testimonianza. E siamo entrambi occupati ad allevare la bella Rebecca, la nostra piccola appena arrivata. Siamo più felici di quanto potessimo mai immaginare. Abbiamo riscontrato che si può impiegare la propria vita in modo utile e senza droga nella sola opera duratura e significativa che si compia oggi sulla terra: Aiutare altri a conoscere l’eterno proposito di Geova e a rifugiarsi sotto la Sua protezione e benedizione. — Da un collaboratore.

[Testo in evidenza a pagina 11]

“Mia madre mi trovò nel guardaroba di mia sorella, nudo, che giocavo con le bambole al buio”.

[Testo in evidenza a pagina 12]

“Uno dei nostri inganni preferiti dopo esserci drogati, e poco prima di tornare a casa, era di bere una lattina di birra”.

[Testo in evidenza a pagina 13]

“Fu menzionato, fra tutti i soggetti, quello delle case visitate dai fantasmi”.

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